lunedì 22 agosto 2011

Libia - update

Un altro aggiornamento sugli ultimi sanguinosi sviluppi della guerra della Nato contro la Libia.

I media mainstream - occidentali e arabi, tutti complici della Nato - continuano a parlare e scrivere di Gheddafi come di un uomo finito e in preda ai suoi deliri sconnessi dalla realtà.

La sua sorte come leader indiscusso della Jamahiriya sembra ormai segnata, anche se si batterà fino alla morte.

I deliri di chi scrive sui media mainstream proseguono invece senza sosta e implacabili.

Come ad esempio questo titolo di oggi, opera della mente malata di chi fa parte della redazione online del Corriere della Sera: "L'effetto Libia rianima le Borse". Ovviamente sono i titoli petroliferi ad essere maggiormente rianimati dal sangue dei libici.

Semplicemente allucinante.


La Sirena imperialista suona a Tripoli
di Thierry Meyssan - http://byebyeunclesam.wordpress.com - 22 Agosto 2011

Sabato 20 Agosto alle 20, all’ora dell’Iftar, la rottura del digiuno del Ramadan, la NATO ha lanciato l’”Operazione Sirena”.

Le Sirene sono altoparlanti delle moschee che sono stati utilizzati per lanciare un appello di Al Qaeda alla rivolta. Immediatamente le cellule dormienti dei ribelli sono entrate in azione. Si è trattato di piccoli gruppi molto mobili, che hanno moltiplicato gli attacchi. I combattimenti nella notte hanno fatto 350 morti e 3.000 feriti.

La situazione si è stabilizzata nella giornata di domenica.

Una nave NATO ha attraccato vicino a Tripoli, consegnando armi pesanti e sbarcando jihadisti di Al Qaeda, inquadrati da ufficiali della NATO stessa.

I combattimenti sono ripresi nella notte. Con grande violenza. I droni e gli aerei della NATO bombardano ovunque. Gli elicotteri mitragliano le persone nelle strade per aprire la strada ai jihadisti.

In serata un convoglio di auto ufficiali che trasportavano personalità di primo piano del governo è stato attaccato. Si è rifugiato all’hotel Rixos dove alloggia la stampa straniera. La NATO non ha osato bombardare per non uccidere i propri giornalisti. L’hotel, nel quale mi trovo, è sotto un tiro nutrito. Alle 23,30, il Ministero della Salute ha constatato che gli ospedali sono saturi. All’inizio della serata si contavano già 1.300 morti e 5.000 feriti.

La NATO aveva ricevuto per missione dal Consiglio di Sicurezza di proteggere i civili. In realtà, si stanno rinnovando i massacri coloniali.

___

Ore 1. Khamis Gheddafi è venuto personalmente a consegnare delle armi per difendere l’hotel. E’ ripartito. I combattimenti sono molto violenti tutto intorno.

Fonte: voltairenet.org

“E’ un disastro”: gli ultimi avvenimenti secondo l’agenzia di stampa Fides

Roma, 22 agosto – ”I combattimenti e i cannoneggiamenti sono ancora in corso. E’ un disastro”. E’ quanto riferiscono all’Agenzia Fides da Tripoli fonti locali, che hanno chiesto l’anonimato per ragioni di sicurezza. ”Non sappiamo – aggiungono – come stia evolvendo la situazione perché uscire di casa significa mettere a rischio la vita”. Le stesse fonti fanno sapere che al momento non si conosce la sorte del leader Gheddafi.

Le fonti di Fides ricostruiscono così gli ultimi avvenimenti: ”I ribelli hanno iniziato la loro offensiva venerdì sera. Sabato 20 agosto alle 9 del mattino sono iniziati violenti combattimenti che sono durati fino all’una. Domenica 21 i combattimenti sono ripresi con violenza e sono durati tutta la giornata. I bombardamenti aerei della NATO sono continuati fino a ieri. Sono stati molti violenti specialmente sabato durante le prime fasi dell’offensiva di terra”.
(ANSA)

“Malgrado l’attacco” e la propaganda

Tripoli, 22 agosto – Mentre a Tripoli è in atto la battaglia finale tra i lealisti del colonnello libico Muammar Gheddafi e i ribelli, la tv di Stato libica trasmette un programma intitolato ‘Malgrado l’attacco’, con interviste a civili feriti e persone ricoverate in ospedale. Una delle persone interpellate dalla tv di Stato ha espresso la propria vicinanza a Gheddafi per la ”perdita” dei figli Saif al-Islam e Muhammad, che sarebbero stati catturati dai ribelli. In precedenza la tv al-Jazeera aveva riferito che i ribelli avevano preso il controllo della radio e della tv di Stato.
(Rak/Col/Adnkronos)

Con un aggiornamento, lo stesso Thierry Meyssan, stamane, comunica di esser in pericolo di vita insieme al collega Mahdi Darius Nazemroaya e di essere impossibilitati a raggiungere le sedi delle tre ambasciate che hanno offerto loro protezione diplomatica.



I media occidentali complici del "bagno di sangue umanitario" della Nato
da www.globalresearch.ca - 22 Agosto 2011

I giornalisti stranieri intrappolati in un albergo deserto a Tripoli

I giornalisti stranieri che erano obbligati a rimanere in albergo durante il conflitto sono ora intrappolati nell’edificio visto che praticamente tutto lo staff e il personale di sicurezza è fuggito per salvarsi la vita.

Il giornalista Mahdi Nazemroaya del Center for Research on Globalisation è a Tripoli e ha rilasciato una dichiarazione dal vivo a RT, dicendo che la situazione è critica e che le prossime ore saranno decisive.

Secondo il giornalista, il Consiglio di Transizione dei ribelli ha ordinato ai cecchini di controllare l’area intorno all’albergo dove soggiornano i giornalisti stranieri per assicurarsi che non avvengano scene caotiche nei paraggi. C’è una calca di persone esaltate che cantano slogan di vittoria, che sparano nell’aria e la situazione è sempre più tesa.

“Non c'è personale di sicurezza, gli unici sono i giornalisti che controllano il perimetro [dell’albergo] per se stessi”, ha detto Mahdi Nazemroaya aggiungendo che i ribelli hanno controllato la documentazione degli ospiti presenti nell’albergo, visto che lo staff lo aveva abbandonato, e hanno scoperto che alcuni dei giornalisti che sostavano nell’albergo non erano affatto giornalisti.

Mahdi Nazemroaya ha detto che sono state usate tattiche "jugoslave", con la NATO che ha bombardato le infrastrutture militari e civili per fare strada ai ribelli.

“La NATO ha fatto tutto da sola e i loro dirigenti devono essere ritenuti criminali di guerra per aver ucciso i civili”, ha detto, domandandosi perché la NATO si è impegnato nel rovesciare Muammar Gheddafi mentre i regimi del Qatar e del Bahrein hanno soppresso la democrazia e stanno uccidendo la loro gente senza essere ritenuti responsabili.

Saccheggiatori hanno già rubato i computer e gli schermi dal primo piano dell’albergo, e sono entrati nelle stanze arraffando quello che potevano.

I giornalisti nell’albergo ormai deserto sono nel panico, affiggendo segnali con le scritte “TV” e “STAMPA” ovunque possono, anche su di sé.

I giornalisti stanno sperando senza grandi possibilità che verranno evacuati dai contingenti internazionali delle Nazioni Unite, e non dalla NATO. Nazemroaya dice che si è riunita una folla fuori dall’albergo con l’obbiettivo manifesto di seminare il panico e intimidire la stampa.

I ribelli libici dicono di avere il controllo della maggior parte di Tripoli.

Due dei figli di Gheddafi sono stati arrestati con alcuni report che suggeriscono che il leader stesso sia in una unità cardiaca specializzata in una città a 14 chilometri a est dalla capitale.

Dopo una notte di caos nella capitale, le folle si sono riunite nella piazza centrale della città sventolando le bandiere della rivoluzione.


La tragedia di Tripoli e del Mediterraneo

di Pino Cabras - Megachip - 22 Agosto 2011

Si consuma una grande tragedia, in queste ore, sulle altre sponde del nostro mare, tra Tripoli e Gaza. Sono le avvisaglie di un dramma e di un disordine più vasto, che arriverà addosso anche a milioni di cittadini europei inconsapevoli.

In Libia, le notizie provengono in prevalenza dalla NATO, nel suo ruolo di armata coloniale. È una fonte interessata, ed è una fonte che finora è stata smaccatamente inattendibile.

Pur scontate le sue menzogne, la spallata contro Tripoli registra un successo militare reale, perfino mettendo da parte le notizie esagerate sulle folle festanti. C’è morte e distruzione e c’è la fine di uno stato sovrano.

La spallata si è sostanziata nella stessa tattica usata dalla NATO nelle altre città fatte conquistare per poche ore ai “ribelli”, altrimenti incapaci di qualsiasi progresso: anche a Tripoli la condotta militare è consistita in un attacco aereo spietato che ha colpito i civili, creato panico, subissato di fuoco le difese locali, in modo da far penetrare le forze minoritarie e caoticamente disgregatrici dei "ribelli".

In parte Iraq e in parte Somalia, con in più l’accanimento contro la capitale lealista. E con in più, ancora, una copertura mediatica che sforna una serie interminabile di notizie false.

I media sono stati usati come un’arma psicologica chiave con una potenza mai usata prima. È una tragedia nella tragedia, perché i media sono sempre più docili verso il flusso di notizie che garba al potere militare. E questo aprirà le porte al peggio.

Non è un caso che le voci giornalistiche non embedded presenti a Tripoli siano soggette proprio adesso a un attacco fisico diretto e implacabile. Cecchini hanno sparato a Mahdi Nazemroaya, che sinora ha smascherato molte menzogne di guerra (da ultimo la conquista dell’aeroporto di Tripoli) e copre i fatti libici anche per Russia Today. E' scampato all'agguato.

Intanto, l’hotel Marriott sarebbe in fiamme dopo che i cecchini hanno tentato di assassinare anche un altro giornalista indipendente, Franklin Lamb. Non abbiamo ancora notizie di Thierry Meyssan.

Aggiornamento delle ore 12 del 22 agosto 2011: abbiamo appreso che Meyssan è per ora al sicuro.

Data la capacità e la visione strategica dimostrata dal regime di Gheddafi rispetto allo strapotere tecnologicamente superiore ma indiscriminato della NATO, alla fine la NATO ha dovuto dare massima priorità alla manipolazione, fino a raccontare nei giorni scorsi conquiste inesistenti, espugnazioni di aeroporti, basi militari, strade e altri luoghi, tutti mai raggiunti fino ad allora dalle modestissime forze dell’Armata Brancaleone di Bengasi.

Era “fumo di guerra” che nascondeva il vero martellamento, l’azione della NATO che bombardava le condotte idriche, i potabilizzatori, le autostrade, le centrali elettriche, le famiglie dei dirigenti libici, i media. Senza risparmio di uranio impoverito. Questa non è una battaglia di civili contro un dittatore.

Questa è una tipica Guerra NATO del XXI secolo. L’ennesima guerra «Shock and Awe», che colpisce, sgomenta, sfrutta il potenziale demoralizzante delle stragi di bambini: metodi da guerra totale.

Cosa tutto questo abbia a che fare con la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che chiedeva l'istituzione immediata di una tregua e la fine completa delle violenze e degli attacchi ai danni dei civili, sarà materia di valutazione degli storici, visto che i politici nostrani accettano ogni bugia, mentre il fu movimento pacifista italiano è una barzelletta, sempre più oscena.

La sconfitta di Gheddafi non aprirà la strada a nessun processo democratico. Aprirà semmai nuovi corridoi al precipitare delle crisi geopolitiche contemporanee.



Gheddafi nell'angolo disturba fino all'ultimo
di Victor Kotsev - Asia Times - 22 Agosto 2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Supervice

TEL AVIV – Per la seconda volta dall’avvio delle rivolte libiche, i giorni del Colonnello Muammar Gheddafi sembrano contati. Nel primo caso, fece un ritorno di così grande effetto che una coalizione di paesi guidata dagli Stati Uniti, dalla Francia e dalla Gran Bretagna si sentirono obbligate a intervenire contro di lui con la forza nella metà di marzo.

Ora, mentre i ribelli festanti si vedono danzare nel centro della capitale Tripoli, sembra essere svanito nel nulla.

Comunque, è improbabile che non lo vedremo più. La "velocità stupefacente " (per citare il New York Times) con cui le sue forze si sono ritirate prima dell’avanzata dei ribelli ha sconcertato molti, suggerendo che le battaglie più difficili debbano ancora arrivare.

Gheddafi potrebbe lanciare un sorprendente contrattacco dell’ultimo minuto o potrebbe scegliere di emulare ancora una volta il leggendario leader cinese comunista Mao Zedong (a marzo prese a prestito con successo la strategia militare della guerra posizionale di Mao; vedi
Gheddafi come Mao (trad. it), Asia Times Online, 30 marzo 2011) e guidare i resti del suo esercito fuori da Tripoli in una sua lunga marcia.

Potrebbe anche darsi che stiamo assistendo a una sorta di replica dell’assedio di Baghdad nel 2003, quando la guerra informativa degli Stati Uniti e una schiacciante superiorità aerea causarono una quasi completa disintegrazione delle difese di Saddam Hussein in brevissimo tempo.

In quel caso, il dittatore non ebbe altre possibilità che quella di nascondersi; fu catturato in un buco nel terreno verso la fine dello stesso anno, processato e impiccato nel dicembre del 2006.

È complicato dire con certezza quale sarà il destino di Gheddafi, ma, se è chiaro che abbia subito un colpo devastante, non sembra ancora essere finito del tutto.

Considerando la Libia nel suo insieme, difficilmente si può pensare a un’aria di festa, se l’Iraq è uno dei migliori paradigmi che vengono in mente per rappresentare uno scenario ottimistico per la North Atlantic Treaty Organization (NATO) e i ribelli. Il vero incubo a Baghdad partì solo dopo che Saddam fu posto fuori dai giochi.

I ribelli possono vantarsi di una vittoria tutt’altro che completa; secondo i resoconti pubblicati dai media internazionali, la guardia presidenziale di Gheddafi si è arresa e due dei suoi figli sono stati catturati, tra cui anche il suo erede designato, Saif al-Islam.

Il destino di Gheddafi padre è incerto; la scorsa domenica notte, in un messaggio audio trasmesso dalla televisione di stato, aveva detto di essere a Tripoli e aveva promesso di rimanere con i suoi sostenitori (che incitò a sollevarsi) "fino alla fine ".

La gran parte degli analisti, comunque, dubita che sia ancora nella capitale.
Le fortune militari di Gheddafi si sono invertite bruscamente circa due settimane fa quando i ribelli hanno fatto ingresso in un numero di città strategiche per avvicinarsi a Tripoli con una forte offensiva.

Questo sviluppo ha sorpreso molti analisti, me compreso, e la rapida caduta di Tripoli solleva un numero ancora maggiore di domande.

"La cosa più importante da studiare ora è la situazione di Tripoli", ha scritto l’influente think-tank statunitense Stratfor on Saturday. "Fino a che le truppe rimarranno leali, sarà impossibile prendere la città. Ma se cedessero, la cosa potrebbe essere fatta."

Le truppe del governo non sembrano aver ceduto, comunque. Piuttosto, dovendo affrontare una rivolta interna nel corso della fine settimana – quello che i ribelli hanno definito una minuziosamente orchestrata "ora zero" per il governo – hanno iniziato a combattere accanitamente, e poi si sono semplicemente ritirati.

Secondo il New York Times:

I combattimenti sono stati pesanti nella mattina [di domenica], ma dalla mezzanotte le forze del colonnello Gheddafi si sono ritirate da molti distretti senza opporsi. […]

In pochi avevano previsto che i ribelli potessero incontrare una così lieve resistenza dalla 32esima Brigata, un’unità che la NATO considera una delle migliori in Libia e che è comandata da Khamis Gheddafi, uno dei figli del leader.[…]

Mentre i corpi di molti soldati lealisti sono stati lasciati sul terreno, sembra che le truppe si siano potute ritirate invece di essere costrette allo scontro [1].

Il lunedì mattina sono stati riportati scontri a Tripoli dove, secondo un portavoce di ribelli, le truppe pro-Gheddafi controllavano ancora il 15-20% della città.

È importante notare che le informazioni sulla presa di città e villaggi sono state quasi sempre imprecise; le conquiste dei ribelli sono state spesso sbaragliate, manifestando la stessa sorpresa di quando erano avvenute, e di frequente entrambi gli schieramenti rivendicavano la vittoria della stessa battaglia.

Per questo, è ancora poco chiaro chi ora sia in controllo della maggior parte della Libia, soprattutto delle città che i ribelli pretendono di aver conquistato negli ultimi giorni.

Questo è il miglior ambiente possibile per la guerra delle informazioni e la NATO sembra aver svolto molto bene il suo compito ultimamente. Questa potrebbe essere una spiegazione per la repentina caduta delle forze di Gheddafi.

Un numero di report delle ultime settimane suggerisce che le comunicazioni tra i soldati lealisti erano state diffusamente interrotte e in molti non sapevano da chi stavano prendendo gli ordini.

Inoltre, una potente campagna informativa ha continuamente cercato di persuaderli che la loro parte sarebbe collassata, e in qualche caso è riuscita a convincerli a disertare o ad arrendersi.

I bombardamenti hanno migliorato la propria efficacia, e questo suggerisce una migliore intelligence e una coordinazione più ravvicinata con i ribelli. "È improbabile che le forze ribelli che avanzano da Zawiya combatteranno da sole", scrive Stratfor.

"Sara importante dare la più grande importanza alle forze per le operazioni speciali dei paesi partecipanti della NATO in modo che pilotino segretamente l’offensiva e preparino le operazioni per rintracciare e catturare Gheddafi."

Tutto ciò potrebbe avere a che fare con la morte dell’ex capo militare dei ribelli, il generale Abdel Fattah Younes, avvenuta in circostanze poco chiare da meno di un mese.

Younes era fortemente sospettato di collaborazione con Gheddafi e, mentre la sua morte è stata considerata un colpo ferale per i ribelli [2], poteva anche essere che fosse un cavallo di Troia nelle loro fila, e che la sua morte abbia migliorato significativamente le operazioni di security.

Potrebbe anche essere che la perseveranza degli Occidentali nell’addestrare e armare i ribelli abbia alla fine ottenuto i risultati desiderati. Le prime stime indicano che ci sarebbero voluti alcuni mesi alla NATO per addestrare e armare le milizie dei ribelli per poter rovesciare il governo, e questo coincide grosso modo col momento attuale.

Secondo alcuni resoconti, il successo della recente offensiva è per larga parte dovuto al fatto che i ribelli avessero finalmente "una preponderanza nella potenza di fuoco" sul terreno.

È davvero difficile predire cosa accadrà ora, ma alcune circostanze supportano l’ipotesi che Gheddafi si ritiri e che aspetti la possibilità di fare un ritorno. Per di più, è plausibile che, nel caso sopravvivrà e eviti la cattura per qualche mese, potrebbe ancora riprovare ad andare al potere.

Il consiglio dei ribelli è profondamente diviso, ed è probabile che solo l’urgenza militare abbia tenuto unite le varie fazioni fino a questo momento. Mentre recede la minaccia di Gheddafi, aumentano le possibilità che i ribelli inizino a combattersi tra di loro.

C’è una quantità strabordante di armi e di munizioni che circola liberamente nel paese; la popolazione è radicalizzata e traumatizzata dalla violenza ed è divisa da linee tribali e politiche. Non è difficile immaginare uno scenario dove i libici inizino a considerare Gheddafi come l’unica persona che li può salvare dall’inferno di una guerra civile.

È interessante notare che finora non risulta essere stato catturato alcun funzionario dell’intelligence. I due figli di Gheddafi che sono in mano ai ribelli sono i figli maggiori, Mohammed, e il più giovane e famoso Saif al-Islam.

L’ultimo è ricercato dalla Corte Penale Internazionale (CPI) con l’accusa di crimini contro l’umanità, anche se è più noto come politico che non come militare.

Dei tre accusati dalla corte (gli altri due sono lo stesso Gheddafi e il capo dell’intelligence, Abdullah al-Senussi), sembra che sia quello che possa essere più difficilmente condannato sulla base delle prove a disposizione.

Infatti, in qualche modo Saif al-Islam potrebbe essere più utile a suo padre se rimarrà in cattività, dove potrà condurre una campagna di pubbliche relazioni a sostegno del regime, anche rivelando informazioni scottanti sulle iniziative della NATO e dei ribelli.

Se la CPI non riuscisse a condannarlo e se suo padre rimanesse latitante, sarebbe un’enorme propaganda per entrambi. Invece, la sua cattura potrebbe servire come distrazione che potrebbe consentire alla NATO e ai ribelli di proclamare la vittoria e poter alleggerire la pressione su suo padre, dando alle forze lealiste la possibilità di ricostituirsi.

È importante notare che Gheddafi ha due figli che sono i suoi due imprescindibili luogotenenti: Khamis e Mottassem. Malgrado le notizie della morte dei due già diffuse in varie occasioni, ci sono tutte le ragioni per credere che siano ancora vivi, e che le forze che dirigono siano intatte.

Lo stesso dovrebbe valere per il capo dell’intelligence, Abdullah al-Senussi, che probabilmente sta tramando un ritorno con Gheddafi.

Note:
1.
Jubilant Rebels Control Much of Tripoli, The New York Times, 21 agosto 2011.
2.
Another stinging blow for Libya, Asia Times Online, 29 luglio 2011.



L'oro venezuelano e la vera ragione del perchè Tripoli è stata conquistata solo ora

di Haki - http://flipsideoftheeconomy.blogspot.com - 21 Agosto 2011

Dopo molti mesi che la situazione era stabile con i ribelli a Bengasi e Gheddafi a Tripoli le cose sono drammaticamente cambiate nel corso degli ultimi tre giorni.

Ma cosa e' successo in questo brevissimo tempo, che ha cambiato le cose?

C'entra l'oro. Spieghiamoci: qualche giorno fa Chavez, il presidente del Venezuela ha richiesto a Londra il rimpatrio dell'oro che ha in deposito presso la capitale inglese (quasi 100 tonnellate).

L'oro era concesso in leasing alla Banca d'Inghilterra e il ridarlo indietro significava per essa (che non lo possiede piu') doverlo ricomprare sul mercato.

Questo ha provocato il rapido incremento del metallo giallo facendolo arrivare Venerdi' a 1.881 Dollari l'oncia. inoltre il prezzi dei future a breve scadenza erano piu' alti di quelli a lunga scadenza e cio' significa che in questo momento c'e' mancanza di oro fisico.

In tutta la storia del COMEX lo stesso successe solo un'altra volta moltissimi anni fa e solo per poche ore. La situazione attuale e' quindi un fatto del tutto nuovo nel mercato dei future sull'oro.



Per questo motivo le 143,8 tonnellate di oro fisico possedute da Gheddafi erano e sono indispensabili per poter restituire quanto dovuto al Venezuela da parte della Banca d'Inghilterra senza dover rischiare il default e senza dover far salire il metallo giallo a prezzi insostenibili che avrebbero visto il bluff di USA e UK.

A questo proposito ricordiamo che l'oro che si dice essere depositato presso la Federal Reserve NON e' mai stato controllato da alcun ente indipendente da moltissimi anni e quindi ci sono sempre piu' dubbi che esso esiste realmente.

Purtroppo per l'Italia anche buona parte delle nostre riserve aurifere si trovano NON presso la Banca d'Italia a Roma (come molti pensano) ma a Londra e negli USA. Sono oltre 2,000 tonnellate di oro comprate con i grandi sacrifici dei nostri antenati che da quanto sembra potremmo avere perso per sempre.

A tal proposito sarebbe importante una tempestiva interrogazione parlamentare per conoscere l'esatta entita' del nostro metallo giallo che si trova all'estero e quali possibilita' abbiamo di riaverlo indietro.

Tornando alla Libia la vera ragione della rapida escalation di questi giorni e' quindi appunto la necessita' di Londra di reperire il piu' velocemente possibile l'oro da restituire al Venezuela.

I mercati con questa mossa hanno capito quindi che l'oro dichiarato da buona parte degli Stati occidentali semplicemente non esiste piu' perche' ormai e' stato venduto e speso da USA ed UK. E pertanto i prezzi di oro (ed argento) saliranno sensibilmente nei prossimi mesi e anni.

I trader e le principali banche si chiedevano in questi giorni dove la Banca d'Inghilterra avrebbe trovato l'oro da restituire a Chavez visto che il mercato non lo offriva. Oggi abbiamo la risposta.

A presto
Haki

In questo momento ci troviamo in piena deflazione che e' nascosta attraverso la continua stampa di denaro fresco (non solo in USA con il QE ma anche in Europa attraverso il credito facile alle aziende che le banche Europee stanno concedendo quasi ovunque e che in buona parte NON verra' mai restituito). Tutto cio' fara' salire inflazione e materie prime e soprattutto l'oro che e' ormai l'unica vera valuta mondiale.

Tutte le principali risorse naturali quindi saliranno molto se misurate col dollaro ma scenderanno se misurate con l'oro, facendo scendere di pari passo il potere d'acquisto di tutti noi e salire l'inflazione monetaria portandola, molto probabilmente, a 2 cifre in breve tempo con tutte le gravi conseguenze che cio' comportara'...ma tutto cio' sara' discusso in uno dei prossimi post....



Libia. I potenti hanno vinto di nuovo, ma stavolta c'è un colpevole in più. Chi non ha fatto nulla
di Marinella Correggia* - www.comedonchisciotte.org - 22 Agosto 2011

Un j'accuse a una sinistra e a un mondo dell'associazionismo che sono stati in vergognoso silenzio, dopo aver fatto affari con le guerre precedenti (già solo i sette milioni di bandiere per la pace, e i posti di lavoro, e la ricostruzione...)

A quanto pare in Libia è finita, nel senso che la Nato e i suoi alleati locali hanno vinto (ma prima correrà altro sangue, mille e oltre morti in queste ultime poche ore, a questo punto è meglio se i non filoNato si salvano la pelle, tanto perderebbero comunque e in più morirebbero). Hanno vinto di nuovo i soliti, ed è la quinta volta dal 1991.

Hanno vinto quelli che non hanno mai provato cosa vuol dire stare sotto un cielo di bombe perché ai loro paesi non succede dal 1945. Hanno vinto i privilegiati. Ogni volta con gli stessi metodi, ogni volta i potenti che si sentono buoni, una cosa intollerabile. Me lo sentivo dal 17 agosto (anche prima di ricevere notizie da là).

Dopo aver avviato il tutto con menzogne gigantesche che anche la cosiddetta sinistra e i cosiddetti grossi gruppi "pacifisti" si sono bevuti non solo in Italia (senza fare poi mea culpa anzi continuando a non fare nietne, chi poi inneggiava ai ribelli come fossero "zapatisti", chi li definiva "come i partigiani italiani"), la Nat-Onu ha fatto un sacco di morti civili e ha decimato l'esercito libico (che non era di mercenari, a differenza di quello dei "ribelli" filoNato), braccandolo in tutti i modi, spianando la strada ai tagliagole alleati.

L'ultimo regime laico insieme alla Siria (la prossima) salta.

L'unico che proponeva la moneta arabo-africana e che aveva una banca centrale del tutto nazionalizzata. E che non aveva accettato le basi nato dell'Africom. E che aveva dato all'Africa molti soldi e progetti. Uno può dire quel che vuole di Gheddafi (gli altri? I democratici?) ma queste cose sono un fatto.

Parlando da un punto di vista personale, inutile lo strazio di questi cinque mesi in cui mi sono stupidamente scervellata (non facendo praticamente nient'altro, eppure di lavorare ho bisogno...) per cercare di far pressione, intanto scalfendo il muro di indifferenza per il quale adesso sento di detestare certa sinistra e certo pacifismo (quanti ervamo a pensare a questa guerra?

Due gatti, anzi due asini o due caprette - i gatti sono carnivori cacciatori e mi piacciono poco). Non vi sto a dire di vari danni economici riportati, direste che sono pazza; comunque farò causa alla Nato per danni materiali e morali.

Sapete l'ironia? Dopo aver puntato con alcuni di voi per tanti mesi sulla campagna sui non belligeranti del Consiglio di Sicurezza (che era una bella idea, ma si è scontrata con un muro di indifferenza...l'abbiamo diffusa tanto, è vero PATRICK,ANNA, STEFANIA, ENZO?

MA HAN FIRMATO IN COSì POCHI...che grande delusione...la gente che perde tanto tempo in cose intuoli non ne ha avuto un po' per mandare un messaggio?), e dopo aver perso tanto tempo a informarmi per un libro bianco per convincere i "pacifisti" ora inerti (ah ah), avevo deciso che si poteva cercare di far uscire l'Italia dalla guerra puntando sui politici, una scorciatoia, troppo lunga convincere i "pacifisti"...

E parallelamente da Napoli avevano lanciato la petizione al governo e alle autorità. Allora ho preparato, con pezzi del libro bianco (che non si farà più; a che son servite le denunce postume?) e molto altro, un dossier con un sacco di file, video, foto.

Un dossier convincente, l'ho finito oggi mentre non avevo internet e ancora non sapevo; da domani lo volevo mandare a tappeto ai politici, ai media, alle associazioni.

Inutile. Troppo tardi. Ho sbagliato ancora. In nutrita compagnia. E' la quinta volta che facciamo solo cose inutili contro le guerre occidentali. Non abbiamo fermato nemmeno una bomba. Nel 2003 intere schiere di italiani hanno fatto i soldi con il pacifismo (posti di lavoro associativi, bandiere vendute...davvero scrocconi di guerra, a vederlo adesso) ma non è servito a nulla.

L'unica cosa buona che feci allora fu di andare a condividere lo strazio con gli iracheni (ero a Baghdad con l'Iraq peace team, a Baghdad dal marzo al maggio 2003). Poi è diventato tutto un business.

Gli unici a fare cose utili sono i governi latinoamericani. Poi avevo pensato "magari facciamo lo sciopero della fame davanti al parlamento". Troppo tardi

Abbiamo avuto cinque mesi e non sono riuscita a far nulla pur non facendo praticamente altro.

Il dossier diventerà un J'accuse. Contro chi non ha fatto nulla. Lo manderò in giro lo stesso. E poi faremo il libro "L'ultima guerra", l'unica cosa di cui sono contenta è che farò un libro con voi..

Ieri - quando ancora non avevo queste notizie, anzi l'imprenditrice da là mi rassicurava - Gianna mi ha chiesto del libro bianco e io le ho detto che avevo cambiato asse, puntandolo sulle cinque guerre e sul che fare, lei è d'acorsissimo, del resto ci siamo conoscite nel 1991 proprio perché entrambe propinevamo invano i boicottaggi dei prodotti Usa contro la guerra all'Iraq.

E' ormai vitale capire se c'è il modo di fermare queste guerre. Ci fossero dicei Chavez! (e lui ha pure il cancro).

Adesso sono troppo triste.

Comunque ci sentiamo presto


* Marinella Correggia, giornalista e autrice, collabora con diverse testate tra cui il Manifesto. Tra i suoi libri: Manuale pratico di ecologia quotidiana (Mondadori, 2000); La rivoluzione dei dettagli (Feltrinelli, 2007); Io lo so fare (Altraeconomia, 2009)


Libia, Africa e il nuovo ordine mondiale: una lettera aperta
da http://pambazuka.org - 9 Agosto 2011
Tradotto per www.comedonchisciotte.org da Supervice

Ai popoli dell’Africa e del mondo che si preoccupano degli Africani

Noi, sottoscrittori, siamo cittadini comuni dell’Africa che sono immensamente addolorati e arrabbiati che i compagni Africani sono e sono stati sottoposti alla furia della guerra dalle potenze straniere che hanno chiaramente ripudiato la nobile e davvero rilevante visione conservato nello Statuto delle Nazioni Unite.

L’iniziativa di pubblicare questa lettera è ispirata dal nostro desiderio, non di appoggiare, ma di proteggere la sovranità della Libia e il diritto del popolo libico di scegliere i propri dirigenti e di determinare il proprio destino.

La Libia è un paese Africano.

Il 10 marzo il Peace and Security Council dell’Unione Africana ha adottato un’importante Risoluzione (3) che descrive il processo di pace per risolvere il conflitto libico, che consiste negli obblighi dell’UA che vanno sotto il Capitolo VIII dello Statuto dell’ONU.

Quando il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato la sua Risoluzione 1973, era cosciente della decisione dell’UA, che era stata annunciata sette giorni prima.

Decidendo di ignorare questo fatto, il Consiglio di Sicurezza ha contribuito coscientemente alla sovversione della legge internazionale e a minare la legittimazione dell’ONU agli occhi dei popoli Africani.

Da allora, ha contribuito a promuovere e a radicare il processo immensamente pernicioso di marginalizzazione dell’Africa anche riguardo alla soluzione dei problemi di questo Continente.

Contrariamente alle disposizioni dello Statuto delle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha dichiarato il 17 marzo del 2011 la sua guerra personale alla Libia.

Il Consiglio di Sicurezza si è permesso di prendere indicazioni da quello che l’International Crisis Group (ICG), nel suo Report on Libia del 6 giugno 2011 indica come “l’informativa più sensazionale secondo cui il regime sta usando la sua forza aerea per massacrare i dimostranti”.

Su queste basi ha adottato la Risoluzione 1973 che ha autorizzato l’imposizione di una “no-fly zone” su tutta la Libia, e ha deciso di “prendere tutte le misure necessarie […] per proteggere i civili e le zone abitate dai civili che sono sotto la minaccia di attacco della Jamahiriya Araba Libica.”

Di conseguenza, il Consiglio di Sicurezza ha usato l’argomento ancora controverso per la legge internazionale del “diritto di proteggere”, il cosiddetto R2P, per poter giustificare l’intervento militare in Libia alla base del Capitolo VII.

In questo contesto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha perpetrato una litania di offese che sono state ben sottolineate, e l’ulteriore trasformazione del Consiglio in un potente strumento a disposizione dei poteri più forti esercitati dai suoi Stati Membri.

Intanto, il Consiglio di Sicurezza non ha prodotto alcuna prova che la sua autorizzazione per l’uso della forza sotto il Capitolo VII dello Statuto delle NU fosse una risposta proporzionata e appropriata a quella che in Libia, in realtà, stava diventando una guerra civile.

Ha poi proceduto a “esternalizzare” o “subappaltare” l’implementazione delle sue Risoluzioni alla NATO, obbligando quest’alleanza militare ad agire come “coalizione dei volenterosi”.

Non ha posto in essere alcun meccanismo o processo per supervisionare il “subappalto”, per assicurare che onorasse fedelmente le disposizione delle sue Risoluzioni.

Non ha fatto alcuno sforzo per monitorare e analizzare le azione della NATO in questo ambito.

Ha consentito la formazione di un “Gruppo di Contatto” senza un’autorizzazione legale, quindi un’altra “coalizione di volenterosi”, che ha messo in campo dandogli l’autorità e l’effettiva responsabilità di poter determinare il futuro della Libia.

A conferma di questa inaccettabile realtà, la riunione del 15 luglio del 2011 del “Gruppo di Contatto” tenutasi a Istanbul “ha riaffermato che il Gruppo di Contatto rimane, per la comunità internazionale, la struttura appropriata per costituire un punto di contatto determinante con il popolo libico, per coordinare le politiche internazionali e per essere un forum di discussione del sostegno umanitario e di quello successivo al conflitto.”

Puntualmente consentito dal Consiglio di Sicurezza, le due “coalizioni dei volenterosi” la NATO e il “Gruppo di Contatto” hanno praticamente riscritto la Risoluzione 1973.

Grazie a questo, si sono date apertamente il potere di perseguire l’obiettivo del “cambio di regime” e perciò dell’uso della forza e di tutti gli altri mezzi per rovesciare li governo della Libia, obbiettivi che sono completamente altri rispetto alle decisioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

E così, senza alcun riguardo verso le Risoluzioni 1970 and 1973 dell’ONU, si sono sentiti autorizzati a dichiarare illegittimo il governo della Libia e di proclamare il “Consiglio Nazionale di Transizione” di stanza a Bengasi come “l’autorità legittima di governo in Libia”.

Il Consiglio di Sicurezza ha mancato di rispondere al perché le decisioni prese dalla NATO e dal “Gruppo di Contatto” si siano indirizzate sull’aspetto vitale del “facilitare il dialogo per portare alle riforme politiche necessarie per trovare una soluzione pacifica e sostenibile”.

Le iniziative dei “sub-appaltatori”, della NATO e del “Gruppo di Contatto” hanno collocato le Nazioni Unite in una posizione partigiana nel conflitto libico, invece di un portatore di pace impegnato, ma neutrale, che fosse equidistante dalle fazioni armate libiche.

Il Consiglio di Sicurezza ha ulteriormente deciso di ripudiare il ruolo della legge internazionale ignorando coscientemente le disposizioni del Capitolo VIII dello Statuto delle Nazioni Unite sul ruolo delle legittime istituzione regionali.

La guerra di George W. Bush contro l’Iraq iniziò il 20 marzo del 2003.

Il giorno seguente, il 21 marzo, un giornale britannico, The Guardian, pubblicò un breve articolo del famoso neo-con statunitense Richard Perle, intitolato “Ringraziamo Dio per la morte delle Nazioni Unite”.

Ma l’architettura globale post-Seconda Guerra Mondiale per il mantenimento della pace e della sicurezza si poggia sul rispetto dello Statuto dell’ONU.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU deve quindi essere a conoscenza che, almeno nel caso libico, ha agito in modo tale da causare una perdita di autorità morale per poter fissare con efficacia i processi necessari al raggiungimento della pace globale e alla realizzazione della coesistenza pacifica tra i diversi popoli del mondo.

Contrariamente alle disposizioni dello Statuto delle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza ha autorizzato e consentito la distruzione e l’anarchia che si sono abbattute sul popolo libico.

Per riassumere:

  • molti libici sono deceduti o hanno subito mutilazioni;
  • molte infrastrutture sono state distrutte, impoverendo ancor di più il popolo libico;
  • i contrasti e la mutua diffidenza presenti tra il popolo libico sono stati ancor di più aggravati;
  • la possibilità di arrivare a un accordo negoziato, inclusivo e stabile diventerà sempre più difficoltosa;
  • l’instabilità è stata rafforzata nei paesi che circondano la Libia, specialmente nelle nazioni del Sahel Africano, come il Sudan, il Ciad, il Niger, il Mali e la Mauritania;
  • l’Africa erediterà per questo ancora maggiore difficoltà per poter giungere con successo alla pace a alla stabilità, e di conseguenza al compito di promuovere uno sviluppo sostenibile;
  • quelli che sono intervenuti per perpetrare la violenza e la guerra in Libia avranno la possibilità di stabilire i parametri entro cui i libici avranno la possibilità di determinare il proprio destino, e quindi per limitare sempre di più lo spazio che gli Africani hanno per esercitare il diritto all’autodeterminazione.
  • da Africani abbiamo asserito di voler essere nel futuro attori di rilievo in un sistema bilanciato di relazioni internazionali, confidando nel fatto che le Nazioni Unite siano davvero “le fondamenta di un nuovo ordine mondiale”.

Il report dell’ICG al quale ci siano riferite dice: “Le prospettive per la Libia, ma anche per tutto il Nord Africa, sono sempre più funeste, senza che venga trovato un modo per indurre le due parti presenti nel conflitto armato a negoziare un compromesso che consenta un’ordinata transizione a uno stato post-Gheddafi e post-Jamahiriya che sia legittimato agli occhi della popolazione libica.

Una sovversione politica è di gran lunga la migliore via d’uscita alla pesante situazione create dall’impasse militare. […] Quando Richard Perle ha scritto nel 2003 del “fallimento totale delle Nazioni Unite”, si era lamentato del rifiuto delle Nazioni Unite di sottostare ai dettami dell’unica superpotenza mondiale, gli Stati Uniti.

Le Nazioni Unite presero questa posizione perché erano coscienti di questo ed erano ispirate dall’obbligo di agire con vero rappresentate di tutti i popoli del mondo, così come indicano dalle parole iniziale dello Statuto delle Nazioni Unite, “Noi, i popoli delle Nazioni Unite …”

Comunque, e in modo tragico, otto anni dopo, nel 2011, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha abbandonato il suo impegno nella difesa di questa visione.

Messo all’indice per l’umiliante esperienza del 2003, quando gli Stati Uniti palesarono la ragione del più forte, fu deciso che fosse più opportuno accettare le richieste dei potenti invece che onorare i suoi obblighi per rispettare l’imperativo di sostenere le volontà dei popoli, incluse le nazioni Africane.

Da quel momento ha palesato un suo nuovo ruolo, ossia quello di mero strumento nelle mani e al servizio dei potenti, all’interno di quel sistema di relazioni internazionali che sarebbe invece così necessario per supportare i processi di composizione pacifica dei contrasti.

Da Africani non abbiamo altra scelta che opporre resistenza e riaffermare il nostro diritto e il nostro dovere per determinare il nostro destino in Libia e in qualsiasi altro luogo del nostro Continente.

Chiediamo che tutti i governi, in tutto il mondo e quindi anche in Africa, che si aspettano un sano rispetto dai governati, ossia da noi, prendano immediatamente iniziative per affermare “quella legge con cui tutte le nazioni possano vivere degnamente.”

Chiediamo che:

  • la guerra di aggressione della NATO in Libia termini immediatamente;
  • l’Unione Africana venga supportata per implementare il suo Piano per aiutare il popolo libico nel conseguimento della pace, della democrazia, di una prosperità diffusa e di una riconciliazione nazionale in una Libia unita;
  • il Consiglio di Sicurezza dell’ONU agisca immediatamente per scaricare le proprie responsabilità come stabilito nello Statuto dell’ONU.

    Quelli che hanno oggi scaricato una pioggia ferale di bombe sulla Libia non si devono ingannare, convincendosi che l’apparente silenzio dei milioni di Africani significhi un’approvazione di questa campagna di morte, di distruzione e di dominio.

Siamo sicuri che domani saremo vittoriosi, indipendentemente dalla forza assetata di morte degli eserciti più forti del mondo.

La risposta che dobbiamo praticamente fornire, come Africani, è quando, e in che modo, riusciremo ad agire in modo risoluto e sensato per difendere il diritto degli Africani libici di decidere del loro futuro, e quindi il diritto e il dovere per tutti gli Africani di determinare il proprio destino!

La road map dell’Unione Africana rimane l’unica strada da percorrere per la pace del popolo libico.