giovedì 15 novembre 2012

Monti-bis, la vendetta

I politicanti continuano a parlare del nulla in fantomatiche primarie e leggi elettorali che nessuno si fila, le conseguenze delle politiche d'austerità messe in atto dal governo Monti cominciano seriamente a farsi sentire sulla carne viva di sempre più italiani, mentre all'orizzonte si staglia l'ombra minacciosa del cosiddetto Monti-bis la vendetta, di cui ieri s'è avuto un assaggio nelle piazze italiane.... 



Debito, il bluff dei professori

di Antonio Rei - Altrenotizie - 15 Novembre 2012

Chiamatela legge di Murphy o legge di Monti, ma tutto ciò che poteva andar male sta andando peggio. Anche le brutte notizie che dovrebbero escludersi a vicenda si presentano immancabilmente a braccetto. 


L'ultima ha a che fare con il debito pubblico. Nel più recente supplemento al bollettino statistico, la Banca d'Italia ha annunciato che a settembre la voragine nei conti del nostro Paese è arrivata al 1.995,1 miliardi di euro.

Un nuovo massimo storico, che lascia pochi dubbi sul prossimo futuro: “Abbiamo ancora molti record davanti a noi - ha ammesso il numero uno di via Nazionale, Ignazio Visco -. Finché non si raggiunge l'equilibrio di bilancio non solo strutturale, ma in termini assoluti, il debito aumenta. E' aritmetica”. Facile prevedere che ad ottobre il muro dei 2.000 miliardi sia andato in pezzi.

In questi giorni ricorre anche il primo anniversario del governo tecnico e trarre un bilancio è inevitabile. I professori erano stati accolti a furor di popolo con l'obiettivo di salvare i disastrati conti pubblici italiani. 

Un profano penserebbe subito a due obiettivi: riduzione del debito e/o rilancio della crescita. Nulla di tutto ciò è avvenuto. Anzi. Gli specialisti bocconiani hanno ottenuto il risultato di ridurre lo spread, ma lo hanno fatto essenzialmente obbedendo agli ordini di Bruxelles, che ha imposto misure depressive per l'economia reale.

Sul versante del debito, invece, la situazione sta peggiorando. Il trend si spiega anche con ragioni tecniche e con una serie di obblighi internazionali, ma al netto di queste voci la squadra di Monti non ha fatto meglio di quella targata Silvio Berlusconi, il che è tutto dire.

Dal punto di vista tecnico, come sottolinea Visco, è inevitabile che il debito aumenti fin quando l'Italia non arriverà al pareggio di bilancio "in termini assoluti", e non solo "strutturali", ovvero al netto del ciclo economico, come previsto per il 2013. 

Perché l'indebitamento inizi a calare, è necessario che il deficit scompaia. Punto e basta. Ma è anche vero che - pur essendo inevitabile - il tasso d'incremento del debito potrebbe rallentare. Purtroppo sta accadendo esattamente il contrario.

Su questo andamento incidono pesantemente le somme oceaniche che l'Italia si è impegnata a versare per sostenere i Paesi in crisi e per finanziare i fondi salva Stati Efsf e Esm. Ma anche escludendo queste voci, e facendo riferimento esclusivamente al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, il conto è aumentato fra 2011 e 2012. 

Nei primi 9 mesi dell'anno scorso era stato di 61 miliardi di euro, mentre quest'anno nello stesso periodo è arrivato a quota 61,9 miliardi.

La spesa pubblica quindi sta aumentando, al netto di qualsiasi giustificazione. Con buona pace dei rigoristi a oltranza e soprattutto dei contribuenti, flagellati da nuove tasse mentre assistono alla demolizione dello Stato sociale. Sempre sui nove mesi, infatti, le entrate sono arrivate a 280 miliardi, in crescita del 2,6% rispetto al lo stesso periodo del 2011.

In teoria, mentre i conti pubblici peggiorano, il prodotto interno lordo potrebbe ripartire. Volendo, il rapporto debito/Pil (126% a settembre) si riduce anche alzando il secondo termine dell'operazione, non solo riducendo il primo. Il meccanismo è semplice e si mette in moto in quei Paesi che investono sul proprio rilancio, mettendo le basi per la far risorgere l'attività produttiva. 

Naturalmente non è il nostro caso. Al contrario, da quando il Professore è in carica, anche la recessione italiana si è aggravata. Lo testimoniano le stesse previsioni economiche del governo, che ad ogni giro di boa vengono drammaticamente riviste al ribasso.

Nell'ultimo aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza), l'Esecutivo ha scritto che il Pil viaggerà in recessione del 2,4% nel 2012 e dello 0,2% nel 2013. Le precedenti stime governative parlavano rispettivamente di -1,2% e +0,5% (tanto per intenderci sul livello d'attendibilità dei tecnici). Ancora più pessimista la Banca d'Italia, che nell'ultimo bollettino economico parla di un -0,7% per l'anno prossimo.

Tutti questi numeri ci insegnano almeno due cose. Primo: dobbiamo smetterla di stupirci quando sentiamo parlare di "nuovo record storico" del debito pubblico, perché continueremo a far segnare nuovi primati ancora a lungo. Non c'è alcun dubbio, almeno fino a quando il turbo monetarismo sarà la religione economica imperante. 

Secondo: la riduzione del debito non è affatto una preoccupazione primaria della tecnocrazia al potere, ma allo stesso tempo questa è probabilmente l'ultima delle ragioni per cui dovremmo lamentarci. Il vero problema non è scritto nelle carte della Ragioneria di Stato. Mentre i conti pubblici non migliorano, a ridursi sono le nostre prospettive.


Perchè Monti è un criminale, spiegato a tua figlia
di Paolo Barnard - http://paolobarnard.info - 14 Novembre 2012

Cara ragazza, l’economia è tutto, perché è il motore che fa andare tutto quello che ci sostiene nella vita, dal lavoro, alle case, la scuola, la sanità, la cultura, la libertà, fare figli, progettare, persino amarsi, perché senza economia, cioè in assenza di mezzi, l’essere umano non ha più spazio per nessuna di queste cose. 

Ti fa specie che abbia menzionato l’amore? Prova a essere serena col tuo futuro bambino o col tuo amato se ogni santo giorno hai l’angoscia di non avere abbastanza per la casa, per curarli, per proteggerli. Impossibile.

L’economia si fa in due modi.
1) la si studia sui libri o nei congressi fra cervelloni.
2) la si usa in politica per mantenere il tuo Paese.

Mente i primi dovrebbero studiare per il beneficio del 99% di noi persone (e spesso non accade), la politica DEVE usare l’economia per il beneficio del 99% di noi persone. Punto. Zero discussione. Ok?

Quanto sopra dovrebbe, in un mondo sano, essere tanto scontato quanto il fatto che l’acqua si beve. Ma no. Non è affatto così. Oggi, al contrario, l’economia dei politici serve nel 99% dei casi all’interesse dell’1%, cioè dei potenti e della finanza. Perché glielo permettiamo? Perché ci tengono nell’ignoranza di economia. 

Tu e le tue amiche/amici sapete che c’è la crisi, e quindi dobbiamo tutti stringere la cinghia. Lo dice il professore serio con la faccia da primario che sta a Roma. Tutti i politici annuiscono con tono greve. Ma no, è tutto falso.

Non c’è una crisi. C’è un disastro creato appositamente per rubare ricchezza al 99% di noi, così che i politici possano fare nel 99% dei casi l’interesse dell’1% dei potenti, che gli garantiscono la carriera. 

Questa tragica truffa oggi te la spacciano per ‘l’economia’. No! Perché, cosa ancora più grave, l’ECONOMIA SANA, quella che tutelerebbe noi persone comuni fino al benessere per tutti, ESISTE! 

C’è eccome, e porta la firma di grandissimi studiosi di fama non solo mondiale, ma anche storica.
Attenta qui: se stiamo tutti soffrendo lo strazio della finta crisi, e se invece si potrebbe stare tutti meglio con una diversa economia, è ovvio che i politici che ci nascondono la cura sono dei delinquenti. 

Hai dubbi? Parla coi disoccupati; con le donne che abortiscono perché hanno perso il lavoro e non possono mantenere il bambino, pensa a che orrore avranno dentro; parla coi genitori che ogni sera arrivano a casa distrutti dal lavoro e con in tasca due soldi, che non avranno neppure la testa per parlare ai figli che cresceranno nella tensione continua e nella solitudine; parla con gli ammalati che aspettano mesi per una cura, e che poi scoprono che quell’attesa li ha condannati a morire; parla con chi ha investito tutti i sacrifici di una vita per metter su un’attività, e oggi vede questa falsa crisi distruggergliela. Magri uno di questi è tuo padre… Perché devono soffrire così se non è necessario? Non è delinquenziale questo? 

Ma allora cos’è successo a quell’economia sana, così autorevole? Ce l’hanno nascosta, l’hanno fatta sparire dai libri di testo, gli intellettuali temono a parlarne, perché i padroni delle loro carriere gli toglierebbero fama e incarichi. I politici idem. Ma nel frattempo milioni di noi soffrono inutilmente. Orribile.

Bene. Oggi un tal Mario Monti è il capo del tuo governo. Ed è in prima fila a nasconderci l’economia sana, mentre fa di tutto per distruggere quel poco di economia che ancora ci rimane. Già questo è un delitto. Ma più precisamente, ecco perché Monti è un criminale.

RAGIONE UNO

La Costituzione dell’Italia è la più alta Carta giuridica del Paese, inviolabile. Essa inizia con un articolo di importanza storica, eccolo
Art. 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

Ok. Il capo del tuo governo è il funzionario PUBBLICO numero uno dell’Italia. Ok. Facciamo uno più uno:
1 La massima legge del Paese dice che il lavoro è tutto
+
1 Monti sta facendo di tutto per distruggere il lavoro: Monti lo precarizza sempre più; Monti ci tassa le attività a morte e questo causa licenziamenti in massa; Monti taglia la spesa di Stato, gli stipendi pubblici e le pensioni, e questo impoverisce tutti, ma se siamo più poveri compriamo di meno, se compriamo di meno le aziende o i negozi non vendono, sono costretti a licenziare e non assumono; di nuovo mazzate al lavoro.
=
Monti lavora violando la massima legge italiana nel suo articolo numero 1. Monti è un criminale costituzionale. Gravissimo.

RAGIONE 2

Gli studiosi dell’economia sana, e ripeto, sono grandi nomi mondiali dell’economia, hanno sancito che il danno più distruttivo in assoluto per l’economia di una nazione si chiama disoccupazione. Chi non lavora non solo costa allo Stato un sacco di soldi inutili, ma è proprio ricchezza perduta, gettata nella discarica. Immagina questo esempio: un bellissimo campo ha prodotto un oceano di fragole, pesche, ciliegie, patate, mirtilli, grano, uva… occorrono 1000 uomini per raccogliere tutto e offrirlo a noi persone. 

Ma 400 di questi uomini non lavorano, cioè, i politici NON LI FANNO LAVORARE. Il 40% di tutto quel ben di Dio rimarrà quindi nel campo sotto al sole a seccare e a marcire. Allucinante, inaccettabile. Cioè: i disoccupati sono ricchezza reale sottratta alla società, ricchezza che potrebbe arrivarci, ma è invece buttata via. Ok.

La disoccupazione può, raramente, essere causata da problemi genuini, ma quasi sempre è… sì, incredibile a dirsi, è il frutto dell’uso di quell’economia distruttiva, di cui Mario Monti è il primo paladino in Italia. 

Puoi quindi immaginare che Monti con le sue enormi tasse e i suoi tagli alla spesa MANTIENE IN VITA LA DISOCCUPAZIONE DISTRUTTRICE, anche se potrebbe scegliere l’economia sana e abolire la disoccupazione del tutto. E allora…

… ti chiedo: un politico che mantiene apposta in vita questa distruzione che ci danneggia tutti, che fa soffrire milioni di persone, e che avvantaggia solo i suoi amici potenti, non è un criminale? Non è un crimine fare questo al tuo Paese quando ci sarebbe l’alternativa?

RAGIONE 3

Mario Monti sta assassinando l’economia della tua Italia per favorire i suoi patròn ideologici, che sono i mega industriali (soprattutto tedeschi) e i mega banchieri. Guarda, non ti annoio qui con i dati di cosa è successo in questi mesi e che provano senza dubbio quanto ho detto. 

Ti cito solo un episodio: il mio falegname, con un’aziendina di 4 persone, ha chiesto un prestito a una banca per 30.000 euro. Lo ha fatto per non chiudere, vuole lavorare. Ma no. La banca glieli ha rifiutati. Questa banca si chiama Monte dei Paschi di Siena, famosa. E’ intervenuto Monti? No. Potrebbe intervenire? 

Certo! La politica fa le leggi e può costringere le banche ad aiutare noi persone comuni. Poi cosa è accaduto? Che un giorno è stato proprio questo Monte dei Paschi di Siena ad avere bisogno di soldi, ma tanti eh? Sai quanti? Due miliardi di euro… sì, hai capito bene. 

E cosa ha fatto Monti? Glieli ha dati subito, come no?! Sai cosa avrebbe risposto questo Monti al mio falegname, e a tutti i poveri italiani come lui, se gli avesse chiesto i 30 mila? Questo: “No! Lo Stato deve fare ordine nei conti, ci dispiace, abbiamo le casse vuote”. 

Infatti questo sta dicendo Monti a tutti noi lavoratori, agli ammalati in difficoltà, ai genitori senza casa, ai disoccupati, ai pensionati minimi, ecc. Dobbiamo soffrire e zitti. Ma poi ci sono subito due miliardi per il suo amico banchiere, sull’unghia, e non solo per lui, anche per gli altri banchieri. E questo non è criminale? Ragazza: questo sta ammazzando la tua economia, e senza di essa tu non sei più protetta, non hai più diritti.


RAGIONE 4

La durezza delle privazioni economiche e la paura per il futuro che queste generano nelle persone, possono giocare bruttissimi scherzi alla società, veramente orribili. A scuola hai sicuramente studiato il nazismo. Come è nata una simile aberrazione storica? Come fece quell’ometto insignificante di Hitler a trasformare quello che era un gruppetto di sparuti fanatici in un regime che ha distrutto l’Europa? Risposta: le Austerità. 

No, non è affatto una boutade. Oggi tu sai che Monti e i suoi complici della tecnocrazia europea stanno distruggendo passo dopo passo il nostro benessere con queste politiche economiche chiamate Austerità. 

Come detto sopra, esse impoveriscono severamente milioni di persone per il beneficio di una elite, creano crisi, le crisi creano paura e ansia nella gente. Accadde proprio questo, seppur su scala molto più ampia, con la Germania sconfitta nella Prima Guerra Mondiale. 

I Paesi vincitori, che oggi nell’Eurozona sono i Paesi del nord, ebbero il potere col Trattato di Versailles di imporre Austerità feroci alla Germania, per obbligarla a ripagare i suoi debiti di guerra. 

Oggi ce le impongono per farci ripagare altri debiti, che oltre tutto non sono neppure veri debiti, ma lasciamo stare. Nel caso della Germania del 1919, l’errore tragico non fu nel pretendere un compenso per i danni che aveva causato, ma fu di pretendere dai tedeschi sacrifici assurdi per le riparazioni di guerra. 

Li spremettero come schiavi, al punto che uno dei più grandi economisti della Storia, John Maynard Keynes, scrisse a quel tempo un’opera celebre dove denunciava le Austerità contro la Germania come eccessive e crudeli. 

Risultato: Hitler compare sulla scena e catalizza la disperazione e la paura dei tedeschi, promette salvezza e… milioni di cittadini terrorizzati dalle privazioni gli si buttano dietro. Il Nazismo.

Esagerato!!” dirai. Un cavolo. Sai cosa è successo in Grecia alle ultime elezioni? I greci alla disperazione propria a causa delle Austerità del club di politici europei amici di Monti hanno eletto in parlamento un partito apertamente… neo-nazista. Ma ti rendi conto? Ma ti pareva possibile una cosa simile nel mondo civile del terzo millennio? 

Ecco cosa accade ad esasperare la povera gente con le Austerità, e nel nome di una economia truffa al servizio dei poteri finanziari. Nell’Italia in crisi ed esasperata abbiamo già forze pronte a raccogliere la disperazione e la paura di tanti per imporre soluzioni anti democratiche, odio e violenza. 

Si tratta di forze che in un’economia sana al servizio del 99% di noi sarebbero ignorate da tutti, ma oggi, nel clima d’incertezza e di privazione causato da Monti, stanno drizzando la loro brutta testa.

Monti quindi sta sospingendo l’Italia verso una disgregazione democratica gravissima, un vero crimine contro lo sforzo che questo Paese ha fatto per ritagliarsi una civiltà moderna dopo il fascismo. Ricordati: Monti è il Presidente del Consiglio di una nazione pacifica, e ne sta avvelenando la fibra democratica con conseguenze gravissime. Anche questo è un crimine. 

Ho spiegato abbastanza? Forse no. Allora questo: la Mafia è criminale no? Certo che sì. Può la Mafia, che è criminale, attentare all’articolo 1 della nostra Costituzione? Può creare milioni di disoccupati e distruggere l’economia? 

Può causare il crollo dei redditi milioni di lavoratori e di anziani? Può sospingere gli italiani verso derive autoritarie fascistoidi in accordo coi maggiori politici europei? No, non può. Monti e i suoi partner lo stanno facendo. Allora come possiamo dire che la Mafia è criminale e che Mario Monti e i suoi amici speculatori non lo sono? Ciao, tuo PB


Qualche sussulto di dignità
di Marco Cedolin - Il Corrosivo - 14 Novembre 2012


Dopo un anno di dittatura bancaria, vissuta all'insegna dell'apatia e del disimpegno, durante il quale Monti ha iniziato a smantellare il paese pezzo a pezzo, svendendo gli ultimi tranci di sovranità un tanto al chilo, con la complicità di Napolitano e di una classe politica ormai allo sbando (così come i poteri forti la volevano), per la prima volta sembra emergere anche in Italia un qualche sussulto di dignità.

La mobilitazione indetta a livello europeo contro le politiche lacrime e sangue che stanno letteralmente gettando sotto i ponti decine di milioni di cittadini, ha costituito l'occasione perchè anche in Italia (sia pur contro il volere dei partiti) prendesse vita una giornata di protesta, caratterizzata da molte anime, ma fondalmentalmente indirizzata contro la UE, le banche ed il governo golpista di Mario Monti....

Proprio le mille anime che hanno dato vita alle proteste, spaziando dal sindacalismo istituzionale della CGIL fino alla galassia dei movimenti di estrema destra, passando attraverso i Cobas, le organizzazioni studentesche, i centri sociali ed una marea di normali cittadini il cui scontento ha superato il livello guardia, sono state la chiave di una giornata di contestazione che per la prima volta ha travalicato i confini del politicamente corretto, mettendo in qualche difficoltà la macchina che gestisce il potere ed orienta le coscienze.
Anche gli italiani , sulle orme dei greci, degli spagnoli e di molti altri, hanno insomma lanciato qualche segnale che lascerebbe intendere come la corda ormai troppo tesa potrebbe essere vicina al punto di spezzarsi, provocando un certo mal di pancia tanto ai banchieri quanto ai loro servi sciocchi della carta (straccia) stampata e dei telebugia che ne cantano le gesta.
Quelli che i giornalisti prezzolati hanno etichettato come "scontri" fra manifestanti e forze dell'ordine, ma non erano altro che pestaggi selvaggi da parte della polizia, sono stati il segnale della preoccupazione con cui il regime sta affrontando queste ultime settimane. 
I ministri banchieri sempre più spesso contestati duramente ovunque essi si rechino, l'insofferenza degli operai che chiedono lavoro e ricevono in risposta manganellate in faccia, il numero sempre crescente di persone che si allontanano dalla farsa delle urne per realizzare la reale natura di una dittatura europea sempre più palpabile, sono tutti segnali che potrebbero costituire i prodromi di una sorta di "risveglio", accelerato dal numero sempre più cospicuo di persone che vengono "messe in mutande" ad alta velocità.
Gli scribacchini ed i teleimbonitori parlano e parleranno di facinorosi, violenze, assalti e tensioni, tessendo le lodi dei poliziotti feriti (la più fantasiosa fra le leggende metropolitane) mentre facevano il proprio dovere che consiste nel bastonare e gasare (con gas cs tossico) i cittadini disarmati. 
Oppure stigmatizzeranno le contestazioni come attacchi squadristi praticati da estremisti di destra o di sinistra, facendo leva sull'odio politico attraverso il quale per decenni vi hanno inquinato l'animo. Oppure ancora faranno richiamo al perbenismo con cui vi hanno educato fin dal tempo della scuola materna.
Ma non fatevi prendere in giro, al di là di fesserie come destra e sinistra ed altre amenità sui generis, ci siete solo voi e loro, con nel mezzo un manipolo di servi sciocchi impegnato a mentire per difendere il proprio status quo.
Scegliere da che parte stare non dovrebbe poi essere così difficile.
 
Non ci avrete mai come volete voi
di Valerio Valentini - www.byoblu.com - 14 Novembre 2012

Ho visto un meraviglioso striscione tra i tanti che stanno sfilando in queste ore nelle piazze italiane, e nelle videogallery dei quotidiani online. Lo reggevano cinque o sei ragazzi, di 16 o 17 anni. Liceali, con ogni probabilità. Dietro lo striscione, una lunghissima fila di studenti. 

Su quel lenzuolo bianco, con lettere un po’ sbilenche e non molto allineate, c’era scritto uno di quegli slogan che spesso vengono utilizzati durante manifestazioni o cortei, né più bello né più brutto di molti altri simili. Ma che, nonostante l’abuso tipico di ogni slogan, nel momento in cui l’ho visto, mi è sembrato, appunto, meraviglioso: “Non ci avrete mai come volete voi”.

Ecco, appunto, come ci vogliono? Io credo che prima di tutto ci vogliono ignoranti. E sappiamo perché. Rassegnati. E sappiamo perché. Disillusi. E anche in questo caso, sappiamo perché. Dunque la manifestazione di oggi, apparentemente, va contro i loro progetti. Ma quello slogan, apparentemente, era un’affermazione coraggiosa e prepotente della volontà di autodeterminare il nostro presente. Apparentemente.

Perché dico apparentemente? Perché secondo me chi detiene il potere, che poi è un agglomerato di poteri transnazionali, oggi ci vuole anche arrabbiati, bruti, violenti. Ci vuole esattamente come oggi stiamo dimostrando di essere. La protesta di piazza, in fondo, agli occhi di chi governa è un atto auspicabile: è una valvola di sfogo, il rientro dei livelli di guardia della frustrazione e dell’indignazione.


Il fatto che lo si faccia sfasciando le vetrine di una banca, incendiando un cassonetto oppure organizzando una sassaiola non ha alcuna importanza. Quello che conta è che da domani ce ne torniamo tutti, calmi ed estenuati, alle nostre quotidiane occupazioni, sereni per aver fatto il proprio dovere: aver protestato.

So bene qual è il significato di uno sciopero così imponente come quello di oggi. Aver ribadito, da un lato, la voglia di far sentire la propria voce, l’orgoglio di affermare tutto il significato della propria esistenza non solo di cittadini, ma di individui; in secondo luogo, lo sciopero significa mettere in crisi il sistema produttivo, bloccare le attività commerciali, ridurre i profitti dei padroni. 


Tutto vero, in teoria. In pratica, negli ultimi anni la voce di chi protesta non solo non viene ascoltata, ma spesso non viene neppure percepita. Essa sprofonda in mezzo alla confusione, alle urla, alle sirene, e nessuno riesce a decifrarla. Ma tutti sanno bene come strumentalizzarla. 

Quanto poi a mettere in crisi il sistema produttivo, nutro seri dubbi circa la reale efficacia di queste manifestazioni. Domani ci saranno vetrine spaccate da risistemare, sampietrini divelti da reinserire sul selciato dei viali, auto incendiate da ricomprare. 

Magari il piccolo commerciante o l’operaio subiranno danni gravissimi, ma il “Sistema”, come molti lo chiamano, finirà per guadagnarci. 

La protesta è, in generale, un atto meraviglioso, ma il modo di esercitarla è ormai fallimentare. Lo abbiamo ereditato dalle generazioni precedenti e lo trasmettiamo a quelle successive, senza rinnovarlo. Come un’abitudine, una tradizione. 

Credo che non solo tra le dinamiche, ma direi anche tra gli slogan degli scioperanti di fine ottocento cannoneggiati da Bava Beccaris e quelli degli studenti di oggi manganellati dai celerini non ci sia alcuna differenza. E questo è terribile, perché nel frattempo i “Savoia” si sono evoluti.

Ci sono casi, come in Val Susa, dove il sopruso necessita ancora di un avanzamento fisico, fatto di ruspe e di trivelle. E allora ben vengano gli assalti ai cantieri, la costruzione delle baite, i consorzi di valligiani per acquistare i terreni. 


Ma in tutti gli altri casi, dove l’affermazione del potere non ha nulla di fisico – il Fiscal Compact o il MES non sono, purtroppo, ruspe e trivelle – opporsi fisicamente serve ancora a qualcosa? 

L’unica utilità è per il Potere, che manda carabinieri e poliziotti a pestare a sangue i ragazzini, in una guerra tra poveri che non ha alcun senso. Perché tanto, alla fine, vince sempre chi si trova in sala regia, a dirigere pattuglie e manifestanti come fossero pedine su un grande gioco dell'oca.

Qual è l’obiettivo? Costringere alla ritirata un blindato? Ne arriverà un altro. Conquistare una piazza? Verrà liberata. Negli ultimi anni i manifestanti arrivano con i caschi, con le maschere antigas, si dispongono a mo’ di testuggine romana, con materassini o assi di plexiglass. 


E’ proprio quello che il Palazzo vuole: avere come spalla manifestanti organizzati, minacciosi e armati di tutto punto. Che facciano il maggior numero possibile di danni, che mettano a ferro e fuoco, a soqquadro la città. Che ingaggino tafferugli con le forze dell’ordine usando tecniche da guerriglia urbana. 

Magari che ci scappi il morto, così che si possa invocare la parola magica, "repressione",  e si possano dare ampi poteri alle forze armate, nel consenso generale dell’opinione pubblica, magari dichiarando lo stato d’assedio.

È il caso di ripensare la protesta. Di esprimere la rabbia e l’indignazione in forme diverse, più costruttive, più pericolose per il Potere. Si potrebbe cominciare, ad esempio, ad occupare le sedi locali e nazionali dei giornali e della RAI. 


Farebbe molto più rumore un TG interrotto dall’arrivo di manifestanti che si impossessano di microfoni e telecamere, che non un liceo autogestito a oltranza dagli studenti che si barricano dentro l’aula magna finché non arriva la Digos a sgomberarli. 

E poi, visto che tutti la definiscono la dittatura delle banche, si potrebbe provare a colpirla ritirando i soldi dai conti correnti e mettendoli sotto al materasso, almeno finché le banche non torneranno ad assumere il loro ruolo originario, quello vicino ai risparmiatori.

Si potrebbe addirittura tornare a ristrutturare il vecchio casale in campagna, avuto in eredità dal nonno [ndr: ad avercelo!], e coltivare la terra. Oggi raccogliere un pomodoro che si è seminato è qualcosa di infinitamente più rivoluzionario che raccogliere un sasso per tirarlo contro un celerino. 


O, infine, gli studenti potrebbero ribellarsi a questo potere reagendo nella maniera che è, tra tutte, sicuramente la più pericolosa: studiare. Essere molto più colti e preparati di chi comanda è l’atto anarco-insurrezionalista più antico ed efficace di sempre.
 


Soldato blu
di Beppe Grillo - www.beppegrillo.it - 15 Novembre 2012

Polizia, chi stai difendendo? Chi è colui che colpisci a terra? Un ragazzo, uno studente, un operaio? E' quello il tuo compito? Ne sei certo? Non ti ho mai visto colpire un politico corrotto, un mafioso, un colluso con la stessa violenza.

Ti ho visto invece scortare al supermercato una senatrice o sfrecciare in moto affiancato ad auto blu nel traffico, a protezione di condannati in giacca e cravatta, di cosiddetti onorevoli, dei responsabili dello sfascio sociale che invece di occuparsi dello Stato si trastullano con la nuova legge elettorale per salvarsi il culo e passano le serate nei talk show.

Di improbabili leader a cui non affideresti neppure la gestione di un condominio che partecipano a grotteschi confronti televisivi per le primarie.

Loro "non tengono" vergogna, tu forse sì. Lo spero. Soldato blu, tu hai il dovere di proteggere i cittadini, non il Potere. Non puoi farlo a qualunque costo, non scagliando il manganello sulla testa di un ragazzino o di un padre di famiglia.

Non con fumogeni ad altezza d'uomo. Chi ti paga è colui che protesta, e paga anche coloro che ti ordinano di caricarlo. Paga per tutti, animale da macello che nessuno considera e la cui protesta, ultimo atto di disobbedienza civile, scatena una repressione esagerata. Soldato blu, ci hanno messi uno contro l'altro, non lo capisci?

I nostri ragazzi non hanno più alcuna speranza, dovranno emigrare o fare i polli di allevamento in un call center. Tu che hai spesso la loro età e difendi la tua posizione sotto pagata dovresti saperlo.

E' una guerra, non ancora dichiarata, tra le giovani generazioni, una in divisa e una in maglietta, mentre i responsabili stanno a guardare sorseggiando il tè, carichi di mega pensioni, prebende, gettoni di presenza, benefit. Soldato blu non ti senti preso per i fondelli a difendere l'indifendibile, a non schierarti con i cittadini?

Togliti il casco e abbraccia chi protesta, cammina al suo fianco. E' un italiano, un'italiana come te, è tuo fratello. è tua sorella, qualche volta, come ieri per gli operai del Sulcis, un padre che ha sputato sangue per farti studiare. Sarà un atto rivoluzionario.


Imprenditori, siate francesi, non solo sfigati
di Paolo Barnard - http://paolobarnard.info - 6 Novembre 2012

Imprenditori e dipendenti italiani, ma quanta sfiga avete? Veramente piange il cuore per voi, e non sto scherzando. Non c’è da scherzare in sta tragedia.

A parte il fatto che avete a rappresentarvi dei fenomeni come Peotta, Squinzi, o Camusso e Rinaldini assortiti (nei corridoi della BCE continuano a chiedersi “ma con leader così, chi mai aveva bisogno di Monti per suicidare l’italia?”). Lasciamo perdere.

La cosa straziante è che mentre qui da noi i tromboni delle Austerità tengono la scena insistendo che i tagli alla spesa pubblica sono La Via Unta dal Signore per il risanamento del Paese in recessione (tradotto: il campo in siccità si salva drenandogli anche la rugiada del mattino, mica mai irrigarlo!), in Francia il governo del sig. Hollande, proprio quell’Hollande del “Bravo Monti!”, fa il contrario. E cosa fa?

Bé, apre i rubinetti di Stato sul campo delle aziende francesi a secco, e le irriga con 20 miliardi di euro di ossigeno. Tradotto: crediti d’imposta alle aziende per 20 miliardi in 3 anni. Ri-tradotto: 300.000 nuovi posti di lavoro stimati. Ma di più!

Il governo di Jean-Marc Ayrault era sotto pressione da parte della lobby dei grandi industriali francesi dell’export per tagliare il costo del lavoro in busta paga. Cioè: far pagare come sempre ai dipendenti l’ossigeno per le aziende.

E invece no! Ayrault ha rispolverato prima Keynes, poi Kalecki, poi Warren Mosler, e invece di togliere il pane agli operai ha aumentato la spesa pubblica di Stato con l’idea - proprio Mosleriana - di offrire alle aziende i crediti d’imposta (lo Stato incasserà meno tasse, ergo il deficit sale).

Cioè: stesso risultato per il datore di lavoro (tagli del 6% sul costo del lavoro, i più alti tagli d’Europa) ma nessuna penalizzazione per i dipendenti. Ma di più, imprenditori! (e non sto scherzando, non è uno di quei pezzi che finisce con “poi mi sono svegliato ed era tutto un sogno”).

I crediti d’imposta sono offerti a tutte le aziende francesi, non solo ai big dell’export, e sono fruibili però solo dalle imprese che li useranno per creare occupazione e per investire in produzione. Vietato sfruttarli per scommettere in finanza.

Madonna! Ma questo è Minsky! è la ME-MMT!
Vero è, e per serietà lo devo scrivere, che Ayrault ha però detto che quei 20 miliardi regalati saranno ripresi dallo Stato con tagli alla spesa pubblica e con un aumento IVA, ma…

… ma questo prelievo accadrà, e con un 'forse' lasciato intendere da Ayrault, fra 3 anni, e poi si consideri che l’IVA francese è molto al di sotto della nostra. Nel mezzo ci sono 3 anni cruciali per le aziende francesi, durante i quali, come scritto sopra, dovranno usare questo regalo per creare occupazione e produzione di beni e servizi per i francesi.

Questo significa un volano per l’economia straordinario, una cosa che qui da noi quell’incapace di Passera e quell’economista da circo Barnum che è il criminale Monti non faranno mai.

La Francia oggi, alla faccia delle Austerità, fa una cosa controcorrente, e riafferma che almeno lei ancora uno straccio di sovranità l’ha mantenuta, alla faccia di Maastricht, dell’Eurozona e del Patto di Stabilità. La mossa di Ayrault non è certo neppure vicina a ciò che un’economia sana dovrebbe fare oggi in Europa, ma è qualcosa, Cristo!

Poi fra 3 anni, quando le imprese francesi saranno al lavoro e quelle italiane all’obitorio, i tromboni criminali delle Austerità italiane rimetteranno gli occhiali da professori, la pettinatura da primari, e vi diranno che la colpa è vostra, imprenditori, che non sapete lavorare, mentre i francesi sì.

Sì stocazzo! E quello che sarà peggio è che i vostri leader, cari imprenditori, gli daranno ragione! Svegliatevi, abbiate dignità! Siate qualcuno! Fate qualcosa! Siate francesi, non solo sfigati!


Di cosa parliamo quando parliamo di decrescita?
da Rainews - 10 Novembre 2012

Stefano Bartolini: «Recessione e decrescita sono due termini che hanno un significato completamente diverso: la recessione è una crisi...la decrescita è una prospettiva di lungo periodo»

La trasmissione "L'inchiesta" (Rainews24) a cura di Maurizio Torrealta, si è occupata di decrescita. 

Che significa recessione? E cosa significa decrescita? Possono o non possono essere utilizzati come sinonimi uno dell'altro?

Come il concetto di decrescita è in relazione con i dati del prezzo del picco del petrolio e delle altre materie prime? Come si può passare da un momento di crisi a un momento di decrescita? 

In quali settori dell'economia reale e con quali priorità bisognerebbe agire? E chi può investire nella decrescita?

A questi ed altri interrogativi hanno risposto gli ospiti in studio: Ugo Bardi, Stefano Bartolini, Debora Billi, Maurizio Pallante.