L'altra verità sul golpe di Mosca
da Peacereporter - 19 Agosto 2011
Nuovi studi sostengono che il fallito colpo di Stato del 19 agosto 1991 sarebbe stato parte di un piano segreto degli Usa per accelerare il collasso dell'Urss e saccheggiare le sue risorse energetiche
Vent'anni fa, il 19 agosto 1991, i carri armati occupavano il centro di Mosca e circondavano la 'Casa Bianca', il grande palazzo del Parlamento, mentre il presidente dell'Unione Sovietica Michail Gorbacev veniva costretto nella sua dacia in Crimea dov'era in vacanza.
Il vicepresidente Gennadij Janaev annunciava alla televisione lo stato d'emergenza e il passaggio dei poteri a una giunta militare guidata dal capo del Kgb, il generale Vladimir Kryuchkov.
I mass media presentarono il colpo di Stato come il tentativo dei 'conservatori' sovietici di bloccare in extremis il processo di dissoluzione istituzionale dell'Urss che Gorbacev si apprestava a formalizzare concedendo l'indipendenza alle repubbliche dell'Unione. Questa è rimasta la 'versione ufficiale' fino a oggi.
Ma nuovi studi aprono scenari completamente diversi.
Inchieste giornalistiche e giudiziarie dimostrerebbero infatti che il fallito golpe del 1991 - che offrì a uno sconosciuto Boris Eltsin l'occasione di presentarsi al mondo come 'difensore della democrazia' e di prendere di lì a poco il posto di Gorbacev - fosse in realtà un 'falso golpe' che faceva parte di un più ampio piano 'made in Usa' volto ad accelerare il collasso politico ed economico dell'Urss e a saccheggiare le sue ricchezze finanziarie ed energetiche.
Gli architetti di questa operazione segreta, nome in codice Project Hammer (Progetto Martello), volta a sconfiggere il nemico della guerra fredda ed impossessarsi delle sue ricchezze, sarebbero stati l'allora presidente George Bush senior e i suoi più stretti collaboratori (Dick Cheney, Donald Rumsfeld, Colin Powell, Paul Wolfowitz, Richard Armitage e Condoleezza Rice), ovviamente la Cia e l'alta finanza americana (Allan Greenspan, Jacob Rothschild, George Soros e Leo Wanta), d'accordo con alti dirigenti del Kgb (tra cui lo stesso direttore golpista, Vladimir Kryuchkov) e con gli stessi Eltsin e Gorbacev.
Nelle sue memorie, Elstin scrisse come il fallito golpe fosse stato in realtà una manovra per avvantaggiarlo. Il putsch di agosto sarebbe stato al centro di un colloquio privato tra lui e lo stesso Bush nel giugno 1991.
Anche alcuni ex ufficiali sovietici protagonisti del colpo di stato riconobbero negli anni successivi che si era trattato di "un intricato piano orchestrato da agenti stranieri occidentali". Agenti, come il britannico Robert Maxwell, con cui il generale Kruchkov era in contatto fin dal 1990 e che alla vigilia del golpe mise a sua disposizione 780 milioni di dollari.
La collaborazione di questi ultimi fu fondamentale fin dalla prima fase di attuazione del piano: destabilizzare l'economia sovietica svuotando le riserve auree dell'Urss e le casse del Partito comunista. Nei cinque mesi precedenti il golpe furono trafugati all'estero 3mila tonnellate d'oro (che all'epoca valevano 35 miliardi di dollari) e 435 milioni di rubli del partito (pari a 240 miliardi di dollari).
Finanziariamente dissanguata, e destabilizzata dal successivo golpe di agosto, l'Urss non sarebbe più stata in grado di difendersi dal poderoso attacco speculativo contro il rublo cui venne sottoposta nei mesi successivi, a cavallo tra il 1991 e il 1992: il colpo di grazia che portò al collasso l'economia sovietica e al suo successivo saccheggio da parte dell'Occidente.
Il principale bottino della più grande rapina della storia furono le privatizzazioni del settore energetico (petrolio e gas) che faceva capo al colosso statale Gazprom. L'acquisizione fu operata da un gruppo di spregiudicati oligarchi russi (Mikhail Khordokovsky, Alexander Konanykhine, Boris Berezovsky, Roman Abramovich) protetti da Eltsin e legati, attraverso una complessa rete di banche e società appositamente create, agli ambienti finanziari che avevano preso parte al Project Hammer.
Legami successivamente emersi alla luce del sole, come nel caso di Khordokovsky, che prima di essere messo in galera da Putin nel 2003 lasciò la Yukos al suo 'socio ombra' Jacob Rothschild.
Il vero deficit è dei valori
di Massimo Fini - Il Fatto Quotidiano - 20 Agosto 2011
In un articolo pubblicato sul Corriere il 17 agosto (“Il vero disavanzo delle democrazie”) il settantenne Ernesto Galli della Loggia, docente di Storia contemporanea all’Università Vita-Salute del San Raffaele (curiosa parabola per uno che era partito comunista e si è scoperto, al momento opportuno, liberale e forse anche pio), storico che non ha mai scritto un libro di storia, risvegliandosi da un letargo durato quasi mezzo secolo, da quando era un giovane e promettente collaboratore dell’Einaudi, scopre che il deficit dei sistemi democratici sta nella loro mancanza di valori o, per usare il suo linguaggio contorto, nella loro “unidimensionalità economicista”. Geniale.
Nel mio spettacolo teatrale del 2004 Cirano, se vi pare… dicevo: “La democrazia è un metodo, un sistema di forme e di procedure, non è un valore in sé e non produce valori. È un contenitore, un sacco vuoto che andrebbe riempito. Ma il pensiero e la pratica liberale e laica, che sono il substrato sul quale la democrazia è nata, mentre facevano ‘tabula rasa’ dei valori precedenti, non sono stati in grado, in due secoli, di riempire questo vuoto se non con contenuti quantitativi e mercantili”.
In realtà nella pièce riprendevo concetti espressi quasi un quarto di secolo prima ne La Ragione aveva Torto? e ribadite poi in Denaro. Sterco del demonio (1998), nel Vizio oscuro dell’Occidente. Manifesto dell’Antimodernità (2002) e in Sudditi. Manifesto contro la Democrazia (2004).
In realtà la democrazia, almeno così come si è storicamente determinata, non è che l’involucro legittimante del modello di sviluppo basato sul mercato. E il mercato, che è uno scambio di oggetti inerti, non può produrre valori, né laici né di qualsiasi altro tipo. L’unica divinità veramente condivisa è il Dio Quattrino.
E la vera debolezza dell’Occidente democratico (in questo Della Loggia ha ragione, anche se arriva fuori tempo massimo), lo vediamo in rapporto con altre culture, Islam in testa, proprio in questo vuoto di valori.
Bisogna aggiungere che la democrazia, perlomeno quella rappresentativa, non solo non aiuta a costruire valori condivisi, ma sembra il sistema perfetto per demolirli. La liberal-democrazia si è infatti venuta strutturando, contro le intenzioni dei suoi padri fondatori (Stuart Mill, John Locke, Alexis de Tocqueville), come un sistema di partiti in competizione fra di loro.
I partiti per conquistare consensi hanno bisogno di apparati (il voto di opinione, secondo lo stesso Norberto Bobbio, gran studioso e strenuo difensore della democrazia, “è solo quello di coloro che non votano”).
Per mantenere gli apparati hanno bisogno di soldi, per procurarseli li drenano illegalmente dal settore pubblico, di cui si sono impossessati, o da quello privato tenendo l’imprenditoria sotto ricatto (o mi dai la tangente o non vincerai mai un appalto).
Essendo abituati a corrompere o a farsi corrompere per superiori esigenze di partito, i dirigenti politici diventano, quasi sempre, dei corrotti in nome proprio.
Questa corruzione pubblica trascina fatalmente con sé i cittadini (se rubano loro perché non dovrei farlo anch’io?) spazzando così via tutta una serie di valori, onestà, lealtà, dignità, che tengono insieme una comunità.
A ciò si aggiunge che i partiti, pur di non scontentare i rispettivi elettorati, perdono completamente di vista l’interesse nazionale. E questo non è un vizio solo italiano se in America, Paese che deve le sue passate fortune a un fortissimo senso di appartenenza nazionale, repubblicani e democratici si stanno scannando da mesi mentre il loro Impero rischia di crollargli sotto i piedi.
Per cui sento di poter dire che l’attuale crisi economica non è solo il segno del fallimento di un modello di sviluppo ma anche del suo involucro legittimante: la democrazia.
Aspettando la fine dei giochi in Libia
di Franklin Lamb - www.countercurrents.org - 20 Agosto 2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE
Tripoli: Visto che chi scrive non è al corrente di un qualche segreto e che comunque non glielo direbbe, allora si può anche avviare una franca discussione con gli ex colleghi del Congresso e con le nuove ciber-conoscenze che lavorano al Campidoglio.
Questa settimana mi sono saturato le orecchie grazie alle fonti vicine al Senate Foreign Relations Committee di John Kerry sui punti di vita semi-privati del Presidente Obama su quello che sta avvenendo in Libia e sui dubbi del Presidente sul ruolo della NATO nel bombardamento di questo paese sfortunato.
Contrariamente a qualche ipotesi in voga a Washington che il nuovo Segretario della Difesa Leon Panetta (qualche membro del Congresso che lo conoscono molto bene si riferiscono tranquillamente a lui come “Leon la Luce”) sia incaricato di supervisionare la NATO mentre Obama deve far fronte a una slavina di problemi politici ed economici, la realtà è diversa.
Il Presidente Obama si ritiene che sia “in azione” e che stia seguendo da vicino l’utilizzo da parte della NATO di “tutte le misure necessarie per proteggere i civili”.
I bombardamenti della NATO, comprese le sette bombe sganciate questa mattina alle 5 vicino al mio albergo, sono diventati una crudele condanna per la popolazione libica e per tutti quelli che respingono il diritto unilaterale della NATO di” distruggere per il bisogno di salvare&proteggere”.
Diversamente dai suoi due predecessori allo Studio Ovale e anche da “VP Joe” (ndt: Joe Biden), Obama non apprezza i funzionari quando usano espressioni colorite che possano offendere gli elettori. Ma si dice che abbia riferito di recente a un suo amico che presiede il Foreign Relations Committee al Senato che “siamo finiti in un mare di merda e dobbiamo uscirne fuori!”
Parte della sempre più evidente costernazione di Obama si pensa che derivi dalle sue possibilità di rielezione. Il Democratic National Committee ha inviato al senatore Kerry e alla Casa Bianca un memorandum “riservatissimo” sulle prospettive della rielezione del Presidente nel bel mezzo degli indici di popolarità che continuano a scemare tra le incertezze economiche e i dubbi sull’amministrazione Obama in generale.
Secondo le fonti al Congresso che lavorano sulla crisi libica, alcuni consiglieri di Obama pensano che la Libia stia per diventare un altro Iraq se la NATO continuerà a impedire che i ribelli trattino col governo di Gheddafi e se “il leader” venisse ucciso.
L’assassinio di Gheddafi è da molti ritenuto l’unica ragione per i ri-bombardamenti della NATO, anche per cinque volte di seguito, dei cosiddetti “centri di comando e controllo“, che in questi giorni a Tripoli sembrano essere praticamente ovunque.
Ieri, giusto a mezzogiorno, lo scrivente si è incontrato con due funzionari al Ministero degli Esteri. Uno dirige l’American Bureau, e stavamo discutendo una serie di argomenti.
Improvvisamente, nel giro di cinque minuti, quattro bombe della NATO sono esplose fragorosamente vicine al Ministero degli Esteri. Ho gettato lo sguardo sul massiccio tavolo per le riunioni e ho anche pensato di buttarmici sotto, se fosse stato il caso, mentre i miei interlocutori se ne sono usciti rapidamente dalla stanza, senza nemmeno dire “arrivederci”.
Sembravano sorpresi, persino divertiti, quando hanno ripreso la riunione e io ero ancora al tavolo a scrivere i miei appunti. “Siamo tutti diventati obbiettivi della NATO?”, ha chiesto uno di loro, “abitazioni private, le nostre università, gli ospedali, ora sono tutti obbiettivi legittimi secondo la NATO?”
Si dice che Obama e alcuni dei suoi consiglieri, come il senatore John Kerry, si stiano chiedendo la stessa cosa. Un volontario dello staff mi ha detto questa settimana:
“Sia la CIA che il Pentagono hanno riferito alla nostra commissione che era stato dato il semaforo verde alla NATO per bombardare la Libia, visto che la cosa doveva essere rapida e neppure troppo sporca. Ora sta diventando un incubo potenzialmente senza fine.”
Gli insider nella NATO hanno consigliato recentemente il personale del Congresso che l’apparentemente eterna e armata dagli Stati Uniti “coalizione dei volenterosi” non si può permettere un’altra umiliazione dopo l’Iraq e l’Afghanistan, e quindi la NATO non ha in mente di fermare i bombardamenti fino alla realizzazione di una di queste tre possibilità; in ordine di preferenza per la NATO: Gheddafi è ucciso, Gheddafi si “arrende” o Gheddafi se ne va dalla Libia.
Il Presidente Obama è stato consigliato, tra gli altri, da alcuni membri del Foreign Relations Committee di “staccare subito la spina alla NATO e buttarci questa rogna dietro le spalle!”
Il tanto screditato appuntamento settimanale della NATO, il “Carman and Roland show” che in diretta da Bruxelles e da Napoli si definisce “la conferenza della NATO per informare il pubblico”, oramai è fonte di preoccupazioni supplementari a Washington.
Con un cambio di rotta ritardato rispetto allo scorso febbraio, quando i media mainstream ripetevano a pappagallo le veline passategli da chi stava lavorando da anni per rovesciare Gheddafi con le voci sulle uccisioni dei civili, la CNN proprio questa mattina ha trasmesso un resoconto assolutamente imparziale su quanto sia dubbia la rivendicazione della NATO di proteggere i civili, visto che la causa principale dei massacri deriva dalle sue sortite, fino a questo momento quasi 20.000 con più di 8.000 siti bombardati.
Sembra, parlando con molte persone anche nei media, che praticamente nessuno, a parte gli sceneggiatori del “Carman & Roland show”, creda che i bombardamenti della NATO abbiano qualcosa a che fare con la realizzazione degli obbiettivi originari delle risoluzione 1970 e 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Carmen ha detto ai giornalisti che seguivano il suo discorso e quello del 16 agosto che la NATO non vede alcun problema nell’estensione di un mese quando a giugno scadrà il rinnovo della NATO.
Lei potrebbe sapere di cosa sta parlando, perché si dice che la NATO stia facendo forti pressione sulla Casa Bianca per impedire al governo di Gheddafi di partecipare al dibattito delle Nazioni Unite.
Il governo libico, che sta tenendo la conta dei morti dei civili provocati dalla NATO, potrebbe non essere in grado di presentare la propria versione dei fatti alla riunione delle Nazioni Unite del mese prossimo.
La ragione è perché il Segretario di Stato Clinton si è rifiutata di concedere un visto all’ambasciatore libico all’ONU. La Clinton, secondo le persone della commissione summenzionate, vuole far intervenire all’ultimo minuto il Consiglio Nazionale di Transizione per rappresentare il punto di vista dei bombardati dalla NATO.
Lo staff della commissione di Kerry è abbastanza fiducioso che i ribelli non si opporranno a un’estensione del bombardamento del loro paese da parte della NATO. E le loro prospettive politiche e finanziarie dipendono proprio se la NATO deciderà di farlo.
La Casa Bianca è stata nuovamente avvisata dallo staff della Commissione che la NATO è diventata il pericolo maggiore per i civili in Libia e che potrebbe essere raggiunta una soluzione politica se Obama ordinasse un “cessate il fuoco”.
Si dice che il Presidente ci stia pensando.
Washington sta pianificando un'occupazione prolungata di parte della Libia
di Thierry Meyssan - www.voltairenet.org - 20 Agosto 2011
Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.
Mentre le televisioni atlantiste annunciano l'imminente caduta di Muammar Gheddafi, Thierry Meyssan, presente a Tripoli, denuncia un grave inquinamento informativo. A suo parere, la guerra è assai più psicologica che militare. Le menzogne della propaganda puntano a causare l'implosione dello Stato libico, e l'obiettivo finale non è più governare il paese, quanto invece installare il "caos costruttivo" a danno della popolazione civile, al fine di innescare il "rimodellamento del Nord Africa".
TRIPOLI, Libia - È stato osservato nei giorni scorsi un importante cambiamento tattico della NATO. In diverse aree fedeli al governo, l'Alleanza ha bombardato i posti di blocco, creando confusione, per paracadutare un po’ più lontano le armi destinate a cellule dormienti, o ai commando delle forze speciali infiltrate. Queste operazioni sono fallite, e le armi – ultimo modello - sono state recuperate da parte dell'esercito libico.
Ma senza dubbio la NATO perfezionerà il suo metodo e perverrà poi a metterlo in opera.Questa innovazione tattica dimostra che non si tratta più di favorire una sollevazione popolare contro "il regime di Gheddafi", ma di incitare alla guerra civile.
Non crediate a una parola di quel che dicono le televisioni satellitari della Coalizione. Per esempio, al momento in cui scrivo queste righe [sabato 20 agosto di pomeriggio], hanno annunciato che un’unità dell'esercito si è ammutinata e ha preso il controllo dell'aeroporto; che si sta combattendo nella capitale e che dei carri armati sono stati dispiegati.
Questa è pura invenzione. Invece, prendete come fonte di informazioni le televisioni satellitari degli Stati che non partecipano al conflitto: il canale dell'America Latina Telesur e il canale iraniano PressTV, che dopo la partenza di Russia Today, sono i soli in campo a rendere conto degli eventi obiettivamente .
La propaganda atlantista ci assicura, per tutto il giorno, che i ribelli fanno progressi, hanno preso questo o quel villaggio "strategico" e che "i giorni di Gheddafi sono contati". Quante volte hanno riferito che Gheddafi era fuggito in Venezuela o si era suicidato?
Ultimo avatar di questa guerra psicologica, l'annuncio da parte dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) della necessità di evacuare quanto prima 600mila lavoratori stranieri prima dell’inevitabile bagno di sangue, una dichiarazione senza fondamento, destinata a seminare il panico. L’OIM non dipende da agenzie delle Nazioni Unite. È guidata da William Lacy Swing, tristemente noto ad Haiti.
In realtà, la NATO ha preso atto del suo stallo e non mira più a una soluzione militare classica. La sua tattica è ormai concepita per sostenere un’azione politica sotterranea volta a provocare una disintegrazione dello Stato.
L'idea è che i libici pronti a sostenere il Consiglio nazionale di transizione (CNT) si contino nell’ordine di decine o centinaia di migliaia, mentre coloro che sostengono il governo si contano a milioni. Pertanto, non è realistico pensare che i "ribelli" possano mai controllare il Paese nel breve o nel medio periodo.
Contrariamente a una diffusa leggenda, non sono tanto i ribelli che combattono contro l'esercito libico e i suoi riservisti, quanto semmai la NATO. Lo schema è ormai ben rodato: gli elicotteri Apache investono una località mitragliando tutto ciò che si muove. La popolazione fugge e l'esercito si ritira.
I "ribelli", invadono allora la città. Alzano la bandiera monarchica davanti alle telecamere della CNN e compagni di merende. Si fanno fotografare con il gesto della V di vittoria, e poi saccheggiano le case abbandonate.
Quando la NATO si ritira, l'esercito libico ritorna e i "ribelli" scappano, lasciandosi alle spalle una città devastata. Ogni giorno il CNT afferma di aver preso una città che perde il giorno successivo.
Mentre scrivo queste righe, l'esercito libico ha ripreso il controllo di Zwaya e la sua raffineria, di Brega e della raffineria, e soprattutto della maggior parte della città di Misurata. L'unica città importante tenuta dai "ribelli" è Bengasi.
Altrove, erano solo di passaggio con la loro coorte di giornalisti embedded. Con l'aiuto della NATO, i ribelli possono entrare ovunque, ma senza l'aiuto della gente, non riescono a mantenere nessuna posizione.
Riuniti a Washington lo scorso 25 luglio presso il Center for Strategic & International Studies (CSIS), i migliori esperti statunitensi hanno concluso che non c'è alcun modo di prendere Tripoli, comunque non prima di due o tre anni. È per contro possibile, come anticipa Daniel Serwer in una nota del Council of Foreign Relations (CFR), provocare l'implosione del regime.
Ne consegue che le aree rurali, la cui organizzazione sociale è di natura tribale, cadrebbero immediatamente in un caos più vicino all'esempio della Somalia che all'esempio dell'Iraq.
Alcune aree urbane - soprattutto a Tripoli, che dà casa a un quarto del popolo libico, la cui organizzazione sociale è più familiare e individuale - rimarrebbero tanto fedeli al governo quanto stabili.
Già è stato deciso che il pietoso Consiglio nazionale di transizione sarà ancora mantenuto per la forma, ma spogliato dei suoi poteri, che, del resto non ha mai esercitato.
L’ambasciatore Gene A. Cretz sarebbe nominato "governatore della Libia libera" (sic), come il generale Jay Gardner lo era stato in Iraq. Cretz ha formato la sua squadra ed è pronto ad atterrare in qualsiasi momento.
Dopo aver tentato un colpo di stato nel mese di ottobre, ha inventato un alibi umanitario per conquistare il paese nel mese di febbraio, e dopo aver considerato la partizione della Libia sul modello del Kosovo in giugno, ed essersi lanciato all'inizio di agosto in una campagna volta a far soffrire la popolazione fino a farla ribellare, la NATO scivola gradualmente nel "caos costruttivo", caro agli Straussiani [1] che hanno specificamente voluto questa guerra per diffondere in Nord Africa il "rimodellamento" che hanno iniziato nel Medio Oriente.
In questo caso, il mantenimento di Muammar Gheddafi a Tripoli sarebbe una manna per creare un conflitto diffuso regionale tra arabi e "indigeni" (berberi, ecc) .. Infatti, a differenza del Medio Oriente, il Nord Africa non si presta ad un conflitto settario sunniti/sciiti.
Il caos libico verrebbe gradualmente esteso a tutto il Nord Africa (eccetto l’Egitto) installando il terrore di Al-Qa’ida nel Maghreb Islamico.
Va da sé che il caos in Libia avrebbe conseguenze catastrofiche per tutti i paesi del Mediterraneo, e soprattutto per l’Italia e la Francia, che si ritroverebbero profondamente e durevolmente destabilizzate. L'Europa sarebbe privata di importanti forniture di petrolio e gas, e dovrebbe contemporaneamente affrontare un massiccio afflusso di rifugiati.
In questa prospettiva, il CFR raccomanda di considerare una occupazione militare duratura, la sola in grado di stabilizzare il paese. Tuttavia, è improbabile che l'amministrazione Obama possa – in piena campagna elettorale - finanziare un vasto spiegamento di truppe di terra, di fronte ad una opinione pubblica interna che esige delle economie. Il CFR raccomanda pertanto che Washington trasferisca l'onere a carico delle Nazioni Unite e dell’Unione europea.
Se si segue questa logica, Washington e gli altri non mancheranno di invocare le responsabilità post-conflitto determinate dalla Convenzione di Ginevra per imporre questo fardello alla coppia franco-britannica che ha assunto la leadership mediatica della guerra.
Da parte sua, l'emiro Hamad bin Khalifa Al Thani ha inviato un emissario in Tunisia per tentare una scalata ostile. L'ex primo ministro francese, ora dipendente del Qatar, il signor Dominique de Villepin, era stato incaricato di comprare il tradimento di Gheddafi. Non ha avuto il successo che si sperava. Contrariamente alla credenza che alligna a Doha e Parigi, alcune persone non sono in vendita.
Tuttavia, il seguito degli eventi potrà essere simile a un colpo di stato contorto: l'emiro del Qatar è attualmente a Doha per costruire dei set in cartapesta che rappresentano Bab el-Azizia (il luogo in cui si trovava l’ex palazzo di Muammar Gheddafi) e la Piazza Verde (la piazza centrale di Tripoli, dove la "Guida" pronuncia i suoi discorsi).
Indubbiamente, le prossime immagini esclusive di Al-Jazeera non mancheranno di creare una realtà virtuale che farà, a suo modo, parte della storia.
da http://gilguysparks.wordpress.com - 19 Agosto 2011
«È in atto una vera e propria canea in merito alle riserve e cogliamo la palla al balzo per riportare il nostro oro nei caveau della Banca Centrale», ha sostenuto Chavez, precisando in particolare che «in Gran Bretagna abbiamo 4,595 miliardi di dollari in oro, 800 milioni sono negli Stati Uniti ed altri 381 milioni in Canada».
NAZIONALIZZARE IL SETTORE AURIFERO. «Non dobbiamo spiegare nulla a nessuno», ha aggiunto il presidente che, tra l’altro, in mattinata ha annunciato che si appresta ad approvare una legge che gli consentirà di nazionalizzare tutte le attività del settore aurifero.
«Le nostre riserve ammontano a 29,9 miliardi di dollari, 18,294 delle quali sono in oro», ha detto Chavez che, secondo Avn, si è anche chiesto: «Fino a quando noi Paesi del Sud continueremo a finanziare lo sviluppo del Nord? È arrivata l’ora di dire basta».
“In Europa e negli Stati Uniti l’economia sta colando a picco – ha detto Chavez – Tutte le riserve del Venezuela si trovano in paesi che non ci fanno più guadagnare un solo centesimo d’interessi. Inoltre i nostri soldi vengono dati in prestito a paesi al limite del fallimento.
Per noi si tratta di riserve altamente strategiche. Il loro rimpatrio avverrà gradualmente e rapidamente, sotto la supervisione dell’esercito.”
Si calcola che per il più grande trasferimento di riserva aurea, dai tempi delle spoliazioni di Hernan Cortes e Francisco Pizzarro nel siglo de oro, solo per ciò che riguarda la disponibilità nelle mani delle banche britanniche occorreranno 40 spedizioni vista l’impossibilità di poter assicurare un singolo volo per un quantitativo di circa 211 tonnellate.
Paesi come la Libia e l’Iran soggetti a sanzioni economiche avevano già in precedenza rimpatriato le riserve d’oro. Le riserve estere della Libia sono state congelate dopo lo scoppio della guerra. Di questi tempi c’è una crescente richiesta delle comunità nazionali che operano transazioni in oro a tenere le riserve fisicamente a casa propria.
20 segni che il mondo è sull'orlo di un'apocalisse economica
da http://theeconomiccollapseblog.com - 18 Agosto 2011
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da Luigi Fabozzi
Se pensavate che il 2011 fosse stato un anno negativo per l'economia mondiale, aspettate di vedere cosa succederà nel 2012. Gli Stati Uniti e l'Europa hanno entrambi problemi di debito pubblico senza precedenti, i mercati finanziari sono agitatissimi, programmi di austerità sono in corso di attuazione in tutto il mondo, i prezzi sui beni fondamentali come il cibo sono saliti alle stelle e un sacco di consumatori sono in piena crisi di panico.
Molti analisti temono che potrebbe abbattersi una "tempesta perfetta" e che potrebbe effettivamente essere a capo di una apocalisse economica nel 2012. Speriamo che non accadrà.
Speriamo che i nostri leader sappiano tenere in piedi l'economia globale completamente a pezzi. Ma in questo momento, le cose non vanno bene. Dopo un periodo di relativa stabilità, le cose stanno iniziando a peggiorare ancora una volta.
Il prossimo grande crack finanziario potrebbe letteralmente accadere in qualsiasi momento. Purtroppo, se dovesse accadere un apocalisse economica nel 2012, non saranno i ricchi che ne soffriranno di più. Saranno i poveri, i disoccupati, i senza tetto e gli affamati che ne pagheranno le conseguenze.
La seguente top 20 indica i segni che potrebbero essere a capo di una apocalisse economica nel 2012 ....
# 1 Nel 2008 abbiamo visto scontri in tutto il mondo a causa dell'impennata dei prezzi alimentari, e ora il prezzo globale degli alimenti è in aumento di nuovo. I prezzi alimentari a livello mondiale nel mese di luglio sono stati del 33 per cento più alti di quanto non fossero un anno fa. Gli aumenti di prezzo di beni come il mais (+84%), lo zucchero (+62%) e il frumento (+55%) sono assolutamente devastanti per le comunità povere del pianeta. Per esempio, un esperto avverte che 800.000 bambini che vivono nel Corno d'Africa, potrebbero morire durante la carestia in corso.
# 2 L'indice dei prezzi alla produzione negli Stati Uniti è aumentato ad un tasso annuale di almeno il 7,0% negli ultimi tre mesi di fila. Stiamo iniziando a vedere enormi aumenti di prezzo ovunque. Per esempio, Starbucks ha recentemente aumentato il prezzo di un sacchetto di caffè del 17 per cento. Se l'inflazione continua ad accelerare in questo modo non possiamo affrontare i problemi che ci aspettano nel 2012.
# 3 Il "Misery Index"degli USA (cioè disoccupazione, più inflazione) ha raggiunto limiti mai visti da 28 anni e molti credono che si attesterà molto, molto più in alto.
# 4 Jared Bernstein, l'ex capo economista del vice presidente Joe Biden, dice che il tasso di disoccupazione in questo paese non andrà sotto l'8% prima delle elezioni 2012. In realtà, Bernstein dice che "la previsione più ottimistica sarebbe per circa 8,5%".
#5 I posti di lavoro negli Stati Uniti continuano a diminuire a un ritmo allarmante. Nel 1967, il 97 per cento degli uomini con un grado di scuola superiore di età compresa tra 30 e 50 anni avevano un impiego. Oggi, quella cifra è del 76 per cento.
# 6 Ci sono tutti i tipi di indicazioni che la crescita economica degli Stati Uniti sta per rallentare ancora di più. Per esempio, pre-ordini per i giocattoli di Natale provenienti dalla Cina sono bassissimi quest'anno.
# 7 Un recente sondaggio ha rilevato che 9 lavoratori su 10 negli Stati Uniti non si aspettano che i loro salari terranno il passo con l'aumento del costo dei beni base come cibo e benzina per il prossimo anno.
# 8 La fiducia dei consumatori degli Stati Uniti è ora al suo livello più basso in 30 anni.
# 9 Oggi, 45,8 milioni di americani usano i buoni pasto dati dallo stato come aiuto. È inconcepibile che la più grande economia del mondo ha così tante persone dipendenti dal governo per il cibo.
# 10 Insieme all'economia crolla anche il tessuto sociale che comincia a sfaldarsi. I recenti crimini in “flash mob” che abbiamo visto in questi giorni in tutta l'America sono solo un esempio di ciò che sta succedendo.
# 11 Alcuni americani sono così disperati da rubare qualsiasi cosa. Per esempio, secondo l'American Kennel Club, i furti di cane sono aumentati del 32 per cento quest'anno.
# 12 Le piccole aziende in tutto gli Stati Uniti stanno attraversando un periodo davvero difficile anche per ottenere prestiti dalle banche. Forse se la Federal Reserve non pagasse le banche per non fare le cose che dovrebbero fare, forse il fatto dei prestiti sarebbe diverso.
# 13 Il debito nazionale degli Stati Uniti è come un masso gigante che la nostra economia deve sempre portare in giro sul suo dorso, e sta crescendo di miliardi di dollari ogni singolo giorno. In questo momento il debito del governo federale è di $ 14,592,242,215,641.90. è aumentato di quasi 4 miliardi di dollari da quando Barack Obama si è insediato. S & P ha già diminuito il rating degli Stati Uniti ad AAA, e molto altri downgrade sono previsti se gli Stati Uniti non si danno da fare.
# 14 Le tensioni tra gli Stati Uniti e la Cina stanno aumentando di nuovo. Un articolo sul chinadaily.com chiede al governo cinese di utilizzare le sue dotazioni di debito degli Stati Uniti come "arma finanziaria" contro gli Stati Uniti se gli USA continuano a vendere armi a Taiwan. Gli Stati Uniti e la Cina sono le due più grandi economie del mondo, per cui qualsiasi problema tra di loro significherebbe difficoltà economica per il resto del mondo.
#15 La maggior parte dei governi locali e statali negli Stati Uniti sono profondamente in debito o al verde. Molti di loro stanno tagliando posti di lavoro a un ritmo febbrile. Secondo il Centro di bilancio e priorità di politica, i governi statali e locali hanno eliminato più di mezzo milione di posti di lavoro dal 2008. UBS Investment Research sostiene che i governi locali e statali negli Stati Uniti taglieranno 450.000 posti di lavoro entro la fine del 2012. Come quei posti di lavoro saranno recuperati nessuno lo sa.
#16 Il dollaro continua a essere sempre più debole. Si tratta di rinnovare e reinventare una nuova moneta globale, deve essere creata per sostituire il dollaro come valuta di riserva del mondo.
#17 La crisi del debito sovrano europeo continua a peggiorare. Paesi come il Portogallo, l’Italia e la Grecia sono sull'orlo di un'apocalisse dell'economia. Tutti i problemi finanziari in Europa stanno minando le nazioni europee fondamentali. Per esempio, la produzione industriale tedesca è diminuita del 1,1% nel mese di giugno. Ci sono tutti i segni che l'economia europea sta rallentando e si sta dirigendo verso una recessione. Il presidente francese Nicolas Sarkozy e il cancelliere tedesco Angela Merkel, che stanno proponendo un nuovo "governo economico" per l'Europa per controllare la crisi del debito, ma niente di ciò che gli europei hanno cercato di fare ha risollevato le cose.
#18 La Federal Reserve è così disperatamente in cerca di qualcosa che porti a qualche tipo di stabilità nei mercati finanziari che ha dichiarato che è probabile che manterranno i tassi di interesse vicino allo zero fino a metà 2013. La Federal Reserve sta agendo sotto "panico" quasi costantemente e sono a corto di idee. Quindi cosa accadrà quando il vero problema inizierà?
# 19 Le banche centrali di tutto il mondo sembrano prepararsi a qualcosa. Secondo il World Gold Council, le banche centrali di tutto il mondo hanno acquistato più oro durante la prima metà del 2011 che in tutto l’intero scorso anno.
#20 Spesso la realtà è influenzata dalle percezioni. Un recente sondaggio ha rilevato che il 48 per cento degli americani crede che sia probabile che un altra grande depressione inizierà entro i prossimi 12 mesi. Se le persone si aspettano che una depressione sta arrivando e smette di spendere soldi in realtà aumenta la possibilità che una recessione economica si verificherà.
Il panico economico naviga già per le strade d'America, ma purtroppo sembra che le cose possano peggiorare nel 2012. La grande macchina economica che c’è stata tramandata dai nostri antenati sta cadendo a pezzi tutto intorno a noi e noi siamo in debito fino ai capelli. Le conseguenze delle nostre cattive decisioni economiche stanno danneggiando alcuni dei membri più vulnerabili della nostra società.
Come mostra il video seguente, un gran numero di americani della classe media già da adesso vivono nelle loro auto o dormono nelle strade...
È una vera tragedia ciò che sta accadendo là fuori per le strade d'America. Preghiamo per tutti coloro che dormono nelle auto o in tenda o sotto i ponti stasera. Ben presto sempre più americani si uniranno a loro.
Marx aveva ragione: forse il capitalismo si sta autodistruggendo
di Nouriel Roubini - www.globalresearch.ca - 15 Agosto 2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ALESSANDRO PAGANINI
Nouriel Roubini: "Karl Marx aveva ragione. Ad un certo punto, il capitalismo può auto-distruggersi."
Nouriel Roubini insegna economia presso la New York University; è stato uno dei primi a prevedere la crisi del 2008.
Benché non sia un marxista, oggi, in una intervista sul Wall Street Journal, Roubini ammette che Marx avesse ragione sul capitalismo e che vi sia la possibilità che esso si stia auto-distruggendo nella maniera che Marx stesso delineò più di 150 anni fa.
TRASCRIZIONE A CURA DI B. J. MURPHY
Ecco una breve trascrizione della parte più importante di questa interessante intervista. Leggetene ogni parola con attenzione, almeno una volta. B. J. Murphy
WSJ: Ha disegnato un cupo scenario di crescita inferiore alla media, con un rischio crescente di un’altra recessione nel prossimo futuro. Cosa possono fare il governo e le aziende per rimettere in marcia l’economia? Oppure non resta che aspettare e mandare giù anche questa?Roubini: Le aziende non stanno facendo nulla, non sono di aiuto, sono nervose per l’accresciuto rischio. Dichiarano che stanno tagliando la capacità in eccesso poiché non c’è abbastanza domanda, ma questo porta ad uno stallo. Se non si impiega personale, non ci sarà abbastanza reddito, né fiducia da parte dei consumatori, e quindi non abbastanza domanda.
Negli ultimi due/tre anni c’è stato un peggioramento a causa del massiccio trasferimento di reddito dal lavoro alla rendita, dai salari al profitto; il differenziale di reddito è cresciuto. La propensione alla spesa delle famiglie è maggiore di quella delle aziende, poiché le aziende hanno maggiore propensione al risparmio delle famiglie, pertanto la re-distribuzione del reddito e della ricchezza rende il problema della scarsa domanda ancora peggiore.
Karl Marx aveva ragione. Ad un certo punto, il capitalismo può auto-distruggersi. Non si può continuare a trasferire reddito dal lavoro al capitale senza causare eccesso di capacità produttiva e calo della domanda aggregata.
Questo è ciò che è accaduto. Pensavamo che i mercati funzionassero. No, non stanno funzionando. Il singolo può essere razionale. L’azienda, per sopravvivere e crescere può abbattere sempre più il costo del lavoro, ma i costi del lavoro sono il reddito e quindi il consumo di qualcun altro. È un processo auto-distruttivo.