giovedì 15 novembre 2012

Monti-bis, la vendetta

I politicanti continuano a parlare del nulla in fantomatiche primarie e leggi elettorali che nessuno si fila, le conseguenze delle politiche d'austerità messe in atto dal governo Monti cominciano seriamente a farsi sentire sulla carne viva di sempre più italiani, mentre all'orizzonte si staglia l'ombra minacciosa del cosiddetto Monti-bis la vendetta, di cui ieri s'è avuto un assaggio nelle piazze italiane.... 



Debito, il bluff dei professori

di Antonio Rei - Altrenotizie - 15 Novembre 2012

Chiamatela legge di Murphy o legge di Monti, ma tutto ciò che poteva andar male sta andando peggio. Anche le brutte notizie che dovrebbero escludersi a vicenda si presentano immancabilmente a braccetto. 


L'ultima ha a che fare con il debito pubblico. Nel più recente supplemento al bollettino statistico, la Banca d'Italia ha annunciato che a settembre la voragine nei conti del nostro Paese è arrivata al 1.995,1 miliardi di euro.

Un nuovo massimo storico, che lascia pochi dubbi sul prossimo futuro: “Abbiamo ancora molti record davanti a noi - ha ammesso il numero uno di via Nazionale, Ignazio Visco -. Finché non si raggiunge l'equilibrio di bilancio non solo strutturale, ma in termini assoluti, il debito aumenta. E' aritmetica”. Facile prevedere che ad ottobre il muro dei 2.000 miliardi sia andato in pezzi.

In questi giorni ricorre anche il primo anniversario del governo tecnico e trarre un bilancio è inevitabile. I professori erano stati accolti a furor di popolo con l'obiettivo di salvare i disastrati conti pubblici italiani. 

Un profano penserebbe subito a due obiettivi: riduzione del debito e/o rilancio della crescita. Nulla di tutto ciò è avvenuto. Anzi. Gli specialisti bocconiani hanno ottenuto il risultato di ridurre lo spread, ma lo hanno fatto essenzialmente obbedendo agli ordini di Bruxelles, che ha imposto misure depressive per l'economia reale.

Sul versante del debito, invece, la situazione sta peggiorando. Il trend si spiega anche con ragioni tecniche e con una serie di obblighi internazionali, ma al netto di queste voci la squadra di Monti non ha fatto meglio di quella targata Silvio Berlusconi, il che è tutto dire.

Dal punto di vista tecnico, come sottolinea Visco, è inevitabile che il debito aumenti fin quando l'Italia non arriverà al pareggio di bilancio "in termini assoluti", e non solo "strutturali", ovvero al netto del ciclo economico, come previsto per il 2013. 

Perché l'indebitamento inizi a calare, è necessario che il deficit scompaia. Punto e basta. Ma è anche vero che - pur essendo inevitabile - il tasso d'incremento del debito potrebbe rallentare. Purtroppo sta accadendo esattamente il contrario.

Su questo andamento incidono pesantemente le somme oceaniche che l'Italia si è impegnata a versare per sostenere i Paesi in crisi e per finanziare i fondi salva Stati Efsf e Esm. Ma anche escludendo queste voci, e facendo riferimento esclusivamente al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, il conto è aumentato fra 2011 e 2012. 

Nei primi 9 mesi dell'anno scorso era stato di 61 miliardi di euro, mentre quest'anno nello stesso periodo è arrivato a quota 61,9 miliardi.

La spesa pubblica quindi sta aumentando, al netto di qualsiasi giustificazione. Con buona pace dei rigoristi a oltranza e soprattutto dei contribuenti, flagellati da nuove tasse mentre assistono alla demolizione dello Stato sociale. Sempre sui nove mesi, infatti, le entrate sono arrivate a 280 miliardi, in crescita del 2,6% rispetto al lo stesso periodo del 2011.

In teoria, mentre i conti pubblici peggiorano, il prodotto interno lordo potrebbe ripartire. Volendo, il rapporto debito/Pil (126% a settembre) si riduce anche alzando il secondo termine dell'operazione, non solo riducendo il primo. Il meccanismo è semplice e si mette in moto in quei Paesi che investono sul proprio rilancio, mettendo le basi per la far risorgere l'attività produttiva. 

Naturalmente non è il nostro caso. Al contrario, da quando il Professore è in carica, anche la recessione italiana si è aggravata. Lo testimoniano le stesse previsioni economiche del governo, che ad ogni giro di boa vengono drammaticamente riviste al ribasso.

Nell'ultimo aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza), l'Esecutivo ha scritto che il Pil viaggerà in recessione del 2,4% nel 2012 e dello 0,2% nel 2013. Le precedenti stime governative parlavano rispettivamente di -1,2% e +0,5% (tanto per intenderci sul livello d'attendibilità dei tecnici). Ancora più pessimista la Banca d'Italia, che nell'ultimo bollettino economico parla di un -0,7% per l'anno prossimo.

Tutti questi numeri ci insegnano almeno due cose. Primo: dobbiamo smetterla di stupirci quando sentiamo parlare di "nuovo record storico" del debito pubblico, perché continueremo a far segnare nuovi primati ancora a lungo. Non c'è alcun dubbio, almeno fino a quando il turbo monetarismo sarà la religione economica imperante. 

Secondo: la riduzione del debito non è affatto una preoccupazione primaria della tecnocrazia al potere, ma allo stesso tempo questa è probabilmente l'ultima delle ragioni per cui dovremmo lamentarci. Il vero problema non è scritto nelle carte della Ragioneria di Stato. Mentre i conti pubblici non migliorano, a ridursi sono le nostre prospettive.


Perchè Monti è un criminale, spiegato a tua figlia
di Paolo Barnard - http://paolobarnard.info - 14 Novembre 2012

Cara ragazza, l’economia è tutto, perché è il motore che fa andare tutto quello che ci sostiene nella vita, dal lavoro, alle case, la scuola, la sanità, la cultura, la libertà, fare figli, progettare, persino amarsi, perché senza economia, cioè in assenza di mezzi, l’essere umano non ha più spazio per nessuna di queste cose. 

Ti fa specie che abbia menzionato l’amore? Prova a essere serena col tuo futuro bambino o col tuo amato se ogni santo giorno hai l’angoscia di non avere abbastanza per la casa, per curarli, per proteggerli. Impossibile.

L’economia si fa in due modi.
1) la si studia sui libri o nei congressi fra cervelloni.
2) la si usa in politica per mantenere il tuo Paese.

Mente i primi dovrebbero studiare per il beneficio del 99% di noi persone (e spesso non accade), la politica DEVE usare l’economia per il beneficio del 99% di noi persone. Punto. Zero discussione. Ok?

Quanto sopra dovrebbe, in un mondo sano, essere tanto scontato quanto il fatto che l’acqua si beve. Ma no. Non è affatto così. Oggi, al contrario, l’economia dei politici serve nel 99% dei casi all’interesse dell’1%, cioè dei potenti e della finanza. Perché glielo permettiamo? Perché ci tengono nell’ignoranza di economia. 

Tu e le tue amiche/amici sapete che c’è la crisi, e quindi dobbiamo tutti stringere la cinghia. Lo dice il professore serio con la faccia da primario che sta a Roma. Tutti i politici annuiscono con tono greve. Ma no, è tutto falso.

Non c’è una crisi. C’è un disastro creato appositamente per rubare ricchezza al 99% di noi, così che i politici possano fare nel 99% dei casi l’interesse dell’1% dei potenti, che gli garantiscono la carriera. 

Questa tragica truffa oggi te la spacciano per ‘l’economia’. No! Perché, cosa ancora più grave, l’ECONOMIA SANA, quella che tutelerebbe noi persone comuni fino al benessere per tutti, ESISTE! 

C’è eccome, e porta la firma di grandissimi studiosi di fama non solo mondiale, ma anche storica.
Attenta qui: se stiamo tutti soffrendo lo strazio della finta crisi, e se invece si potrebbe stare tutti meglio con una diversa economia, è ovvio che i politici che ci nascondono la cura sono dei delinquenti. 

Hai dubbi? Parla coi disoccupati; con le donne che abortiscono perché hanno perso il lavoro e non possono mantenere il bambino, pensa a che orrore avranno dentro; parla coi genitori che ogni sera arrivano a casa distrutti dal lavoro e con in tasca due soldi, che non avranno neppure la testa per parlare ai figli che cresceranno nella tensione continua e nella solitudine; parla con gli ammalati che aspettano mesi per una cura, e che poi scoprono che quell’attesa li ha condannati a morire; parla con chi ha investito tutti i sacrifici di una vita per metter su un’attività, e oggi vede questa falsa crisi distruggergliela. Magri uno di questi è tuo padre… Perché devono soffrire così se non è necessario? Non è delinquenziale questo? 

Ma allora cos’è successo a quell’economia sana, così autorevole? Ce l’hanno nascosta, l’hanno fatta sparire dai libri di testo, gli intellettuali temono a parlarne, perché i padroni delle loro carriere gli toglierebbero fama e incarichi. I politici idem. Ma nel frattempo milioni di noi soffrono inutilmente. Orribile.

Bene. Oggi un tal Mario Monti è il capo del tuo governo. Ed è in prima fila a nasconderci l’economia sana, mentre fa di tutto per distruggere quel poco di economia che ancora ci rimane. Già questo è un delitto. Ma più precisamente, ecco perché Monti è un criminale.

RAGIONE UNO

La Costituzione dell’Italia è la più alta Carta giuridica del Paese, inviolabile. Essa inizia con un articolo di importanza storica, eccolo
Art. 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Ok. Il capo del tuo governo è il funzionario PUBBLICO numero uno dell’Italia. Ok. Facciamo uno più uno:
1 La massima legge del Paese dice che il lavoro è tutto
+
1 Monti sta facendo di tutto per distruggere il lavoro: Monti lo precarizza sempre più; Monti ci tassa le attività a morte e questo causa licenziamenti in massa; Monti taglia la spesa di Stato, gli stipendi pubblici e le pensioni, e questo impoverisce tutti, ma se siamo più poveri compriamo di meno, se compriamo di meno le aziende o i negozi non vendono, sono costretti a licenziare e non assumono; di nuovo mazzate al lavoro.
=
Monti lavora violando la massima legge italiana nel suo articolo numero 1. Monti è un criminale costituzionale. Gravissimo.

RAGIONE 2

Gli studiosi dell’economia sana, e ripeto, sono grandi nomi mondiali dell’economia, hanno sancito che il danno più distruttivo in assoluto per l’economia di una nazione si chiama disoccupazione. Chi non lavora non solo costa allo Stato un sacco di soldi inutili, ma è proprio ricchezza perduta, gettata nella discarica. Immagina questo esempio: un bellissimo campo ha prodotto un oceano di fragole, pesche, ciliegie, patate, mirtilli, grano, uva… occorrono 1000 uomini per raccogliere tutto e offrirlo a noi persone. 

Ma 400 di questi uomini non lavorano, cioè, i politici NON LI FANNO LAVORARE. Il 40% di tutto quel ben di Dio rimarrà quindi nel campo sotto al sole a seccare e a marcire. Allucinante, inaccettabile. Cioè: i disoccupati sono ricchezza reale sottratta alla società, ricchezza che potrebbe arrivarci, ma è invece buttata via. Ok.

La disoccupazione può, raramente, essere causata da problemi genuini, ma quasi sempre è… sì, incredibile a dirsi, è il frutto dell’uso di quell’economia distruttiva, di cui Mario Monti è il primo paladino in Italia. 

Puoi quindi immaginare che Monti con le sue enormi tasse e i suoi tagli alla spesa MANTIENE IN VITA LA DISOCCUPAZIONE DISTRUTTRICE, anche se potrebbe scegliere l’economia sana e abolire la disoccupazione del tutto. E allora…

… ti chiedo: un politico che mantiene apposta in vita questa distruzione che ci danneggia tutti, che fa soffrire milioni di persone, e che avvantaggia solo i suoi amici potenti, non è un criminale? Non è un crimine fare questo al tuo Paese quando ci sarebbe l’alternativa?

RAGIONE 3

Mario Monti sta assassinando l’economia della tua Italia per favorire i suoi patròn ideologici, che sono i mega industriali (soprattutto tedeschi) e i mega banchieri. Guarda, non ti annoio qui con i dati di cosa è successo in questi mesi e che provano senza dubbio quanto ho detto. 

Ti cito solo un episodio: il mio falegname, con un’aziendina di 4 persone, ha chiesto un prestito a una banca per 30.000 euro. Lo ha fatto per non chiudere, vuole lavorare. Ma no. La banca glieli ha rifiutati. Questa banca si chiama Monte dei Paschi di Siena, famosa. E’ intervenuto Monti? No. Potrebbe intervenire? 

Certo! La politica fa le leggi e può costringere le banche ad aiutare noi persone comuni. Poi cosa è accaduto? Che un giorno è stato proprio questo Monte dei Paschi di Siena ad avere bisogno di soldi, ma tanti eh? Sai quanti? Due miliardi di euro… sì, hai capito bene. 

E cosa ha fatto Monti? Glieli ha dati subito, come no?! Sai cosa avrebbe risposto questo Monti al mio falegname, e a tutti i poveri italiani come lui, se gli avesse chiesto i 30 mila? Questo: “No! Lo Stato deve fare ordine nei conti, ci dispiace, abbiamo le casse vuote”. 

Infatti questo sta dicendo Monti a tutti noi lavoratori, agli ammalati in difficoltà, ai genitori senza casa, ai disoccupati, ai pensionati minimi, ecc. Dobbiamo soffrire e zitti. Ma poi ci sono subito due miliardi per il suo amico banchiere, sull’unghia, e non solo per lui, anche per gli altri banchieri. E questo non è criminale? Ragazza: questo sta ammazzando la tua economia, e senza di essa tu non sei più protetta, non hai più diritti.


RAGIONE 4

La durezza delle privazioni economiche e la paura per il futuro che queste generano nelle persone, possono giocare bruttissimi scherzi alla società, veramente orribili. A scuola hai sicuramente studiato il nazismo. Come è nata una simile aberrazione storica? Come fece quell’ometto insignificante di Hitler a trasformare quello che era un gruppetto di sparuti fanatici in un regime che ha distrutto l’Europa? Risposta: le Austerità. 

No, non è affatto una boutade. Oggi tu sai che Monti e i suoi complici della tecnocrazia europea stanno distruggendo passo dopo passo il nostro benessere con queste politiche economiche chiamate Austerità. 

Come detto sopra, esse impoveriscono severamente milioni di persone per il beneficio di una elite, creano crisi, le crisi creano paura e ansia nella gente. Accadde proprio questo, seppur su scala molto più ampia, con la Germania sconfitta nella Prima Guerra Mondiale. 

I Paesi vincitori, che oggi nell’Eurozona sono i Paesi del nord, ebbero il potere col Trattato di Versailles di imporre Austerità feroci alla Germania, per obbligarla a ripagare i suoi debiti di guerra. 

Oggi ce le impongono per farci ripagare altri debiti, che oltre tutto non sono neppure veri debiti, ma lasciamo stare. Nel caso della Germania del 1919, l’errore tragico non fu nel pretendere un compenso per i danni che aveva causato, ma fu di pretendere dai tedeschi sacrifici assurdi per le riparazioni di guerra. 

Li spremettero come schiavi, al punto che uno dei più grandi economisti della Storia, John Maynard Keynes, scrisse a quel tempo un’opera celebre dove denunciava le Austerità contro la Germania come eccessive e crudeli. 

Risultato: Hitler compare sulla scena e catalizza la disperazione e la paura dei tedeschi, promette salvezza e… milioni di cittadini terrorizzati dalle privazioni gli si buttano dietro. Il Nazismo.

Esagerato!!” dirai. Un cavolo. Sai cosa è successo in Grecia alle ultime elezioni? I greci alla disperazione propria a causa delle Austerità del club di politici europei amici di Monti hanno eletto in parlamento un partito apertamente… neo-nazista. Ma ti rendi conto? Ma ti pareva possibile una cosa simile nel mondo civile del terzo millennio? 

Ecco cosa accade ad esasperare la povera gente con le Austerità, e nel nome di una economia truffa al servizio dei poteri finanziari. Nell’Italia in crisi ed esasperata abbiamo già forze pronte a raccogliere la disperazione e la paura di tanti per imporre soluzioni anti democratiche, odio e violenza. 

Si tratta di forze che in un’economia sana al servizio del 99% di noi sarebbero ignorate da tutti, ma oggi, nel clima d’incertezza e di privazione causato da Monti, stanno drizzando la loro brutta testa.

Monti quindi sta sospingendo l’Italia verso una disgregazione democratica gravissima, un vero crimine contro lo sforzo che questo Paese ha fatto per ritagliarsi una civiltà moderna dopo il fascismo. Ricordati: Monti è il Presidente del Consiglio di una nazione pacifica, e ne sta avvelenando la fibra democratica con conseguenze gravissime. Anche questo è un crimine. 

Ho spiegato abbastanza? Forse no. Allora questo: la Mafia è criminale no? Certo che sì. Può la Mafia, che è criminale, attentare all’articolo 1 della nostra Costituzione? Può creare milioni di disoccupati e distruggere l’economia? 

Può causare il crollo dei redditi milioni di lavoratori e di anziani? Può sospingere gli italiani verso derive autoritarie fascistoidi in accordo coi maggiori politici europei? No, non può. Monti e i suoi partner lo stanno facendo. Allora come possiamo dire che la Mafia è criminale e che Mario Monti e i suoi amici speculatori non lo sono? Ciao, tuo PB


Qualche sussulto di dignità
di Marco Cedolin - Il Corrosivo - 14 Novembre 2012


Dopo un anno di dittatura bancaria, vissuta all'insegna dell'apatia e del disimpegno, durante il quale Monti ha iniziato a smantellare il paese pezzo a pezzo, svendendo gli ultimi tranci di sovranità un tanto al chilo, con la complicità di Napolitano e di una classe politica ormai allo sbando (così come i poteri forti la volevano), per la prima volta sembra emergere anche in Italia un qualche sussulto di dignità.

La mobilitazione indetta a livello europeo contro le politiche lacrime e sangue che stanno letteralmente gettando sotto i ponti decine di milioni di cittadini, ha costituito l'occasione perchè anche in Italia (sia pur contro il volere dei partiti) prendesse vita una giornata di protesta, caratterizzata da molte anime, ma fondalmentalmente indirizzata contro la UE, le banche ed il governo golpista di Mario Monti....

Proprio le mille anime che hanno dato vita alle proteste, spaziando dal sindacalismo istituzionale della CGIL fino alla galassia dei movimenti di estrema destra, passando attraverso i Cobas, le organizzazioni studentesche, i centri sociali ed una marea di normali cittadini il cui scontento ha superato il livello guardia, sono state la chiave di una giornata di contestazione che per la prima volta ha travalicato i confini del politicamente corretto, mettendo in qualche difficoltà la macchina che gestisce il potere ed orienta le coscienze.
Anche gli italiani , sulle orme dei greci, degli spagnoli e di molti altri, hanno insomma lanciato qualche segnale che lascerebbe intendere come la corda ormai troppo tesa potrebbe essere vicina al punto di spezzarsi, provocando un certo mal di pancia tanto ai banchieri quanto ai loro servi sciocchi della carta (straccia) stampata e dei telebugia che ne cantano le gesta.
Quelli che i giornalisti prezzolati hanno etichettato come "scontri" fra manifestanti e forze dell'ordine, ma non erano altro che pestaggi selvaggi da parte della polizia, sono stati il segnale della preoccupazione con cui il regime sta affrontando queste ultime settimane. 
I ministri banchieri sempre più spesso contestati duramente ovunque essi si rechino, l'insofferenza degli operai che chiedono lavoro e ricevono in risposta manganellate in faccia, il numero sempre crescente di persone che si allontanano dalla farsa delle urne per realizzare la reale natura di una dittatura europea sempre più palpabile, sono tutti segnali che potrebbero costituire i prodromi di una sorta di "risveglio", accelerato dal numero sempre più cospicuo di persone che vengono "messe in mutande" ad alta velocità.
Gli scribacchini ed i teleimbonitori parlano e parleranno di facinorosi, violenze, assalti e tensioni, tessendo le lodi dei poliziotti feriti (la più fantasiosa fra le leggende metropolitane) mentre facevano il proprio dovere che consiste nel bastonare e gasare (con gas cs tossico) i cittadini disarmati. 
Oppure stigmatizzeranno le contestazioni come attacchi squadristi praticati da estremisti di destra o di sinistra, facendo leva sull'odio politico attraverso il quale per decenni vi hanno inquinato l'animo. Oppure ancora faranno richiamo al perbenismo con cui vi hanno educato fin dal tempo della scuola materna.
Ma non fatevi prendere in giro, al di là di fesserie come destra e sinistra ed altre amenità sui generis, ci siete solo voi e loro, con nel mezzo un manipolo di servi sciocchi impegnato a mentire per difendere il proprio status quo.
Scegliere da che parte stare non dovrebbe poi essere così difficile.
 
Non ci avrete mai come volete voi
di Valerio Valentini - www.byoblu.com - 14 Novembre 2012

Ho visto un meraviglioso striscione tra i tanti che stanno sfilando in queste ore nelle piazze italiane, e nelle videogallery dei quotidiani online. Lo reggevano cinque o sei ragazzi, di 16 o 17 anni. Liceali, con ogni probabilità. Dietro lo striscione, una lunghissima fila di studenti. 

Su quel lenzuolo bianco, con lettere un po’ sbilenche e non molto allineate, c’era scritto uno di quegli slogan che spesso vengono utilizzati durante manifestazioni o cortei, né più bello né più brutto di molti altri simili. Ma che, nonostante l’abuso tipico di ogni slogan, nel momento in cui l’ho visto, mi è sembrato, appunto, meraviglioso: “Non ci avrete mai come volete voi”.

Ecco, appunto, come ci vogliono? Io credo che prima di tutto ci vogliono ignoranti. E sappiamo perché. Rassegnati. E sappiamo perché. Disillusi. E anche in questo caso, sappiamo perché. Dunque la manifestazione di oggi, apparentemente, va contro i loro progetti. Ma quello slogan, apparentemente, era un’affermazione coraggiosa e prepotente della volontà di autodeterminare il nostro presente. Apparentemente.

Perché dico apparentemente? Perché secondo me chi detiene il potere, che poi è un agglomerato di poteri transnazionali, oggi ci vuole anche arrabbiati, bruti, violenti. Ci vuole esattamente come oggi stiamo dimostrando di essere. La protesta di piazza, in fondo, agli occhi di chi governa è un atto auspicabile: è una valvola di sfogo, il rientro dei livelli di guardia della frustrazione e dell’indignazione.


Il fatto che lo si faccia sfasciando le vetrine di una banca, incendiando un cassonetto oppure organizzando una sassaiola non ha alcuna importanza. Quello che conta è che da domani ce ne torniamo tutti, calmi ed estenuati, alle nostre quotidiane occupazioni, sereni per aver fatto il proprio dovere: aver protestato.

So bene qual è il significato di uno sciopero così imponente come quello di oggi. Aver ribadito, da un lato, la voglia di far sentire la propria voce, l’orgoglio di affermare tutto il significato della propria esistenza non solo di cittadini, ma di individui; in secondo luogo, lo sciopero significa mettere in crisi il sistema produttivo, bloccare le attività commerciali, ridurre i profitti dei padroni. 


Tutto vero, in teoria. In pratica, negli ultimi anni la voce di chi protesta non solo non viene ascoltata, ma spesso non viene neppure percepita. Essa sprofonda in mezzo alla confusione, alle urla, alle sirene, e nessuno riesce a decifrarla. Ma tutti sanno bene come strumentalizzarla. 

Quanto poi a mettere in crisi il sistema produttivo, nutro seri dubbi circa la reale efficacia di queste manifestazioni. Domani ci saranno vetrine spaccate da risistemare, sampietrini divelti da reinserire sul selciato dei viali, auto incendiate da ricomprare. 

Magari il piccolo commerciante o l’operaio subiranno danni gravissimi, ma il “Sistema”, come molti lo chiamano, finirà per guadagnarci. 

La protesta è, in generale, un atto meraviglioso, ma il modo di esercitarla è ormai fallimentare. Lo abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti e lo trasmettiamo a quelle successive, senza rinnovarlo. Come un’abitudine, una tradizione. 

Credo che non solo tra le dinamiche, ma direi anche tra gli slogan degli scioperanti di fine ottocento cannoneggiati da Bava Beccaris e quelli degli studenti di oggi manganellati dai celerini non ci sia alcuna differenza. E questo è terribile, perché nel frattempo i “Savoia” si sono evoluti.

Ci sono casi, come in Val Susa, dove il sopruso necessita ancora di un avanzamento fisico, fatto di ruspe e di trivelle. E allora ben vengano gli assalti ai cantieri, la costruzione delle baite, i consorzi di valligiani per acquistare i terreni. 


Ma in tutti gli altri casi, dove l’affermazione del potere non ha nulla di fisico – il Fiscal Compact o il MES non sono, purtroppo, ruspe e trivelle – opporsi fisicamente serve ancora a qualcosa? 

L’unica utilità è per il Potere, che manda carabinieri e poliziotti a pestare a sangue i ragazzini, in una guerra tra poveri che non ha alcun senso. Perché tanto, alla fine, vince sempre chi si trova in sala regia, a dirigere pattuglie e manifestanti come fossero pedine su un grande gioco dell'oca.

Qual è l’obiettivo? Costringere alla ritirata un blindato? Ne arriverà un altro. Conquistare una piazza? Verrà liberata. Negli ultimi anni i manifestanti arrivano con i caschi, con le maschere antigas, si dispongono a mo’ di testuggine romana, con materassini o assi di plexiglass. 


E’ proprio quello che il Palazzo vuole: avere come spalla manifestanti organizzati, minacciosi e armati di tutto punto. Che facciano il maggior numero possibile di danni, che mettano a ferro e fuoco, a soqquadro la città. Che ingaggino tafferugli con le forze dell’ordine usando tecniche da guerriglia urbana. 

Magari che ci scappi il morto, così che si possa invocare la parola magica, "repressione",  e si possano dare ampi poteri alle forze armate, nel consenso generale dell’opinione pubblica, magari dichiarando lo stato d’assedio.

È il caso di ripensare la protesta. Di esprimere la rabbia e l’indignazione in forme diverse, più costruttive, più pericolose per il Potere. Si potrebbe cominciare, ad esempio, ad occupare le sedi locali e nazionali dei giornali e della RAI. 


Farebbe molto più rumore un TG interrotto dall’arrivo di manifestanti che si impossessano di microfoni e telecamere, che non un liceo autogestito a oltranza dagli studenti che si barricano dentro l’aula magna finché non arriva la Digos a sgomberarli. 

E poi, visto che tutti la definiscono la dittatura delle banche, si potrebbe provare a colpirla ritirando i soldi dai conti correnti e mettendoli sotto al materasso, almeno finché le banche non torneranno ad assumere il loro ruolo originario, quello vicino ai risparmiatori.

Si potrebbe addirittura tornare a ristrutturare il vecchio casale in campagna, avuto in eredità dal nonno [ndr: ad avercelo!], e coltivare la terra. Oggi raccogliere un pomodoro che si è seminato è qualcosa di infinitamente più rivoluzionario che raccogliere un sasso per tirarlo contro un celerino. 


O, infine, gli studenti potrebbero ribellarsi a questo potere reagendo nella maniera che è, tra tutte, sicuramente la più pericolosa: studiare. Essere molto più colti e preparati di chi comanda è l’atto anarco-insurrezionalista più antico ed efficace di sempre.
 


Soldato blu
di Beppe Grillo - www.beppegrillo.it - 15 Novembre 2012

Polizia, chi stai difendendo? Chi è colui che colpisci a terra? Un ragazzo, uno studente, un operaio? E' quello il tuo compito? Ne sei certo? Non ti ho mai visto colpire un politico corrotto, un mafioso, un colluso con la stessa violenza.

Ti ho visto invece scortare al supermercato una senatrice o sfrecciare in moto affiancato ad auto blu nel traffico, a protezione di condannati in giacca e cravatta, di cosiddetti onorevoli, dei responsabili dello sfascio sociale che invece di occuparsi dello Stato si trastullano con la nuova legge elettorale per salvarsi il culo e passano le serate nei talk show.

Di improbabili leader a cui non affideresti neppure la gestione di un condominio che partecipano a grotteschi confronti televisivi per le primarie.

Loro "non tengono" vergogna, tu forse sì. Lo spero. Soldato blu, tu hai il dovere di proteggere i cittadini, non il Potere. Non puoi farlo a qualunque costo, non scagliando il manganello sulla testa di un ragazzino o di un padre di famiglia.

Non con fumogeni ad altezza d'uomo. Chi ti paga è colui che protesta, e paga anche coloro che ti ordinano di caricarlo. Paga per tutti, animale da macello che nessuno considera e la cui protesta, ultimo atto di disobbedienza civile, scatena una repressione esagerata. Soldato blu, ci hanno messi uno contro l'altro, non lo capisci?

I nostri ragazzi non hanno più alcuna speranza, dovranno emigrare o fare i polli di allevamento in un call center. Tu che hai spesso la loro età e difendi la tua posizione sotto pagata dovresti saperlo.

E' una guerra, non ancora dichiarata, tra le giovani generazioni, una in divisa e una in maglietta, mentre i responsabili stanno a guardare sorseggiando il tè, carichi di mega pensioni, prebende, gettoni di presenza, benefit. Soldato blu non ti senti preso per i fondelli a difendere l'indifendibile, a non schierarti con i cittadini?

Togliti il casco e abbraccia chi protesta, cammina al suo fianco. E' un italiano, un'italiana come te, è tuo fratello. è tua sorella, qualche volta, come ieri per gli operai del Sulcis, un padre che ha sputato sangue per farti studiare. Sarà un atto rivoluzionario.


Imprenditori, siate francesi, non solo sfigati
di Paolo Barnard - http://paolobarnard.info - 6 Novembre 2012

Imprenditori e dipendenti italiani, ma quanta sfiga avete? Veramente piange il cuore per voi, e non sto scherzando. Non c’è da scherzare in sta tragedia.

A parte il fatto che avete a rappresentarvi dei fenomeni come Peotta, Squinzi, o Camusso e Rinaldini assortiti (nei corridoi della BCE continuano a chiedersi “ma con leader così, chi mai aveva bisogno di Monti per suicidare l’italia?”). Lasciamo perdere.

La cosa straziante è che mentre qui da noi i tromboni delle Austerità tengono la scena insistendo che i tagli alla spesa pubblica sono La Via Unta dal Signore per il risanamento del Paese in recessione (tradotto: il campo in siccità si salva drenandogli anche la rugiada del mattino, mica mai irrigarlo!), in Francia il governo del sig. Hollande, proprio quell’Hollande del “Bravo Monti!”, fa il contrario. E cosa fa?

Bé, apre i rubinetti di Stato sul campo delle aziende francesi a secco, e le irriga con 20 miliardi di euro di ossigeno. Tradotto: crediti d’imposta alle aziende per 20 miliardi in 3 anni. Ri-tradotto: 300.000 nuovi posti di lavoro stimati. Ma di più!

Il governo di Jean-Marc Ayrault era sotto pressione da parte della lobby dei grandi industriali francesi dell’export per tagliare il costo del lavoro in busta paga. Cioè: far pagare come sempre ai dipendenti l’ossigeno per le aziende.

E invece no! Ayrault ha rispolverato prima Keynes, poi Kalecki, poi Warren Mosler, e invece di togliere il pane agli operai ha aumentato la spesa pubblica di Stato con l’idea - proprio Mosleriana - di offrire alle aziende i crediti d’imposta (lo Stato incasserà meno tasse, ergo il deficit sale).

Cioè: stesso risultato per il datore di lavoro (tagli del 6% sul costo del lavoro, i più alti tagli d’Europa) ma nessuna penalizzazione per i dipendenti. Ma di più, imprenditori! (e non sto scherzando, non è uno di quei pezzi che finisce con “poi mi sono svegliato ed era tutto un sogno”).

I crediti d’imposta sono offerti a tutte le aziende francesi, non solo ai big dell’export, e sono fruibili però solo dalle imprese che li useranno per creare occupazione e per investire in produzione. Vietato sfruttarli per scommettere in finanza.

Madonna! Ma questo è Minsky! è la ME-MMT!
Vero è, e per serietà lo devo scrivere, che Ayrault ha però detto che quei 20 miliardi regalati saranno ripresi dallo Stato con tagli alla spesa pubblica e con un aumento IVA, ma…

… ma questo prelievo accadrà, e con un 'forse' lasciato intendere da Ayrault, fra 3 anni, e poi si consideri che l’IVA francese è molto al di sotto della nostra. Nel mezzo ci sono 3 anni cruciali per le aziende francesi, durante i quali, come scritto sopra, dovranno usare questo regalo per creare occupazione e produzione di beni e servizi per i francesi.

Questo significa un volano per l’economia straordinario, una cosa che qui da noi quell’incapace di Passera e quell’economista da circo Barnum che è il criminale Monti non faranno mai.

La Francia oggi, alla faccia delle Austerità, fa una cosa controcorrente, e riafferma che almeno lei ancora uno straccio di sovranità l’ha mantenuta, alla faccia di Maastricht, dell’Eurozona e del Patto di Stabilità. La mossa di Ayrault non è certo neppure vicina a ciò che un’economia sana dovrebbe fare oggi in Europa, ma è qualcosa, Cristo!

Poi fra 3 anni, quando le imprese francesi saranno al lavoro e quelle italiane all’obitorio, i tromboni criminali delle Austerità italiane rimetteranno gli occhiali da professori, la pettinatura da primari, e vi diranno che la colpa è vostra, imprenditori, che non sapete lavorare, mentre i francesi sì.

Sì stocazzo! E quello che sarà peggio è che i vostri leader, cari imprenditori, gli daranno ragione! Svegliatevi, abbiate dignità! Siate qualcuno! Fate qualcosa! Siate francesi, non solo sfigati!


Di cosa parliamo quando parliamo di decrescita?
da Rainews - 10 Novembre 2012

Stefano Bartolini: «Recessione e decrescita sono due termini che hanno un significato completamente diverso: la recessione è una crisi...la decrescita è una prospettiva di lungo periodo»

La trasmissione "L'inchiesta" (Rainews24) a cura di Maurizio Torrealta, si è occupata di decrescita. 

Che significa recessione? E cosa significa decrescita? Possono o non possono essere utilizzati come sinonimi uno dell'altro?

Come il concetto di decrescita è in relazione con i dati del prezzo del picco del petrolio e delle altre materie prime? Come si può passare da un momento di crisi a un momento di decrescita? 

In quali settori dell'economia reale e con quali priorità bisognerebbe agire? E chi può investire nella decrescita?

A questi ed altri interrogativi hanno risposto gli ospiti in studio: Ugo Bardi, Stefano Bartolini, Debora Billi, Maurizio Pallante.

lunedì 12 novembre 2012

Update italiota

Un altro aggiornamento sulle ultime tristi vicende italiote.




Il partner afghano di Monti
di Manlio Dinucci - Il Manifesto - 8 Novembre 2012

Il premier Monti ha celebrato la giornata delle forze armate con una visita «a sorpresa» in Afghanistan. Ai militari italiani a Herat ha ribadito che «non siete l'espressione di una nazione in guerra: siamo qui per assicurare a questo paese sicurezza, stabilità e prosperità». 

Ha quindi incontrato il premier Karzai, assicurandolo che l'Italia, come gli altri paesi, «trasformerà il suo supporto, ma questo non significa lasciare il paese da solo». Lo garantisce l'Accordo di partenariato firmato a Roma il 26 gennaio da Monti e Karzai. 

Per la realizzazione di «infrastrutture strategiche» nella provincia di Herat, l'Italia concede al governo afghano un credito agevolato di 150 milioni di euro (mentre L'Aquila e altre zone disastrate non hanno i soldi per ricostruire). 

Si prevedono investimenti italiani anche nel settore minerario afghano (mentre chiudono le miniere in Sardegna) e a sostegno delle piccole e medie imprese afghane (mentre quelle italiane falliscono). Oltre agli impegni previsti dall'accordo, vi sono quelli assunti dall'Italia nel quadro Nato. 

Dopo aver speso nella guerra in Afghanistan 650 miliardi di dollari, gli Usa hanno impegnato gli alleati a contribuire alla formazione delle «forze di sicurezza afghane», già costata circa 60 miliardi di dollari, e al «fondo per la ricostruzione», già costato circa 20 miliardi. 

Dove finisce questo fiume di denaro? In gran parte nelle tasche della famiglia estesa di Hamid Karzai, il partner ricevuto al Quirinale, con tutti gli onori, dal presidente Napolitano. 

Gli affari di famiglia, in parte già noti, sono venuti a galla in un'inchiesta del New York Times. I fratelli del presidente e altri familiari, molti dei quali hanno cittadinanza Usa, si sono arricchiti con i miliardi della Nato (usciti anche dalle nostre tasche), gli affari sottobanco con compagnie straniere, gli appalti truccati, il traffico di droga. Per accaparrarseli, si è scatenata tra i fratelli una lotta al coltello. 

Mentre Qayum Karzai si prepara a subentrare al fratello Hamid come presidente, un altro fratello, Ahmed Wali Karzai, boss dell'Afghanistan meridionale, è stato assassinato. Grazie alla corruzione e al traffico di droga, aveva accumulato centinaia di milioni di dollari trasferendoli a Dubai. 

Al suo posto il presidente Karzai ha nominato un altro fratello, Shah Wali Karzai, manager della società Afco di proprietà del fratello Mahmoud Karzai: un palazzinaro che, dopo aver messo le mani su 40 km2 di terreni demaniali, sta costruendo a Kandahar migliaia di case per gli afghani benestanti. Mahmoud è anche un abile banchiere: nel 2010 è riuscito a sottrarre 900 milioni di dollari alla maggiore banca del paese, trasferendoli su un proprio conto a Dubai. 

Una volta al potere, Shah Wali ha rotto col fratello Mahmoud (contro cui è stato ordito un complotto per assassinarlo): ha creato una propria società, alla quale ha trasferito sottobanco 55 milioni di dollari provenienti dalla Banca per lo sviluppo edilizio. 

Con questa controparte il governo Monti ha stipulato l'Accordo di partenariato, approvato il 6 settembre dalla Camera a schiacciante maggioranza (396 contro 8) e il 30 ottobre dal Senato all'unanimità. In base alla solenne dichiarazione che le due parti hanno «interessi condivisi e obiettivi comuni».


Due o tre cose sulle elezioni italiane e sul tentativo di truffare l'intera nazione della Repubblica Italiana
di Sergio Di Cori Modigliani - http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it - 9 Novembre 2012

Basterebbe un’argomentazione elementare come la seguente. “ma se Grillo –come sostengono i sondaggi offerti da Rai mediaset e La7 e dall’intera cupola mediatica- è dato tra un 18 e un 20%, qual è il problema per un partito come il PD che prende il 30% e per un PDL che, superata la buriana, è accreditato con un potenziale 20/25%?”.
 

Non dovrebbe esserci alcun problema.
E invece c’è.
Come mai?
Leggiamo insieme le statistiche.

Ci dicono che attualmente i sondaggi offrono la seguente prospettiva:

PD:    30%
M5S: 20%
PDL: 18%
Udc:    7%
Lega Nord: 4,5%

Tutti gli altri irrilevanti in quanto Idv e Sel si sono suicidati (o sono stati suicidati) per motivi noti e FLI e Api e altra robbetta non esistono più se non per quei quattro squancheri che cercano di arrabbattare ancora qualche briciola di privilegio acquisito; ormai sopravvivono soltanto sulle loro pagine squallide di facebook e sulla lista degli stipendiati vip doc..

Facciamo un po’ di calcoli.
Questi dati offerti al pubblico italiano vanno letti ed elaborati in maniera inter-attiva e non vanno presi in forma passiva.


L’istituto di sociologia dell’Università di Zurigo (arbitro attendibile) ci segnala che in Italia (se si andasse a votare domani mattina) ci sono 44.442.000 elettori. Di questi, sommando astenuti, bianche, nulle e indecisi di cui non è chiara l’opinione e quindi “statisticamente” va considerata neutra e non valida la loro scelta, si arriva al 58%. Quindi la conta (secondo loro) va fatta sul 42% dei voti, pari a 17 milioni di voti validi.


Il PD, quindi, prenderebbe 5 milioni di voti, ciò che corrisponderebbe al presupposto 30%. Sempre secondo questa lettura, il M5S ne prenderebbe invece 3 di milioni. Il PDL ne prenderebbe circa 2,8. L’Udc ne prenderebbe forse 1 milione e la Lega Nord non arriva a 500 mila voti. Il che, di per sé, è già una catastrofe per tutti loro.

Si dà il caso, però, che gli stessi sondaggisti (LE STESSE IDENTICHE SOCIETA’) se richiesti del loro parere, su altri algoritmi matematici applicati, che rispondono alla domanda “di quanti milioni di voti è potenzialmente accreditato il M5S?” rispondono amenamente che a livello nazionale si aggira intorno ai 6 milioni di voti, ovverossia IL 100% DI VOTI IN PIU’ DI QUELLI PRESENTATI NEI SONDAGGI UFFICIALI, il che (sempre applicando la loro logica) dovrebbe corrispondere a circa il 36% dei voti e non più il 18%. Ovverossia molto vicino alla soglia del 40/42%.
 

Ohibò! Questo vuol dire che allora per la cupola mediatica e per i partiti la matematica è una opinione personale?

Il trucco è elementare.

I sondaggi si basano sul 48% degli elettori e su quelli il M5S risulta intorno ai 3 milioni.
Ma poiché un successivo calcolo con diverso algoritmo rivela che il M5S ne prenderebbe invece 6 di milioni, allora, qual è la risposta degli statistici? 


Semplice, mi ha spiegato un matematico svizzero che fa questo di mestiere: “Il dato degli indecisi e degli astenuti può essere calcolato se vengono poste delle determinate domande che noi matematici definiamo strategicamente emergenti, è il pane degli esperti di statistica psicometrica, quelli che redigono i test. 

Tanto per fare un esempio chiaro: alla domanda “scusi lei preferisce le uova sfrittellate o alla coque?” l’intervistato si sente tranquillo, sereno, nient’affatto minacciato, e risponde con sincerità e per istinto. Lui/lei non sa che quella domanda cela un trucco subliminale ed è l’unica tra le 50 domande poste che davvero conta, perché noi matematici sappiamo che chi voterebbe M5S mangia sempre e soltanto l’uovo alla coque, mentre chi vota PD e PDL ama invece le uova sfrittellate. 

Complessi studi di psicologia comportamentale sulla composizione dell’elettorato italiano ce l’hanno dimostrato e noi per questo motivo facciamo quella specifica domanda; anzi, dirò di più: l’intero sondaggio ruota solo e soltanto su quella domanda. In tutte le democrazie i sondaggi si fanno contando anche la volontà degli indecisi e di quella sezione di astenuti che sono “tentennanti”, cioè “vorrebbero ma non sanno”. 

In Usa si fa così. Obama era dato vincente a condizione che il 18% dei tentennanti fosse andato a votare. Evento che si è verificato perché i militanti democratici li sono andati a prendere a casa per portarli al seggio.

Tornando all’Italia risulta che tra “i tentennanti” il 92% voterebbe per Grillo. Questo deriva dall’applicazione di un algoritmo psicologico che ci rivela come il votante PD e PDL sia un garantito, ovverossia non ha dubbi. Sugli indecisi e i tentennanti, il M5S fa il pieno certo. 


E lì Beppe Grillo pesca un sicuro, successivo trend di altri 3 milioni, che lo situa al primo posto assoluto, in questo momento, come dato finale della conta dei voti, che non sarebbe più il 52% dei votanti (come mostra un sondaggio limitato ed è quello di solito offerto nelle tivvù) bensì il 65% che si basa, invece, su un dato realistico, quindi probabile, il che, per noi matematici, corrisponde a una lettura reale attendibile. Di quel 13% che alla fine si esprimerà, il pieno lo fa la lista di Grillo”.
 

Ecco perché sono andati nel pallone e non sanno che pesci prendere.
Loro hanno i sondaggi veri.
 

Ed è probabile (per non dire “è quasi certo”) che siano questi sondaggi veri che il pragmatico Berlusconi ha sbattuto in faccia ai suoi richiamandoli alla realtà. Deve essersi sentito anche preso in giro e deve averli sbatacchiati per benino prendendoli a calci.
 

Le proveranno tutte, ma proprio tutte.
La classe politica consociativa che mal ci rappresenta non riesce a comprendere che gli italiani cominciano a capire –finalmente- chi siano i propri delegati e –giustamente- non si fidano più di loro.
 

Tanto più si arrabattano e tentano truffe, tanto peggio andrà per loro.
 

Tutto ciò non è mica basato sul fatto che la gente muore dalla voglia di aderire al programma di Grillo che neppure c’è. Non esiste neppure la curiosità di sapere quale possa essere, questo è il bello. Beppe Grillo è la variante pacifica e pacifista, versione post-moderna mediatica, della ghigliottina francese del 1789. Lui, infatti, spinge per una “modificazione mentale dell’approccio” e del programma se ne frega. Lì sta il bello.
 

Perchè una cosa è certa: il 100% degli italiani ha capito di essere vittima di un inganno.
 

Chi voterà per PD, PDL, UDC e Lega Nord, appartiene a quel settore garantito che è protetto dalle burocrazie centrali dei partiti, che è sorretto dai capi-bastone, che è alimentato dalla fondazioni bancarie, che è coccolato e vezzeggiato dai sindacati compiacenti, dalle associazioni locali e dalla cupola mediatica foraggiata dalle sovvenzioni statali, regionali, provinciali e comunali grazie alle delibere dei politici eletti in quei partiti. 

Sanno di essere truffati, ma per loro va bene uguale, sono deboli, fragili, cinici, e votano per i loro padroni turandosi il naso. E’ comprensibile. Il disagio e il bisogno sono reali.
 

Così stanno le cose.
I conti ai partiti non tornano più.
Hanno depenalizzato la truffa in bilancio, hanno in pratica abolito lo Stato di Diritto, si sono asserragliati a difesa delle rendite parassitarie di posizione e quindi raccolgono ciò che hanno seminato: una mentalità truffaldina, una atroce solitudine sociale, uno scollamento totale dalla realtà autentica delle esistenze del popolo italiano.

A me sembra la sceneggiatura della versione post-moderna di “Totò truffa”.
Ma i protagonisti non sono simpatiche maschere come Totò e Peppino De Filippo.
Sono tenebre mummie di una civiltà al collasso.
Lo sanno anche i bambini ormai.
State accorti e non fatevi fregare.
 


Carte false
di Paolo Flores D'Arcais - Il Fatto Quotidiano - 11 Novembre 2012

Renato Schifani sarà una nullità politica ma è pur sempre il presidente del Senato, una sorta di vice-Napolitano (art. 86 della Costituzione). E un vice-Napolitano che confessa le “carte false” della legge elettorale in gestazione, il cui unico scopo è impedire la vittoria di una delle forze politiche che si presenteranno alle urne, è uno scandalo che dovrebbe fare davvero scandalo, invece di dare avvio al gran ballo del minimalismo.

Soprattutto dopo l’altra confessione, di Monti: “Nell’ipotesi in cui fosse impossibile costituire una maggioranza, io sarei là”.

E invece imperversano i reggicoda mediatici della partitocrazia con i sussiegosi “ma quale golpe” e “uno sbarramento ci vuole”, quasi che la “Porcata” l’abbia inventata Grillo anziché la Casta, e l’urgenza improcrastinabile di cambiarla non sia apparsa al Colle improvvisamente, quando M5S ha cominciato a veleggiare su numeri a due cifre.

Perfino Bersani ha dovuto balbettare che Grillo ha ragione, tanto sono sfacciate e indecenti le finalità della nuova legge. Del resto, se si volesse davvero riavvicinare le istituzioni ai cittadini basterebbe proporre l’uninominale a doppio turno con primarie incorporate.

La “voce dal sen fuggita” del vice-Napolitano conferma, invece, che le nomenklature vogliono solo continuare a occupare le istituzioni come “Cosa loro”, “riformando” la Porcata in Porcata-plus.

Tutta la partitocrazia, purtroppo, Pd compreso, visto che 42,5% o 40% di sbarramento sempre una legge truffa contro l’Altrapolitica resta. Chi minimizza insolentisce la Costituzione repubblicana, chi fa finta di nulla la sta rottamando: verbo disgustoso se si vuole indicare il rinnovamento, che qui rende perfettamente l’idea della lugubre manovra partitocratica in atto.

Quella di Grillo non è certo l’Altrapolitica che preferisco. Quella che vorrei, davvero in grado di portare il Paese fuori della crisi, è il riformismo della Fiom e dei girotondi.

Ma Grillo è stato l’unico a scegliere la rottura radicale con la partitocrazia – compresa la sua componente di centrosinistra – e questa era e resta la lucida precondizione di ogni rinnovamento. Senza la quale non si produce realismo politico, ma al massimo un sequel del Gattopardo.


L'Italia del governo di Mr. Monti e fine della nostra sovranità nazionale
di Federico Del Cortivo - http://europeanphoenix.it - 8 Novembre 2012

Intervista al professor Attilio Folliero*.

Prima di rispondere alle domande, mi permetto una premessa. Io vivo lontano dall’Italia da dieci anni; ovviamente, ho sempre seguito e continuo a seguire le vicende italiane attraverso i grandi media: i telegiornali “aggiustati”, i programmi come “Porta a Porta”, i grandi quotidiani... tutti interessati a mostrare sempre e solo una parte “della storia”. 


Recentemente, per esempio c’è stata a Teheran l’Assemblea dei Paesi non allineati, che praticamente in Italia è passata sottosilenzio, con poca informazione e quella poca passata era tutto meno che imparziale ed obiettiva... “I «non allineati» a Teheran fiera d'odio per l'Occidente”, per dirla con il titolo di un noto giornale nazionale italiano; non c’è nessun odio verso l’occidente da parte dei Paesi non allineati, ma questa è l’informazione che è costretto a leggere l’italiano medio.

Nell’antica Roma, quando stava per cadere l’impero, c’erano persone che vivevano come se niente stesse passando, continuando a fare banchetti ed orgie come al tempo del massimo splendore dell’impero... vennero travolti senza rendersi conto di quello che gli stava succedendo! La situazione italiana (e dell’occidente, dell’Europa e degli Stati Uniti) di oggi è praticamente la stessa che si viveva alla caduta dell’impero romano: molti continuano a vivere senza rendersi conto di quello che gli sta per accadere.

I politici nostrani (tutti) litigano fra di loro sul sesso degli angeli, però la quasi totalità di loro guarda ancora estasiata agli USA ed alla sua politica neoliberista e guerrafondaia, come se gli USA fossero ancora la superpotenza uscita vincitrice della seconda guerra mondiale; questi politici non si rendono conto che gli USA sono sul bordo del tracollo, più o meno imminente, che condurrà alla fine dell’Unione.

Fino a quando, ad esempio, il governo USA potrà sostenere un deficit giornaliero di oltre 4 miliardi di dollari? La Federal reserve, il banco centrale USA, recentemente ha deciso di comprare al Tesoro titoli di stato per 40 miliadi di dollari al mese, ossia stamperà ogni mese 40 miliardi di dollari! Senza questa misura, il ministro delle finanze Usa avrebbe dovuto annunciare al mondo che gli USA non possono pagare i debiti!

Ma per quanto tempo potranno andare avanti stampando dollari? Che succederà al dollaro ed agli USA il giorno, ormai non tanto lontano, in cui il Ministro delle Finanze USA sarà costretto ad annunciare che non può pagare il debito? Queste sono le domande a cui dovrebbero rispondere i politici nostrani che guardano al mito americano!

Questi stessi politici, che litigano tra di loro sul sesso degli angeli, tutti, indifferentemente, guardano alla Unione Europea e pensano che la Germania, la Francia, le loro banche, il loro modello sia il “non plus ultra” ed ignorano totalmente che il debito del Deutsche Bank, ad esempio, secondo i dati dell’ultimo bilancio trimestrale pubblicato (30/06/2012) è 1.579 miliardi di Euro e quello del BNP Paribas è 1.344 miliardi, praticamente il debito di cadauna delle principali banche di Germania e Francia equivale al PIL italiano! Queste sarebbero le locomotive della Unione Europea a cui tendono lo sguardo i politici italiani.

Alla parzialità dell’informazione dei media, va aggiunto il provincialismo ed il limite linguistico che impedisce ai politici ed in generale all’italiano medio di guardare oltre il proprio orizzonte od oltre l’orizzonte rappresentato da USA e Regno Unito, ossia CNN e BBC.

Sicuramente molti italiani parlano l’inglese, guardano e leggono media in inglese; il mondo, però sta cambiando: quanti politici e quanti italiani guardano, ad esempio i telegiornali della Russia, della Cina, dell’Iran o dell’America Latina?

L’italiano medio si conforma con quello che dicono i grandi media ufficiali italiani e stranieri di USA, Regno Unito e Francia; tutto il resto è ignorato e questa “ignoranza del mondo” traspare evidente nei commenti dei soliti politici che si alternano nei salotti di trasmissioni come “Porta a Porta” e simili.

Il precedente ministro della Difesa italiana, quando in merito alla mancata estradizione del “terrorista” Battisti da parte del Brasile parlò di questo paese come di una repubblica delle banane senza rendersi conto del ruolo che svolge oggi il Brasile a livello mondiale.

I media di tutto il mondo hanno ripetutamente passato l’opinione di questo ministro, secondo cui in pratica si poteva fare pressione sul Brasile rispendendo a casa i giocatori che militano nel campionato italiano, come se l’economia del Brasile dipendesse solamente da questi introiti! Cotanta saggezza di ministro, con la sua limitata conoscenza della realtà geopolitica mondiale riuscì a trasformare lui stesso e l’Italia in una barzelletta!

Quanti italiani si conformano con quello che riportano i media ufficiali, in merito agli avvenimenti della Siria, o a quanto successo in Libia lo scorso anno? Quanti italiani sono veramente al corrente della situazione economica europea, di quello che passa in Grecia, in Spagna, in Italia? Quanti italiani (ed europei) sono coscienti del Trattato di Lisbona?

Molti avranno letto in questi giorni del Meccanismo Europeo di Stabilità, con il quale si introduce la possibilità di aiuti agli Stati in difficoltà; qual è il vero fine di questo provvedimento? Fino ad oggi, però, in base all’articolo 123 del Trattato di Lisbona era proibito qualsiasi tipo di aiuto diretto agli Stati.

Il BCE presta soldi alle banche private al tasso di interesse di riferimento (oggi 0,75%) e le banche private prestano soldi agli Stati, comprando titoli di stato, per esempio alla Grecia ad un tasso di interesse del 20% ed oltre; all’Italia stanno comprando, oggi, titoli ad un tasso di circa il 6%. Un meccanismo studiato ad hoc per favorire le banche private, le grandi multinazionali del credito.

Quanti italiani, quanti europei sono coscienti di questo meccanismo che consente di rubare impunemente?

Molti credono che la Banca d’Italia, o la Banca Centrale Europea, appartenga allo stato italiano o alla Unione Europea ed invece sono organismi privati, SPA, esattamente come la Fininvest o la FIAT con alcune limitazioni e controlli pubblici ex Legge 262 del 28 dicembre 2005 per dare la parvenza di essere qualcosa di differente! Il BCE appartiene alle varie banche centrali s.p.a., per cui è la stessa cosa.

Oggi si è arrivati al Meccanismo Europeo di Stabilità, di cui parleremo in seguito. Questa è l’Europa dei banchieri.

In Italia, in Europa si parla della lotta all’evasione fiscale, qualche volta si è perfino parlato dei paradisi fiscali e sul tema c’è stato anche un vertice del G20, ma quanti sono coscienti che si tratta solo di fumo nell’occhio, di un inconcludente bla bla bla?

Fra la Francia ed il Regno Unito, nel Canale della Manica, nel cuore dell’Europa, esistono delle isole inglesi, che in realtà non fanno parte del Regno Unito e neppure della Unione Europea (Sic! Come se un pezzo di territorio italiano, ad esempio le isole Tremiti, pur facendo parte del territorio dello stato, ai fini giuridici non lo fosse, non rientrando neppure nella Unione Europea e venisse utilizzato come paradiso fiscale).

Tali isole (Jersey, Guernsey) dipendono direttamente dalla corona britannica; queste isole sono i principali paradisi fiscali del mondo dove i riccaccioni ed i furbi di tutta Europa e di tutto il mondo nascondono il loro denaro, licitamente o illicitamente ottenuto, sottraendolo alle imposte. Sempre più spesso nei vertici europei si sente parlare di lotta all’evasione fiscale, ma i vari Monti non fanno altro che prendere in giro gli ignari italiani ed europei.

I grandi media italiani, la Rai, Mediaset, e tutti gli altri, televisione e stampa, siano di destra, di centro o di sinistra, si affannano a parlare della lotta all’evasione, ma quante volte hanno fatto il nome di questi pezzi di terra nel cuore dell’Europa? Questa è la realtà informativa italiana.

Premesso, dunque della realtà informativa italiana, parziale e manipolata che è costretta a subire l’Italiano medio ed ovviamente europeo, passo a rispondere con molto piacere alle domande riguardanti la realtà politica ed economica dell’Italia, osservata dal mio punto di vista.

Oltre all’analisi della realtà italiana, mi permetto di parlare di quelle che dovrebbero essere le soluzioni da adottare; credo sia importante non parlare sempre e solo dei problemi, ma sia necessario anche offrire soluzioni.

D) Prof Folliero, in Italia dal 16 novembre è in carica il governo Monti, nominato dal Presidente della Repubblica Napolitano, che ha ufficialmente come compito principale la riduzione del cosiddetto debito pubblico, favorire la crescita, tagliare gli sprechi. Quale è il suo giudizio su Mr Monti, uomo legato alla Goldman Sachs, Iscritto al Gruppo Bilderberg e alla Trilaterale, nonché massone?

La domanda da lei formulata contiene in sé tutti gli elementi necessari a dare un giudizio su Monti, però, piuttosto che dare un giudizio su Monti, sarebbe più opportuno chiedersi: perchè Monti? Perchè Monti è diventato capo del Governo e come è arrivato a ricoprire tale ruolo?

Come lei ha detto, Monti è legato a Goldman Sachs, al Gruppo Bildenberg, alla Trilaterale, ossia alla grande finanza, a chi regge i veri destini del mondo ed a chi è interessato ad impadronirsi, ovviamente a prezzi stracciati delle ricchezze che possiede l’Italia.

L’Italia possiede enormi ricchezze e tantissime imprese pubbliche, vere galline dalle uova d’oro, ossia che danno profitti, anche enormi, e quindi molto appetibili. Ovviamente, l’obiettivo di questi “sciacalli” è impossessarsi di queste ricchezze, di queste imprese sborsando il meno possibile. Nella prima metà degli anni novanta ci fu il primo assalto ai tesori italiani.

Qui non può mancare un ricordo al caro vecchio amato Carlo Azeglio Ciampi, che poco dopo essere diventato capo del governo, il 30 giugno del 1993 nomina un Comitato di consulenza per le privatizzazioni, presieduto da Mario Draghi, altro pezzo pesante di Goldman Sachs, non a caso, oggi, arrivato alla presidenza della BCE.

Allora, i tesori italiani erano contenuti in uno scrigno chiamato IRI, smembrato e svenduto, praticamente regalato, con la scusa che fosse un carrozzone che dava solo dolori di testa e perdite ai proprietari, ossia allo stato, al popolo italiano, e quindi era meglio disfarsene, piazzando i vari pezzi a qualunque costo, anche regalandoli praticamente, come avvenuto.

La domanda sorge spontanea: un privato compra una impresa che non da utili? Io non credo che qualcuno compri qualcosa che poi non gli renda degli utili e neppure la accetta in regalo!

A quell’epoca dell’IRI, di cui uno dei principali rottamatori fu Romano Prodi, si diceva tutto ed il contrario di tutto, meno che fosse una delle più grandi multinazionali del mondo, quarta o quinta! Le imprese dell’IRI davano enormi utili, che assieme alle tasse ed alle altre entrate dello stato servivano a finanziare anche gli investimenti sociali: sanità, educazione, cultura, pensioni, ecc.

Oggi tutti i grandi media (cassa di risonanza del pensiero unico neoliberale) sono impegnati ad associare la spesa pubblica, gli investimenti nel sociale, al termine spreco. Non si tratta di uno spreco, ma di un investimento, che nel passato ha dato enormi benefici al paese.

Quando si investiva in educazione, scuole, università e tutti, i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, avevano il diritto di poter raggiungere i gradi più alti degli studi, l’Italia era un paese prosperoso; oggi, quelle parole contenute nella Costituzione (art. 34) stanno diventando lettera morta, perchè all’università non si accede liberamente, ma tramite prove d’accesso ed il numero di posti disponibili è sempre più limitato; si sta plasmando una società in cui l’esclusione sarà la norma; i membri delle classi ricche, anche se eventualmente bocciati agli esami d’accesso delle università pubbliche, possono sempre accedere a quelle private, i cui costi sono proibitivi per i membri delle classi più povere ed anche per le classi medie.

Nella stessa direzione vanno i tagli alla sanità (chiusura degli ospedali), alla giustizia (chiusura del tribunali), l’aumento dell’età pensionabile, la sostanziale riduzione dei diritti dei lavoratori, ecc... tutto questo farà dell’Italia una società sempre più elitesca e riservata ai ricchi e potenti.

Allora, perchè Monti arriva a ricoprire il ruolo di capo del governo con l’obiettivo principale di ridurre il cosiddetto debito pubblico, favorire la crescita, tagliare gli sprechi? Monti governa l’Italia da dieci mesi, il debito pubblico da segni di riduzione? L’Italia sta iniziando a crescere? Ha tagliato gli sprechi, ha condotto una seria lotta all’evasione fiscale?

Niente di tutto questo. Se analizziamo i dati mensili del debito pubblico dal dicembre 2010 a luglio 2012, ultimo dato disponibile (nella tabella seguente, appositamente poreparata su dati di fonte Banca d’Italia), ci si rende conto facilmente che il debito pubblico con l’avvento del signor Monti è continuato a crescere.

Non solo cresce in valore assoluto ed in valore percentuale sul Pil, ma la cosa più preoccupante è che cresce il debito da pagare a breve, ossia con scadenza inferiore ad un anno! Alla fine di dicembre del 2010 il debito pubblico ammontava a 1.842 miliardi, 118% del PIL.

Monti arriva al governo il 16 novembre del 2011; il debito pubblico ad ottobre 2011 era di 1.908 miliardi; secondo l’ultimo dato pubblicato, come detto luglio 2012, il debito è salito a 1.967 miliardi di Euro ed ormai siamo prossimi alla soglia del 130% del PIL; ricordiamo che mentre il debito continua a salire, il Pil quest’anno si contrarrà di oltre il 2%.

Ciò che più preoccupa della gestione Monti è la crescita del debito in scadenza a meno di un anno. Alla fine del 2010 l’Italia aveva 457 miliardi di Euro in scadenza nel corso del 2011, ossia il 24,81% di tutto il debito;  alla fine di ottobre del 2011, quindi alla viglia dell’insediamento di Monti, il debito da pagare al massimo entro i successivi 12 mesi era salito a 491 miliardi, il 25,76% di tutto il debito; a luglio 2012, grazie a Monti ovviamente, il debito da pagare entro i successivi 12 mesi è salito a 524,53 miliardi, che rappresenta il 26,66% (vedasi la tabella seguente).

Se il signor Monti, quando era alla guida di Goldman Sachs, dopo un anno di lavoro, avesse presentato cifre del genere lo avrebbero licenziato all’istante ed anche in malo modo!

L’azione di Monti non sta riducendo il debito pubblico, come ben indicano i numeri e non ha per fine la riduzione del debito pubblico! Prima di spiegare il fine del governo Monti, rispondiamo alle altre due domande che ci eravamo posti, a cui impicitamente abbiamo già risposto: da quando Monti è al governo non c’è segno di ripresa, anzi quest’anno andrà molto peggio che l’anno anteriore con Berlusconi!

In quanto ai tagli di bilancio, questi effettivamente sono in corso, peccato che anche per il signor Monti, il termine spreco è sinonimo di investimento sociale, ossia sta tagliando ospedali, tribunali, l’impiego pubblico, le pensioni, l’educazione... taglia unicamente quegli investimenti che danno utili sul lungo termine.

Una volta appurato che il signor Monti sta ottenendo risultati esattamente contrari e totalmente negativi rispetto a quelli che si era prefisso sulla carta, possiamo rispondere alla domanda perchè Monti è diventato capo del Governo, ossia qual è il suo vero fine. Monti è stato chiamato al governo col fine di aumentare il debito pubblico!

Come visto sta assolvendo nel migliore dei modi il suo compito. Attenzione, però che il signor Monti non solo ha il compito di aumentare il debito, ma deve anche accellerare i tempi! E’ per questa ragione che oltre ad aumentare il debito in se, aumenta la quota da pagare a breve termine, a meno di un anno.

Che cosa è il debito pubblico?

Il debito pubblico è il miglior modo per trasformare il patrimonio nazionale in capitale privato.

L’Italia, come gli altri paesi, ha grandi ricchezze, di cui vogliono impossessarsi coloro che stanno dietro i vari Monti. Questi mettono a capo dell’amministrazione della cosa pubblica propri uomini di fiducia precisamente col compito di accrescere il debito pubblico. Monti è solo l’ultimo di una lunga serie, probabilmente l’uomo finale, quello che deve dare la stoccata mortale all’Italia.

Per decenni i governanti di un paese (che per esempio arrivano al potere grazie a campagne elettorali finanziate dai poteri economici interessati alle ricchezze del paese) adottano politiche atte a far aumentare il debito; magari qualche politico è così incompetente, che agisce inconsciamente, sotto consiglio degli “esperti”. Una volta che il debito è talmente alto si procede alla liquidazione degli attivi: le ricchezze di un paese vengono svendute con la scusa che bisogna ridurre il debito.

Qual è la proposta dei vari Monti che governano oggi i paesi indebitati?

Vendere gli immobili dello stato; privatizzare imprese e servizi pubblici, arrivando perfino a vendere i beni del demanio pubblico; dare in garanzia per nuovi prestiti i metalli preziosi, come l’oro e ricordiamo che l’Italia, dopo Usa e Germania è il paese con la maggior riserva di oro del mondo; ridurre l’impiego pubblico (attraverso i tagli agli ospedali, ai tribunali, alle amministrazioni provinciali, all’accorpamento dei comuni, al mancato rinnovo di personale che va in pensione, come i professori universitari).

Con i tagli alle università, appunto attraverso la mancata sostituzione del personale che si pensiona (lo scorso anno si sono pensionati 5.000 docenti universitari, che non sono stati sostituiti con nuovi assunti) si procede anche a svalutare l’attività formativa delle università pubbliche, alle quali, in ultima istanza, subentrano le private; lo stesso sta passando con la RAI. Non solo si svendono le imprese produttive dello stato, ma si stanno gettando le basi per il passaggio ai privati dei servizi pubblici.

E vediamo quando comincia a crescere il debito pubblico italiano.

Nel 1970, l’Italia aveva un debito pubblico inferiore a quello degli Stati Uniti, essendo il debito italiano pari al 37,11% del Pil e quello statunitense del 37,72% del suo PIL. Dal 1971 il debito italiano, e di tutti i paesi occidentali, comincia a crescere.

Il debito pubblico italiano era equivalente a 13,09 miliardi di Euro nel 1970; nel 1980 supera i 100 miliardi, arrivando a 114, il 56,08% del Pil; nel 1988 arriva a 524 miliardi, il 90,83% del Pil.

Poi arrivano gli anni del Britannia, dell’ascesa di mister Draghi, degli Amato (a proposito del quale, i giudici di mani pulite mai lo hanno sfiorato nelle loro inchieste, pur essendo il braccio destro di Craxi, prima consigliere economico, poi sottosegretario alla Presidenza del consiglio nei due governi Craxi dal 1983 al 1987, in seguito Ministro del Tesoro, dal 1987 al 1989, quindi capo del governo), dei Ciampi, i carrozzoni di Prodi, le prime svendite, ma il debito continua a crescere incessantemente: 1992 è a 849 miliardi; 1993 a 959; nel 1994 supera i mille miliardi di euro, arrivando a 1.069; anno dopo anno cresce sempre, fino ai 1.908 miliardi lasciati in eredità da Berlusconi ed i 1.967,4 miliardi di oggi (31/07/2012, ultimo dato disponibile) a cui è arrivato col governo Monti!

Quindi in concreto Monti è stato chiamato a dare il colpo di grazia al paese Italia, far crescere ulteriormente il debito, aumentando soprattutto quello a breve, ad un anno e dunque procedere alla svendita del patrimonio nazionale, che finisce nelle mani dei privati, di quei privati che stanno dietro i Mister Monti.

Manca solo un passaggio da aggiungere: prima della svendita, ed una volta assicurata la crescita e l’impagabilità del debito a breve, ad un anno, ci sarà il ricorso al prestito del FMI e quando si ricorre al FMI fanno il segno della croce anche gli atei!

D) Il primo passo verso il governo tecnico fu la famosa lettera della BCE, con FMI e UE a far da spalla, al governo Berlusconi datata agosto 2011. L’alta finanza chiese e pretese dall’Italia misure draconiane, ma che come si vide in seguito non bastarono agli occhi della speculazione internazionale, per sanare una situazione economica che dai “mercati” era giudicata insanabile. Wall Street e la City decisero di far pagare anche all’Italia il fallimento dell’economia statunitense, poi entrarono in gioco le famose Agenzie di Rating. Uno scenario già visto si potrebbe dire. Lei che idea si è fatto in merito?

In politica la causalità non esiste; tutto ha un fine ed il fine in questo caso, come detto è l’appropriazione delle ricchezze di un paese, dell’Italia. Tutte le azioni adottate da Berlusconi prima, da Monti dopo (ed ovviamente da tutti coloro che si sono alternati al potere in Italia dal 1970 in poi), non hanno avuto altro fine che la crescita del debito pubblico e come dimostrano le cifre, ci sono riusciti benissimo.

Piuttosto che gli avvenimenti recenti, che lei cita, gli ultimi e solo la punta dell’iceberg, io credo vadano spiegati gli avvenimenti del 1971 ed i limiti stessi del sistema economico capitalistico, che sono alla base delle scelte operate appunto nel 1971.

Il capitalismo ha due grandi limiti: da un lato il mercato stesso; il mercato non è infinito; il mercato è la popolazione che può acquistare un bene; il mercato massimo è rappresentato dalla popolazione mondiale, ammesso che tutti gli uomini abbiano la capacità di accedervi, ossia abbiano sufficienti soldi per comprare un determinato bene.

Una volta esaurito il mercato, il capitale è costretto ad inventarsi nuovi prodotti, o fare in modo che il tempo utile di vita di un prodotto si riduca, costringendo i consumatori ad acquistare un nuovo prodotto.

Quanto dura una lampadina? Sembra questa una domanda banale, ma non è così; la maggioranza delle persone crede che una lampadina possa durare le poche migliaia di ore indicate sulla confezione.

Effettivamente, una lampadina odierna, accesa 24 ore su 24 dura pochi mesi. Invece, le lampadine prodotte prima del 1924, prima del cosiddetto cartello di Phoebus, in cui le principali case produttrici stabilirono la attuale durata delle lampadine, duravano decenni.

Attualmente è ancora in vita e perfettamente funzionante la famosa lampadina di Livermore, accesa la prima volta nel giugno del 1901; ha compiuto 111 anni di vita, sempre accesa, salvo due brevi interruzioni per trasportarla in una nuova sede!

Invito a prendere coscienza dell’immorale fenomeno dell’obsolescenza programmata; quanto petrolio, per esempio, è stato consumato per costruire miliardi di lampadine nuove della durata di pochi mesi?

Se con la tecnologia di oltre un secolo fa si riuscivano a produrre lampadine della durata di un secolo ed oltre, oggi, l’uomo potrebbe costruire lampade della durata di svariati secoli, penso! Invece in nome del dio profitto, per vendere sempre nuovi prodotti bisogna distruggere le risorse non rinnovabili come il petrolio ed inquinare per poter costruire prodotti pessimi, di durata infinitamente inferiore a quella potenziale.

L’altro aspetto del mercato limitato è la lotta fratricida fra le imprese che competono nel mercato. Per esempio nel settore delle auto, in Italia c’erano decine di imprese, la concorrenza ha portato a far emergere come unica impresa la FIAT; adesso la FIAT è in competizione con le poche altre imprese superstiti a livello europeo, che a loro volta competono, in una lotta all’ultimo sangue con le poche altre imprese mondiali. Tutto questo proprio perchè il mercato è limitato e non c’è spazio per tutti.

L’altro limite è rappresentato dai guadagni, ossia dall’accumulazione del capitale. Da dove deriva il guadagno? Solamente dallo sfruttamento del lavoratore e non esiste altro modo. Il capitale per accrescere i propri profitti, cerca di proletarizzare il maggior numero di uomini (quest’anno 2012, l’umanità oltre a raggiungere i 7 miliardi di uomini, ha toccato anche un’altra cifra tonda, quella dei 2 miliardi di proletari) e ciò significa che il capitalismo è in espansione e si sta diffondendo anche nelle ultime zone del pianeta con una economía arretrata.

All’inizio degli anni settanta, questi limiti sembravano insormontabili; non c’era modo di far crescere il mercato, ossia dare un reddito a chi non ne aveva e non c’era modo di far crescere il numero dei proletari. Il capitale dovette ricorrere ad uno stratagemma, diciamo ad una crescita artificiale dell’economia.

Fino al 1971, dunque, il numero delle persone che potevano accedere al mercato era abbastanza limitato; per permettere alle persone di scarso reddito l’accesso al mercato, era necessario dotarli di un reddito. Come dotare di un reddito o di maggior reddito le persone prive di reddito o con un reddito molto basso? Attraverso la spesa pubblica.

La spesa pubblica è praticamente una redistribuzione delle ricchezze che arriva più o meno a tutte le classi sociali, anche se ovviamente non in maniera uniforme, toccando la fetta più grande sempre alle classi dominanti.

Ma la spesa pubblica – come visto – ha anche l’altra importante funzione di far crescere il debito dello stato; quando il debito di uno stato diventa impagabile (ed è la situazione odierna), gli stati sono obbligati a procedere alla svendita del patrimonio nazionale, che finisce nelle mani dei privati, ovviamente quelli potenti.

Però, nel 1971 c’era un grosso ostacolo all’incremento della spesa pubblica; per poter aumentare la spesa pubblica era necessario aumentare il circolante, ma il circolante non poteva essere aumentato dato che era ancorato alla quantità di oro posseduto; essendo la quantità di oro esistente molto limitata, era impossibile aumentare la quantità di oro posseduto e per conseguenza era impossibile aumentare il circolante e la spesa pubblica.

In realtà l’unica moneta ancorata all’oro e sempre convertibile in oro era il dollaro statunitense, così come stabilito a Bretton Woods, nel 1944. Precisamente per il fatto di essere l’unica moneta convertibile in oro, il dollaro si trasforma nella moneta di riferimento dei commerci mondiali; tutte le altre monete, però, essendo ancorate non all’oro, ma al dollaro finivano per subire gli stessi limiti; quindi, tutti gli stati erano impossibilitati ad aumentare il circolante in moneta locale e per conseguenza non era possibile aumentare la spesa pubblica. Per poter aumentare il circolante e quindi la spesa pubblica di qualsiasi stato, era necessario svincolare il valore del dollaro dall’oro.

Il dollaro convertibile in oro significava che qualsiasi persona che avesse dei dollari, poteva recarsi alla Federal Reserve, la banca centrale statunitense, e chiedere il controvalore in oro; se tutti avessero chiesto di convertire i propri dollari in oro, si sarebbero prosciugate le riserve auree degli USA; quindi, approfittando di questa evenienza, per svincolare il dollaro dall’oro, hanno trovato l’ottima scusa che per evitare il prosciugamento delle riserve auree era necessario dichiarare l’inconvertibilità del dollaro in oro.

Effettivamente, il 15 agosto del 1971 il presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon con la scusa che stavano crollando le riserve in oro dichiara la fine della convertibilità del dollaro.

Che si sia trattato di una scusa è provato dal fatto che analizzato i bilanci mensili degli USA per lo meno dei tre anni anteriori al 1971, non c’è traccia di un crollo delle riserve auree degli USA .

Una misura del genere avrebbe dovuto condurre al crollo di valore del dollaro; ma ciò non accadde; gli artefici della inconvertibilità del dollaro hanno potuto procedere precisamente perchè sapevano che il dollaro non avrebbe sofferto grossi scossoni; gli USA utilizzarono gli stati petroliferi, loro succubi, che furono obbligati a vendere il petrolio unicamente in dollari, salvando così il valore della propria moneta: essendo il petrolio venduto in dollari, tutti gli stati furono obbligati a continuare ad avere riserve in dollari.

Una volta raggiunto l’obiettivo di svincolare il dollaro dall’oro, gli USA e tutti gli stati hanno potuto creare denaro inorganico, denaro non ancorato ad alcun bene reale, con il quale si è potuto aumentare la spesa pubblica e quindi aumentare il debito.

Materialmente i dollari sono posti in circolazione, stampati dalla Riserva federale, la banca centrale degli Stati Uniti, una banca privata, la quale presta soldi al Governo del Paese, sotto forma di acquisto di buoni del tesoro, per i quali ovviamente riceve in cambio il pagamento di un interesse.

Una parte della spesa pubblica viene redistribuita anche tra quelle fasce di cittadini fino ad allora privi di grandi capacità di spesa, che si trasformano in consumatori. Si crea, in questo modo, una crescita fittizia, la più grande e veloce della storia dell’umanità, ancorata alla stampa di denaro inorganico e quindi, prima o poi destinata ad esplodere.

Il debito di tutti gli stati occidentali comincia a crescere con l’aiuto di politici posti a governare con questa unica finalità.

Una volta indebitato, lo stato è preso di mira, utilizzando tutti gli strumenti a disposizone del capitale, quelli da lei citati, come le agenzie di rating e la manipolazione dei mercati.

Interessante proprio il caso dell’Italia, dove c’era un capo del governo, che volente o nolente, godeva di una maggioranza amplissima in Parlamento; malgrado tutti gli attacchi, reali o fittizi, ed i pezzi d’appoggio persi per strada (Casini, Fini) non avrebbe mai perso la maggioranza parlamentare; per obbligarlo a dimettersi, oltre all’attacco ai titoli del Paese, che hanno cominciato a vedere incrementare gli interessi, si è intervenuti direttamente sul patrimonio personale del premier; le azioni delle imprese di Berlusconi nei giorni immediatamente anteriori alle sue dimissioni, subivano un forte attacco, ossia venivano massicciamente immesse sul mercato dai detentori, provocando il crollo del loro valore.

In questo modo, Berlusconi, uno dei peggiori governanti della storia d’Italia, ma che aveva comunque ricevuto il consenso del popolo ed aveva il diritto di continuare a governare, è stato costretto a dimettersi.

In Parlamento l’unica maggioranza possibile era un governo presieduto da Berlusconi e pertanto l’unica cosa da fare per il capo dello stato era sciogliere le camere ed indire le elezioni; ma dato che l’obiettivo era imporre Mister Monti al governo del paese, si è proceduto al ricatto dei parlamentari: a fronte dello scioglimento delle camere e la perdita del posto (dato che la maggior parte dei deputati non sarebbe stata ricandidata), tutti i parlamentari praticamente hanno scelto di appoggiare il governo Monti; in questo modo si è creata la più grande maggioranza mai ricevuta da governo italiano nella sua storia. Un vero colpo di stato, in quanto il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto semplicemente sciogliere le Camere ed indire le elezioni.

In sostanza le agenzie di rating, la stampa economica e non, l’immissione sul mercato di titoli di stato, o di titoli azionari di imprese private, da parte dei detentori sono tutti strumenti per incidere nella politica di un paese, ormai solo sulla carta sovrano. Non esistono paesi sovrani, o per essere più esatti sono pochissimi i paesi veramente sovrani ed indipendenti.

In quanto agli USA è giusto parlare di fallimento economico. Sulla situazione economica, appunto fallimentare degli USA, che condurrà sicuramente alla fine dell’Unione, alla fine degli Stati Uniti è bene dedicare un approfondimento più avanti.

D) I rimedi se così possiamo definirli, applicati dopo il diktat BCE nei mesi successivi e fatti propri totalmente da questo governo,  sono poi stati quelli distribuiti a piene mani  per anni in America Latina e nei Paesi in via di sviluppo: Privatizzazioni, blocco dei salari, riduzione significativa della spesa sociale ecc.ecc. Lei dal suo osservatorio Sud Americano che analogie  vede con quanto accadeva in passato in America Latina e quanto sta accadendo oggi in Italia?

In Italia ed in tutta Europa si stanno applicando le stesse misure, gli stessi pacchetti, o meglio pacchettazzi economici imposti a partire del 1973, in Cile ed in seguito in tutti i paesi dell’America Latina.

Il caso più interessante è sicuramente il Venezuela, la più grande riserva petrolífera del pianeta e di innumerevoli altre risorse; per cinquant’anni il Venezuela è stato il primo esportatore di petrolio al mondo, poi… poi hanno deciso di impadronirsi di tutte le sue risorse.

Come hanno attuato? Precisamente attraverso l’indebitamento del paese ed il ricorso al FMI! Una volta caduto in mano al FMI, il Venezuela è stato costretto ad applicare il “pacchettazzo neoliberale”.

Gli stateghi del neoliberismo, però non avevano tenuto in conto un elemento: il popolo. Il popolo del Venezuela, di fronte alla morte per fame, morte nel senso letterale della parola, ha deciso di ribellarsi e di rifiutare il pacchettazzo che gli era stato imposto ed il 27 febbraio del 1989 esplode. La rivolta popolare passerà alla storia col nome di “Caracazo”, ad indicare la città di Caracas, ma in realtà ci furono rivolte in tutto il paese.

La reazione fu brutale: l’esercito, agli ordini di un ministro della difesa disumano, l’italo-venezolano Italo del Valle Alliegri interviene e fa una strage; il numero esatto dei morti non si è mai accertato. Nel 1992, migliaia di quei militari obbligati dai superiori gerarchi a reprimere il popolo, si ribellano contro lo stesso governo: la prima ribellione militare, del 2 febbraio, è diretta da Hugo Chavez; a questa seguirono altre; nessuna ebbe successo ed i militari finirono tutti in carcere. La crisi del Venezuela intanto continua ad accentuarsi, fino ad arrivare, nel 1994 alla bancarotta della metà delle banche del paese.

Nel bel mezzo di una crisi economica e política, un candidato presidente, Rafael Caldera, uomo della vecchia guardia, ma che per l’occasione si svincola da tutti i partiti, presentandosi come indipendente, promette di liberare Chavez e gli altri militari se fosse stato eletto. Alle elezioni, il popolo corre a votare per questo candidato, che una volta eletto mantiene le promesse elettorali e concede l’indulto a Chavez ed ai militari ribelli.

Chavez intuisce di avere dalla sua parte la gran maggioranza del popolo, pertanto una volta fuori dal carcere, fonda un movimiento político con il quale si presenta alle elezioni del 1998. Vince e la storia del Venezuela cambia totalmente, da repubblica delle banane si accinge a diventare potenza mondiale. Esiste una forte analogia tra la situazione attuale dell’Italia, dell’Europa e la Venezuela degli anni ottanta.

D) L’attacco allo Stato sociale del governo liberista di Mr Monti ha come primo obiettivo il mondo del lavoro, più precarietà che fa rima con flessibilità, più posti di lavoro ci dicono gli gnomi del governo con la “pasionaria” Fornero in testa, e questo mentre i dati forniti dall’Istat ai primi di giugno evidenzia che la disoccupazione nel primo trimestre del 2012 si è attestata al 10,9% con un aumento su base annua del 2,3%. Lei che ne pensa?

Spagna docet! Per rimanere in ambito europeo, la Spagna ha adottato le misure di austerità prima dell’Italia, quindi per rendersi conto di quali saranno gli effetti basta guardare appunto alla Spagna, dove oggi più di un quarto della popolazione attivià è senza lavoro. Ci potranno essere delle differenze nell’intensità del fenomeno, ma inevitabilmente la tendenza è la stessa: le misure adottate da Monti non faranno altro che accrescere la disoccupazione, la fame e la miseria del popolo italiano.

Perchè?

Se aumentano le tasse e le imposte, meno soldi sono destinati al consumo; se si riducono pensioni e stipendi, meno soldi sono destinati al consumo; se si reduce l’impiego pubblico, oltre ad avere come effetto immediato un aumento della disoccupazione, si ottiene l’effetto che meno soldi sono destinati al consumo; se si attaccano i diritti dei lavoratori, facendo aumentare la precarietà e riducendo il reddito, anche qui meno soldi vengono destinati al consumo.

In sostanza, come sanno tutti gli economisti, meno a quanto pare i bocconiani al governo, meno soldi destinati al consumo significa riduzione della domanda e quando si riduce la domanda, le imprese sono costrette a ridurre l’offerta, ossia produrre di meno; produrre di meno significa licenziare ed in questo caso, se esistesse ancora un minimo diritto dei lavoratori, per qualche tempo, il licenziato avrebbe diritto – giustamente – alla cassa integrazione, pagata dallo stato, cosa che fa accrescere la spesa pubblica ed il debito pubblico.

Aumento della disoccupazione e della precarietà significa anche minori introiti per lo stato: se diminuisce il reddito delle persone, diminuiscono anche le tasse sul reddito da versare allo stato, oltre alle imposte sui consumi; anche per le imprese, se si riducono le vendite, il fatturato, diminuiscono le tasse da versano allo stato. O non è così? Sembra quasi che lo stato si stia dando una zappa sui piedi!

E’ dunque possibile che “economisti” o presunti tali, del calibro di Monti, ignorino le regole dell’economia capitalista?

Come abbiamo dimostrato (leggasi la parte 1 di questa intervista), con i dati ufficiali, il debito pubblico continua ad aumentare ed il signor Monti lo sa bene. A mio modo di vedere non si tratta di persone che ignorano le regole del mercato, le regole del capitalismo, ma proprio perchè conoscono bene come funziona il mercato, stanno applicando tutto quanto in loro potere per far aumentare il debito pubblico. Ancora una volta arriviamo alla conclusione che il fine della loro azione è trasformare in capitale privato il patrimonio dello stato ed il mezzo attraverso cui avviene questa trasformazione è il debito pubblico.

D) Fiscal Compact, MES - Meccanismo Europeo di Stabilità, con essi si sono stretti i cappi attorno al popolo italiano e a quelli europei, tranne i britannici s’intende, un’ulteriore cessione di sovranità a favore delle banche, che Monti ha prontamente avvallato, mentre il suo compare a capo della BCE Draghi invoca l’Unione di Bilancio, lei che idea si è fatta in merito?
L’Unione Europea, così come è stata impostata non ha altro fine che favorire il capitale, in particolare il capitale bancario. Col Meccanismo Europeo di Stabilità si introduce la possibilità di aiutare direttamente gli Stati in difficoltà, da parte delle istituzioni europee.

Non è altro che un ennesimo meccanismo per accrescere il debito pubblico di un paese e quindi accelerare i tempi per cedere a prezzi di saldi, per non dire regalato, il patrimonio nazionale. Ancora una volta arriviamo al fine: trasformare il patrimonio nazionale in capitale privato.

Fino ad oggi – ed è bene ripeterlo all’infinito – in base all’articolo 123 del Trattato di Lisbona era proibito qualsiasi tipo di aiuto diretto agli Stati. Il BCE, come abbiamo detto in premessa, presta soldi alle banche private al tasso di interesse di riferimento (oggi 0,75%) e le banche private prestano soldi agli Stati, comprando titoli di stato al tasso di mercato.

Per esempio alla Grecia le banche prestano soldi, ossia comprano suoi titoli ad un tasso di interesse del 20% ed oltre. Tutto il meccanismo è stato studiato ad hoc per favorire le banche private, le grandi multinazionali del credito. In questo modo, in dieci anni di BCE, gli stati hanno accresciuto enormemente i loro debiti e quindi adesso agli stati non rimane altra soluzione che svendere il patrimonio nazionale.

Però, all’interno degli stati ci sono resistenze a svendere, a regalare il patrimonio ed è quindi necessario la stoccata finale; un ulteriore indebitamento e questa volta direttamente con la istituzione supernazionale.

Questo meccanismo non regala soldi agli stati in crisi, ma presta, anche se a tassi molto bassi; prestare significa comunque aumentare i debiti. Se uno stato non riesce a pagare (e non potrà mai farlo con le misure adottate) i debiti fin qui accumulati, come mai potrebbe pagare ulteriori debiti, anche se ad un tasso di interesse inferiore?

Con questo meccanismo, che continua a far aumentare il debito degli stati, si sta cercando di vincere le resistenze di quanti sono restii a svendere beni e servizi pubblici; non mi riferisco solo alle imprese pubbliche (per intenderci le ferrovie, le poste, i cantieri navali), ma anche i beni inalienabili del demanio (ad esempio le spiagge), o i servizi pubblici che rientrano nei diritti umani (come il diritto all’acqua), o le riserve auree. E’ sufficiente pensare al tentativo di Berlusconi di privatizzare le spiagge: la resistenza è stata tale da dover fare marcia indietro.

Con tale meccanismo verranno a cadere anche queste resistenze; sarà come dire: “Abbiamo tentato tutto quello che era possibile fare; abbiamo adottato anche misure proibite, come gli aiuti diretti agli Stati, ma non si è riusciti a ridurre il debito, quindi adesso bisogna vendere tutto quello che si può vendere, incluso i servizi pubblici connessi ai diritti umani”.

Qualcuno, magari dubita che si possa arrivare a questo! Per chi avesse dei dubbi, invito a documentarsi su quello che è successo in America Latina, in Bolivia, dove si è arrivati a privatizzare l’acqua; per i più poveri il prezzo dell’acqua privatizzata arrivò a tetti impagabili e non potendo pagare, per risposta le imprese private li staccavano dall’acquedotto. Queste persone erano costrette a camminare chilometri e chilometri a piedi per arrivare ad una fonte e potersi approvvigionare dell’acqua necessaria alla sopravvivenza.

D) Prof Folliero, che futuro prevede per l’Italia se dovesse perdurare questo stato di cose, le tasse aumentano sempre più, le imprese chiudono, il lavoro manca e il governo prepara l’ennesima svendita di ben immobili e settori da privatizzare. In nome dell’ipotetico pareggio di bilancio dovremmo morire di fame? Oppure c’è una via di uscita?

Gli italiani possono stare tranquilli... il peggio deve ancora arrivare! L’Italia e l’Europa non hanno futuro. Per dirla con una frase del romanzo “La danza immobile” dello scrittore peruano Manuel Scorza: “L’Europa è morta!”.

Secondo uno studio sulla situazione economica mondiale al 2050 di Goldman Sachs, pubblicato in Global Economics Paper N. 153 del 28/03/2005, la Cina, nel 2050 appunto, arriverà ad un PIL di circa 70.000 miliardi di dollari, India ed Usa a 40.000 miliardi, Brasile, Russia, Indonesia e Messico a circa 10.000; tutti i paesi europei cresceranno pochissimo: Germania, Regno Unito e Francia avranno un PIL di 5.000 miliardi e l’Italia con un PIL meno che raddoppiato rispetto ad oggi non arriverà nemmeno a 3.000 miliardi di dollari, superata oltre che dai paesi già citati, anche da Iran, Turchia, Vietnam, Corea, ai quali mi permetto di aggiungere il Venezuela, non preso in considerazione dagli stregoni di Goldman Sachs.

Secondo miei calcoli, il Venezuela, prima che finisca questo decenio entrerà nel club dei paesi con PIL superiore a mille miliardi e nel 2050 avrà superato sicuramente il PIL italiano. Insomma l’Italia, altro che grande potenza del G7, fra qualche decennio sarà un anonimo paese di media classifica.

Personalmente credo che i dati di Goldman Sachs vadano rivisti al ribasso per le attuali potenze occidentali e faccio questa affermazione basandomi sul fatto che a 7 anni di distanza da questo studio, i paesi emergenti crescono a tassi superiori a quelli previsti ed i paesi occidentali a tassi inferiori. La crisi che sta vivendo l’Italia, l’Europa e gli Stati Uniti, è più profonda di quello che poteva (o voleva) immaginare Goldman Sachs nel 2005.

E’ d’obbligo porsi una domanda, perchè l’Italia e l’Europa non hanno futuro?

La principale causa della crisi economica è dovuta alla caduta del tasso di profitto; cadono i profitti nei paesi altamente sviluppati ed il capitale, al fine di mantenere i tassi raggiunti, va o verso la speculazione, o verso altri paesi. In Italia per esempio, per decenni la FIAT è stata la più importante industria del paese, che impiegava in maniera diretta o indiretta milioni di italiani.

Ebbene la FIAT sta chiudendo progressivamente tutti i suoi impianti di produzione in Italia, perchè in altri paesi, ad esempio in Brasile, produce con tassi di profitto più alti.

Piaccia o no, la FIAT chiuderà i suoi impianti in Italia! E’ la storia del capitalismo che si sviluppa in Europa, nel centro-nord e quando i profitti cominciano a diminuire, il capitale va verso gli USA; oggi il capitale sta lasciando anche gli USA, per posizionarsi in paesi che garantiscono maggiori tassi di profitto.

Nel 1929, ad esempio, quando un capitalista investiva un dollaro in USA, dopo un anno oltre al dollaro investito, aveva un guadagno di 70 centesimi; oggi ad 83 anni di distanza il profitto è sceso di quasi la metà, per cui il capitale va ad investire dove gli si garantisce tassi di profitto superiori.

Per fare un esempio concreto, lo scorso anno sono passato da Roma ed ho notato che due dei più importanti negozi della McDonalds (Pantheon e Corso Vittorio, dietro Piazza Navona) erano chiusi; al contrario passeggiando nel centro di Caracas giorno dopo giorno i McDonalds spuntano come funghi, ad ogni angolo della città!

Prima della grande crisi del 1873, la principale potenza del mondo era l’Inghilterra; la causa della caduta dell’Inghilterra fu precisamente la caduta dei tassi di profitto e pertanto il capitale scelse gli USA. L’Inghilterra, dopo la caduta dal piedistallo, ha continuato ad essere un paese importante, ma ovviamente in decadimento.

E’ quanto sta succedendo agli USA, all’Europa ed in generale con tutti i paesi sviluppati. Il capitale va verso paesi che garantiscono maggiori tassi di profitto ed ovviamente i paesi anteriormente avanzati continuano ad esistere ed avere un ruolo, ma il loro ruolo va progressivamente scemando.

A questo punto, prima di parlare delle misure che andrebbero adottate, è necessario soffermarci a capire l’Europa dei banchieri, di cui nessuno parla.

Che significa Europa dei banchieri? Partiamo dalla Banca Centrale Europea (BCE). Chi è il proprietario della BCE? Sono gli stati, i popoli europei? Niente affatto! I proprietari della BCE sono le Banche Centrali Nazionali (BCN).

La BCE è stata istituita il primo giugno del 1998, in base al Trattato sull'Unione europea e allo "Statuto del sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea" ed ha iniziato a funzionare il primo gennaio del 1999 (vedasi la normativa, direttamente nel sito della BCE).

I 27 paesi della Unione Europea, o meglio tutte le BCN hanno sottoscritto il capitale di partecipazione, sia pure con quote differenti; i paesi che non fanno parte dell’Euro, ossia le loro banche centrali, non hanno diritto agli utili e non hanno l’obbligo di corrispondere eventuali perdite.

I principali sottoscrittori, ossia i principali proprietari sono la Banca Centrale Tedesca, con il 18,94% del capitale, la Banca d’Inghilterra con il 14,52%, la Banca di Francia con il 14.22% e la Banca d’Italia con il 12,50%; queste 4 banche controllano il 60,18%; se aggiungiamo la Spagna arriviamo a circa il 70%; le altre 22 banche centrali si spartiscono il restante 30% circa. Fin qui apparentemente niente di strano, salvo il fatto che alla fine in Europa comandano solo e sempre tedeschi, inglesi e francesi, con l’aggiunta di italiani e spagnoli a fare da spalla.  

Chi è il proprietario, o meglio chi sono i proprietari delle banche centrali nazionali? Per esempio, chi è il proprietario della Banca d’Italia? La maggioranza degli italiani ignora chi sono i proprietari della Banca d’Italia e molti pensano che sia dello stato, del popolo italiano! La Banca d’Italia, cosi come tutte le altre banche centrali nazionali, è una impresa privata, una Spa, in cui i proprietari sono altre banche.

La Banca d’Italia, per esempio, è posseduta ( vedasi la partecipazione azionaria, direttamente nel sito della Banca d’Italia) per oltre il 52% da Intesa San Paolo e Unicredit; l’unica differenza rispetto ad una normale Spa, a parte qualche formale meccanismo di controllo, sta nel fatto che alla maggioranza del capitale non corrisponde la maggioranza dei voti; infatti i due principali azionisti, pur detenendo la maggioranza assoluta del capitale, hanno diritto solo al 20% circa dei voti.

In ogni caso è un problema da poco, visto che in realtà i proprietari sono: 5 imprese assicuratrici, 12 Banche Spa, 42 Casse di Risparmio Spa, 3 Banche cooperative e 2 Enti pubblici (l’INPS e l’INAIL, che insieme sommano il 6% circa del capitale e l’8% circa de voti).

In conclusione la Banca d’Italia è un'impresa privata di proprietà delle banche e dei banchieri. Lo stesso succede con tutte le altre banche centrali dei paesi della Unione Europea, cosi come negli USA e nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo.

Per conseguenza i proprietari della BCE sono le varie imprese bancarie Spa presenti nei vari paesi della UE. La domanda dovrebbe sorgere spontanea, ma a quanto pare a nessun politico e legislatore è mai venuta in mente: quando una Banca centrale nazionale o la BCE deve prendere una decisone di política economica importante, pensa agli interessi del popolo, dei popoli o agli interessi dei propri azionisti? La risposta è scontata ed è facilmente individuabile nei meccanismi creati ad hoc nell’Unione Europea per favorire le banche private.  

Perchè il Trattato di Lisbona ha previsto gli articoli 123 e 124? Non credo esista argomento più esplicito di questo per capire il più grande “conflitto d’interesse” esistente: in base agli articoli 123 e 124, è proibito qualsiasi aiuto, qualsiasi facilitazione creditizia e qualsiasi acceso privilegiato alle istituzioni finanziarie da parte degli organismo pubblici. Gli stati, in caso di bisogno di denaro cosa possono fare? Possono emettere titoli di stato ad un tasso d’interesse regolato dal mercato. Ma chi compra questi titoli, ossia chi presta I soldi agli stati? Chi stabilisce i tassi d’interesse nel mercato?

Le banche sono i principali acquirenti dei titoli di stato, che li acquistano perchè i tassi di interesse, stabiliti dal mercato, sono notevolmente superiori a tassi a loro riservati per prendere soldi in prestito dalla BCE; in sostanza la BCE stabilisce i tassi con cui presta i soldi alle banche private, proprietari della BCE, ossia le banche stabiliscono i tassi con cui prestare a se stessi i soldi ed ovviamente i tassi di interesse sono bassissimi (oggi è 0,75%); però le banche prestano soldi agli stati, ovvero acquistano titoli di stato con tassi di interesse che possono arrivare al 20% ed oltre, come nel caso della Grecia, o al 5/6/7% nel caso dell’Italia o della Spagna! Se a tutto questo aggiungiamo che chi contribuisce a formare il tasso d’interesse nel mercato sono i giudizi negativi preparati dalle agenzie di rating, cui pacchetti azionari spesso sono controllati dalle stesse banche e assicurazioni.

Questa è l’Europa dei banchieri. Altro che conflitto d’interesse! Hanno creato un meccanismo perfetto per favorire unicamente le banche, a danno dei popoli: la BCE presta denaro alle banche private (che sono i veri proprietari della BCE), stabilendo tassi d’interesse bassissimi e queste a loro volta, in virtù della proibizione prevista per gli stati di accedere al denaro della BCE, prestano i soldi agli stati ad un tasso d’ interesse altissimo, stabilito dal mercato; a formare i tassi di interesse nel mercato contribuiscono le stesse banche, attraverso i giudizi delle agenzie di rating.

Nessuno ne parla e nessun media mostra la realtà però.

Qui la risposta scontata: i proprietari delle banche, o gruppi a questi vicini, sono spesso proprietari anche dei media.

*Attilio Folliero, italiano, residente a Caracas, laureato in Scienze Politiche all'università "La Sapienza", due corsi annuali post laurea alla Libera Università San Pio V di Roma in operatore della Pubblica Amministrazione ed un altro in Job Creation presso Elea SPa, società del gruppo Olivetti. Nel 2001 si trasferisce in Venezuela, dove nel 2002 vince un concorso presso il Consolato Generale d'Italia di Caracas; dopo due anni di lavoro è licenziato, assieme ad oltre 400 funzionari consolari sparsi nei differenti consolati italiani del mondo; da allora inizia una lunga vertenza giudiziaria con il Ministero degli Esteri, tuttora in corso. Dopo l'esperienza consolare riprende l'attività di comunicatore sociale; fonda un sito web di grande successo, collabora a programmi radiofonici e televisivi nelle più importanti reti nazionali del Venezuela lavora giornalistica; contemporaneamente svolge attività d'insegnamento (lingua italiana ed economia), in differenti istituti ed università di Caracas. Attualmente è docente a contratto presso l'Università Militare di Caracas (UMBV) e la facoltà di "Scienze delle comunicazioni" (Escuela de Comunicacion social) dell'Università Centrale di Caracas (UCV).

 
Il fine del governo Monti. Come reagire (e come non reagire)
di Paolo Franceschetti - http://paolofranceschetti.blogspot.it - 11 Novembre 2012


1. Alcuni cenni agli ultimi colpi di genio del governo Monti. 2. Come non reagire. 3. Come reagire.

1. Alcuni cenni agli ultimi colpi di genio del governo Monti

Pochi giorni fa sono scesi in piazza i poliziotti in varie parti d’Italia; nello stesso giorno protestavano a Montecitorio gli avvocati e pochi giorni prima avevano manifestato gli insegnanti. Sono categorie, queste, poco inclini alle manifestazioni di piazza, ma se lo hanno fatto è per un solo e semplice motivo: la misura è colma e il paese sta per scoppiare, nel senso che stanno per scoppiare disordini di massa, scontri, caos e malessere sociale.

Parto dall’analisi di due vicende che hanno coinvolto le due categorie degli avvocati e degli insegnanti.

Per quanto riguarda gli avvocati, le novità di questi ultimi tempi sono le riduzione dei tempi della pratica legale, l’abolizione delle tariffe minime, e la tragicommedia della mediazione civile risolta – come era facile prevedere – in un bluff.

Mi soffermo in particolare su questa vicenda della mediazione, spiegandola ai non addetti ai lavori (quindi i giuristi mi perdoneranno se non uso il giuridichese e semplifico alcuni concetti).

Nel 2010 è entrata in vigore la mediazione obbligatoria per i procedimenti civili; in sostanza il legislatore ha detto: “Da adesso in poi, prima di fare una causa civile, si va prima da un mediatore che cerca di pacificare le parti, così si evita il processo e si fa tutto in tempi rapidi”.

Messa così, al cittadino ignorante poteva sembrare una buona cosa.

I problemi erano però i seguenti:

- i costi erano elevati;

- venivano affidate cause molto complesse, che richiedevano una preparazione lunga e specialistica, a soggetti del tutto privi di competenze giuridiche (geometri, ragionieri, architetti, ecc.) che diventavano mediatori (e quindi sostanzialmente assolvevano a funzioni identiche a quelle di un magistrato) con pochi giorni di un corso, al termine del quale si veniva abilitati a diventare mediatori;

- il mediatore lo sceglieva la parte; in altre parole se io decidevo di fare causa a Tizio, andavo dal mediatore che sceglievo io, ovviamente scegliendo un mediatore amico/parente/corrotto.

Fin dai primi tempi, infatti, il risultato di questo schifo di legge – che si traduceva, in sintesi, in una sorta di privatizzazione della giustizia, che veniva esercitata da persone spesso incompetenti e corrotte – era che la maggior parte delle mediazioni sono andate deserte.

All’indomani dall’uscita della legge, si sono precipitate migliaia di persone a fare corsi di mediazione, creare società di mediazione, ecc., nella maggior parte dei casi giovani avvocati senza lavoro che vedevano nella mediazione una prospettiva di lavoro in più; nessuno si è fatto venire il dubbio che tutta questa “facilità” nell’accesso a una nuova professione nascondesse qualcosa di diverso e che i conti non tornavano.

Era inevitabile l’impugnazione della legge davanti alla Corte Costituzionale, così come è stata inevitabile la bocciatura da parte della Corte. La Corte Costituzionale, con un colpo di penna, ha cancellato in un istante speranze di lavoro, reso inutili gli sforzi di chi aveva creato le società, buttato a mare i milioni di euro spesi per realizzare questo istituto. 


Ora, aggiungo, è facile prevedere che la mediazione verrà riproposta in forme diverse, con la scusa che è un istituto che ha ricevuto l’avallo anche dell’UE; ed è facile prevedere che la Corte Costituzionale boccerà nuovamente anche la mediazione riformata che gli organismi appositi, d’intesa col governo, predisporranno. Il motivo è presto detto.

La mediazione è stata creata fin dall’inizio per sfasciare in modo definitivo la giustizia civile (che comunque era già vicina al collasso) e per creare malesseri e disordini nella categoria degli avvocati. La bocciatura della Corte Costituzionale, infatti, lungi dall’essere un’operazione di giustizia, era semplicemente parte del progetto complessivo, che ancora non è terminato.

Situazione analoga per gli insegnanti.

Il governo dapprima ha varato un concorso demenziale per reclutare nuovi insegnanti, dicendo che in questo modo creava nuovi posti di lavoro; ma contemporaneamente ha elevato il numero di ore di lavoro agli insegnanti di ruolo, togliendo così diversi posti di lavoro ai precari.

Mi spiego meglio.

Per decenni, da che ho memoria io, l’orario di lavoro degli insegnanti è stato sempre di 18 ore settimanali. Un numero di ore che può sembrare basso, ma a cui poi andavano aggiunte le ore per i consigli di classe, per il ricevimento, per la correzione dei compiti, per l’aggiornamento, ecc.

Improvvisamente, dopo decenni, il governo decide di elevare il numero di ore degli insegnanti a 24 ore settimanali. Il 33% di ore in più, che si traduce nella perdita secca del 33% dei posti di lavoro per gli insegnanti precari.

In sostanza il governo da una parte ha detto "ragazzi ecco che creo posti di lavoro" varando un concorso demenziale destinato ad essere bocciato dalla Corte Costituzionale; dall'altro ha tolto lavoro ai precari dimostrando in tal modo che non gliene frega nulla della creazione di nuovi posti di lavoro.

Scopo di tutta la manovra?

Far incazzare i precari, far incazzare gli insegnanti di ruolo, insomma far incazzare tutti e mettere ogni categoria l'una contro l'altra, oltre a far perdere loro una marea di tempo e soldi in ricorsi al TAR, proteste, manifestazioni ecc.

Si osserverà che aumentando le ore ai docenti di ruolo in questo modo si fanno “tagli” e si risparmiano soldi; è semplice invece rispondere che per risparmiare era sufficiente evitare il maxi concorso demenziale che farà spendere soldi inutili senza creare alcun posto di lavoro in più, e magari si poteva tagliare qualche finanziamento ai pescatori di granchi in Kiribati, o anche – perché no? – operare un drastico ridimensionamento dei fondi dati agli apicoltori della Slovenia e ai ristoranti vegetariani in Groenlandia.

A questi provvedimenti dobbiamo aggiungere la chiusura dei piccoli tribunali di provincia (gli unici che funzionavano davvero, perlomeno per quanto riguarda i tempi e i costi); l’IMU che sottrae liquidità agli imprenditori già in crisi accellerando il fallimento in atto della maggior parte delle imprese italiane; il taglio dei fondi agli ospedali e la chiusura di molti centri di pronto soccorso; gli sgravi fiscali per chi assume lavoratori extracomunitari (con il risultato che alcune imprese licenziano i lavoratori italiani per assumere extracomunitari); i tagli alla polizia; la liberalizzazione delle licenze di commercio, colpo mortale a chi aveva speso centinaia di migliaia di euro per acquistare una licenza di pizzeria o di altre attività commerciali; ecc.

Ormai anche le persone più ignoranti e poco inclini al “complottismo” si sono accorte che gli ultimi provvedimenti del governo Monti vanno in una sola direzione: lo sfascio del paese.
La domanda è: perché? E ad essa abbiamo risposto più volte (creazione di malcontento, al fine di instaurare una dittatura e accentrare i poteri dell’UE).

Lo ha detto chiaramente Monti in un’intervista: “La crisi è una cosa positiva, l’Europa ha bisogno di crisi”. E Napolitano di recente ha detto che per reagire alla crisi è necessario “cedere ulteriori quote di sovranità all’UE”, ovvero rafforzare l’UE (una stronzata colossale, simile a quella dei medici del ’400 che curavano prevalentemente col salasso e, a fronte di malattie gravi cui non sapevano come reagire, per prudenza praticavano un “salasso”).
Quello che adesso voglio cercare di spiegare è cosa non bisogna fare, e cosa invece si potrebbe fare per reagire.

2. Come non reagire.

La prima cosa da non fare è quella di scendere in piazza e manifestare.
Alle prime manifestazioni, fino ad oggi pacifiche, seguiranno infatti scontri di piazza, ove ovviamente lo scontro partirà da agenti dei corpi speciali infiltrati, travestiti da Black Block o da manifestanti normali, per scatenare il caos, come è avvenuto a Genova durante il G8 o l’anno scorso a Roma.
Il governo vuole che manifestiamo....e, proprio per questo, noi non dobbiamo manifestare.

L’altra cosa da non fare è spendere tempo e soldi in ricorsi inutili all’UE, alla Corte di Giustizia e ad altri organismi, per rivendicare il proprio diritto di sovranità, la proprietà del denaro, ecc. In realtà si tratta di rivendicazioni sacrosante, ma che verrebbero fatte a organi che sono strumenti docili e corrotti di quello stesso potere che si vuole combattere. Questi ricorsi (tra i quali rientra anche quello effettuato per abrogare – legittimamente – la mediazione, o quello che verrà fatto per annullare – sempre legittimamente – il concorso nella scuola) sono ampiamente programmati e previsti.

In linea di massima, tutto il sistema legale e dei tribunali è un’immensa macchina per far perdere tempo, soldi e dignità ai cittadini, facendoli sperare in una giustizia che cali comunque sempre dall’alto, ovvero una giustizia che provenga da quelle stesse fonti che hanno creato il disagio e il malessere contro cui si pretende di combattere. Rivolgersi a un tribunale per avere giustizia, cioè, è come rivolgersi a Totò Riina per avere giustizia perché la mafia ti ha ammazzato un parente.

3. Come reagire

Gli esempi di cose da fare sono molti, e mi sono venuti in mente in questi anni viaggiando per l’Italia o all’estero e vedendo questi fenomeni. Negli USA ho visto locali che servivano pasti gratis all’ora di chiusura, con il cibo avanzato e non venduto. In Spagna i medici hanno deciso che, nonostante i tagli, cureranno lo stesso i malati, gratis. 


Un imprenditore agricolo italiano, invece di licenziare i dipendenti, li ha organizzati in una specie di comunità, in cui ciascuno mette a disposizione ciò che ha e le proprie competenze (chi fa il meccanico ripara gratis tutto ciò che si rompe alle famiglie dei dipendenti, chi fa il sarto cuce i vestiti se servono, i prodotti agricoli vengono portati a casa dai dipendenti e una parte dell’azienda è stata adibita a orto e ad altri prodotti di consumo giornaliero, ecc.). 

In un altro caso mi è capitato un’imprenditore che ha dovuto licenziare i dipendenti, ma ha provveduto, tramite amicizie e conoscenze, affinché le famiglie continuino ad avere vitto e alloggio, mettendo a disposizione un casale per coloro che non potevano permettersi l’affitto e assicurandosi che tutte le famiglie dei disoccupati, tramite gli abitanti del paese, abbiano da mangiare tutti i giorni.

Vediamo quindi quali potrebbero essere le mosse da effettuare per affrontare la crisi:

- Creazione di monete locali da parte degli amministratori dei piccoli comuni (in teoria sarebbe possibile farlo anche nei grandi comuni), sull’esempio del SIMEC di Giacinto Auriti. Mi si obbietterà che il SIMEC è un progetto che fallì perché la guardia di finanza né impedi il proseguimento arrivando addirittura a perseguire legalmente il professor Auriti; replico che in realtà la moneta di Auriti non era illegittima, che oggi i tempi sono maturi per un’operazione del genere su larga scala ad iniziativa di sindaci e amministratori locali, e che peraltro si potrebbero operare piccoli correttivi legali per evitare l’intervento della guardia di finanza e delle autorità monetarie. Ad esempio, invece di moneta, si potrebbe chiamare buono.

- Organizzarsi a livello locale tra cittadini. Specie nei piccoli paesi, è assolutamente possibile creare piccole forme di vita comunitaria, in cui ciascuno metta a disposizione le sue competenze e le sue capacità gratuitamente, per ricevere in cambio altri beni e servizi a titolo gratuito.

- Organizzazione di piccole comunità autosufficienti, di natura prevalentemente agricola, in cui si torni a vivere e a lavorare come nelle campagne di 50 anni fa. A titolo di esempio:

-  imprenditori che abbiano a disposizione capannoni sfitti, potrebbero cederli in uso gratuito a gruppi di persone senza casa e senza lavoro;

-  i ristoratori potrebbero dare il cibo gratis a fine giornata (so bene che qualcuno obietterà che le norme igieniche della USL non lo permettono; ma le norme sull’igiene alimentare servono in gran parte ad evitare proprio che il cibo in abbondanza venga dato gratuitamente a chi non lo ha e venga buttato nella spazzatura, quando in realtà ci sono diverse forme di cessione gratuita assolutamente legali, che possono essere concordate e organizzate); la stessa cosa possono fare i negozi di alimentari con i cibi prossimi alla scadenza ma ancora buoni;

-  i medici potrebbero curare gratis, gli avvocati dare consulenze gratuite, fabbri falegnami idraulici ecc. potrebbero prestare una parte della loro opera a titolo gratuito;

- il governo Monti ha adito la Corte Costituzionale per far dichiarare incostituzionale una legge della Regione Calabria sui prodotti agricoli a Km 0, ovvero della regione, perché viola le regole imposte dall’UE sulla libera concorrenza? Bene, nulla però impedisce che, pur senza una legge, supermercati e commercianti possano acquistare solo prodotti regionali o che i cittadini acquistino solo prodotti a Km 0 per aiutare l’economia della loro terra. Molto più efficace, economico e rapido che impelagarsi in ricorsi e inutili manifestazioni;

- i Comuni possono impiegare per i lavori sul territorio lavoratori disoccupati (muratori, falegnami, elettricisti, informatici, ecc...) a cui, come compenso per il lavoro prestato possono non far pagare le tasse locali (IMU, rifiuti, ecc...);

- Rendersi conto che il sistema in cui viviamo ci ha abituato a far dipendere la nostra felicità dal numero e dalla qualità di beni che possediamo; capire la trappola in cui il sistema ci ha fatto cadere e abituarsi a un nuovo regime di vita, che potrebbe anche essere migliore del precedente.

Nessuna manifestazione dunque che, come sappiamo, attraverso agenti provocatori può facilmente essere trasformata in violenza, ma una forma di resistenza civile, pacifica e quotidiana. Senza la fattiva collaborazione dei cittadini nessuna manovra operata dal governo può trovare attuazione. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che è assolutamente inutile protestare e scendere in piazza. 


A Roma ogni giorno c’è una manifestazione senza che la popolazione ne abbia nemmeno notizia, salvo quando questa si trasforma in guerriglia, così da poter essere strumentalizzata (il  motivo della manifestazione passa in secondo piano, e quello che viene messo in evidenza serve a ingenerare insicurezza e paura nella popolazione, così che possa essere più docile). Inutile continuare su una strada che, è chiaro, non ha portato alcun risultato. Nessuna rivoluzione di massa, ma solo tante piccole rivoluzioni personali, e tante piccole rivoluzioni nelle piccole comunità in cui ciascuno vive.

Una frase che in questi anni mi è rimasta in mente è questa: per chi vive in montagna o in campagna, dei prodotti quotidiani della propria terra, che al governo centrale ci sia una dittatura o una democrazia non cambia assolutamente nulla. La dittatura non può cambiare l'anima delle persone, i propri pensieri e le proprie emozioni; la dittatura può preoccupare unicamente coloro che misurano la loro felicità dalla quantità di beni che hanno.

In conclusione:

Il governo vuole che noi manifestiamo. E noi non dobbiamo manifestare.
Il governo vuole che noi ci riduciamo alla disperazione. E noi ci rimbocchiamo le maniche e scopriamo il gusto della solidarietà,
Il governo vuole affamarci. E noi mangeremo lo stesso, in modo diverso, con abitudini diverse, ma mangeremo.