martedì 2 novembre 2010

Brasile: vince Dilma. In bocca al lupo!

Alcuni articoli sulla vittoria di Dilma Rousseff alle elezioni presidenziali brasiliane.

La prima donna nella storia del Brasile a ricoprire il ruolo di Presidente.

In bocca al lupo.


Brasile, tocca a Dilma Rousseff
di Fabrizio Casari - Altrenotizie - 2 Novembre 2010

Con il 56% dei voti, Dilma Rousseff, candidata del PT e, prima ancora, candidata di Lula alla guida del Paese, è stata eletta Presidente del Brasile. E’ la prima volta, in oltre 120 anni di Repubblica, che il gigante carioca sceglie una donna per la presidenza.

Un successo che si annunciava già dai sondaggi che si accavallavano in campagna elettorale; i due mandati del suo predecessore e mentore, Ignacio Lula da Silva, erano stati segnati da un tale successo che il proseguimento del Partito dei Lavoratori al potere era sembrato inevitabile.

Il fatto che lo stesso ex-presidente uscente avesse deciso, in totale autonomia, di candidare l’ex-guerrigliera, ha avuto l’effetto di calamitare il voto anche di chi della Roussef conosceva poco.

L’elezione di Dilma, infatti, per molti brasiliani è stata anche un modo di rendere tributo agli anni di presidenza Lula, considerati universalmente come i migliori della storia moderna brasiliana. L’aver dovuto ricorrere al secondo turno, pare semmai essere, al momento, la tassa di successione che l’economista esponente del PT abbia pagato per gestire il patrimonio lasciatole da Lula.

Lo stesso Partito dei Lavoratori risentirà positivamente del successo ottenuto dalla Roussef, giacché è indiscutibile che la sua candidatura, proprio perché priva del carisma autosufficiente del predecessore, ha espresso un voto favorevole anche al partito nel quale ha sempre militato, che non si è risparmiato nella campagna elettorale.

E seppure la popolarità di Lula (l’83% dei brasiliani giudicano “ottima” o “molto buona” la sua presidenza ndr) é stata certamente determinante per il successo della nuova Presidente, Dilma Rousseff non può essere considerata esclusivamente il prodotto di una scelta di continuità. Da guerrigliera a Ministro della Repubblica, questa donna di 62 anni ha dedicato la sua vita al Brasile.

Che la sua popolarità sia passata dai verbali della polizia politica della dittatura militare brasiliana, (che in esecuzione del Plan Condor era impegnata nel perseguire agli oppositori) a quella dei quartieri del ceto medio e delle favelas brasiliane, è merito proprio di un carattere e di una abilità politica di Dilma che non vanno sottovalutate.

E se il voto brasiliano si è espresso nel segno della continuità con gli anni della presidenza Lula, scegliendo la continuità, la nuova inquilina del Planalto si troverà a dover gestire una fase politica di grande prospettiva.

Gli anni di presidenza Lula hanno visto ridursi di venti milioni il numero dei poveri, una crescita economica impetuosa, con un Pil che è volato su livelli cinesi ed un ruolo internazionale del Paese che è enormemente cresciuto.

Il Brasile che Lula lascia in eredità alla Rousseff ha avuto una prepotente crescita economica e sociale. Sul piano sociale è stata straordinaria la campagna “fame zero”, che ha destinato risorse economiche alla popolazione più emarginata, che solo con la Presidenza Lula si è vista trasformare da problema di ordine pubblico in oggetto di politiche sociali.

L’economia brasiliana è oggi l’ottava al mondo e le politiche keynesiane sviluppatesi nei sette anni appena scorsi (che pure non hanno subìto un aumento dell’inflazione, come i suoi detrattori vaticinano ogni volta che la finanza viene subordinata alla crescita economica generale) hanno permesso la crescita del mercato interno, che ha avuto a che vedere in buona parte con l’accesso al credito di circa 40 milioni di brasiliani, che hanno potuto lasciare il proletariato per divenire classe media.

Il Brasile che lascia Lula, non poi è solo un esempio di buongoverno, ma anche di leadership internazionale. Il gigante carioca, infatti, oltre ad essere impegnato nell’avanzamento della sua crescita economica, è stato parte fondamentale della gestione politica della nuova democrazia latinoamericana.

Brasilia, infatti, è stata ed è tuttora alla testa dei processi che, a livello continentale, disegnano il nuovo profilo delle democrazie latinoamericane. Compito che Lula ha svolto con grande abilità; con toni certamente diversi da quelli di Chavez, ma con nettezza non certo minore, la cancelleria brasiliana ha svolto un ruolo decisivo nella riduzione del peso statunitense nel continente.

Il sostegno a Venezuela, Bolivia, Argentina e Cuba, il suo ruolo attivo nella difesa della vita dell’ex-presidente hondureno Zelaya, in sfida ai golpisti honduregni e ai loro sponsor Usa, è stato condotto in simultanea con il progressivo miglioramento dei rapporti bilaterali con i paesi vicini, rendendo il Brasile interlocutore ineliminabile per le controversie regionali e per i piani di crescita economica, tanto a livello continentale che internazionale.

Il Brasile ha decisamente modificato il suo status, cessando di essere solo una potenza regionale per divenire un attore globale, il cui peso incide negli equilibri internazionali.

La sua stessa candidatura al seggio permanente del Consiglio di sicurezza dell’Onu è rapidamente diventata una battaglia di quasi tutti i paesi sudamericani, che nel gigante carioca vedono il loro rappresentante destinato a bilanciare per il Sud - almeno parzialmente - lo squilibrio del peso politico del Nord in seno alla comunità internazionale.

Mantenere questo livello di prestigio nei diversi fori internazionali - dal G-20 al FMI, all’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) - sarà uno dei compiti principali della nuova Presidenza Rousseff.

Nelle sue prime dichiarazioni successive alla vittoria, la Rousseff si é riferita alla “immensa forza che sorge dal popolo” quale arma decisiva per affrontare le sfide maggiori della sua presidenza. Ma la popolazione brasiliana, comei governi democratici latinoamericani, hanno tirato un sospiro di sollievo.

L’onda lunga, cominciata negli anni ’90 con la nascita del Foro di Sao Paulo e concretizzatasi poi nella sinistra al governo nella maggior parte dei paesi latinoamericani, é ancora forte. Le pretese di riconquista Usa sul continente, sembrano ancora destinate al magazzino delle nostalgie irripetibili.


Buon lavoro, Dilma

di Mario Agostinelli - www.ilfattoquotidiano.it - 2 Novembre 2010

Dilma Rousseff, vicina a Lula, vince il ballottaggio per le presidenziali in Brasile. Ma quel che conta è la qualità della vittoria, sostenuta dall’appoggio degli strati popolari (stravittoria negli Stati poveri del Nordest e nel Nord amazzonico) e dal protagonismo di due donne eccezionali: Dilma, attenta all’emancipazione dei poveri e del mondo del lavoro, e Marina Silva, appassionata sostenitrice dei diritti ambientali, convinta che solo un governo socialista, progressista e ecologista possa dar futuro al Brasile.

Marina si è complimentata subito con Dilma, al contrario del candidato delle destre, l’ex “socialdemocratico” Serra che ha aspettato tre ore e ha fatto un discorso aggressivo parlando di “inizio di una lotta durissima e di un’opposizione che deve mettersi in trincea”.

Questo, dopo che la nuova presidentessa aveva dichiarato che cercherà la collaborazione di tutti. Si cerca, nella grande stampa brasiliana, di far passare l’idea che Lula e Dilma non sono democratici perché “mettono su” i poveri, dividono il paese, criticano il fatto che i mass-media siano controllati da una decina di famiglie.

Sarà dura per Dilma, perché è venuto il tempo delle riforme vere. Lula ha aperto la strada con politiche sociali sostanzialmente compensative ma non definitivamente strutturali. Ma è bastata questa prima svolta per suscitare un’avversione di classe a livello viscerale.

Adesso viene il momento di affrontare gli interessi consolidati che sono responsabili delle grandi disuguaglianze nel Paese e di mettere le mani nei problemi drammatici che restano ancora irrisolti:

- 38.000 persone assassinate ogni anno, con un mercato di 16 milioni di armi da fuoco;
- il 50% delle abitazioni senza fognature;
- l’11% dei giovani nelle università (contro il 15% in Bolivia e il 32% in Argentina);
- un sistema sanitario privato che prosciuga il 70% delle risorse;
- un sistema fiscale regressivo (27% tetto massimo sul reddito delle persone anche se guadagnano 1, 10, 100 milioni di euro l’anno);
- 190 milioni di bovini allevati a fronte di milioni di bambini che non possono accedere a latte e carne;
- la concentrazione della terra in mano di pochi: metà del territorio raggruppato in proprietà di più di mille ettari.

Affrontare questi problemi non sarà facile.

Buon lavoro, Dilma, buon lavoro Brasile! Grazie per questa vostra voglia di cambiamento, di tensione sociale positiva. Nella speranza che questo vento di novità soffi anche da questa parte dell’Atlantico.


"Mai più miseria in Brasile"
di Dilma Rousseff - La Stampa - 2 Novembre 2010

Il primo discorso della presidente Dilma Rousseff: più spazio alle donne nella società

Ho ricevuto da milioni di brasiliani la missione più importante della mia vita. La dimostrazione del progresso democratico del Paese perché, al di là della mia persona, per la prima volta una donna è Presidente del Brasile.

E qui arriva la mia prima promessa post voto: onorare le donne brasiliane affinché questo fatto si trasformi in un qualcosa di naturale, che si ripeta anche nelle aziende e in tutti i settori della società. L’uguaglianza di opportunità tra uomini e donne è un principio fondante di ogni democrazia.

Mi piacerebbe che i papà e le mamme del Brasile guardassero negli occhi le loro bambine e dicessero: sì, le donne possono. Valorizzerò la democrazia in ogni sua forma, dal diritto di opinione e di espressione ai diritti fondamentali all’alimentazione, al lavoro, al reddito, ad una casa degna e alla pace sociale.

Mi batterò per la totale libertà di stampa, di religione e per l’osservazione continua e totale dei diritti umani così ben consacrati dalla nostra Costituzione che garantirò come è dovere supremo di ogni Presidente. Ripeto il mio impegno fondamentale della campagna elettorale, ossia lo sradicamento della miseria e la creazione di opportunità per tutti.

Quest’obiettivo ambizioso non sarà realizzato solo con la volontà del Governo ma è un appello alla Nazione, agli imprenditori, alle chiese, alle università, alla società civile, alla stampa, agli amministratori pubblici e a tutte le persone perbene.

Non avremo pace né riposo sino a quando ci saranno brasiliani affamati, famiglie che vivono in strada e bambini poveri abbandonati al proprio destino.

Lo sradicamento della miseria nei prossimi anni è un obiettivo di cui mi faccio carico ma per centrarlo chiedo umilmente l’appoggio di chiunque possa aiutare il Paese a superare quest’abisso che ancora ci impedisce di poterci definire uno Stato sviluppato.

Continueremo a difendere la più ampia apertura delle relazioni commerciali e la fine del protezionismo dei paesi ricchi, che impedisce alle nazioni povere la realizzazione piena delle loro aspirazioni.

Avremo grandi responsabilità in un mondo che sta ancora affrontando gli effetti di una crisi finanziaria di grandi proporzioni e che per uscirne usa strumenti non sempre adeguati.

Sul piano multilaterale si devono stabilire regole più chiare per la ripresa dei mercati finanziari, controllando la speculazione senza limiti che aumenta la volatilità, di capitali e monete. Ci muoveremo in questa direzione in modo fermo nei vari consessi internazionali.

Avremo cura della nostra economia con grande responsabilità. Il popolo brasiliano non ammette più l'inflazione come soluzione irresponsabile per eventuali disequilibri né che il governo spenda più del necessario. Rifiuteremo lo spreco effimero che scarica sulle generazioni future solo debiti e disperazione.

In campagna elettorale ho promesso che i più bisognosi, i bambini, i giovani, i diversamente abili, i disoccupati, le persone anziane avrebbero avuto la mia attenzione. Confermo qui l’impegno. Quando mi insedierò sarò la presidente di tutti e rispetterò ogni differenza. Ringrazio molto il Presidente Lula.

Avere avuto l’onore del suo appoggio, il privilegio della sua presenza, aver imparato dalla sua immensa saggezza sono cose che restano dentro per tutta la vita. Averlo seguito in questi anni mi ha dato l’esatta dimensione del governante giusto e del leader, appassionato del suo paese e della sua gente.

La gioia che provo per la mia vittoria si mescola con l’emozione del suo addio ma so che un leader come Lula non starà mai lontano dal suo popolo e da ognuno di noi.