mercoledì 31 dicembre 2008

Buon 2009...

Predizioni per il 2009
di Sharon Astyk - 15 Dicembre 2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di DOMENICO D'AMICO
Di questo scrivo un po' in anticipo, quest'anno - mancano un paio di settimane ai "Giorni dell'Indipendenza" [1], e prevedo un bel po' di clamore quando le consuete previsioni di fine anno cominceranno a bombardarci. Così ho pensato di tagliare la testa al toro e di fare le mie adesso.

Ma prima: come mi è andata l'anno passato? (Guardate, solo perché l'anno scorso ne ho imbroccata qualcuna giusta non vuol dire che dobbiate prendere per oro colato tutto quello che dico - Non credo mica che quello che mi esce dalle chiappe sia sempre la verità assoluta, e di certo non dovreste crederci nemmeno voi ;-))

Quest'anno l'ho chiamato "Hic Sunt Leones" sostenendo che è la situazione in cui ci ritroviamo quando le carte geografiche che danno un senso al nostro mondo diventano inaffidabili. Credo di averci azzeccato abbastanza - credo che in molti non si rendano conto di quanto grande sia questa inaffidabilità, di quanto il funzionamento dell'economia, il nostro ecosistema, la nostra cultura siano completamente differenti da quello che ci è stato insegnato. Penso che tutti possiamo vedere come gli stessi esperti si sentano smarriti, non perché siano stupidi, ma solo perché non sono capaci di operare fuori dalla mappa. Quello che ci raccontiamo plasma la nostra percezione del mondo - e la narrazione comunemente accettata ha ostacolato la nostra comprensione delle cose.
Queste erano le mie previsioni per il 2008, le mie annotazioni e la loro verifica.
1. Quest'anno le parole "picco della produzione di petrolio" andranno alla grande, ma quest'uso massiccio non si accompagnerà a una profonda o articolata comprensione del loro significato. Nel senso che "picco di produzione" sarà usato a scopi politici, non necessariamente commendevoli.-- Qui ci ho preso. Mentre il prezzo del greggio saliva, la CNN e il resto dei grossi media sembravano non averne mai abbastanza dei testimonial del PdP, tipo Simmons e Kunstler. Ma naturalmente per quei media era impossibile generare nel pubblico una comprensione abbastanza approfondita da fargli capire che il Picco di Produzione non è svanito nel nulla solo perché i prezzi sono crollati, anzi, che a lungo termine quel crollo è la probabile conferma che il picco l'abbiamo superato.
2. Entro la fine dell'anno avrà inizio l'accaparramento di vettovaglie e attrezzatura di sopravvivenza, in stile panico da fine millennio.-- Nel settore equipaggiamento le cose non sono state drammatiche come alla vigilia del 2000, anche se gli ordini di stufe a legna e bici elettriche sono andati alle stelle. Ma la cosa notevole è stata la ressa per accaparrarsi le confezioni di riso dei discount, come è successo in primavera. Sfortunatamente temo che la cosa si ripeterà, anche se per altre ragioni. Anche qui ci ho preso.
3. I neocon non usciranno di scena tanto docilmente - dovremo aspettarci almeno una grossa sorpresa. Voglia D-o che non richieda la parola "nuculare" [2] o qualche suo derivato.-- Ritengo che qui ci abbia azzeccato al 50% - credo che l'escalation con la Russia sia stata in effetti l'ultimo tentativo dei neocon di farsi passare come l'ancora di salvezza in un mondo ostile (con l'Alaska a fare da Terra di Nessuno), ma è andata meglio di quanto temessi.
4. Hillary non vincerà le elezioni del 2008. E ad onta delle email che continua a mandarmi un sacco di gente, preannunciandone il successo, nemmeno Ron Paul.-- Azzeccato.
5. L'economia se la vedrà brutta. Eh, qui sono proprio in minoranza..-- Azzeccato.
6. Molti di noi si accorgeranno di essere presi più sul serio del previsto. Certo sempre meno sul serio del divorzio di qualche celebrità, comunque.-- È andata proprio così, almeno per me - non conosco le reazioni di John Michael Greer, Kunstler o Orlov [3], ma per me è stata sorprendente l'attenzione verso le mie predizioni, e la scarsità di gente che ha pensato che esagerassi, anche se magari lo facevo, stando ai rilevamenti di un'affiliata ABC. Ma ovviamente anche la serietà ha i suoi limiti - se è vero che sono in pochi a criticare l'ideologia dominante, è anche perché sono in pochi a occuparsene.
7. Vedremo rivolte per il cibo in ancora più paesi, e ancora più fame. L'idea dei "Victory Garden" [4] non sembrerà più così bizzarra.-- Eh già! Quest'anno 31 nazioni hanno già avuto qualche forma di rivolta per il cibo, e la lista si allunga. E Michael Pollan ha scritto "Farmer in Chief" [Coltivatore in Capo] e l'idea dell'Orto della Casa Bianca imperversa in rete [5].
8. Si comincerà a riconsiderare la mattana del bio-diesel - ma troppo tardi per impedirla.-- Come volevasi dimostrare... Naturalmente il crollo del prezzo del petrolio fa la sua parte, ma anche prima di questo abbiamo visto finalmente aprirsi un dibattito serio sul concetto di bio-carburante, in Europa almeno.
9. Vedremo almeno una immagine (o più) di gente disperata che abbandona la propria città, non avendo altra scelta. E molte immagini di sfratti.-- Mi sono sbagliato solo nella prima parte di questa previsione, e nemmeno del tutto. La gente se ne andava da Houston, e frotte di persone si aggiravano a Memphis e Atlanta, in cerca di benzina... Ma non ho percepito una risonanza alla Katrina o da 11 settembre - i media erano distratti, e non c'è stato l'evento iconico che mi aspettavo. Per il resto, ci ho preso.
10. "La Fine del Mondo per Come lo Conosciamo" (ammettendo che arrivi) verrà rinviata abbastanza a lungo da permettere l'uscita del mio libro, in autunno, così da ammortizzare almeno il mio anticipo e non dare al mio editore un motivo per farmi causa ;-).-- Non ne sono sicura, ma credo che a quest'ora abbiano già recuperato il mio anticipo (tutti i quattromila), e l'editore non è nemmeno fallito. Chissà, potrei addirittura guadagnarci qualcosa!D'accordo, d'accordo, vogliamo parlare dell'anno che verrà?
Pur ritenendo che sia stato nel 2008 che ci si è accorti di più che qualcosa stava andando storto, devo mettermi di nuovo in minoranza (non proprio una forte, ma abbastanza) affermando che il 2009 sarà l'anno in cui diremo che la situazione è "al collasso". Non credo che sfangheremo l'anno senza che ci siano, in quasi tutto il mondo, radicali e strutturali cambiamenti nello stile di vita. Vorrei chiamarlo, citando "Il Secondo Avvento" di Yeats, "l'Anno di 'è giunta finalmente la sua ora'" [6].
Cosa intendo per collasso? Usiamo spesso questa parola, ma sul suo significato è facile equivocare. Intendo che è probabile che gli Stati Uniti vadano incontro a un collasso finanziario in stile Grande Depressione - disoccupazione dilagante, masse di persone che affrontano la fame, il freddo e la mancanza di assistenza medica, la disarticolazione di servizi che consideriamo ormai diritti acquisiti, e la percezione che il sistema non è più in grado di funzionare. Non sto dicendo che ci daremo da un giorno all'altro al cannibalismo - anzi, credo che ci accorgeremo di riuscire a cavarcela sorprendentemente bene in questa situazione di collasso, per quanto grave.
Negli scorsi anni sono stata piuttosto faceta nei miei pronostici - quest'anno mi è impossibile. Spero davvero di sbagliarmi. E spero che prenderete decisioni basate sul vostro giudizio, non sul mio. Queste sono previsioni, il risultato di analisi e intuizioni, e qualche volta la cosa mi riesce bene. Ma non sto dicendo che ogni parola che mi esce di bocca (o dalla tastiera) sia la verità, tanto meno che dobbiate prenderla come tale. Sono parole avute gratis in rete - pensate a quanto le avete pagate e valutatele di conseguenza.
1. Un certo grado di normalità reggerà fino a primavera inoltrata o all'inizio dell'estate, più che altro grazie alle speranze legate alla presidenza Obama. Ma entro la fine dell'estate 2009 l'insieme della perdita di posti di lavoro, credito e reddito, provocherà una crisi economica che farà sembrare rosea la situazione attuale. Con una prevista perdita fino a un milione di posti di lavoro al mese, arriveremo al punto in cui l'economia, per come la concepiamo adesso, non potrà più funzionare - avremo oggi l'equivalente delle file per il pane e dei broker che vendono mele per strada, [come nella Grande Depressione].
2. Molti dei progetti di investimento in infrastrutture che oggi vengono proposti non andranno mai in porto, e molti nemmeno vedranno un inizio, perché lo stato non sarà in grado di ottenere il credito per finanziarli. Il prezzo della globalizzazione sarà salato, in termini di ridotta disponibilità di fondi e risorse – e ad onta di quelli che credono che continueremo a costruire con un collasso in corso, questo non accadrà. Negli USA ci sarà qualche variazione sul tema New Deal Verde, altre nazioni continueranno a lavorare su infrastrutture ecosostenibili, ma molti di noi dovranno continuare a convivere con infrastrutture fatiscenti costruite per gente che ha a disposizione molta energia a basso costo. I progetti di maggior successo saranno programmi di piccole dimensioni, a livello locale, capaci di distribuire risorse il più diffusamente possibile.Prego perché abbiamo l'intelligenza di soprassedere su altre questioni e occuparci della creazione di un qualche tipo di sistema sanitario, uno che ammortizzi la contingenza. In caso contrario siamo davvero fregati - l'ultimissima cosa che ci possiamo permettere è un'assistenza sanitaria come quella di oggi nel contesto di un'economia inoperante. Sfortunatamente prevedo che non affronteremo il problema, ma prego Dio di sbagliarmi.
3. Il 2009 sarà l'anno in cui i più appassionati attivisti del problema climatico (e non escludo me stessa) saranno costretti ad ammettere che dovrà prima gelare l'inferno (e l'inferno invece scotta sempre di più) perché riusciamo a prevenire l'aumento di 2º della temperatura del pianeta. Troppo pochi, troppo tardi, ecco. Questo non significa che dobbiamo mollare - la differenza tra emissioni incontrollate e controllate è comunque una questione di vita o di morte per milioni di persone - ma che, con orrore, rammarico e dolore, l'insieme di una nostra sempre maggiore consapevolezza dello stato attuale del clima e della situazione economica ci spingerà a operare a partire dalla constatazione che il mondo che lasceremo ai nostri figli sarà più degradato di quanto sperassimo, e la nostra eredità più povera e striminzita.
4. Il 2008 sarà probabilmente l'anno del Picco di Produzione a livello mondiale, ma per un po' non ce ne renderemo conto. La consapevolezza sarà una bastonata tra capo e collo, perché saremo già impantanati nelle spire della nostra crisi economica, energetica e climatica. La mancanza di investimenti nell'anno prossimo comporterà che, alla fine dei conti, sempre più petrolio resterà inestratto, il che per il clima sarà positivo, ma scomodo per il nostro obbiettivo di un'economia basata su energie rinnovabili. A lungo termine, in ogni caso, il Picco si avventerà a mordere le nostre chiappe collettive.
5. Il minore accesso a cibo, beni e servizi quest'anno diventerà una realtà. In parte questo si dovrà agli esercizi che chiuderanno - dovremo fare più strada per avere quello che ci serve. In parte sarà dovuto al fallimento dei fornitori, provocato dalla bancarotta delle banche commerciali. Inoltre potrebbero esserci disservizi nel campo di spedizioni e trasporti. Altre difficoltà deriveranno dall'aumento di domanda per generi di nicchia che, finora, vengono prodotti in piccola quantità per un numero ridotto di fanatici dell'ecosostenibile, ma che adesso si scopriranno di diffusa utilità. Potrebbe intervenire la deflazione - coltivatori che non potranno fare il raccolto perché il guadagno sarà inferiore alla spesa, e il collegamento tra chi possiede i beni e chi ne ha bisogno rischierebbe di spezzarsi del tutto. E nel frattempo, altri milioni di americani si troveranno a scegliere tra un paio di scarpe nuove e una visita medica.
6. Molti americani conosceranno un drastico taglio nei servizi sociali e negli ammortizzatori sociali. I fondi di molti stati e di molti programmi locali si volatilizzeranno e basta. La disoccupazione diventerà galoppante, e il governo federale dovrà venir meno ad alcuni dei suoi impegni anche solo per impedire agli affamati di riempire le strade. Nel frattempo i solchi non saranno arati, l'immondizia non verrà raccolta, e le classi saranno di 40 alunni e più (con asilo accorpato), con una scuola di tre o quattro giorni alla settimana.
7. Gli stati mancheranno alla grande i loro impegni finanziari nei confronti dei paesi poveri, e in tutto il mondo le persone che meno hanno arrecato danni all'ambiente moriranno di fame sempre di più. Non sarà un evento inevitabile, ma i paesi ricchi affermeranno di sì.
8. Finalmente affronteremo il problema della crisi degli alloggi, ma il valore decrescente degli immobili renderà l'iniziativa improduttiva. Ogni volta che abbasseremo i prezzi delle case al livello della situazione reale, questa ci sfuggirà da sotto i piedi. Molti di quelli che riceveranno aiuto finiranno per essere sfrattati di nuovo (come già succede) e altri semplicemente non vedranno alcuno scopo nel continuare a pagare il mutuo visto che, proprio per la loro situazione, sarebbero qualificati per un alleggerimento del mutuo stesso (come già succede). Alla resa dei conti, la questione probabilmente si risolverà da sola, magari attraverso in qualche tipo di piano redistributivo che riassegni a un mutuo minimo le abitazioni sequestrate, se i sequestri di case porteranno giù con sé abbastanza banche da rendere fattibile per la gente smettere di pagare mutui che sono di fatto inesigibili, o magari ci saranno disordini che porteranno la gente a a riappropriarsi delle case. Non propendo per l'una o l'altra soluzione, e non credo che la faccenda si concluderà col 2009.
9. Per la fine dell'anno, il dibattito se il collasso ci sia stato o stia per arrivare continuerà accanito, almeno per chi potrà permettersi di mantenersi collegato alla rete. Non ci sarà nessun accordo sulla definizione di collasso, moltissimi continueranno con la loro vita, solo con un tono minore, mentre altri sperimenteranno perdite davvero tragiche e apocalittiche. Alcuni accuseranno le vittime di essere pigre, stupide, superflue e inutili, non importa il loro numero. Altri si guarderanno attorno chiedendosi: "Come ho fatto a non capire che tutto questo era inevitabile?" Parecchi saranno costretti a rendersi conto che i poveri non sono un abisso di pigrizia ed egoismo, quando toccherà a loro diventare poveri. Comprenderemo la situazione in cui ci troviamo solo in retrospettiva, col senno di poi - i nostri figli avranno per quest'esperienza una definizione migliore della nostra, confusa dalla molteplicità di punti di vista. Per intanto, ogni volta che le cose peggioreranno i più fra noi penseranno che si sia toccato il fondo, che le cose si siano "normalizzate", finché diventerà difficile ricordare quali fossero le nostre antiche aspettative.
10. Tutto questo è terribile, ma la realtà è che non tutto cadrà a pezzi. Qui negli Stati Uniti la vita sarà dura e deprimente, ma ci saranno anche passi avanti. La gente tapperà i buchi e riprenderà a remare. Si scoprirà che per la gente comune trovare il modo di cavarsela è sempre stato più facile di quanto pensino gli opinionisti - è per questo che ha smesso di fare shopping nonostante tutti li implorassero di continuare a spendere. Andranno a vivere coi parenti, coltiveranno orti e lasceranno le loro case sovrastimate, o combatteranno per tenersele. Molti per questo soffriranno, e tanto, ma un numero sorprendente di persone si adeguerà a situazioni che, finora avrebbe considerato invivibili. Terranno duro, talvolta addirittura amando la loro nuova esistenza. Vedremo atti di grande eroismo e forza morale, così come atti di profondo egoismo e malvagità. Perderemo tantissimo - ma scopriremo anche che in molti di noi c'è di più di quello che pensavamo, che possediamo più spirito di sopportazione, più coraggio, più generosità di quanto credessimo.Un Buon Anno in anticipo a tutti voi. Che in voi la saggezza superi i meriti, e che conosciate nel prossimo, in questi tempi difficili, solo il meglio.
Note del traduttore
[1] Si tratta di indipendenza alimentare, principalmente. L'autore si riferisce a un'espressione di Carla Emery (usata nel suo libro "Encyclopedia of Country Living") per definire il periodo in cui le famiglie si sostentavano con quello che producevano nei loro orti e campi. Attualmente i Giorni dell'Indipendenza sono stati rilanciati, nel contesto della crisi (anche ideologica) che stanno attraversando gli Stati Uniti, per diffondere sempre di più le idee di consumo locale, riduzione della produzione di rifiuti, "urban farming", e in genere quello che si potrebbe accostare al concetto di decrescita. Il sito da cui è tratto questo articolo ha anche promulgato una "Indipendence Days Challenge": i blogger che vi aderiscono fanno la cronaca dei risultati che ottengono (ad esempio nella produzione e nel trattamento del cibo) all'interno dell'ottica "indipendentistica".
[2] Celebre strafalcione di George W. Bush ("nukular" per "nuclear").
[3] Alri intellettuali che, come Sharon Astyk, dibattono di problemi energetici e produttivi nella prospettiva di un'incombente crisi di scarsità. Comedonchisciotte ha pubblicato diversi interventi di Kunstler.
[4] Si tratta della coltivazione in aree urbane e suburbane, diffusa dallo stato nei paesi anglosassoni nel corso delle Guerre Mondiali per sopperire alla carenza di generi alimentari nel periodo bellico. Quello dei Victory Garden è una sorta di emblema del movimento "frugalista" di cui l'autore fa parte.
[5] Quella di Michael Pollan [http://www.commondreams.org/view/2008/10/10-13] è una lettera aperta al neo-presidente Obama sulle tematiche cibo-energia. L'Orto della Casa Bianca è quello di Eleanor Roosevelt, a sostegno dell'iniziativa dei Liberty Garden (vedi nota precedente).[6] Occorre sottolineare che la citazione di Yeats non ha nulla di pedante. La poesia, col suo tono apocalittico e profetico da catastrofe incombente, negli USA è popolarissima e citatissima.



Pesci selvatici e le melodie delle foreste andaluse
di Daniele Luttazzi - http://www.danieleluttazzi.it/ - 3o Dicembre 2008

Penso sia un titolo migliore di Interviste recenti 2009, ma potrei sbagliarmi. ( "Ma potrei sbagliarmi": non sarebbe bello se ogni discorso del papa terminasse così? )Ho mandato una copia di queste interviste recenti ai pensionati che hanno perso tutto nel crack Parmalat e quei pensionati adesso dicono:-Almeno ho una copia di queste interviste recenti.-Se invece siete giovani, ma non volete ancora lasciare il Paese, buona fortuna con le grandi opportunità educative che il Mercato vi offre, per esempio imparare quanti flaconcini di coca riuscite a infilarvi su per il culo.

Un romantico 2009!

Cosa pensi del ruolo che i satiristi hanno assunto oggi in Italia? Del fatto che siete diventati ‘punti di riferimento’ (politico) per la gente? La ritieni una situazione inevitabile data la contingenza storico-politica? Come vivi questa grande attribuzione di responsabilità da parte della gente? Come ti poni rispetto al fatto che molta parte del tuo pubblico ti vede più come un punto di riferimento politico che non come un artista satirico?
La nostra credibilità è dovuta al fatto che abbiamo detto certe cose in tv fregandocene della conseguenze in termini di convenienza economica: restare in tv facendo i paraculi era molto più vantaggioso. Essere un artista satirico e essere un punto di riferimento politico è inevitabile in generale, e non c’è affatto contraddizione fra le due cose. La responsabilità non me la dà la gente, me la dà la mia arte. Fa parte di questa responsabilità non strumentalizzare la gente e il loro consenso. Quanto ai politici italiani, hanno mentito ripetutamente e spudoratamente, hanno mostrato di difendere all’unisono gli interessi della propria casta, hanno rivelato la loro mediocrità diffusa. La gente si è rotta le scatole. E ci hai fatto caso? In Italia, ogni volta che scoppia uno scandalo, tutti lo sapevano già da tempo. Che razza di Paese!

L’8 luglio di quest’anno, in piazza Navona a Roma si è tenuto il “no Cav Day”. Qui hanno dato espressione del loro pensiero anche alcuni comici attraverso la satira. Per esempio erano presenti Grillo e la Guzzanti. Perché tu non c’eri?
Perché la piazza favorisce il populismo. Non mi piace ingenerare equivoci: è il mio modo di rispettare il pubblico. La satira dev’essere contro il potere. Anche contro quello della satira. A teatro, le intenzioni dell’artista sono limpide. In piazza, in una manifestazione partitica, no. Guai al pubblico che si mette a guardare ai satirici come a cavalieri senza macchia e senza paura, e guai ai satirici che finiscono per crederci.

Si passa senza soluzione di continuità [per citare solo dei due poli della faccenda] dalle imitazioni del Bagaglino ai comizi in piazza di Beppe Grillo. In mezzo, modulazioni di queste tipologia. Per quale motivo è accaduto tutto ciò? È una trasformazione solo italiana o un fenomeno globale?
La satira pare scomparsa perché non è più ammessa in tv nella forma libera che le è propria. In questo modo le tolgono impatto. E’ un fenomeno solo italiano, che rende il nostro Paese una provincia asfittica e poco democratica. La satira in tv fa picchi di ascolto, ma non la si vuole. Quindi il problema è politico.

Le profezie di Guy Debord a proposito della Società dello spettacolo si avverano sotto i nostri occhi: il governo si occupa della «percezione» delle cose da parte dei cittadini più che della sostanza materiale, dei bisogni, dei fatti. L’invenzione dell’«emergenza sicurezza» è un caso lampante. Come pensi ci si debba muovere in questo scenario?
Come suggeriva Debord: con pratiche di vita alternative.


C’è necessariamente contraddizione tra satira e impegno civile/politico attivo?
La satira è politica, dato che esprime una critica dell’esistente. E nasce politica: Aristofane attaccava il demagogo Cleone e il partito dei democratici, che volevano la guerra. Chi dice che la satira non deve fare politica vuole solo censurare la satira. Esprime un punto di vista, quindi è faziosa. Uno può fare benissimo satira e candidarsi al senato: in America, lo ha fatto Al Franken. Ed è stato eletto. Una volta intrapresa la carriera politica, però, ha giustamente abbandonato gli spettacoli satirici.

Del panorama satirico tedesco mi ha colpito il fatto che molti cabarettisti che fanno satira politica ritengono che la satira non possa essere più che gehobene Unterhaltung, intrattenimento di livello. I cabarettisti tedeschi sono tendenzialmente scettici circa la possibilità di poter incidere con la propria satira sulla realtà; molti di loro concepiscono il mezzo televisivo essenzialmente come moltiplicatore, come strumento pubblicitario per attrarre la gente a teatro. Il divario rispetto alla situazione italiana, in particolare per quanto riguarda il valore e il potere che nel nostro paese alla satira è attribuito (nel bene e nel male) è incolmabile.
Il loro scetticismo ha forse un’origine storica: Karl Kraus non ha fermato Hitler; ma, anche così, la loro è una visione molto angusta della potenza satirica. I suoi effetti sono culturali e riverberano sulle generazioni a venire. Ma devi avere dentro una rabbia vera, sennò fai solo del “colore” sull’attualità: non dai fastidio a nessuno, anzi sei perfetto per il marketing.

L’ottima salute (in quanto a causticità e aggressività) di cui gode la satira in Italia non può prescindere dal collasso socio-politico del paese? La satira deve in altre parole tendere al suo annullamento? Una società sana non ha bisogno di satira?
La satira esisterà finchè esisterà l’umanità, con tutte le sue contraddizioni. La “società sana” è un’utopia nazista.

Qual è l’obiettivo del tuo ‘fare satira’? Difendere / rafforzare la democrazia? Affinare lo spirito critico della gente?
L’obiettivo della satira è esprimere un punto di vista in modo divertente. Divertente per chi la fa. Se il pubblico ride, tanto meglio, ma non è un criterio per giudicare la bontà della satira: ogni risata dell’autore contiene una piccola verità umana; a volte la verità fa male e non tutti sono disposti a riderne. Il pericolo per chi fa satira è ritenere che sei sul palco a dire la verità: questo abbaglio ti trasforma in un predicatore, in un leader di masse, in una persona di potere. L’arte ti abbandona.

Credi che la satira abbia anche una funzione di valvola di sfogo o di conforto? O al contrario contribuisce ad aumentare il disagio?
La satira nasce dalla rabbia, ma non è mai consolatoria. Induce alla conversione e all’azione. Il disagio che aumenta è solo quello dei parrucconi.

Il linguaggio della satira è espressivo al punto che può infastidire chi lo ascolta. Ciò, a volte, crea un effetto di rigetto su una determinata fascia di pubblico. La gente, quindi, deve essere preparata per poter comprendere la satira?
La satira è un gusto. Il gusto per la libertà di pensiero. In Italia siamo regrediti al punto che la gente dev’essere preparata alla libertà di pensiero? Certo, secoli di Vaticano non aiutano. E comunque la satira mica può piacere a tutti: i suoi bersagli, ad esempio, non ridono. Lo scandalo della satira non è nei termini indecenti, ma nel fatto che la sua libertà espressiva corrode i nostri pregiudizi. I pregiudizi rassicurano. La satira no.

Come mai secondo te, da un po' di anni in Italia le informazioni si hanno più dai comici che non nei telegiornali e sui giornali?
Questo è un luogo comune. Ci sono tanti giornalisti formidabili che onorano la propria professione. Vediamo però di continuo giornali e telegiornali fare propaganda: edulcorano o cassano o mistificano le notizie. La satira, nel commentare i fatti, li ricorda. E così il grosso pubblico, che non legge i giornali, apprende le notizie dalla satira! Ma la satira è uno stormo di piccioni. Da qui l’attenzione.

Quale credi sia il potere della satira? A tuo avviso quali risvolti concreti ha o può avere la critica della satira? La satira può ‘cambiare il mondo’? (o, come tu hai domandato ad altri autori satirici, la satira può agire sulla Storia? Se sì, come? Se no, perché?)
La satira è innanzitutto arte: in quanto tale, agisce sulla Storia offrendo all’umanità uno sguardo rinnovato sul mondo; per questo, fin dai tempi di Aristofane, la satira è contro il potere, di cui riesce ad annullare la natura mortifera mantenendo viva nel nostro immaginario quella sana oscillazione fra sacro e profano che chiamiamo dubbio. L’effetto concreto della satira è quello della liberazione dell’individuo dai pregiudizi inculcati in lui dai marketing politici, culturali, economici, religiosi. Il potere si accorge che questo va contro i suoi interessi e ti tappa la bocca. E’ sempre stato così ed è un ottimo motivo per continuare a farla. Dove è possibile. ( Il mio sottoscala. )

Negli Usa hanno eletto Obama e i media magnificano l’evento, come se i guasti del passato fossero definitivamente alle spalle e ci attendesse una rinascita generale. Come minimo occidentale. Forse addirittura planetaria. Ti associ anche tu all’euforia generale?
L’euforia generale è dovuta soprattutto al cambiamento che Obama ha promesso. A settembre ero a New York da Letterman il pomeriggio che ha intervistato Obama. Ero in prima fila, Obama era a cinque metri da me, me lo sono studiato bene. Dopo la sua prima risposta il pubblico era già in visibilio: Obama non dice nulla di diverso da quello che i democratici USA hanno sempre detto, ma sa dirlo in maniera avvincente. E con meno ambiguità rispetto a una Hillary. E’ ancora presto per giudicare. Le questioni cruciali, come si sa, saranno la politica estera ( ritiro dall’Iraq e dall’Afghanistan, rilancio della diplomazia e delle relazioni internazionali ) e la politica economica (new deal, fine della speculazione finanziaria ). Non ci resta che aspettare.

Adesso un passo indietro. Torniamo al famigerato “editto bulgaro”. Biagi ha fatto in tempo a rientrare in Rai, Santoro ha recuperato stabilmente il suo spazio; com’è che tu sei ancora fuori?
Perché sono un cane sciolto. L’Italia è divisa in clan che si spartiscono il potere. Se non appartieni a nessuno di essi, ti fanno fuori in due secondi.

E come lo si vive questo ostracismo? Al di là dell’orgoglio per non essere scesi a compromessi, viene mai il dubbio che alla fine non ne valga la pena?
Ma la satira è un’arte! Gli artisti non ragionano in termini di convenienza materiale: obbediscono alla loro musa. I greci la sapevano lunga. Va da sé che la mordacchia alla satira, oltre a essere anticostituzionale, è insopportabile. I bacchettoni mi fanno schifo. Chi ne giustifica le azioni censorie, ancora di più.

Di nuovo il presente. L’unico aspetto positivo della crisi in cui stiamo sprofondando è che ha messo in luce, come non mai, i vizi e le contraddizioni del capitalismo, specialmente di quello finanziario. La tua impressione quale è?
Il capitalismo troverà il modo di proseguire nello sfruttamento. E’ il suo mestiere. Fra qualche decina d’anni, però, la crisi ambientale romperà il giocattolo: quello capitalistico è un modello insostenibile.

Si sta avviando un vero ripensamento dello schema nevrotico “nasci produci consuma crepa”, oppure c’è solo il rammarico per non poter continuare a inebriarsi con lo shopping, eventualmente con la carta di credito e i pagamenti ”in comode rate”?
La decrescita è una necessità. A poco a poco diventerà un sapere di tutti.

Che aspettative hai da parte del tuo pubblico, e come sono cambiate, se sono cambiate, nel corso del tempo?
Scrivo e recito cose che fanno ridere me. Quando il pubblico si rivolge a te come a un guru senza macchia, o come a un leader che è lì a indicarti la verità e la via, sbaglia e gli va detto. In questo Paese, i demagoghi attecchiscono troppo facilmente, coi risultati che vediamo e da cui la storia del secolo scorso pare non averci immunizzato. Il mio punto di riferimento è Lenny Bruce. Diceva:” Io faccio parte della corruzione che metto alla berlina.” Un atteggiamento molto più sano.

Lenny Bruce è uno dei tuoi personaggi di riferimento.
Lenny Bruce ha rinnovato il genere del monologo satirico, che negli USA ha una lunga tradizione. Bruce diceva sempre: “la realtà è ciò che è, non ciò che dovrebbe essere”. Nello scarto fra le due cose si situa la risata satirica. Prendete ad esempio la campagna pubblicitaria del Partito Democratico. Era perfetta. Mancava solo il prodotto.

Con «Barracuda» sei stato il primo a portare nella televisione italiana il talk show sul modello di David Letterman. Poi in tanti hanno provato a copiare quel programma, attenuando i contenuti o trasformando l’intervista in salotto televisivo. C’è ancora spazio per la televisione intelligente?
La televisione è tutta intelligente. Ma c’è una intelligenza al servizio della libertà artistica, e una (preponderante) al servizio del potere. Negli USA, i media controllano il potere, da noi è il contrario. Ecco perché non c’è più spazio per chi è libero. Essere liberi significa non essere ricattabili. In Italia, che è una rete di clan, essere liberi è un difetto per il sistema e così il senso della dignità personale è in vendita al miglior offerente. In questo momento c'è la fila per vendersi. Fine del pudore. Dove non c'è più pudore, c'è solo potere. Film consigliato: Salò di Pasolini.

Fabrizio Cicchitto in un’intervista rilasciata a il Giornale del 17 marzo 2001 dichiarò: “La trasmissione Satyricon è un’autentica operazione politica pensata e montata da due settori che costruiscono un pezzo (non tutta) della sinistra post-comunista. […] il loro modo di combattere è appunto quello della criminalizzazione dell’avversario per via mediatica-giudiziaria”. Quasi tutta la destra era d’accordo sul fatto che lei, Marco Travaglio e l’allora direttore di Raidue Carlo Freccero aveste tentato di sabotare la campagna elettorale, proprio attraverso la presentazione del contenuto del libro e proponendo la famosa intervista a Paolo Borsellino. Cosa puoi dire in proposito?
Che è una balla. Ho letto il libro e ho invitato l’autore, tutto qui. Autore che, non va dimenticato, all’epoca nessuno conosceva. Per la prima volta introdussi in Rai il tema tabù “Berlusconi”, che nessun giornalista tv aveva osato affrontare. Sono libertà che non ti perdonano, come si è visto. Quanto a Cicchitto, era iscritto alla P2 di Gelli, una formazione eversiva. Dovrebbe avere il pudore di vergognarsene in eterno e tacere per sempre. Se un giornalista racconta i misfatti di Berlusconi, la colpa deve ricadere su Berlusconi, non sul giornalista. Per inciso: avendo sostenuto la tesi del complotto, Bruno Vespa è stato querelato per diffamazione dall’ex- presidente Rai Zaccaria e ha perso la causa.

Durante le vicende sull’editto Bulgaro, nonostante tu fossi stato uno dei tre nominati, non ti sei esposto molto. Le testate riportano davvero solo tue rare dichiarazioni. Per quale motivo decidesti di sottrarti alla stampa?
I fatti erano evidenti, non c’era bisogno di aggiungere altro. Né mi abbasso a replicare alle fetecchie. Tutti hanno visto il loro gioco sporco: prima ti tolgono di mezzo con la censura, poi ti intimano di non fare la vittima. E chi ha detto niente? Bastardi.

In «Decameron», il tuo programma andato in onda su La7 lo scorso anno, prima che decidessero di chiuderlo con una scusa, sei stato tra i pochissimi a parlare senza eufemismi ipocriti o omissioni delle violenze della polizia al G8 di Genova del 2001. Anche in quel caso, la verità è stata estromessa dai grandi media, è trapelata solo grazie all’insistenza di chi ha lavorato per far sapere a tutti quello che era successo. È solo un’eccezione o un caso emblematico che allude alla possibilità che i media indipendenti riescano a costruire senso comune, anche nel silenzio dei grandi media?
E con lo sketch “Missione di pace” ho denunciato l’ipocrisia guerrafondaia del neonato PD. E’ una libertà che dà fastidio perché ricorda al pubblico come sarebbe bello se fosse sempre così. Insistere è un’ottima tattica.

Il festival TTV di Riccione ti ha dato il suo premio tv per Decameron. Che cosa significa per te, visto che in tv è durato poco...?
Decameron sarebbe durato di più, se non l’avessero soffocato di notte con un cuscino. Il significato del premio è questo: la satira è più forte dei cuscini. Ma il pericolo resta: che i nuovi comici si auto-censurino per evitare grane. Prendi Gesù. 33 anni a raccontar parabole. Non sapeva neanche una barzelletta? L’hanno fatto fuori comunque.

Secondo Dario Fo, il programma sarebbe stato chiuso invece per i contenuti a proposito della puntata numero 6 sull'enciclica in preparazione da parte di Benedetto XVI. Ci puoi dire qualcosa a riguardo?
Ho registrato il monologo sull’enciclica venerdì pomeriggio, come sempre alla presenza di funzionari di La7. La sera stessa, a mezzanotte e 4 minuti, il direttore Campo Dall’Orto mi invia un sms per dirmi che sospendeva il programma per via della battuta su Ferrara nella puntata precedente (già replicata tre volte). Sabato mattina alle 7 sono in auto per recarmi al montaggio della sesta puntata e leggo l’sms. Repubblica e Corriere avevano già una pagina dedicata alla notizia. Ho lanciato in aria un anatema candomblè e adesso La7 è spacciata.

Come ti spieghi questa tempestività, da una parte della censura e dall’altra nel dare la notizia ai media prima di avere una tua replica a riguardo?
Me lo spiego col fatto che il sistema funziona.

Di cosa parla il tour Decameron?
Temi scabrosi, argomenti polemici e risate feroci: un antidoto alla comicità tranquilla che la tv commerciale e la Rai hanno ormai imposto agli italiani come modello, la comicità che ha lo scopo di rassicurare e intontire con i suoi parossismi prevedibilissimi. Tutta merda che mi sono già mangiato da un pezzo.

Berlusconi ora gioca a fare il cavaliere evocando immagini di padri costituenti che duellavano verbalmente con eleganza di fioretto. Cerca, si dice, di rifarsi l'immagine per un futuro al Quirinale. Ma perché gli italiani credono alle sue bugie? La nostra malattia è una memoria straordinariamente corta?
Le scienze cognitive hanno scoperto che gli elettori non votano i programmi elettorali, ma una visione del mondo. Quella di Berlusconi è molto ben definita: il padre autoritario. Il PD non ne ha nessuna, si sposta al centro. E così perde. La destra non ha bisogno di spostarsi al centro per vincere le elezioni. E’ un problema di framing. Da 30 anni, coi suoi media, Berlusconi sta promuovendo il suo modello. La paura del terrorismo e quella per l’extracomunitario, così come la strumentalizzazione dei temi etici, servono a rinforzare il modello del padre autoritario. Il PD deve ancora cominciare a elaborare il proprio, che dovrebbe essere alternativo. Nel frattempo va a rimorchio della terminologia della destra. Quando il PD parla di “sgravi fiscali”, ad esempio, rinforza il modello della destra, che usa quella terminologia perché considera le tasse un peso. Nel modello alternativo (che il PD neanche sta immaginando) le tasse sono una protezione per il futuro dei nostri figli. Se tagli le tasse, i diritti tuoi e dei dei tuoi figli (sanità, scuola, pensione) diventano servizi a pagamento. Non c’è più giustizia sociale. Effetto domino: col taglio delle tasse, di fatto la destra decurta i fondi per i programmi sociali che si prendono cura della gente. Lo stesso dicasi delle privatizzazioni. Sono bravi quelli, o allocchi questi? Entrambe le cose. Il modello alternativo è pieno di idee migliori, ma il PD le ha abbandonate: adesso è eccitante come un catalogo di sementi.

Il tipo di cultura politica incarnata da Berlusconi è ormai diffusa e pervasiva. Che immagine ne hai? Come ci si difende?
Frequentando persone che non si siano lasciate corrompere dai soldi che il berlusconismo elargisce con dovizia ai servi. La risposta deve essere collettiva. L’arte ( non solo quella satirica ) aiuta a formare le coscienze e a tenerle deste. Ha tempi più lunghi, ma è inesorabile.

Perché nessuno si ribella quando, poco prima delle elezioni, Dell'Utri dichiara in un'intervista che Mangano è un eroe di Stato?
Perché il framing elaborato da Berlusconi attraverso i suoi media è diventato ambiente. Se una cornice è forte, i fatti vengono ignorati.

Hai fiducia in internet?
Internet venne ideato come tecnologia a scopi militari e conserva qualche vizio dell’origine. Ad esempio è un panopticon ancor più micidiale di quello ipotizzato da Bentham e ricordato da Foucault; più micidiale perché con internet i sorvegliati sono contemporaneamente i sorveglianti. Anche per questo motivo, internet favorisce il pensiero dietrologico. Ed è molto più evidente, adesso, una relazione già emersa con l’avvento della tv: la tecnologia elettronica condiziona il modo con cui il pensiero esplora il reale. Non mi stupisce il successo web di demagoghi populisti come Grillo. L’internet dei social network poi è un ipnotico potentissimo. Solo la crisi economica ha un po’ risvegliato le coscienze: erano talmente intorpidite che c’è voluto il crack MONDIALE delle borse, per risvegliarle. Internet è utile solo per le nicchie: se sei un fan di Takato Yamamoto, grazie a internet hai tutte le info che ti servono in proposito, più l’elenco delle gallerie d’arte dove puoi acquistare i suoi lavori. Sei un appassionato di idee nuove e bizzarre? Ecco Boingboing.net. Ti piace aggirarti su spiagge nudiste con dei palloncini colorati legati al pisello? Clicca http://www.partitomonarchico.org/

Fai spesso riferimento alle “perversioni” più varie. Come nasce questo interesse? C’è un rapporto tra perversione e satira?
In ogni perversione c’è un elemento meccanico che la rende comica. Il tutto ha a che fare con l’impulso di morte di cui parlava Freud. La risata annulla la morte: ridi perché sei vivo.

E la pornografia? È offensiva? Utile? E, prima ancora, cosa, per te, è pornografico?La vera pornografia è la violenza. Va sottolineato come, in una democrazia, quella contro la violenza (sia essa pensiero, parola, opera o omissione) sia l’unica censura davvero necessaria. Come dice padre Zanotelli, la guerra dovrebbe essere un tabù come l'incesto. Lo stesso vale per i rigurgiti xenofobi e razzisti. Prendi Borghezio. Ne ho conosciuti di razzisti, ma mai di questo voltaggio. Le idee violente sono già giudicate dalla storia. Ad esempio fascismo e nazismo: una volta al potere, cancellano la democrazia. Non possono essere riammesse nel campo argomentativo.

Secondo te, come mai la xenofobia ha preso piede così fortemente nella società italiana?
Al capitale convengono le leggi speciali. La propaganda spinge alla xenofobia anche per questo. Al governo ci finisce così una figura di padre autoritario. La parte offensiva di tutto l’andazzo è che il padre autoritario ci tratta da bambini che devono essere accuditi, non da adulti responsabili. Temo però che alla regressione culturale del Paese corrisponda una regressione psicologica: a molti italiani non piace essere adulti responsabili. Preferiscono delegare al capo, e poi trattarlo da capro espiatorio. E’ una specie di piorrea spirituale. Sentitevi pur liberi di usare queste frasi per comporre una canzone di protesta.

Il quarto rapporto sulla secolarizzazione italiana, che a giorni verrà presentato dalla Cgil nuovi diritti con Critica Liberale dice che l'Italia è sempre meno un Paese di cattolici praticanti. Eppure in questi giorni il governo parla di fare un "tagliando alla 194", si vorrebbe ripristinare il divieto di diagnosi preimpianto che le sentenze hanno detto incostituzionale e via di questo passo. Come la vedi?La Chiesa pratica il voto di scambio: appoggia i governi se le danno qualcosa. La lista dei suoi desiderata è lunga; e fatta apposta per indurre in tentazione il politico bramoso di voti e di potere. Alla Chiesa fa gola uno Stato in cui peccati e reati coincidono: il suo modello è quindi l’Islam. La Chiesa vuole mettere becco nelle vicende dello Stato italiano? Prima deve pagare il biglietto d’ingresso: deve pagare le tasse. L’8 per mille è una cuccagna fraudolenta. E' incredibile a che bassezze si arriva, pur di essere i rappresentanti di Cristo in terra! La religione è una ideologia, ovvero una forma di potere. Esercita un controllo sociale. Lo fa nei modi che purtroppo conosciamo: plagiando le coscienze col catechismo e muovendo azioni di lobbying sulla politica. Gli interessi economici in gioco sono enormi. Se si considera che Cristo non ha mai fondato la Chiesa cattolica, come mistificazione è notevole.

Che ne pensi di chi, come Giovanardi o Ferrara, tira in ballo l'eugenetica quando si tratta di selezione degli embrioni per evitare la trasmissione di malattie genetiche?
L’eugenetica è una imposizione praticata da uno Stato. La scelta dei genitori riguardo alla prole si chiama senso di responsabilità. Spetta forse a Giovanardi o a Ferrara decidere sui tuoi figli? No, e se lo dici non sei certo nazista, come Giovanardi e Ferrara insinuano coi loro ragionamenti del menga.

E chi, come Roccella, ora sottosegretaria alla Salute, scrive di Ru-486 chiamandola "kill pill " o "veleno per feti "?
La destra usa i temi etici e le definizioni a effetto per rinforzare il proprio modello di potere, che è quello del padre autoritario. Legge 194 e RU-486 sono una sfida diretta a tale modello. Il padre autoritario dice:-Se le donne possono gestire da sé le gravidanze indesiderate, quando mai impareranno la lezione?- Nessuno impone ai cattolici di servirsi della RU-486 o dell’aborto.

Sei favorevole alla ricerca di nuovi tipi di energia? E nel tuo quotidiano cosa fai per salvare l’ambiente?
Evito gli sprechi. Così i miei vicini possono dissipare liberamente.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Un nuovo monologo teatrale. E rileggere Histoire d’O, un classico che mi ha sorretto nei miei momenti più bui.

Che cosa ti fa incazzare di più in Italia o nel mondo?
I soprusi del potente sul debole. Soprusi che oggi sono sistema: il pensiero unico reazionario e guerrafondaio sta governando il mondo col precariato di massa, le politiche antisociali e le speculazioni finanziarie. E’ la peste attuale, cui alludo col mio Decameron. La peste del Boccaccio segnò la fine del medioevo e l’inizio del Rinascimento. Auguriamocelo.

Che ne pensi del Berlusconi 4?
Quello che penso di chi l’ha votato. E di chi ha fatto una campagna elettorale disastrosa. Come ho detto al Financial Times, “ in the last 20 years Italian TV (both Rai and Mediaset) has been giving shape to a propagandistic framing of right-wing values: God, Family, Fatherland. We are in a permanent electoral campaign grounded on fear and xenophobia. Tv is constantly promoting right-wing values and trying to shape the country’s mentality both through news and entertainment. The Italian Left ignores the virtues of counter-framing and that's why it has lost the elections. Left-wing values ( civil rights, solidarity, peace ) have been lost and must be recovered. “ Lasciamolo in inglese, così Veltroni deve farselo tradurre nel loft. Il loft della Left, il left loft. Negli anni, il fronte neutralista ( “ Non si deve demonizzare Berlusconi” ) si è esteso. Con che bei risultati, si è visto. La strategia politica di Veltroni è molto simile a quella di uno che non ce l’ha. Nel frattempo, andiamo tutti in Iraq, prima che lo rovinino.

Visto che nel 2001 era arrivato l'editto bulgaro, quali possibilità ci sono ora per te di tornare in tv?
Inesistenti. I politici usano la tv come vetrina per il proprio marketing. Che ci sia qualcuno a suggerire dubbi gli scoccia parecchio e non lo permetteranno più. Io però non faccio satira perché voglio andare in tv. Vado in tv per fare la mia satira. Per starci dovrei cambiare seguendo i dettami del padrone? E’ un ricatto inaccettabile. Pazienza: passerò i prossimi anni al sud, fra gli immigrati clandestini che coltivano lampadine nel Tavoliere. Sapevi che il raccolto delle lampadine è notturno? Si vedono meglio.

Com’è stata l’infanzia di Daniele Fabbri? E la sua educazione?
Infanzia serena, piacevolissima, ricca di stimoli alla fantasia. A Santarcangelo di Romagna, negli anni 60, la generazione dei miei genitori sperimentava a scuola tecniche innovative di insegnamento che attingevano a piene mani dalle arti: letteratura, musica, pittura, cinema. Imparavi a nutrire il tuo spirito col meglio. A quattro anni sapevo già leggere e scrivere. Dalla prima elementare saltai alla terza. A 13 anni realizzai il mio primo cartone animato. Al ginnasio perfezionai il mio ruolo di secchione dalle battute micidiali. A 18 anni fondai un gruppo pop new-wave: cantavo le mie canzoni e suonavo le tastiere. All’università ( medicina ) capii come va il mondo ( baronie, raccomandazioni, coltellate alle spalle ) e decisi di tornare al mio ruolo di secchione dalle battute micidiali.

Quanto ha influito la vita di paese, di un paese come Santarcangelo?
A Santarcangelo c’è gente arguta, dalla battuta pronta: devi essere all’altezza. C’è un aneddoto famoso. Un giorno la proprietaria del bar Centrale dice a un cliente anziano che aveva la patta aperta:-Frisoni, avete il morto sulla porta.- E lui subito:-Sarà morto, ma non di fame.- Gente così. Per non parlare degli artisti: Raffaello Baldini, Nino Pedretti, Flavio Nicolini, Tonino Guerra, Federico Moroni. E del festival del teatro in piazza con Dario Fo, Gaber, Bolek Polivka, Jerzy Stuhr, l'Odin. La scuola di Bornaccino. La stamperia artigiana di mio zio Alfonso Marchi. Antonioni che gira Deserto rosso abitando con la Vitti a Santarcangelo. Zvanòun che recita nella scena del ballo del Gattopardo. Vespignani. Cose mitiche.

Hai sempre pensato che saresti diventato famoso?
Non così tanto. :-)

Qual è secondo te il compito di un uomo di cultura nel mondo di oggi?
Quello di sempre: trasmettere la propria curiosità.

E’ stata riportata sull’ Independent on Sunday una ricerca fatta dall’università canadese del Western Ontario in cui analizzando il senso dello humour in duemila gemelli inglesi e in altrettanti gemelli americani è emerso che quelli inglesi hanno una sorta di “base genetica”, di attitudine innata, ma che questa risulti essere associabile a problemi di depressione e ansia, forse semplicemente perché il porsi più quesiti e l’essere più acuti pone davanti alla cruda realtà, tu cosa ne pensi?
L’umorista non è depresso, è malinconico, come ogni artista. Perché è sensibile alla bellezza, e sa che questa bellezza finirà.

Pensi che ritornerai in tv?
E’ ovvio. Sono sempre in agguato. Come c’è una breccia, mi ci infilo.