La sindrome di Fukushima
di Alessandro Iacuelli - Altrenotizie - 25 Maggio 2011
Il gestore della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, Tepco, ha ammesso oggi l'avvenuta fusione delle barre di combustibile dei reattori due e tre, oltre a quella già nota del reattore uno, a seguito del sisma e dello tsunami dell'11 marzo scorso. Così, la situazione peggiora.
"È assolutamente possibile che la fusione sia avvenuta anche nei reattori due e tre", ha detto un portavoce della Tokyo Electric Power. Ora i reattori "stanno subendo delle operazioni di raffreddamento e la loro condizione è stabile", ha aggiunto.
Il governo e gli esperti nucleari, non solo nipponici, avevano già parlato di probabili fusioni delle barre di combustibile in tre dei sei reattori, ma l'operatore aveva confermato fino ad oggi solo la fusione nel reattore numero uno.
Certamente sarebbe stato fondamentale sapere prima, soprattutto in Giappone, di quanto stava avvenendo nei reattori; ma in merito alla tempistica dell'annuncio, un funzionario della Tepco ha detto in conferenza stampa che l'operatore ha recuperato gradualmente tutti i dati da inizio maggio e li ha analizzati prima di giungere ad una conclusione. Con molta calma, evidentemente. Anche troppa.
In un'intervista, Koichi Nakano, professore di scienze politiche all'Università Sophia, ha dichiarato che "nelle prime fasi della crisi la Tepco potrebbe aver voluto evitare il panico. Ora la gente si è abituata alla situazione. Niente è stato risolto ma in città come Tokyo si è tornati alla normale attività".
Potrebbe essere questa la strategia politica nascosta dietro il ritardo di Tepco. Peccato che in un frangente gravissimo come la fusione di un reattore, ogni strategia politica dovrebbe essere annullata dal più importante tema della sicurezza nucleare, eppure è stata adottata lo stesso questa strada pericolosa.
Così, mentre appena due mesi fa tutto il mondo stava con il fiato sospeso di fronte al rischio di fusione del reattore uno, adesso si assorbe quasi con freddezza e distacco la fusione di tre reattori in totale.
Nakano, infatti, ha anche detto che confermando le fusioni solo ora, la Tepco spera che la notizia abbia un impatto minore. La parola "fusione" è talmente forte che, quando la situazione era più incerta, molta gente avrebbe probabilmente lasciato Tokyo, ha detto il professore.
Eppure, da marzo ad oggi, sembra che l'abbiamo assorbita culturalmente, e non ci fa più lo stesso effetto di poche settimane fa. In Giappone, come nel resto del mondo.
A Fuskushima i tecnici stanno ancora combattendo per fermare le perdite radioattive e portare nuovamente l'impianto, che si trova a 240 chilometri a nordest di Tokyo, sotto controllo, a più di due mesi dal terremoto di magnitudo 9.0 e dal conseguente tsunami che hanno devastato un'ampia fascia della costa giapponese e hanno gettato l'economia nella recessione.
Questo significa che la situazione comincia a farsi davvero critica per la centrale nucleare di Fukushima, molto più critica rispetto alla fine di marzo.
E' vero che nei giorni successivi allo tsunami gli esperti avevano quasi da subito affermato che almeno tre dei sei reattori della centrale rischiavano la fusione, ma la Tepco ha sempre ribadito che soltanto uno, il primo, poteva davvero fondersi.
Ed infatti così è stato, almeno fino ad oggi. Ed è già un danno elevatissimo. Superiore a quello di Chernobyl e talmente grave da rendere tutta l'area incompatibile con ogni forma di vita.
Questo danno gravissimo, il più grande della storia del nucleare sulla Terra, è stato ulteriormente superato. Anzi, triplicato. Neanche le barre di combustibile completamente sommerse in acqua dopo l'arrivo dell'onda di tsunami hanno potuto fermare il processo di fusione che ormai riguarda anche i reattori due e tre.
Un meltdown che pare abbia per ora coinvolto tre reattori, un danno che non è neanche possibile calcolare, in quanto troppo lontano da ogni immaginazione, anche dalla più catastrofica. Non è possibile sperare che la "lava" nucleare originata dalle barre fuse non sia fuoriuscita dai vessel, finendo nei terreni, infiltrandosi nelle acque.
Le barre fuse formano al loro interno un materiale chiamato Corio, altamente radioattivo, altamente caldo; implacabile, soprattutto in grado di perforare il vessel che contiene in reattore in circa 7 ore.
Quando il MOX contenuto nel reattore fonde, la fusione del materiale fissile e di tutte le parti interne al vessel, che è in acciaio spesso circa 35 centimetri, si liquefa in una magma altamente radioattivo e corrosivo.
Questo è il Corio. Materiale anche poco studiato, visto che non è nostra abitudine fondere i noccioli dei reattori. Non tutte le sue proprietà chimiche sono note, non esiste in natura.
Di conseguenza, Fukushima è, secondo molti esperti disseminati in tutto il mondo, un inferno radioattivo oltre che "un'apocalisse nucleare", come l'ha definita il commissario europeo per l'energia Gunther Oettinger.
Il più grande incidente nucleare industriale della storia é però paradossalmente quello meno "seguito" sia dalla stampa sia dalla popolazione mondiale che, probabilmente, non riesce a comprendere i danni che porterà alla salute e a tutto l'ecosistema del pianeta Terra.
Quel che trapela da TEPCO, è la fusione probabilmente totale del combustibile nucleare nei reattori, principalmente MOX, una miscela di Uranio e ossidi di Plutonio, senza contare il materiale "esausto" delle piscine di stoccaggio che, almeno in un caso, per il reattore numero 3, sembra sia andata perduta, a giudicare dalle immagini dell'edificio sventrato, completamente distrutto.
Il professor Paolo Scampa, presidente dell'AIPRI (Association Internationale pour la Protection contre les Rayons Ionisants), a proposito di quanto sta avvenendo a Fuskushima racconta: "La fusione dell'uranio provoca la fusione di tutte le strutture di contenimento. Il corio, neologismo russo tratto dalla parola inglese core, è una lava incandescente che raggiunge anche i 2500 gradi centigradi, formata dal carburante sciolto e dagli altri metalli delle strutture. Diciamo che è un brodo denso fatto di tutto quel che c'è sul posto. Secondo rapporti tecnici statunitensi, depositato nel fondo del vessel è in grado di perforarlo in circa 7 ore come è in grado di perforare uno spessore di cemento di 8 metri in 14 ore. E a questo che riferisce l'espressione sindrome cinese. Non è facile fermare il corio, c'è solo da augurare che si fermi da solo...".
Probabilmente, non si è fermato affatto, ed è oramai penetrato nel sottosuolo nipponico, inquinando i terreni, contaminando le falde acquifere.
Sul fronte internazionale, è in partenza, secondo la tabella di marcia prevista, la missione inviata dall'Agenzia dell'energia atomica internazionale (Aiea) in Giappone. L'obiettivo è di valutare le condizioni della sicurezza dopo i danni causati dal terremoto.
La missione, che durerà fino al 2 giugno e include 20 esperti dell'Aiea ma anche della comunità internazionale, sarà guidata dal capo ispettore degli impianti nucleari in Gran Bretagna, Mike Weightman, che presenterà il suo rapporto alla conferenza ministeriale dell'Aiea sulla sicurezza nucleare, fissata il 20 giugno prossimo a Vienna.
Il compito della missione è quello di effettuare una valutazione preliminare sulle questioni della sicurezza legate all'incidente di Fukushima, identificando poi aree che necessitano di ulteriori analisi. Certamente utile per individuare le aree da recintare e rendere inaccessibili, non per salvare qualcosa.
I tecnici della Tepco hanno iniziato in questi giorni i lavori nell'edificio del reattore n.4 della centrale disastrata di Fukushima, dove la priorità è rinforzare la struttura che sorregge la vasca per lo stoccaggio del combustibile nucleare, prima che diventi il quarto reattore a fare danni gravi.
Secondo quanto riferito dal gestore dell'impianto, i tecnici sono entrati al secondo piano dell'edificio, nell'area situata sopra il reattore e sotto la piscina, per liberare il campo dalle macerie lasciate dall'esplosione d’idrogeno avvenuta il 15 marzo.
Il piano di rafforzamento prevede, entro luglio, l'installazione di 30 travi di acciaio e la costruzione di nuove pareti in cemento, che vadano a puntellare il fondo della piscina di raffreddamento.
"Allo stesso tempo", ha detto in conferenza stampa Hidehiko Nishiyama, portavoce dell'Agenzia nipponica per la sicurezza nucleare (Nisa), "c'è da attivare il sistema di raffreddamento sostenibile e su questo attendiamo i report della Tepco".
A differenza dei primi tre reattori, l'unità numero 4 non era in funzione quando l'11 marzo la centrale è stata colpita dallo tsunami, e le barre di combustibile nucleare erano già state rimosse dal nocciolo del reattore per essere sostituite.
L'edificio, tuttavia, è stato danneggiato dall'esplosione d’idrogeno e poi ulteriormente indebolito dalle forti scosse di assestamento registrate nelle settimane successive, sollevando seri dubbi sulla tenuta della piscina di raffreddamento, che con al suo interno ancora 1.535 barre di combustibile è considerata la più pericolosa della centrale. Almeno su questo reattore, la Tepco ha ora il dovere non solo di fare presto, ma soprattutto di fare bene.
Fukushima/2012: la contaminazione della catena alimentare globale
di Dominique Guillet - www.kokopelli-blog.org - 29 Aprile 2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Enrico Fontana
Nel mese di agosto del 1945, mentre il Giappone affondava militarmente, la mafia predatrice militare-industriale globalizzatrice iniziò la Terza Guerra Mondiale, terminando in pochi secondi la vita di centinaia di migliaia di civili giapponesi.
Le due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki annunciarono una guerra totale e genocida contro l'umanità, con la radioattività come arma di distruzione di massa. Il disastro nucleare di Fukushima-Daiichi costituisce una crisi acuta nella cronica intossicazione radioattiva della specie umana e dell'intera biosfera, che perdura ormai da 66 anni.
A sette settimane di distanza dallo tsunami dell'11 marzo 2011, la situazione dei reattori nucleari di Fukushima-Daiichi si sta aggravando in modo inesorabile. Il 28 aprile TEPCO ha annunciato che la radioattività ambientale era intorno ai 1220 millisievert/ora, pari a quasi 10 milioni di volte la dose radioattiva ammessa in Francia (1 millisievert per anno). TEPCO, famosa per le sue grandi bugie fin dall'inizio della crisi, comincia a preparare il mondo intero all'eventualità, più che probabile, che non sia capace di controllare il disastro nei nove mesi promessi.
Alcuni reattori sono in fusione totale (e questo, sin dal primo giorno), le perdite sono continue, i rischi di esplosione sono più che possibili.
Mentre le emissioni di isotopi del cesio 137, dello stronzio 90, dello iodio-131, del plutonio 239, inquinano senza interruzione l'atmosfera e l'oceano, la stampa occidentale, agli ordini della mafia globalizzatrice, qualifica la situazione come stabile, o non la qualifica proprio per non terrorizzare le folle e, soprattutto, per non disturbare la mafia nucleare.
La situazione è davvero stabile: l'inquinamento radioattivo a Fukushima potrebbe durare molti anni senza contare che nuove esplosioni catastrofiche conferirebbero una svolta molto più brusca. Il nord del Giappone già doveva essere evacuato.
A quando l'evacuazione di Tokyo e di tutto il Giappone?
A partire dal 18 marzo negli Stati Uniti sono stati rilevate tracce di plutonio 238 e 239. In California e nelle Hawaii le percentuali sono rispettivamente 43 e 11 volte superiori al livello massimo riscontrato negli ultimi 20 anni.
Nel mese di marzo l'acqua potabile di San Francisco conteneva 181 volte la dose consentita di iodio 131. Il 4 aprile nell'acqua piovana di Boise nell'Idaho contenuta nei terreni nei pressi di Reno, in Nevada, è stata rilevata in quantità 30 volte superiori alla dose consentita.
Sempre in aprile sono state riscontrate, in numerose aree degli USA, tracce di cesio 134, stronzio 89, stronzio 90 e di americio e curio. Tutti questi isotopi radioattivi sono stati trasportati anche in Europa e, se non sono stati trovati, è solo perché non sono stati cercati.
Prima della fine del 2011 tutti i suoli del pianeta saranno inevitabilmente contaminati dall'irradiazione quotidiana del reattore di Fukushima. Sarà la stessa cosa per gli oceani e le acque sotterranee.
Poi per gli isotopi radioattivi di Fukushima inizierà un lungo processo di bioaccumulo lungo i vari passaggi della catena alimentare. Nel 2012 l'intera catena alimentare globale sarà radioattiva e pertanto iper-tossica per la salute umana.
Ma niente panico! L'alimentazione umana già è ottenuta da un ambiente tossico e l'agricoltura chimica moderna di per sé già rappresenta un'arma di distruzione di massa per la sua capacità di produrre cibo tossico in grandi quantità.
La mafia globalizzatrice adora la diversità, in particolare la necro-diversità delle strategie per l'avvelenamento dell'umanità e della biosfera.
La santissima trinità della sua teologia della distruzione è la seguente: cancro, mutazioni, sterilità o, nella terminologia utilizzata in numerosi lavori dallo specialista professor Dominique Belpomme, le condizioni CMR, ossia Cancerogene, Mutagene e Repro-tossiche.
La terza guerra mondiale nucleare, avviata nel 1945, si dotò di un arsenale per il genocidio:
- I reattori nucleari. Sono circa 450 e il loro scopo primario non è quello di produrre energia "civile", piuttosto quello di produrre plutonio per l'uso militare. Noi giustamente sappiamo, dagli anni '70, che l'energia nucleare non è redditizia: si consuma più energia di quanta se ne produce e, naturalmente, il disegno di legge non comprende le centinaia di miliardi di dollari o di euro, legati alla gestione degli incidenti e delle patologie che genera permanentemente. Lo scopo principale delle centrali nucleari in tutto il mondo è quello di produrre plutonio e uranio impoverito a fini di distruzione di massa. (Consigliamo ai lettori un rapporto della CIA che ha recentemente presentato il sito web Next-up, che mette in evidenza la relazione triangolare tra Francia - EDF, Cogema / Areva - CEA, Giappone e USA). Tutte le centrali nucleari emettono radioattività senza interruzione: in termini tecnici, fughe. Numerose icerche lo dimostrano. Basterebbe studiare la mappa delle regioni negli Stati Uniti dove si verifica il maggior numero di tumori al seno: sono tutte situate in un raggio di 150 km intorno a una centrale nucleare. Questo studio comparativo sarebbe impossibile in Francia per il semplice motivo che non esiste una regione che non sia soggetta a fughe (e quindi, anche di una potenziale deflagrazione e detonazione) dalle centrali nucleari! La Francia è la nazione più nuclearizzata al mondo "grazie" ad una perfetta intesa tra tutti i governi che si sono succeduti (di ogni colore politico) dal 1956 e alla cricca nucleare (FES, Cogema / Areva, CEA).
- I rifiuti radioattivi. Fino al 1982, in base a fonti ufficali, quasi 100.000 tonnellate di residui stivati nel cemento sono state immerse nelle profondità degli oceani.
In realtà, non così tanto in profondità, visto che alcuni sono riapparsi in Indonesia in balia dello tsunami del 2006, per poi spiaggiarsi sulle coste della Somalia, uccidendo i pescatori di questo paese. Qual è l'impatto dei rifiuti radioattivi sulla vita marina del pianeta Terra? Quello che non si vede non esiste!
Negli ultimi trent'anni i rifiuti radioattivi sono "in pensione" (nell'originale francese, è usato un gioco di parole intraducibile, una via di mezzo tra trattati (retraités) e pensionati), ma tranquillizziamoci, i fondi di pensione del settore nucleare non sono stati sottratti dalla più grande rapina finanziaria a mano armata della storia dell'umanità. I rifiuti radioattivi godono di una pensione prospera nella forma di testate nucleari (ce ne sono ancora decine di migliaia in aria, in mare e a terra) o di combustibile MOX (contenente il 7% plutonio) utilizzato nelle centrali nucleari di Francia e Giappone; a volte di vedono passeggiare per le strade d'Europa, in altre occasioni si rilassano nella piscina di qualche terrazza di alcuni reattori nucleari. Aspettando l'Onda! - Le bombe all’uranio impoverito. Sono chiamate da Paolo Scampa le "bombe sporche dei ricchi". Contrariamente a quanto potrebbe suggerire la semantica, si tratta di terrificanti armi di distruzione di massa.
L'operazione "umanitaria" in Libia, orchestrata dalla NATO e dagli Stati Uniti - e il cui scopo è quello di rubare il petrolio, l'oro e le risorse finanziarie del popolo libico (e destabilizzare la regione) - ha sganciato migliaia di bombe all'uranio impoverito, dette anche di quarta generazione, in territorio libico.
Le bombe all'uranio impoverito sono state usate da Israele durante la guerra del Kippur contro l'Egitto nell'ottobre del ottobre 1973. Successivamente sono state utilizzate in Libano, nella ex Jugoslavia, Iraq, Afghanistan e Libia da parte degli Stati Uniti e da diverse "coalizioni" di occidentali. Sono stati utilizzati anche da Israele nella Striscia di Gaza (vedere la ricerca dell'associazione ACDN).
Le bombe all'uranio impoverito provocano tumori, mutazioni e sterilità in questi paesi e tra i militari impegnati in operazioni umanitarie. Come viene riportato da uno studio statunitense condotto su 631.174 veterani militari dall'Iraq, 87.590 soffrono patologie muscolo-scheletriche, 73.154 disturbi mentali, 67.743 di patologie indefinibili, 63.002 malattie gastrointestinali, 61.524 malattie neuronali, ecc.
Invitiamo tutti i sostenitori dell'atomo civile e nucleare a visitare su Internet i siti web con le foto dei bambini deformi (ed è un eufemismo), nati in Iraq, Afghanistan, a seguito delle guerre umanitarie e liberatorie, o in Ucraina, come conseguenza di Chernobyl.
Le bombe all'uranio impoverito rilasciano isotopi la cui vita media è di 2,5 miliardi di anni, il che significa che sopravviveranno ancora per più di 2,4 miliardi di anni.
- I "saggi" nucleari. Contrariamente a quanto potrebbe suggerire la semantica, si tratta di pure e semplici esplosioni. Dal 1945 ne sono state condotte più di 2050 in atmosfera e nel terreno. La più forte fu una prodotta dai russi con una potenza 3000 volte superiore a quella di Hiroshima. Nel 1963 il Presidente John Kennedy voleva far passare una legge che avrebbe vietato i test nucleari, ma la cricca militare degli Stati Uniti ne fece esplodere 250 in un solo anno, quasi uno al giorno.
- L'agricoltura chimica moderna. Questa agricoltura è praticata in quasi tutti i paesi occidentali e nella maggior parte del cosiddetti paesi emergenti o in via di occidentalizzazione. L'uso di fertilizzanti sintetici è una panoplia di armi da guerra - pesticidi - per combattere funghi, erbe infestanti, insetti, nematodi, ecc, e sono chiamati fungicidi, erbicidi, insetticidi, nematocidi, ecc. Questa agricoltura di guerra, o agricoltura mortifera, produce alimenti-veleno che creano una serie di malattie cancerogene, mutagene e repro-tossiche. Inoltre, tempo addietro un agronomo paragonò i fertilizzanti chimici sintetici a delle piccole bombe atomiche da utilizzare in agricoltura, o meglio, sotto l'apparenza di uso agricolo con lo scopo del genocidio. L'agricoltura chimica moderna utilizza anche le sementi geneticamente modificate della multinazionale Monsanto e di altri criminali. Questi semi chimerici, e le colture che ne derivano, possono anche essere considerati come piccole bombe che sviluppano il caos nel corpo dell'uomo e in quello di tutti gli animali, come molti studi hanno provato.
- L'industria chimica. Oltre a produrre un cocktail velenoso per i "contadini", quest'industria ha creato decine di migliaia di sostanze chimiche, la maggioranza delle quali sono vere e proprie bombe. Queste sostanze chimiche hanno nomi diversi: vaccini, rimedi allopatici, zuccheri sintetici, eccetera.
- Le tecnologie di comunicazione, la prevenzione medica e la lotta al terrorismo. Di questo serbatoio high-tech, possiamo citare i telefoni cellulari di terza e quarta generazione, i sistemi Wi-Fi, l'uso medico della fluoroscopia, il body scanner negli aeroporti, ecc. Si raccomanda al lettore un recente studio dello svizzero Daniel Favre sulle patologie trovate nelle api a causa delle interferenze elettromagnetiche generate dalla telefonia.
Per riassumere la condotta criminale, gli psicopatici utilizzano due tipi di operazioni speciali per distruggere il genoma umano ed eliminare gran parte della specie umana.
Il primo è quello di generare contaminazione diretta radioattiva per mezzo della tecnologia nucleare, i test nucleari nell'atmosfera e nel suolo, i reattori nucleari civili, i reattori nucleari per la ricerca militare e la produzione di plutonio, bombe all'uranio impoverito e la mancata gestione dei rifiuti radioattivi.
Il secondo è quello di distruggere il sistema immunitario mediante una contaminazione radioattiva indiretta, subdola e quotidiana con il cibo, i veleni, i vaccini, i rimedi allopatici, i telefoni cellulari, ecc
E per coronare il tutto, il Codex Alimentarius, creato nel dicembre del 1961 sotto l'egida della OMS e della FAO, è la ciliegina, colorata ma mortifera, sulla grande torta nucleare. Possiamo solo ammirare la raffinatezza della strategia della mafia globalizzatrice, dal 1945 il complesso militare-industriale distrugge l'umanità e la biosfera, istituendo un organismo internazionale, il Codex Alimentarius, che dovrebbe proteggere la popolazione.
Ma ciò che la Commissione del Codex Alimentarius fa per proteggere il popolo, seguendo gli ordini delle multinazionali, è solo imporre semi chimerici, fertilizzanti sintetici, pesticidi e l'"irradiazione" di tutto il cibo!
Ripetiamo, ancora una volta, che il Codex Alimentarius dipende dall'OMS, un ramo delle Nazioni Unite, che potrebbe essere chiamato perfettamente l' Organizzazione per le Mutazioni e la Sterilità.
Ricordiamo che i gangster dell'OMS hanno firmato un trattato segreto di non aggressione, nel 1959, con i gangster della IAEA (International Atomic Energy Agency). La capacità di fare danno alla AIEA è grandissima.
Questi criminali hanno ancora il coraggio di parlare di poche decine di morti, o al massimo qualche migliaio, a causa di Chernobyl, mentre il rapporto della National Academy of Sciences, pubblicato negli Stati Uniti nel novembre 2009, stabilisce che tra il 1986 e il 2004, 950.000 persone sono morte nel mondo a causa del disastro nucleare di Chernobyl.
E siamo nel 2011. L'imposizione inesorabile del Codex Alimentarius sta per attuarsi a breve termine (domani) con l'abolizione pura e semplice di tutti gli integratori dietetici a base di erbe e di tutti quelli che permettono di proteggere l'umanità o di curare gli effetti distruttivi della radioattività o di qualsiasi altra forma di inquinamento agricolo, industriale o medico.
La proibizione di queste sostanze porterà, occorre ricordarlo, alla proibizione della maggior parte delle alternative mediche e, naturalmente, è quello che si augura la totalitaria OMS, che ha cercato per decenni di criminalizzare tutte queste terapie cosiddette alternative. Per il trattamento del cancro preferisce promuovere la chemioterapia e la radioattività: viviamo in un'epoca formidabile!
Si è arricciato il riccio. La mafia globalista avvelena l'umanità e, utilizzando la leva del Codex Necro-Alimentarius , impedisce la guarigione tramite terapie alternative e naturali. Molti anni fa abbiamo lanciato l'allarme, ma ci si è riposati sugli allori. In Canada è passato il decreto C 51. In due Stati degli USA è stata varata la legge che criminalizza tutte le terapie alternative.
La scorsa settimana, in Oregon, la FDA (il ministero dell'agricoltura e della sanità degli Stati Uniti), coprendosi le spalle con 80 poliziotti armati fino ai denti, ha lanciato un'operazione contro una piccola impresa, la Maxam Nutraceutica, in attività da più venti anni nella produzione di "integratori alimentari" per la cura dell'autismo (che è diventato endemico negli Stati Uniti e in Europa a causa dell'inquinamento radioattivo e dei vaccini con il mercurio).
Nel frattempo, l'Unione Europea rimane fedele ai sui principi totalitari e antidemocratici, prende continuamente in giro le proprie popolazioni e lavora per le multinazionali e la cricca nucleare: in breve, farà sparire tutti gli integratori alimentari e di tutte le piante medicinali, come tutti i preparati naturali utilizzati dalle tecniche di agro-ecologia.
Ed è la Unione Europea che sta per aumentare di venti volte la dose ammissibile di radioattività nei prodotti alimentari, con il pretesto che è meglio il cibo radioattivo rispetto all'eventualità di una penuria alimentare.
La soglia minima di radioattività è un grande frode scientifica. Ricordiamo che, secondo gli esperti in endocrinologia, non esiste una dose minima di contaminazione radioattiva e che inquinamento provocato da piccole dosi è spesso più distruttivo per il feto umano dell'inquinamento provocato da dosi massicce.
Cosa fare? In primo luogo, utilizzare tecniche di decontaminazione del suolo. Dopo Chernobyl, fu proibita la vendita di formaggio in Austria, ma presto ci si è resi conto che il formaggio prodotto da agricoltori che praticano l'agricoltura biologica, che l'hanno praticata per molti anni, grazie ai contributi delle rocce vulcaniche (la zeolite), erano totalmente privi di radioattività.
Infatti, tutte le rocce vulcaniche del gruppo delle zeoliti sono note per la loro capacità di bloccare i metalli pesanti e le particelle radioattive.
Il futuro dell'umanità passa attraverso l'agricoltura biologica. Infatti, la prima linea di difesa contro i metalli pesanti e la radioattività è costituita da una fiorente vita microbica nel suolo e dalla presenza di humus e oligoelementi essenziali per la nutrizione delle piante.
Questa prima linea di difesa è assente nella maggior parte dei suoli europei che sono stati danneggiati, sterilizzati, ossidati per produrre un tipo di cibo che genera nel corpo umano i radicali liberi, fattori di degradazione cellulare.
Ci sono anche altre tecniche di decontaminazione che utilizzano funghi o piante per "fissare" la radioattività. Non è facile trasformare un giardino o un campo in un allevamento di funghi, mentre è molto più facile coltivare piante come il girasole e la canapa.
Alcuni studi valorizzano queste due specie di piante che sono state usate con successo dopo il disastro di Chernobyl. Ma non sappiamo ancora come riciclare le piante dopo la decontaminazione. Si potrebbe proporre di spedirle all'Eliseo o al quartier generale della EDF e di Areva.
Un ottimo utilizzo della canapa dopo la decontaminazione potrebbe essere quello di fabbricare corde molto forti!
Perché, francamente, la gente avrà bisogno di queste corde il giorno in cui costituirà un Tribunale Planetario per giudicare tutti gli psicopatici, sociopatici e crapuloni di ogni tipo che hanno trasformato questo splendido pianeta in un bidone della spazzatura tossico e radioattivo.
In effetti, la prima fase della decontaminazione, con ogni logica, partirebbe dalla decontaminazione del tessuto sociale, perché non serve a nulla decontaminare la biosfera se continua l'avvelenamento militare-industriale. La decontaminazione del tessuto sociale è un imperativo urgente se vogliamo aiutare la specie umana a evitare l'imminente estinzione.
I predatori militar-industriali devono essere neutralizzati con tutti i mezzi immaginabili. Solo allora sarà possibile arrestare tutte le centrali nucleari, proibire l'agricoltura chimica, condannare tutte le multinazionali bio-cide, rimuovere i giornali globalisti, terminare la rapina a mano armata finanziaria...
In breve, dobbiamo promuovere una disobbedienza totale verso le autorità che agiscono nell'assenza di moralità e spiritualità: il Nuovo Ordine Mondiale.
Quando i suoi lacchè di Stato saranno neutralizzati, le multinazionali crolleranno perché vivono solo grazie alla corruzione.
E 'questa la corruzione che permette a TEPCO, al governo giapponese e ai vari funzionari occidentali di mentire spudoratamente affermando che la situazione a Fukushima è stabilizzata e che non vi è alcuna minaccia radioattiva per i popoli del pianeta.
La Rete Uscire dal Nucleare, invita i suoi lettori a leggere il New York Times per ottenere informazioni sullo stato dei "reattori danneggiati" di Fukushima. Siamo seri, i reattori non sono danneggiati, ma distrutti e sarebbe più autentico orientare i lettori di lingua anglofona ai blog dedicati a questo tema, piuttosto che ai mezzi di comunicazione mainstream degli Stati Uniti. Si arriva a chiedersi per chi lavora la Rete Uscire dal Nucleare dato che ha allontanato Stephan Lhomme che ha appena creato un proprio Osservatorio sul Nucleare.
Per quanto riguarda Greenpeace, le banalità presenti nel loro sito web a proposito di Fukushima sono patetiche: la trascrizione dei comunicati del governo giapponese non costituisce informazione alcuna, ma è un avvelenamento dell'informazione.
Ricordiamo che Greenpeace, così come la rete "Uscire dal Nucleare" ha garantito l'appoggio all'enorme farsa della legge “Grenelle” sull'ambiente del presidente Sarkozy, che non sembra per niente un piano anti-nucleare!
È di fatto l'associazione Next-up, e il blog della associazione Kokopelli, il più serio tentativo di presentare le informazioni, giornalmente, in Francia. Consigliamo ai lettori, anche, il sito di Jean-Pierre Petit, le cui analisi tecniche e scientifiche sono sempre magnificamente documentate. Per quanto riguarda Criirad, non ha pubblicato nessuna notizia recente dalla sua dichiarazione del 12 aprile.
Sappiamo che non è facile per le piccole associazioni, senza mezzi finanziari, tentare di perforare il muro di segretezza che è stato eretto intorno alla centrale nucleare di Fukushima-Daiichi: non è un sarcofago di cemento quello che è stato costruito intorno al reattore Fukushima, è un sarcofago quasi impenetrabile di menzogne e disinformazione.
Chi si è domandato se potrà avvenire un'esplosione nucleare, e non di idrogeno, nel reattore 3? Nessuno a parte alcuni fisici nucleari e ingegneri che non hanno la lingua di legno: Leuren Moret, Arnie Gundersen, Chris Busby ...
E oggi, il 29 aprile, Toshisada Kosaka, che il 16 marzo fu assunto dal governo giapponese come consulente speciale nucleare, ha annunciato le sue dimissioni, con le lacrime agli occhi, perché, dice, "il primo ministro ha ignorato le leggi". Ma chissà se le conosce?
Lo scopo di questo articolo non è quello di promuovere la paura o la depressione, è quello di promuovere l'attuazione di tecniche di decontaminazione e di incoraggiare la gente a dichiarare aperta la caccia ai predatori militar-industriali, la fonte tossica di tutte le loro malattie.
La crisi di Fukushima e l'inquinamento che minaccia l'integrità della catena alimentare globale sono un nuovo invito a lavorare in co-evoluzione con la Madre Terra, la Pacha Mama.
Nucleare e acqua, in mano a una sola persona
di Debora Billi - Il Fatto Quotidiano - 25 Maggio 2011
Si fa il decreto Omnibus ed è a rischio il referendum sul nucleare. Allarme! Sanno di perdere, e vogliono sfilarci il diritto di votare per poter costruire le centrali con comodo, passato l’effetto Fukushima!
Mica sono tanto sicura, che sia davvero così. Ho un altro genere di sospetto. In realtà, credo che ormai sia assodata la consapevolezza che le centrali nucleari non si faranno mai: costano troppo, sono pericolose, non le vuole nessuno e i cittadini delle aree coinvolte si daranno fuoco piuttosto che accettare una centrale nucleare sotto casa.
Fukushima ha dato il colpo di grazia a tutta la faccenda e, referendum o no, il nucleare è morto e sepolto con tutto il sarcofago.
Annullare il referendum contro il nucleare ha in realtà un altro scopo: quello di puntare al non raggiungimento del quorum per il referendum sull’acqua. E’ l’acqua la preda davvero preziosa, il nucleare essendo lo specchietto per le allodole. Ne parlai diffusamente anche qui.
Bene. Chi dovrebbe costruire le centrali nucleari in Italia? I francesi di EDF, Electricitè de France, il cui Presidente è Henri Proglio. (nella foto)
E chi fa la parte del leone nella privatizzazione degli acquedotti italiani? I francesi di Veolia, il cui Amministratore delegato è Henri Proglio.
La stessa persona è a capo di entrambe le multinazionali francesi che puntano alla nostra energia e alla nostra acqua. La STESSA persona. Definita dai commentatori francesi un “intoccabile della Repubblica”, e che poche ore fa ha annunciato anche “Edison sarà nostra”.
A questo punto, il decreto Omnibus si configura in veste di risarcimento. Eliminiamo dal referendum l’ormai morto nucleare per salvare il premio più prezioso, ovvero l’acqua, che andrà comunque nelle stesse medesime mani. Le mani di qualcuno a cui si deve garantire comunque e ad ogni costo il controllo delle nostre risorse strategiche, non si scappa.
Le grandi lobby bancarie internazionali sono tornate alla carica per far sbloccare i derivati finanziari degli enti locali.
Dopo che gli swap e gli altri contratti derivati avevano sconvolto i bilanci di molti comuni e regioni italiani con perdite disastrose, nel 2008 l'allora governo ne impose il blocco. Senza autorizzazione governativa nessun ente locale era autorizzato a sottoscrivere tali contratti.
Erano intervenuti anche la Corte dei Conti, la Consob, la Banca d'Italia. Al Senato vi fu un ampio dibattito e furono evidenziati i rischi ma anche le pesanti situazioni determinatesi nei conti di diverse piccole e medie imprese oltre che degli enti locali.
A fine 2010 i debiti totali degli enti locali ammontavano a 111 miliardi di euro di cui 35 miliardi in derivati. Alcuni di questi contratti si trascineranno fino al 2050 con costi ingenti e crescenti per tante generazioni di cittadini.
Secondo i bollettini della Banca d'Italia, a fine giugno 2010 i derivati degli enti locali avevano un mark to market negativo, significando che nell'ipotesi di chiusura di tutti i contratti alla data di rilevazione esso sarebbe un costo aggiuntivo di oltre 1 miliardo di euro.
Da recenti elaborazioni fatte sui dati forniti da Eurostat, nel periodo 2007-10 le amministrazioni pubbliche italiane hanno dovuto sostenere oltre 4 miliardi di euro di maggiori interessi sul debito a seguito degli andamenti dei loro contratti derivati in essere.
Essi sono soprattutto operazioni miranti ad allungare la durata del debito sovrano e alla «protezione» dalle eventuali improvvise oscillazioni sui tassi di interesse. La citata spesa addizionale in parte è dovuta proprio alla performance dei derivati degli enti locali.
Al Ministero dell'economia da un po' di tempo circolano le bozze di un nuovo regolamento in materia di derivati che, oltre alle ovvie esigenze di trasparenza e di chiarezza nelle informazioni contenute nei contratti, dovrebbe ridurre il rischio per gli enti locali.
Finora l'approccio chiamato «risk-based» suggerito dalla Consob terrebbe conto degli scenari di rendimento, del grado di rischio e dell'orizzonte temporale. Si tratta di simulazioni di calcolo probabilistico dei rendimenti di un prodotto finanziario.
Ciò dovrebbe consentire di verificare i reali costi del derivato rispetto a quelli di un'ordinaria operazione finanziaria. Per vedere se la posizione finale dell'ente locale sarebbe migliore con o senza il derivato. Ciò renderebbe forse più difficile almeno l'introduzione di costi occulti.
Purtroppo c'è anche una proposta dell'Abi che, anche sotto la spinta dei grandi gestori internazionali dei mercati dei derivati, vorrebbe introdurre l'approccio del «what-if» basato su un modello matematico costruito su una serie di innumerevoli equazioni e di variabili per studiarne gli effetti.
È un approccio che aumenta l'incomprensibilità dell'operazione che porterebbe comunque alla sottoscrizione del derivato.
Trattasi di metodi matematici che non prendono in considerazione possibili rischi sistemici, ma semplicemente delle variabili considerate.
Noi riteniamo che si dovrebbe invece privilegiare i principi consolidati della buona amministrazione della cosa pubblica. Gli approcci sopramenzionati, anche se apparentemente meno opachi del passato, si basano comunque su delle aspettative probabilistiche di «giochi» e comportamenti della finanza.
È grave inoltre che si ignori del tutto la richiesta dell'Anci di individuare un giusto percorso per estinguere i vecchi derivati oggetto di molti contenziosi. In alcuni casi, a seguito di denunce per frode presentate in tribunale da alcuni comuni, si è arrivati anche al sequestro preventivo di beni per centinaia di milioni di euro nei confronti delle grandi banche coinvolte.
Ovviamente la controffensiva legale del sistema bancario a livello internazionale, con effetti anche in Italia, non si è fatta attendere. La JP Morgan, la Bank of America e altre banche hanno denunciato presso l'Alta Corte di Londra per inadempienza del contratto derivato alcune controparti quali le regioni del Lazio, della Toscana, del Piemonte.
Si sottolinea che quasi sempre il tribunale di competenza era ed è fuori dai nostri confini. È evidente il ritorno di fiamma della grande speculazione e dei derivati finanziari.
Sarebbe da irresponsabili riportare gli enti locali ai tavoli verdi del gioco d'azzardo. Perciò il regolamento in elaborazione non può assecondare i desiderata delle grandi banche ma i bisogni di stabilità e di servizi publici della collettività.
Istat: l'Italia è povera
di Rosa Ana de Santis - Altrenotizie - 24 Maggio 2011
A dire che l’Italia è il fanalino d’Europa non sono le solite agenzie di rating, fallaci quanto interessate, ma l’Istituto centrale di statistica, che nella presentazione dei dati riguardanti il biennio 2008-2009, ha spiegato meglio di qualunque discorso il danno che la destra sta recando al sistema Italia. A cadere sotto i colpi dell’incompetenza del governo sono i due perni sui quali il sistema italiano si reggeva: risparmio e welfare.
A forza di picconare politicamente e legislativamente il lavoro e lo stato sociale, l’Italia è diventata la parente povera d’Europa. E se la riserva storica del nostro paese è sempre stata la relazione di solidarietà interfamiliare, con le generazioni che si venivano reciprocamente in aiuto, a formare una sorta di ammortizzatore sociale permanente, l’analisi dei numeri proposti dall’Istat evidenzia come ormai anche questo filo stia spezzandosi, causa un sovraccarico che non più in grado di sopportare.
I numeri dell’ISTAT raccontano soprattutto, dietro alla crisi dei numeri e delle statistiche, il modo in cui il sistema Italia ha affrontato la crisi economica. L’Italia del risparmio e delle case di proprietà ha protetto le nuove generazioni da un impoverimento che avrebbe avuto nell’immediato un impatto ben più violento di quello che ha effettivamente avuto. Ma tutto questo non basta più.
I numeri della politica economica di questo governo sono ben rappresentati da questi dati: la crescita italiana è in media dello 0,2, contro l’1,3 della media Ue. La produzione industriale è diminuita del 19% rispetto al 2007 e il tasso di disoccupazione reale è attorno al 15%.
Il livello di ricchezza del paese è tornato indietro di dieci anni, la mortalità scolastica è al 18% (la media europea è al 14).
Ottocentomila sono le donne che, a causa della loro gravidanza, hanno perduto il lavoro e 2 milioni e centomila giovani sono senza lavoro e senza nessuna prospettiva di trovarlo, dal momento che non accedono a nessuna possibile formazione.
Ben 15 milioni di italiani (circa il 25% della popolazione) sono a rischio esclusione sociale e 7,5 milioni di individui sono a rischio di povertà cronica; di questi, 1,7 milioni sono già in condizione di grave deprivazione.
Un italiano su quattro, insomma, rischia di lasciare l’universo della cittadinanza per entrare nell’inferno dei senza diritti.
E siccome anche nella crisi c’è chi la paga più degli altri, si registra che nelle regioni del Sud il 57% delle persone vive a rischio di povertà: nel biennio 2008-2009 più della metà delle persone che hanno perso il lavoro (532.000 di cui 501.000 giovani sotto i 29 anni) erano residenti al sud, dove l’occupazione si è ridotta di 280.000 unità.
E, più poveri tra i poveri, i lavoratori extracomunitari, dove pure assunti regolarmente, segnano una retribuzione inferiore del 24% rispetto a quelli degli italiani.
Le famiglie italiane, un tempo al primo posto in Europa per quota di risparmio, hanno ormai eroso le risorse accumulate. Lo scorso anno la propensione al ribasso è stata del 9,1, il valore più basso dal 1990.
Cresce ogni anno il numero delle famiglie che non sono in grado di pagare le utenze domestiche (11,1), che non riescono ad affrontare spese impreviste di 800 euro (33,4), che non possono permettersi di pagare un riscaldamento adeguato per le case nelle quali abitano (11,5), che non possono permettersi nemmeno una settimana di ferie all’anno (39,7) e neanche un pasto adeguato ogni due giorni (6,9).
Sono cifre, queste, che raccontano il declino di un paese che resta tra i primi dieci del mondo per Pil, ma che vede accumularsi la sua ricchezza in fasce sempre più ristrette di famiglie a scanso di una povertà crescente che investe ormai, come si vede, almeno il 30% della popolazione, con una tendenza sempre crescente nella divaricazione della forbice sociale.
E l’assoluta mancanza di qualunque politica si sostegno allo sviluppo segnerà pesantemente anche il prossimo periodo. Finiti i risparmi, se nessuno avrà pensato alla crescita, il lavoro seguirà il trend dell’assoluta precarietà e di una produzione delocalizzata, ovvero low cost, non prima di aver reso superflua ogni traccia di diritto del lavoro, e si abbatterà una nuova emergenza non più solo sui giovani, ma anche sugli over 50.
Una disoccupazione senza welfare che si tradurrà in nuova, cronica povertà. Solo che questa volta non avremo nemmeno più la casa di proprietà. E Termini Imerese non sarà un caso, così come non sarà più solo Marchionne il nuovo fenomeno dell’imprenditoria italiana.
Quello che manca è un disegno sul futuro, manovre per uscire dalla depressione che è rimasta dopo la crisi del biennio appena passato, una politica per la crescita che persino per ammissione di Tremonti non è buona.
Ovviamente il Ministro non ci sta all’analisi del rapporto ISTAT e continua a parlare di un paese ricco, il cui bilancio ha tenuto (anche se omette di spiegare il come). Non dice il ministro che la ricchezza di alcuni è speculare all’impoverimento di tanti altri (ceto medio in modo particolare) e che la media del benessere non dice sulla distribuzione dello stesso, con l’aggravante, tutta moderna, per cui chi esce dal circuito virtuoso della società non ha più alcuna mobilità in ingresso. Si è mobili per la disoccupazione, ma non per tornare ad essere occupati. La storia delle industrie storiche del paese lo conferma.
Tremonti sostiene che i numeri vanno interpretati e questo è vero: prima ancora che interpretati, però, vanno letti oggettivamente e quello che raccontano, in fondo, sono la rappresentazione di uno scenario che tutto il paese conosce.
Ad aggravare ulteriormente il quadro, è arrivata la relazione della magistratura contabile dello Stato. La Corte dei Conti, infatti, sull’onda dei numeri ISTAT, annuncia altri anni di rigore (intervento del 3% l’anno per rientrare del debito, come imposto dall’Europa) che renderanno impossibile qualunque riduzione della pressione fiscale.
Una manovra da 46 miliardi ci attende all’orizzonte e l’ironia del Ministro Tremonti ci invita ad affrontarla con un approccio a metà tra la “sopravvivenza” e il “tiriamo a campare”.
Per la crescita c’è tempo dice il governo, dimenticandosi di Confindustria, e ricordando alla chetichella di non poter ridurre la pressione fiscale. O meglio di non poterla ridurre a tutti, perché rimane al posto di sempre la vergogna dell’evasione, alfa e omega di tutta l’iniquità del sistema economico italiano per il quale questo, come altri governi, non hanno saputo e voluto fare granché.
Il Paese, sfugge ai buontemponi di Palazzo Chigi, è già impoverito. E’ l’esodo dei nostri cervelli a dirlo, è l’abbandono scolastico in crescita a confermarlo. Ed è proprio l’inerzia dei nostri amministratori davanti a tutto questo a dirci che i numeri dell’ISTAT suscitano un legittimo allarme per tutto quello che non ci dicono di domani, più che per quello che raccontano di oggi.
La guerra incivile berlusconiana
di Pino Corrias - Il Fatto Quotidiano - 24 Maggio 2011
Mentre Giulio Tremonti, in silenzio, prepara una stangata da 40 miliardi e l’inconsapevole Letizia Laqualunque Moratti viene trasportata ai mercati dell’ortofrutta e lì esibita a promettere ai milanesi multe gratis e parcheggi condonati (o anche il contrario), la guerra incivile si è accesa davvero.
Ma non riguarda né Milano né i rossi, bensì gli sparsi accampamenti della (ex) maggioranza che respira agguati, emette pernacchie, lancia invettive e minacce. C’è Bossi che vuole traslocare due ministeri al Nord. Ci sono Alemanno e Polverini che vogliono demolirlo in un sanatorio del Sud.
C’è la Lega che insulta Formigoni. Mentre Formigoni li sputazza sull’altra guancia.
Scajola ha deciso di formare un suo gruppo con la Biancofiore subito dopo la Caporetto dei ballottaggi. Cicchitto e Quagliariello li diffidano. Micciché urla. Bonaiuti piangnucola. Sallusti pretende fuoco e fiamme e poi insulta il cardinale Tettamanzi.
Guerra incivile. “Proprio ora che dovremmo batterci tutti insieme come un sol uomo”, ha esclamato l’altra sera Silvio B. davanti alle solite 32 bambole apparecchiate sui divani. Le sciocchine hanno riso credendolo un nuovo gioco. Lui le ha fatte sgomberare dalla scorta.
Zingaropoli a Milano? L’ha inventata la Colli
di Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano - 25 Maggio 2011
La propose nel 1997, quando era assessore nella Giunta Albertini: "Può diventare una ricchezza della città, un'attrattiva turistica dove i milanesi possono accorrere"
Chi parla non è Giuliano Pisapia, noto estremista che prende il caffè con i centri sociali e fa le vacanze in roulotte con una trentina di Rom. È Ombretta Colli, assessore forzista ai Servizi sociali della giunta Albertini, intervistata dal Corriere della Sera l’8 luglio 1997.
“Zingaropoli”, lo spauracchio inventato da B&B per spaventare i milanesi sul pericolo Pisapia, è in realtà una proposta di uno dei volti storici del centrodestra milanese.
L’ha scoperto Giovanni Regaldo di Omilegis (Osservatorio milanese legalità e giustizia sociale). Il classico colpo di scena da commedia noir (La maledizione dello scorpione di giada di Woody Allen). Ma anche da opera buffa (il Ballo in maschera di Verdi) e persino da tragedia greca (Edipo Re di Sofocle): l’investigatore che, alla fine, si scopre assassino.
Carta canta: 14 anni fa, subito dopo le elezioni comunali che avevano portato Gabriele Albertini a Palazzo Marino e la Colli sulla poltrona di assessore, il Corriere pubblicava un articolo dal titolo “La Colli contro tutti: ‘Per i figli del vento costruirò Nomadopoli’”. I vigili urbani avevano appena sgomberato tre campi rom abusivi e la giunta aveva annunciato il numero chiuso.
In quel contesto la signora Gaber (Giorgio era ancora vivo) annunciava la sua proposta per risolvere il problema alla radice: “L’orientamento attuale in giunta e tra le autorità locali è quello di continuare a puntare su diversi campi. Gira e rigira, però, si resta sempre su modelli che secondo me non hanno grandi prospettive. Bisogna pensare in grande, guardare alle esperienze oltre frontiera, a Parigi per esempio, dove i nomadi hanno una loro parte della città che rappresenta un’attrattiva per il resto dei cittadini e per gli stessi visitatori”.
Un sogno? “Nient’affatto, ma un impegno a cui voglio dedicarmi. Certo non si realizzano queste cose con la bacchetta magica, occorre lavorare seriamente, anche per alcuni anni. Ma bisogna arrivarci. I nomadi sono persone che hanno una loro cultura e una loro caratteristica. Sono diversi? Approfittiamone. Cerchiamo un confronto. Diamo loro la possibilità di esprimersi al meglio in un ambiente civile, con regole da rispettare da tutt’e due le parti… Nomadopoli può diventare una ricchezza della città, addirittura un’attrattiva turistica dove i milanesi possono accorrere per scoprire il fascino di certi loro costumi”. Così parlava la forzista Ombretta, addì 8 luglio 1997.
Naturalmente Nomadopoli, denominazione più civile della Zingaropoli berlusconian-bossiana, non ha mai visto la luce. Ma rimane agli atti che i primi e gli unici a proporre una mega-cittadella riservata agli “zingari” di tutta l’area metropolitana milanese, porta la firma di uno degli esponenti di spicco del partito del premier che ne parlava con toni talmente entusiastici da far impallidire il presunto estremista massimalista rivoluzionario Pisapia, mai arrivato a tanto.
Chissà se la Colli ricordava quella sua proposta, l’altra sera a “L’Infedele”, mentre con qualche imbarazzo e confidando nell’amnesia generale giustificava le sparate dei suoi capi contro la fantomatica “Zingaropoli” di Pisapia (che, ripetiamo, non ha mai proposto nulla del genere).
Chissà se ne ha mai parlato con la Moratti, di cui è tra le consigliere più ascoltate. E chissà con quanta apprensione ha sperato che nessuno riesumasse quella sua vecchia intervista.
Ora il peggio che le può capitare è che Pisapia vinca il ballottaggio, faccia propria la sua proposta e la rinomini assessore ai Servizi sociali: di estremisti come lei, a sinistra, s’è perso lo stampo.