lunedì 17 agosto 2009

Clima rovente nelle repubbliche russe caucasiche

Si fa sempre più incandescente il clima nelle repubbliche caucasiche della Russia meridionale.
Oggi a Nazran, in Inguscezia, un attentato dinamitardo contro una stazione di polizia ha causato 18 morti e sessanta feriti, ma il bilancio è ancora provvisorio. L'attentatore era alla guida di una camionetta imbottita di esplosivo con cui ha sfondato la porta d'ingresso.

L'attentato di oggi conferma l'escalation della tensione in Inguscezia, dove quattro giorni fa è tornato ad esercitare le sue funzioni il presidente Yunus-Bek Yevkurov, che il 22 giugno scorso era rimasto gravemente ferito in un attentato kamikaze durante il passaggio del suo corteo. Mentre il 12 Agosto è stato ucciso all'interno del suo ufficio il ministro dell'Edilizia Ruslan Amerkhanov.

Solo tre giorni fa il presidente russo Dmitri Medvedev aveva sostenuto che gli omicidi dei difensori dei diritti umani in Cecenia e gli attentati in Inguscezia hanno lo stesso obiettivo, destabilizzare il Caucaso.

Inoltre va ricordato che il 13 Agosto in due distinte azioni a Buinaksk, nel Daghestan, sono stati uccisi quattro poliziotti a un posto di guardia e poi massacrate sette donne in un bagno turco femminile poco lontano.
E due giorni prima sempre in Daghestan era stato assassinato il giornalista Malik Akhmedilov, corrispondente del giornale in lingua avara Khakikat (La verità), dopo che il 3 settembre dello scorso anno era stato ucciso un altro giornalista, Abdulla Alishayev.

Clima quindi sempre più rovente in un'area già surriscaldata da almeno 15 anni.


Cecenia, la tattica della disinformazija
di Carlo Benedetti - Altrenotizie - 16 Agosto 2009

La “disinformazija” al Cremlino è sempre di moda. Sulla Cecenia continuano ad imperversare le cortine fumogene della propaganda di Mosca. All’occidente e agli amici del grande capitale si annuncia ogni giorno che nell’area caucasica la situazione è sotto controllo e che quello che avviene (uccisioni, attentati..) è solo il risultato di “attività” di formazioni terroristiche clandestine che stanno tentando di far marciare indietro la storia del Caucaso. Per il resto, si annuncia, “è tutto tranquillo” e, contemporaneamente, non si spiegano le cause del fallimento geopolitico dell’area. E così la bugia epocale che viene diffusa è un vero monumento di ipocrisia, mentre intere popolazioni si battono per l’indipendenza e contro il prepotere di eserciti e gruppi dirigenti che prima si chiamavano “sovietici” e che ora, più semplicemente, sono “russi”.

Ed ecco il bollettino di questa guerra che molti vorrebbero dimenticare per far piacere all’amico di Berlusconi, Putin. Gli avvenimenti più recenti confermano, ad esempio, che prosegue la campagna anti-cecena portata avanti dalle squadre speciali russe appoggiate da Quisling locali. E tutto avviene mentre la dirigenza del Cremlino continua a rifiutare ogni eventuale mediazione di un organismo internazionale. Non accetta, di conseguenza, l’intervento di un soggetto terzo laddove i negoziati – un’eventuale contrattazione bilaterale fra russi e ribelli – hanno fallito. Le resistenze russe in tal senso sono notevoli.

Da una parte, Mosca rifiuta di riconoscere i ribelli come legittimo belligerante, definendoli emissari del terrorismo internazionale: da qui ogni dialogo è impossibile. Dall’altra, la mediazione aprirebbe le porte a un’amministrazione ONU nel Caucaso, considerata dal Cremlino come un’ingerenza inammissibile, poiché la Russia non accetterebbe mai la presenza di truppe straniere sul suo territorio. Quindi, da parte russa, il rifiuto delle proposte di mediazione è suggerito tanto da considerazioni di politica interna, quanto da timori di carattere geopolitico, temendo che un intervento dell’ONU in Cecenia possa ripetere la situazione serba.

Intanto, continua l’ondata di violenze. Ci sono stati in queste ultime ore rapimenti e uccisioni. Quattro componenti delle forze di polizia cecene e due ribelli sono morti nel corso di uno scontro a fuoco nei pressi della capitale Grozny. L'episodio si aggiunge al ferimento di cinque militari del ministero degli Interni sempre in uno scontro a fuoco in un'altra area della piccola repubblica caucasica. E a fare le spese di questa guerra a tutto campo sono anche le organizzazioni non governative che operano nel Caucaso a favore dei giovani emarginati. Ed ecco che la leader di una di queste Ong - Zarema Sadulayeva - viene trovata assassinata alla periferia di Grozny insieme al marito, Alik Umar Dzhabrailov. E tutto avviene mentre il quotidiano moscovita Novaja gazeta annuncia il ritiro dei propri giornalisti dalla Repubblica caucasica.

E non è un caso che a compiere questa scelta è proprio questo quotidiano: di opposizione per cui scriveva anche Anna Politkovskaya la giornalista il cui assassinio è ancora avvolto nel mistero. Il caso Politkovskaja non è l’unico. C’è anche quello di Natalya Estemirova, giornalista e membro della Ong russa Memorial, impegnata in un’inchiesta sui crimini compiuti in Cecenia, rapita e ritrovata senza vita in Inguscezia. La Estemirova era stata definita l’erede della Politkovskaja e come tale fatta fuori. Anche lei era una donna scomoda, così come Malik Akhmedilov, Zarema Sadulaieva e Alik Dzhabrailov, tutti uccisi in questi giorni.

Il primo era corrispondente del giornale Khakikat (La verità) in Daghestan, repubblica del Caucaso russo al confine con la Cecenia, diventato nuovo epicentro di tensioni: il suo cadavere è stato ritrovato con numerosi colpi d’armi da fuoco pochi giorni fa, in un’auto parcheggiata nel quartiere Palmira, zona di campagna alla periferia della capitale Makhackala.

Zarema e il marito Alik erano invece due attivisti di un’organizzazione non governativa operante in Cecenia: sono stati ritrovati morti il 12 agosto. In particolare la Sadulaieva era responsabile di “Salviamo la generazione”, associazione impegnata nella tutela dei diritti umani a Grozny, nel sostenere i giovani ceceni a inserirsi nella società ed evitare che prendessero la strada della lotta armata aderendo alle tante formazioni di militati islamici attive nella repubblica caucasica.

Di fronte a questi “casi” il presidente ceceno Kadyrov - un criminale messo da Putin al comando della repubblica - si è detto “sdegnato” per il nuovo duplice omicidio e si è impegnato a fare piena luce e individuare i responsabili. Ma è lui - sottolinea l’Ong Memorial - l’ispiratore dell’assassinio della Estemirova.

Intanto dal Daghestan (nel Caucaso del Nord) giunge la notizia che sono stati identificati alcuni guerriglieri che hanno bersagliato un posto di polizia e una sauna in una zona periferica della città di Buinaks. Un portavoce del ministero dell'Interno della Repubblica ha comunicato che praticamente tutti i banditi sono implicati nell’attività terroristica e degli assalti agli agenti degli organi di Pubblica Sicurezza e sono ricercati dal Servizio Federale di Sicurezza. Si sta indagando sull’incidente.

Sul fronte di questi scontri (che Mosca vorrebbe tener lontani dagli occhi dell’opinione pubblica mondiale) interviene il Presidente dell’Inguscezia, Junujs-Bek Evkurov, che ha trascorso un periodo di cura dopo l’attentato alla sua vita da parte dei guerriglieri. Ora ha ripreso a svolgere le funzioni di leader della Repubblica. Ma non passa giorno senza che in Inguscezia non avvenga un atto terroristico, un sequestro di persona o una clamorosa uccisione. Ieri nel suo studio di lavoro è stato ucciso il ministro dell’Edilizia della Repubblica Ruslan Amerkhanov.

L’impressione è che la guerriglia stia tentando di privare l’Inguscezia del potere e del Presidente eliminandolo fisicamente e silurando la fiducia verso lo stesso da parte del popolo. Le formazioni terroristiche clandestine intanto operano per costringere la società ad abbandonare ogni speranza. Analoga situazione nell’Ossezia del Nord. E secondo un esperto del Cremlino - Andrej Grosin - l’esplosione dell’attività “terroristica” che ultimamente si registra nella regione caucasica, dimostra l’esistenza di organizzazioni clandestine appoggiate anche da paesi stranieri. In pratica, la regione che Mosca, con la tattica della disinformazija, vorrebbe tenere nascosta e lontana dagli occhi dell’Occidente, si sta sempre più “internazionalizzando”.


Cecenia: uccisi due attivisti di un'organizzazione umanitaria. Daghestan: assassinato un giornalista
di Ferdinando Pelliccia - www.dazebao.org - 12 Agosto 2009

Due militanti di una organizzazione umanitaria sono stati rapiti e uccisi in Cecenia. Si tratta di Zarema Sadulaieva, responsabile dell'Ong 'Salviamo la generazione' e il marito Alik Dzhabrailov.

Appena un mese fa in Cecenia era stata rapita e uccisa Natalia Estemirova, giornalista e collaboratrice della Ong russa ‘Memorial’. Continua così la tragica scia di sangue che ha, negli ultimi anni, in Russia condotto alla morte giornalisti, militanti e attivisti di Ong impegnati nella difesa dei diritti umani.

Tutti hanno pagato con la vita le loro denunce sulle violazioni delle libertà fondamentali in Russia ma soprattutto in Cecenia e Dagestan. Nelle due repubbliche, in particolare, negli ultimi mesi si sono moltiplicate violenze e omicidi. I cadaveri dei due attivisti sono stati ritrovati crivellati di colpi stamane nel bagagliaio della loro auto nel sobborgo di Chernorechye alla periferia di Grozny. Degli uomini non identificati li avevano prelevati ieri dall'ufficio della loro Ong nella capitale cecena e portati via. L'Ong aiuta in particolare i giovani che vivono in Cecenia, per scongiurare che finiscano in bande armate.

Il presidente russo, Dmitri Medvedev, ha chiesto alle forze dell'ordine e agli organi inquirenti di far luce al più presto sull'uccisione dei due attivisti. Un assassinio da lui definito un crimine vile e brutale. In una nota della presidenza russa si legge: “Purtroppo questo non è il primo crimine in Cecenia diretto contro coloro che aiutano con metodi civili i cittadini e la gente semplice a difendere i propri diritti e a ottenere giustizia, coloro che con la propria opera favoriscono il ripristino della vita normale nel paese”. “La dirigenza politica cecena e il presidente Ramzan Kadyrov in persona, continua la nota, hanno fatto molto per sconfiggere le bande di terroristi e per il ripristino della pace nella regione”. “Trovare e punire gli assassini è un obbligo e una questione di onore per le forze dell'ordine, per le autorità locali, per il presidente ceceno Ramzan Kadyrov”, ha concluso la nota della presidenza russa.

Il presidente ceceno Kadyrov intervenendo in merito si è detto scioccato dall'omicidio di Zarema Sadulayeva e Ali Dzhabrailov. Il capo di stato ceceno ha anche esortato la polizia e la magistratura a fare il possibile per trovare i responsabili dell’assassinio. Il leader ceceno è al centro di forti critiche mossegli contro dagli attivisti per i diritti umani ed è stato anche oggetto di accuse dirette per molte uccisioni di civili in Cecenia.

Kadyrov è tornato ad essere additato a complice se non addirittura mandate di questi omicidi dopo l'assassinio il 15 luglio scorso della Estemirova quando un responsabile dell’Ong ‘Memorial’, Oleg Orlov, aveva apertamente accusato il presidente ceceno di essere all'origine dell'uccisione della giornalista. Anche in quel caso Kadyrov ha promesso di portare i responsabili davanti alla giustizia.

La verità è che dietro questi assassini c’è un complicato intreccio di estremismo islamico, scontri tra bande rivali e vicende di corruzione. I giornalisti in particolare, per il loro ruolo professionale, sono la categoria più esposta . Tanto è vero che stamani a Makhachkala', capitale del Daghestan, repubblica del Caucaso russo al confine con la Cecenia, è stato ritrovato il cadavere di Malik Akhmedilov, corrispondente del settimanale in lingua avara 'Istina', La verità. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato in un'auto parcheggiata nel quartiere Palmira, una zona di dacie alla periferia della città. Era crivellato da colpi di arma da fuoco, in particolare in corrispondenza dello stomaco. Altri giornalisti sono stati uccisi negli ultimi tempi in Daghestan.

Nel marzo 2008 nella capitale è stato assassinato Gadzhi Abashilov, della radiotelevisione locale. Nel settembre successivo, sempre a Makhachkala', ad essere ucciso è stato il noto giornalista radiotelevisivo Abdullah Alishaev, mentre nel luglio 2005 la stessa sorte era toccata al giornalista e politologo Zaghid Varisov. Nel maggio 2005 era stato anche ucciso il ministro dell'informazione del Daghestan, Zaghir Arukhov.

Dopo questi ultimi due morti in Cecenia le autorità di Mosca hanno deciso di inviare a Grozny una squadra di esperti del Comitato investigativo della procura federale per aiutare a fare luce sulla loro uccisione. Nel frattempo la procura cecena ha aperto due inchieste una per omicidio multiplo e l’altra per traffico illegale di armi.

Il presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, Lluis Maria de Puig, ha espresso il suo cordoglio e il suo sgomento per l'uccisione del capo della Ong 'Save the Generation', e di suo marito. “La situazione dei difensori dei diritti umani in Cecenia e nel Caucaso del Nord è diventata insostenibile”, ha affermato de Puig. “La minaccia costante che incombe su questi militanti non può più essere tollerata in un paese del Consiglio d'Europa” ha continuato il presidente. “Chiederemo all'Assemblea di considerare il caso senza ulteriori ritardi. “Il nostro appello alle autorità in seguito all'uccisione di Natalia Estemirova il mese scorso, ha constatato de Puig, non ha avuto assolutamente nessun effetto”. “Coloro che hanno perpetrato questi crimini devono essere identificati e portati davanti alla giustizia, ha ribadito il presidente, l'illegalità e l'impunità in Cecenia deve finire. In ballo c'è la credibilità e la responsabilità delle autorità”.


Mosca bugiarda, la Cecenia è il cancro russo
di Carlo Benedetti - Altrenotizie - 17 Luglio 2009

Avviene ancora una volta nel Caucaso. A cadere sotto i colpi della guerriglia cecena è Natalia Estemirova, una giornalista russa (50 anni, un figlio e una madre che era stata mandata a russificare il Caucaso) di grande coraggio e prestigio. L’hanno uccisa a colpi di pistola e il suo corpo è stato trovato mercoledì sera in un bosco caucasico, vicino al villaggio di Gazi-Ur, nei pressi di Nazran, nella Repubblica russa dell'Inguscezia, lungo l'autostrada. Era stata sequestrata in mattinata davanti alla sua casa di Grozny capitale della Cecenia. Si occupava dal 1999 delle vicende della guerra del Cremlino ed era sempre sulla pista delle persone rapite e sulle vicende di torture e uccisioni. E per l’impegno dimostrato aveva ricevuto un premio intitolato all’altra giornalista uccisa, Anna Politkovskaja. Vittima anche lei dei killer legati alle vicende cecene.

La situazione si fa ora sempre più preoccupante e si registra un riaccendersi della guerriglia antirussa. E così si torna a porre l’accento sul fatto che prima Eltsin, poi Putin ed ora Medvedev, si sono mostrati bugiardi e colpevoli per quanto avviene nella martoriata terra cecena. Hanno sempre sostenuto che tutto andava normalizzandosi. Non era vero. E Putin per dare un colpo di vernice aveva portato al potere, a Grozny, un bandito della sua compagine: Ramzan Kadyrov. Una delle figure più odiose del Caucaso, servo del Cremlino e, allo stesso tempo, killer alla guida dello Stato ceceno.

Vengono intanto alla luce particolari sui motivi che hanno portato all’uccisione di Natalia Estemirova. Secondo il suo collega Aleksandr Cherkesov, Natalia, esponente di spicco del movimento per i diritti umani, aveva di recente denunciato la fucilazione pubblica di un uomo sospettato di collaborare con i guerriglieri ceceni: un’esecuzione arbitraria avvenuta il 7 luglio nel villaggio di Akhinciu' Borzoi, a 20 chilometri da Gudermes, il feudo del presidente Ramzan Kadyrov. L'indagine aveva irritato molto le autorità locali filorusse, tanto che “Ramzan aveva già minacciato Natalia - ha dichiarato il presidente di Memorial Oleg Orlov - l'aveva insultata, la considerava un nemico personale”. Ed io ora so – ha aggiunto - chi è il colpevole dell'omicidio di Natalia... Si chiama Ramzan Kadyrov”.

Parte quindi un preciso attacco alle responsabilità del gruppo dirigente di Mosca. Putin e Medvedev, in pratica, sono accusati di aver favorito in Cecenia il ritorno degli squadroni della morte. E questa volta sono “squadroni” che fanno comodo alla Russia, perché eliminano quanti si battono per la verità chiedendo anche l’indipendenza della regione che diviene sempre più il cancro della Russia.

Il “caso” di Natalia entra così prepotentemente nella vita nazionale di queste ore. Si mobilitano deputati della Duma e attivisti dell’organizzazione “Memorial”. Interviene l’Unione Europea e si muovono anche gli uomini della Casa Bianca. Putin cerca di difendersi e trova solo il tempo di dire: “Abbiamo ordinato un'inchiesta”. Si fa vivo anche il Quisling di Grozny che si preoccupa di sostenere che gli autori del "mostruoso" omicidio non meritano sostegno e devono essere puniti. E mentre arriva questa “notizia” un portavoce del Cremlino riferisce che il presidente russo Dmitry Medvedev è “indignato” e che ha ordinato anche lui un'indagine.

Tra i documenti lasciati dalla giornalista di Grozny c’è quello che in questo momento è diffuso da molti media russi. Si riferisce all’appello che aveva scritto nel momento in cui riceveva il premio “Politkovskaja” a Londra: “L’Occidente non può e non deve voltare le spalle al popolo ceceno. La Cecenia è parte dell’Europa, non potete dimenticarci”.

Ora la parola passa agli investigatori. Ma in Russia tutti sanno che il primo processo per l’omicidio di Anna Politkovskaja si è concluso, nel febbraio scorso, con l’assoluzione degli imputati. Una sentenza incredibile che è poi stata annullata. Il nuovo processo comincerà a settembre. Intanto un’altra giornalista è stata uccisa. Kadyrov e i suoi continuano a comandare in Cecenia. Hanno asfaltato le strade e riverniciato le facciate dei palazzi. Hanno nascosto gli orrori commessi dalla Russia. Resta la guerra e resta l’oppressione. Putin e Medvedev dovranno rispondere anche di questo nonostante i sorrisi regalati ai grandi del mondo.


Ossezia del sud, risale la tensione tra Russia e Georgia a un anno dalla guerra
di Enrico Piovesana - Peacereporter - 5 Agosto 2009

Risale pericolosamente la tensione tra Russia e Georgia alla vigilia del primo anniversario della guerra in Ossezia del Sud che contrappose le due nazioni nell'agosto del 2008.

Dopo aver denunciato nei giorni scorsi ripetuti attacchi georgiani contro i villaggi sudosseti, le autorità russe hanno messo in stato d'allerta le loro truppe rimaste a protezione della piccola repubblica indipendentista, mentre la autorità locali hanno chiuso la notte scorsa le frontiere con la Georgia.

Lunedì mattina tre colpi di mortaio sono caduti sul villaggio sudosseto di Otrev; sabato era toccato al villaggio di Ditsi e giovedì era stato colpito l'abitato di Nikozi.
In nessun caso ci sono stati feriti, solo pochi danni materiali. La parte sudosseta non ha mai risposto al fuoco.
I primi tiri di mortai, dal villaggio georgiano di Plavi, sono avvenuti mercoledì 29 luglio secondo le autorità sudossete.

"Se le teste calde di Tbilisi vorranno celebrare l'anniversario del fallimento dell'aggressione all'Ossezia del sud con delle provocazioni, otterranno una risposta ferma e dura", aveva dichiarato ieri da Ginevra il viceministro degli Esteri russo Valeri Loshinin. "Preoccupa il fatto che il regime di Mikhail Saakashvili e quelli che sono alle sue spalle non abbiano tratto le dovute conseguenze dall'avventura dello scorso anno".

In serata, Andrei Nesterenko, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha detto che "la situazione è allarmante, le provocazioni georgiane in coincidenza con l'anniversario dell'aggressione dello scorso agosto non si fermano. Perciò abbiamo allertato le truppe russe che stazionano in Ossezia del Sud. E' essenziale impedire che questi incidenti degenerino in scontri più gravi".

Contemporaneamente, fonti della Difesa russa dichiaravano all'agenzia di stampa Itar-Tass: "Le nostre truppe non permetteranno che si ripetano gli eventi dell'annos corso. Se il regime di Saakashvili sarà così audace da ritentare quell'avvenutra, i nostri soldati della base numero 4 e la guardie di frontiera sudossete stroncheranno l'aggressione sul nascere e distruggeranno le unità georgiane ben prima che riescano ad avvicinarsi alla capitale dell'Ossezia del Sud".

Come misura cautelativa, la notte scorsa le autorità sudossete hanno anche chiuso il confine con la Georgia.

Il presidente georgiano Saakashvili si è detto "preoccupato per le manovre militari russe" e per il fatto che "i media di Mosca annuncino un imminente conflitto", ma "certo che gli Stati Uniti e l'Europa manderanno un chiaro messaggio" alla Russia.


Ossezia, cronache di guerra
Il reportage che per primo ha svelato i crimini commessi dai georgiani.
da Peacereporter