martedì 18 dicembre 2012

Update italiota

Un aggiornamento sulle ultime vicende italiote a 2 mesi dalle elezioni politiche.



Draghi, l'Europa che tifa Monti
di Antonio Rei - Altrenotizie - 18 Dicembre 2012

Non gli conviene, lo sa benissimo. I numeri gli danno torto e la sua carriera rischia di implodere subito dopo aver toccato l'apice. Eppure, a questo punto, è addirittura probabile che Mario Monti si candidi alle prossime elezioni politiche. Se non per convinzione, quantomeno per obbedienza, visto che da settimane subisce pressioni indicibili dai suoi principali referenti: i tecnocrati europei e il gotha finanziario.

Non c'è dubbio che da Bruxelles e Francoforte arrivino i messaggi più espliciti. L'ultimo in ordine di tempo è stato quello di Mario Draghi: "Le riforme economiche danno frutto, anche se, nel breve termine, il costo per i cittadini è considerevole - ha detto ieri il presidente della Bce davanti al Parlamento europeo -. Ma le riforme sono il giusto corso e i governi devono perseverare. L'aggiustamento dei conti è visibile, ad esempio, guardando all'aumento dell'export in Italia, Spagna, Irlanda e Portogallo". Inevitabile leggere in queste parole un invito al nostro Paese, chiamato a proseguire lungo la strada tracciata del Professore.

Sempre ieri, un'altra pacca sulla spalla del Premier è arrivata dalla Commissione europea, che ha dato il via libera alla ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena tramite 3,9 miliardi di euro in "Monti bond". Aiuti di Stato, per intenderci, che solitamente a Bruxelles non vedono affatto di buon occhio.

Fin qui gli ultimi segnali della comunità internazionale, che si sommano alle esortazioni sfacciate arrivate nei giorni scorsi dai più influenti leader europei. Su tutti la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha lasciato intendere chiaramente la sua predilezione per Monti.

Ma non basta: il Partito popolare europeo si è prodotto in una serie di anatemi anti-berlusconiani per sottolineare il contrasto con la presunta lungimiranza del Professore, mentre l'ambasciatore Usa in Italia ha composto l'ennesimo panegirico del montismo.

In tutti questi casi l'obiettivo più ovvio è evitare che in Italia prenda il potere un governo credibile di centrosinistra, il quale rischierebbe d'indebolire il teorema del turbomonetarismo all'europea, danneggiando i signori della speculazione.

In questo turbine di smancerie, per il momento, il diretto interessato non si sbilancia. A ben vedere, tuttavia, anche dal fronte interno arrivano dei segnali che fanno pensare a una prossima discesa in campo del Professore.

Ieri il governo ha presentato in commissione Bilancio al Senato un subemendamento per rinviare da gennaio ad aprile il pagamento della prima rata della Tares, la nuova (pesante) tassa sui rifiuti e su altri servizi comunali. Si tratta della correzione a un emendamento che a sua volta era stato presentato dall'Esecutivo un paio di giorni fa.

E' possibile che ci siano ragioni tecniche (sembra che ancora non sia affatto chiaro come calcolare il prelievo), ma è anche verosimile che lo slittamento sia riconducibile a motivi elettorali. Con il ricordo dell'Imu ancora fresco, come potrebbe il super-tecnico candidarsi alle elezioni mentre infligge l'ennesima stangata fiscale ai suoi connazionali?

C'è poi un'altra squadra di burattinai da tenere in considerazione. Oltre all'Europa, tifano per Monti anche i grandi poteri finanziari italiani. Parliamo di quello che una volta era conosciuto come "il salotto buono", riunito intorno al tavolo della Mediobanca di Enrico Cuccia.

Grandi istituti di credito, grandi assicurazioni, grandi fondi d'investimento. Un intero universo che dopo Tangentopoli ha perso il suo naturale riferimento politico (la Dc), senza mai riuscire a far pace con la volgarità paesana del berlusconismo. Basti ricordare la guerra aperta dell'avvocato Agnelli contro l'ingresso del Cavaliere nel capitale di Mediobanca.

Sarà forse una speranza velleitaria, ma questi feudi oggi sognano che il Professore riesca a creare intorno a sé il nuovo, grande partito della borghesia italiana. Una destra liberista, europeista, fintamente cattolica e progressista, all'occorrenza trasformista. Una destra che finalmente se ne frega della Procura di Milano e tira dritto lungo la sua strada speculativa.

E' possibile che Monti riesca a resistere a questo genere di pressioni? Se si limitasse a valutare pro e contro, il Professore farebbe meglio a puntare sul Quirinale. Ma l'ambizione personale mal si concilia con una carica ingessata dalle strettezze della Costituzione.

E allora ecco che d'improvviso si favoleggia di un nuovo soggetto politico: non certo il fantomatico "rassemblement" di cui vaneggia Berlusconi, ma una formazione che occuperebbe lo spazio lasciato vuoto dall'inconsistenza di Montezemolo.

Una visione realistica assegna a un partito del genere pochi voti (il 10%, a essere generosi). Ma in politica non è da sottovalutare l'effetto domino: cosa farebbero a quel punto i pidiellini scontenti? Meloni, Crosetto e La Russa stanno già abbandonando la nave e il Cavaliere potrebbe ritrovarsi ben presto molto più isolato di quanto temesse.

Un discorso speculare vale per il centrosinistra: Bersani accarezza in modo ambiguo una possibile alleanza con l'Udc, ma questa porterebbe certamente all'abbandono di Sel e probabilmente anche a una guerra civile nel partito. Casini non è un'alternativa presentabile per chi si ritiene di sinistra. Monti, invece... 


La Trimurti europeista e la fine della storia
di Marco Della Luna - www.marcodellaluna.info - 14 Dicembre 2012 

Casini è da sempre europeista e vuole da sempre Monti candidato a premier. Bersani è europeista e vuole vincere al voto per aprire subito a Monti. Berlusconi, dopo l’ultima istrionica giravolta, è europeista e invita Monti a prender la guida dei moderati.

Mi ricordano quei rei africani che vendevano i loro sudditi ai negrieri europei. E pure i numerosi uomini forti via via messi su dalla CIA e da Wall Street nei paesi poveri ma ricchi di risorse naturali e mano d’opera a buon mercato, per poter prendersi queste e quelle per quattro soldi.

Tutti i tre big vogliono portare i loro servigi al vincitore ormai certo e padrone destinato d’Italia: il capitalismo franco-tedesco che ieri, tredici dicembre, con l’unzione del Washington Consensus (FMI + Casa Bianca), ha incoronato Monti successore di Monti.

Pochi hanno la libertà e l’onestà intellettuale di spiegare, come il giorno medesimo ha fatto Giulio Tremonti, che oggi l’Italia fa da bancomat alle banche tedesche e francesi. O di un Paul Krugman o di certa stampa britannica, che rinnova la valutazione tecnica che l’Italia, per tornare a crescere, abbisogna di uscire dal sistema di cambi bloccati e vincoli di bilancio detto Euro.

I tre leaders politici italiani gareggiano tra loro per prendersi l’appalto della consegna-svendita di ciò che resta da rastrellare di questo sventurato Paese e salire sul carro dei nuovi padroni. Maroni, col suo partito rimpicciolito, nel migliore dei casi potrebbe di prendersi la Lombardia, e niente più – ma solo se asseconda Berlusconi, cosa oggi assolutamente discreditante, dopo che l’ex premier ha dapprima sostenuto, poi sfiduciato e il giorno dopo ri-fiduciato Monti.

L’azione di Grillo e Casaleggio niente potrà contro il grande blocco europeista traversale. Pertanto, il prossimo voto politico consegnerà conclusivamente il Paese ai suoi nuovi padroni esterni appoggiati dai loro servitori interni, i quali manterranno, servendoli, i loro privilegi di casta.

Seguirà un lungo tempo di miseria e sfruttamento senza speranza: la “fine della storia”, per la repubblica italiana. L’Italia verrà “integrata” nel sistema industriale a guida germanica, e in essa si faranno le lavorazioni a basso costo di mano d’opera, a basso valore aggiunto, a bassa tecnologia (escluse poche nicchie), ad alto inquinamento.

Il margine di profitto sarà trattenuto oltralpe. Gli italiani saranno lasciati nel debito, a lavorare con bassi salari e pensioni da fame e servizi da terzo mondo, per sostenere il generoso sistema pensionistico nordeuropeo, l’enorme debito implicito nordeuropeo, il credito pubblico alle imprese tedesche.

Però saranno orgogliosi di essere accettati dai fratelli europei più virtuosi, finalmente, e potranno dirsi “integrati”, e celebrare i padri dell’Integrazione, nelle persone di Monti, Draghi, Napolitano. I quali non meritano alcun biasimo, perché non vi è scelta, nella realtà: l’Italia deve finire così.

I sistemi-paese non vitali vengono smantellati e presi a pezzi dai sistemi-paesi più validi, così come le aziende non vitali vengono smembrate e rilevate dalle concorrenti più vitali, che prendono il buono e lasciano i debiti nella Bad Company. La repubblica italiana ora è una Bad Country.

Questo è un destino inevitabile per un paese mai esistito prima, assemblato 150 anni fa da un disegno di quegli stessi poteri stranieri, un paese fatto di culture e popoli diversi, uniti a forza, senza storia comune, senza cultura di autogoverno – tranne la repubblica di Venezia -, senza senso nazionale, senza fiducia sociale e istituzionale, senza capacità di innovazione e adeguamento all’evoluzione del mondo, bloccato e recessivo in tutto da vent’anni, quindi morto, con le migliori risorse di capitali, imprese e cervelli che in massa sono andate e vanno via, all’estero. Impoverito su tutti i piani e in tutti i settori, tranne che nella criminalità organizzata.

Questi sono tutti dati di fatto, oggettivamente certi. Il resto è chiacchiere e non si è tradotto in fatti, non ha mutato il trend, nonostante le molte promesse e i molti cambiamenti di maggioranze e di leggi elettorali: la riprova che il sistema-paese è finito.

Neanche eliminare fisicamente tutta la casta, quel milione e rotti di politici e alti burocrati, cambierebbe le cose, perché si tratta della mentalità e delle consuetudini della popolazione, del suo rapporto con qualsiasi potere, che è di complicità infedele, opportunismo amorale, particolarismo assoluto.

Un paese così, cioè con una popolazione così, fallisce fatalmente come organismo dell’agone globale e può essere solo governato dall’esterno, come del resto tutte le sue componenti, tranne quella suddetta, sono sempre state governate, storicamente, salvi brevi periodi.

Ciò che sta compiendosi oggi era prevedibile già diversi anni fa: i meccanismi erano già all’opera, come descrissi in alcuni saggi, a cominciare dalla prima edizione di Euroschiavi, uscita nel 2005:

“Uscire dal Trattato di Maastricht è, a ben vedere, indispensabile per esercitare una qualche libertà di scelta politica nella gestione del Paese. Infatti, a causa dei vincoli imposti da quel trattato e dalla cessione della sovranità monetaria alla BCE e dal fatto che quasi tutte le entrate se ne vanno in spesa corrente e interessi sul debito pubblico, governo e parlamento non hanno più strumenti di manovra in fatto di politica economica, sociale, ecologica, etc.: non possono emettere la propria moneta ma devono comprarla dalla BCE; non possono agire sul tasso di sconto, perché questo è fissato dalla BCE; non possono svalutare, perché il cambio è gestito dalla BCE e vincolato alle altre euro–valute; non possono spendere a debito per i necessari investimenti produttivi (ricerca, infrastrutture, istruzione), perché sono vincolati a contenere il deficit di bilancio e a ridurre il debito pubblico. D’altra parte, non possono aumentare le tasse, perché hanno già raschiato il fondo (a meno di sacrificare con un’ulteriore grossa imposta patrimoniale qualche categoria sociale come i proprietari immobiliari o gli agricoltori).

Privata della possibilità di scelta sul piano che conta, quello economico, il presupposto di tutte le altre scelte perché senza denaro quasi niente si può fare, la politica si riduce a diatribe su matrimoni omosessuali, pillole del giorno dopo e sotto–lottizzazioni di una torta sempre più magra.

Intanto, la produzione cala, la povertà aumenta, i servizi sociali peggiorano, la domanda e la produzione ristagnano, la competitività va a picco.

L’alternativa è tra continuare la policy avviata nel 1992, mandando in rovina il Paese in modo che i suoi assets importanti vengano comperati tutti dal capitale estero (ossia, da soldi virtuali creati gratis e dal nulla a opera del sistema bancario privato), che poi si metterà al comando; oppure uscire dall’Euro e recuperare la sovranità monetaria – togliendola ai suoi illegittimi detentori, la BCE e la Banca d’Italia, e recuperando le vaste risorse monetarie del signoraggio e bloccando il take–over delle industrie nazionali da parte di competitori esteri. Il suddetto articolo del Times evidenzia come tutti gli studi su modelli econometrici mostrano che l’Italia avrebbe un forte e rapido beneficio dall’uscita dall’Euro.


Nel 2007, nell’introduzione alla seconda edizione di Euroschiavi, scrivevo:

“ la finanza internazionale ha preso atto che: 1) l’Italia, come sistema-paese, ha urgente bisogno di riformarsi e ammodernarsi per sopravvivere; 2) non può farlo dal proprio interno perché in Italia la produzione del consenso politico è basata proprio sulla protezione di privilegi e abusi disfunzionali, sicché qualsiasi maggioranza, per riformare, dovrebbe tagliare il ramo su cui è seduta. 


Conseguentemente essa, ora, attraverso i suoi uomini posti nella stanza dei bottoni, sta procedendo al trasferimento del potere decisionale per l’Italia dall’interno del paese all’estero, in modo che possa essere riformato dall’estero, prescindendo dal consenso interno, soprattutto di quello della base.”

In Basta Italia, pubblicato nel marzo 2008, potete leggere: “Se facciamo un bilancio consuntivo dell’unificazione d’Italia a circa 140 anni dal suo completamento, dobbiamo portare i libri nel Tribunale della Storia per chiedere la dichiarazione di fallimento.Perché, secondo tutti i parametri, lo Stato “Italia” è un fallimento senza prospettive.

È un fallimento in fatto di funzionalità e competitività internazionali – continua a perdere posizioni, a impoverirsi.

È un fallimento come capacità di innovarsi e ammodernarsi, nonostante ne abbia un bisogno estremo: è il più rigido tra i Paesi occidentali.

È un fallimento come produttività: è ultimo tra i Paesi occidentali.

È un fallimento di fatto di produzione: dal 1992 è divenuto l’ultimo dei Paesi europei, con uno sviluppo di meno di metà della media.

È un fallimento come natalità: è ultimo tra i Paesi occidentali.

È un fallimento come pubblica amministrazione: è ultimo fra i Paesi occidentali come efficacia e primo per costi.

È un fallimento come capacità di attrarre investimenti: è ultimo fra i Paesi occidentali.

È un fallimento come lavoro: ha il tasso più alto di assenteismo, di scioperi, di malattie, e ciò gonfia il costo del lavoro.

È un fallimento come capacità di attirare e trattenere il risparmio: nel primo anno del Governo Prodi bis, 120 euromiliardi si sono rifugiati in Svizzera.

È un fallimento in fatto di sviluppo economico: il suo prodotto interno lordo, e ancora più il suo prodotto interno netto, marciano a tassi frazionali rispetto alle economie forti.

È un fallimento in fatto di finanza pubblica: infatti, l’indebitamento dello Stato è enorme, continua a crescere, e nessun governo lo riduce, mentre esso inghiotte sempre più risorse per il pagamento degli interessi passivi.

È un fallimento in fatto di indipendenza – nel senso che ha sempre più padroni stranieri, come meglio diremo, non tanto a Washington, quanto a Francoforte, Londra, Parigi.

È un fallimento in quanto a capacità di ricerca scientifica e tecnologica: è ultimo d’Europa, dopo la Grecia.

È un fallimento in fatto di pubblica istruzione: le scuole italiane sono le meno efficaci nel preparare al lavoro.

È un fallimento come politica salariale: ha i salari più bassi dell’Unione Europea e vorrebbe abbassarli ulteriormente per competere con Paesi come la Cina nella manifattura a bassa tecnologia.

È un fallimento in quanto a debito pubblico e pressione fiscale – ovviamente – che salgono in parallelo, alimentandosi a vicenda, come qualcuno inizia a capire.

È un fallimento in fatto di integrazione economica, in quanto aumenta il divario tra regioni sviluppate e regioni non sviluppate, regioni che mantengono e regioni che sono mantenute.

È un fallimento in quanto a welfare, perché il governo ha organizzato il fallimento del sistema pensionistico nel giro di pochi anni, così che scoppino disordini sociali, che la sinistra cavalcherà per prendere il potere e saccheggiare gli italiani con una nuova tassa patrimoniale.

È un fallimento in quanto alla giurisdizione, perché il sistema giudiziario italiano è inefficiente e corrotto, alimenta la criminalità e allontana gli investimenti stranieri, e viene costantemente condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

È un fallimento in quanto a infrastrutture, che sono state neglette, anche come manutenzione, per decenni.

È un fallimento in quanto alla sanità: spesa fuori controllo e 6.000 morti l’anno per infezioni contratte in ospedale.

È un fallimento in quanto a ordine pubblico, dato che un terzo circa del territorio resta in mano alla criminalità organizzata, e gli stessi partiti politici riproducono i modelli di potere e consenso della mafia.

~ Basta con questa Italia! ~

È un fallimento in quanto a rappresentatività e democrazia, dato che la classe dirigente palesemente non rappresenta gli interessi della collettività, ma quelli propri e corporativi, così come fanno i capi politici, sindacali e i parlamentari.

È un fallimento in quanto a legalità e legittimità, perché la corruzione e la deviazione dei poteri sono ambientali e strutturali e su di esse si poggia il potere costituito anche per produrre il consenso dal basso.

È un fallimento in quanto a difesa idrogeologica, dato che non è in grado di eseguire una prevenzione che costerebbe una frazione di quanto costa rimediare ai disastri idrogeologici dopo che sono avvenuti.

È un fallimento in quanto a capacità difensive militari, siccome non ha forze armate efficienti e non fa i necessari aggiornamenti dei sistemi d’arma.

È un fallimento in quanto a capacità decisionale, in quanto nessun governo riesce ad eseguire riforme strategiche e tutto si blocca.

È un fallimento in quanto a rinnovo della classe dirigente: dalla politica all’università, abbiamo la gente più vecchia del mondo.

È un fallimento in quanto alla capacità di organizzarsi, in quanto la fiducia e il rispetto verso le regole organizzative sono pressoché inesistenti.

È un fallimento senza speranza, perchè non c’è una classe politica all’altezza del ruolo, dotata di competenze che vadano oltre il galleggiare e il saccheggiare. Mancano gli uomini capaci. Non c’è nessuno che possa portare il Paese fuori dalla rovina.

È un fallimento complessivo e definitivo, in quanto tutte queste cose si sanno ma a nessuna di esse si è rimediato o iniziato a rimediare, nemmeno con la “Seconda Repubblica”, nemmeno con l’“alternanza”. Si è peggiorato, invece, in modo pilotato e voluto, per poter preparare l’opinione pubblica alla privatizzazione di tutte le funzioni pubbliche, a vantaggio di monopolisti privati che le rilevano in società con politici, sindacalisti e pubblici amministratori, e le gestiscono in regime monopolistico con sovrapprezzi monopolistici, quindi nessun incentivo all’efficienza e massima possibilità di sfruttare il cittadino. Pensate alle tariffe per i rifiuti, ai pedaggi per le autostrade.

Ricercatori, scienziati, manager, imprenditori, professionisti, se ne sono già andati o se ne stanno andando. Restano i meno capaci, restano i sentimentalisti irrazionali che stupidamente associano l’idea dell’emigrazione alla povertà e al fallimento – e si dimenano o sguazzano in questo sistema, come pesci in una pozzanghera economica che si sta prosciugando al sole della globalizzazione, mentre oltre confine abbonda l’acqua fresca e profonda. Un organismo che non riesce a reagire a processi degenerativi interni, è un organismo morente.

L’Italia non ha capacità di reazione organiche, d’insieme. È come un vasto corpo in fin di vita e ampiamente necrotizzato, in cui bande di larve carnarie riescono ancora a ingrassarsi. Nel senso che alcuni gruppi, alcune cordate di potere, riescono ad assicurarsi fette di potere e sacchi di soldi attraverso la conquista di posizioni di rendita monopolistica e attraverso il saccheggio fiscale dei risparmiatori e dei produttori di ricchezza che ancora non se ne sono andati. In ciò, sostanzialmente, consiste l’attività dei partiti politici italiani. Altroché alternanza!

Questi sono gli elementi, in base ai quali dobbiamo valutare le prospettive dell’Italia, e decidere se sia meglio restare o emigrare. È questo il Paese a cui volete affidare il vostro futuro, il vostro lavoro, i vostri investimenti?

E i vostri figli, li affidate a questo Paese? Se li amate, come potete farlo? E come potete farli, se non ne avete ancora? Farli nascere sotto un debito di 25.000 Euro a testa, in peggioramento? Tenerli qua quando potreste portarli in salvo?”

Poiché non è possibile una maggioranza politica senza il voto delle categorie parassite, non è possibile risolvere il problema della spesa pubblica e dell’inefficienza della pubblica amministrazione. Quindi l’Italia sarebbe destinata alla rovina.

Invece, l’Italia non è destinata alla rovina, perché il problema della spesa pubblica e dell’inefficienza del sistema-paese si può risolvere – si può risolvere dall’esterno dell’Italia. Ossia, trasferendo i centri di potere monetari, finanziari, economici, quindi politici, a potentati stranieri, che imporranno le antipopolari e antiparassitarie riforme dall’esterno dell’Italia, perciò senza bisogno di basarsi sul consenso elettorale degli italiani. Certo, faranno riforme nell’interesse loro proprio, non degli italiani.

Quindi l’Italia non è destinata alla rovina, ma al colonialismo. Allo sfruttamento coloniale. Dall’assassinio di Enrico Mattei, passando per quello dell’avv. Ambrosoli, i politicanti italiani si sono mossi, col sostegno finanziario e – credo – anche sotto minaccia dei potentati stranieri, in questa direzione: svendere banche, industrie, mercati etc. a potentati stranieri. Bettino Craxi cercò di opporsi, a modo suo – appoggiandosi a meccanismi clientelari nazionali. 


Il suo tentativo di opposizione fu liquidato attraverso una gigantesca operazione giudiziaria, nota come Mani Pulite, che eliminò tutti i partiti popolari italiani (DC e PSI in testa), aprendo la via a una dilagante campagna di colonizzazione dell’Italia da parte della finanza straniera e sovranazionale, soprattutto con Dini, Ciampi, Prodi – campagna culminata con Maastricht, la BCE, l’Euro, lo smantellamento dell’industria chimica, dell’industria cantieristica, dell’industria elettronica nazionali in favore di quelle estere, la scellerata svendita alla concorrenza straniera della Nuova Pignone – azienda leader mondiale e in forte attivo: un misfatto economico senza precedenti. 

Con la cessione della sovranità monetaria alla BCE. E della proprietà della Banca d’Italia ai finanzieri privati, anche stranieri. E dei principali mercati, come la grande distribuzione e l’automobile, a concorrenti stranieri. In sostanza, con la cessione di ogni autonomia e la totale sottoposizione alla dipendenza da centri di poteri privati stranieri.

I soggetti che stanno attuando tale programma, per attuarlo più agevolmente e per meglio mimetizzare i propri scopi effettivi, hanno assunto i colori politici della sinistra e si sono dati una vernice di socialità o socialismo. In Italia non vi è una vera sinistra, se non di frangia, né un vero centrosinistra. Vi sono operatori politico-economici che si fingono di sinistra, che hanno assunto simboli e ideologie della sinistra, che compiono isolati atti politici che paiono di sinistra in quanto colpiscono i ceti medi. Ma non sono affatto di sinistra. L’abito non fa il monaco. La loro vera natura è palesata dai frutti della loro politica – declino, privatizzazione e colonizzazione – e da chi li raccoglie – finanzieri e grandi capitalisti, soprattutto stranieri.

~ Basta con questa Italia! ~



Ecco come Monti ci porterà via gli ultimi soldi
di Maurizio Blondet - www.rischiocalcolato.it - 17 Dicembre 2012

Anzitutto, un pensiero compassionevole al povero Bersani. Aveva la vittoria già in tasca, la gioiosa macchina da guerra oliata e pronta, e cosa gli fanno gli eurocrati da lui tanto ossequiati?
Gli candidano contro Mario Monti.

Il quale – a riprova della sua fondamentale idiozia – si sveste dei panni del tecnico e si fa politico. Ossia da super-partes a partitante, capo di un blocco moderato in tumultuosa formazione con tutti i mozziconi spenti del centro-destra. Ma come può, povero Bersani, fare campagna elettorale contro Monti?

Lo ha tanto servito, si è piegato a tutte le macellerie sociali del programma di Monti (e Merkel); gli ha promesso il Quirinale. E adesso, se lo trova avversario. Il lato tragicomico è che Bersani non ha un programma alternativo a Monti, da opporre al neo-partito moderato. Ha lo stesso programma di Monti.

Ha definito Monti e il montismo «un punto di non ritorno». Adesso gli toccherà pensare a qualcosa che sembri diverso, e che nello stesso tempo rassicuri gli eurocrati – che chiaramente non vogliono la sinistra al potere.

E quanti elettori «di sinistra» gli porterà via il Monti sceso in campo? C’è da tremare. Povero Bersani: tanto ossequio ai banchieri, ai tedeschi e ai creditori, tanta fedeltà inconcussa all’euro e al servizio del debito, ed ecco come ti ripagano.

È il trionfo della democrazia. Gli statisti del Partito Popolare Europeo, più i Kommissari, hanno dato l’ordine agli italiani: «Votate questo». E di colpo, tutti i partitanti sono per Monti. Berlusconi, poveretto, a Bruxelles ricordava a chi voleva sentirlo che era stato lui a scegliere Monti come Kommissario. Il suo partito, Pdl, intanto, a causa della sua ri-ri-ridiscesa in campo, gli esplode in mille schegge: ma il bello è che queste mille schegge sono tutte per uno: Mario Monti.

I ciellini, i socialisti, i laici, i missini… persino Alemanno si è pronunciato per Monti, con la speranza di essere ricandidato nella nuova formazione dei mozziconi urlanti.

Quindi ora lo sapete, italiani. Siete liberi di scegliere fra Bersani e Montezemolo, potete votare persino Berlusconi o la nuova AN. Ma chiunque votate, alla fine votate Mario Monti e il suo governo – in eterno (1).

È il trionfo della democrazia terminale. La democrazia senza opposizioni. Dove le opposizioni si oppongono fra loro, combattendosi aspramente, per strapparsi l’onore di mettere al governo il Prescelto dalle Burocrazie. E sostenere l’Unico, approvando tutte le sue manovre e «riforme». Due grandi formazioni, e il Candidato Unico.

Dunque, sarà Monti. Ricordiamo brevemente a quale scopo i partiti d’accordo avevano messo il tecnico Monti al potere:

Ridurre il debito pubblico
. Monti ha aumentato il debito pubblico: da 1.850 miliardi a quasi 2 mila miliardi, più 80 mila miliardi. In un solo anno. E questo, nonostante tagli e tasse sanguinose, da record storico mondiale (la pressione fiscale sulle imprese impossibilitate al nero è ormai al 70%). Nel primo anno del governo Monti, il debito è aumentato di 282 milioni di euro al giorno (nel 201, sotto Berlusconi, era cresciuto di 152 milioni al giorno).

Assicurare che l’Italia paghi il debito. Per dare questa assicurazione ai «mercati», bisogna che l’economia italiana cresca. Un debito pubblico è sostenibile quando cresce meno (almeno un po’ meno) del PIL. Strangolando le imprese produttive, perseguitandole con la Polizia tributaria, pretendendo pagamenti fiscali su guadagni non realizzati, ritardando i pagamenti dovuti da parte del settore pubblico, Monti il tecnico è riuscito nella luminosa impresa: trasformare la recessione in depressione profonda.

Crollo e paralisi del settore edilizio, blocco dei credito bancari, riduzione per paura dei consumi, disoccupati alle stelle; i dati sui consumi ed energetici in genere sono da 1929. Quattro trimestri filati di caduta del PIL: Monti non sarebbe riuscito a far meglio se avesse chiesto ai tedeschi di bombardare le fabbriche del Nord, come fecero gli Alleati su richiesta del Partito d’Azione…

Fare le «riforme» del settore pubblico. Ridurre la spesa improduttiva, visto che il PIL si inabissa, è una pura e semplice necessità. I tecnici hanno annunciato: spending review, ossia esame analitico delle spesa: mai fatto. Accorpare i Comuni: mai realizzato. Abolire le provincie: programma ridotto a «accorpamento», mai realizzato. Rendere ragionevoli le paghe scandalose dei dirigenti pubblici a 670 mila euro annui: niente di niente.

La presidenza della repubblica continua a costare 5 volte Buckingham Palace. Le Regioni continuano a spandere senza controllo, ad alimentare centinaia di Fiorito e Polverini ancora sconosciuti. Diminuire un pochettino il numero dei parlamentari: niente, li avremo ancora lì, più affollati di un treno-pendolari in ritardo fra Milano e Varese. Solo che i pendolari non prendono 15 mila euro al mese.

La legge elettorale? Voteremo ancora col Porcellum, e le liste determinate dai capi-partito. La liberalizzazione delle spiagge, come ci chiede persino l’eurocrazia? Macché: la lobby degli ombrelloni-sdraio è più forte della lobby ebraica.

In una cosa Monti è stato più bravo, perfino più bravo di Berlusconi: negli annunci, seguiti da completa inattività. Tant’è vero che gran parte degli italiani crede davvero che le cose sopra dette siano state realizzate; anche perché i media sussidiati le hanno salutate con nuvole di incenso al tecnico.

Il governo tecnico, con Monti a capo, è incapace? Incompetente? Fino a ieri propendevo per questa interpretazione. Adesso, comincio a pensare il peggio: che tutto ciò sia voluto. Persino un imbecille, però con un’infarinatura bocconiana, capisce che tasse e tagli e persecuzioni al settore privato porta alla miseria e dunque all’insolvenza.

Ma guardate lo sguardo gelido di Monti, così simile a quello di Alesina e Giavazzi quando dicono che bisogna abolire le pensioni e rimandare a lavorare gli ottantenni, far morire le novantenni perché i letti di ospedale costano, eccetera. È questa la neo-ideologia made in Chicago.

Eliminare 4 miliardi di esseri umani (2); tanto il lavoro oggi non serve più, all’uno per cento interessa soprattutto trovare domestici e servitù a basso prezzo, l’industria del lusso va benissimo nella crisi generale: i ricchi sono autosufficienti, e i poveri inquinano il bel pianeta azzurro, oggi di loro proprietà.

Allora, qual è il vero scopo di Monti? Lo sappiamo: salvare l’euro, non salvare l’Italia.
Approfittare della crisi per costringere i popoli ad accettare il federalismo europoide, secondo il progetto Monnet-Delors-Padoa Schioppa.

E il progetto, per quanto lo riguarda visto che è stato messo a governare l’Italia, è: de-industrializzarla. Vedete la Grecia: non ha più niente con cui vivere, per questo è totalmente dipendente da programmi che la spopolano, e da un euro che la uccide. Dipende totalmente dalla «carità» a credito tedesca.

Riducendola come la Grecia, all’Italia si toglie ogni velleità e possibilità di uscire dall’euro e di ripudiare il debito. Di gettare all’aria il progetto eurocratico, riacquistando competitività e mettendosi a far concorrenza alla Germania. Un futuro capo «populista» non avrà i mezzi per una politica popolare, di ripresa.

Sì, mi sono convinto che Monti completerà la spoliazione, ci ridurrà tutti a razzolare nella spazzatura a cercare bucce di patata. Con il sostegno inconcusso di tutti i nostri partiti storici. E gli applausi dei giornali e TV.

Quindi, ecco cosa farà. Il sospetto è venuto ad una cara lettrice molto addentro al sistema economico milanese, Carla L. Lei dice di aver sentito Monti accennare alla cosa in qualche discorso, subito però tacendosi.

Qual è la cosa? Cambiare le banconote. Dare un nuovo formato ai biglietti da 100, 200, 500 euro, nuovi colori. Con l’obbligo di presentare in banca le vecchie banconote entro un certo termine tassativo (dopo il quale non hanno più corso) per farsele sostituire con le nuove.

Molti italiani, l’estate scorsa, quando l’euro sembrava agli ultimi, hanno ritirato parte dei loro risparmi dai conti. I pesci veramente grossi hanno trasferito i loro grossi fondi all’estero, in Svizzera o nei paradisi fiscali. I piccoli, timorosi di veder devastati i loro risparmi, hanno ritirato banconote e le hanno messe sotto la mattonella, o in cassetta di sicurezza.

Sono centinaia di miliardi. Che sono scomparsi all’occhiuto sguardo del Fisco, non sono più visibili al Grande Fratello, sottratti alle banche, disponibili per pagamenti in nero. È per le banche e per Befera che si parla sempre più con insistenza di vietare l’uso del contante anche per pagamenti da 10 euro.

Ma soprattutto, quei soldi invisibili e reali sono la speranza di sopravvivere al «dopo». Dato che per ordine dei creditori e della Merkel, il debito in Europa non può più essere diluito col sistema storicamente più usato – l’inflazione – questo denaro mantiene abbastanza bene il potere d’acquisto. Costituisce una speranza.

Questa speranza va troncata: ridurre alla fame, alla fame vera, senza cuscinetto di risparmi, è il metodo più «efficiente» per rendere il lavoro «flessibile» al massimo: senza un soldo nella calza, vedrete che i vecchietti torneranno a lavorare per 5 euro al giorno, come già fanno in America. E i giovani «choosy» , e le donne casalinghe, la gente dei PIIGS accetteranno qualunque paga.

Per Monti, il cambio di banconote ha un vantaggio aggiuntivo. Immaginate: avete in cassetta di sicurezza, poniamo, 15 mila euro in banconote da 500. Arriva l’avviso che queste tra dieci giorni non avranno più corso legale; vi affrettate a presentarle alla vostra banca per farvele cambiare con le nuove.

E siete in trappola. Il bancario allo sportello è, ormai, l’occhio del miliardario-di-Stato Befera: «Come mai tanto contante? E di grosso taglio?». Ciò è altamente sospetto. Avete intenzione di fare pagamenti in nero: «Evasore Fiscale!» , grida il bancario; e tutti si voltano, pronti a linciarvi (i giornali, le TV e Report li hanno messi già contro di voi, evasori che usate il contante).

Come minimo, dovete pagare una multa per il possesso ingiustificato di moneta (di corso legale, ma che importa). E poi, la Finanza: questi soldi sono un suo reddito che lei ha nascosto; ci paghi sopra le tasse! Hai voglia a cercare di dimostrare che non sono un reddito, che sono soldi vostri, già tassati, che avete semplicemente ritirato dal vostro conto corrente.

Potete dimostrarlo? La Finanza sostiene che la vostra documentazione è falsa: multa! aggravi di mora! Penali varie e sovrattasse! Cercate di opporvi all’accertamento persecutorio e truffaldino? Bene, provate ad «adire la magistratura», come si dice. Intanto pagate e poi se ne riparla fra 20 anni.

Secondo me, questo è il modo con cui, se avete 15 mila euro in banconote, ve ne porteranno via 5 mila.

La famosa patrimoniale, con altri mezzi. La patrimoniale che colpisce i pesci medi e salva, come al solito, i pesci grossi. La patrimoniale che definitivamente proletarizza la classe media che non ha saputo essere, né darsi, classe dirigente.

Lorsignori sanno che voi italiani, collettivamente, avete 9 mila miliardi di euro di ricchezza privata; (3) più di quanto ne abbiano i tedeschi, pro capite.

È un tesoro che hanno deciso di prosciugarvi, – serve a loro, serve al Quirinale, serve alle opposizioni con candidato condiviso, e a tutti i parassiti miliardari che manteniamo come contribuenti – e con Monti, ci riusciranno. Togliervelo, serve anche ai tedeschi: così non potrete più uscire dall’euro, dovrete lavorare per 400 euro mensili nei mini-jobs, come già fanno 7 milioni di loro. È l’Europa che avanza.

Ovviamente, il mutamento formale delle banconote dovrà avvenire a livello europeo. Ossia, dovrà essere d’accordo il Cancelliere in carica. Ma basta che Monti lo chieda, e l’avrà. I cittadini tedeschi lo accetteranno? Certo che lo accetteranno: da loro, il possesso di contanti mica è un delitto.

Possono presentarsi a comprare un’auto con 20 mila euro in banconote, e il concessionario non chiama la Finanza, non vede in lui un evasore; perché là, il fisco funziona bene o male, meglio del nostro. Là, mica hanno Befera.

Ecco cosa succederà se ha ragione la signora Carla L. È dedicata a voi questa vignetta del Telegraph:

Il tacchino dice: «Mi unisco a una setta che crede che il mondo finirà il 21 dicembre». Quel tacchino siete voi. Il 21 dicembre il mondo non finirà. Ciò significa che, il 25, sarete spennati, arrostiti e mangiati.



1) L’ultima flebile speranza è dunque votare per Beppe Grillo e il suo movimento: almeno, ha definito Monti «Rigor Montis». Già vedete come lo stanno triturando, con i traditori interni pagati (spesso, solo con promesse). E con l’obbligo di presentare 60 mila firme in due mesi… Bisognerà andare in massa a fargli raccogliere le firme.

2) Il progetto di eliminare 4 miliardi di esseri umani è stato effettivamente elaborato dal professor Eric R. Pianka, zoologo evoluzionista all’università di Austin, Texas, e comunicato ad una selezionata platea di economisti, politici e «decisori» alla Texas Academy of Science il 3 aprile 2006. Non erano ammesse telecamere e giornalisti; esattamente come alle riunioni di Bilderberg e Trilaterale. Si veda Maurizio Blondet, «Cretinismo scientifico e sterminio dell’umanità». Effedieffe, pagina 225. Arthur Schlesinger jr. suForeign Affairs (il giornale del Council on Foreign Relations), agosto 1975 già scriveva: «Non otterremo il Nuovo Ordine Mondiale senza pagare un prezzo col sangue, oltre che con il denaro e le parole». Brock Admas, all’epoca direttore della Organizzazione di Sanità dell’ONU, aveva preconizzato: «Per ottenere il governo mondiale, è necessario togliere dalle menti degli uomini il loro individualismo, la lealtà a tradizioni familiari, al patriottismo nazionale, ai dogmi religiosi». Questo è ciò che persegue l’eurocrazia. Con parecchio successo.

3) Dai giornali: «L’Italia è più ricca della Germania in termini pro capite, con circa 9.000 miliardi di euro di ricchezza privata. Il suo debito pubblico e privato combinato è al 265% del PIL, inferiore a quello di Francia, Olanda, Regno Unito, Stati Uniti o Giappone. Il Paese si piazza in cima alla graduatoria dell’indice del Fondo Monetario Internazionale per ‘sostenibilità del debito a lungo termine’ tra i principali Paesi industrializzati, proprio perché ha riformato da tempo il sistema pensionistico».


Sono falliti i partiti non i M5 Stelle
di Massimo Fini - Il Fatto Quotidiano - 15 Dicembre 2012

Mercoledì sera a Porta a Porta c'erano i rappresentanti dei soliti partiti, gente di seconda o terza fila. A un certo punto, sotto la sapiente regia di Vespa, il discorso è caduto su Beppe Grillo e tutti si dimostravano fintamente preoccupati e sinceramente scandalizzati e indignati del modo in cui l'ex comico conduce il suo movimento: antidemocratico e autoritario.

Particolarmente sdegnata era la rappresentante del Pdl, Beatrice Lorenzin. Nel mio libro-dizionario Il Ribelle dalla A alla Z ho liquidato la voce pudore con una sola parola: scomparso.

Se c'è un partito che in questi anni ha avuto un padre-padrone assoluto è stato ed è il Partito della libertà (di delinquere), un tempo Forza Italia, dove il Capo si è permesso di tutto fino a imporre e far votare, senza che nessuno osasse mettere becco, le sue troie.

In quanto a espulsioni non si è limitato a cacciare un Favia qualsiasi, ma il leader di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini, che aveva avuto la dabbenaggine di far confluire il suo partito in quello del Padrone pensando ingenuamente di poter godere di un minimo di autonomia.

Nei primi tempi di Forza Italia, quando il Cavaliere cercava di raccattare anche qualche intellettuale di prestigio, ebbi la ventura di assistere a una convention in cui parlò solo Berlusconi che alla fine fu subissato di applausi. Solo Saverio Vertone, seduto in prima fila non applaudiva. Berlusconi, dalla cattedra, lo redarguì aspramente come uno scolaretto: “Perché non applaude?”.

A Vertone vennero le orecchie rosso fuoco, ma non osò proferir parola (povero Saverio che era stato, assieme a Giuliano Ferrara, una delle menti più acute di un Pci un po' meno ortodosso).

Del resto, a ben guardare, negli ultimi trent'anni quasi tutti i partiti sono stati a guida cesarista. Fino a metà dei '70 il Psi era stato un partito libertario. Se in quegli anni uno di sinistra militava nel Psi e non nel Pci era perché rifiutava il famigerato 'centralismo democratico' e voleva esser libero di esprimere le proprie idee.

I dibattiti erano accesissimi, anche troppo. Poi arrivò Craxi e, nel giro di poco tempo, tutti erano diventati craxiani. Dibattito azzerato. Bossi è stato un leader carismatico, anche se più umano, più vero, più appassionato (infatti ci ha lasciato la salute).

E adesso, improvvisamente, e solo per Grillo, si scopre che il carisma è cosa cattiva, antidemocratica, pericolosa. E invece proprio un movimento allo stato nascente, come il 5Stelle, ha la necessità di essere in un certo modo 'leninista', se non vuole che le infiltrazioni lo corrodano dall'interno e in breve tempo lo distruggano, come è avvenuto con la Lega.

Nella trasmissione di Vespa le amebe presenti, per dimostrare la loro volontà di rinnovarsi, han detto che “i partiti devono darsi uno statuto interno democratico”. Non hanno capito niente. Non interessa se i partiti si verniciano di democrazia interna, se fanno le primarie, le secondarie, le terziarie.

L'enorme astensionismo e, credo, anche i 'grillini' vogliono semplicemente spazzar via i partiti in quanto tali. È la forma-partito che è fallita. Arrivando ad aggiungersi, sotto le mentite spoglie della democrazia, alle mafie propriamente dette.


Il debito pubblico in Italia
di Mincuo - www.comedonchisciotte.org - 17 Dicembre 2012

PREMESSA:
Faccio questo post come promesso e aggiungo qualche commento che possa risultare utile anche rispetto alle FAQ che proponeva Baron Corvo. L'informazione non dà quasi mai un quadro di riferimento, e in questo modo può orientare meglio le opinioni. Spero che sia quindi utile, almeno per quelli che preferiscono poter argomentare con dei fatti e formarsi le proprie opinioni a partire da fatti. Mi scuso nel contempo con tutti quelli che saranno invece sommamente infastiditi che non siano le ”memorie” e i “sentimenti” a formare il giudizio delle persone.

____________________IL DEBITO PUBBLICO___________________

A Settembre nuovo massimo storico del debito pubblico, a 1.995 miliardi.
L'incremento del debito da inizio 2012 è di oltre 90 miliardi.

Per l'intero 2011 l'incremento era stato 54 mld.
Il debito pubblico procapite, al 31 dicembre 2011, è di 32.787 euro.
Dal 2000 il debito pubblico è aumentato di circa 695 miliardi di euro, cioè del 53,43%, il doppio circa rispetto all'inflazione che è stata nel periodo del 25,80%.





La stima corrente (consensus forecast) è che il debito/PIL a 2012 chiuderà sopra 128,5% su PIL
Qui una tabella dell'andamento. Il dato del 2012 è quello vecchio provvisorio delle stime governative.



Nonostante le dichiarazioni di tutti i componenti del Governo e dei media sui risultati ottenuti, l'evidenza dei numeri dice il contrario. Quando perciò viene detto che l'Italia deve proseguire su questa via si deve sapere che questa via ha soltanto peggiorato i conti pubblici, proprio il lato che intendeva migliorare.

Al cittadino viene istillata l'idea che stia facendo grandi sacrifici e che li debba continuare, perché questi sono giustificati da risultati e quindi produrranno poi un'uscita dalla crisi, ma intanto la crisi si aggrava e il cittadino non ne vede mai la fine.

Dal lato della crescita invece l'OCSE stima (per il poco valore che ha) un 4% complessivo per i prossimi 10 anni, il che significa uno 0,4% annuo. Quindi una crescita pressochè nulla (5-6mld a fronte di un debito che sale di 13 mld solo in un trimestre).

I titoli di Stato a Settembre ammontavano a 1.672 miliardi.
Gli interessi passivi nei primi 9 mesi sono stati pari a 62 miliardi.
I tassi di interesse medi sono stati: BOT 1,52%, BTP 4,52%, CCT 3,52%.

Le riserve ufficiali a ottobre 2012 ammontavano a circa 144 miliardi di euro. 107 mld oro, 5,068mld riserve su FMI, 7,405 DSP (Diritti Speciali di Prelievo) 27.087 valuta estera.
Le riserve in oro, pari a 2.451,8 tonnellate, rappresentano il 72% delle riserve totali. L'Italia è dopo USA e GER il terzo Paese per riserve d'oro.

Tuttavia ai fini del debito queste rappresentano solo circa il 7% quindi non sono una soluzione per l'abbattimento, come proponeva ad esempio Prodi, ma nel contempo danneggerebbero molto lo stato patrimoniale di BdI.



Continua la crescita dello stock di Titoli, come è logico dovendo finanziare un debito sempre crescente.
La media dei tassi si è alzata, come è noto, e cioè il servizio del debito è più costoso.

Anche questo non depone a favore delle scelte. I mercati cioè continuano a richiedere un premio al rischio e dato che si basano sulle attese non sono rimasti per nulla impressionati dai risultati conseguiti dal Governo.

Va detto che sia i fondamentali dell'economia, sia lo stato e la dinamica dei conti pubblici, al tempo della "catastrofe" imminente del 2011 e dell'impennata degli spread non solo non erano minimamente paragonabili a quelli odierni ma anzi erano discreti.

Qui una tabella che indica il debito in scadenza per il 2013 e 2014 che verrà rinnovato. Non comprende ovviamente il nuovo debito che eventualmente verrà a formarsi e che anch'esso va finanziato.



Questa invece è una tabella (2011) che illustra il debito totale, cioè quello pubblico, quello delle famiglie, delle industrie e delle Istituzioni finanziarie.



Blu= Government, verde= Non financial, Rosso = Famiglie, giallo = Financial
Parecchi studi concordano che un livello consigliabile per il debito totale riguardo a una sostenibilità di lungo termine sia intorno al 180%.

Questo significa solo una cosa: che la soluzione, la via maestra, è il taglio dei debiti tramite una ristrutturazione promossa a livello sovranazionale.
Qualsiasi altra via è un prendere tempo ed aggravare la situazione.

Le uscite di capitali dall'Italia dalle banche italiane da giugno 2011 a giugno 2012 sono state pari a 235 miliardi (15% del Pil 2011), per due terzi verso i Paesi core Europei.



Sempre da giugno 2011 a giugno 2012 la quota di Titoli di Stato italiani detenuti da soggetti stranieri si è ridotta dal 46,8% al 27,8%, a cui va aggiunto un 5,5% detenuto dall'Eurosistema nell'ambito del Securities Markets Programme.



Abbiamo dunque una imponente fuga di capitali da un lato e una riduzione del debito detenuto da stranieri dall'altra.

In parte (5,5%, circa 90mld) i titoli stranieri sono stati rilevati dalla BCE, sul mercato secondario (Securities Markets Programme) per sostenere le quotazioni.

Un'altra parte deriva da larghi acquisti delle banche italiane, a fronte dei finanziamenti della BCE all'1% (LTRO Long Term Refinancing Operation). Le banche hanno aumentato infatti dal 13,2% al 20,6% (circa 120 mld). (Le banche sono moralmente spinte a detenere una certa quota di debito pubblico del Paese in cui operano).

Infine le famiglie italiane che hanno aumentato l'1% (16mld) direttamente, ma per una quota ben maggiore attraverso fondi comuni.

Questa riduzione del debito estero è probabilmente se non certamente conseguente al disegno di rendere il debito di ciascun paese dipendente dai propri cittadini in modo che le eventuali ristrutturazioni, o default parziali, o altri provedimenti saranno esclusivamente a carico loro.

Le ultime note brevi riguardano PIL, inflazione e disoccupazione.
Qui una tabella del PIL con le varie previsioni.



Nel terzo trimestre il Pil è sceso dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% rispetto al 3° trimestre del 2011.

Rispetto alle previsioni del Governo e dell'FMI (di parte) un risultato quindi disastroso.
Il Fondo Monetario Internazionale ha poi corretto a Ottobre indicando un -2,30% del Pil, un deficit/Pil del 2,81% e un debito/Pil al 126,32%.

Tutti i conti danno quindi un quadro molto precario, testimoniano non solo dell'inutilità ma della dannosità delle politiche di austerity, che non solo hanno penalizzato come previsto la crescita, ma sul fronte della stessa tenuta dei conti appaiono aver mancato l'obiettivo, ed anzi la tendenza è come si vede a un aumento ancor più veloce del debito nonostante i sacrifici imposti. E' quindi altamente probabile che l'Italia sarà costretta a chiedere “l'aiuto” dell'Europa, come previsto e pianificato, se mi si consente.

E' evidente in ogni caso che il peggioramento dei conti comporterà ulteriori manovre e oltre alla possibile vendita del patrimonio immobiliare dello Stato (sui 350-400 mld) passerà per provvedimenti straordinari come un'imposta patrimoniale o un prelievo sui conti correnti.

Il tasso annuo di inflazione è pari al 2,8%, per l'intero 2012 sale al 3%.
L'indice armonizzato dei prezzi al consumo, a base 100 nel 2005, è pari a 119,2, +2,7 punti rispetto alla lettura di 116,5 di luglio. Ciò significa che in 7 anni il potere di acquisto è diminuito di quasi il 20% vale a dire che una persona compra con lo stesso denaro il 20% in meno dei beni che comprava nel 2005.

La disoccupazione, ultimo dato aggiornato questo, sta all'11,1%, ma bisognerebbe aggiungere circa un 2,3% dovuto a oltre un miliardo e cento circa di ore di Cassa Integrazione che qui significano, anche in ragione del trend economico, disoccupazione, e non quindi una misura temporanea.
Il tasso di disoccupazione fra i giovani tra i 15 e 24 anni è 35,1% (dati vecchi, di Settembre).

Un' ultima notazione riguarda il credito che s'è ridotto costantemente. La politica avviata ha anche l'effetto di incanalare maggiori risorse di liquidità delle banche verso l'acquisto di debito pubblico e questo comporterà probabilmente che la dinamica di rifinanziamento dello stesso debito, che come si è visto è anche in crescita, sottrarrà ulteriori risorse all'economia reale alimentando quindi e aggravando la spirale già in corso.

P.S. Per le immagini che si vedono male cliccate qui:

P.S. Aggiornamento: Il debito pubblico italiano raggiunge il suo livello più alto nella storia, superando per la prima volta il tetto dei 2.000 miliardi e attestandosi a 2.014,7 miliardi dai 1.995,1 di Settembre. Lo rende noto il supplemento "Finanza pubblica" al bollettino statistico della Banca d’Italia.