Ma finora le autorità portoghesi hanno sempre rifiutato di considerare l'eventualità di una richiesta di aiuti. Solo pochi giorni fa il premier portoghese Josè Socrates aveva ribadito "Ho sentito parlare di Fmi. Il Paese non ha alcun bisogno di aiuti".
Aiuti o non aiuti, si tratta sempre di aspirine avvelenate per combattere contro un tumore in stato avanzato...
Gli Investitori contro i salvataggi e la moneta europea. In testa l'americano Pimco, primo investitore globale del mondo e , a suo modo, pure Goldman Sachs.
Multinazionali in fuga dall’Irlanda, fino a tre anni fa additata a modello. Il salvataggio non risolverà i problemi, dopo l’Irlanda sarà la volta di Portogallo e Spagna. E la Germania farebbe bene a lasciare perdere l’Euro.
Sembrava che i Mercati non avessero apprezzato un gran che il nuovo piano della Fed e di Obama, il famoso QE2 (vedi penultimo post), e snobbassero i T Bond decennali del Tesoro americano.
Indebolendo il dollaro, di cui si preconizzavano deprezzamenti in tempi brevi. Invece ora il fuoco si concentra sull’Euro, minando il salvataggio dell’Irlanda (e in primis delle sue banche), da parte di UE/FMI più Gran Bretagna e Svezia.
Un salvataggio peraltro non disinteressato, visto i crediti che vantano verso l’Irlanda le loro banche (148 miliardi di euro la sola GB, 139 la Germania, 53 la Francia, 15 l’Italia, eccetera).
Stavo preparando un post sul salvataggio dell’Irlanda, che questa volta sembrava venisse fatto anche a spese delle banche e non solo dei cittadini, come consigliavano diversi osservatori e protagonisti, da Nouriel Rubini alla stessa Merkel. Quando la situazione è precipitata, con crolli in Borsa e discesa dell’euro. E sul sito del Guardian sono apparse cose interessanti.
Mentre la BCE si affannava a dire che l’Euro era forte e si poteva permettere questo ed altro, e il Cancelliere britannico Osborne tentava di rassicurare i Mercati ( e le banche inglesi), che non stavano reagendo niente bene al progetto di salvataggio. Le banche verranno nazionalizzate e la loro taglia ridotta, spiegava.
In serata , a gelare il clima già freddino, arrivavano le dichiarazioni di Mohamed El-Erian, capo della potentissima società di investimenti globali Pimco, base in California,1300 miliardi di $ di assets e il primo fondo al mondo.
Dice che le banche irlandesi sono “depositi sanguinanti”, e aggiunge: “ Se avete una sorella in Irlanda dovreste consigliarle di togliere i suoi soldi da lì, e metterli da qualche altra parte. E’ come in Argentina ormai , la gente teme per i suoi risparmi”.
Commenti subito denunciati dalla banca centrale irlandese. Che però ammette che le grandi società internazionali stanno togliendo i loro fondi dalle banche irlandesi. (Una rappresaglia contro la richiesta di Germania e Francia di alzare le tasse alle multinazionali ? Oggi sono al 12.5%, la metà della media Ue, “a livello di Singapore, Hong Kong e India”, si era giustificato il premier irlandese Cowen, ormai dimissionario) .
Intanto si sono alzati gli interessi sui prossimi acquisti di titoli di Stato di Portogallo e Spagna che non è riuscita neppure a piazzare tutti i suoi Bot nell’asta dei giorni scorsi.
E Jim O'Neill, presidente di Assets Management di Goldman Sachs, più sobrio come è lo stile della casa, avvisa : "Il pacchetto di salvataggio dell’Irlanda non risolve i problemi al cuore della singola valuta ". Cioè dell’Euro. Il che è anche vero, lo ha detto anche Trichet. Ma affermarlo proprio adesso, e in questo contesto….
Continia O' Neill: “Finché non c’è una soluzione sottostante, non solo alla sfida del debito ma … fino a che l’unione monetaria europea non si siede insieme ai partner politici coinvolgendoli tutti , come possiamo dimenticare i problemi di Portogallo e Spagna”... aggiunge in un’intervista tv.
Pareri pesanti. Anche tenendo conto che in Gran Bretagna, dove ci si è premurati di sentire questi alti personaggi, sono in tanti a non vedere di cattivo occhio un disfarsi dell’Euro.
E infatti. Graham Turner di GFC Economics, sito indipendente di ricerche economiche, sostiene che la soluzione per risolvere la questone dei membri più deboli potrebbe essere che la Germania abbandoni la moneta unica.
Austria, Finlandia, Olanda e Germania potrebbero dar vita a un nuovo blocco intorno al marco che permetta agli altri 12 paesi dell’Eurozona di svalutare e trovare una via di uscita alla crisi. “Una soluzione migliore dell’attuale tirare per la giacchetta una singola moneta”.
Intanto il dollaro risale, esattamente come dopo la cisi greca. Che coincidenza. Vedere il grafico di Zerohedge. com qui sotto.
I Paesi devono cedere la loro Sovranità al "centro"
di GZ - www.cobraf.com - 21 Novembre 2010
Ultime notizie: il governo irlandese dopo aver resistito per ben cinque giorni ha richiesto formalmente un salvataggio alla UE, sembra per 75 miliardi per ora in modo da far sì che i mercati domani apriano più alti (come ogni lunedì in pratica)
La quota parte dell'Italia può essere 15 miliardi e così daremo una mezza Finanziaria per aiutare un paese che ha un tenore di vita più alto del nostro, ma ne vale la pena perchè altrimenti chi ha bonds irlandesi avrebbe sofferto delle perdite e questi avrebbe TURBATO i MERCATI FINANZIARI che si sarebbero poi vendicati in qualche modo su milioni di famiglie irlandesi ed italiane innocenti.
Giocando d'anticipo sulle proteste oggi uno dei top membri della elite finanziaria, il capo del Fondo Monetario, Dominque Strauss-Kahn, dichiara che i governi europei devono cedere la loro sovranità in materia economica e finanziaria.
Esagero ? Strauss-Kahn: " Le ruote del coordinamento tra paesi si muovono troppo piano. Il centro deve prendere l'iniziativa, nelle aree chiave per raggiungere il destino comune in economia, finanza e politiche sociali... I PAESI DEVONO CEDERE ' UNA PARTE MAGGIORE DELLA LORO SOVRANITA' AL CENTRO...") (" “The wheels of co-operation move too slowly. The centre must seize the initiative in all areas key to reaching the common destiny of the union, especially in financial, economic and social policy. Countries must be willing to cede more authority to the centre.” TRAD italiana qui [nwo-truthresearch.blogspot.com] ).
O meglio devono cedere la parte di sovranità che ancora resta loro, perchè da una decina d'anni ormai nessun governo europeo può decidere per somme superiori ai 10 miliardi senza l'assenso del "Centro".
Queste sono più teorie del complotto, è nei notiziari di stasera in un comunicato dettato da uno dei membri del "Centro". Strauss-Kahn ricorda a tutti oggi che non governa Berlusconi, Prodi, Blair, Sarkozy o Zapatero perchè la loro autorità è passata al "Centro".
Il governo irlandese invece di accettare subito il salvataggio ha fatto aspettare una settimana e Strauss-Kahn (a nome del "Centro") si è spazientito e ha detto anche in pubblico che bisogna togliere anche l'autorità rimasta a questi governi. Ormai il "Centro" ha bisogno ora di agire in fretta, farlo aspettare anche qualche giorno non va più bene, i suoi padroni nei Mercati Finanziari vogliono risposte immediate e lo vengono a dire in pubblico.
Per chi sia un poco duro di comprendonio: oggi ill capo di un entità finanziaria internazionale dichiara che l'Irlanda o l'Italia devono "cedere l'autorità" (loro rimasta) in materia economica e finanziaria.
Cioè tu eleggi pure un primo ministro o presidente o governo a Roma o Dublino, ma deve essere chiaro che chiunque sia non ha più l'autorità di decidere in economia e finanza
Chi sarebbe questo "Centro" a cui i governi devono cedere la sovranità ed autorità loro rimasta in economia e quale è il "destino comune in economia" a cui siamo destinati sotto la direzione del "Centro" ?
E' una questione più interessante di quella se cade il governo Berlusconi e se viene sostituito da qualcun altro, perchè in ogni caso chiunque sarà dovrà sottostare al "Centro" (o "Cupola" ogni elite o cabala di potere sceglie un suo termine)
Facciamo un pacco indietro per chi non segua cosa succede veramente al mondo. Per chi non se ne fosse accorto c'è una nuova legge valida per tutti i paesi occidentali senza eccezioni: chi presti denaro a chiunque, anche nel modo più cretino, anche solo per arricchirsi personalmente ignorando ogni regola elementare di prudenza, deve SEMPRE ESSERE RIMBORSATO AL 100% E MAI PERDERE UN EURO
Il Debito una volta contratto non può più in un economia globale mai in nessuna circostanza essere ridotto o ripudiato perchè questo turberebbe il Dio dei Mercati Finanziari. E se i mercati finanziari sono turbati possono cedere e non c'è disgrazia al mondo più grande (a parte il Riscaldamento Climatico).
Da quando è stato messo da parte il cristianesimo come noto il Dio dell'Economia Globali ha sostituito la Madonna, Gesù e Padreterno come la divinità da temere, rispettare e contro cui non commettere peccato.
Nel nuovo Vangelo è scritto che non ci possono essere default o ristrutturazioni di debito di qualunque genere e qualunque sacrificio va affrontato dai cittadini del paese per ripagare tutti i debiti contratti da loro e dal loro stato verso le banche ed istituzioni finanziarie internazionali,.
Questo perchè non farlo turberebbe il Dio dei Mercati Finanziari che può vendicarsi poi come nella Bibbia, ordinando ai suoli fedeli (Soros, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Jp Morgan e altri speculatori..) di fare stragi di innocenti come Dio nella Bibbia ordina Mosè, David, Samuele, Giosuè di fare stragi
Nel caso la maggioranza dei cittadini ed elettori, nonostante la vaselina somministrata dai mass media, si dimostri contraria il loro governo li deve ignorare, come ha ignorato in Irlanda il voto contrario alla Costituzione europea nel referendum di cinque anni fa.
I governi vengono eletti con le schede elettorali, ma dal momento che si insediano rispondono poi solo alla UE, al G8, al G20, al Fondo Monetario, alla Banca Mondiale e soprattutto alla trinità della Federal Reserve, Banca Centrale Europea e Banca di Inghilterra.
Bernanke, Trichet e King (alla Banca di Inghilterra) e Strauss-Kahn al Fondo Monetario sono i grandi sacerdoti in grado di interpretare la volontà del Dio dei Mercati Globali. E il Dio dei Mercati Globali, che parla per loro bocca, richiede spesso dei sacrifici al popolo.
Se questo recalcitra e non ascolta i suoi sacerdoti allora il Dio dei Mercati Globali manifesta la sua ira tramite Goldman Sachs, Soros, JP Morgan e il resto delle banche e mega fondi provocando cataclismi sui Mercati Finanziari e se non basta mandando a fondo l'economia e provocando carestie.
Fino a quando il popolo spaventato non accetta di offrire i sacrifici necessari a placare l'ira del Dio dei Mercati Globali....
Il governo irlandese nei sondaggi ha solo un 10% di sostegno e alle prossime elezioni e sta suicidando in termini elettorali, come Obama e i suoi che per coprire tutte le perdite delle banche con soldi pubblici si sono suicidati all'elezione del 4 novembre.
Quindi i politici irlandesi stavano tergiversando la settimana scorsa e il "Centro" che dirige l'economia globale si stava spazientando.
Per cui il Fondo Monetario per bocca di Strauss-Kahn ha dichiarato oggi pubblicamente che bisogna togliere l'autorità rimasta ai singoli governi, (visto che non obbediscono sempre immediatamente).
E ora potete tornare a parlare di cose importanti come la caduta del governo Berlusconi e di come un governo di sinistra sarebbe meglio di uno di destra o viceversa
(Una volta quando un governo o entità straniera dichiarava che un paese doveva perdere la sua sovranità diventando un protettorato di qualche impero, c'erano rivolte e anche guerre, ma allora non avevi una popolazione con un età media sopra i 50 anni come in Italia ...).
Irlanda, si raccoglie quello che si semina
di Federico Zamboni - www.ilribelle.com - 24 Novembre 2010
La chiamavano “la tigre celtica”. La celebravano come un magnifico esempio di dinamismo economico. E adesso fanno finta di non capire che erano quelle, le radici del disastro attuale
Tutti a parlare del temutissimo “effetto contagio”. Tutti col fiato sospeso ad aspettare di capire chi vincerà tra la speculazione, che prospera sulle sciagure altrui, e i governi che bene o male (più male che bene) devono garantire un minimo di stabilità alle popolazioni di cui sono a capo. E via con le meste riflessioni sul pericolo incombente.
Via con gli aggiornamenti “in tempo reale” sulle reazioni dei mercati internazionali, tra indici di Borsa e quotazioni dell’euro. Via con le domande angosciate: basteranno i fondi straordinari messi a disposizione dalla Ue, a salvare l’Irlanda dal default? A chi toccherà, dopo? Al Portogallo? Alla Spagna? Persino all’Italia?
Come al solito, si discute delle conseguenze e si sorvola sulle cause. Ci si augura di arginare il disastro in corso – in attesa del successivo – ma non si fa nulla per arrivare alle questioni decisive, che non sono affatto specifiche ma di portata generale.
Si riepilogano le caratteristiche della singola debacle, come in un’autopsia, ma si fa finta di non capire che il punto non è compilare una scheda riepilogativa da spedire in archivio, ma evitare che in futuro ci siano altre vittime per le stesse ragioni. O per ragioni sostanzialmente affini.
Così come nel caso dei subprime e dei derivati, il crollo irlandese non è un incidente di percorso. È la logica, inevitabile conseguenza di due fattori precisi: il primo è la crescita forsennata, e palesemente “drogata” da politiche fiscali avventate, che è cominciata negli anni Novanta e che per molto tempo è stata celebrata come l’ennesimo miracolo economico da guardare con ammirazione o addirittura da prendere a modello.
Bisognerebbe andare a rileggerli uno per uno, i titoli ad effetto e gli articoli pseudo tecnici che magnificavano l’ascesa, inarrestabile, di quella che era stata definita “la tigre celtica”.
Bisognerebbe domandare a tutti quelli che per anni e anni si sono aggiunti al coro dei peana per quale motivo non siano stati più cauti.
Ci credevano davvero, alla favoletta della crescita illimitata e ad altissima velocità? Non avevano mai avuto, guardando al passato e alla tristissima fine di altre esperienze analoghe, il dubbio che tanta rapidità non facesse, e non potesse fare, rima con solidità?
Nel febbraio 2003, ad esempio, nella “Lettera finanziaria” di Giuseppe Turani su Repubblica, si leggeva testualmente «Secondo la Banca Centrale Irlandese per i prossimi cinque anni il tasso d'incremento del Pil annuo si attesterà intorno al 4-5%. Percentuali decisamente più contenute rispetto a quelle registrate nell'ultimo decennio. Ma che comunque il resto dei Paesi del Vecchio Continente possono solo sognare».
Quanto al secondo fattore, che ovviamente è la speculazione, il silenzio è ancora più colpevole. La tendenza generale è considerarla un dato di fatto. Uno “spiacevole” effetto collaterale di quella bella, utile, irrinunciabile libertà economica che tutto regge e tutto fa crescere.
Nessuno, a livello governativo, che abbia la forza di dire che la prima e vera ragione dell’instabilità non è altro che la finanziarizzazione dell’economia, che sovrappone alla ricchezza reale – fatta di cose concrete – un’immane sovrastruttura di elementi virtuali, che con la stessa facilità possono gonfiarsi a dismisura o scoppiare da un momento all’altro con effetti spaventosi.
Ottusità? Malafede? Ce lo dicano loro. In un’intervista pubblicata proprio ieri su Repubblica.it (qui ) l’ex rettore della Bocconi, Roberto Ruozi, fa sfoggio di ottimismo e prova a spiegarne i motivi.
Se non che, in extremis, gli scappa la più inquietante delle ammissioni: «Sarà il buon senso che ci salverà. Intanto ci sono miglioramenti oggettivi: i sistemi bancari sono oggi in uno stato di salute migliore e non credo che ricadranno negli stessi errori. Sono state salvate una volta, con costi altissimi; sanno che non ci sarebbe una seconda volta. Quindi il problema del moral hazard dovrebbe essere risolto. E io credo che questo valga anche per i comportamenti di quel gruppo abbastanza ristretto di persone che governa la finanza mondiale. Saranno 100-150 persone, quelle che contano davvero».
Incredibile: «100-150 persone», e tutto il mondo ai loro piedi. A sperare che siano ragionevoli. A sperare che si accontentino di vampirizzare l’universo a piccoli sorsi, invece di cedere alla tentazione di trangugiarne il sangue tutto in una volta.
Da una crisi all'altra, avanza una dittatura invisibile
di Marcello Foa - http://blog.ilgiornale.it/foa - 25 Novembre 2010
Continuo ad ascoltare alla radio commenti strampalati da parte di economisti e di giornalisti. Uno dei più ricorrenti é quello secondo cui gli irlandesi se la sono cercata. Davvero?
A me sembra che la realtà sia diversa. Da un punto di vista macro, l’Irlanda non stava male. Fino al 2008 il debito pubblico era di gran lunga inferiore al 60% sul Pil stabilito dal Trattato di Maastricht, nel 2009 é salito al 64%.
La loro economia é cresciuta grazie a una tassazione societaria agevolata, che per qualcuno é disdicevole, ma certo non illegittima. Non viola nessun Trattato e, anzi, applica un principio elementare e giusto, quella della concorrenza fiscale tra Stati /o regioni. Nel frattempo l’Irlanda é stata molto brava nell’utilizzare i fondi strutturali europei e a rilanciare con agevolazioni fiscali le zone depresse.
I guai dell’Irlanda sono provocati non dai conti pubblici, ma da quelli privati; ovvero dall’indebitamento delle famiglie, che, analogamente a Stati Uniti e Gran Bretagna, é molto alto, pari al 190% del Pil; in buona parte a causa, ancora una volta, della sopravvalutazione del mercato immobiliare.
Fino a poche settimane fa, tuttavia, si riteneva che l’indebitamento privato, peraltro noto da tempo, potesse essere assorbito nel tempo, senza misure draconiane.
Cos’é successo nel frattempo? Cos’hanno combinato di così grave i cittadini irlandesi? Nulla, assolutamente nulla.
Le banche irlandesi, invece, sì. Quelle stesse banche che pochi mesi fa hanno superato il severissimo stress-test della Bce, improvvisamente hanno annunciato di essere sull’orlo del fallimento. La causa? La solita: sono troppo esposte sul mercato dei derivati, con conseguente moltiplicazione dei loro debiti. Come, nel 2008, le banche Usa, come Ubs, eccetera
Il rimedio? Il solito. Noi cittadini abbiamo pagato per la crisi dei mutui subprime. Gli irlandesi pagheranno per gli errori delle loro banche private, le quali, invece, non pagano mai.
Da qui alcune considerazioni.
1) Non chiamatelo più capitalismo, quello vero è un’altra cosa. Prevede grandi ricompense per chi riesce, ma anche grandi punizioni per chi fallisce. Qui invece stiamo tornando a una situazione che assomiglia molto a quella pre Rivoluzione francese, nella quale una casta di nobili era al di sopra di tutto e non pagava mai.
2) I nostri Paesi non sono più sovrani, né giusti, né democratici. La vera democrazia presuppone l’assunzione di responsabilità e un rapporto di causa ed effetto tra il popolo e gli eletti.
Ora il vero potere é nelle mani di un mondo finanziario che non rispetta le regole costituite e men che meno lo stato di diritto. E che sta sancendo una pericolosa consuetudine: quella che permette alle banche di scaricare su cittadini incolpevoli le proprie colpe.
Loro sbagliano noi paghiamo, Loro risanano rapidamente, incassano bonus milionari, mentre i popoli sono costretti a subire restrizioni pazzesche per anni e forse decenni, in condizioni, talvolta, di moderna schiavitù. E chi osa protestare viene zittito con il ricatto supremo: o é così o viene giù l’Irlanda. E se viene giù l’Irlanda viene giù il mondo. Dunque meglio che pochi si sacrifichino per il bene di tutti.
3) La Bce dovrebbe essere chiamata a rispondere per non aver monitorato, per aver diffuso stress-test farlocchi. Ma non succederà nulla. Il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale andrebbero messi sotto inchiesta ed essere costretti a rispondere dei loro errori. Invece, essendo sovranazionali, non sono sottoposti ad alcun tipo di controllo e di verifica.
Avanza così una dittatura invisibile, che non sfida apertamente la democrazia e la sovranità nazionale, ma la svuota progressivamente di contenuti e rende i cittadini schiavi, moderni schiavi ingabbiati per sempre dal debito. Nel nome del progresso e del consumismo.
Questa é la vera minaccia per tutti noi. O meglio: per chi vuole e ha l’intelligenza per capire.
O sbaglio?
La crisi delle banche irlandesi non è una novità, come non lo era quella della Grecia e come non lo saranno le crisi di Portogallo, Italia e Spagna. Questione di mesi. Ogni volta ci si stupirà come di fronte a un improvviso temporale estivo.
Ieri la Merkel ha dichiarato che la crisi è estremamente grave e l'euro è a rischio. E noi che non lo sapevamo...
I politici danno brutte notizie solo se costretti, attendono l'ultimo istante per evitarci delle sofferenze inutili. Discutere dell'Irlanda o, a inizio 2010, del default greco, equivale a concentrarsi sul foro di un catino bucato.
Lo scolapasta è l'intero Occidente che sta fallendo sotto il peso del suo debito pubblico aumentato del 50% in media in vent'anni.
I Paesi emergenti, il cosiddetto BRIC: Brasile, Russia, India e Cina, hanno un debito pubblico contenuto e stanno comprando quello occidentale. Se la Cina vendesse tutti i titoli di Stato americani che possiede, pari a 883,5 miliardi di dollari, gli Stati Uniti potrebbero fallire.
Il mondo si sta spostando a Sud e a Est. Il PIL dei Paesi del BRIC sta per superare quello del G6 (Germania, Italia, Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone).
I Paesi del BRIC hanno un debito pubblico rapportato al PIL molto basso: Russia 6%, Cina 18%, Brasile 45%, India 59%. L'Italia, per dire, è al 118% con 80 miliardi di euro di interessi annui da pagare, una cifra che ammazzerebbe un elefante.
Gli Stati Uniti stanno per raggiungere l'Everest dei 14.000 miliardi di dollari di debito pubblico dai 6.000 miliardi del 2002. In passato le guerre si combattevano con le armi, oggi si combattono con il debito pubblico. Chi compra il tuo debito diventa il tuo padrone.
Gli Stati Uniti, il Paese più indebitato, è responsabile del 50% delle spese militari mondiali. Una enormità. La Russia, l'antagonista storico, spende il 3,5%. Gli Stati Uniti trasformano il debito in armamenti. In pratica chi compra titoli di Stato statunitensi finanzia la guerra in Afghanistan o le basi militari di Dal Molin di Vicenza e di Okinawa in Giappone dove sono accampati da 65 anni.
L'Impero Romano crollò sotto la spinta dei barbari ai suoi confini. Le sue legioni si ritirarono dal Reno alla Britannia. Gli Stati Uniti forse seguiranno la stessa sorte per l'impossibilità economica di mantenere 716 basi militari in 40 Paesi.
L'Irlanda è un sintomo del tramonto dell'Occidente travolto dal suo debito pubblico. L'inverno sta arrivando per le cicale europee e americane e fuori fa sempre più freddo.
La cantonata di Cantona
di Paolo Barnard - www.paolobarnard.info - 24 Novembre 2010
Cantona ha preso una cantonata incredibile, ma fosse solo per questo chi se ne frega. Il fatto grave è che questa pietosa storia dimostra ancora una volta come ci ha ridotti il Vero Potere con la Cultura della Visibilità, parte essenziale del Più Grande Crimine. Basta infatti che un Vip qualsiasi spari la sua bordata che decine di migliaia di cittadini in buona fede gli si buttino dietro.
La Rete dell’informazione, parte del piano di annullamento delle persone attive, amplifica la boutade del Vip, e così abbiamo la colossale cantonata del Cantona. Ma c’è un fatto ancora più grave, ed è che ridendo e scherzando queste sciocchezze rischiano poi di diventare azioni vere e di fare danni veri.
Il Cantona dice “La banche sono il male di tutto, perché hanno i soldi”. Questo assunto fasullo sta alla base del Fantasy di Rete dove tantissimi sguazzano e producono fanta-informazione complottista, naturalmente con il lurido ebreo banchiere sempre in mezzo. Peccato che le banche non abbiano più un soldo e siano quasi tutte tecnicamente fallite.
Un dato: le banche spagnole hanno debiti per 3.464 miliardi di euro, alla faccia di chi dovrebbe essere pieno di soldi (nota: debiti reali, non fittizi, perché le banche devono sempre garantire di accettare indietro i soldi inventati che emettono ed onorarli con denaro vero, come per esempio il contante).
Il fatto è che le grandi orge di denaro sono oggi avvenute sempre al di fuori del giro delle banche commerciali, cioè fuori dalle banche dei conti correnti dei cittadini che la 'cantonata' vuole prendere di mira.
Tutto il peggio delle manovre criminali del Potere è accaduto nelle investment banks, negli hedge funds, equity funds, capital management funds ecc. (dove gli ordinari c/c dei cittadini non esistono affatto), tanto è vero che la fetta dei mercati finanziari posseduta dalle normali banche dei cittadini è crollata a meno di un quarto del totale. Ma il Cantona dice “andiamo in banca e ritiriamo i soldi dai c/c, e così faremo crollare il sistema di potere”.
E’ esattamente come ci descrisse il Manzoni, andavano a linciare gli untori credendo di colpire la peste. Peccato che gli untori non fossero la peste, e che le banche dei conti correnti non siano il Potere. Ma ecco cosa accadrebbe se la ‘cantonata’ realmente fosse messa in pratica da un milione di cittadini:
- I cittadini 'cantonati' corrono a chiudere i c/c, chiedono quindi i contanti.
- Per la banca la chiusura di un conto corrente significa perdere una passività, poiché sono soldi che la banca deve al cittadino con gli interessi che gli dava. Con la ‘cantonata’ le banche quindi perderebbero tutti quei passivi (nota: i conti correnti non sono mai l’attivo delle banche, contrariamente a quanto si crede, e non vengono mai usati dalle banche per speculare o far prestiti. Le banche non possono farlo, e il denaro che prestano se lo inventano di sana pianta, non usano mai il nostro pescandolo dai nostri c/c).
- Ma i contanti che le banche daranno al milione di cittadini 'cantonati' devono essere chiesti alle Banche Centrali, perché le banche non hanno mai tanto contante nei caveau, solo il minimo necessario alle operazioni quotidiane. Le Banche Centrali sono sempre obbligate a fornire i contanti su richiesta delle banche.
Ma nel farlo addebitano le riserve delle banche medesime presso le Banche Centrali, le quali riserve sono gli attivi della banche, cioè i loro gruzzoli di denaro. Con la ‘cantonata’, le banche perderebbero quindi grandi fette di quegli attivi quando la Banca Centrale gli fornisce il contante.
- Quindi a livello di stati patrimoniali delle banche, esse perdono delle passività (1 milione di c/c ritirati) ma perdono anche degli attivi per lo stesso valore (lo stesso milione di c/c trasformati in contanti e addebitati sulle loro riserve). Risultato: vanno in pari, altro che collasso.
La 'cantonata' non sposterebbe uno spillo come lotta al Potere. Al peggio costringerebbe le banche ad alzare i costi, ma questa è un'altra storia.
Basta giocare ragazzini, la gente vera muore o si dà fuoco o piangerà una vita intera per ben altri problemi e per ben altri Poteri. Un calcio in culo a voi perditempo, e datovi da Cantona, che così è bello forte (poi Platinì pensi a girarne uno a Cantona, please).
Per tutti gli altri lettori, vi invito di nuovo a riflettere su come lavora il Vero Potere. Eccoci con in mano mezzi portentosi come la Rete, ma anche istupiditi dalla Cultura della Visibilità che esso ha creato, e così la Rete diventa un’arma di distrazione di massa che ci allontana sempre più da un’analisi precisa di chi sia questo Potere e di come combatterlo. Lui, sempre più indisturbato, intanto ci ammazza il futuro.
Dall’Irlanda all’Italia ci sono 2 ore d’aereo per gli uomini del Fondo Monetario Internazionale… Vedete un po’ voi.
Destino manifesto
di Eugenio Benetazzo - www.eugeniobenetazzo.com - 25 Novembre 2010
Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna ormai stanno diventando il leitmotiv delle riflessioni delle comunità finanziarie internazionali, come se l'unica preoccupazione su cui ci dovremmo soffermare fosse la tenuta nel breve dei conti pubblici di questi paesi.
Il cosa scegliere ed il dove posizionarsi a livello di investimento è stato da me ampiamente trattato in svariate occasioni e contesti mediatici, tuttavia l'interrogativo principe cui ci dovremmo porre in questo momento non è se il tal titolo di stato è a rischio default, ma piuttosto quale non lo sarà. Cercherò di trasmettervi questo mio pensiero nel modo più comprensibile possibile.
La crisi del debito sovrano in Europa è una crisi di natura strutturale (e non congiunturale) dovuta a fenomeni macroeconomici che hanno espresso tutto il loro potenziale detonante attraverso un modello di sviluppo economico turboalimentato da bassi tassi di interesse e costi irrisori di manodopera che porta il nome di globalizzazione.
Quest’ultima non nasce dalla naturale evoluzione del capitalismo classico, quanto piuttosto è una soluzione studiata a tavolino da potenti lobby di interesse sovranazionale per risolvere l'angosciante diminuzione dei profitti e degli utili aziendali in USA ed in Europa, causa un progressivo ed inarrestabile processo di invecchiamento della popolazione unito ad una decadente natalità dei nuclei familiari.
Le grandi multinazionali vedranno infatti costantemente contrarsi sia i fatturati che i livelli di profitto in quanto ormai quasi tutti i mercati occidentali sono maturi, saturi o addirittura in declino (pensate al mercato automobilistico, non sono casuali le recenti esternazioni di Sergio Marchionne).
Tra quindici anni le persone anziane, gli over sessanta, rappresenteranno una quota sempre più consistente delle popolazioni occidentali (in Italia saranno stimati quasi al 40%).
Una persona anziana purtroppo non rappresenta il clichè del consumatore ideale, infatti contribuisce marginalmente poco al livello dei consumi rispetto ad un trentenne (quest’ultimo infatti si trova appena all’inizio del suo progetto di vita: si deve sposare, deve comprare un’abitazione, fare figli, acquistare un’autovettura, divertisi nel tempo libero, andare in vacanza, vestirsi alla moda e così via).
Se da una parte infatti diminuirà il livello dei consumi, dall’altra aumenterà invece il peso angosciante del welfare sociale (ricoveri, degenze, assistenza medica e pensioni di anzianità) andando a pesare sempre di più in percentuale ogni anno sul totale della ricchezza prodotta.
In buona sostanza stiamo parlando di paesi (USA, Germania, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna & Company) il cui destino è piuttosto ben delineato: inesorabile invecchiamento della popolazione, costante aumento dell’indebitamento pubblico, lenta deindustrializzazione e brutale impoverimento.
Non so quanto potranno effettivamente servire i cosidetti programmi di austerity sociale, a meno di drastici e drammatici tagli alla spesa sociale ed alla pubblica amministrazione.
Chi ha concepito la globalizzazione ha pensato proprio a questo ovvero come salvaguardare i livelli di profitto aziendali (e magari anche come farli aumentare) a fronte di un mutamento epocale della geografia dei consumi mondiali.
In Asia, con in testa Cina ed India, il 75% della popolazione ha un’età inferiore ai trentanni ed un reddito procapite in costante ascesa: si trattava pertanto di creare le premesse e le modalità per far aumentare il numero di persone che in queste regioni potessero iniziare a consumare a livelli similari a quelli occidentali.
Grazie ad il WTO si è riusciti ad implementare un fenomenale trasferimento di posti di lavoro attraverso le “opportunità” delle delocalizzazioni produttive, spostando letteralmente fabbriche e stabilimenti, che avrebbero consentito di far nascere con il tempo una nuova classe media borghese disposta a spendere per le mode e le tendenze di consumo del nuovo millennio.
Non bisogna essere economisti per rendersi conto di quanto esposto sopra: nel 2000 l’Asia contribuiva ad appena il 10% dei consumi mondiali, nel 2030 salirà a quasi il 40%. Come potenziale di crescita, ai mercati orientali si stanno affiancando anche i mercati dell’America Latina con la locomotiva Brasile in testa.
Stiamo pertanto assistendo ad un mutamento epocale: il baricentro economico e geopolitico del mondo si sta spostando verso Oriente ed anche verso il Sud del Pianeta. La crisi del debito sovrano in Europa è tutto sommato di portata inconsistente rispetto ai problemi che emergeranno nei prossimi cinque anni a fronte di oggettive difficoltà di approvvigionamento alimentare, soprattutto in Oriente che detiene superfici arabili decisamente incapaci a far fronte alla crescente domanda sia di cereali che (purtroppo) di carni da allevamento.
Tra ventanni l’attuale modello economico dovrà essere in grado di fornire abitazioni, automobili, carburanti, acqua e cibo ad almeno 600 milioni di nuove persone: pertanto cominciate a chiedervi chi potrà ancora permettersi di avere il frigorifero pieno o i banchi del supermercati colmi e riforniti per accontentare lo scellerato e sfrenato consumismo del nuovo millennio. Destino manifesto per dirla alla Stewie Griffin.