La menzogna ufficiale nel corso di questi anni è stata via via smascherata, grazie all'incessante impegno di migliaia di persone. Negli USA e in Europa, soprattutto.
Qui di seguito una panoramica sulla ricorrenza, con gli ultimi aggiornamenti sulla continua ricerca della Verità e sulle evoluzioni negli USA dei gruppi e movimenti di persone ad essa legati.
Anniversari e caccia alle streghe
di Franco Cardini - www.francocardini.net - 10 Settembre 2010
La faccia squadrata, i baffi spioventi, l’aspetto di un vero uomo della frontiera tutto Bibbia e fucile: uno di quelli che, un paio di secoli fa, avrebbe solennemente proclamato che “i bambini pellerossa vanno ammazzati perchè le uova di pidocchio fanno solo pidocchi”.
Così ci appare il pastore della Florida Terry Jones nella piu famosa delle sue foto che in questi giorni lo hanno fatto assurgere a fama internazionale. Dietro di lui, un camper attrezzato come un carro del circo equestre di Buffalo Bill, sul quale campeggia in caratteri vermigli la scritta: “International Burn a Koran Day”, 9.11.2010, 6 p.m.-9 p.m.”.
Nel fatale nono anniversario del tragico Nine Eleventh, il giorno commemorativo del duplice (o triplice?) attentato di New York , il pastore Jones celebrerà la ricorrenza con un’edizione protestante un po' dimessa – country e folk – degli Autodafè rinascimentali. Brucerà simbolicamente una copia del Corano: o forse più d’una, se ne troverà. Nella deep America, si sa, non è che le librerie e le biblioteche abbondino. Bisognerà accontentarsi.
Siccome la madre degli imbecilli e sempre gravida, sarebbe stato strano se da noi qualche indefesso crociato paladino della Civiltà Cristiana non avesse proposto di emulare le gesta del fiero incendiario.
Sono lontani ormai i tempi in cui i roghi nazisti di Norimberga – che se non altro, bisogna ammetterlo, erano coreograficamente più solenni ed efficaci - venivano unanimemente salutati con l’inorridita massima secondo la quale “chi brucia i libri, prima o poi brucerà anche gli uomini”.
Fahrenheit 415 non sembra averci insegnato nulla. Bruciamoli, i Corani: così qualcuno ha replicato all’arcivescovo di Milano, il cardinal Tettamanzi, che una volta di più ha nobilmente difeso il diritto di tutti, da noi, a pregare come vogliono in piena libertà.
No, i musulmani no, si risponde concordi da più parti a Milano e a Firenze, dove la comunita musulmana ha presentato un progetto di moschea cittadina dalle linee ispirate all’architettura del grande umanesimo, quello dell’Alberti.
E’ vero: l’iniziativa di Jones è stata stigmatizzata da tutti, a cominciare dalla Casa Bianca e dallo stratega della guerra irakena, il generale Petraeus, preoccupato di contraccolpi che potrebbero coinvolgerlo in prima persona.
Ma il clima di cui Jones è espressione è il medesimo di quello che ha determinato una vasta, equivoca e ingenerosa protesta al progetto di moschea da erigersi nello spazio del Ground Zero. Ne è chiaro l’intento: ricordare che i musulmani piangono con tutti gli americani e con tutto il mondo le vittime dell’11 settembre, tra le quali v’erano anche alcuni di loro.
Ma gli imbecilli del tipo peggiore, quelli che non capiscono perché non vogliono capire, hanno mostrato di comprendere il messaggio al rovescio: l’Islam “provocherebbe” e “profanerebbe” la memoria della strage, piantando le sue insegne in un luogo desolato dalla sua azione. Poiché non uno o piu musulmani sarebbero i mandanti o gli esecutori della strage, bensì la fede musulmana nel suo complesso.
Nemmeno Bush aveva mai osato arrivare a una versione cosi infame della già infausta teoria dello “scontro di civiltà”. Eppure, a dispetto di chi finge di sapere, di ricordare e di aver capito tutto (e invece non ricorda e non ha capito nulla), nove anni dopo la tragedia di New York e di Washington i conti sono ancora lontani dal tornare, i nodi non sono venuti al pettine e si naviga nell’oceano delle incertezze.
L’inchiesta ufficiale del governo Bush si chiuse quasi subito, con una serie di risultati che sembravano perentori ed erano inconsistenti. Mezz’ora prima dell’attentato, i servizi USA non sapevano nulla e si lasciarono sorprendere; mezz’ora dopo, avevano gia capito tutto e identificato mandanti ed esecutori.
Da allora, per mesi e mesi, mentre le TV di tutto il mondo ci bombardavano con l’incessante e reiterata proiezione di pochi metri di pellicola, i mass media ufficiali americani e occidentali hanno ripetuto la stessa inane storia, a dispetto delle prove contrarie che si accumulavano e delle proteste delle stesse famiglie delle vittime, stufe di venir prese in giro con ricostruzioni falsate e di venir fatte oggetto di pressioni affinché rinunziassero a proseguire la ricerca della verità.
Nel nome del Nine Eleventh si sono aggrediti e invasi Afghanistan e Iraq provocando due guerre che ancora continuano; si è assistito alle immagini – quelle sì, tanto autentiche quanto degradanti – delle torture del carcere di Abu Ghraib e delle umiliazioni subite, contro ogni forma di diritto, dai prigionieri di Guantanamo.
Ma, accanto alle liturgie conformistiche anche quest’anno puntualmente annunziate dai media di regime, un’agguerritissima controinformazione è ormai da tempo al lavoro. Libri perentori e documentati, ai quali le autorità ufficiali hanno prima provato a fornire imbarazzanti risposte, salvo poi liquidarli come “antiamericani”; emittenti televisive controcorrente; convegni, blogs e pubblicazioni ch’è piu facile calunniare e tentar di abbuiare che non confutare. Ed ecco un impressionante sommario delle questioni ancora irrisolte:
1. come e perché è crollato il grattacielo denominato Building Seven, adiacente alle Twin Towers, nonostante non fosse stato toccato dai due aerei degli “attentatori” e in esso si fosse sviluppato solo un incendio di modesta entità?
L'agenzia governativa NIST (National Institute of Standards and Technology), incaricata dall'amministrazione Bush di far luce sul crollo, non ha presentato la sua relazione sino all’agosto 2008, piu di sette anni dopo i fatti, e il suo contenuto è stato giudicato dagli esperti inconcludente;
2. mancano riscontri oggettivi alle presunte affermazioni autoaccusanti di Khalid Shaikh Mohammed, personaggio a lungo legato ai servizi segreti pakistani, arrestato in Pakistan - almeno così dicono - e portato a Guantanamo dove avrebbe parlato sotto tortura: più volte perduto, catturato di nuovo, segnalato contemporaneamente in piu luoghi, dato per morto e quindi risorto, egli è oggi indicato come mente dell'11/9, nonché di un'infinità di altre azioni terroristiche, ma non ce ne sono le prove; 3. non sono “leggende metropolitane” le notizie relative alle indagini sui movimenti azionari speculativi nei giorni appena precedenti.
La commissione ufficiale ha scritto che sono state fatte indagini accurate e che nessuna conduce a personaggi sospettabili di collegamenti con i terroristi. Ovviamente il discorso puo essere rovesciato: perché speculavano su oggetti poi rivelatisi coinvolti negli esiti dell’attentato? Sapevano qualcosa in anticipo e in che modo?
Ma non è tutto. Ci sono molte altre contraddizioni, molte altre lacune: sulle identità, gli spostamenti, ma il discorso sarebbe davvero troppo lungo.
Di recente un ex responsabile di volo della NASA, Dwain Deets, che si era già espresso sulla velocità anormale dei due aerei che colpirono le torri, ha pubblicato una lettera su un giornale californiano nella quale si sorprende delle ragioni invocate dai funzionari del NIST per non pubblicare i dettagli della loro analisi tecnica, con totale disprezzo della legge statunitense sulla libertà di informazione "Freedom of Information Act", la quale prevede di declassificare i documenti top secret su richiesta motivata del pubblico.
Intanto, pezzo per pezzo, la credibilità della ricostruzione ufficiale degli eventi da parte delle commissioni insediate da Bush è andata pezzo per pezzo a remengo. Abbiamo appreso fin dall’ottobre del 2008 che Bin Laden non era più considerato la “mente” del duplice attentato.
Naturalmente, tutto si e svolto in sordina, secondo un vecchio e collaudato copione: grancassa delle accuse, quindi ammissioni a mezza bocca e ritrattazioni in sordina.
Allora, fu imbastito uno straccio di processo a carico di Khalid Shaikh Mohammed, il famoso KSM. Si profilava intanto il fantasma di al-Qaida, fantasma demonologico, un po’ Macchia Nera un po’ Organizzazione Spectra, sigla magica invocata a spiegare tutti i mali del mondo: la colpa è sempre del diavolo.
Peccato che nessuno sia mai stato in grado di dirci sul serio che cosa sia, come sia organizzata, come funzioni; peccato che i suoi perentori e minacciosi messaggi partano sempre da strani luoghi all’interno degli States.
Su tutto ciò, una tragica certezza. La prima democrazia del mondo, in seguito all’11 settembre, ha rinnovato e legittimato la pratica della tortura nell’indifferenza o comunque nel silenzio di quasi tutto il beato Occidente. C’è un carcere illegale a Guantanamo dove ancora gente soffre e muore senza che nessuno sappia di che cosa sia accusata.
I familiari delle vittime del Nine Eleventh continuano a protestare, a riempire decine e decine di migliaia di fogli di memoriali e di esposti; navighiamo in un oceano di blogs demenziali taluni, allarmanti molti altri.
Molte cose le sapevamo anche in Italia, e con chiarezza, fin da quando nel 2004 la casa editrice Dedalo di Bari pubblicava un impressionante pamphlet della storica Marina Montesano dell’ Universita di Genova, Mistero americano. Ipotesi sull’11 settembre. Non ne ha parlato quasi nessuno; non lo hanno recensito, non lo hanno presentato in TV. Ma ce ne sono ancora copie in circolazione. Leggetelo.
Ma nella ben congegnata congiura del silenzio, che cosa arriva, di tutto questo, ai telespettatori italiani imboniti dai vari venditori di fumo berluskossisti? Niente. Solo la beota ripetizione del vecchio mantra: la colpa è tutta dell’Islam. Chi pensava che quanto a imbecillità Bush fosse imbattibile, adesso è servito.
A nove anni dall'11 Settembre
di Thierry Meyssan - www.voltairenet.org - 9 Settembre 2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Antonietta Bandelloni
Il tempo passa. Nove anni dopo gli attentati che hanno messo a lutto il popolo statunitense, la lucidità e la tenacia di Thierry Meyssan stanno dando i loro frutti. Un’ampia maggioranza di persone di tutto il mondo non crede più nella versione ufficiale del governo americano. Questo fenomeno ha preso forza proprio negli Stati Uniti, dove il più recente dei sondaggi rivela che il 74% degli americani attualmente dubitano della versione ufficiale.
Gli stessi ufficiali della commissione investigativa presidenziale ammettono adesso che non sono convinti del rapporto che loro stessi hanno firmato. Il tenace iniziatore di questo dibattito stima che, invece di continuare la polemica sopra la tanto dibattuta credibilità della versione ufficiale, sia arrivato il momento di fare ricorso all’ONU e imprendere azioni concrete contro i veri colpevoli.
Stiamo già commemorando il 9º anniversario degli attentati dell’11 settembre, che servirono da pretesto per scatenare una guerra i cui promotori aspiravano a un conflitto armato a carattere perenne. Dopo aver ammazzato circa 3000 persone negli Stati Uniti, gli organizzatori degli attentati causarono la morte di più di un milione di persone in più in Afghanistan e in Iraq.
Il piano che avevano tracciato includeva la continuazione della strage mediante la distruzione della Siria e dell’Iran. Però non sono riusciti – per il momento – a concretizzare questa fase del loro progetto.
In occasione di questo triste anniversario, gli stessi che attribuivano agli islamici la responsabilità del loro stesso proprio crimine prima di devastare il Medio Oriente musulmano, adesso provano a mettere in piedi una nuova messinscena..
Un falso dibattito circa la nuova costruzione di un centro musulmano a Manhattan sconvolge gli Stati Uniti, mentre un altro falso dibattito accompagna l’annunciato rogo di esemplari del Corano.
Nel contesto di queste provocazioni, le autorità americane non si lasceranno sfuggire l’occasione di provare a farci credere che siano intervenuti per garantire la libertà di culto nel loro paese, con la speranza di farci dimenticare così che i massivi crimini che loro stessi hanno commesso in Medio Oriente fossero perpetrati in un clima di vera crociata contro l’Islam.
Pretendono d’impedire così che prendiamo coscienza del loro fallimento nel convincerci. Nove anni fa, io mi trovai solo quando rifiutai le bugie sopra l’11 settembre, quando denunciavo che era in atto un colpo di stato orchestrato dal complesso militar-industriale, quando avvertivo dei progetti bellicisti del nuovo impero.
Nonostante gli insulti, nonostante le minacce e gli attacchi, ho attraversato il mondo aprendo gli occhi dell’opinione pubblica internazionale e smontando l’ideologia della della guerra di civiltà.
Non ho potuto sviluppare questo lavoro negli USA, dove fui dichiarato persona non grata. Nonostante ciò, dopo aver assimilato il colpo e accettato il dolore, coraggiosi americani hanno innalzato la bandiera della verità nel loro stesso paese. I sondaggi dimostrano che ogni anno si aggiunge un 10% in più degli americani alla massa di gente che dibatte la versione ufficiale redatta dalla Commissione Kean-Hamilton..
Più del 70% degli americani, includendo gli stessi signori Kean e Hamilton – gli incaricati di imporre definitivamente la versione del governo-, oggi la mettono in dubbio. A questo ritmo, entro tre anni tutta la popolazione americana rifiuterà nella sua totalità la versione ufficiale.
Oggi siamo la maggioranza quelli che a traverso il mondo esigiamo che si faccia luce su questi crimini. Stati Uniti e Regno Unito utilizzarono l’11 settembre per giustificare davanti all’ONU l’invasione che scatenarono contro l’Afghanistan e l’Iraq. Non si tratta, per lo meno, di una questione di carattere strettamente nazionale ma di un argomento di importanza internazionale.
È giunto il momento che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite instauri una commissione investigativa, riunisca gli elementi che già sono di pubblico dominio e adotti azioni concrete di accusa contro i veri sospettati.
Se i nostri cari trovassero la morte fra le rovine del World Trade Center o fra le macerie delle case bombardate a Kabul o a Bagdad, se i nostri figli cadessero sotto il fuoco delle forze occupanti o se morissero cercando di occupare il Medio Oriente, la realtà sarebbe la stessa per tutti.
Tutti siamo vittime dello stesso sistema. Dobbiamo lottare tutti insieme affinché si sappia tutta la verità e affinché i colpevoli siano puniti, perché non avremo pace senza la giustizia.
11/9: immagini inedite, nove anni dopo
di Pino Cabras - Megachip - 9 Settembre 2010
Vanno osservate, le nuove immagini dell'11 settembre 2001. Il grande pubblico non le ha mai viste. Tra le registrazioni riesumate, una sequenza da vicino dell'Edificio 7 del World Trade Center, prima del suo repentino e sconcertante crollo, avvenuto a tratti in caduta libera.
I filmati sono stati rilasciati solo ora dall'agenzia NIST in base a una richiesta legata al Freedom of Information Act, la legge statunitense che regola l'accesso ai documenti classificati.
Vediamo le riprese grazie a un collettivo (International Center for 9/11 Studies) che ha messo su YouTube sia il materiale girato quel giorno dalla troupe di una TV locale newyorchese sia altri videoclip di grande interesse.
Per quanto sia presto per commentare a fondo le nuove immagini, le proponiamo subito all'attenzione pubblica.
IL WTC7 PRIMA DEL CROLLO (IMMAGINI INEDITE):
Il crollo avvenne più tardi con tempi e caratteristiche che ricalcavano le modalità di una demolizione intenzionale. Le indagini e le conclusioni del NIST sul collasso del WTC7 hanno cercato di dare spiegazioni che hanno sollevato dubbi enormi sulla loro validità (clicca qui per approfondire, e anche qui). L’Edificio 7 era un grattacielo di 47 piani alto 174 metri, collocato nell’isolato a nord del complesso del World Trade Center. Il suo crollo racchiude uno degli eventi più oscuri dell’11 settembre 2001. Era già un luogo di segreti, e la sua fine non è stata da meno. La dice lunga di come funziona il sistema dell’informazione il fatto che molti - a distanza di nove anni dai mega-attentati - nemmeno si ricordino del crollo di questa “terza torre”. Eppure sarebbe una storia molto interessante, tutta da riscoprire. Tra i più impegnati in questa ricerca ci sono gli architetti e ingegneri civili raccolti dall’architetto Robert Gage intorno al movimento «Architects and Engineers for 9/11 Truth» nonché i promotori della recente campagna di sensibilizzazione Building What? (possibile traduzione: "Edificio ché?"). IL CROLLO DEL WTC7 (IMMAGINI EDITE): Ritorniamo alle immagini inedite sull'11/9. L'International Center for 9/11 Studies ha pubblicato nel suo canale su YouTube anche due video provenienti dalla banca dati del NIST. Il primo è senza tagli: si tratta di materiale girato grezzo relativo a un'intervista a caldo con Barry Jennings. Il secondo è un suggestivo seppur breve videoclip, girato con una telecamera a infrarossi (tecnologia FLIR) puntata sulle porzioni delle Torri Gemelle in preda ad alcuni incendi. Il canale in questione posterà ulteriori video a breve.
Nel rapporto finale sul crollo delle Torri Gemelle emanato dal NIST, si cerca di spiegare questa esplosione suggerendo che possa trattarsi di uno sbuffo di fumo derivante dalla pressione causata dall'eventuale crollo di un muro o di un piano dell'edificio, o dall'apertura improvvisa di una porta (NCSTAR1-5A, p. 52)
Tuttavia non vediamo scagliati solo polvere e fumo. Si vede anche la violentissima fuoriuscita di un oggetto massiccio durante l'esplosione, come da specifico fotogramma.
Altri interessanti video possono essere osservati QUI.
Da tempo, peraltro, è on line un'analisi delle immagini già disponibili, a cura di David Chandler, che punta l'attenzione sul probabile uso di cariche da taglio per colpire la struttura delle Torri. La proponiamo in questa pagina, assieme alle immagini inedite, perché pochi l'hanno potuta vedere, sinora:
Comunicato stampa Movimento 11 settembre
di Massimo Mazzucco - www.luogocomune.net - 10 Settembre 2010
Questa è la versione sottotitolata in italiano del video-comunicato stampa che abbiamo mandato ieri a tutte le stazioni TV americane, annunciando la formazione di 3 nuovi gruppi di professionisti che si sono aggiunti a quelli già esistenti, nell’ambito del 9/11 Truth Movement.
Questo naturalmente non significa che qualcuno ne parlerà per forza, ma noi almeno abbiamo fatto tutto il possibile per informare i media di cosa stia veramente diventando il Movimento per la verità sul 9/11.
Non è certo qualcosa destinato a dissolversi nel nulla nell’arco di pochi mesi, e coloro che si illudono che ciò accada, nell’ambito dei media, non fanno che aumentare il proprio carico di responsabilità per aver taciuto e ignorato questo genere di informazione per un tempo sempre più lungo.
Quello che fino al secolo scorso si poteva coprire impunemente, controllando giornali e TV, oggi con Internet non può più essere controllato. Può essere taciuto e ignorato, come dicevamo, ma non può più essere cancellato dalle pagine della storia. Resterà sempre lì, ad attendere paziente il confronto con ciascuno di noi.
Nota: La notizia è già stata riportata da REUTERS, FORBES e LexisNexis, oltre a più di 600 blog nel mondo.