martedì 23 ottobre 2012

Cancellare il debito

Alcuni articoli che hanno in comune la stessa modalità per eliminare alla radice il falso problema del debito pubblico e tutto il suo corollario di manovre lacrime e sangue da far ingoiare ai soliti noti.

Lo si cancella con un tratto di penna o, meglio ancora, pigiando semplicemente un tasto della tastiera di un computer...


Loro sanno che il debito pubblico si può cancellare
di GZ - www.cobraf.com - 21 Ottobre 2012

Questo mese le pubblicazioni economiche più importanti al mondo parlano della semplice e radicale soluzione del debito pubblico che qui si propone da due anni, cioè SEMPLICEMENTE DI CANCELLARLO, di farlo sparire nel bilancio della Banca Centrale (per sempre).  

Niente finanziarie di tasse, sacrifici, aumenti di IVA e accise, posti di blocco della GdiF, vendite di beni pubblici... una semplice MANOVRA CONTABILE CHE NON COSTA UN EURO.  

Non è questione di una teoria "MMT" e Mosler, lo sanno tutti, sotto sotto, a Londra e a New York, al Fondo Monetario, al Wall Street Journal, al Telegraph, al Financial Times, alla City di Londra che il debito pubblico è un gioco di prestigio, un imbroglio e il governo lo potrebbe cancellare quando vuole.

Alcuni pensano che proponga "teorie". Errore: qui mi limito ad informare il popolo di quello che si sa nei piani alti.

Il 16 ottobre sul Wall Street Journal: "La Tentazione della Gran Bretagna: cosa succederebbe se la Banca di Inghilterra cancellasse semplicemente i 400 miliardi di debito pubblico che ora detiene.." ("..What would happen if the Bank of England simply canceled the nearly £400 billion of government debt that it holds?..")

Qualche giorno fa Gavyn Davies sul Financial Times, editoriale titolato: "La Banca Centrale cancellerà il debito pubblico ?" (Will central banks cancel government debt?). Questo Davies è l'ex capo economista di Goldman Sachs e cita Lord Turner (capo della FSA, la Consob inglese, che avrebbe detto in privato che una soluzione fattibile (Tuner ha poi cercato di smentire quando è apparso riportato sul Guardian)

Oggi sul Telegraph Ambrose Evans-Pritchard cita il report di due ricercatori al Fondo Monetario uscito ad agosto (di cui avevo parlato) che dimostra anche matematicamente che se lo stato stampa moneta in misura sufficiente, può eliminare sia il debito pubblico che il credito bancario e il risultato come PIL, reddito e il resto sarebbe ottimo.

Oggi su BusinessInsider.com Joe Weisenthal cita un trader a Londra che gli parla della possibilità che la Banca di Inghilterra, che ha già comprato 1/4 del debito pubblico inglese, semplicemente lo mandi al macero e dica al governo che non le deve più niente. People Are Talking About A National Debt Solution That Might Actually Make Your Brain Hurt.

Come ha scritto Warren Mosler e spiegato al convegno di Rimini ieri, lo stato non ha bisogno di finanziarsi emettendo debito, la prova è che in Inghilterra da cinque anni stanno quatti quatti ritirando il debito pubblico con una pura manovra contabile, senza aumentare tasse e fare austerità, senza vendere beni pubblici, semplicemente scambiando Gilt con Sterline. 

E negli ultimi giorni Wall Street Journal, Financial Times e Telegraph parlano del fatto la Bank of England può ora semplicemente cancellarli con un colpo di tastiera...paf !... e 400 miliardi di titoli di stato non esistono più...

Nonostante sia ovvio che funzioni così e sia facile da spiegare, nonostante che qui si riportino esempi su esempi nella storia, nella letteratura economica e persino nell'establishment finanziario attuale del fatto che funzioni così, lo stesso tanta gente ha paura di pensare con la propria testa e accetta un idea solo quando appare su Repubblica, Corriere e in TV. Come titola Joe Weisenthal "...una soluzione al problema del debito che fa sì che il tuo cervello ti faccia male"

LO SANNO TUTTI A QUEL LIVELLO, ma il pueblo italiano e spagnolo (ad esempio anche i nostri vari antitrader, hobi50, traderoscar, vincenzoS...qui sul forum) va menato per il naso con la favola del "dobbiamo pagare i debiti" (dello Stato).


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Loro sanno che il debito pubblico si può cancellare  - II
 
Tutti gli articoli citati qui sopra si riferivano al fatto che DOPO CHE LA BANCA DI INGHILTERRA O LA FED HANNO RICOMPRATO TITOLI DI STATO (dal pubblico, da istituzioni finanziarie o da chiunque glieli venda) li possono ora cancellare e cominciano a circolare rumors che alla fine facciano proprio questo (è scritto negli articoli citati sotto, ma come al solito arrivano commenti di chi non li legge e mi tocca riassumerli)

1) le Banche centrali stanno comprando tonnellate titoli di stato dal 2009 o sul mercato secondario come la FED e la Bank of Japan o anche direttamente in asta (come la Banca di Inghilterra (e come faceva la Banca d'Italia ai bei tempi)

2) dopodichè la la Banca centrale in teoria dovrebbe tenerli fino alla scadenza e alla fine ricevere indietro i soldi dallo stato, quando appunto tra 3 o 5 o 10 anni i titoli scadono. Finora Ben Bernanke e Mervyn King hanno dato da intendere che era così, che si comportavano come un normale investitore che compra titoli di stato e poi quando scadono riceve i soldi del loro ammontare. Cioè finora avevano detto che compravano migliaia di miliardi di bonds solo per abbassarne il costo (vedi anche Draghi negli ultimi due mesi).

3) Ma in realtà la Banca Centrale è lei stessa parte dello stato, è lei che garantisce tutti gli assegni e passa tutti i bonifici dello stato, perchè può accreditare qualunque somma senza limiti e senza vincoli e i soldi" li crea con il computer quando le pare, per cui se alla scadenza dei titoli di stato si accreditasse l'importo sarebbe solo una finzione contabile tra lei e il Tesoro. Le passività nel bilancio del Tesoro diventano attività nel bilancio della Banca Centrale e viceversa, ma non ci sono vincoli, possono fare come vogliono, 100 miliardi a destra e -100 miliardi a sinistra. E' SOLO CONTABILITA'.

Di conseguenza, ora che sono passati 4 anni dall'inizio dell'Alleggerimento Quantitativo cominciano a far circolare l'ipotesi che in realtà alla Banca centrale alla fine non si faranno riaccreditare l'importo dei bonds dal Tesoro che poi dovrebbe tornare in asta a venderne un altro importo equivalente per essere in grado di fare l'accredito sul conto della Banca Centrale. 

Ma dato appunto che possono farlo senza alcun costo e senza alcun problema, possono alla fine far cancellare tutti questi 4 o 5 mila miliardi di titoli.

Come spiegato dozzine di volte non creerebbe inflazione, perchè i soldi lo stato li ha già spesi e non cambia l'ammontare della spesa pubblica. 

Il fatto che continui a finanziarsi con debito oppure che di fatto (come questi articoli implicano) si finanzi semplicemente con moneta cambia solo i rendimenti sul mercato del reddito fisso (cioè la gente che vuole investire si ritrova meno titoli governativi e metterà i soldi in qualcosa d'altro)


Un piano epico del FMI per scongiurare il debito e detronizzare i banchieri
di Ambrose Evans-Pritchard - www.telegraph.co.uk - 21 Ottobre 2012 
Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI

Allora esiste la bacchetta magica!

Un documento rivoluzionario emesso dal Fondo Monetario Internazionale afferma che si potrebbe eliminare il debito pubblico netto degli Stati Uniti in un colpo solo, e di conseguenza fare la stessa cosa per la Gran Bretagna, la Germania, l'Italia o il Giappone.


Il rapporto del FMI dice che il gioco di prestigio è quello di cambiare il nostro sistema che chiede alle banche private di creare il nostro denaro. Si potrebbe tagliare il debito privato del 100 % del PIL, rilanciare la crescita, stabilizzare i prezzi e detronizzare i banchieri, tutto allo stesso tempo.

Si potrebbe fare in modo pulito e indolore, per ordine legislativo, molto più rapidamente di quanto si possa immaginare. Il gioco di prestigio è quello di sostituire il nostro sistema di denaro creato da una banca privata - circa il 97% della massa monetaria - con un sistema di stato che crea il suo denaro. Torniamo alla norma storica, prima che Carlo II mettesse in mani private  il controllo della moneta con la legge inglese Free Coinage Act del 1666.


In particolare, questo consiste in un assalto alla "riserva frazionaria". Se i creditori sono costretti a versare il 100% come riserva per i depositi, perdono l’esorbitante privilegio di creare denaro dal nulla.


La nazione riacquista il controllo sovrano sull'offerta di moneta. Non ci sono più banche coinvolte e nemmeno cicli con alti e bassi di credito. Il gioco di prestigio contabile farà il resto. Questo è l'argomento.

Qualche lettore potrebbe già aver visto lo studio del FMI, di Jaromir Benes e Michael Kumhof, che è uscito nel mese di agosto e ha iniziato ad avere un codazzo di  cultori in tutto il mondo.

Si chiama  "The Chicago Plan Revisited" (1) e fa rivivere il primo schema proposto dai professori Henry Simons e Irving Fisher nel 1936 durante il fermento del pensiero creativo alla fine della Grande Depressione.

Irving Fisher aveva pensato che i cicli di credito portano ad una concentrazione malsana di ricchezza. Vide  con i propri occhi nel 1930 i creditori opprimere i poveri agricoltori, sequestrando la loro terra o comprandosela per un tozzo di pane.

Ma,  alla fine, i contadini trovarono  il  modo  di   difendersi,  mettendosi insieme  e  inventando le “Aste a un dollaro", comprandosi a vicenda le loro proprietà e poi ricomprandosele . Qualsiasi estraneo che avesse cercato di fare offerte superiori sarebbe stato picchiato a sangue.

Benes e Kumhof sostengono che il trauma del ciclo del credito - causato dalla creazione di denaro da parte di privati – ha radici profonde nella storia e si trova già alla base della cancellazione del debito nelle religioni antiche della Mesopotamia e del Medio Oriente.

I cicli dei raccolti portarono a default sistemici, migliaia di anni fa, con la confisca dei beni a garanzia, e la concentrazione della ricchezza nelle mani dei creditori. Ma questi episodi non sono stati solo causati dal maltempo, come si è sempre detto, ma sono stati amplificati dagli effetti del credito.

Il legislatore, filosofo e poeta ateniese Solone mise in atto  il primo Vero piano Chicago/New Deal,  nel 599 a.C. per  ridurre le sofferenze degli agricoltori provocate dagli oligarchi che beneficiavano dei vantaggi del conio della moneta privata. 

Cancellò tutti i debiti, restituì le terre confiscate dai creditori, fissò i prezzi delle materie prime (cose molto simili a quello che fece Franklin Roosevelt), e consapevolmente cominciò a coniare moneta emessa dallo stato "senza-debito".

I Romani inviarono una delegazione per studiare le riforme di Solone 150 anni dopo e copiarono le sue idee, per creare il loro proprio sistema  fiat money, poggiato sulla Aternia Lex del 454 aC.

Si tratta di una leggenda - innocentemente raccontata dal grande Adam Smith - sul denaro usato come mezzo di  scambio basato su materie prime o legato all’oro, che è stato sempre molto apprezzato, ma questa è un'altra storia, anche perché gli amanti del prezioso metallo spesso confondono le due questioni.

Studi antropologici dimostrano che la moneta come mezzo di scambio ebbe inizio nella notte dei tempi. Gli Spartani vietarono le monete d'oro e le sostituirono con dischi di ferro di poco valore intrinseco. 

Gli antichi Romani utilizzavano tavolette di bronzo. Il loro valore era stato interamente determinato dalla legge - una dottrina spiegata da Aristotele nella sua Etica - come il dollaro, l'euro o la sterlina di oggi.

Alcuni sostengono che Roma cominciò a perdere il suo spirito di solidarietà, quando permise ad una oligarchia di emettere privatamente monete  a base di argento  durante le guerre puniche ed il sistema di controllo scivolò dalle mani del Senato. Si potrebbe chiamare il sistema bancario ombra di Roma. L'evidenza suggerisce che poi divenne una macchina per l’accumulazione della ricchezza delle elites.

Un controllo sovrano, incontrastato o papale sulle valute continuò per tutto il Medioevo fino a quando l'Inghilterra ruppe i clichè nel 1666. Benes e Kumhof dicono che questo fu l'inizio dell’epoca delle bolle finanziarie.

Si potrebbe anche dire che questo aprì la strada alla rivoluzione agricola dell’Inghilterra del 18° secolo, alla rivoluzione industriale che seguì e al più grande balzo economico e tecnologico mai visto. Ma cavillare serve poco (N.d.T. anche perché l’autore è British).

Gli autori originali del Piano di Chicago dovevano fronteggiare la Grande Depressione e credevano di poter  evitare il caos sociale causato dalle forti oscillazioni dei crolli e dei rialzi, senza bloccare il dinamismo economico.

Il benefico effetto collaterale delle loro proposte portò al passaggio dal debito pubblico ad un surplus nazionale, come per magia. "Perché le banche con il piano di Chicago devono prestare tutte le riserve delle loro tesorerie, e in questo modo il governo acquisirebbe un grande risparmio nei confronti delle banche. La nostra analisi rileva che il governo restò con un debito molto più basso, di fatto negativo, senza l’onere netto del debito. "

Il documento FMI dice che il totale delle passività del sistema finanziario degli Stati Uniti – incluso il sistema  bancario ombra - è circa al 200 % del PIL. La nuova regola sulle riserve sarebbe una manna e potrebbe servire ad un  "enorme buy-back del debito privato", forse del 100 % del PIL.

Quindi Washington potrebbe emettere molto più denaro fiat, da non rimborsare, cosa che diverrebbe patrimonio netto della repubblica, non il suo debito.


La chiave del Piano di Chicago era la separazione tra "funzioni monetarie e creditizie" del sistema bancario. "La quantità di denaro e la quantità di credito diverrebbero completamente indipendenti l'una dall'altra."

I finanziatori privati ​​non sarebbero più in grado di creare nuovi depositi "ex nihilo". Il nuovo credito bancario dovrebbe essere finanziato solo da nuovi utili.

"Il controllo della crescita del credito sarebbe molto più semplice perché le banche non sarebbero più in grado, come lo sono oggi, di creare fondi propri, depositi, nell'atto di fare prestiti, un privilegio straordinario di cui non gode nessun altro tipo di business ", dichiara il documento del FMI.

"Piuttosto, le banche potrebbero diventare quello che molti erroneamente credono che siano oggi, degli intermediari puri che devono ricevere finanziamenti esterni, prima di essere in grado di fare prestiti."

Per la prima volta la US Federal Reserve avrebbe un controllo reale sull'offerta di moneta, cosa che rende più facile gestire l'inflazione. Fu proprio per questo motivo che Milton Friedman chiese, nel 1967, che le riserve bancarie  coprissero il 100 % dei prestiti. Anche gli operatori sul libero mercato implicitamente hanno chiesto un giro di vite sul denaro privato.

Il cambio può comportare un aumento del 10% , sulle spese economiche di lungo termine. "Nessuno di questi benefici servirà a diminuire le spese per la funzionalità di un sistema finanziario privato."

Simons e Fisher volavano alla cieca nel 1930. Non disponevano dei moderni strumenti necessari per incrociare i numeri, quindi il team del FMI ora l'ha fatto per loro -  utilizzando il modello stocastico `DSGE 'ora di rigore nelle alte economie, amato e odiato in egual misura.

Il risultato è sorprendente. Simons e Fisher sottovalutarono le loro rivelazioni. Forse è possibile affrontare i capi della plutocrazia bancaria senza mettere in pericolo l'economia.
Benes e Kumhof fanno affermazioni di grande importanza, tanto che mi lasciano perplesso, ad essere onesti. I lettori che vogliono conoscere i dettagli tecnici possono farsi una propria opinione leggendo il loro testo riportato nella Nota (1).

Il duo del FMI ha dei sostenitori: Il Professor Richard Werner dell'Università di Southampton - che ha coniato il termine quantitative easing (QE) nel 1990 - ha testimoniato alla Commissione britannica Vickers che il passaggio di emissione di denaro allo stato porterebbe ad un maggior benessere ed è stato  sostenuto da una campagna del Gruppo di  Positive Money e dalla  New Economics Foundation. 

Questa teoria ha anche forti critiche. Tim Congdon di International Monetary Research dice che le banche sono in un certo senso già costrette ad aumentare le riserve dalle norme UE, dalle regole di Basilea III e dalle varianti che coprono tutto d’oro nel Regno Unito. L'effetto è stato quello di soffocare i prestiti al settore privato.

Dice che è la ragione principale per cui l'economia mondiale rimane bloccata, quasi in crisi, e perché le banche centrali si trovano a dover ammortizzare lo shock con il QE.

"Se fosse adottato questo piano, ci sarebbero devastazioni nei profitti bancari e causerebbe un enorme disastro deflazionistico. Dovrebbero fare un “ QE al quadrato”'per compensare il danno.


Il risultato sarebbe un enorme cambiamento nei bilanci delle banche che non darebbero più prestiti privati per i titoli di Stato. Questo è accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale, ma quello era un costo anomalo per sconfiggere il fascismo.

Per fare questo in modo permanente in tempo di pace ci sarebbe quello da cambiare il carattere del capitalismo occidentale. "La gente non sarebbe in grado di ottenere denaro dalle banche. Ci sarebbe un danno enorme per l'efficienza dell'economia".

Probabilmente, soffocherebbe la libertà e metterebbe sul trono uno stato Leviatano. Alla lunga potrebbe essere ancora più spiacevole di un dominio dei banchieri.

Personalmente, io sono molto lontano dal raggiungere una conclusione in questo straordinario dibattito. Lasciamo correre, e aspettiamo che si litighi fino a quando non si saranno chiariti questi concetti.

Una cosa è certa. La City di Londra avrà una grande difficoltà a conservare i suoi privilegi se una qualsiasi delle varianti del Piano di Chicago dovesse cominciare ad avere un sostegno abbastanza ampio.


Note:
  1. http://www.imf.org/external/pubs/ft/wp/2012/wp12202.pdf


L'Islanda e il rifiuto dell'austerità
di Salim Lamrani* - www.mondialisation.ca - 12 Ottobre 2012
Traduzione a cura di CRISTINAM per www.comedonchisciotte.org
 
Di fronte alla crisi economica, mentre l'Unione europea ha scelto la strada dell' austerità e ha deciso di salvare le banche, l'Islanda ha invece provveduto a nazionalizzare le istituzioni finanziarie e respinto le politiche di rigore fiscale. Con un tasso di crescita del 2,7% nel 2012, anche il Fondo monetario internazionale (FMI) ha lodato la ripresa economica del paese.

Quando, nel settembre 2008, la crisi economica e finanziaria colpì l'Islanda, un piccolo arcipelago nel nord Europa abitato da 320.000 persone, l'impatto fu disastroso, come nel resto del continente. 


La speculazione finanziaria portò le tre maggiori banche al fallimento, le cui attività rappresentavano una somma dieci volte superiore al PIL della nazione, con una perdita netta di $ 85 miliardi di dollari. 

Il tasso di disoccupazione si moltiplicò per 9 tra il 2008 e il 2010, mentre il paese un tempo godeva della piena occupazione. Il debito dell'Islanda rappresentava il 900% del PIL e la moneta nazionale venne svalutata del 80% nei confronti dell'euro. Il paese fu immerso in una profonda recessione, con un calo del PIL del 11% in due anni [1].

Di fronte alla crisi


Nel 2009, quando il governo volle attuare le misure di austerità richieste dal FMI in cambio di aiuti finanziari pari a 2,1 miliardi di euro, una forte mobilitazione popolare lo costrinse a dimettersi. Durante le elezioni, anticipate la sinistra conquistò la maggioranza assoluta in Parlamento. [2]

Il nuovo governo tuttavia adottò la legge "Icesave" - dal nome della banca privata on-line andata in bancarotta di cui gli investitori privati erano in gran parte olandesi e britannici - per rimborsare i clienti stranieri. 


Questa legislazione costringeva tutti gli islandesi a ripagare un debito di 3,5 miliardi di euro (40% del PIL) - 9000 euro pro capite - nell'arco di quindici anni ad un tasso del 5%. 

Di fronte a nuove proteste popolari, il Presidente rifiutò di ratificare il testo parlamentare e indisse un referendum. Nel marzo 2010, il 93% degli islandesi respinse la legge sul rimborso dei danni causati da "Icesave". Ripresentata a un referendum nell'aprile 2011 la legge, venne nuovamente respinta in modo schiacciante 63% [3].

Una nuova costituzione, redatta dall'Assemblea Costituente di 25 persone elette a suffragio universale tra 522 candidati, composta da 9 capitoli e 114 articoli, venne adottata nel 2011. 


Prevede un diritto di informazione, l'accesso del pubblico ai documenti ufficiali (articolo 15), la creazione di un Organismo di Vigilanza sulle responsabilità del governo (articolo 63), il diritto di consultazione diretta (articolo 65) - il 10% degli elettori può richiedere un referendum sulle leggi approvate dal Parlamento -. e la nomina del presidente del Consiglio da parte del Parlamento [4]

Così, a differenza delle altre nazioni dell'UE nella stessa situazione, che hanno applicato alla lettera le richieste del Fondo monetario internazionale, che esigeva l'attuazione di severe misure di austerità, come in Grecia, Irlanda, Italia o Spagna, l'Islanda scelse una via alternativa. Quando nel 2008, le tre banche principali, Glitnir, Kaupthing e Landsbankinn fallirono, lo stato islandese rifiutò di iniettare fondi pubblici, come nel resto d'Europa. Invece, procedette alla loro nazionalizzazione. [5]

Allo stesso modo, le banche private sono state costrette a cancellare tutti i debiti a tassi variabili superiori al 110% del valore della proprietà, evitando così crisi dei subprime come negli Stati Uniti. Inoltre, la Corte Suprema dichiarò illegali tutti i prestiti indicizzati a valute estere concessi a persone fisiche, costringendo le banche a rinunciare ai propri crediti, per il beneficio della popolazione [6].

I responsabili del disastro - i banchieri speculatori che causarono il crollo del sistema finanziario islandese - non hanno beneficiato della clemenza popolare come invece nel resto d'Europa, dove sono stati regolarmente assolti. In realtà, vennero processati e incarcerati da Olafur Thor Hauksson, Procuratore speciale nominato dal Parlamento. Anche il primo ministro Geir Haarde, accusato di negligenza nella gestione della crisi, non evitò un processo. [7]

Un'alternativa alla austerità

I risultati della politica islandese economica e sociale sono stati spettacolari. Mentre l'Unione europea è in una fase di recessione, l'Islanda ha avuto un tasso di crescita del 2,1% nel 2011 e si prevede un tasso del 2,7% per il 2012, e un tasso di disoccupazione che oscilla intorno al 6% [8]. Il paese si è anche offerto di rimborsare anticipatamente i suoi debiti al FMI. [9]

Il presidente islandese Olafur Grimsson ha spiegato questo miracolo economico: "La differenza è che in Islanda abbiamo lasciato fallire le banche. Erano istituzioni private. Non abbiamo iniettato denaro per tenerle a galla. Lo Stato non si è assunto questa responsabilità "[10].

Contro ogni previsione, il Fondo monetario internazionale ha accolto con favore la politica del governo islandese - che ha applicato misure agli antipodi di quelle che esso sostiene - il che ha permesso di preservare "il prezioso modello nordico della protezione sociale". In effetti l'Islanda ha un indice di sviluppo umano molto alto. "Il FMI dichiara che il piano di salvataggio islandese offre lezioni per i tempi di crisi." 


L'organizzazione ha aggiunto che "il fatto che l'Islanda sia riuscita a conservare il benessere sociale delle famiglie e ottenere un importante consolidamento fiscale è uno dei più grandi successi del programma del governo islandese." Il FMI ha omesso di dire che questi risultati sono stati possibili solo perché l'Islanda ha rifiutato la sua terapia di shock neoliberista, attuando invece un piano di recupero efficace e alternativo [11].

Il caso dell'Islanda dimostra che vi è un'alternativa credibile alle politiche di austerità attuate in tutta Europa. Queste, oltre ad essere economicamente inefficienti, sono politicamente costose e socialmente insostenibili. Con la scelta di mettere l'interesse pubblico al di sopra di quello del mercato, l'Islanda mostra la via al resto del continente per uscire dalla crisi.


NOTE:

[1] Paul M. Poulsen, « Comment l’Islande, naguère au bord du gouffre, a pu se rétablir », Fond monétaire international, 26 ottobre 2011. http://www.imf.org/external/french/np/blog/2011/102611f.htm (sito consultato l'11 settembre 2012).
[2] Marie-Joëlle Gros, « Islande : la reprise a une sale dette », Libération, 15 aprile 2012.
[3] Comité d’annulation de la dette du Tiers-monde, « Quand l’Islande réinvente la démocratie », 4 dicembre 2010.
[4] Costituzione islandese, 29 luglio 2011. http://stjornlagarad.is/other_files/stjornlagarad/Frumvarp-enska.pdf (sito consultato l'11 settembre 2012).
[5] Antoine Grenapin, « Comment l’Islande est sortie de l’enfer », Le Point, 27 febbraio 2012.
[6] Marie-Joëlle Gros, « Islande : la reprise a une sale dette », op. cit.
[7] Caroline Bruneau, « Crise islandaise : l’ex-premier ministre n’est pas sanctionné », 13 maggio 2012.
[8] Ambrose Evans-Pritchard, « Iceland Wins in the End », The Daily Telegraph, 28 novembre 2011.
[9] Le Figaro, « L’Islande a déjà remboursé le FMI », 16 marzo 2012.
[10] Ambrose Evans-Pritchard, « Iceland Offers Risky Temptation for Ireland as Recession Ends », The Daily Telegraph, 8 dicembre 2010.
[11] Omar R. Valdimarsson, « IMF Says Bailout Iceland-Style Hold Lessons in Crisis Times », Business Week, 13 agosto 2012.  



*Salim Lamrani
Dottorato Iberista e Latino-americano Università Paris Sorbonne-Paris IV Salim Lamrani è docente all'Università di Réunion, giornalista, specialista delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti.
Il suo ultimo libro si intitola "Stato di assedio. Le sanzioni economiche degli USA contro Cuba" Paris, Éditions Estrella, 2011 (prologo di Wayne S. Smith e prefazione di Paul Estrade).
Contatti: lamranisalim@yahoo.fr ; Salim.Lamrani@univ-reunion.fr
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