venerdì 8 marzo 2013

Lo stallo dopo la tempesta



Ora che la sabbia post-elettorale si sta lentamente depositando, il sistema partitico e l’annesso circo mediatico cominciano (forse) a rendersi conto della nuova realtà che li circonda. 

Ma cercano ugualmente di rimuoverla come si fa di solito con gli incubi dopo il suono della sveglia.

Il Pd infatti sta reagendo con il rincorrere fuori tempo massimo alcune tematiche del programma del M5S, senza tema di umiliarsi e di apparire ulteriormente ridicolo di quanto già non lo sia dopo il suo “exploit” elettorale.

Naturalmente è al Pd che tocca l’obbligo di avanzare la prima mossa, come partito leader della coalizione con la maggioranza assoluta alla Camera, ma gli 8 punti di Bersani – che se letti bene sono circa 50 – scimmiottano in maniera fumosa e confusa il programma del M5S e sono destinati a non raccogliere quel consenso al Senato necessario per un governo stabile, ancorché di breve durata.

Il Pdl è sotto shock dopo il suo risultato elettorale che lo condanna all’ininfluenza totale e dopo l’ennesima condanna del suo leader che ormai non fa più notizia.

La Lista Civica di Monti è “non pervenuta” e il suo creatore è destinato a rimanere a Palazzo Chigi fino all’entrata in carica del nuovo Presidente della Repubblica, il quale potrebbe sciogliere subito le Camere e indire nuove elezioni a Giugno.

Ma si può votare ancora tra 3 mesi con la peggiore legge elettorale del globo, il Porcellum?

Questa è la domanda fondamentale, in quanto le altre hanno già una risposta molto probabile. E cioè: Bersani non riuscirà a formare alcun governo con il M5S, ma il Pd insieme a Monti riusciranno invece alla quarta votazione a far eleggere il “loro” candidato alla Presidenza della Repubblica.

Il nuovo Presidente quindi avrà di fronte due strade: 

1)      Sciogliere le Camere e indire nuove elezioni a Giugno con il Porcellum - ma con il forte rischio di una replica dello stesso instabile risultato elettorale di 2 settimane fa, magari con il M5S che conquista la maggioranza assoluta alla Camera a cui si aggiunge il solito “ingovernabile” Senato.

2)      Dare l’incarico a una figura super partes che formi un governo a tempo con persone competenti sganciate dal mondo politico-partitico e che presenti 3-4 punti di programma precisi e realizzabili in un anno, a partire dalla riforma della legge elettorale.

E chissà che non possa essere proprio l’allora senatore a vita Giorgio Napolitano a formare questo governo a tempo determinato.