E’ arrivato il momento di
aggiungere un nuovo termine al già variegato vocabolario del politichese
italiano: il prendoatto.
Un’espressione per la
verità non nuova nella politica di casa nostra ma che ultimamente sta
spadroneggiando senza più freni di
sorta.
Nel giro di pochi giorni
si è assistito all’apoteosi del prendoatto, in un vortice mai visto in un
così breve lasso di tempo:
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Il presidente
del Consiglio Letta emette un comunicato in cui “prende atto”, dopo più di un
mese, dell’inquietante vicenda della rendition di Alma Shalabayeva e di sua
figlia Alua.
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Calderoli
insulta il ministro Kyenge che poi “prende atto” delle scuse di Calderoli
-
Il presidente
della Lombardia Maroni, nonché leader della Lega Nord, “prende atto” delle
scuse che Calderoli ha inoltrato al ministro Kyenge
-
Un altro
esponente della Lega, Matteo Salvini, insulta il presidente della repubblica
Napolitano, il quale poi “prende atto” delle scuse di Salvini
Ma che cosa significa “prendo
atto” in una dichiarazione politica? Tutto e niente, anzi più che altro
niente. E al vuoto del “prendo atto”
fa il paio un’altra tipica espressione del politichese: “Ne trarrò le
conseguenze”. Anche in questo caso si vuole dire tutto
e niente.
Siamo un Paese con una
classe politica che “prende atto”, che “trae le conseguenze” ma che non prende
l’unica cosa che conta: una decisione.