domenica 10 giugno 2012

News Shake

Torna News Shake, notizie a caso ma non per caso...


Meccanismo Europeo di Stabilità: solo uno dei capitoli del Golpe, nulla di nuovo.
di Paolo Barnard - www.paolobarnard.info - 9 Giugno 2012

Prima una spiegazione, poi il mio commento.

Cosa è: MES, Meccanismo Europeo di Stabilità, cioè un fondo europeo di liquidità per soccorrere quegli Stati dell’Eurozona che (a causa dell’Eurozona, nda) sono alla bancarotta.
 
Chi l’ha firmato: Belgio, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Olanda, Austria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia.

Quando: 02-02-2012 a Bruxelles. (il gov. Berlusconi l’aveva approvato in Consiglio Europeo già nel marzo 2011)

Cosa dice il Meccanismo Europeo di Stabilità

Prima cosa, che tutti gli aderenti devono obbedire ai precedenti capitoli della sottrazione della sovranità nazionale e monetaria, come i Trattati UE, il Patto di Stabilità, Il European Semester, il Preventing Macro Economic Imbalances, l’Europact, il Fiscal Compact ecc. di cui ho già scritto.
Gli stati che vogliono ottenere un soccorso dal MES devono aver firmato il Fiscal Compact entro il 1 marzo 2013 (leggete cosa ho scritto del Compact, nda).

Il MES collabora col Fondo Monetario (FMI) sia come consulenze che come approvvigionamento di denaro. Gli stati che vogliono ottenere un soccorso dal MES devono anche notificare il FMI della loro richiesta.

Il MES è finanziato da quote versate dagli Stati membri secondo una percentuale ad hoc per ogni Stato. Ogni Stato versa una cifra e riceve azioni in cambio. L’Italia dovrà versare in scaglioni una percentuale del 17,9% del totale, cioè 125,3 miliardi di Euro, sul totale di 700 miliardi di Euro.

Il MES può anche raccogliere fondi emettendo titoli propri, o con accordi con istituti finanziari o con altri soggetti, ovvero prendendo prestiti dai mercati di capitali privati.

Il MES sancisce che da ora in poi tutti i titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona saranno forniti di Collective Action Clauses (CACs). Sono quelle regole che, in caso di ristrutturazione del debito di uno Stato (lo Stato non può pagare appieno), permettono a una maggioranza di creditori (che hanno comprato i titoli di quello Stato) di accettare perdite in una certa percentuale e di costringere però i creditori che non sono d’accordo ad accettarle.

I crediti concessi a un Paese membro dal MES hanno la priorità su altri crediti che quel Paese debba ripagare, ma non su quelli del FMI.

I lavori del MES, della sua Assemblea dei Governatori, dell’Assemblea dei Direttori, e del Direttore Esecutivo sono aperti ad osservatori della BCE, del FMI, dell’Eurogruppo, ma non al Parlamento Europeo (che è l’unico eletto dai cittadini, nda). 

Nessuna inclusione formale per sindacati e gruppi di società civile. Potrebbero essere invitati ma a discrezione del MES.
Gli Stati versano una quota a questo fondo, e in caso di guai finanziari sono responsabili solo per la percentuale versata, e non oltre.

(La parte peggiore del MES è questa che segue, anche se riflette ciò che è già sancito dal Fiscal Compact e da altri Trattati precedenti, nda): lo Stato che chiede soccorso finanziario deve scrivere, in accordo con la Commissione Europea, col FMI e con la BCE, un Memorandum dove si vincola a obbedire a tutto ciò che il MES e FMI gli imporranno, a tutti i Trattati, a tutte le condizioni del prestito, persino a critiche e suggerimenti dei sopraccitati (senza fiatare, cioè perde anche l’ultimo grammo di sovranità nazionale e politica, ma, ripeto, questo è già in altri capitoli del Golpe Finanziario, nda).

Il MES può prestare a uno Stato anche per ricapitalizzare le banche (di fatto fallite, nda) di quello Stato.
Il MES può comprare i titoli di Stato del Paese in difficoltà direttamente all’emissione (mercato primario). O sul mercato secondario (titoli già emessi).
Il MES tenterà di far fruttare il gruzzolo raccolto con le quote degli aderenti per ripagare i suoi costi vivi.

Se i fondi del MES saranno superiori ai bisogni di liquidità d’emergenza del momento, e se non ci saranno creditori del MES da ripagare, il MES potrà ridistribuire il surplus agli Stati aderenti.

Se il MES ha perdite, esse saranno coperte in prima istanza col fondo di riserva; poi col capitale versato dagli Stati membri; infine chiedendo agli Stati un nuovo esborso.

I conti dei MES saranno controllati da revisori dei conti interni ed esterni, con pieni poteri di controllo e accesso. Gli esterni dovranno essere del tutto estranei agli ambienti del MES, e non dovranno rispondere a nessuno se non a se stessi.

Il MES gode di immunità totali: le sue proprietà, fondi, beni liquidi e illiquidi, dovunque si trovino, e posseduti da chiunque, sono immuni da qualsiasi intervento giudiziario, da perquisizioni, da sequestri, da espropri, da parte di governi, giudici, amministratori, o parlamenti, a meno che il MES stesso non lo permetta. 

Sono immuni anche da restrizioni, moratorie, regolamenti e controlli. Il MES non dovrà chiedere autorizzazioni o licenze ai governi membri per funzionare come istituto finanziario e creditizio a fronte delle loro leggi nazionali. 

Limitatamente agli atti compiuti come responsabili del MES, godranno di immunità legale tutti i suoi dirigenti, e anche altro suo personale, e il MES godrà di inviolabilità dei suoi documenti. Tali immunità possono essere revocate solo dall’Assemblea dei Governatori o dal Direttore Esecutivo.

Le dispute fra Stati membri, o fra loro e il MES, in merito al MES sono giudicate dall’Assemblea dei Direttori, dall’Assemblea dei Governatori, e se lo/gli Stato/i giudicato/i non accetta/accettano la sentenza, la decisione finale è delle Corte Europea di Giustizia, cui ogni Stato deve sottomettersi per vincolo di legge europea. (I parlamenti nazionali degli Stati membri del MES non sono neppure menzionati nel Tratto che stabilisce il MES, nda).

Commento di Barnard: 

Il MES è solo un addentellato di una struttura illegittima, golpista e distruttiva delle nostre democrazie ed economie che è ben più ampia. Come tale non merita la sproporzionata attenzione che qualcuno sta sollecitando, e che nasconde il contesto che l’ha prodotto, cioè la vera bestia nera da combattere. 

Purtroppo qualche attivista con poca visione d’insieme, e con forse un desiderio di emergere, sta facendo molto chiasso sul MES brandendo aspetti di esso che sono peraltro neppure i peggiori. Come per esempio il capitolo sulle sue immunità. 

Certo, è vero che sono soldi degli Stati che saranno gestiti da una elite di intoccabili, ma per prima cosa questo non è nulla di nuovo: sono stati gestiti così immensi fondi della Banca Mondiale, del Fondo Monetario, della UE dalla sua nascita, per cui non comprendo perché solo ora si gridi allo scandalo. 

In secondo luogo, per certi aspetti l’immunità di questo tipo di fondi sovranazionali è persino giustificata: l’intenzione in linea puramente giuridica è di evitare che agenti locali o persino individui (non sempre in buona fede) possano bloccare il funzionamento del fondo per vie legali con fini politici o di speculazione che possono essere perniciosi. Infine, ripeto, non è l’immunità in sé l’oggetto dello scandalo, ma i Trattati che sono venuti prima del MES, e che sono assai maggiori di esso.

Ritengo che la pietra nera di tutta sta storia sia la solita: il sistema Euro. Infatti, a ben guardare, il MES funziona così: gli Stati membri devono contribuire una montagna di Euro al MES. Ok. Da dove li prendono? Li prendono dove prendono tutti gli Euro, e cioè dai mercati di capitali privati indebitandosi, e dalla tassazione di cittadini e aziende. Ma i mercati dei capitali da chi ricevono gli Euro? Dal sistema delle Banche Centrali (BC) dell’Eurozona. 

Quindi ecco il giro: dalle BC ai mercati di capitali, dai mercati di capitali ai Ministeri del Tesoro dei Paesi membri del MES; dai Ministeri del Tesoro al MES sotto forma delle quote da contribuire; dal MES quei soldi partono in due direzioni: A) nelle casse del Paese da salvare e che è indebitato coi mercati dei capitali o con le Banche Centrali dell’Eurozona, e che li ripagherà; B) oppure nelle casse dei medesimi mercati di capitali o delle Banche Centrali dell’Eurozona sotto forma di investimenti in titoli o assets finanziari da parte del MES. 

Ora si noti:
tutto parte dalle Banche Centrali dell’Eurozona, passa per i mercati dei capitali privati e ritorna nelle Banche Centrali dell’Eurozona e nei mercati dei capitali privati, avendo però prima indebitato ulteriormente gli Stati della zona Euro e tassato a sangue i cittadini e le aziende. Come si è già detto, uno o più di quegli Stati userà quel credito/debito per onorare i titoli detenuti dalle Banche Centrali dell’Eurozona e dai mercati di capitali privati. 

Cioè:
le Banche Centrali dell’Eurozona e i mercati dei capitali privati si sono inventati un sistema per inventarsi soldi con cui pagarsi i crediti scoperti scaricando però l’onere di quel trucco sui debiti pubblici degli Stati membri dell’Eurozona e su cittadini e aziende (questo vale identico anche nel caso di fondi MES usati per ricapitalizzare le banche). Non solo, nel frattempo i mercati di capitali ci guadagnano anche gli interessi sugli Euro prestati. 

In ultimo, lo Stato da salvare col MES avrà prima sborsato la sua quota di partecipazione al MES, che sono soldi su cui già paga interessi ai mercati privati, poi quei suoi soldi gli torneranno indietro col prestito d’emergenza del MES gravati da altro strozzinaggio di tassi e da condizionalità che gli distruggeranno la democrazia e l'economia per altri 50 anni.

Cioè, tutto quanto sopra è, come scrissi mesi fa:
un manicomio criminale a piede libero. Cioè l’Eurozona. Di cui il MES è solo l’ultima follia, nulla di più.
 
 
Cosa resta al cittadino beffato?
di Massimo Fini - Il Fatto Quotidiano - 7 Giugno 2012

Nel 1998 pubblicai un libro, Denaro. “Sterco del demonio”, in cui prevedevo il tracollo del sistema del denaro e quindi del modello di sviluppo che su di esso si basa. Perchè le due cose sono strettissimamente legate, il capitalismo finanziario non è solo la logica e inevitabile conseguenza di quello industriale – e quindi chi si meraviglia, dei suoi cosiddetti eccessi è come uno che avendo inventato la pallottola si meravigli che si sia arrivati al missile – ma ne è anche la precondizione, senza il capitale non sono possibili gli investimenti.

Quella previsione era basata su un calcolo molto semplice: fatto 100 il denaro circolante nel mondo nelle sue proteiformi incarnazioni, soprattutto quelle del credito e del debito che sono denaro nella sua forma più pura e astratta – quando il barista segna quanto gli devo crea denaro - con l'un per cento di quel cento si potevano comprare tutti i beni e i servizi del mondo. 

Che cos'era il resto? Non era ricchezza, non era nulla o, per essere più precisi, era una scommessa sul futuro che però, data l' enorme massa in gioco, ipotecava questo futuro fino a epoche così sideralmente lontane da renderlo, di fatto, inesistente. 

E concludevo così: “ questo futuro...dilatato a dimensioni mostruose dalla nostra fantasia e dalla nostra follia, un giorno ci ricadrà addosso come drammatico presente. Quel giorno il denaro non ci sarà più. Perchè non avremo più futuro, nemmeno da immaginare, ce lo saremo divorato”.

Quel giorno è già qui. O ci siamo molto vicini. Mi rifiuto di credere che le leadership mondiali, i loro staff, gli economisti, i commentatori a vario titolo non fossero consapevoli.

Han solo fatto finta di non vedere. E hanno continuato a far finta anche dopo la crisi dei 'subprime' americani del 2008. Si sono limitati a immettere nel sistema altro denaro inesistente, drogando così il cavallo già dopato nella speranza che faccia ancora qualche passo avanti (la truffa della 'crescita' quando è a tutti evidente che la follia delle crescite all'infinito è giunta al suo capolinea). La cosa può durare per un po', ma alla fine l'overdose mortale è certa.

Gli scenari che si aprono sono sostanzialmente due. Il modello di sviluppo basato sulle crescite esponenziali si disfa gradualmente e altrettanto gradualmente azzera i nostri risparmi, le pensioni, le modeste ricchezze accumulate in decenni di lavoro. 

E in un certo senso è giusto che sia così perchè i risparmiatori sono i fessi istiruzionali del sistema, e non per nulla vengono sempre portati in palmo di mano, poiché sono dei creditori e c'è una legge dell'economia che dice che “alla lunga i debiti non vengono pagati”.

Il secondo scenario è ancor più apocalittico ma, in un certo senso, più interessante. Il mondo del denaro crolla di colpo e, con esso, il sottostante modello di sviluppo industriale, la cosiddetta 'economia reale'. Avete presente quando guardate un film su una vecchia cassetta? All'andata il nastro procede regolarmente ma arrivato alla fine si riavvolge in pochi secondi. Anche per il sistema denaro-industria sarà una questione rapidissima, di settimane, forse di giorni. 

Allora la gente delle città rendendosi conto che non può mangiare l'asfalto né bere il petrolio si riverserà, alla ricerca di cibo, nelle campagne dove troverà i contadini pronti a riceverla con i forconi. Sarà un'apocalisse sanguinosa e lunga al termine della quale si ricostituirà, come dopo il crollo dell'Impero romano, il feudo, comunità di piccole dimensioni, chiuse, autosufficienti , difese da armigeri.
  
Ma 'en attandant Godot' c'è una questione più impellente. Il cittadino schiuma di rabbia impotente perchè non sa con chi prendersela. Se c'è una dittatura si può fucilare il dittatore, se c'è un'autocrazia si può processare l'autocrate. Dal punto di vista politico non serve a nulla perchè quello che viene dopo è quasi sempre peggio. Però è almeno uno sfogo salutare, se non altro per le coronarie. 

Ma in democrazia? In democrazia, che è un sistema proteiforme, come il denaro, sgusciante, amorfo non c'è mai un responsabile ben individuabile. Per ritornare in Italia a chi andiamo a chieder conto? 

All' 'esule' di Hammamet, all'ecotoplasma di Andreotti, a Forlani che non si sa bene se sia ancora vivo o morto, a Giuliano Amato, a Ciampi, a Berlusconi e ai suoi scherani, ai Della Loggia, ai Panebianco, agli Ostellini che lo hanno sostenuto, a D'Alema, a Veltroni 'l'amerikano', a una sinistra ameboide? Una rivoluzione allora? Le rivoluzioni sono sempre andate in culo alla povera gente. 

La rivoluzione contro lo zarismo, una autocrazia paternalistica, all'acqua di rose (dieci fucilati in tutto) ha partorito lo stalinismo, vale a dire venti milioni di kulaki e di contadini sterminati. Quella francese non eliminò la nobiltà ma spremette a sangue i contadini come l'aristocrazia, sciamannata, pochissimo attenta a sfruttare le sue terre, non aveva mai fatto. Eloquente è una lettera che un proprietario dell'Indre, Gabriel Alamore, scrive al proprio affittuario, Pierre Henry: “Quello che deve approfittare dell'abolizione dei diritti feudali sono io, il proprietario, non tu, l'affittuario”. 

L'aristocrazia era arrogante ma non aveva sulle proprie rendite l'attenzione micragnosa, burocratica, arida dei borghesi. Lo stesso Adam Smith si meraviglia che su grandi appezzamenti di terra dati in possesso ai contadini i nobili si accontentassero, come remunerazione, di un paio di galline e di qualche corvée personale. 

Il fascismo nacque anche sulla spinta dei fanti-contadini reduci dalla guerra, cui era stato promesso, in cambio, il riscatto delle terre. Ma Italo Balbo preferì l'alleanza con gli agrari e i contadini rimasero in braghe di tela. 

Le sole rivolte realmente popolari di cui si abbia conoscenza in Europa, quelle di Stenka Razin e di Pugacev in Russia, furono soffocate nel sangue. Con le rivoluzioni quindi è meglio lasciar perdere se oltre ai danni non si vogliono subire anche le beffe. Del resto le democrazie hanno provveduto a mettersi al sicuro. Nate su bagni di sangue non accettano, nemmeno concettualmente, che possa esser loro resa la pariglia. 

Se in Italia dai un onesto cazzotto a Daniele Capezzone insorge tutto l'arco costituzionale gridando all'eversione. In Italia si può rubare, taglieggiare, imporre tangenti, farsi regalare mezze case, vacanze, viaggi, corrompere testimoni, promuovere troie a cariche pubbliche, ma se ti azzardi a fare uno sgambetto a uno stronzo questa è la cosa veramente intollerabile. 

E allora cosa resta al cittadino beffato, ingannato, depredato? Nulla. Se non, forse, nel proprio piccolo, alzare steccati. Con certi mascalzoni non si parla, non si interloquisce, non si polemizza nemmeno. Si lascia che affondino nella loro merda. Non è granchè, poiché ci sguazzano a meraviglia, ma in fondo è pur sempre una punizione dantesca.



La Grecia ci salverà
di Slavoj Zizek - www.ilmanifesto.it - 7 Giugno 2012

Testo dell'intervento del filosofo sloveno Slavoj Zizek alla convention di Syriza 

Al termine della sua vita Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, fece la famosa domanda «che cosa vuole una donna?», ammettendo la perplessità di fronte all'enigma della sessualità femminile. Una simile perplessità sorge oggi: «Che cosa vuole l'Europa?» Questa è la domanda che voi, il popolo greco, state rivolgendo all'Europa. 

Ma l'Europa non sa quello che vuole. Il modo in cui gli stati europei e i media riportano ciò che sta accadendo oggi in Grecia è, credo, il miglior indicatore di che tipo di Europa vogliono. È l'Europa neoliberale, è l'Europa degli stati isolazionisti. 

I critici accusano Syriza di essere una minaccia per l'euro, ma Syriza è, al contrario, l'unica possibilità che ha l'Europa. Ma quale minaccia. Voi state dando all'Europa la possibilità di uscire dalla sua inerzia e di trovare una nuova via.

Nelle sue note sulla definizione di cultura, il grande poeta conservatore Thomas Eliot ha sottolineato quei momenti in cui l'unica scelta è tra eresia e il non credere. Vale a dire momenti in cui l'unico modo per mantenere il credo, per mantenere viva la religione, è necessario eseguire una diversione drastica dalla via principale. 

Questo è ciò che accade oggi con l'Europa. Solo una nuova eresia - rappresentata in questo momento da Syriza - può salvare ciò che vale la pena salvare dell'eredità europea, cioè la democrazia, la fiducia nelle persone, la solidarietà egualitaria. 

L'Europa che vincerà, se Syriza verrà messa fuori gioco, sarà un'Europa con valori asiatici: e, naturalmente, questi valori asiatici non hanno nulla a che fare con l'Asia, ma con la volontà attuale ed evidente del capitalismo contemporaneo di sospendere la democrazia.

Si dice che Syriza non ha abbastanza esperienza per governare. Sono d'accordo, manca loro l'esperienza di come far fallire un paese, truffando e rubando. Non avete questa esperienza. Questo ci porta all'assurdità dell'establishment della politica europea: ci fa la predica sul pagare le tasse, opponendosi al clientelismo greco e nello stesso tempo ripone tutte le lsue speranze sulla coalizione tra i due partiti che hanno portato la Grecia a questo clientelismo.

Christine Lagarde ha recentemente affermato che ha più simpatia per i poveri abitanti del Niger che per i greci, e ha anche consigliato i greci ad aiutare se stessi pagando le tasse, che, come ho potuto verificare pochi giorni fa, lei non deve pagare. 

Come tutti i liberali umanitari, ama i poveri impotenti che si comportano da vittime, evocano la nostra simpatia spingendoci a fare la carità. Ma il problema con voi greci è che sì, soffrite, ma non siete vittime passive: resistete, lottate, non volete comprensione e carità, volete solidarietà attiva. Volete e chiedete una mobilitazione, il sostegno per la vostra lotta.

Syriza è accusata di promuovere finzioni di sinistra, ma è il piano di austerità imposto da Bruxelles ad essere chiaramente una finzione. Tutti sanno che questo piano è fittizio, che lo stato greco non potrà mai ripagare il debito, in questo modo. Allora perché Bruxelles impone queste misure? Il vero scopo non è quello di salvare la Grecia, ma ovviamente di salvare le banche europee.

Queste misure non sono presentate come decisioni fondate su scelte politiche, ma come necessità imposte da una logica economica neutrale. Come a dire: se vogliamo stabilizzare la nostra economia, dobbiamo semplicemente ingoiare la pillola amara. Oppure, come dicono i proverbi tautologici: non si può spendere più di quello che si produce. Ebbene, le banche americane e gli Stati Uniti sono stati una grande prova, per decenni, che si può spendere più di quello che si produce. Per illustrare l'errore delle misure di austerità, Paul Krugman spesso le paragona alla pratica medievale del salasso. Una bella metafora, che ritengo debba essere ulteriormente estremizzata. I medici finanziari europei, a loro volta non sicuri di come questo farmaco funzionerà, stanno usando voi greci come cavie da laboratorio, stanno rischiando il vostro sangue, non il sangue dei loro paesi. Non vi è alcun salasso per le banche tedesche e francesi. Al contrario, quelle stanno ottenendo grandi trasfusioni.

Il buon senso radicale

Dunque Syriza è davvero un gruppo di pericolosi estremisti? No, Syriza è qui per portare un pragmatico buon senso. Per cancellare la confusione creata da altri. I sognatori pericolosi sono quelli che vogliono imporre le misure di austerità. I veri sognatori sono coloro che pensano che le cose possono andare avanti, a tempo indeterminato, così come stanno apportando qualche modifica cosmetica. Voi non siete dei sognatori: voi vi state risvegliando da un sogno che si sta trasformando in un incubo. Voi non state distruggendo nulla, state reagendo al modo in cui il sistema sta gradualmente distruggendo se stesso. Conosciamo tutti la classica scena del cartone di Tom e Jerry: il gatto raggiunge il precipizio, ma continua a camminare, ignorando il fatto che non c'è terreno sotto i suoi piedi. È solo quando comincia a scendere che guarda verso il basso e si rende conto che c'è il vuoto. Questo è quello che state facendo: state dicendo a chi è al potere, «ehi, guarda giù!» e quelli cadono.

La mappa politica della Grecia è chiara ed esemplare. Al centro c'è un solo partito, con due ali, destra e sinistra, Pasok e Nuova Democrazia. È come, che so, la Cola che è o Coca o Pepsi, una scelta che non è una scelta. Il vero nome di questo partito, se si mettono insieme Pasok e Nd, dovrebbe essere qualcosa, penso, come Nmced, Nuovo movimento ellenico contro la democrazia. Naturalmente questo grande partito sostiene di essere a favore della democrazia, ma io sostengo che sia a favore di una democrazia decaffeinata. Sapete, come il caffè senza caffeina, la birra senza alcool, il gelato senza zucchero. Vogliono la democrazia, ma una democrazia dove invece di compiere una scelta, la gente si limita a confermare quello che saggi esperti diranno loro di fare. Vogliono il dialogo democratico? Sì, ma come nei dialoghi tardi di Platone, dove un ragazzo parla tutto il tempo e l'altro dice solo, ogni dieci minuti, «per Zeus, è così!»

Poi c'è l'eccezione. Voi, Syriza, il vero miracolo, movimento di sinistra radicale, che è uscito dalla comoda posizione di resistenza marginale e coraggiosamente ha segnalato la disponibilità a prendere il potere. Questo è il motivo per cui dovete essere puniti. 

Ecco perché Bill Freyja ha scritto di recente, sulla rivista Forbes, un articolo dal titolo «Dare alla Grecia quello che merita: comunismo». Cito: «Quello di cui il mondo ha bisogno, non dimentichiamolo, è un esempio contemporaneo del comunismo in azione. 
Quale miglior candidato della Grecia? Buttatela fuori dall'Unione europea, interrompete il flusso libero di euro e ridategli le vecchie dracme. Poi, state a guardare che succede per una generazione». 

In altre parole, la Grecia dovrebbe essere punita in modo esemplare, così che una volta per tutte, la tentazione per una soluzione radicale e di sinistra della crisi venga messa a tacere.

So che il compito di Syriza è quasi impossibile. Syriza non è l'estrema sinistra folle, è la voce pragmatica della ragione, che contrasta la follia ideologia del mercato. Syriza avrà bisogno della combinazione formidabile di principi politici e pragmatismo senza radici di impegno democratico, oltre alla capacità di agire rapidamente e brutalmente quando necessario. Perché Syriza abbia una chance, anche una minima chance di successo, sarà necessaria una solidarietà pan-europea.

Cambiare la Grecia


Per questo penso che voi, qui in Grecia, dovreste evitare il nazionalismo facile, tutti i discorsi su come la Germania vuole rioccupare la Grecia, distruggerla e così via. Il vostro primo compito è quello di cambiare le cose qui. Syriza dovrà fare il lavoro che gli altri avrebbero dovuto fare. Il lavoro di costruzione di uno stato migliore, moderno: uno stato efficiente. Dovrete fare un lavoro di bonifica dell'apparato statale dal clientelismo. È un lavoro duro, non c'è nulla di entusiasmante in questo: è lento, duro, noioso.

I vostri critici pseudo-radicali vi stanno dicendo che la situazione non è ancora quella giusta per un vero cambiamento sociale. Che se prendete il potere ora, non farete che aiutare il sistema, rendendolo più efficiente. Questo è, se ho ben capito, quello che il Kke,, che è fondamentalmente il partito delle persone ancora vive perché si sono dimenticate di morire, vi sta dicendo.

È vero che la vostra élite politica ha dimostrato la sua incapacità di governare, ma non ci sarà mai un momento in cui la situazione sarà completamente giusta per il cambiamento. Se aspettate il momento giusto, il momento giusto non arriverà mai. Quando si interviene, è sempre il momento non proprio maturo. 

Quindi, avete di fronte una scelta: o aspettare comodamente e guardare la vostra società che si disintegra, come alcuni altri partiti di sinistra suggeriscono, o intervenire eroicamente, pienamente consapevoli di quanto sia difficile la situazione. Syriza ha fatto la scelta giusta.

I vostri critici vi odiano perché, penso, segretamente sanno che voi avete il coraggio di essere liberi e di agire come persone libere. Quando si è davanti agli occhi della gente, quelli che osservano colgono, almeno per un istante, che state offrendo loro la libertà. 

State osando fare ciò che anche loro sognano di fare. In questo istante, sono liberi. Sono un unicum con voi. Ma è solo un attimo. Torna la paura e vi odieranno ancora, perché hanno paura della loro libertà.

Qual è dunque la scelta che voi, popolo greco, vi troverete ad affrontare il 17 giugno? Si dovrebbe tenere a mente il paradosso che sostiene la libertà di voto nelle società democratiche: siete liberi di scegliere, a condizione che facciate la scelta giusta. 

Ecco perché, quando la scelta è quella sbagliata, per esempio quando l'Irlanda ha votato contro la costituzione europea, la scelta sbagliata è trattata come un errore. E allora vogliono ripetere la votazione, per illuminare le persone a fare la scelta giusta. È per questo che l'establishment europeo è in preda al panico. Ritengono che forse non meritiate la vostra libertà, perché c'è il pericolo che facciate la scelta sbagliata.

Caffè senza latte

C'è una barzelletta meravigliosa in Ninoska di Ernst Lubitsch: l'eroe entra in una caffetteria e ordina un caffè senza panna. Il cameriere risponde «mi dispiace, ma abbiamo esaurito la panna, abbiamo solo latte. Posso portarle un caffè senza latte?» In entrambi i casi, si avrà solo il caffè, ma credo che la barzelletta sia corretta. 

Anche la negazione è importante. Un caffè senza panna non è lo stesso che un caffè senza latte. Voi oggi vi trovate nella stessa situazione: la situazione è difficile. Avrete una specie di austerità, ma avrete il caffè dell'austerità senza panna o senza latte? È qui che l'establishment europeo sta barando. 

Si sta comportando come se avrete il caffè dell'austerità senza panna. Vale a dire che i frutti della vostra fatica non beneficeranno solo le banche europee: vi stanno offrendo anche il caffè senza latte. Sarete voi a non beneficiare dei vostri sacrifici e difficoltà.

Nel sud del Peloponneso ci sono le cosiddette piangenti, donne che vengono chiamate per piangere ai funerali, a fare uno spettacolo per i parenti del morto. Ora, non c'è nulla di primitivo in questo. 

Noi, nelle nostre società sviluppate, facciamo esattamente la stessa cosa. Pensate a questa meravigliosa invenzione, penso che sia forse il maggior contributo dell'America alla cultura mondiale: il sottofondo di risate registrate. 

Le risate che fanno parte della colonna sonora della televisione. Torni a casa stanco, sintonizzi la tv su uno di questi stupidi programmi tipo Cheers o Friends. Ti siedi e la tv ride anche per te. E, purtroppo, funziona.

È così che chi detiene il potere, l'establishment europeo, vuole vedere non solo i greci, ma tutti noi: che guardiamo lo schermo e osserviamo come gli altri sognano, piangono e ridono. C'è un aneddoto, apocrifo ma meraviglioso, sullo scambio di telegrammi tra il quartier generale dell'esercito tedesco e quello austriaco nel mezzo della prima guerra mondiale. 

I tedeschi inviano un messaggio agli austriaci: «Dalla nostra parte del fronte, la situazione è grave ma non catastrofica». Gli austriaci rispondono: «Dalla nostra parte la situazione è catastrofica, ma non grave».

Questa è la differenza tra Syriza e gli altri: per gli altri la situazione è catastrofica ma non grave, le cose possono andare avanti come al solito, mentre per Syriza la situazione è grave, ma non catastrofica e per questo il coraggio e la speranza devono sostituire la paura. Dunque ciò che avete davanti, per dirla con il titolo di una vecchia canzone dei Beatles, è «una strada lunga e tortuosa». 

Quando anni fa la guerra fredda minacciava di esplodere in una caldissima, John Lennon scrisse una canzone, «all we are saying is give peace a chance» («tutto quello che stiamo dicendo è dare una chance alla pace»). Oggi, voglio sentire una nuova canzone in tutta Europa, «tutto quello che stiamo dicendo è dare una chance alla Grecia».

La rivoluzione a casa propria

Consentitemi un riferimento a una delle grandi, forse la più grande, delle tragedie classiche, Antigone: non combattere battaglie che non sono le tue battaglie. Nella mia idea di Antigone, abbiamo Antigone e Creonte. 

Sono solo due sette della classe dirigente. Un po' come Pasok e Nuova Democrazia. Nella mia versione di Antigone, mentre i due membri delle famiglie reali stanno combattendo tra loro, minacciando di mandare in rovina lo Stato, mi piacerebbe vedere il coro, le voci delle persone, uscire da questo ruolo stupido di mero commento saggio, impadronirsi della scena, costituire un comitato pubblico di potere del popolo, arrestare entrambi, Creonte e Antigone, e dare vita al potere del popolo.

Permettetemi ora di finire con una nota personale. Odio la sinistra tradizionale, intellettuale, che ama la rivoluzione, ma la rivoluzione che avviene in qualche luogo lontano. Era così quando ero giovane: più lontano è, meglio è, Vietnam, Cuba, ancora oggi, Venezuela. 

Ma voi siete qui e questo è ciò che ammiro. Non avete paura di impegnarvi in una situazione disperata, sapendo quanto le probabilità siano contro di voi. Questo è quello che ammiro. C'è anche un opportunismo di principio, l'opportunismo dei principi. 

Quando si dice la situazione è persa, non possiamo fare nulla, perché significherebbe tradire i nostri principi, questo sembra essere una posizione coerente, ma in realtà è la forma estrema di opportunismo. 

Syriza è un evento unico di come proprio quella sinistra - in contraddizione con ciò che fa la solita sinistra extraparlamentare, che si preoccupa di più se i diritti umani di qualche criminale vengono violati, che di migliaia di esseri umani che muoiono - ha trovato il coraggio di fare qualcosa. 


Siria: la strage e lo spionaggio in panne

di Thierry Meyssan - www.voltairenet.org - 2 Giugno 2012
Traduzione per Megachip a cura di Ariel Pisanu.

Il caso del massacro di Houla spiega il ritardo dell’intelligence occidentale in Siria

Siccome gli occidentali non hanno mai torto, è poco probabile che riconosceranno di essersi sbagliati a proposito del massacro di Houla. Ma la cosa importante non è sapere se rettificheranno o meno la falsa immagine che la loro propaganda costruisce sulla Siria. 

La cosa che conta è il mutato equilibrio di forze tra la NATO e la OSC (Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione, Ndt). Ora, il caso di Houla dimostra che gli occidentali non sono in grado di sapere ciò che accade sul campo, mentre all'intelligence militare russa non sfugge nulla del terreno.

108 corpi sono stati esposti da parte dell'esercito "siriano" libero [1] in una moschea di Hula. Secondo i ribelli, si trattava dei resti di civili uccisi il 25 maggio 2012 da miliziani filo-governativi, noti con il termine "Shabbihas".

Il governo siriano è apparso completamente destabilizzato dalla notizia. Ha immediatamente condannato l’eccidio, da esso attribuito al opposizione armata.

Mentre l'agenzia di stampa nazionale, SANA, non ha potuto fornire dettagli con certezza, l’agenzia di stampa cattolica siriana, «Vox clamantis», ha pubblicato senza indugio una testimonianza su alcuni degli eventi accusando formalmente l'opposizione [2]. Cinque giorni dopo, il canale russo di informazione Rossiya 24 (la ex Vesti) ha trasmesso un servizio molto dettagliato di 45 minuti che rimane ad oggi l'indagine pubblica più dettagliata [3]

Gli Stati occidentali e quelli del Golfo, che operano per un "cambio di regime" in Siria e hanno già riconosciuto l'opposizione come interlocutore privilegiato, hanno adottato la versione dei fatti forniti dall’ESL senza attendere la relazione della Missione di osservazione delle Nazioni Unite (UNSMIS). 

A titolo di sanzione, la maggior parte di loro ha messo in atto una misura preparata in caso di necessità: l'espulsione degli ambasciatori siriani dai loro rispettivi paesi. Questa misura politica non basta a interrompere le relazioni diplomatiche, poiché il resto del personale diplomatico siriano rimane accreditato in loco.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una dichiarazione presidenziale di condanna per il massacro senza nominare i colpevoli. Ha inoltre richiamato il governo siriano alle sue responsabilità, ossia proteggere il suo popolo con mezzi proporzionati, vale a dire senza ricorrere alle armi pesanti [4].

Invece, l'Alto Commissario per i diritti umani Navi Pillay, ha fatto rapporto sui capi d’accusa a carico delle autorità siriane e ha chiesto che il dossier venga trasmesso alla Corte penale internazionale.

Il presidente francese François Hollande e il suo ministro degli esteri Laurent Fabius hanno espresso la loro intenzione di convincere la Russia e la Cina a non interferire con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che autorizzi l'uso della forza. Intanto la stampa francese accusa la Russia e la Cina di proteggere un regime criminale.

In risposta a queste chiamate in causa, il viceministro degli Esteri russo Andrei Denisov, si è rammaricato del fatto che la posizione francese sia una "semplice reazione emotiva", sprovvista di analisi. Ha sottolineato che la posizione coerente del suo paese, in questo caso come in altri, non consisteva nel sostenere un governo, ma un popolo (restando intesi che il popolo siriano ha tributato un consenso plebiscitario al presidente al-Assad in occasione dell'ultimo referendum costituzionale).

Su richiesta del governo di Damasco, la Missione di osservazione delle Nazioni Unite è andata sul posto. È stata accolta dall'opposizione che controlla questa zona ed è stata in grado di stabilire diverse osservazioni destinate all’elaborazione della sua relazione intermedia.

In una conferenza stampa rivolta all’interno, il presidente della Commissione d'inchiesta siriana sul massacro ha letto un breve comunicato che rivela i risultati preliminari dell'indagine in corso. A suo avviso il massacro è stato perpetrato dall'opposizione nel contesto di un'operazione militare della ESL nella zona.

Consapevoli del fatto che la relazione della Missione degli osservatori Onu potrebbe ritorcersi contro di loro, gli Occidentali hanno fatto istituire una Commissione d’inchiesta supplementare da parte del Consiglio dei Diritti Umani di Ginevra da essi controllato. Esso potrebbe rapidamente rilasciare un rapporto volto a imporre una sua versione prima che la Missione degli osservatori non rilasci le sue conclusioni.

Come sapere cosa è successo a Hula?

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Immediatamente e senza indagini le agenzie di stampa e i governi occidentali hanno attribuito al governo siriano la responsabilità dell'eccidio.

Due gli ostacoli principali che impediscono il lavoro degli investigatori: il governo siriano ha perso il controllo di Houla da diverse settimane. I magistrati siriani non possono recarvisi, e se dei giornalisti vi giungono, non può avvenire che con il consenso e sotto la stretta supervisione dell’ESL. 

C'è una sola eccezione: un team di Rossiya 24, il canale russo di informazione continua, è riuscito a circolare nell'area senza scorta e a realizzarvi un reportage straordinariamente dettagliato.

La Commissione ufficiale siriana afferma di aver raccolto numerose testimonianze, ma dichiara che non le presenterà alla stampa prima che la relazione finale sia definitivamente stabilita. 

Finora, l'identità di questi testimoni è protetta dal segreto istruttorio. Tuttavia, la televisione di stato ha trasmesso diverse testimonianze, il 1° giugno.
Gli inquirenti dispongono anche di video forniti esclusivamente dall’ESL.

Infine, poiché l’ESL ha radunato i resti mortali in una moschea e ha iniziato le sepolture appena il giorno dopo, non è stato possibile per gli osservatori delle Nazioni Unite procedere agli esami medico-legali su un certo numero di salme.

Le conclusioni della Rete Voltaire

 victimes houla
Le vittime del massacro di Houla.

Houla non è una città, ma un'area amministrativa che ricomprende tre località di circa 25mila abitanti ciascuna, ora in gran parte abbandonate. Il borgo sunnita di Tal Daw era sotto il controllo dei ribelli da diverse settimane. 

L'Esercito "siriano" libero vi aveva imposto la sua legge. L’Esercito nazionale si occupava della sicurezza delle vie di trasporto tenendo diverse postazioni lungo le strade della zona, ma non si avventurava più lontano di queste strade.

Gli individui hanno rapito dei bambini e hanno cercato invano di estorcere un riscatto [5]. In definitiva, questi bambini sono stati uccisi pochi giorni prima della strage di Houla, ma i loro corpi sono stati portati dall'Esercito "siriano" libero per essere esposti con gli altri.

Il 24 maggio sera, l'Esercito "siriano" libero ha lanciato una vasta operazione che intendeva rafforzare il suo controllo su tutta l'area e fare di Tal Daw la sua nuova base. Per far ciò, da 600 a 800 combattenti - provenienti da distretti più o meno lontani - si sono riuniti a Rastan e Saan, e sono poi andati ad attaccare simultaneamente le postazioni militari. Nel frattempo, una squadra fortificava Tal Daw con l'installazione di cinque batterie di missili anti-carro ed epurava la popolazione eliminando alcuni degli abitanti.

Le prime vittime a Tel Daw sono state una dozzina di persone apparentate con Abd Al-Muty Mashlab, un deputato neoeletto del partito Ba'ath, divenuto segretario dell'Assemblea Nazionale, e poi la famiglia di un alto ufficiale, Mouawyya al-Sayyed. Gli obiettivi successivi sono state famiglie di origine sunnita che si erano convertite allo sciismo. 

Le vittime includono la famiglia di due giornalisti di «Top News» e «New Orient News», agenzie di stampa che fanno parte della Rete Voltaire. Diverse persone, compresi dei bambini, sono state violentate prima di essere uccise.

Riuscendo a far cadere solo una delle posizioni dell’Esercito nazionale, gli aggressori hanno cambiato la loro strategia. Hanno trasformato la loro sconfitta militare in un’operazione di comunicazione. Hanno attaccato l'ospedale Al-Watani, che hanno incendiato. Hanno portato dei corpi presi all'obitorio dell'ospedale e quelli di varie vittime alla moschea, dove li hanno filmati.

La teoria di un massacro unico commesso da miliziani filo-governativi non resiste ai fatti. Ci sono stati scontri tra lealisti e ribelli, così come numerosi massacri di civili filo-governativi da parte dei ribelli. Poi, una messa in scena è stata organizzata dall’Esercito "siriano" libero con il mescolamento di corpi di diversa origine, corrispondenti a decessi accaduti nel corso di parecchi giorni.

Per il resto, l'esistenza degli "Shabbihas" è un mito. Ci sono certamente individui filo-governativi che si sono armati e possono commettere atti di vendetta, ma non c'è nessuna struttura, nessun gruppo organizzato che può essere descritto come milizia filo-governativa.

Implicazioni politiche e diplomatiche

lamia chakkour
L’ambasciatrice della Siria Lamia Chakkour.

L'espulsione degli ambasciatori siriani da parte degli stati occidentali è una misura già preparata con largo anticipo per essere coordinata. Gli Occidentali aspettavano un massacro di questo tipo per metterla in atto. 

Hanno ignorato i tanti massacri precedenti, perché sapevano che erano stati commessi dall'Esercito "siriano" libero, e si sono impadroniti di questo, credendo che fosse stato perpetrato da miliziani filo-governativi.

L'idea di un’espulsione coordinata non è stata concepita a Parigi, ma a Washington. Parigi aveva accettato in linea di principio, senza considerare le implicazioni giuridiche. In pratica Lamia Chakkour è anche l'ambasciatrice siriana presso l’Unesco, e pertanto non può essere espulsa dal territorio francese in virtù dell'Accordo di sede. E anche se non fosse stata più accreditata presso l'Unesco, non sarebbe potuta essere espulsa perché ha la doppia cittadinanza franco-siriana.

Le espulsioni sono state coordinate da Washington per creare l'illusione di un movimento generale, al fine di fare pressione sulla Russia. Infatti, gli Stati Uniti cercano di testare il nuovo rapporto di forza internazionale, di valutare le reazioni russe, e sapere fin dove possono spingersi.

Tuttavia la scelta del massacro di Houla è un errore tattico. Washington si occupata di questa questione, senza verificare i dettagli e pensando che nessuno potesse controllare. Si dimentica che in alcuni mesi Mosca ha investito nel paese. 

Più di 100mila russi vivono ormai in Siria. Non si sono di certo limitati semplicemente a dispiegare un sistema high-tech di protezione anti-aerea per scoraggiare la NATO dal bombardare la Siria: hanno anche stabilito delle unità di intelligence che includono dei militari in grado di dislocarsi nelle zone ribelli. 

In questo caso, Mosca è giunta a far luce sui fatti nel giro di pochi giorni. I suoi specialisti sono riusciti a identificare 13 membri dell’ESL colpevoli di questo eccidio, e hanno trasmesso i loro nomi alle autorità siriane. In queste condizioni, non solo Mosca non si è fatta impressionare, ma ha perfino indurito la sua posizione.

Per Putin, il fatto che gli Occidentali abbiano voluto fare del massacro di Houla il loro simbolo indica che non controllano più la realtà sul terreno. Dopo aver ritirato gli ufficiali che sovrintendevano sul campo all’Esercito "siriano" libero, gli Occidentali non dispongono più che delle informazioni raccolte con i loro droni e i loro satelliti per osservare ciò che accade. 

Diventano vulnerabili alle menzogne e alle millanterie dei mercenari che hanno inviato sul posto.
Visto da Mosca, questo massacro è solo una tragedia fra le tante che i siriani hanno vissuto da un anno in qua. 

Ma la sua precoce strumentalizzazione da parte degli occidentali dimostra che essi non hanno ancora sviluppato una nuova strategia collettiva dopo la caduta dell'Emirato Islamico di Baba Amr. In definitiva, avanzano a naso e hanno perso perciò quella capacità di anticipazione che consente al giocatore di scacchi di prevalere.

NOTE

[1] La Rete Voltaire ha scelto di trascrivere ESL inserendo "siriano" tra virgolette per sottolineare che questa milizia è in gran parte composta da stranieri, e che il suo comando non è siriano.
[2] «Divisioni irreversibili in Siria?», "Vox clamantis”, 26 maggio 2012.
[3] Global Research ha tradotto in inglese la trascrizione di alcuni brani estratti da questa trasmissione. Si veda: : “Opposition Terrorists Killed Families Loyal to the Government”, Voltaire Network, 1 giugno 2012.
[4] «Syrie: que dit le Conseil de sécurité?», di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 28 maggio 2012.
[5] Questo è attualmente il principale problema di sicurezza nel paese. Molti delinquenti che erano stati reclutati per ingrossare i ranghi dell'Esercito "siriano" libero sono stati smobilitati per cessazione della continuità dei finanziamenti. Rimasti in possesso di armi fornite dall'Occidente, si ingaggiano in attività di criminalità organizzata, soprattutto rapimenti per estorcere riscatti.


"L'Europa è prigioniera della Nato, serve una politica estera distinta da quella degli USA"
da www.geopolitica-rivista.org - 1 Giugno 2012

Il progetto di uno spazio comune tra Europa e Russia è auspicabile, ma reso impossibile dalla presenza di una NATO strutturata in funzione anti-russa che tiene l’Europa prigioniera della politica USA. 

Lo sostiene, in un’intervista esclusiva realizzata da Giacomo Guarini e pubblicata in Vent’anni di Russia, Sergio Romano, storico, giornalista e diplomatico, considerato uno dei massimi esperti italiani di Russia. 

Già ambasciatore a Mosca durante gli ultimi anni dell’URSS, oggi è editorialista di varie pubblicazioni (tra cui Il Corriere della Sera e Panorama). Ha insegnato alle università di Milano-Bocconi, Pavia, Sassari, Harvard e della California. Fa parte del Comitato Scientifico di Geopolitica.

Secondo Romano, la priorità della nuova presidenza Putin sarà e dev’essere la modernizzazione economica, per uscire dall’eccessiva dipendenza dall’esportazione di risorse naturali. Tale modernizzazione è una precondizione imprescindibile anche perché il progetto putiniano di Unione Eurasiatica abbia successo.

Commentando i rapporti tra Russia e Cina, l’ex Ambasciatore afferma ch’essi sono eccellenti, ma favoriti dalla comune necessità di arginare la potenza statunitense. Non si può escludere che si tratti solo d’una tregua, e che in futuro la tensione torni a salire.
 
Uno dei capitoli su cui Cina e Russia fanno fronte comune è quello relativo a Iran e Siria.

Secondo Romano al Cremlino non si desidera un Iran dotato dell’arma nucleare, ma si è consci che una caduta dei governanti a Damasco o Tehran rappresenterebbe una vittoria degli USA. «La Russia – ricorda l’ex Ambasciatore a Mosca – è portata a pensare che ogni vittoria americana si traduca nell’allargamento dell’area in cui gli Stati Uniti sono la potenza dominante. E questo non le piace».

Parlando dei rapporti tra Europa e Russia, Romano ritiene che sia auspicabile uno spazio comune “da Lisbona a Vladivostok”, e che questo progetto sia già proprio alla Germania

Tuttavia, è impossibile realizzarlo «finché esiste una NATO che è evidentemente strutturata in funzione anti-russa»; l’Europa è «in qualche modo prigioniera della NATO», mentre dovrebbe avere «una propria politica estera, distinta da quella degli Stati Uniti».

Lo scudo ABM degli USA è uno dei capitoli più spinosi dei rapporti con Mosca: «Non credo – afferma l’esperto storico e diplomatico – che i russi abbiano completamente torto quando si sentono potenzialmente minacciati da queste basi anti-missilistiche americane».

Venendo ai rapporti italo-russi, Romano non prevede che vi sarà un peggioramento col nuovo governo italiano. Berlusconi «non ha mai messo in discussione veramente la strategia degli Stati Uniti», e comunque Monti ha delle priorità di carattere economico-istituzionale che lo distrarranno dall’intervenire in maniera rilevante sulle relazioni estere.


Sco, il vertice anti-Nato
di Michele Paris - Altrenotizie - 7 Giugno 2012
 
Ieri si è concluso il summit SCO di Pechino, durante il quale i due paesi membri più importanti - Russia e Cina - hanno ribadito il netto rifiuto di qualsiasi intervento armato per risolvere la crisi in Siria e quella del nucleare iraniano. 

Al centro dell’attenzione dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione, nella due giorni nella capitale cinese c’è stato anche il rafforzamento dei legami commerciali tra i paesi che la compongono e il loro ruolo nel futuro dell’Afghanistan in vista del ritiro delle forze di occupazione occidentali entro la fine del 2014.

L’organizzazione che ha tenuto il proprio vertice a Pechino questa settimana, trae origine dal gruppo dei “Cinque di Shanghai”, fondato nel 1996 dai governi di Russia, Cina, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. Nel 2001 i cinque membri accolsero l’Uzbekistan, cambiando appunto il nome in Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione. 

Lo scopo iniziale era piuttosto limitato, cioè di allentare le tensioni tra i paesi membri, mentre successivamente l’obiettivo ufficiale sarebbe diventato quello di formare un fronte comune contro i cosiddetti “tre mali”, vale a dire terrorismo, separatismo ed estremismo.

In poco più di un decennio di vita, l’SCO ha tuttavia assunto sempre maggiore rilevanza, trasformandosi in una sorta di alleanza non solo politica ma anche militare, come dimostrano le svariate esercitazioni congiunte andate in scena dal 2003 e quelle bilaterali tra Russia e Cina, organizzate per la prima volta nella storia di questi paesi due anni più tardi. 

In particolare, Mosca e Pechino, nonostante una lunga storia di rapporti travagliati, hanno fatto registrare un certo riavvicinamento, promuovendo l’SCO come una risposta alla NATO e alle mire espansionistiche occidentali nel continente asiatico.

Il summit del 6 e 7 giugno si è così inserito in uno scenario di gravi tensioni internazionali, con Russia e Cina ferme nel respingere una soluzione di forza per rovesciare il regime di Assad in Siria. Confermando le posizioni dei rispettivi leader in questi mesi, i paesi SCO hanno denunciato le violenze in Siria ma hanno altresì insistito per una risoluzione diplomatica della crisi.

“I membri del gruppo di Shanghai”, recita il comunicato ufficiale emesso giovedì, “sono contrari all’interferenza militare negli affari del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale, al trasferimento di poteri forzato e alle sanzioni unilaterali”.

Questa posizione, ribadita fermamente dall’SCO, conferma come Russia e Cina continueranno nel prossimo futuro a porre il veto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU su eventuali risoluzioni che possano spianare la strada ad un intervento armato esterno in Siria. 

I due governi, infatti, intendono evitare una ripetizione della vicenda libica che portò al rovesciamento di Gheddafi con pesanti ricadute in termini economici e strategici per entrambi i paesi.

La posizione dei paesi SCO sull’Iran, ugualmente dettata dalla comunanza di vedute dei governi russo e cinese, è stata sottolineata dalla presenza a Pechino del presidente Ahmadinejad, il quale ha avuto un faccia a faccia sia con Putin che con Hu Jintao. 

Russia e Cina vedono con preoccupazione il nuovo deteriorarsi delle relazioni tra Teheran e l’Occidente sulla questione del nucleare dopo gli inconcludenti colloqui di Baghdad del mese scorso e si oppongono sia ad un intervento armato che a nuove sanzioni.

Per la Cina, i timori legati ad un’eventuale aggressione da parte di USA o Israele contro le installazioni nucleari iraniane riguardano principalmente l’impennata del costo del petrolio che ne seguirebbe, con pesanti effetti sulla propria economia, nonché la minaccia all’approvvigionamento del greggio, dal momento che l’Iran è il terzo fornitore di Pechino, dopo Arabia Saudita e Angola.

Oltre a mettersi al riparo dalle possibili conseguenze in ambito economico, la Russia vuole a sua volta evitare un nuovo conflitto in Medio Oriente anche per ragioni strategiche. Un attacco contro l’Iran produrrebbe infatti nuova instabilità nelle vicine repubbliche ex sovietiche, con il rischio di contagiare la stessa Russia.

L’Iran era presente al vertice di Pechino in qualità di paese osservatore all’interno dell’SCO, così come lo sono India, Pakistan e Mongolia. All’incontro hanno partecipato anche Bielorussia e Sri Lanka in quanto “partner di dialogo” del gruppo.

Come previsto, alla presenza del presidente Hamid Karzai, durante il summit lo status di paese osservatore è stato assicurato anche all’Afghanistan, ratificando così le dichiarazioni fatte dai leader di Kabul e di Pechino nei giorni precedenti. Domenica scorsa Karzai aveva annunciato la volontà di Russia e Afghanistan di stringere legami più stretti, al di là di quelli economici.

Il presidente afgano ha parlato significativamente di partnership strategica con la Cina, una definizione già utilizzata per l’accordo siglato recentemente con l’amministrazione Obama che permetterà agli Stati Uniti di rimanere nel paese centro-asiatico ben oltre il 2014. 

Il presidente cinese, Hu Jintao, mercoledì aveva invece detto di vedere un ruolo più importante per il suo paese e gli altri membri dell’SCO in Afghanistan, sia pure esprimendo qualche cautela vista la situazione ancora precaria a Kabul e ponendo l’accento sugli aspetti economici rispetto a quelli militari.

La presenza a Pechino e il desiderio di entrare a far parte come osservatori dell’SCO di paesi come India, Pakistan e Afghanistan riflette il dilemma strategico dei loro governi, divisi tra un’alleanza con un’America sempre più intenzionata a mantenere il controllo sulle rotte commerciali e sulle riserve energetiche asiatiche e la necessità di cercare un contrappeso a Washington guardando alle potenze vicine - Russia e Cina - con cui essi mantengono rapporti, soprattutto economici, sempre più intensi.

In un altro segnale all’Occidente, poi, l’SCO ha approvato giovedì una dichiarazione di condanna dell’impiego di sistemi di difesa missilistici “da parte di uno stato o di un gruppo di stati”, poiché essi rappresentano una “minaccia alla sicurezza internazionale”. Anche se non nominato esplicitamente, il riferimento è al sistema NATO che gli Stati Uniti intendono allestire sul territorio di alcuni paesi dell’Europa orientale e che la Russia ritiene minacci il proprio deterrente nucleare.

Sul fronte economico, infine, i sei membri dell’Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione si sono accordati per accelerare la creazione di una Banca e di un Fondo per lo Sviluppo. Il presidente cinese Hu ha da parte sua promesso lo stanziamento di 10 miliardi di dollari in prestiti a beneficio degli altri paesi SCO, a conferma della crescente dipendenza economica di alcuni di loro da Pechino.

Il dato più importante che è uscito dal primo summit SCO dopo il ritorno di Vladimir Putin al Cremlino, in ogni caso, è la conferma della costante sintonia di Russia e Cina sui temi più delicati nel panorama internazionale. I due paesi continuano ad avere motivi di scontro a causa di interessi divergenti su varie questioni, tuttavia la loro collaborazione è aumentata parallelamente alla necessità di contrastare l’ingerenza occidentale nelle aree strategicamente sensibili del continente asiatico.

Alla luce del rinnovato interesse degli Stati Uniti per l’estremo Oriente e del mantenimento di una sostanziale presenza militare americana in Afghanistan dopo il ritiro promesso da Obama nel 2014, l’Asia continuerà dunque ad essere nei prossimi anni il teatro di crescenti tensioni e rivalità tra le principali potenze del pianeta.


Altro fracking previsto per Siena e Grosseto
di Maria Rita D'Orsogna - http://dorsogna.blogspot.it - 7 Giugno 2012
 
I permessi della European Gas Limited - ditta australiana che dice di avere depositato le proprie valutazioni di impatto ambientale per estrarre Coal Bed Methane e Shale Gas con fracking presso la regione Toscana.

E così, come un domino ecco altri progetti per fare fracking di Coal Bed Methane in Italia e di Shale Gas.

Da quanto mi pare di capire, questa ditta, la European Gas limited, ha avuto le concessioni nel 2007 ma sta ancora chiedendo i permessi e le autorizzazioni a procedere al nostro governo.

Sono tutti e tre allo stadio preliminare e sono in Toscana.




E' tutto nel silenzio, e come sempre, se nessuno sa, dice, chiede, esige risposte, quelli gliele danno le autorizzazioni, perché fondamentalmente non sanno neanche cosa sia il fracking!

E così finirà che si arriva al fracking in Italia senza neanche chiederlo a nessuno, e poi in Toscana, come se la regione più turistica d'Italia potesse essere allo stesso tempo un distretto minerario con acqua inquinata, esalazioni tossiche e tremori piu' o meno forti nel sottosuolo.

Dicono che:


Reports on Environmental Impact Study’s for the three permit areas have been completed and lodged with the office of the Regione Toscana.

I rapporti sugli studi di valutazione ambientale per tutte e tre le aree sono stati completati e giacciono con gli uffici della regione Toscana.

Ma la regione Toscana ha qualcosa da dire? Lo sanno? Cosa pensano? Perché la gente normale non sa niente di tutto ciò, che magari vorremmo dire anche la nostra, no?

 





Siena  - 478 chilometri quadrati - Coal Bed Methane e Shale Gas
Belforte - 511 chilometri quadrati - Coal Bed Methane e Shale Gas
Cinigiano - 564 chilometri quadrati - Coal Bed Methane e Shale Gas


Ma chi sono questi che non sanno neanche scrivere Siena e scrivono Sienna?

Intanto, questa European Gas Limited, European non e'.

La Kimberley Oil infatti nasce nel 1996 nell'Australia del Nord e *fin dal 2003* "entra in accordo" per una joint venture per trivellare carbone alla ricerca di metano in Italia e Francia.

Fin dal 2003!

Fra i suoi partner fin dal 2006 una certa Heritage Petroleum, americana.

Poi divestono dall'Australia e si cambiano il nome in European Gas Limited, chissà, per sembrare più benigni forse.

Anche loro parlano dei disastri minerari della Toscana e dell'alto contenuto di metano nell'area.

Dicono che

"CBM exploration activities by others in adjacent permits is encouraging".

"Le attivita' di esplorazione di CBM di altri in permessi adiacenti e' incoraggiante"

Ricordiamo che il CBM e' il coal bed methane che viene estratto con metodi di fracking.

E poi, ma chi sono questi altri? Quelli della Independent Resources? O altri ancora?

La cosa che fa rabbrividire è che dalle loro carte l'intera città di Siena è coperta dal permesso esplorativo!

Non ho che dire.

La Francia e la Bulgaria hanno bannato il fracking. Noi neanche lo sappiamo che degli australiani ed inglesi vogliono venire a farcelo in alcuni dei più bei posti d'Italia se non del pianeta.

Evviva l'Italia.