giovedì 7 ottobre 2010

I negoziati di pace Israele-Palestina: si chiude in anticipo l'ultima serie della telenovela

L'ultima serie della telenovela "I negoziati di pace tra Israele e Palestina" ha avuto vita brevissima con pochissime puntate. Ma era chiaro fin dall'inizio che uno dei due attori protagonisti non aveva alcuna intenzione di recitare oltre.

Oggi, ad esempio, il premier israeliano Netanyahu ha preteso che il presidente Usa Obama rispetti gli impegni presi con Israele dal suo precedessore Bush sul non ritorno ai confini del 1967, affermando di aver chiesto agli Usa di "sostenere l'idea delll'annessione a Israele degli insediamenti".

Lo ha rivelato il quotidiano israeliano Yediot Aharonot, secondo cui l'amministrazione Obama "crede in un accordo finale in cui Israele accetti di tornare ai confini del 1967 e ha accettato la posizione palestinese, secondo la quale l'annessione delle colonie puo' avvenire solo in seguito ad un accordo territoriale".

Ma anche l'altro attore protagonista, l'Anp, si è finalmente reso conto dell'impossibilità di avere un processo di pace serio con l'attuale governo israeliano.
"Non ci sarà un processo di pace reale e serio finchè c'è questo governo Netanyahu", ha dichiarato Yasser Abed Rabbo, il consigliere di Abu Mazen, a poche ore dal vertice della Lega araba a Sirte, in Libia, che deve pronunciarsi sulla prosecuzione dei negoziati diretti.

Quindi anche quest'ultima serie della telenovela finisce, e con largo anticipo rispetto a quanto preventivato dai suoi sponsor. Si resta quindi in fiduciosa attesa della prossima serie con nuovi attori a recitare le solite parti...


Pacco regalo da Obama a Israele. Ma Netanyahu rifiuta
di Michele Giorgio - Il Manifesto - 1 Ottobre 2010

Washington rassicura Tel Aviv: soldati nella Valle del Giordano anche con lo Stato palestinese

Il controllo militare israeliano sulla Valle del Giordano, anche dopo la nascita dello Stato palestinese, in cambio di una proroga di appena due mesi della limitata moratoria sulle nuove costruzioni nelle colonie ebraiche che il governo di Benyamin Netanyahu ha attuato in Cisgiordania dal novembre 2009 fino a lunedì scorso.

È la proposta che il presidente Usa Barack Obama, secondo Haaretz, ha fatto al premier israeliano.

Obama, aggiunge il quotidiano israeliano, avrebbe formulato questa soluzione, devastante per la sovranità del futuro Stato palestinese, in una lettera resa nota da un collaboratore di Dennis Ross, un consigliere del presidente americano, che contiene altre concessioni a Israele: gli Usa non richiederanno più moratorie sugli insediamenti, porranno il veto per un anno ad eventuali risoluzioni del Consiglio di Sicurezza Onu contro Israele e affronteranno la questione delle colonie solo nel quadro del negoziato con i palestinesi. Un pacco regalo che il premier israeliano è però intenzionato a rifiutare.

A Netanyahu non conviene mostrarsi flessibile, perché sa che, di fronte alla sua intransigenza, le pressioni americane si rivolgeranno ai palestinesi. Obama, se vuole tenere in vita il fragile negoziato israelo-palestinese, non potrà che imporre al debole (e dipendente dall'aiuto occidentale) presidente dell'Anp Abu Mazen di non abbandonare le trattative nonostante la ripresa dell'espansione delle colonie.

Ieri a Ramallah l'inviato dell'amministrazione Usa, George Mitchell, ha discusso per ore con Abu Mazen. «Sosteniamo gli sforzi di Mitchell e gli chiediamo di esigere da Israele un arresto totale delle attività di colonizzazione», ha tagliato corto dopo l'incontro con Mitchell il capo negoziatore dell'Anp, Saeb Erekat, lasciando intendere che domani, al termine della riunione del Comitato esecutivo dell'Olp, i palestinesi potrebbero annunciare l'abbandono dei colloqui diretti con Israele.

Ma le cose non stanno proprio in questo modo. Abu Mazen sa che Netanyahu vuole lasciarlo con il cerino in mano, costringerlo ad annunciare per primo la rottura del negoziato e a fare i conti con la macelleria mediatica che scatta tutte le volte che i palestinesi chiedono il rispetto della legalità internazionale.

Il leader dell'Anp ritiene di avere una sola possibilità: ottenere dalla riunione della Lega araba, rinviata dal 4 al 6 ottobre, una risoluzione che gli consenta di proseguire le trattative con la colonizzazione in atto.

E comunque Abu Mazen non cerca altri motivi di scontro con Netanyahu visto che il rappresentante dell'Anp al Consiglio Onu per i Diritti Umani, avrebbe presentato un documento che chiede il rinvio a marzo 2011 della discussione sul rapporto Goldstone sull'offensiva israeliana «Piombo fuso» a Gaza (dicembre 2008).

Un anno fa l'Anp fece lo stesso e nei Territori occupati scattò una rivolta che lo costrinse a fare retromarcia.