News Shake, notizie a caso ma non per caso...
Perchè non congelare il debito?
di Guido Ortona - Sbilanciamoci - 23 Maggio 2012
Sfuggire
al ricatto dei mercati è possibile, e non necessariamente doloroso.
L'Italia potrebbe farlo congelando il debito, prima che l'attivo
primario venga eroso. Ecco come.
Riassunto
Per uscire dalla crisi
bisogna espandere la spesa pubblica. Ciò non può essere fatto ricorrendo
al debito, che è già troppo elevato, e quindi è necessario trasferire
reddito dai soggetti più ricchi allo stato.
Ma ciò troverebbe
probabilmente l'ostilità del mercato finanziario, il che farebbe
crescere i tassi di interesse a livelli probabilmente insostenibili. Se
ne deduce che per uscire dalla crisi sarà forse necessario fare in modo
che il mercato finanziario non abbia influenza sulle politiche
economiche. Si suggerisce che il modo più indolore per ottenere questo
risultato è congelare il debito.
1. Per uscire dalla crisi 1 Se
si vuole uscire dalla crisi economica attuale, o almeno impedire che
assuma proporzioni ancora più catastrofiche, occorre un massiccio
intervento pubblico nell'economia.
A mio avviso questo dovrebbe
soprattutto consistere nell'assunzione di nuovi addetti nella pubblica
amministrazione, dell'ordine di 800.000 unità (si veda un precedente
intervento di Mattei, Ortona e Scacciati su www.sbilanciamoci.info, citato più sotto; Luciano Gallino sul Manifesto
del 29 aprile 2012 suggerisce 1 milione).
Questi addetti dovrebbero
essere impiegati in lavori non tanto utili quanto necessari (tutela del
paesaggio, aumento dell'efficienza della pubblica amministrazione,
assistenza, eccetera). Ciò rilancerebbe l'occupazione, migliorerebbe
l'efficienza complessiva del sistema, e creerebbe domanda aggiuntiva.
Vale la pena ricordare che i dipendenti pubblici in Italia erano nel
2008 (ultimo dato confrontabile disponibile, fonte BIT) 3.600.000, da
paragonarsi con i 5.800.000 del Regno Unito e i 6.000.000 della Francia.
Se non si modifica questo dato ogni discorso sull'aumento
dell'efficienza della pubblica amministrazione italiana è probabilmente
velleitario.
A questo scopo è sufficiente una limitata tassazione
dei redditi e della ricchezza elevati: altrove si è argomentato che
l'assunzione di 800.000 addetti nella pubblica amministrazione potrebbe
essere finanziata con una tassazione annua pari al 3.8 per mille della ricchezza mobiliare, oppure all'1% della ricchezza mobiliare dell'1% più ricco della popolazione italiana (si veda a questo proposito il sito http://sbilanciamoci.info/Sezioni/alter/Con-una-tassa-sui-patrimoni-finanziari-800.000-posti-di-lavoro-12637 ).
Ora, questo trasferimento
di reddito è reso impossibile dal livello del debito pubblico. Una
politica così di sinistra spaventerebbe i mercati, e questo porterebbe
all'esplosione dei tassi di interesse, che divorerebbero le nuove
entrate fiscali. L'unico effetto sarebbe di trasferire reddito dai
soggetti tassati a quelli creditori. Quindi non si può fare.
Ma non si può neanche non
fare: la storia ci insegna che non si esce da una crisi della gravità
di quella attuale con soluzioni di destra, cioè puntando sul rilancio
del mercato e sulla compressione dei salari e basta.
L'uscita da
destra richiede tipicamente componenti fasciste o militari, che oggi per
fortuna sono impraticabili. Quindi non esistono due soluzioni,
una migliore (quella di sinistra) e una peggiore (quella di destra).
L'alternativa è fra la soluzione di sinistra e la catastrofe.
Il destino
dell'Italia, se non esce dalla crisi da sinistra, è probabilmente di
diventare prima come la Grecia, e poi come l'Argentina, e poi chissà; e
nel migliore dei casi, un ristagno lunghissimo, con tutti i costi
sociali che ciò comporta.
Quindi non si esce dalla crisi se non si neutralizza il pericolo connesso al debito pubblico, cioè se non si sfugge al ricatto dei saggi di interesse. Il modo più ovvio è il default,
ma secondo molti questo avrebbe conseguenze catastrofiche (sono
d'accordo con loro, e quindi su questo non mi soffermo). Esiste però una
politica più praticabile.
2. Per uscire dalla crisi 2 La politica è la seguente: il debito pubblico viene congelato.
Congelato vuol dire che alla scadenza viene rimborsato solo in parte,
come ora vedremo; e quanta parte viene stabilito dalla disponibilità di
risorse. In pratica:
a) lo stato non rimborsa i
crediti alla scadenza, fatto salvo quanto più sotto al paragrafo 3, e
al contempo fissa i tassi di interesse come al punto b) qui sotto,
indipendentemente dalla durata del titolo di credito e dall'interesse
nominale;
b) il debito viene
indicizzato all'inflazione, e su di esso si paga l'1% di interesse,
oppure il tasso di mercato se esso è inferiore (che possa esserlo è del
tutto plausibile: non solo i titoli tedeschi, ma anche quelli italiani
hanno oggi un rendimento inferiore al tasso di inflazione).
La
componente indicizzazione non comporta un aggravio del rapporto
debito/PIL, in quanto il PIL nominale cresce dello stesso ammontare
dell'inflazione. L'1% deve essere pagato con un attivo primario (se il
debito è il 120% del PIL, si dovrà sostenere un attivo primario pari
all'1.2% del PIL);
c) il congelamento è a tempo indeterminato, ma non eterno: cesserà quando le manovre correttive avranno riportato l'economia reale in condizioni soddisfacenti.
3. Il rimborso del debito congelato. Contrariamente a quanto può sembrare a prima vista, quanto sopra non implica
che il debito in scadenza non venga rimborsato. Viene rimborsato in
parte: e precisamente nella parte per la quale vi sono nuovi soggetti
disposti a sottoscriverlo a quelle condizioni.
Ma perché qualcuno
dovrebbe sottoscrivere un debito congelato? Per due motivi. Il primo è
che il debito diventa sicurissimo, dato che viene definitivamente
escluso il rischio di default; il secondo è che quelle condizioni
non sono in realtà molto diverse da quelle attuali, e sono semmai
migliori di esse, come abbiamo visto più sopra.
Nell'ipotesi che la
domanda di nuova sottoscrizione alla scadenza sia inferiore a quella di
rimborso, il rimborso stesso potrebbe essere razionato in funzione dello
sconto che i creditori sono disposti a concedere, il che consentirebbe
tra l'altro una graduale riduzione del debito.
Inoltre il mercato
secondario continuerebbe ad operare, consentendo di liquidare il debito a
chi lo desidera, al prezzo di una perdita presumibilmente piccola.
C'è un'altra
considerazione importante. Come è noto, i mercati finanziari sono
isterici. Se il congelamento e il piano di sviluppo (più sopra abbiamo
suggerito che si basi su tassazione dei patrimoni elevati e aumento
massiccio del numero di pubblici dipendenti) vengono presentati in un
pacchetto unico, i mercati stessi saranno favorevoli al successo del
piano di sviluppo, in quanto esso è l'unica garanzia di un ritorno alla
"normalità" (chiamiamola così) dei mercati finanziari stessi: un
eventuale fallimento del piano di sviluppo porterebbe a quel punto
inevitabilmente al default.
In altri termini, una politica
keynesiana di rilancio dell'economia non è necessariamente in contrasto
con i fondamenti del mercato finanziario internazionale, sopratutto se l'alternativa è il default, come sembra molto probabile.
4. Una precondizione: l'attivo primario. La
politica qui suggerita implica che il paese che l'adotta sia in grado
di mantenere stabilmente un attivo primario (cioè che il bilancio sia in
attivo se si escludono i pagamenti per interessi), dato che non sarebbe
in grado di finanziarsi con nuovo debito (in quanto gli interessi
richiesti sarebbero presumibilmente altissimi). A prima vista si tratta
di una condizione molto forte. In realtà per l'Italia non lo è affatto,
per due motivi.
In primo luogo perché l'Italia è stabilmente in attivo primario da molti anni: questo dimostra che esso è sostenibile. Nel
2011 l'Italia ha avuto un attivo primario pari all'1% del PIL; e ha
sempre avuto un attivo primario a partire almeno dal 1993, anno in cui
comincia la serie da me utilizzata (di fonte Banca d'Italia), tranne che
nel 2009 e nel 2010, quando il suo passivo primario è stato pari
rispettivamente allo 0.7% e allo 0.1% del PIL. Nel 2008 l'attivo
primario è stato del 2.5%, un valore abbastanza rappresentativo della
serie. L'1.2% ipotizzato più sopra è quindi assolutamente realistico.
Ma il motivo principale
per cui la necessità di un attivo primario non limita lo schema qui
proposto è che questa condizione deve essere comunque rispettata.
L'assenza di attivo primario implica che si deve contrarre nuovo debito
per pagare gli interessi di quello vecchio: e con un debito attorno al
120% del PIL ciò vuol dire che il debito esploderebbe pressoché
immediatamente.
5. Conclusioni. Il
congelamento del debito è naturalmente una misura di emergenza, da
assumersi quando il debito non può essere espanso ulteriormente, e ciononostante è necessario espandere la spesa pubblica;
il che deve allora necessariamente avvenire mediante un trasferimento
di reddito che ancorché limitato non sarebbe apprezzato dai mercati.
L'Italia forse non è ancora in queste condizioni, ma certamente non è da
escludere che ci si trovi presto. I provvedimenti di Monti non sono
sufficienti a evitarlo, semmai il contrario.
La monetizzazione del
debito travestita da prestiti alle banche da parte della Bce e il
rilancio delle esportazioni mediante l'indebolimento dei sindacati sono
più che bilanciati da provvedimenti recessivi come l'aumento delle
tasse, la riduzione delle spesa pubblica e la perdita di efficienza
della pubblica amministrazione dovuta alla riduzione del personale; e
forse ancora di più dal clima di incertezza e ansia che la politica del
governo sta diffondendo, che certamente riduce di molto la propensione
al rischio degli imprenditori.
Può darsi che
ciononostante si riesca a tenere bassi i tassi di interesse fino alla
fine della crisi; io penso di no, anche perché ci sono troppi fattori esogeni che
possono farli esplodere.
Per esempio: una guerra da qualche parte; le
tensioni sociali; un governo banditesco o incapace (o banditesco e incapace);
la speculazione; o anche semplicemente la recessione che il governo ha
scelto di assecondare.
Comunque, se il debito non esploderà, tanto
meglio - purché si riesca a contenere la macelleria sociale in termini
accettabili, e forse questo livello è già stato superato.
Ma se invece
lo farà il default è certamente peggiore del congelamento. Se la
Grecia avesse congelato il suo debito quando era in attivo primario (lo è
stata dal 1994 al 2002) le cose per lei adesso andrebbero probabilmente
molto meglio.
E' interessante notare che anche l'Economist (18
febbraio 2012) riconosce che un paese in attivo primario è in grado di
sfuggire al ricatto dei mercati, anche se nel caso della Grecia prevede
un parziale default piuttosto che un congelamento: "What’s more,
from 2013 Greece is supposed to sustain a series of “primary” budget
surpluses (i.e., excluding interest payments) so as to cut its debt
burden. But once the state has eliminated its primary deficit, it will
not need external finance to fund its day-to-day operations. If Greece
then refuses to run big surpluses, a second round of debt restructuring
would beckon. That would hurt official creditors, as well as the
remaining private bondholders".
Quindi sfuggire al ricatto
dei mercati è possibile, e non è necessariamente troppo doloroso. Ma se
si decide in questo senso bisognerà farlo prima che sia troppo tardi,
cioè prima che l'attivo primario venga mangiato dal tentativo di
contrastare l'esplosione dei tassi di interesse mediante la recessione.
Poi sarà molto più difficile, perché l'espansione del debito sarà necessaria per pagare la spesa corrente.
Gli esperti
di GZ - www.cobraf.com - 24 Maggio 2012
Warren Mosler è un soggetto particolare, un trader di bond che ha fatto i
soldi anni fa con un suo fondo specializzato in arbitraggio stile
Lehman che vive da dieci anni in una piccola isola dei caraibi con la
mania dei motori e dell'insegnare gli aspetti tecnici del sistema
monetario (a mezzanotte è ancora lì che ti spiega il meccanismo degli
addebiti ed accrediti e riserve delle banche centrali, poi passa ai
complicati schemi fiscali per ridurre le tasse e poi ai motori, è un
ingegnere come mentalità)
Mosler ha un poco di risonanza su internet di lingua inglese, ma sui media finanziari italiani è sconosciuto, come sono sconosciuti anche il 90% degli esperti che leggo e cito, perchè siamo un paese provinciale e la prova è che nessun italiano viene mai citato all'estero. Sui media nostrani la notorietà ce l'hanno quelli come Paul Krugman o Luttwak o Naomi Klein che sono sempre gli stessi da 20 anni.
Mosler ha un poco di risonanza su internet di lingua inglese, ma sui media finanziari italiani è sconosciuto, come sono sconosciuti anche il 90% degli esperti che leggo e cito, perchè siamo un paese provinciale e la prova è che nessun italiano viene mai citato all'estero. Sui media nostrani la notorietà ce l'hanno quelli come Paul Krugman o Luttwak o Naomi Klein che sono sempre gli stessi da 20 anni.
A MilanoFinanza, Borsa&Finanza e il
Sole24ore si limitano ad intervistare quando vogliono "il dissidente"
sempre Marc Faber e Jim Rogers, il quale dice che è "short di bond...
perchè stampano moneta e l'inflazione esplode" in ogni intervista che
abbia dato dai primi anni '90. Bisogna aspettare che muoiano Faber e
Rogers (sono sui settanta anni) perchè facciano lo sforzo di trovarne di
nuovi
Del resto alla Bocconi e nelle università è anche peggio perchè a loro spetterebbe di tirare fuori soluzioni e invece zero, se leggi http://www.lavoce.info dove scrivono online economisti italiani si preoccupano di come si finanzierà lo stato e se Monti fa bene ad aumentare l'IVA o non sia meglio l'IMU. Quando prendono coraggio propongono che lo stato saldi i debiti che ha verso le imprese in 6 mesi invece che in tre anni.
Che lo stato NON ABBIA BISOGNO IN REALTA DI INCASSARE SOLDI CON LE TASSE PER ESSERE IN GRADO DI SPENDERNE non li sfiora. Finora solo sul sito dell'Agenzia delle Entrate ho trovato due studiosi che dicono tranquillamente che "le tasse non possono essere un mezzo per finanziare la spesa pubblica perchè già effettuata in precedenza".
Del resto alla Bocconi e nelle università è anche peggio perchè a loro spetterebbe di tirare fuori soluzioni e invece zero, se leggi http://www.lavoce.info dove scrivono online economisti italiani si preoccupano di come si finanzierà lo stato e se Monti fa bene ad aumentare l'IVA o non sia meglio l'IMU. Quando prendono coraggio propongono che lo stato saldi i debiti che ha verso le imprese in 6 mesi invece che in tre anni.
Che lo stato NON ABBIA BISOGNO IN REALTA DI INCASSARE SOLDI CON LE TASSE PER ESSERE IN GRADO DI SPENDERNE non li sfiora. Finora solo sul sito dell'Agenzia delle Entrate ho trovato due studiosi che dicono tranquillamente che "le tasse non possono essere un mezzo per finanziare la spesa pubblica perchè già effettuata in precedenza".
Se ci pensi un
poco ti rendi conto che PRIMA lo stato spende e poi il denaro che ha
messo in circolo viene usato per pagare le tasse. Le tasse sono oggi
solo un modo per ridurre la quantità di moneta che circola
nell'economia. Lo stato attualmente non si finanzia con le tasse perchè
operativamente ogni volta che spende emette moneta
Ma quelli che scrivono sul Corriere, MF o il Sole leggono nemmeno l'Economist che perlomeno menziona Mosler, Gailbraith, Kelton, Keen e la MMT. Aspettano che i prof di Harvard o Columbia che scrivono sul New York Times come Krugman dicano qualche cosa per avere l'autorizzazione a ripeterla.
Ma quelli che scrivono sul Corriere, MF o il Sole leggono nemmeno l'Economist che perlomeno menziona Mosler, Gailbraith, Kelton, Keen e la MMT. Aspettano che i prof di Harvard o Columbia che scrivono sul New York Times come Krugman dicano qualche cosa per avere l'autorizzazione a ripeterla.
Peccato che questi accademici di Harvard e Yale siedano nei consigli di
amministrazione e abbiano consulenze con una decina di banche e
multinazionali per cui non hanno il tempo e l'interesse ad illuminare il
funzionamento del sistema monetario.
La Lucrezia Reichlin è l'economista italiana che è stata fino all'anno scorso a capo della ricerca economica della BCE a Francoforte. Quindi ha mancato clamorosamente tutta la crisi, non l'ha vista arrivare per niente pur essendo nel posto in cui aveva tutto in mano e la responsabilità di avvertire.
La Lucrezia Reichlin è l'economista italiana che è stata fino all'anno scorso a capo della ricerca economica della BCE a Francoforte. Quindi ha mancato clamorosamente tutta la crisi, non l'ha vista arrivare per niente pur essendo nel posto in cui aveva tutto in mano e la responsabilità di avvertire.
Appena è uscita dalla BCE è stata nominata nel consiglio di
amministrazione di Unicredit e quando scrive sul Corriere della Sera
dice solo banalità. Perchè mettersi a muovere le acque e infastidire
che poi non ti invitano più ?
Questo mese la Reichlin fa l'editoriale
sul problema vero dell'Italia "La malattia italiana nasce prima dell'euro"
senza nominare le banche e l'eccesso di credito e debito. Ieri c'era
l'editoriale sul Corriere di Alberto Allesina (cattedra in USA) e
Giavazzi, la coppia fissa che illumina i lettori del giornale
sull'economia.
Cosa dicono che è il problema vero in Italia ? fare pagare di più i servizi pubblici come treni o l'acqua.
Eccesso di Debito che schiaccia e ricatta i governi ad aumentare le
tasse per pagare gli interessi ? Macchè... bisogna spremere chi lavora e
fargli pagare gli interessi
Se non fosse che puoi giocare sui mercati come alternativa non resterebbe che la violenza.
Se non fosse che puoi giocare sui mercati come alternativa non resterebbe che la violenza.
La Giamaicanizzazione dell'eurozona
di Mark Weisbrot - www.guardian.co.uk - 18 Maggio 2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura d SKONCERTATA63
Imponendo tagli di bilancio e austerità, la BCE sta condannando paesi
come la Grecia e la Spagna ad una zona di tramonto economico.
La Giamaica, una nazione insulare anglofona caraibica con 2.9 milioni di abitanti può apparire lontanissima dall’Europa. Il reddito pro capite del paese di 9,000 UsDollars è ottantottesimo nel mondo rispetto ai paesi dell’eurozona che sono tre/quattro volte più ricchi.
La Giamaica, una nazione insulare anglofona caraibica con 2.9 milioni di abitanti può apparire lontanissima dall’Europa. Il reddito pro capite del paese di 9,000 UsDollars è ottantottesimo nel mondo rispetto ai paesi dell’eurozona che sono tre/quattro volte più ricchi.
Ma questi
ultimi si trovano ora ad affrontare un problema comune e benché nessuno
dei paesi dell’eurozona si prevede possa diventare povero come la
Giamaica oggi, potrebbe però a lungo andare trovarsi a rivivere lo
stesso scenario di disastro economico che la Giamaica vive da vent’anni.
La Giamaica ha la più alta percentuale di indebitamento al mondo: gli interessi sul debito pubblico rappresentano il 10% del reddito nazionale. (Per confronto, la Grecia – con il più alto indebitamento in Europa – sta pagando il 6,8% di Prodotto Interno Lordo di interessi).
La Giamaica ha la più alta percentuale di indebitamento al mondo: gli interessi sul debito pubblico rappresentano il 10% del reddito nazionale. (Per confronto, la Grecia – con il più alto indebitamento in Europa – sta pagando il 6,8% di Prodotto Interno Lordo di interessi).
Questo lascia poco spazio agli investimenti pubblici in
infrastrutture o allo sviluppo della formazione e della sanità. In
parte a causa della morsa del debito, il reddito pro capite in Giamaica è
cresciuto solo dello 0,7% l’anno nel corso degli ultimi 20 anni.
Due anni fa, la Giamaica ha raggiunto un accordo con i suoi creditori, mediato dal FMI, che ha rifinanziato il suo debito. Il pagamento degli interessi e’ stato ridotto e alcune scadenze prorogate. Ma l’entità del debito resta comunque insostenibile. Le proiezioni attuali del FMI mostrano che l’indebitamento della Giamaica raggiungerà fra tre anni il 153% del Prodotto Interno Lordo.
Suona familiare? Questo è quello che è avvenuto alla Grecia quattro mesi fa. Il governo Greco ha raggiunto un accordo con le istituzioni europee (la “Troika” della BCE, la Commissione Europea ed il FMI) per la riduzione del suo debito.
Diversamente dalla Giamaica, gli investitori privati-creditori della Grecia sono stati “tosati”, perdendo quasi metà del capitale.
Due anni fa, la Giamaica ha raggiunto un accordo con i suoi creditori, mediato dal FMI, che ha rifinanziato il suo debito. Il pagamento degli interessi e’ stato ridotto e alcune scadenze prorogate. Ma l’entità del debito resta comunque insostenibile. Le proiezioni attuali del FMI mostrano che l’indebitamento della Giamaica raggiungerà fra tre anni il 153% del Prodotto Interno Lordo.
Suona familiare? Questo è quello che è avvenuto alla Grecia quattro mesi fa. Il governo Greco ha raggiunto un accordo con le istituzioni europee (la “Troika” della BCE, la Commissione Europea ed il FMI) per la riduzione del suo debito.
Diversamente dalla Giamaica, gli investitori privati-creditori della Grecia sono stati “tosati”, perdendo quasi metà del capitale.
Ma nonostante questo, non è bastato. Prima ancora che si fosse asciugato
l’inchiostro sull’accordo siglato, una proiezione futura del FMI sullo
“scenario pessimistico” mostrava che il debito greco avrebbe superato il
160% entro il 2020.
Dato che le proiezioni del FMI sulla Grecia degli ultimi anni si sono dimostrate troppo ottimistiche, e con un’Europa che sta scivolando verso la recessione, lo scenario pessimistico sembra ora quello più probabile. Questo significa che anche se il governo greco finirà con l’accettare l’accordo – che oltre tutto non è neanche garantito – è probabile che l’economia greca passerà da una crisi all’altra fino ad una nuova ristrutturazione del debito, oppure cadrà nel caos totale.
Sia in Grecia sia in Giamaica, il problema non è solo il debito; sono anche le politiche adottate dai creditori ai nuovi debiti. In Grecia si arriva a punte estreme: negli ultimi due anni la Troika ha insistito che la Grecia decurtasse l’8,6% di GDP dal deficit finanziario - come se gli Stati Uniti cancellassero all’improvviso l’intero deficit di bilancio federale di 1,3tn di dollari.
Ovviamente, l’economia è entrata in un vortice. Anche in Giamaica, durante la crisi economica del 2008-2009, il FMI impose delle condizioni che peggiorarono ulteriormente il trend negativo del paese. Il problema delle politiche dannose in Europa non si limita solo alla Grecia. Un recente titolo del Dow Jones ci racconta la storia del Portogallo in una riga: "Europa: il Portogallo avrà bisogno di maggiore austerità per mantenere il deficit a livelli accettabili”.
Dato che le proiezioni del FMI sulla Grecia degli ultimi anni si sono dimostrate troppo ottimistiche, e con un’Europa che sta scivolando verso la recessione, lo scenario pessimistico sembra ora quello più probabile. Questo significa che anche se il governo greco finirà con l’accettare l’accordo – che oltre tutto non è neanche garantito – è probabile che l’economia greca passerà da una crisi all’altra fino ad una nuova ristrutturazione del debito, oppure cadrà nel caos totale.
Sia in Grecia sia in Giamaica, il problema non è solo il debito; sono anche le politiche adottate dai creditori ai nuovi debiti. In Grecia si arriva a punte estreme: negli ultimi due anni la Troika ha insistito che la Grecia decurtasse l’8,6% di GDP dal deficit finanziario - come se gli Stati Uniti cancellassero all’improvviso l’intero deficit di bilancio federale di 1,3tn di dollari.
Ovviamente, l’economia è entrata in un vortice. Anche in Giamaica, durante la crisi economica del 2008-2009, il FMI impose delle condizioni che peggiorarono ulteriormente il trend negativo del paese. Il problema delle politiche dannose in Europa non si limita solo alla Grecia. Un recente titolo del Dow Jones ci racconta la storia del Portogallo in una riga: "Europa: il Portogallo avrà bisogno di maggiore austerità per mantenere il deficit a livelli accettabili”.
Sì, la
Commissione Europea vuole che il Portogallo faccia ulteriori tagli di
bilancio perchè quelli già fatti hanno contratto l’economia nazionale a
tal punto che il paese non potrà raggiungere lo sperato target di
rapporto deficit-PIL. Quest’anno l’economia portoghese è destinata a
ridursi di un penoso 3,3%, mentre la disoccupazione ufficiale è salita
dal 12,9% dello scorso anno al 15,3% quest’anno.
L’Irlanda è in recessione e anch’essa è impegnata in grossi tagli di bilancio.
La Spagna non ha ancora dovuto rivolgersi alla Troika, ma sta seguente le stesse politiche. Con più della metà dei propri giovani disoccupati, secondo le proiezioni attuali del governo, il debito finanziario spagnolo porterà via quest’anno il 2,6% della crescita economica.
Ovviamente, ci sono differenze significative tra i paesi dell’eurozona e la Giamaica, come ci sono tra gli stessi paesi dell’eurozona. La Giamaica ha bisogno di cancellazione del debito; alcuni dei paesi dell’eurozona in difficoltà – ad esempio la Spagna – raggiungeranno un alto tasso di indebitamento se l’intervento della BCE si limiterà al mercato dei titoli di stato e a garantire un basso tasso d’interesse su quei titoli.
L’Irlanda è in recessione e anch’essa è impegnata in grossi tagli di bilancio.
La Spagna non ha ancora dovuto rivolgersi alla Troika, ma sta seguente le stesse politiche. Con più della metà dei propri giovani disoccupati, secondo le proiezioni attuali del governo, il debito finanziario spagnolo porterà via quest’anno il 2,6% della crescita economica.
Ovviamente, ci sono differenze significative tra i paesi dell’eurozona e la Giamaica, come ci sono tra gli stessi paesi dell’eurozona. La Giamaica ha bisogno di cancellazione del debito; alcuni dei paesi dell’eurozona in difficoltà – ad esempio la Spagna – raggiungeranno un alto tasso di indebitamento se l’intervento della BCE si limiterà al mercato dei titoli di stato e a garantire un basso tasso d’interesse su quei titoli.
E la BCE, che emette valuta forte in un’area monetaria
senza grossi rischi d’inflazione, ha ampi spazi di manovra per far sì
che tutti i paesi dell’eurozona abbiano bassi costi di prestito e quindi
un debito sostenibile.
Ma la BCE si è rifiutata di usare i propri poteri per mettere fine alla crisi del debito pubblico, preferendo invece – in combutta con il resto della Troika – sfruttare questa crisi provocando cambiamenti politici impopolari nei paesi dell’eurozona, specialmente in quelli più deboli.
Ma la BCE si è rifiutata di usare i propri poteri per mettere fine alla crisi del debito pubblico, preferendo invece – in combutta con il resto della Troika – sfruttare questa crisi provocando cambiamenti politici impopolari nei paesi dell’eurozona, specialmente in quelli più deboli.
Così facendo stanno condannando questi paesi a quel lungo periodo
stagnante di alta disoccupazione e rallentata crescita economica che la
Giamaica vive da vent’anni. Anche se i costi umani sono ancora più alti
in paesi in via di sviluppo come la Giamaica, tutto questa comporterà
una grande sofferenza non necessaria da entrambi i lati dell’oceano.
Petrolio? Ancora con 'sta storia? No grazie. Amo il mio pianeta
di Denny Battistello - Megachip - 25 Maggio 2012
Vedete quest’auto?
Costa 40.000 euro; velocità massima di 212 km/h, un'autonomia fino a
480 chilometri con una ricarica, che può essere effettuata rapidamente
in circa 45 minuti. Ed è elettrica. Si avete sentito bene.
Ci hanno detto fino ad oggi che al massimo una elettrica poteva avere
un autonomia di 80-100 Km. E questo perché? Perché e vero? Oppure per
disaffezionarvi all’idea di un auto elettrica? Oppure per assicurare un
futuro potenziale mercato legato alle colonnine di ricarica all’Eni?
Bene ci siam capiti.
Torniamo ai giorni nostri. Terremoto in pianura padana.
Ci hanno giustamente detto che si tratta di terremoti dovuti
all’evoluzione tettonica delle così dette dorsali montuose sepolte sotto
la pianura Padana.
Quello che non ci hanno detto è che è in
atto una campagna di trivellazione del nostro territorio nazionale da
parte delle compagnie petrolifere americane. Nei scorsi giorni Rosario Marcianò ha dichiarato su Radio IES: "il Fracking
è all'origine del sisma in Emilia. Il terremoto in Emilia è stato
provocato dalle prospezioni geologiche condotte nel sottosuolo dove
vengono fatte brillare delle cariche alla ricerca di idrocarburi. Il governo di Mario Monti ha stipulato un accordo con multinazionali texane per queste prospezioni".
Non
siamo in grado di verificare, al momento, la fondatezza di queste
dichiarazioni. Ma, se avessero anche solo parziale conferma ci sarebbe
di che inquietarsi.
Infatti, si tratta ora di capire come queste trivellazioni sono eseguite. Secondo quale metodo. È di fracking
che si tratta? Questo consiste in perforazioni idrauliche che, una
volta arrivate in profondità, vengono piegate in linea parallela al
terreno.
Nei varchi creati nel sottosuolo viene pompato ad alta
pressione un fluido, generalmente acqua mista alcune sostanze pericolose
da smaltire. L’iniezione di acqua e composti chimici frantuma gli
scisti friabili contenuti nella roccia sedimentaria e libera i gas che
li contengono.
La Cuadrilla Resources, che opera trivellazioni nel territorio americano, ha reso noto in un suo comunicato che l'uso di fracking
può effettivamente produrre terremoti, anche se ha parlato di "eventi
sismici minori". Un suo comunicato dice esattamente questo:
L'attività
di fracturing del pozzo Cuadrilla's Preese Hall-1 ha scatenato un certo
numero di eventi sismici minori. Gli eventi sismici sono stati causati
da un'inusuale geologia al sito del pozzo combinata con la pressione
esercitata dalle iniezioni d'acqua previste dalle operazioni.
Quindi
abbiamo una evidente conferma, anche se espressa in termini riduttivi.
Cosa significhi "evento sismico minore" non è chiaro. E soprattutto
resta aperto il dubbio se esso non possa inavvertitamente trasformasi in
evento sismico maggiore, o molto maggiore.
Se le cose stanno così,
s'impone una precisa richiesta alle autorità perchè venga immediatamente
usato il principio di precauzione. I problemi energetici del paese non
possono essere messi prima e davanti a quelli della sicurezza delle
popolazioni.
Quindi:
a) verificare con quali sistemi vengono effettuate le prospezioni.
b)
interrompere immediatamente ogni attività che anche soltanto implichi
il sospetto di minacce alla sicurezza delle popolazioni.
Questi sospetti sono raffforzati dalla recente dichiarazione del sismologo Alessandro Amato dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv ), che asserisce:
Possiamo
dire che i terremoti di gennaio e quelli di oggi (...) sono avvenuti in
modi diversi. La prima grande differenza è nella profondità: mentre i
terremoti di gennaio sono avvenuti a grande profondità (30 e 60
chilometri), il sisma di oggi è stato molto superficiale, appena 6,3
chilometri.
Se
confermata, questa valutazione ci riporta a situazioni molto simili a
quelle sopra descritte, cioè di un intervento umano molto vicino alla
superficie terrestre. Che esista un giacimento a Medicina, tra Ferrara e Ravenna è noto. Ci sono stati interventi del tipo sopra indicato nell'area?
La magistratura dovrebbe indagare. Non dovrebbe essere difficile
individuare quali attività produttive, o di preliminare prospezione
siano state avviate nella zona. Fidarsi di chi è lanciato in operazioni
spregiudicate, tese esclusivamente al profitto, è cosa poco salutare.
Esperienze ripetute dovrebbero ricordarcelo.
Siamo cittadini, siamo liberi, siamo intelligenti.
Basta
stupidaggini. Vogliamo pensare al nostro futuro. Al futuro del nostro
pianeta. Alla decrescita felice, alla crescita del BIL (benessere
interno lordo). Svoltiamo pagina.
Kosovo: ecco dove si addestrano i ribelli siriani
di Marco Marchionni - Eastjournal - 25 Maggio 2012
I miliziani del Consiglio Nazionale Siriano, in arabo al-Majlis al-Watani al-Suri, che si oppongono al regime di Bashar al Assad verranno addestrati in Kosovo. Rivela l’Associated Press che il giorno 26 aprile, di ritorno dagli Stati Uniti, una delegazione del CNS ha fatto tappa a Pristina per prendere accordi in merito col governo kosovaro.
Fulcro delle consultazioni è come impiegare in Siria le conoscenze apprese dall’Esercito di Liberazione del Kosovo, più noto come UCK, durante la guerra contro la Serbia negli anni dal ’96 al ’99. Afferma in proposito Ammar Abdulhamid, nato in Siria ma in esilio negli USA dal 2005, “attivista dei diritti umani” e capo delegazione “Siamo venuti qui per imparare. Il Kosovo ha già compiuto questo cammino e possiede un’esperienza che potrebbe esserci molto utile, soprattutto vorremmo sapere in che modo gruppi armati sparsi si sono infine organizzati nell’UCK. Abbiamo un bisogno vitale di azioni congiunte come coalizione di opposizione”.
L’accordo sembra essere così serio da far promettere ai rappresentanti dell’opposizione siriana che, qualora prendessero il potere riconoscerebbero immediatamente il Kosovo come Stato.
Immediata la risposta di Mosca, per la quale la questione dell’indipendenza di Pristina dalla Serbia, riconosciuta da 90 nazioni nel mondo tra cui USA e Italia, è una ferita ancora aperta: “Trasformare il Kosovo in una base internazionale per l’addestramento di ribelli di differenti formazioni armate potrebbe rivelarsi un grosso fattore destabilizzante con effetti ben al di là dei Balcani”, ha concluso il ministero degli esteri russo che ha chiesto per questo alla Forza internazionale della Nato in Kosovo (KFOR) di adottare “tutte le misure necessarie per prevenire la messa in atto di tali piani”.
Sembra improbabile però che tale appello possa essere ascoltato, stando almeno alle parole del Segretario di Stato USA Hillary Clinton in cui, in seguito ad un precedente incontro avuto a Washington col primo ministro kosovaro Hashim Thaci (indicato nel 2011 dall’europarlamentare del Consiglio d’Europa Dick Marty, come il capo di un’organizzazione mafiosa, responsabile di traffici d’armi, droga, organi e esseri umani) il 5 aprile ha dichiarato che “Washington aiuterà il Kosovo ad aderire alla NATO e all’Unione europea” elogiando “i progressi del suo governo nel progredire verso l’integrazione e lo sviluppo economico europeo”.
Curiosa dichiarazione se si pensa che Spagna, Slovacchia, Romania, Grecia e Cipro, tutti membri dell’Unione Europea e della NATO, con l’esclusione di Cipro il cui ingresso nell’alleanza è bloccato dalla Turchia, non hanno ancora riconosciuto il piccolo Stato balcanico.
In tal senso, in data 29 marzo, sui suddetti paesi arrivano pressioni dal Parlamento Europeo, in cui si richiede anche un riconoscimento da parte del Comitato Olimpico per “consentire agli atleti kosovari di partecipare ai Giochi olimpici di Londra” si sottolinea inoltre “l’importanza di migliorare le relazioni e la rappresentanza del Kosovo nelle istituzioni internazionali che si occupano di cultura e di patrimonio culturale e nelle organizzazioni sportive”.
Per quanto riguarda poi il progresso economico e l’integrazione europea si veda il apporto annuale dell’ONU sul Kosovo del 14 maggio scorso, in cui lo stesso Segretario generale Ban Ki-moon si dichiara “allarmato” per “il numero di crimini contro le minoranze, in aumento tra febbraio e maggio 2012, rispetto allo stesso periodo dell’anno prima”, sottolineando “la considerevole resistenza di Pristina al rispetto degli obblighi di protezione del patrimonio culturale e religioso serbo”; inoltre diversi funzionari delle Nazioni Unite identificano col Kosovo l’epicentro europeo dei traffici di droga e armi.
A “vigilare” sulla situazione e sui “rapporti” tra CNS e le autorità di Pristina restano quindi i circa 6500 militari della KFOR, stanziati nelle diverse basi presenti sul territorio, tra cui 1000 italiani nella base di “villaggio Italia” vicino a Pec, ai quali si aggiunge la formidabile presenza statunitense forte di un contingente di 9000 uomini, di cui 2000 dislocati a Camp Monteith, sede dei servizi segreti americani nei Balcani, e 7000 a Camp Bondsteel, (Urosevac, vicino al confine macedone) la più vasta e costosa base militare degli Stati Uniti costruita all’estero (1999) dai tempi del Vietnam, il cui compito è quello di “proteggere” due corridoi terrestri ed energetici di importanza strategica: quello progettato dalle imprese tedesche (e lautamente finanziato dall’Agenzia europea per la ricostruzione) che congiunge, via Belgrado, il porto rumeno di Costanza ad Amburgo e l’AMBO, l’oleodotto albanese-macedone-bulgaro che dovrebbe portare il petrolio del Mar Caspio dal porto bulgaro di Burgas, sul Mar Nero, fino a quello albanese di Valona, sull’Adriatico.
In uno scenario così complesso, ma in cui risulta abbastanza evidente chi conduce il gioco, probabilmente le aspettative di Mosca rimarranno disattese, costringendola a dare una risposta di pari intensità su un altro fronte, magari ancora più “caldo” di quello kosovaro.
La lotta dietro le quinte per il destino di Saif Al-Islam Gheddafi
di Alexander Mezyaev - www.strategic-culture.org - 12 Maggio 2012
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di REIO
I procedimenti legali contro Saif al-Islam Gheddafi, figlio di Muammar
Gheddafi, si sono sviluppati durante una insolita situazione che non ha
precedenti nella storia della Corte Penale Internazionale (ICC). Il
fatto è che la Corte stessa sta facendo ogni sforzo per distruggere il
caso, e così non affrontare l' imputato.
Tutto cominciò pochi giorni fa con una strana fuga di notizie dalla ICC tramite una fonte ufficiale: il sito internet della Corte Penale Internazionale.
I due documenti [1] furono resi pubblici ma sparirono senza nessuna spiegazione poche ore dopo. Riguardavano il rapporto della delegazione della ICC che visitò Saif al-Islam a Zintan. Le domande cambiano posto durante la lettura del testo: sta diventando chiaro il motivo per cui sono state tolte dalla visione pubblica. Ma la domanda salta fuori: perchè sono state rese pubbliche? Si potrebbe credere a qualche scontro tra due forze all' interno della Corte. Una di queste non si era mai rivelata prima...
Allora cosa scoprì la delegazione della ICC quando incontrò Saif Gheddafi? Quanto segue è ciò che diceva il report preparato dalla Cancelleria. L' importanza delle informazini ed il modo in cui sono state ottenute dalla Corte giustificano la citazione estesa. La delegazione della ICC visitò Saif Gheddafi ai primi di marzo.
Tutto cominciò pochi giorni fa con una strana fuga di notizie dalla ICC tramite una fonte ufficiale: il sito internet della Corte Penale Internazionale.
I due documenti [1] furono resi pubblici ma sparirono senza nessuna spiegazione poche ore dopo. Riguardavano il rapporto della delegazione della ICC che visitò Saif al-Islam a Zintan. Le domande cambiano posto durante la lettura del testo: sta diventando chiaro il motivo per cui sono state tolte dalla visione pubblica. Ma la domanda salta fuori: perchè sono state rese pubbliche? Si potrebbe credere a qualche scontro tra due forze all' interno della Corte. Una di queste non si era mai rivelata prima...
Allora cosa scoprì la delegazione della ICC quando incontrò Saif Gheddafi? Quanto segue è ciò che diceva il report preparato dalla Cancelleria. L' importanza delle informazini ed il modo in cui sono state ottenute dalla Corte giustificano la citazione estesa. La delegazione della ICC visitò Saif Gheddafi ai primi di marzo.
In
principio l' amministrazione Libica disse che non poteva portare la
delegazione a Zintan perchè la città era sotto il controllo di due
diverse fazioni, e solo una di loro era leale al Consiglio Nazionale di
Transizione, ma all' ultimo momento, quando la delegazione stava per
ritornare a L' Aia, le autorità hanno dato il benestare per la visita.
Il report aggiunge:
“Tutte le persiane erano chiuse. La porta era spessa e in metallo. I membri della Cancelleria e del OPCD aspettarono circa 40 minuti. Saif al-Islam apparve sorridente e desideroso di parlare con la Corte... Fu difficile valutare se avesse perso peso dal momento che indossava vestiti larghi. Sembrava più magro che nelle foto del suo mandato d' arresto. Alla sua mano destra mancavano parte del pollice e dell' indice. Non aveva lividi visibili sul volto”.
“Il rapresentante della Cancelleria chiese di proseguire l' incontro da solo mentre una persona delle autorità Libiche era nella stanza. Questa persone rispose che la legge impediva alla Cancelleria di incontrare i sospettati da soli e quindi doveva rimanere”.
“Il rappresentante della Cancelleria spiegò che la delegazione si trovava sul posto per ordine della Corte per dargli informazioni e per trasmettere alla Camera informazioni sul suo stato. Spiegò inoltre che la Camera aveva nominato un avvocato per rappresentarlo davanti alla Corte. Il signor Gheddafi era molto interessato di sapere se l' avvocato l' avrebbe aiutato in Libia. La Cancelleria fece sapere che il legale avrebbe potuto aiutarlo in Libia ma solo in relazione al procedimento della Corte Penale Internazionale”.
“Quando fu chiesto se fosse a conoscenza della Corte e se sapesse che un mandato d' arresto per crimini contro l' manità era stato emesso contro di lui, il signor Gheddafi rispose che era a conoscenza della Corte e che aveva sentito qualcosa riguardo il mandato di cattura. Tuttavia disse che non gli era stato notificato il mandato d' arresto. Gheddafi spiegò che era stato inrrogato in Libia per i suoi allevamenti di cammelli e di pesci”.
“Dichiarò: “Spero di poter esser giudicato nel mio paese, che mi condannino a morte o no”. Si informò sul centro di detenzione de L' Aia. Il rappresentante della Cancelleria gli diede una breve descrizione del centro di detenzione e rispose alla sua domanda riguardo la possibilità di avere ore d' aria, di poter vedere altre persone e sul cibo. Il signor Gheddafi fece sapere che gli sarebbe piaciuto vedere il sole. Quando il rappresentante della Cancelleria indicò che i detenuti possono aver accesso ad una corte a cielo aperto, lui disse che sarebbero fortunati a poter vedere alberi e uccelli”.
“A questo punto il rappresentante della Procura Libica lasciò la stanza per cinque minuti. Il rappresentante della Cancelleria chiese velocemente al sospettato come stava e se fosse stato maltrattato. Il suo atteggiamento cambiò, da rilassato si fece duro e senza dire una parola agitò la mano dove mancavano due dita e indicò un dente mancante nell' arcata superiore. Disse poi che era stato tenuto in totale isolamento, che non vedeva il sole da 20 giorni e che non aveva nessun con cui parlare”.
“Quando il procuratore libico ritornò nella stanza, il rappresentante della Cancelleria disse che gli stava leggendo i suoi diritti davanti alla ICC. Gheddafi era molto scettico mentre gli venivano letti i suoi diritti. Chiese se questi diritti si sarebbero dovuti applicare immediatamente. Gli fu detto che questi erano i diritti base rispetto gli standard della ICC. [2] Alla domanda se questi diritti venissero rispettati in Libia, lui rispose: ”Cosa ne pensa?” [3].
Il secondo report del Office of Public Council for Defence contiene in linea di massima le stesse informazioni, ma non si possono evitare le notevoli differenze fra i due. Solo il report del OPCD menziona che Saif al-Islam desiderava di essere trasferito il prima possibile a L' Aia o a Tripoli per interrompere la detenzione in quelle condizioni (paragrafo 33).
“Tutte le persiane erano chiuse. La porta era spessa e in metallo. I membri della Cancelleria e del OPCD aspettarono circa 40 minuti. Saif al-Islam apparve sorridente e desideroso di parlare con la Corte... Fu difficile valutare se avesse perso peso dal momento che indossava vestiti larghi. Sembrava più magro che nelle foto del suo mandato d' arresto. Alla sua mano destra mancavano parte del pollice e dell' indice. Non aveva lividi visibili sul volto”.
“Il rapresentante della Cancelleria chiese di proseguire l' incontro da solo mentre una persona delle autorità Libiche era nella stanza. Questa persone rispose che la legge impediva alla Cancelleria di incontrare i sospettati da soli e quindi doveva rimanere”.
“Il rappresentante della Cancelleria spiegò che la delegazione si trovava sul posto per ordine della Corte per dargli informazioni e per trasmettere alla Camera informazioni sul suo stato. Spiegò inoltre che la Camera aveva nominato un avvocato per rappresentarlo davanti alla Corte. Il signor Gheddafi era molto interessato di sapere se l' avvocato l' avrebbe aiutato in Libia. La Cancelleria fece sapere che il legale avrebbe potuto aiutarlo in Libia ma solo in relazione al procedimento della Corte Penale Internazionale”.
“Quando fu chiesto se fosse a conoscenza della Corte e se sapesse che un mandato d' arresto per crimini contro l' manità era stato emesso contro di lui, il signor Gheddafi rispose che era a conoscenza della Corte e che aveva sentito qualcosa riguardo il mandato di cattura. Tuttavia disse che non gli era stato notificato il mandato d' arresto. Gheddafi spiegò che era stato inrrogato in Libia per i suoi allevamenti di cammelli e di pesci”.
“Dichiarò: “Spero di poter esser giudicato nel mio paese, che mi condannino a morte o no”. Si informò sul centro di detenzione de L' Aia. Il rappresentante della Cancelleria gli diede una breve descrizione del centro di detenzione e rispose alla sua domanda riguardo la possibilità di avere ore d' aria, di poter vedere altre persone e sul cibo. Il signor Gheddafi fece sapere che gli sarebbe piaciuto vedere il sole. Quando il rappresentante della Cancelleria indicò che i detenuti possono aver accesso ad una corte a cielo aperto, lui disse che sarebbero fortunati a poter vedere alberi e uccelli”.
“A questo punto il rappresentante della Procura Libica lasciò la stanza per cinque minuti. Il rappresentante della Cancelleria chiese velocemente al sospettato come stava e se fosse stato maltrattato. Il suo atteggiamento cambiò, da rilassato si fece duro e senza dire una parola agitò la mano dove mancavano due dita e indicò un dente mancante nell' arcata superiore. Disse poi che era stato tenuto in totale isolamento, che non vedeva il sole da 20 giorni e che non aveva nessun con cui parlare”.
“Quando il procuratore libico ritornò nella stanza, il rappresentante della Cancelleria disse che gli stava leggendo i suoi diritti davanti alla ICC. Gheddafi era molto scettico mentre gli venivano letti i suoi diritti. Chiese se questi diritti si sarebbero dovuti applicare immediatamente. Gli fu detto che questi erano i diritti base rispetto gli standard della ICC. [2] Alla domanda se questi diritti venissero rispettati in Libia, lui rispose: ”Cosa ne pensa?” [3].
Il secondo report del Office of Public Council for Defence contiene in linea di massima le stesse informazioni, ma non si possono evitare le notevoli differenze fra i due. Solo il report del OPCD menziona che Saif al-Islam desiderava di essere trasferito il prima possibile a L' Aia o a Tripoli per interrompere la detenzione in quelle condizioni (paragrafo 33).
Solo questo report dice che le autorità libiche mentirono dicendo
che S. Gheddafi non voleva incontrare i rappresentanti della ICC
(paragrafo 34). Solo questo report dice che le autorità libiche gli
negarono le richieste per un legale dicendo “è impossibile” (paragrafo
35). [4] Entrambi i report hanno omesse parti segretate nelle versioni
pubbliche.
Le differenze tra i due report, le informazioni contenute, la loro pubblicazione inziale e poi la loro segretazione – tutto dimostra che ci sono due forze opposte che si danno battaglia all' interno della ICC.
Le differenze tra i due report, le informazioni contenute, la loro pubblicazione inziale e poi la loro segretazione – tutto dimostra che ci sono due forze opposte che si danno battaglia all' interno della ICC.
La prima è rappresentata dalla Cancelleria e dall' ufficio del
Procuratore. La seconda – dalla difesa di Gheddafi. Ma è una difesa
davvero inusuale. Il fatto è che Gheddafi non aveva un legale finchè il
mandato d' arresto non è stato emesso.
Ma il 17 aprile la Corte gliene
ha assegnato temporaneamente uno – Xavier Jean-Keita, Principal Counsel,
OPCD. [5] È lui la seconda forza della ICC.
Il 3 maggio ha dato un duro
colpo all' altra fazopme, ha affrontato la Camera d' Appello
richiedendo la squalifica del Procuratore Luis Moreno Ocampo. [6]
Infatti il procuratore dimostrò una grave mancanza di professionalità.
Senza dubbio stava cercando di portare a termine una missione politica,
ma i suoi modi erano rudi, come quelli di un sergente istruttore che
impartisce ordini.
Ricordiamo che fu Ocampo che “raccolse prove di colpevolezza” contro Muammar e Saif Gheddafi in poche settimane e senza andare sul posto dove i presunti crimini dovevano esser stati commessi. In altri processi le indagini sono durate anni (7 nel caso della Costa d' Ivorio). Ora le dichiarazioni di Ocampo per i media coincidono con le posizioni delle autorità Libiche.
Ricordiamo che fu Ocampo che “raccolse prove di colpevolezza” contro Muammar e Saif Gheddafi in poche settimane e senza andare sul posto dove i presunti crimini dovevano esser stati commessi. In altri processi le indagini sono durate anni (7 nel caso della Costa d' Ivorio). Ora le dichiarazioni di Ocampo per i media coincidono con le posizioni delle autorità Libiche.
Ocampo dice che l' “insurrezione” Libica è stata il
risultato dei crimini della famiglia Gheddafi. In questo modo si schiera
dalla stessa parte dei criminali: non c' è modo che non sappia del
rapporto della Commissione d' Inchiesta delle Nazioni Unite che dice che
i crimini sono stati commessi da entrambe le parti, cioè anche da
quello che oggi si chiama “governo Libico”.
Ocampo gli da pieno supporto
con dichiarazioni di fiducia verso autorità Libiche per il processo di
Saif Gheddafi. E questo dopo che il mandato di effettuare il processo a
L' Aia fu emanato su richiesta fatta dalla ICC!
Questo significa che le attività di Ocampo hanno impedito l' esecuzione dell' arresto emesso dal giudice!
La situazione è unica. Un procuratore della ICC ha deliberatamente
preso le parti dei criminali. Più che l' interdizione di Ocampo nel caso
Gheddafi, dovremmo tenere in considerazione l' interdizione della
posizione del procuratore della ICC.
Ma al tempo stesso questo non è il caso di un altro procuratore impazzito. Ci sono fatti che dicono che ci sono forze interne alla ICC che agiscono con l' aiuto di Ocampo e che provano a chiudere il caso di Saif Gheddafi e ad impedirgli di andare a L' Aia.
In primo luogo non c' è prova della sua colpevolezza come non c' erano prove nel caso di suo padre (si puo ricordare l' approccio della ICC al processo di Muammar Gheddafi, quando invece di richiedere un indagine sull' omicidio della persona contro cui aveva aperto un caso, si decise di “chiudere”[7]). È piuttosto scandalosa la decisione presa dalla corte che pretende di essere “la più giusta del mondo” e che “definisce gli standard universali di giustizia”.
In secondo luogo, l' interesse della ICC è quello di evitare che Saif Gheddafi ottenga una tribuna internazionale per testimoniare contro la NATO e rendere pubblici i meccanismi segreti per la distruzione della Libia.
Ma al tempo stesso questo non è il caso di un altro procuratore impazzito. Ci sono fatti che dicono che ci sono forze interne alla ICC che agiscono con l' aiuto di Ocampo e che provano a chiudere il caso di Saif Gheddafi e ad impedirgli di andare a L' Aia.
In primo luogo non c' è prova della sua colpevolezza come non c' erano prove nel caso di suo padre (si puo ricordare l' approccio della ICC al processo di Muammar Gheddafi, quando invece di richiedere un indagine sull' omicidio della persona contro cui aveva aperto un caso, si decise di “chiudere”[7]). È piuttosto scandalosa la decisione presa dalla corte che pretende di essere “la più giusta del mondo” e che “definisce gli standard universali di giustizia”.
In secondo luogo, l' interesse della ICC è quello di evitare che Saif Gheddafi ottenga una tribuna internazionale per testimoniare contro la NATO e rendere pubblici i meccanismi segreti per la distruzione della Libia.
Otto su diciotto dei giudici sono cittadini dei paesi NATO, che
hanno commesso un atto d' aggressione nei confronti della Libia (oltre
ad altri due giudici provenienti da paesi della NATO che
“temporaneamente mantengono la loro posizone finchè i casi in concreto
non sono chiusi”).
In questo modo la NATO controlla metà dei giudici della ICC.
Nel gabinetto responsabile per le investigazioni preliminari del caso
Saif Gheddafi, due dei tre giudici provengono da paesi NATO (Germania e
Belgio).
Ed infine il terzo punto, l' unica difesa lasciata a Saif
al-Islam nel caso in cui il suo processo vada davanti alla Corte è
quella di rivelare la vera identità delle nuove autorità Libiche ed i
loro crimini, questo porterebbe inevitabilmente a nuovi mandati d'
arresto da una corte che sia veramente indipendente.
Quindi il fatto di
trasferire il processo di Saif Gheddafi alla Corte Penale Internazionale
sarebbe un duro colpo contro tutti i paesi, senza esclusioni, i cui
cittadini occupano delle posizioni al suo vertice. È davvero così,
nessuno vuole che il processo si tenga alla ICC? No, non esattamente.
Anche se il procuratore capo dela ICC Xavier-Jean Keita è francese, è originario del Mali. La motivazione per le sue azioni sta in superficie: il Mali è particolarmente grato a Muammar Gheddafi per gli aiuti dati dal leader Libico in tutti i campi, tra cui lo scoraggiamento dei Tuareg che ha reso possibile governare la parte nord del paese.
Anche se il procuratore capo dela ICC Xavier-Jean Keita è francese, è originario del Mali. La motivazione per le sue azioni sta in superficie: il Mali è particolarmente grato a Muammar Gheddafi per gli aiuti dati dal leader Libico in tutti i campi, tra cui lo scoraggiamento dei Tuareg che ha reso possibile governare la parte nord del paese.
Il Mali ha
sofferto molto per il rovesciamento di Muammar Gheddafi: praticamente
metà del suo territorio è stato tagliato fuori dai Tuareg, che sono
diventati insolenti e ricevevano dai depositi libici armi moderne e
pesanti.
Il colpo di stato in Mali in marzo di quest' anno ed il
tentativo alla fine di aprile preannunciano la distruzione del sud del
paese e fiumi di sangue. Le principali contraddizioni fra golpisti e
“antigolpisti” sta nella strategia e nelle tattiche per riprendersi le
terre perse del nord.
Tutti capiscono che il Mali non è in grado di
riprendersele ora, quindi quello che fa la differenza è la quantità di
vite umane che queste o le nuove autorità sono pronte a sacrificare –
decine di migliaia o centinaia di migliaia.
La situazione interna è più
che drammatica. In queste condizioni la richiesta di sangue da parte
del legale dellla ICC ha giocato un ruolo significativo nel particolare
caso di Saif Gheddafi. Keita è francese e lo rimarrà. Ha iniziato ad
agire quendo l' equillibrio delle potenze politiche in Francia è
diventato chiaro.
È dfficile dire quali interessi segua Keita nel far spostare il processo a L' Aia. Non è da escludere il ruolo di una forza trainante di chi non solo vuole sbarazzarsi di Sarkozy come presidente della Francia (e della lobby globalista che sta dietro di lui) ma vuole anche la sua totale distruzione con l'aiuto di ulteriori rivelazioni.
È dfficile dire quali interessi segua Keita nel far spostare il processo a L' Aia. Non è da escludere il ruolo di una forza trainante di chi non solo vuole sbarazzarsi di Sarkozy come presidente della Francia (e della lobby globalista che sta dietro di lui) ma vuole anche la sua totale distruzione con l'aiuto di ulteriori rivelazioni.
Non
dimentichiamoci che Saif al-Islam Gheddafi ha informazioni sul
finanziamento della campagna presidenziale di Sarkozy [L'articolo è
stato scritto prima del termine delle elezioni in Francia, N.d.r.].
Presumibilmente dietro Keita c'è chi vuole ad ogni costo S. Gheddafi a
L' Aia, fuori dalla Libia, per fargli fare rivelazioni pubbliche.
Il fatto di rendere pubblico il rapporto della delegazione ICC in Libia potrebbe diventare una base per le investigazioni. È chiaro che la sua pubblicazione (almeno per quanto riguarda il dialogo privato fra il delegato ICC e Gheddafi) suggerisce una ritorsione contro Saif Gheddafi.
Il fatto di rendere pubblico il rapporto della delegazione ICC in Libia potrebbe diventare una base per le investigazioni. È chiaro che la sua pubblicazione (almeno per quanto riguarda il dialogo privato fra il delegato ICC e Gheddafi) suggerisce una ritorsione contro Saif Gheddafi.
Proprio di recente, il 1 maggio, il governo Libico ha inviato una
richiesta alla ICC richiedendo di riconoscere il caso di Saif Gheddafi
inammissibile, stando all' articolo 19 dello statuto della ICC. Una
delle principali argomentazioni è “la menzogna della Cancelleria della
Corte riguardo i maltrattamenti subiti da Saif Gheaddafi” [8].
La
pubblicazione del rapporto può essere considerata come un tentativo di
liquidare Saif Gheddafi. Le autorità Libiche hanno anticipatamente
preparato un alibi. Hanno continuamente ed inopportunamente ripetuto che
non controllavano la tribù che teneva Saif Gheddafi.
Eppure le voci
circa lo scarso controllo sulle forze locali a Zintan erano esagerate,
almeno secondo Saif al-Islam. Il procuratore presente durante l'
incontro tra Saif e la delegazione della ICC veniva proprio da Tripoli.
Così, parlando del caso di Seif al-Islam, nella ICC si è determinata una situazione senza precedenti. Due forze si sono scontrate. Una prova a chiudere il caso ad ogni costo, l' altra si oppone.
Così, parlando del caso di Seif al-Islam, nella ICC si è determinata una situazione senza precedenti. Due forze si sono scontrate. Una prova a chiudere il caso ad ogni costo, l' altra si oppone.
È chiaro quello che
una fazione non vuole sentire. Quello che vuol sentire l' altra parte
dall' imputato sarà chiaro solo se Saif al-Islam affronterà il processo a
L' Aia. In ogni caso il sogno di Saif difficilmente si avvererà. Il
sogno di rivedere il sole Libico...
NOTE
[1] La delegazione della ICC inviata per incontrare Saif al-Islam Gheddafi era formata da due gruppi indipendenti fra loro – la Cancelleria e l' Office of Public Council for Defence. Di conseguenza hanno presentato due rapporti indipendenti.
[2] Non è una forse una risposta esauriente? Anche una volta ci dà un' idea di quali siano gli obiettivi delle diverse forze all' interno della ICC.
[3] Al momento si possono vedere solo fonti secondarie. Il testo integrale del repor citato dalla Cancelleria della ICC è disponibile al: http://opiniojuris.org/wp-content/uploads/RegistryReport.pdf
[4] Il testo integrale del Office of Public Council for Defence: http://opiniojuris.org/wp-content/uploads/OPCD-Report.pdf
[5] Procuratore vs. Saif al-Islam Gheddafi, [Pre-Trial Chamber] 12 aprile 2012 http://www.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc1396574.pdf
[6] Procuratore vs. Saif al-Islam Gheddafi, [Difesa] richiesta [alla Camera d' Appello] di sospendere il Procuratore dal partecipare al processo contro il signor Saif al-Islam Gheddafi, 3 maggio 2012, http://www.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc1407180.pdf
[7] Procuratore vs. Saif al-Islam Gheddafi, [Pre-Trial] Decisione di chiudere il caso contro Muammar Mohammed Abu Minyar Gheddafi, 22 novembre 2011, http://www.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc1274559.pdf
[8] Procuratore vs. Saif al-Islam Gheddafi, Domanda a nome del Governo di Libia ai sensi dell' articolo 19 dello Statuto della Corte Penale Internazionale, 1 maggio 2012, http://www.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc1405819.pdf
NOTE
[1] La delegazione della ICC inviata per incontrare Saif al-Islam Gheddafi era formata da due gruppi indipendenti fra loro – la Cancelleria e l' Office of Public Council for Defence. Di conseguenza hanno presentato due rapporti indipendenti.
[2] Non è una forse una risposta esauriente? Anche una volta ci dà un' idea di quali siano gli obiettivi delle diverse forze all' interno della ICC.
[3] Al momento si possono vedere solo fonti secondarie. Il testo integrale del repor citato dalla Cancelleria della ICC è disponibile al: http://opiniojuris.org/wp-content/uploads/RegistryReport.pdf
[4] Il testo integrale del Office of Public Council for Defence: http://opiniojuris.org/wp-content/uploads/OPCD-Report.pdf
[5] Procuratore vs. Saif al-Islam Gheddafi, [Pre-Trial Chamber] 12 aprile 2012 http://www.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc1396574.pdf
[6] Procuratore vs. Saif al-Islam Gheddafi, [Difesa] richiesta [alla Camera d' Appello] di sospendere il Procuratore dal partecipare al processo contro il signor Saif al-Islam Gheddafi, 3 maggio 2012, http://www.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc1407180.pdf
[7] Procuratore vs. Saif al-Islam Gheddafi, [Pre-Trial] Decisione di chiudere il caso contro Muammar Mohammed Abu Minyar Gheddafi, 22 novembre 2011, http://www.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc1274559.pdf
[8] Procuratore vs. Saif al-Islam Gheddafi, Domanda a nome del Governo di Libia ai sensi dell' articolo 19 dello Statuto della Corte Penale Internazionale, 1 maggio 2012, http://www.icc-cpi.int/iccdocs/doc/doc1405819.pdf