martedì 16 luglio 2013

Il prendoatto



E’ arrivato il momento di aggiungere un nuovo termine al già variegato vocabolario del politichese italiano: il prendoatto.
Un’espressione per la verità non nuova nella politica di casa nostra ma che ultimamente sta spadroneggiando senza  più freni di sorta.

Nel giro di pochi giorni si è assistito all’apoteosi del prendoatto, in un vortice mai visto in un così breve lasso di tempo:
-          Il presidente del Consiglio Letta emette un comunicato in cui “prende atto”, dopo più di un mese, dell’inquietante vicenda della rendition di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua.
-          Calderoli insulta il ministro Kyenge che poi “prende atto” delle scuse di Calderoli
-          Il presidente della Lombardia Maroni, nonché leader della Lega Nord, “prende atto” delle scuse che Calderoli ha inoltrato al ministro Kyenge
-          Un altro esponente della Lega, Matteo Salvini, insulta il presidente della repubblica Napolitano, il quale poi “prende atto” delle scuse di Salvini

Ma che cosa significa “prendo atto” in una dichiarazione politica? Tutto e niente, anzi più che altro niente.  E al vuoto del “prendo atto” fa il paio un’altra tipica espressione del politichese: “Ne trarrò le conseguenze”.  Anche in questo caso si vuole dire tutto e niente.

Siamo un Paese con una classe politica che “prende atto”, che “trae le conseguenze” ma che non prende l’unica cosa che conta: una decisione.