Meccanismo Europeo di Stabilità: solo uno dei capitoli del Golpe, nulla di nuovo.
di Paolo Barnard - www.paolobarnard.info - 9 Giugno 2012
Prima una spiegazione, poi il mio commento.
Cosa è: MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, cioè un fondo europeo di liquidità per soccorrere quegli Stati dell’Eurozona che (a causa dell’Eurozona, nda) sono alla bancarotta.
Cosa è: MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, cioè un fondo europeo di liquidità per soccorrere quegli Stati dell’Eurozona che (a causa dell’Eurozona, nda) sono alla bancarotta.
Chi l’ha firmato:
Belgio, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia,
Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Olanda, Austria, Portogallo,
Slovenia, Slovacchia, Finlandia.
Quando: 02-02-2012 a Bruxelles. (il gov. Berlusconi l’aveva approvato in Consiglio Europeo già nel marzo 2011)
Quando: 02-02-2012 a Bruxelles. (il gov. Berlusconi l’aveva approvato in Consiglio Europeo già nel marzo 2011)
Cosa dice il Meccanismo
Europeo di Stabilità
Prima cosa, che tutti gli aderenti devono obbedire ai
precedenti capitoli della sottrazione della sovranità nazionale e monetaria,
come i Trattati UE, il Patto di Stabilità, Il European Semester, il Preventing
Macro Economic Imbalances, l’Europact, il Fiscal Compact ecc. di cui ho già
scritto.
Gli stati che vogliono ottenere un soccorso dal MES devono
aver firmato il Fiscal Compact entro il 1 marzo 2013 (leggete cosa ho scritto
del Compact, nda).
Il MES collabora col Fondo Monetario (FMI) sia come
consulenze che come approvvigionamento di denaro. Gli stati che vogliono
ottenere un soccorso dal MES devono anche notificare il FMI della loro
richiesta.
Il MES è finanziato da quote versate dagli Stati membri
secondo una percentuale ad hoc per ogni Stato. Ogni Stato versa una cifra e
riceve azioni in cambio. L’Italia dovrà versare in scaglioni una percentuale
del 17,9% del totale, cioè 125,3 miliardi di Euro, sul totale di 700 miliardi
di Euro.
Il MES può anche raccogliere fondi emettendo titoli propri,
o con accordi con istituti finanziari o con altri soggetti, ovvero prendendo
prestiti dai mercati di capitali privati.
Il MES sancisce che da ora in poi tutti i titoli di Stato
dei Paesi dell’Eurozona saranno forniti di Collective Action Clauses (CACs).
Sono quelle regole che, in caso di ristrutturazione del debito di uno Stato (lo
Stato non può pagare appieno), permettono a una maggioranza di creditori (che
hanno comprato i titoli di quello Stato) di accettare perdite in una certa
percentuale e di costringere però i creditori che non sono d’accordo ad
accettarle.
I crediti concessi a un Paese membro dal MES hanno la
priorità su altri crediti che quel Paese debba ripagare, ma non su quelli del
FMI.
I lavori del MES, della sua Assemblea dei Governatori,
dell’Assemblea dei Direttori, e del Direttore Esecutivo sono aperti ad
osservatori della BCE, del FMI, dell’Eurogruppo, ma non al Parlamento Europeo (che
è l’unico eletto dai cittadini, nda).
Nessuna inclusione formale per sindacati
e gruppi di società civile. Potrebbero essere invitati ma a discrezione del
MES.
Gli Stati versano una quota a questo fondo, e in caso di
guai finanziari sono responsabili solo per la percentuale versata, e non oltre.
(La parte peggiore del MES è questa che segue, anche se riflette ciò
che è già sancito dal Fiscal Compact e da altri Trattati precedenti, nda): lo
Stato che chiede soccorso finanziario deve scrivere, in accordo con la
Commissione Europea, col FMI e con la BCE, un Memorandum dove si vincola a
obbedire a tutto ciò che il MES e FMI gli imporranno, a tutti i Trattati, a tutte
le condizioni del prestito, persino a critiche e suggerimenti dei sopraccitati
(senza fiatare, cioè perde anche l’ultimo grammo di sovranità nazionale e
politica, ma, ripeto, questo è già in altri capitoli del Golpe Finanziario,
nda).
Il MES può prestare a uno Stato anche per ricapitalizzare le
banche (di fatto fallite, nda) di quello Stato.
Il MES può comprare i titoli di Stato del Paese in
difficoltà direttamente all’emissione (mercato primario). O sul mercato
secondario (titoli già emessi).
Il MES tenterà di far fruttare il gruzzolo raccolto con le
quote degli aderenti per ripagare i suoi costi vivi.
Se i fondi del MES saranno superiori ai bisogni di liquidità
d’emergenza del momento, e se non ci saranno creditori del MES da ripagare, il
MES potrà ridistribuire il surplus agli Stati aderenti.
Se il MES ha perdite, esse saranno coperte in prima istanza
col fondo di riserva; poi col capitale versato dagli Stati membri; infine
chiedendo agli Stati un nuovo esborso.
I conti dei MES saranno controllati da revisori dei conti
interni ed esterni, con pieni poteri di controllo e accesso. Gli esterni dovranno
essere del tutto estranei agli ambienti del MES, e non dovranno rispondere a
nessuno se non a se stessi.
Il MES gode di immunità totali: le sue proprietà, fondi,
beni liquidi e illiquidi, dovunque si trovino, e posseduti da chiunque, sono
immuni da qualsiasi intervento giudiziario, da perquisizioni, da sequestri, da
espropri, da parte di governi, giudici, amministratori, o parlamenti, a meno
che il MES stesso non lo permetta.
Sono immuni anche da restrizioni, moratorie,
regolamenti e controlli. Il MES non dovrà chiedere autorizzazioni o licenze ai
governi membri per funzionare come istituto finanziario e creditizio a fronte
delle loro leggi nazionali.
Limitatamente agli atti compiuti come responsabili
del MES, godranno di immunità legale tutti i suoi dirigenti, e anche altro suo
personale, e il MES godrà di inviolabilità dei suoi documenti. Tali immunità
possono essere revocate solo dall’Assemblea dei Governatori o dal Direttore
Esecutivo.
Le dispute fra Stati membri, o fra loro e il MES, in merito
al MES sono giudicate dall’Assemblea dei Direttori, dall’Assemblea dei
Governatori, e se lo/gli Stato/i giudicato/i non accetta/accettano la sentenza,
la decisione finale è delle Corte Europea di Giustizia, cui ogni Stato deve
sottomettersi per vincolo di legge europea. (I parlamenti nazionali degli Stati membri del MES non sono
neppure menzionati nel Tratto che stabilisce il MES, nda).
Commento di Barnard:
Il MES è solo un addentellato di una struttura illegittima,
golpista e distruttiva delle nostre democrazie ed economie che è ben più ampia.
Come tale non merita la sproporzionata attenzione che qualcuno sta sollecitando,
e che nasconde il contesto che l’ha prodotto, cioè la vera bestia nera da
combattere.
Purtroppo qualche attivista con poca visione d’insieme, e con forse
un desiderio di emergere, sta facendo molto chiasso sul MES brandendo aspetti
di esso che sono peraltro neppure i peggiori. Come per esempio il capitolo
sulle sue immunità.
Certo, è vero che sono soldi degli Stati che saranno
gestiti da una elite di intoccabili, ma per prima cosa questo non è nulla di
nuovo: sono stati gestiti così immensi fondi della Banca Mondiale, del Fondo
Monetario, della UE dalla sua nascita, per cui non comprendo perché solo ora si
gridi allo scandalo.
In secondo luogo, per certi aspetti l’immunità di questo
tipo di fondi sovranazionali è persino giustificata: l’intenzione in linea
puramente giuridica è di evitare che agenti locali o persino individui (non
sempre in buona fede) possano bloccare il funzionamento del fondo per vie
legali con fini politici o di speculazione che possono essere perniciosi. Infine,
ripeto, non è l’immunità in sé l’oggetto dello scandalo, ma i Trattati che sono
venuti prima del MES, e che sono assai maggiori di esso.
Ritengo che la pietra nera di tutta sta storia sia la
solita: il sistema Euro. Infatti, a ben guardare, il MES funziona così: gli
Stati membri devono contribuire una montagna di Euro al MES. Ok. Da dove li
prendono? Li prendono dove prendono tutti gli Euro, e cioè dai mercati di capitali
privati indebitandosi, e dalla tassazione di cittadini e aziende. Ma i mercati dei capitali da
chi ricevono gli Euro? Dal sistema delle Banche Centrali (BC) dell’Eurozona.
Quindi ecco il giro: dalle BC ai mercati di capitali, dai mercati di capitali
ai Ministeri del Tesoro dei Paesi membri del MES; dai Ministeri del Tesoro al MES sotto forma delle quote da contribuire;
dal MES quei soldi partono in due direzioni: A) nelle casse del Paese da
salvare e che è indebitato coi mercati dei capitali o con le Banche Centrali
dell’Eurozona, e che li ripagherà; B) oppure nelle casse dei medesimi mercati di
capitali o delle Banche Centrali dell’Eurozona sotto forma di investimenti in
titoli o assets finanziari da parte del MES.
Ora si noti:
tutto parte dalle Banche Centrali dell’Eurozona, passa per i
mercati dei capitali privati e ritorna nelle Banche Centrali dell’Eurozona e
nei mercati dei capitali privati, avendo però prima indebitato ulteriormente
gli Stati della zona Euro e tassato a sangue i cittadini e le aziende. Come si è già detto, uno o
più di quegli Stati userà quel credito/debito per onorare i titoli detenuti
dalle Banche Centrali dell’Eurozona e dai mercati di capitali privati.
Cioè:
le Banche Centrali dell’Eurozona e i mercati dei capitali
privati si sono inventati un sistema per inventarsi soldi con cui
pagarsi i
crediti scoperti scaricando però l’onere di quel trucco sui debiti
pubblici
degli Stati membri dell’Eurozona e su cittadini e aziende (questo vale
identico anche nel caso di fondi MES usati per ricapitalizzare le
banche). Non solo, nel
frattempo i mercati di capitali ci guadagnano anche gli interessi sugli
Euro
prestati.
In ultimo, lo Stato da salvare col MES avrà prima sborsato la
sua quota di
partecipazione al MES, che sono soldi su cui già paga interessi ai
mercati
privati, poi quei suoi soldi gli
torneranno indietro col prestito d’emergenza del MES gravati da altro
strozzinaggio di tassi e da condizionalità che gli distruggeranno la democrazia e l'economia per altri 50 anni.
Cioè, tutto quanto sopra è, come scrissi mesi fa:
un manicomio criminale a piede libero. Cioè l’Eurozona. Di
cui il MES è solo l’ultima follia, nulla di più.
Cosa resta al cittadino beffato?
di Massimo Fini - Il Fatto Quotidiano - 7 Giugno 2012
Nel 1998 pubblicai un libro, Denaro. “Sterco del demonio”, in cui prevedevo il tracollo del sistema del denaro e quindi del modello di sviluppo che su di esso si basa. Perchè le due cose sono strettissimamente legate, il capitalismo finanziario non è solo la logica e inevitabile conseguenza di quello industriale – e quindi chi si meraviglia, dei suoi cosiddetti eccessi è come uno che avendo inventato la pallottola si meravigli che si sia arrivati al missile – ma ne è anche la precondizione, senza il capitale non sono possibili gli investimenti.
Quella previsione era basata su un calcolo molto semplice: fatto 100 il denaro circolante nel mondo nelle sue proteiformi incarnazioni, soprattutto quelle del credito e del debito che sono denaro nella sua forma più pura e astratta – quando il barista segna quanto gli devo crea denaro - con l'un per cento di quel cento si potevano comprare tutti i beni e i servizi del mondo.
Che cos'era il resto? Non era ricchezza, non era nulla o, per essere più precisi, era una scommessa sul futuro che però, data l' enorme massa in gioco, ipotecava questo futuro fino a epoche così sideralmente lontane da renderlo, di fatto, inesistente.
E concludevo così: “ questo futuro...dilatato a dimensioni mostruose dalla nostra fantasia e dalla nostra follia, un giorno ci ricadrà addosso come drammatico presente. Quel giorno il denaro non ci sarà più. Perchè non avremo più futuro, nemmeno da immaginare, ce lo saremo divorato”.
Quel giorno è già qui. O ci siamo molto vicini.
Mi rifiuto di credere che le leadership mondiali, i loro staff, gli
economisti, i commentatori a vario titolo non fossero consapevoli.
Han solo fatto finta di non vedere. E hanno continuato a far finta anche dopo la crisi dei 'subprime' americani del 2008. Si sono limitati a immettere nel sistema altro denaro inesistente, drogando così il cavallo
già dopato nella speranza che faccia ancora qualche passo avanti (la
truffa della 'crescita' quando è a tutti evidente che la follia delle
crescite all'infinito è giunta al suo capolinea). La cosa può durare per un po', ma alla fine l'overdose mortale è certa.
Gli scenari che si aprono sono sostanzialmente due. Il modello di sviluppo
basato sulle crescite esponenziali si disfa gradualmente e altrettanto
gradualmente azzera i nostri risparmi, le pensioni, le modeste
ricchezze accumulate in decenni di lavoro.
E in un certo
senso è giusto che sia così perchè i risparmiatori sono i fessi
istiruzionali del sistema, e non per nulla vengono sempre portati in palmo di mano, poiché sono dei creditori e c'è una legge dell'economia che dice che “alla lunga i debiti non vengono pagati”.
Il secondo scenario è ancor più apocalittico ma, in un certo senso, più interessante. Il mondo del denaro crolla di colpo e, con esso, il sottostante modello di sviluppo industriale, la cosiddetta 'economia reale'. Avete presente quando guardate un film su una vecchia cassetta? All'andata il nastro procede regolarmente ma arrivato alla fine si riavvolge in pochi secondi. Anche per il sistema denaro-industria sarà una
questione rapidissima, di settimane, forse di giorni.
Allora la gente
delle città rendendosi conto che non può mangiare l'asfalto né bere il petrolio si riverserà, alla ricerca di cibo, nelle campagne dove troverà i contadini pronti a riceverla con i forconi. Sarà un'apocalisse sanguinosa e lunga al termine della quale si ricostituirà, come dopo il crollo dell'Impero romano, il feudo, comunità di piccole dimensioni, chiuse, autosufficienti , difese da armigeri.
Ma 'en attandant Godot' c'è una questione più impellente. Il cittadino schiuma di rabbia impotente perchè non sa con chi prendersela. Se c'è una dittatura si può fucilare il dittatore, se c'è un'autocrazia si può processare l'autocrate. Dal punto di vista politico non serve a nulla perchè quello che viene dopo è quasi sempre peggio. Però è almeno uno sfogo salutare, se non altro per le coronarie.
Ma in democrazia? In democrazia, che è un sistema proteiforme, come il denaro, sgusciante, amorfo non c'è mai un responsabile ben individuabile. Per ritornare in Italia
a chi andiamo a chieder conto?
All' 'esule' di Hammamet,
all'ecotoplasma di Andreotti, a Forlani che non si sa bene se sia ancora
vivo o morto, a Giuliano Amato, a Ciampi, a Berlusconi e ai suoi
scherani, ai Della Loggia, ai Panebianco, agli Ostellini che lo hanno sostenuto, a D'Alema, a Veltroni 'l'amerikano', a una sinistra ameboide? Una rivoluzione allora? Le rivoluzioni sono sempre andate in culo alla povera gente.
La rivoluzione contro lo zarismo, una autocrazia paternalistica, all'acqua di rose (dieci fucilati in tutto) ha partorito lo stalinismo, vale a dire venti milioni di kulaki e di contadini sterminati. Quella francese non eliminò la nobiltà ma spremette a sangue i contadini come l'aristocrazia, sciamannata, pochissimo attenta a sfruttare le sue terre, non aveva mai fatto. Eloquente è una lettera che un proprietario dell'Indre,
Gabriel Alamore, scrive al proprio affittuario, Pierre Henry: “Quello
che deve approfittare dell'abolizione dei diritti feudali sono io, il proprietario,
non tu, l'affittuario”.
L'aristocrazia era arrogante ma non aveva
sulle proprie rendite l'attenzione micragnosa, burocratica, arida dei
borghesi. Lo stesso Adam Smith si meraviglia che su grandi appezzamenti
di terra dati in possesso ai contadini i nobili si accontentassero, come remunerazione, di un paio di galline e di qualche corvée personale.
Il fascismo nacque anche sulla spinta dei fanti-contadini reduci dalla guerra, cui era stato promesso, in cambio, il riscatto delle terre. Ma Italo Balbo preferì l'alleanza con gli agrari e i contadini rimasero in braghe di tela.
Le sole rivolte realmente popolari di cui si abbia conoscenza in Europa, quelle di Stenka Razin e di Pugacev in Russia, furono soffocate nel sangue. Con le rivoluzioni quindi
è meglio lasciar perdere se oltre ai danni non si vogliono subire
anche le beffe. Del resto le democrazie hanno provveduto a mettersi al
sicuro. Nate su bagni di sangue non accettano, nemmeno concettualmente,
che possa esser loro resa la pariglia.
Se in Italia dai un onesto cazzotto a Daniele Capezzone insorge tutto l'arco costituzionale gridando all'eversione. In Italia
si può rubare, taglieggiare, imporre tangenti, farsi regalare mezze
case, vacanze, viaggi, corrompere testimoni, promuovere troie a cariche
pubbliche, ma se ti azzardi a fare uno sgambetto a uno stronzo questa è la cosa veramente intollerabile.
E allora cosa resta al cittadino beffato, ingannato, depredato? Nulla. Se non, forse, nel proprio piccolo, alzare steccati. Con certi mascalzoni non si parla, non si interloquisce, non si polemizza nemmeno. Si lascia che affondino nella loro merda. Non è granchè, poiché ci sguazzano a meraviglia, ma in fondo è pur sempre una punizione dantesca.
La Grecia ci salverà
di Slavoj Zizek - www.ilmanifesto.it - 7 Giugno 2012
Testo dell'intervento del filosofo sloveno Slavoj Zizek alla convention di Syriza
Al termine della sua vita Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi,
fece la famosa domanda «che cosa vuole una donna?», ammettendo la
perplessità di fronte all'enigma della sessualità femminile. Una simile
perplessità sorge oggi: «Che cosa vuole l'Europa?» Questa è la domanda
che voi, il popolo greco, state rivolgendo all'Europa.
Ma l'Europa non
sa quello che vuole. Il modo in cui gli stati europei e i media
riportano ciò che sta accadendo oggi in Grecia è, credo, il miglior
indicatore di che tipo di Europa vogliono. È l'Europa neoliberale, è
l'Europa degli stati isolazionisti.
I critici accusano Syriza di essere
una minaccia per l'euro, ma Syriza è, al contrario, l'unica possibilità
che ha l'Europa. Ma quale minaccia. Voi state dando all'Europa la
possibilità di uscire dalla sua inerzia e di trovare una nuova via.
Nelle sue note sulla definizione di cultura, il grande poeta conservatore Thomas Eliot ha sottolineato quei momenti in cui l'unica scelta è tra eresia e il non credere. Vale a dire momenti in cui l'unico modo per mantenere il credo, per mantenere viva la religione, è necessario eseguire una diversione drastica dalla via principale.
Nelle sue note sulla definizione di cultura, il grande poeta conservatore Thomas Eliot ha sottolineato quei momenti in cui l'unica scelta è tra eresia e il non credere. Vale a dire momenti in cui l'unico modo per mantenere il credo, per mantenere viva la religione, è necessario eseguire una diversione drastica dalla via principale.
Questo è ciò che
accade oggi con l'Europa. Solo una nuova eresia - rappresentata in
questo momento da Syriza - può salvare ciò che vale la pena salvare
dell'eredità europea, cioè la democrazia, la fiducia nelle persone, la
solidarietà egualitaria.
L'Europa che vincerà, se Syriza verrà messa
fuori gioco, sarà un'Europa con valori asiatici: e, naturalmente, questi
valori asiatici non hanno nulla a che fare con l'Asia, ma con la
volontà attuale ed evidente del capitalismo contemporaneo di sospendere
la democrazia.
Si dice che Syriza non ha abbastanza esperienza per governare. Sono d'accordo, manca loro l'esperienza di come far fallire un paese, truffando e rubando. Non avete questa esperienza. Questo ci porta all'assurdità dell'establishment della politica europea: ci fa la predica sul pagare le tasse, opponendosi al clientelismo greco e nello stesso tempo ripone tutte le lsue speranze sulla coalizione tra i due partiti che hanno portato la Grecia a questo clientelismo.
Christine Lagarde ha recentemente affermato che ha più simpatia per i poveri abitanti del Niger che per i greci, e ha anche consigliato i greci ad aiutare se stessi pagando le tasse, che, come ho potuto verificare pochi giorni fa, lei non deve pagare.
Si dice che Syriza non ha abbastanza esperienza per governare. Sono d'accordo, manca loro l'esperienza di come far fallire un paese, truffando e rubando. Non avete questa esperienza. Questo ci porta all'assurdità dell'establishment della politica europea: ci fa la predica sul pagare le tasse, opponendosi al clientelismo greco e nello stesso tempo ripone tutte le lsue speranze sulla coalizione tra i due partiti che hanno portato la Grecia a questo clientelismo.
Christine Lagarde ha recentemente affermato che ha più simpatia per i poveri abitanti del Niger che per i greci, e ha anche consigliato i greci ad aiutare se stessi pagando le tasse, che, come ho potuto verificare pochi giorni fa, lei non deve pagare.
Come tutti i liberali
umanitari, ama i poveri impotenti che si comportano da vittime, evocano
la nostra simpatia spingendoci a fare la carità. Ma il problema con voi
greci è che sì, soffrite, ma non siete vittime passive: resistete,
lottate, non volete comprensione e carità, volete solidarietà attiva.
Volete e chiedete una mobilitazione, il sostegno per la vostra lotta.
Syriza è accusata di promuovere finzioni di sinistra, ma è il piano di austerità imposto da Bruxelles ad essere chiaramente una finzione. Tutti sanno che questo piano è fittizio, che lo stato greco non potrà mai ripagare il debito, in questo modo. Allora perché Bruxelles impone queste misure? Il vero scopo non è quello di salvare la Grecia, ma ovviamente di salvare le banche europee.
Queste misure non sono presentate come decisioni fondate su scelte politiche, ma come necessità imposte da una logica economica neutrale. Come a dire: se vogliamo stabilizzare la nostra economia, dobbiamo semplicemente ingoiare la pillola amara. Oppure, come dicono i proverbi tautologici: non si può spendere più di quello che si produce. Ebbene, le banche americane e gli Stati Uniti sono stati una grande prova, per decenni, che si può spendere più di quello che si produce. Per illustrare l'errore delle misure di austerità, Paul Krugman spesso le paragona alla pratica medievale del salasso. Una bella metafora, che ritengo debba essere ulteriormente estremizzata. I medici finanziari europei, a loro volta non sicuri di come questo farmaco funzionerà, stanno usando voi greci come cavie da laboratorio, stanno rischiando il vostro sangue, non il sangue dei loro paesi. Non vi è alcun salasso per le banche tedesche e francesi. Al contrario, quelle stanno ottenendo grandi trasfusioni.
Il buon senso radicale
Dunque Syriza è davvero un gruppo di pericolosi estremisti? No, Syriza è qui per portare un pragmatico buon senso. Per cancellare la confusione creata da altri. I sognatori pericolosi sono quelli che vogliono imporre le misure di austerità. I veri sognatori sono coloro che pensano che le cose possono andare avanti, a tempo indeterminato, così come stanno apportando qualche modifica cosmetica. Voi non siete dei sognatori: voi vi state risvegliando da un sogno che si sta trasformando in un incubo. Voi non state distruggendo nulla, state reagendo al modo in cui il sistema sta gradualmente distruggendo se stesso. Conosciamo tutti la classica scena del cartone di Tom e Jerry: il gatto raggiunge il precipizio, ma continua a camminare, ignorando il fatto che non c'è terreno sotto i suoi piedi. È solo quando comincia a scendere che guarda verso il basso e si rende conto che c'è il vuoto. Questo è quello che state facendo: state dicendo a chi è al potere, «ehi, guarda giù!» e quelli cadono.
La mappa politica della Grecia è chiara ed esemplare. Al centro c'è un solo partito, con due ali, destra e sinistra, Pasok e Nuova Democrazia. È come, che so, la Cola che è o Coca o Pepsi, una scelta che non è una scelta. Il vero nome di questo partito, se si mettono insieme Pasok e Nd, dovrebbe essere qualcosa, penso, come Nmced, Nuovo movimento ellenico contro la democrazia. Naturalmente questo grande partito sostiene di essere a favore della democrazia, ma io sostengo che sia a favore di una democrazia decaffeinata. Sapete, come il caffè senza caffeina, la birra senza alcool, il gelato senza zucchero. Vogliono la democrazia, ma una democrazia dove invece di compiere una scelta, la gente si limita a confermare quello che saggi esperti diranno loro di fare. Vogliono il dialogo democratico? Sì, ma come nei dialoghi tardi di Platone, dove un ragazzo parla tutto il tempo e l'altro dice solo, ogni dieci minuti, «per Zeus, è così!»
Poi c'è l'eccezione. Voi, Syriza, il vero miracolo, movimento di sinistra radicale, che è uscito dalla comoda posizione di resistenza marginale e coraggiosamente ha segnalato la disponibilità a prendere il potere. Questo è il motivo per cui dovete essere puniti.
Syriza è accusata di promuovere finzioni di sinistra, ma è il piano di austerità imposto da Bruxelles ad essere chiaramente una finzione. Tutti sanno che questo piano è fittizio, che lo stato greco non potrà mai ripagare il debito, in questo modo. Allora perché Bruxelles impone queste misure? Il vero scopo non è quello di salvare la Grecia, ma ovviamente di salvare le banche europee.
Queste misure non sono presentate come decisioni fondate su scelte politiche, ma come necessità imposte da una logica economica neutrale. Come a dire: se vogliamo stabilizzare la nostra economia, dobbiamo semplicemente ingoiare la pillola amara. Oppure, come dicono i proverbi tautologici: non si può spendere più di quello che si produce. Ebbene, le banche americane e gli Stati Uniti sono stati una grande prova, per decenni, che si può spendere più di quello che si produce. Per illustrare l'errore delle misure di austerità, Paul Krugman spesso le paragona alla pratica medievale del salasso. Una bella metafora, che ritengo debba essere ulteriormente estremizzata. I medici finanziari europei, a loro volta non sicuri di come questo farmaco funzionerà, stanno usando voi greci come cavie da laboratorio, stanno rischiando il vostro sangue, non il sangue dei loro paesi. Non vi è alcun salasso per le banche tedesche e francesi. Al contrario, quelle stanno ottenendo grandi trasfusioni.
Il buon senso radicale
Dunque Syriza è davvero un gruppo di pericolosi estremisti? No, Syriza è qui per portare un pragmatico buon senso. Per cancellare la confusione creata da altri. I sognatori pericolosi sono quelli che vogliono imporre le misure di austerità. I veri sognatori sono coloro che pensano che le cose possono andare avanti, a tempo indeterminato, così come stanno apportando qualche modifica cosmetica. Voi non siete dei sognatori: voi vi state risvegliando da un sogno che si sta trasformando in un incubo. Voi non state distruggendo nulla, state reagendo al modo in cui il sistema sta gradualmente distruggendo se stesso. Conosciamo tutti la classica scena del cartone di Tom e Jerry: il gatto raggiunge il precipizio, ma continua a camminare, ignorando il fatto che non c'è terreno sotto i suoi piedi. È solo quando comincia a scendere che guarda verso il basso e si rende conto che c'è il vuoto. Questo è quello che state facendo: state dicendo a chi è al potere, «ehi, guarda giù!» e quelli cadono.
La mappa politica della Grecia è chiara ed esemplare. Al centro c'è un solo partito, con due ali, destra e sinistra, Pasok e Nuova Democrazia. È come, che so, la Cola che è o Coca o Pepsi, una scelta che non è una scelta. Il vero nome di questo partito, se si mettono insieme Pasok e Nd, dovrebbe essere qualcosa, penso, come Nmced, Nuovo movimento ellenico contro la democrazia. Naturalmente questo grande partito sostiene di essere a favore della democrazia, ma io sostengo che sia a favore di una democrazia decaffeinata. Sapete, come il caffè senza caffeina, la birra senza alcool, il gelato senza zucchero. Vogliono la democrazia, ma una democrazia dove invece di compiere una scelta, la gente si limita a confermare quello che saggi esperti diranno loro di fare. Vogliono il dialogo democratico? Sì, ma come nei dialoghi tardi di Platone, dove un ragazzo parla tutto il tempo e l'altro dice solo, ogni dieci minuti, «per Zeus, è così!»
Poi c'è l'eccezione. Voi, Syriza, il vero miracolo, movimento di sinistra radicale, che è uscito dalla comoda posizione di resistenza marginale e coraggiosamente ha segnalato la disponibilità a prendere il potere. Questo è il motivo per cui dovete essere puniti.
Ecco perché
Bill Freyja ha scritto di recente, sulla rivista Forbes, un articolo dal
titolo «Dare alla Grecia quello che merita: comunismo». Cito: «Quello
di cui il mondo ha bisogno, non dimentichiamolo, è un esempio
contemporaneo del comunismo in azione.
Quale miglior candidato della
Grecia? Buttatela fuori dall'Unione europea, interrompete il flusso
libero di euro e ridategli le vecchie dracme. Poi, state a guardare che
succede per una generazione».
In altre parole, la Grecia dovrebbe essere
punita in modo esemplare, così che una volta per tutte, la tentazione
per una soluzione radicale e di sinistra della crisi venga messa a
tacere.
So che il compito di Syriza è quasi impossibile. Syriza non è l'estrema sinistra folle, è la voce pragmatica della ragione, che contrasta la follia ideologia del mercato. Syriza avrà bisogno della combinazione formidabile di principi politici e pragmatismo senza radici di impegno democratico, oltre alla capacità di agire rapidamente e brutalmente quando necessario. Perché Syriza abbia una chance, anche una minima chance di successo, sarà necessaria una solidarietà pan-europea.
Cambiare la Grecia
Per questo penso che voi, qui in Grecia, dovreste evitare il nazionalismo facile, tutti i discorsi su come la Germania vuole rioccupare la Grecia, distruggerla e così via. Il vostro primo compito è quello di cambiare le cose qui. Syriza dovrà fare il lavoro che gli altri avrebbero dovuto fare. Il lavoro di costruzione di uno stato migliore, moderno: uno stato efficiente. Dovrete fare un lavoro di bonifica dell'apparato statale dal clientelismo. È un lavoro duro, non c'è nulla di entusiasmante in questo: è lento, duro, noioso.
I vostri critici pseudo-radicali vi stanno dicendo che la situazione non è ancora quella giusta per un vero cambiamento sociale. Che se prendete il potere ora, non farete che aiutare il sistema, rendendolo più efficiente. Questo è, se ho ben capito, quello che il Kke,, che è fondamentalmente il partito delle persone ancora vive perché si sono dimenticate di morire, vi sta dicendo.
È vero che la vostra élite politica ha dimostrato la sua incapacità di governare, ma non ci sarà mai un momento in cui la situazione sarà completamente giusta per il cambiamento. Se aspettate il momento giusto, il momento giusto non arriverà mai. Quando si interviene, è sempre il momento non proprio maturo.
So che il compito di Syriza è quasi impossibile. Syriza non è l'estrema sinistra folle, è la voce pragmatica della ragione, che contrasta la follia ideologia del mercato. Syriza avrà bisogno della combinazione formidabile di principi politici e pragmatismo senza radici di impegno democratico, oltre alla capacità di agire rapidamente e brutalmente quando necessario. Perché Syriza abbia una chance, anche una minima chance di successo, sarà necessaria una solidarietà pan-europea.
Cambiare la Grecia
Per questo penso che voi, qui in Grecia, dovreste evitare il nazionalismo facile, tutti i discorsi su come la Germania vuole rioccupare la Grecia, distruggerla e così via. Il vostro primo compito è quello di cambiare le cose qui. Syriza dovrà fare il lavoro che gli altri avrebbero dovuto fare. Il lavoro di costruzione di uno stato migliore, moderno: uno stato efficiente. Dovrete fare un lavoro di bonifica dell'apparato statale dal clientelismo. È un lavoro duro, non c'è nulla di entusiasmante in questo: è lento, duro, noioso.
I vostri critici pseudo-radicali vi stanno dicendo che la situazione non è ancora quella giusta per un vero cambiamento sociale. Che se prendete il potere ora, non farete che aiutare il sistema, rendendolo più efficiente. Questo è, se ho ben capito, quello che il Kke,, che è fondamentalmente il partito delle persone ancora vive perché si sono dimenticate di morire, vi sta dicendo.
È vero che la vostra élite politica ha dimostrato la sua incapacità di governare, ma non ci sarà mai un momento in cui la situazione sarà completamente giusta per il cambiamento. Se aspettate il momento giusto, il momento giusto non arriverà mai. Quando si interviene, è sempre il momento non proprio maturo.
Quindi, avete di fronte una scelta: o
aspettare comodamente e guardare la vostra società che si disintegra,
come alcuni altri partiti di sinistra suggeriscono, o intervenire
eroicamente, pienamente consapevoli di quanto sia difficile la
situazione. Syriza ha fatto la scelta giusta.
I vostri critici vi odiano perché, penso, segretamente sanno che voi avete il coraggio di essere liberi e di agire come persone libere. Quando si è davanti agli occhi della gente, quelli che osservano colgono, almeno per un istante, che state offrendo loro la libertà.
I vostri critici vi odiano perché, penso, segretamente sanno che voi avete il coraggio di essere liberi e di agire come persone libere. Quando si è davanti agli occhi della gente, quelli che osservano colgono, almeno per un istante, che state offrendo loro la libertà.
State osando fare ciò che anche loro sognano di fare. In questo istante,
sono liberi. Sono un unicum con voi. Ma è solo un attimo. Torna la
paura e vi odieranno ancora, perché hanno paura della loro libertà.
Qual è dunque la scelta che voi, popolo greco, vi troverete ad affrontare il 17 giugno? Si dovrebbe tenere a mente il paradosso che sostiene la libertà di voto nelle società democratiche: siete liberi di scegliere, a condizione che facciate la scelta giusta.
Qual è dunque la scelta che voi, popolo greco, vi troverete ad affrontare il 17 giugno? Si dovrebbe tenere a mente il paradosso che sostiene la libertà di voto nelle società democratiche: siete liberi di scegliere, a condizione che facciate la scelta giusta.
Ecco perché,
quando la scelta è quella sbagliata, per esempio quando l'Irlanda ha
votato contro la costituzione europea, la scelta sbagliata è trattata
come un errore. E allora vogliono ripetere la votazione, per illuminare
le persone a fare la scelta giusta. È per questo che l'establishment
europeo è in preda al panico. Ritengono che forse non meritiate la
vostra libertà, perché c'è il pericolo che facciate la scelta sbagliata.
Caffè senza latte
C'è una barzelletta meravigliosa in Ninoska di Ernst Lubitsch: l'eroe entra in una caffetteria e ordina un caffè senza panna. Il cameriere risponde «mi dispiace, ma abbiamo esaurito la panna, abbiamo solo latte. Posso portarle un caffè senza latte?» In entrambi i casi, si avrà solo il caffè, ma credo che la barzelletta sia corretta.
Caffè senza latte
C'è una barzelletta meravigliosa in Ninoska di Ernst Lubitsch: l'eroe entra in una caffetteria e ordina un caffè senza panna. Il cameriere risponde «mi dispiace, ma abbiamo esaurito la panna, abbiamo solo latte. Posso portarle un caffè senza latte?» In entrambi i casi, si avrà solo il caffè, ma credo che la barzelletta sia corretta.
Anche la negazione è
importante. Un caffè senza panna non è lo stesso che un caffè senza
latte. Voi oggi vi trovate nella stessa situazione: la situazione è
difficile. Avrete una specie di austerità, ma avrete il caffè
dell'austerità senza panna o senza latte? È qui che l'establishment
europeo sta barando.
Si sta comportando come se avrete il caffè
dell'austerità senza panna. Vale a dire che i frutti della vostra fatica
non beneficeranno solo le banche europee: vi stanno offrendo anche il
caffè senza latte. Sarete voi a non beneficiare dei vostri sacrifici e
difficoltà.
Nel sud del Peloponneso ci sono le cosiddette piangenti, donne che vengono chiamate per piangere ai funerali, a fare uno spettacolo per i parenti del morto. Ora, non c'è nulla di primitivo in questo.
Nel sud del Peloponneso ci sono le cosiddette piangenti, donne che vengono chiamate per piangere ai funerali, a fare uno spettacolo per i parenti del morto. Ora, non c'è nulla di primitivo in questo.
Noi, nelle
nostre società sviluppate, facciamo esattamente la stessa cosa. Pensate
a questa meravigliosa invenzione, penso che sia forse il maggior
contributo dell'America alla cultura mondiale: il sottofondo di risate
registrate.
Le risate che fanno parte della colonna sonora della
televisione. Torni a casa stanco, sintonizzi la tv su uno di questi
stupidi programmi tipo Cheers o Friends. Ti siedi e la tv ride anche per
te. E, purtroppo, funziona.
È così che chi detiene il potere, l'establishment europeo, vuole vedere non solo i greci, ma tutti noi: che guardiamo lo schermo e osserviamo come gli altri sognano, piangono e ridono. C'è un aneddoto, apocrifo ma meraviglioso, sullo scambio di telegrammi tra il quartier generale dell'esercito tedesco e quello austriaco nel mezzo della prima guerra mondiale.
È così che chi detiene il potere, l'establishment europeo, vuole vedere non solo i greci, ma tutti noi: che guardiamo lo schermo e osserviamo come gli altri sognano, piangono e ridono. C'è un aneddoto, apocrifo ma meraviglioso, sullo scambio di telegrammi tra il quartier generale dell'esercito tedesco e quello austriaco nel mezzo della prima guerra mondiale.
I tedeschi inviano un messaggio agli austriaci: «Dalla nostra
parte del fronte, la situazione è grave ma non catastrofica». Gli
austriaci rispondono: «Dalla nostra parte la situazione è catastrofica,
ma non grave».
Questa è la differenza tra Syriza e gli altri: per gli altri la situazione è catastrofica ma non grave, le cose possono andare avanti come al solito, mentre per Syriza la situazione è grave, ma non catastrofica e per questo il coraggio e la speranza devono sostituire la paura. Dunque ciò che avete davanti, per dirla con il titolo di una vecchia canzone dei Beatles, è «una strada lunga e tortuosa».
Questa è la differenza tra Syriza e gli altri: per gli altri la situazione è catastrofica ma non grave, le cose possono andare avanti come al solito, mentre per Syriza la situazione è grave, ma non catastrofica e per questo il coraggio e la speranza devono sostituire la paura. Dunque ciò che avete davanti, per dirla con il titolo di una vecchia canzone dei Beatles, è «una strada lunga e tortuosa».
Quando
anni fa la guerra fredda minacciava di esplodere in una caldissima, John
Lennon scrisse una canzone, «all we are saying is give peace a chance»
(«tutto quello che stiamo dicendo è dare una chance alla pace»). Oggi,
voglio sentire una nuova canzone in tutta Europa, «tutto quello che
stiamo dicendo è dare una chance alla Grecia».
La rivoluzione a casa propria
Consentitemi un riferimento a una delle grandi, forse la più grande, delle tragedie classiche, Antigone: non combattere battaglie che non sono le tue battaglie. Nella mia idea di Antigone, abbiamo Antigone e Creonte.
La rivoluzione a casa propria
Consentitemi un riferimento a una delle grandi, forse la più grande, delle tragedie classiche, Antigone: non combattere battaglie che non sono le tue battaglie. Nella mia idea di Antigone, abbiamo Antigone e Creonte.
Sono solo due sette della classe dirigente. Un po' come Pasok e
Nuova Democrazia. Nella mia versione di Antigone, mentre i due membri
delle famiglie reali stanno combattendo tra loro, minacciando di mandare
in rovina lo Stato, mi piacerebbe vedere il coro, le voci delle
persone, uscire da questo ruolo stupido di mero commento saggio,
impadronirsi della scena, costituire un comitato pubblico di potere del
popolo, arrestare entrambi, Creonte e Antigone, e dare vita al potere
del popolo.
Permettetemi ora di finire con una nota personale. Odio la sinistra tradizionale, intellettuale, che ama la rivoluzione, ma la rivoluzione che avviene in qualche luogo lontano. Era così quando ero giovane: più lontano è, meglio è, Vietnam, Cuba, ancora oggi, Venezuela.
Permettetemi ora di finire con una nota personale. Odio la sinistra tradizionale, intellettuale, che ama la rivoluzione, ma la rivoluzione che avviene in qualche luogo lontano. Era così quando ero giovane: più lontano è, meglio è, Vietnam, Cuba, ancora oggi, Venezuela.
Ma voi siete
qui e questo è ciò che ammiro. Non avete paura di impegnarvi in una
situazione disperata, sapendo quanto le probabilità siano contro di voi.
Questo è quello che ammiro. C'è anche un opportunismo di principio,
l'opportunismo dei principi.
Quando si dice la situazione è persa, non
possiamo fare nulla, perché significherebbe tradire i nostri principi,
questo sembra essere una posizione coerente, ma in realtà è la forma
estrema di opportunismo.
Syriza è un evento unico di come proprio quella
sinistra - in contraddizione con ciò che fa la solita sinistra
extraparlamentare, che si preoccupa di più se i diritti umani di qualche
criminale vengono violati, che di migliaia di esseri umani che muoiono -
ha trovato il coraggio di fare qualcosa.
Siria: la strage e lo spionaggio in panne
di Thierry Meyssan - www.voltairenet.org - 2 Giugno 2012
Traduzione per Megachip a cura di Ariel Pisanu.
Il caso del massacro di Houla spiega il ritardo dell’intelligence occidentale in Siria
Siccome
gli occidentali non hanno mai torto, è poco probabile che
riconosceranno di essersi sbagliati a proposito del massacro di Houla.
Ma la cosa importante non è sapere se rettificheranno o meno la falsa
immagine che la loro propaganda costruisce sulla Siria.
La cosa che
conta è il mutato equilibrio di forze tra la NATO e la OSC
(Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione, Ndt). Ora, il caso di
Houla dimostra che gli occidentali non sono in grado di sapere ciò che
accade sul campo, mentre all'intelligence militare russa non sfugge
nulla del terreno.
108
corpi sono stati esposti da parte dell'esercito "siriano" libero [1] in
una moschea di Hula. Secondo i ribelli, si trattava dei resti di civili
uccisi il 25 maggio 2012 da miliziani filo-governativi, noti con il
termine "Shabbihas".
Il
governo siriano è apparso completamente destabilizzato dalla notizia.
Ha immediatamente condannato l’eccidio, da esso attribuito al
opposizione armata.
Mentre
l'agenzia di stampa nazionale, SANA, non ha potuto fornire dettagli con
certezza, l’agenzia di stampa cattolica siriana, «Vox clamantis», ha
pubblicato senza indugio una testimonianza su alcuni degli eventi
accusando formalmente l'opposizione [2]. Cinque giorni dopo, il canale
russo di informazione Rossiya 24 (la ex Vesti) ha trasmesso un servizio molto dettagliato di 45 minuti che rimane ad oggi l'indagine pubblica più dettagliata [3]
Gli
Stati occidentali e quelli del Golfo, che operano per un "cambio di
regime" in Siria e hanno già riconosciuto l'opposizione come
interlocutore privilegiato, hanno adottato la versione dei fatti forniti
dall’ESL senza attendere la relazione della Missione di osservazione
delle Nazioni Unite (UNSMIS).
A titolo di sanzione, la maggior parte di
loro ha messo in atto una misura preparata in caso di necessità:
l'espulsione degli ambasciatori siriani dai loro rispettivi paesi.
Questa misura politica non basta a interrompere le relazioni
diplomatiche, poiché il resto del personale diplomatico siriano rimane
accreditato in loco.
Il
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una
dichiarazione presidenziale di condanna per il massacro senza nominare i
colpevoli. Ha inoltre richiamato il governo siriano alle sue
responsabilità, ossia proteggere il suo popolo con mezzi proporzionati,
vale a dire senza ricorrere alle armi pesanti [4].
Invece,
l'Alto Commissario per i diritti umani Navi Pillay, ha fatto rapporto
sui capi d’accusa a carico delle autorità siriane e ha chiesto che il
dossier venga trasmesso alla Corte penale internazionale.
Il
presidente francese François Hollande e il suo ministro degli esteri
Laurent Fabius hanno espresso la loro intenzione di convincere la Russia
e la Cina a non interferire con una risoluzione del Consiglio di
Sicurezza che autorizzi l'uso della forza. Intanto la stampa francese
accusa la Russia e la Cina di proteggere un regime criminale.
In
risposta a queste chiamate in causa, il viceministro degli Esteri russo
Andrei Denisov, si è rammaricato del fatto che la posizione francese
sia una "semplice reazione emotiva", sprovvista di analisi. Ha
sottolineato che la posizione coerente del suo paese, in questo caso
come in altri, non consisteva nel sostenere un governo, ma un popolo
(restando intesi che il popolo siriano ha tributato un consenso
plebiscitario al presidente al-Assad in occasione dell'ultimo referendum
costituzionale).
Su
richiesta del governo di Damasco, la Missione di osservazione delle
Nazioni Unite è andata sul posto. È stata accolta dall'opposizione che
controlla questa zona ed è stata in grado di stabilire diverse
osservazioni destinate all’elaborazione della sua relazione intermedia.
In
una conferenza stampa rivolta all’interno, il presidente della
Commissione d'inchiesta siriana sul massacro ha letto un breve
comunicato che rivela i risultati preliminari dell'indagine in corso. A
suo avviso il massacro è stato perpetrato dall'opposizione nel contesto
di un'operazione militare della ESL nella zona.
Consapevoli
del fatto che la relazione della Missione degli osservatori Onu
potrebbe ritorcersi contro di loro, gli Occidentali hanno fatto
istituire una Commissione d’inchiesta supplementare da parte del
Consiglio dei Diritti Umani di Ginevra da essi controllato. Esso
potrebbe rapidamente rilasciare un rapporto volto a imporre una sua
versione prima che la Missione degli osservatori non rilasci le sue
conclusioni.
Come sapere cosa è successo a Hula?
Immediatamente
e senza indagini le agenzie di stampa e i governi occidentali hanno
attribuito al governo siriano la responsabilità dell'eccidio.
Due
gli ostacoli principali che impediscono il lavoro degli investigatori:
il governo siriano ha perso il controllo di Houla da diverse settimane. I
magistrati siriani non possono recarvisi, e se dei giornalisti vi
giungono, non può avvenire che con il consenso e sotto la stretta
supervisione dell’ESL.
C'è una sola eccezione: un team di Rossiya 24,
il canale russo di informazione continua, è riuscito a circolare
nell'area senza scorta e a realizzarvi un reportage straordinariamente
dettagliato.
La
Commissione ufficiale siriana afferma di aver raccolto numerose
testimonianze, ma dichiara che non le presenterà alla stampa prima che
la relazione finale sia definitivamente stabilita.
Finora, l'identità di
questi testimoni è protetta dal segreto istruttorio. Tuttavia, la
televisione di stato ha trasmesso diverse testimonianze, il 1° giugno.
Gli inquirenti dispongono anche di video forniti esclusivamente dall’ESL.
Infine,
poiché l’ESL ha radunato i resti mortali in una moschea e ha iniziato
le sepolture appena il giorno dopo, non è stato possibile per gli
osservatori delle Nazioni Unite procedere agli esami medico-legali su un
certo numero di salme.
Le conclusioni della Rete Voltaire
Le vittime del massacro di Houla.
Houla
non è una città, ma un'area amministrativa che ricomprende tre località
di circa 25mila abitanti ciascuna, ora in gran parte abbandonate. Il
borgo sunnita di Tal Daw era sotto il controllo dei ribelli da diverse
settimane.
L'Esercito "siriano" libero vi aveva imposto la sua legge.
L’Esercito nazionale si occupava della sicurezza delle vie di trasporto
tenendo diverse postazioni lungo le strade della zona, ma non si
avventurava più lontano di queste strade.
Gli
individui hanno rapito dei bambini e hanno cercato invano di estorcere
un riscatto [5]. In definitiva, questi bambini sono stati uccisi pochi
giorni prima della strage di Houla, ma i loro corpi sono stati portati
dall'Esercito "siriano" libero per essere esposti con gli altri.
Il
24 maggio sera, l'Esercito "siriano" libero ha lanciato una vasta
operazione che intendeva rafforzare il suo controllo su tutta l'area e
fare di Tal Daw la sua nuova base. Per far ciò, da 600 a 800 combattenti
- provenienti da distretti più o meno lontani - si sono riuniti a
Rastan e Saan, e sono poi andati ad attaccare simultaneamente le
postazioni militari. Nel frattempo, una squadra fortificava Tal Daw con
l'installazione di cinque batterie di missili anti-carro ed epurava la
popolazione eliminando alcuni degli abitanti.
Le
prime vittime a Tel Daw sono state una dozzina di persone apparentate
con Abd Al-Muty Mashlab, un deputato neoeletto del partito Ba'ath,
divenuto segretario dell'Assemblea Nazionale, e poi la famiglia di un
alto ufficiale, Mouawyya al-Sayyed. Gli obiettivi successivi sono state
famiglie di origine sunnita che si erano convertite allo sciismo.
Le
vittime includono la famiglia di due giornalisti di «Top News» e «New
Orient News», agenzie di stampa che fanno parte della Rete Voltaire.
Diverse persone, compresi dei bambini, sono state violentate prima di
essere uccise.
Riuscendo
a far cadere solo una delle posizioni dell’Esercito nazionale, gli
aggressori hanno cambiato la loro strategia. Hanno trasformato la loro
sconfitta militare in un’operazione di comunicazione. Hanno attaccato
l'ospedale Al-Watani, che hanno incendiato. Hanno portato dei corpi
presi all'obitorio dell'ospedale e quelli di varie vittime alla moschea,
dove li hanno filmati.
La
teoria di un massacro unico commesso da miliziani filo-governativi non
resiste ai fatti. Ci sono stati scontri tra lealisti e ribelli, così
come numerosi massacri di civili filo-governativi da parte dei ribelli.
Poi, una messa in scena è stata organizzata dall’Esercito "siriano"
libero con il mescolamento di corpi di diversa origine, corrispondenti a
decessi accaduti nel corso di parecchi giorni.
Per
il resto, l'esistenza degli "Shabbihas" è un mito. Ci sono certamente
individui filo-governativi che si sono armati e possono commettere atti
di vendetta, ma non c'è nessuna struttura, nessun gruppo organizzato che
può essere descritto come milizia filo-governativa.
Implicazioni politiche e diplomatiche
L’ambasciatrice della Siria Lamia Chakkour.
L'espulsione
degli ambasciatori siriani da parte degli stati occidentali è una
misura già preparata con largo anticipo per essere coordinata. Gli
Occidentali aspettavano un massacro di questo tipo per metterla in atto.
Hanno ignorato i tanti massacri precedenti, perché sapevano che erano
stati commessi dall'Esercito "siriano" libero, e si sono impadroniti di
questo, credendo che fosse stato perpetrato da miliziani
filo-governativi.
L'idea
di un’espulsione coordinata non è stata concepita a Parigi, ma a
Washington. Parigi aveva accettato in linea di principio, senza
considerare le implicazioni giuridiche. In pratica Lamia Chakkour è
anche l'ambasciatrice siriana presso l’Unesco, e pertanto non può essere
espulsa dal territorio francese in virtù dell'Accordo di sede. E anche
se non fosse stata più accreditata presso l'Unesco, non sarebbe potuta
essere espulsa perché ha la doppia cittadinanza franco-siriana.
Le
espulsioni sono state coordinate da Washington per creare l'illusione
di un movimento generale, al fine di fare pressione sulla Russia.
Infatti, gli Stati Uniti cercano di testare il nuovo rapporto di forza
internazionale, di valutare le reazioni russe, e sapere fin dove possono
spingersi.
Tuttavia
la scelta del massacro di Houla è un errore tattico. Washington si
occupata di questa questione, senza verificare i dettagli e pensando che
nessuno potesse controllare. Si dimentica che in alcuni mesi Mosca ha
investito nel paese.
Più di 100mila russi vivono ormai in Siria. Non si
sono di certo limitati semplicemente a dispiegare un sistema high-tech
di protezione anti-aerea per scoraggiare la NATO dal bombardare la
Siria: hanno anche stabilito delle unità di intelligence che includono
dei militari in grado di dislocarsi nelle zone ribelli.
In questo caso,
Mosca è giunta a far luce sui fatti nel giro di pochi giorni. I suoi
specialisti sono riusciti a identificare 13 membri dell’ESL colpevoli di
questo eccidio, e hanno trasmesso i loro nomi alle autorità siriane. In
queste condizioni, non solo Mosca non si è fatta impressionare, ma ha
perfino indurito la sua posizione.
Per
Putin, il fatto che gli Occidentali abbiano voluto fare del massacro di
Houla il loro simbolo indica che non controllano più la realtà sul
terreno. Dopo aver ritirato gli ufficiali che sovrintendevano sul campo
all’Esercito "siriano" libero, gli Occidentali non dispongono più che
delle informazioni raccolte con i loro droni e i loro satelliti per
osservare ciò che accade.
Diventano vulnerabili alle menzogne e alle
millanterie dei mercenari che hanno inviato sul posto.
Visto
da Mosca, questo massacro è solo una tragedia fra le tante che i
siriani hanno vissuto da un anno in qua.
Ma la sua precoce
strumentalizzazione da parte degli occidentali dimostra che essi non
hanno ancora sviluppato una nuova strategia collettiva dopo la caduta
dell'Emirato Islamico di Baba Amr. In definitiva, avanzano a naso e
hanno perso perciò quella capacità di anticipazione che consente al
giocatore di scacchi di prevalere.
NOTE
[1]
La Rete Voltaire ha scelto di trascrivere ESL inserendo "siriano" tra
virgolette per sottolineare che questa milizia è in gran parte composta
da stranieri, e che il suo comando non è siriano.
[2] «Divisioni irreversibili in Siria?», "Vox clamantis”, 26 maggio 2012.
[3] Global Research ha tradotto in inglese la trascrizione di alcuni brani estratti da questa trasmissione. Si veda: : “Opposition Terrorists Killed Families Loyal to the Government”, Voltaire Network, 1 giugno 2012.
[4] «Syrie: que dit le Conseil de sécurité?», di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 28 maggio 2012.
[5]
Questo è attualmente il principale problema di sicurezza nel paese.
Molti delinquenti che erano stati reclutati per ingrossare i ranghi
dell'Esercito "siriano" libero sono stati smobilitati per cessazione
della continuità dei finanziamenti. Rimasti in possesso di armi fornite
dall'Occidente, si ingaggiano in attività di criminalità organizzata,
soprattutto rapimenti per estorcere riscatti.
"L'Europa è prigioniera della Nato, serve una politica estera distinta da quella degli USA"
da www.geopolitica-rivista.org - 1 Giugno 2012
Il progetto di uno spazio comune tra Europa e Russia è auspicabile,
ma reso impossibile dalla presenza di una NATO strutturata in funzione
anti-russa che tiene l’Europa prigioniera della politica USA.
Lo
sostiene, in un’intervista esclusiva realizzata da Giacomo Guarini e
pubblicata in Vent’anni di Russia, Sergio
Romano, storico, giornalista e diplomatico, considerato uno dei massimi
esperti italiani di Russia.
Già ambasciatore a Mosca durante gli ultimi
anni dell’URSS, oggi è editorialista di varie pubblicazioni (tra cui Il Corriere della Sera e Panorama). Ha insegnato alle università di Milano-Bocconi, Pavia, Sassari, Harvard e della California. Fa parte del Comitato Scientifico di Geopolitica.
Secondo Romano, la priorità della nuova presidenza Putin sarà e dev’essere la modernizzazione economica,
per uscire dall’eccessiva dipendenza dall’esportazione di risorse
naturali. Tale modernizzazione è una precondizione imprescindibile anche
perché il progetto putiniano di Unione Eurasiatica abbia successo.
Commentando i rapporti tra
Russia e Cina, l’ex Ambasciatore afferma ch’essi sono eccellenti, ma
favoriti dalla comune necessità di arginare la potenza statunitense. Non
si può escludere che si tratti solo d’una tregua, e che in futuro la
tensione torni a salire.
Uno dei capitoli su cui Cina e Russia fanno fronte comune è quello relativo a Iran e Siria.
Secondo Romano al Cremlino
non si desidera un Iran dotato dell’arma nucleare, ma si è consci che
una caduta dei governanti a Damasco o Tehran rappresenterebbe una
vittoria degli USA. «La Russia – ricorda l’ex Ambasciatore a Mosca – è
portata a pensare che ogni vittoria americana si traduca
nell’allargamento dell’area in cui gli Stati Uniti sono la potenza
dominante. E questo non le piace».
Parlando dei rapporti tra Europa e Russia, Romano ritiene che sia auspicabile uno spazio comune “da Lisbona a Vladivostok”, e che questo progetto sia già proprio alla Germania.
Tuttavia, è impossibile realizzarlo «finché esiste una NATO che è
evidentemente strutturata in funzione anti-russa»; l’Europa è «in
qualche modo prigioniera della NATO», mentre dovrebbe avere «una propria
politica estera, distinta da quella degli Stati Uniti».
Lo scudo ABM degli USA
è uno dei capitoli più spinosi dei rapporti con Mosca: «Non credo –
afferma l’esperto storico e diplomatico – che i russi abbiano
completamente torto quando si sentono potenzialmente minacciati da
queste basi anti-missilistiche americane».
Venendo ai rapporti italo-russi,
Romano non prevede che vi sarà un peggioramento col nuovo governo
italiano. Berlusconi «non ha mai messo in discussione veramente la
strategia degli Stati Uniti», e comunque Monti ha delle priorità di
carattere economico-istituzionale che lo distrarranno dall’intervenire
in maniera rilevante sulle relazioni estere.
Sco, il vertice anti-Nato
di Michele Paris - Altrenotizie - 7 Giugno 2012
Ieri si è concluso il summit SCO di Pechino, durante il quale i due
paesi membri più importanti - Russia e Cina - hanno ribadito il netto
rifiuto di qualsiasi intervento armato per risolvere la crisi in Siria e
quella del nucleare iraniano.
Al centro dell’attenzione
dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione, nella due giorni
nella capitale cinese c’è stato anche il rafforzamento dei legami
commerciali tra i paesi che la compongono e il loro ruolo nel futuro
dell’Afghanistan in vista del ritiro delle forze di occupazione
occidentali entro la fine del 2014.
L’organizzazione che ha tenuto il proprio vertice a Pechino questa
settimana, trae origine dal gruppo dei “Cinque di Shanghai”, fondato nel
1996 dai governi di Russia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan e
Tagikistan. Nel 2001 i cinque membri accolsero l’Uzbekistan, cambiando
appunto il nome in Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione.
Lo
scopo iniziale era piuttosto limitato, cioè di allentare le tensioni tra
i paesi membri, mentre successivamente l’obiettivo ufficiale sarebbe
diventato quello di formare un fronte comune contro i cosiddetti “tre
mali”, vale a dire terrorismo, separatismo ed estremismo.
In poco più di un decennio di vita, l’SCO ha tuttavia assunto sempre
maggiore rilevanza, trasformandosi in una sorta di alleanza non solo
politica ma anche militare, come dimostrano le svariate esercitazioni
congiunte andate in scena dal 2003 e quelle bilaterali tra Russia e
Cina, organizzate per la prima volta nella storia di questi paesi due
anni più tardi.
In particolare, Mosca e Pechino, nonostante una lunga
storia di rapporti travagliati, hanno fatto registrare un certo
riavvicinamento, promuovendo l’SCO come una risposta alla NATO e alle
mire espansionistiche occidentali nel continente asiatico.
Il summit del 6 e 7 giugno si è così inserito in uno scenario di
gravi tensioni internazionali, con Russia e Cina ferme nel respingere
una soluzione di forza per rovesciare il regime di Assad in Siria.
Confermando le posizioni dei rispettivi leader in questi mesi, i paesi
SCO hanno denunciato le violenze in Siria ma hanno altresì insistito per
una risoluzione diplomatica della crisi.
“I membri del gruppo di
Shanghai”, recita il comunicato ufficiale emesso giovedì, “sono contrari
all’interferenza militare negli affari del Medio Oriente e dell’Africa
settentrionale, al trasferimento di poteri forzato e alle sanzioni
unilaterali”.
Questa
posizione, ribadita fermamente dall’SCO, conferma come Russia e Cina
continueranno nel prossimo futuro a porre il veto al Consiglio di
Sicurezza dell’ONU su eventuali risoluzioni che possano spianare la
strada ad un intervento armato esterno in Siria.
I due governi, infatti,
intendono evitare una ripetizione della vicenda libica che portò al
rovesciamento di Gheddafi con pesanti ricadute in termini economici e
strategici per entrambi i paesi.
La posizione dei paesi SCO sull’Iran, ugualmente dettata dalla
comunanza di vedute dei governi russo e cinese, è stata sottolineata
dalla presenza a Pechino del presidente Ahmadinejad, il quale ha avuto
un faccia a faccia sia con Putin che con Hu Jintao.
Russia e Cina vedono
con preoccupazione il nuovo deteriorarsi delle relazioni tra Teheran e
l’Occidente sulla questione del nucleare dopo gli inconcludenti colloqui
di Baghdad del mese scorso e si oppongono sia ad un intervento armato
che a nuove sanzioni.
Per la Cina, i timori legati ad un’eventuale aggressione da parte di
USA o Israele contro le installazioni nucleari iraniane riguardano
principalmente l’impennata del costo del petrolio che ne seguirebbe, con
pesanti effetti sulla propria economia, nonché la minaccia
all’approvvigionamento del greggio, dal momento che l’Iran è il terzo
fornitore di Pechino, dopo Arabia Saudita e Angola.
Oltre a mettersi al riparo dalle possibili conseguenze in ambito
economico, la Russia vuole a sua volta evitare un nuovo conflitto in
Medio Oriente anche per ragioni strategiche. Un attacco contro l’Iran
produrrebbe infatti nuova instabilità nelle vicine repubbliche ex
sovietiche, con il rischio di contagiare la stessa Russia.
L’Iran era presente al vertice di Pechino in qualità di paese
osservatore all’interno dell’SCO, così come lo sono India, Pakistan e
Mongolia. All’incontro hanno partecipato anche Bielorussia e Sri Lanka
in quanto “partner di dialogo” del gruppo.
Come previsto, alla presenza del presidente Hamid Karzai, durante il
summit lo status di paese osservatore è stato assicurato anche
all’Afghanistan, ratificando così le dichiarazioni fatte dai leader di
Kabul e di Pechino nei giorni precedenti. Domenica scorsa Karzai aveva
annunciato la volontà di Russia e Afghanistan di stringere legami più
stretti, al di là di quelli economici.
Il presidente afgano ha parlato significativamente di partnership
strategica con la Cina, una definizione già utilizzata per l’accordo
siglato recentemente con l’amministrazione Obama che permetterà agli
Stati Uniti di rimanere nel paese centro-asiatico ben oltre il 2014.
Il
presidente cinese, Hu Jintao, mercoledì aveva invece detto di vedere un
ruolo più importante per il suo paese e gli altri membri dell’SCO in
Afghanistan, sia pure esprimendo qualche cautela vista la situazione
ancora precaria a Kabul e ponendo l’accento sugli aspetti economici
rispetto a quelli militari.
La
presenza a Pechino e il desiderio di entrare a far parte come
osservatori dell’SCO di paesi come India, Pakistan e Afghanistan
riflette il dilemma strategico dei loro governi, divisi tra un’alleanza
con un’America sempre più intenzionata a mantenere il controllo sulle
rotte commerciali e sulle riserve energetiche asiatiche e la necessità
di cercare un contrappeso a Washington guardando alle potenze vicine -
Russia e Cina - con cui essi mantengono rapporti, soprattutto economici,
sempre più intensi.
In un altro segnale all’Occidente, poi, l’SCO ha approvato giovedì
una dichiarazione di condanna dell’impiego di sistemi di difesa
missilistici “da parte di uno stato o di un gruppo di stati”, poiché
essi rappresentano una “minaccia alla sicurezza internazionale”. Anche
se non nominato esplicitamente, il riferimento è al sistema NATO che gli
Stati Uniti intendono allestire sul territorio di alcuni paesi
dell’Europa orientale e che la Russia ritiene minacci il proprio
deterrente nucleare.
Sul fronte economico, infine, i sei membri dell’Organizzazione di
Shanghai per la Cooperazione si sono accordati per accelerare la
creazione di una Banca e di un Fondo per lo Sviluppo. Il presidente
cinese Hu ha da parte sua promesso lo stanziamento di 10 miliardi di
dollari in prestiti a beneficio degli altri paesi SCO, a conferma della
crescente dipendenza economica di alcuni di loro da Pechino.
Il dato più importante che è uscito dal primo summit SCO dopo il
ritorno di Vladimir Putin al Cremlino, in ogni caso, è la conferma della
costante sintonia di Russia e Cina sui temi più delicati nel panorama
internazionale. I due paesi continuano ad avere motivi di scontro a
causa di interessi divergenti su varie questioni, tuttavia la loro
collaborazione è aumentata parallelamente alla necessità di contrastare
l’ingerenza occidentale nelle aree strategicamente sensibili del
continente asiatico.
Alla luce del rinnovato interesse degli Stati Uniti per l’estremo
Oriente e del mantenimento di una sostanziale presenza militare
americana in Afghanistan dopo il ritiro promesso da Obama nel 2014,
l’Asia continuerà dunque ad essere nei prossimi anni il teatro di
crescenti tensioni e rivalità tra le principali potenze del pianeta.
Altro fracking previsto per Siena e Grosseto
di Maria Rita D'Orsogna - http://dorsogna.blogspot.it - 7 Giugno 2012
I permessi della European Gas Limited - ditta australiana che dice di
avere depositato le proprie valutazioni di impatto ambientale per
estrarre Coal Bed Methane e Shale Gas con fracking presso la regione
Toscana.
E così, come un domino ecco altri progetti per fare fracking di Coal Bed Methane in Italia e di Shale Gas.
Da quanto mi pare di capire, questa ditta, la European Gas limited, ha avuto le concessioni nel 2007 ma sta ancora chiedendo i permessi e le autorizzazioni a procedere al nostro governo.
Sono tutti e tre allo stadio preliminare e sono in Toscana.
E' tutto nel silenzio, e come sempre, se nessuno sa, dice, chiede, esige risposte, quelli gliele danno le autorizzazioni, perché fondamentalmente non sanno neanche cosa sia il fracking!
E così finirà che si arriva al fracking in Italia senza neanche chiederlo a nessuno, e poi in Toscana, come se la regione più turistica d'Italia potesse essere allo stesso tempo un distretto minerario con acqua inquinata, esalazioni tossiche e tremori piu' o meno forti nel sottosuolo.
Dicono che:
Reports on Environmental Impact Study’s for the three permit areas have been completed and lodged with the office of the Regione Toscana.
I rapporti sugli studi di valutazione ambientale per tutte e tre le aree sono stati completati e giacciono con gli uffici della regione Toscana.
Ma la regione Toscana ha qualcosa da dire? Lo sanno? Cosa pensano? Perché la gente normale non sa niente di tutto ciò, che magari vorremmo dire anche la nostra, no?
E così, come un domino ecco altri progetti per fare fracking di Coal Bed Methane in Italia e di Shale Gas.
Da quanto mi pare di capire, questa ditta, la European Gas limited, ha avuto le concessioni nel 2007 ma sta ancora chiedendo i permessi e le autorizzazioni a procedere al nostro governo.
Sono tutti e tre allo stadio preliminare e sono in Toscana.
E' tutto nel silenzio, e come sempre, se nessuno sa, dice, chiede, esige risposte, quelli gliele danno le autorizzazioni, perché fondamentalmente non sanno neanche cosa sia il fracking!
E così finirà che si arriva al fracking in Italia senza neanche chiederlo a nessuno, e poi in Toscana, come se la regione più turistica d'Italia potesse essere allo stesso tempo un distretto minerario con acqua inquinata, esalazioni tossiche e tremori piu' o meno forti nel sottosuolo.
Dicono che:
Reports on Environmental Impact Study’s for the three permit areas have been completed and lodged with the office of the Regione Toscana.
I rapporti sugli studi di valutazione ambientale per tutte e tre le aree sono stati completati e giacciono con gli uffici della regione Toscana.
Ma la regione Toscana ha qualcosa da dire? Lo sanno? Cosa pensano? Perché la gente normale non sa niente di tutto ciò, che magari vorremmo dire anche la nostra, no?
Siena - 478 chilometri quadrati - Coal Bed Methane e Shale Gas
Belforte - 511 chilometri quadrati - Coal Bed Methane e Shale Gas
Cinigiano - 564 chilometri quadrati - Coal Bed Methane e Shale Gas
Ma chi sono questi che non sanno neanche scrivere Siena e scrivono Sienna?
Intanto, questa European Gas Limited, European non e'.
La Kimberley Oil infatti nasce nel 1996 nell'Australia del Nord e *fin dal 2003* "entra in accordo" per una joint venture per trivellare carbone alla ricerca di metano in Italia e Francia.
Fin dal 2003!
Fra i suoi partner fin dal 2006 una certa Heritage Petroleum, americana.
Poi divestono dall'Australia e si cambiano il nome in European Gas Limited, chissà, per sembrare più benigni forse.
Anche loro parlano dei disastri minerari della Toscana e dell'alto contenuto di metano nell'area.
Dicono che
"CBM exploration activities by others in adjacent permits is encouraging".
"Le attivita' di esplorazione di CBM di altri in permessi adiacenti e' incoraggiante"
Ricordiamo che il CBM e' il coal bed methane che viene estratto con metodi di fracking.
E poi, ma chi sono questi altri? Quelli della Independent Resources? O altri ancora?
La cosa che fa rabbrividire è che dalle loro carte l'intera città di Siena è coperta dal permesso esplorativo!
Non ho che dire.
La Francia e la Bulgaria hanno bannato il fracking. Noi neanche lo sappiamo che degli australiani ed inglesi vogliono venire a farcelo in alcuni dei più bei posti d'Italia se non del pianeta.
Evviva l'Italia.