lunedì 1 settembre 2008

Evo Morales: un futuro in salita

Dopo aver vinto col 63% il referendum che due settimane lo ha confermato alla guida della Bolivia, il presidente boliviano Evo Morales ha fissato per il 7 ottobre la convocazione di un referendum per ratificare la nuova Costituzione.
La bozza era gia’ stata approvata lo scorso dicembre dall'Assemblea Cosituente di La Paz.

Il 7 ottobre si voterà anche per eleggere i prefetti di La Paz e Cochabamba. Questo progetto di riforma costituzionale è avversato dalle province di Santa Cruz, Tarija, Beni, Pando e Chuquisaca, che si oppongono da mesi e minacciano di chiedere l'autonomia.

Ma qualunque sara’ l’esito del referendum, la strada per Evo sara’ sempre piu’ in salita e irta di ostacoli.
D’altronde i provvedimenti socio-economici approvati da quando e’ in carica non sono mai piaciuti a Washington, ansiosa di vedere Evo costretto a lasciare il potere il prima possibile.


Clima avvelenato per la Costituzione
di Mauro Mondello – Peacereporter – 30 Agosto 2008

A due settimane dalla consultazione popolare che ha confermato Evo Morales saldamente alla guida del paese, la Bolivia vive uno dei momenti piu’ delicati della sua recente storia politica.

I fatti. Non si placano infatti le proteste nei distretti di Santa Cruz, Chiquisaca,Pando, Beni e Tarija, dove sono state aspramente contestate le nuove misure fiscali imposte dal presidente. I prefetti della zona mineraria piu’ ricca del paese non intendono infatti rinunciare alle royalties provenienti dai profitti derivanti dall’estrazione di idrocarburi, motore dell’economia boliviana, royalties che Morales conta invece di poter utilizzare per lo sviluppo di un nuovo piano pensionistico nazionale. La lotta fra il governo centrale e le province ribelli, da tempo ormai alla ricerca di una maggiore indipendenza, e’ sfociata nel blocco totale delle principali vie di collegamento viarie tra il Sud ed il resto del paese. Ieri, dopo 7 giorni di resistenza, i dimostranti hanno finalmente sgomberato i picchetti che impendivano la circolazione verso Sucre, mentre resta ancora critica la situazione nelle restanti province.

Clima di tensione. Ad avvelenare ulteriormente il clima e’ indubbiamente la “questione costituzionale”, un punto da tempo nell’ agenda di Evo Morales e che in queste ultime ore il presidente ha confermato di non voler abbandonare. I centosettanta articoli redatti dall’Assemblea Costituente prevedono infatti un notevole incremento di potere per il leader boliviano, che inoltre, grazie alle modifiche, potra’ ricandidarsi alla guida del paese per un secondo mandato, possibilita’ non prevista dal precedente e tuttora in vigore testo costituzionale. E’ specialmente contro questa misura che si sono scagliati i prefetti delle cinque province autonomiste, i quali in un comunicato emesso dal Conalde (il Consiglio Nazionale Democratico, organo che riunisce le principali entita' governative non nazionali del paese), hanno dichiarato che “nel caso in cui il governo nazionale voglia imporre questo referendum illegale, i cinque dipartimenti non permetteranno la sua realizzazione”.

Prima cosa il dialogo. Le prefetture provinciali hanno richiesto nella scorsa settimana l’intervento di mediazione della Chiesa e dell’Oea, l'Organizacion de Los Estados Americanos, una mediazione che però non sembra poter davvero creare nuovi sbocchi alla crisi. Dal canto suo Morales tira dritto per la sua strada e nonostante i ripetuti inviti e le continue aperture al dialogo ha piu’ volte fatto capire che in ogni caso il referendum si fara’ e la Costituzione verra’ approvata. “La porta per il dialogo restera’ sempre aperta, pero’ deve restare ben chiaro che il miglior mediatore, il piu’ importante mio interlocutore, e’ la coscienza del popolo boliviano.“ Nelle prossime ore il presidente viaggera’ verso Iran e Libia con l’obiettivo di compiere un altro importante passo di avvicinamento verso il progetto di cooperazione economica con i due paesi dell’area mediorientale, ad attenderlo al rientro una situazione dalla quale dipendono gli equilibri democratici del paese sudamericano.