giovedì 17 novembre 2011

Il bastone di Monti

Il Governo Monti, voluto da Bce+Goldman Sachs e compagnia cantante (da Citigroup, Bank of America a Deutsche Bank passando per Confindustria+Banche italiane con una spruzzata di Vaticano e Nato), s'è formato.

Un concentrato di poteri forti mai visto in tutta la storia della Repubblica italiana.

Dalla carota fatta ingoiare al popolo italiota con le liberatorie dimissioni dell'incapace e inetto Berlusconi ora si passa al bastone, che ovviamente entrerà in un altro pertugio.

Buona vasellina a tutti...


Ministri, ed è tutto un programma
di Debora Billi - http://crisis.blogosfere.it - 16 Novembre 2011

Così a caldo, diamo un'occhiata alla lista dei ministri. Il loro curriculum rappresenta, da solo, un'indicazione su quello che sarà il programma del governo.

Giustizia: Paola Severino. Docente di Diritto Penale e Vice Rettore dell'Università privata LUISS. Vicepresidente del Consiglio della Magistratura Militare. Avvocato.

Interni: Anna Maria Cancellieri. Laureata in Scienze Politiche, prefetto, commissario del Comune di Bologna e poi del comune di Parma. Una lady di ferro.

Esteri: Giulio Terzi di Sant'Agata. Diplomatico di carriera, impegnato in particolare alle Nazioni Unite, su temi di sicurezza internazionale come Balcani, Medio Oriente, Afghanistan. E' stato ambasciatore italiano in Israele. Si interessa di nuove tecnologie.

Difesa: Giampaolo Di Paola. Ammiraglio, ex capo di Stato Maggiore, attualmente Presidente del Comitato Militare della NATO.

Lavoro e Welfare: Elsa Fornero. Docente di economia, ex consigliere della Banca Mondiale, vice presidente del Consiglio di Sorveglianza della banca Intesa San Paolo.

Istruzione e Ricerca: Francesco Profumo. Ingegnere, Rettore del Politecnico di Torino, Presidente del CNR. Nei consigli di amministrazione di Unicredit e Telecom.

Beni Culturali: Lorenzo Ornaghi. Laureato in Scienze Politiche, allievo di Gianfranco Miglio, Rettore dell'università privata Cattolica di Milano, vicepresidente del quotidiano cattolico Avvenire.

Salute: Renato Balduzzi. Laureato in giurisprudenza, consigliere di vari ministeri e aziende ospedaliere dal 1989, ex presidente del movimento ecclesiale cattolico di impegno culturale, docente di diritto all'università del Piemonte orientale.

Politiche Agricole: Mario Catania. Laureato in giurisprudenza, da sempre al Ministero dell'Agricoltura, lunga esperienza a Bruxelles.

Ambiente: Corrado Clini. Laureato in Medicina, da sempre al Ministero dell'Ambiente, membro di CIPE, ENEA, Presidente di moltissimi comitati e organizzatore di meetings internazionali, VicePresidente della Commissione Europea dell'Ambiente, coordina le attività del Ministero presso ONU, G8, G20, WTO, Banca Mondiale.

Coinvolto nello scandalo dell'uranio (http://www.comitatodegrazia.org/Blog/rassegna-stampa/espresso/pattumiera-marghera) Jolly Rosso bruciato a Porto Marghera.

Sviluppo + Infrastrutture: Corrado Passera. Banchiere e manager. Laureato all'università privata Bocconi, è stato supermanager in CIR, Espresso, Mondadori, Olivetti (indagato), Banco Ambrosiano Veneto (indagato) e privatizzatore delle Poste Italiane. Oggi AD di Banca Intesa (indagato per Cirio e Parmalat).

Coinvolto in operazioni di derivati con le Poste, nella questione delle intercettazioni Telecom, nella faccenda RaiFiction-Saccà, con Impregilo-Ponte sullo Stretto, nel salvataggio di AirOne a spese di Alitalia. Qui (http://www.antonioborghesi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=116&Itemid=1) un riepilogo.

Adesso abbiamo sufficienti informazioni per capire l'orientamento del governo Monti. Cattolici, università private, banche, burocrazia europea, la NATO. Se qualcuno cercava un guizzo di speranza, ebbene non riuscirà a trovarlo.


Habemus Quisling
di Eugenio Orso - http://pauperclass.myblog.it - 16 Novembre 2011

Recita un’agenzia dell’ANSA del primo pomeriggio di oggi:

Ecco il governo Monti: 17 ministri, 5 senza portafoglio, 3 le donne, interim economia a Monti. Questi i ministri con portafoglio: Economia, Mario Monti(interim); Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata; Interno, Anna Maria Cancellieri; Giustizia, Paola Severino; Difesa, Giampaolo Di Paola; Sviluppo-Infrastrutture, Corrado Passera; Agricoltura, Mario Catania; Ambiente, Corrado Clini; Lavoro-Pari Opportunità, Elsa Fornero; Salute, Renato Balduzzi; Istruzione, Francesco Profumo; Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi.

Monti gliel’ha fatta, com’era da aspettarsi, nonostante il rifiuto dei politici indigeni ad entrare a far parte attivamente del nuovo governo.

Il fatto che non vi siano ministri di chiara provenienza politica nel nuovo esecutivo, dirigenti dei cartelli elettorali liberaldemocratici, personalità di spicco della sciagurata politica nazionale, e il fatto che il Quisling Monti avoca a sé il cruciale dicastero dell'economia non costituiscono certo segnali positivi, ma esattamente il contrario, e ci fanno intuire l'entità e la spietatezza delle controriforme che attendono l'Italia.

I politici liberaldemocratici si tengono fuori in massa, perchè sanno che ci sarà un massacro e cercano di mantenere le distanze, di lavarsene vigliaccamente le mani stando a guardare.

Così Bersani, così Vendola, così Berlusconi (con l'appendice di Alfano), così gli striscianti centristi e l'UDC di Casini in Caltagirone, che ha dato "carta bianca" all'europoide Monti.

La gestione della cosa pubblica, al più alto livello interno, è stata lasciata interamente nelle mani di coloro che devono rendere conto solo ai cosiddetti Poteri Forti, espressione che nasconde la classe dominante globale.

E' un po' come nelle guerre dell'ex Yugoslavia, in cui i regolari serbi (ma lo stesso facevano anche i poliziotti e i regolari croati) si tenevano fuori in certe occasioni, lasciando alle bande, alle milizie private (come quella delle Tigri di Arkan) e a vari gruppi di tagliagole il "lavoro sporco", la cosiddetta pulizia etnica che ha insanguinato intere aree dei Balcani ...

I tecnici di Monti sono un po' come i Četnici di Milošević e Karadžić, mentre i regolari dell'armata corrispondono ai nostri (tanto amati ...) parlamentari.

Dopo la "pulizia etnica", e i conseguenti massacri o deportazioni di civili, i regolari dell'armata entravano in campo, e allo stesso modo i vili politici democratici del sistema attendono nuove elezioni, preferibilmente nel 2013, per rientrare in campo a giochi già fatti, a massacro sociale avvenuto, limitando i danni quanto a consenso elettorale perchè, come millanteranno ai quattro venti, non si sono "sporcati le mani" ...


Monti è una trappola
di Giulietto Chiesa - www.cadoinpiedi.it - 15 Novembre 2011

Governerà l'Italia eseguendo gli ordini che arrivano dall'Europa. Gli italiani non devono accettarlo. Il debito italiano è un bluff creato ad arte per sottrarci la nazione: in realtà stiamo solo svendendo le nostre ricchezze a un gruppo di speculatori.

Non credo che il governo Monti sarà un buco nell'acqua perché alla fine coloro che hanno organizzato questa offensiva contro l'Italia, la chiamo proprio così "offensiva dall'esterno contro l'Italia" hanno potenti mezzi di dissuasione [...]

[...] non sono naturalmente onnipotenti, ma i grandi centri della finanza internazionale che sono dietro a questo, che - lo ribadisco, è un "attacco contro l'Italia" - sono molto potenti e hanno strumenti tali da poter condizionare anche il comportamento di forze politiche decisive nel Paese. Quindi credo che l'operazione andrà avanti, altrimenti il Presidente Napolitano non si sarebbe sprecato così tanto per costruirla. Questo è il primo punto.

Naturalmente è un'operazione bluff, nel senso che questo attacco è senza destino perché il Prof. Monti, se ci riesce, guiderà il governo italiano in un momento in cui l'Italia andrà in recessione, e ci andrà in compagnia dell'intera Europa, secondo quanto attestano tutti i dati che vengono dalle stesse fonti europee.

Quindi, pensare a un risanamento dell'Italia in caduta libera, in questa situazione non è praticamente possibile, per cui sarà un buco nell'acqua, ma sarà un buco nell'acqua catastrofico per il contribuente italiano, per il lavoratore italiano, per il pensionato italiano.

Il Signor Monti viene in Italia per applicare le norme di un'Europa che va a fondo, ma queste norme sono molto gravi e significano drastici tagli alla condizione di vita di larghissime masse popolari, non più soltanto i lavoratori ma anche settori cruciali dei ceti medi: riduzione dei salari, libertà di licenziamento, compressione delle spese sociali, tutte cose che graveranno drammaticamente sulla vita dei cittadini.

Naturalmente, tutto questo viene fatto in base a una scommessa, che io ritengo mal fondata perché ci sono limiti oltre i quali la gente:

1) non crede più alle storie che le sono state raccontate;

2) non è disposta a rinunciare così facilmente alle proprie condizioni di vita, per cui questa scommessa è una giocata alla roulette su un numero solo, può andare bene ma con buona probabilità andrà male per gli organizzatori.

La domanda alla quale viene da rispondere è: chi sono questi organizzatori?

Ritengo che siano i grandi gruppi della finanza internazionale, guidati dalle grandi banche di investimento, tra cui la più famosa, ma non l'unica, si chiama Goldman Sachs ma ce ne sono anche altre: Citigroup, Bank of America, Deutsche Bank etc., tutte le banche che, tra il 2007 e il 2010, sono tecnicamente fallite ma che hanno recuperato fantasticamente dopo essere state ricapitalizzate dalla Federal Reserve, che ha erogato 16 trilioni di dollari inesistenti, inventati per tenerle in piedi.

Dopodiché queste banche, con questi soldi, si sono gettate sugli unici asset che ritenevano praticamente invincibili, immarcescibili, ovvero gli asset dei bond degli stati europei che, essendo protetti dall'Euro, venivano considerati al riparo dal rischio di default, impossibilitati a azzerarsi o a vanificarsi come invece era accaduto per tutti gli asset dei cosiddetti mutui facili su cui ha fiorito la finanza americana nel corso di questi ultimi 8 anni.

Queste banche si sono dunque precipitate in Europa e hanno cominciato a comprare i buoni del tesoro, le emissioni delle banche centrali europee, andando alla ricerca di quelli che avevano i più alti tassi di interesse.

Sono andati a comprare i bond greci in primo luogo, perché erano quelli più esposti che davano tassi di interesse più alti, poi sono andati a comprare quelli italiani, visto che l'Italia è considerata tra i Paesi in difficoltà a causa della dimensione del debito pubblico.

Voglio però ribadire che il conto dei debiti privati italiani è tra i migliori in assoluto dell'Europa, gli italiani hanno un debito privato pari al 42% del Pil, quando per esempio la Gran Bretagna ha un debito privato del 103% del Pil.

Dunque, quando si dice che l'Italia è un paese praticamente al fallimento, si dice una menzogna gigantesca che è stata artificialmente creata da questi signori, perché se si mette insieme il debito privato e il debito pubblico, l'Italia sta molto meglio della Francia, molto meglio del Belgio, molto meglio ovviamente della Grecia, della Spagna, della Gran Bretagna, sta un po' meno bene della Germania.

Quindi tutta questa storia secondo cui l'Italia sarebbe in bancarotta è una menzogna organizzata dai mercati o meglio dalla finanza internazionale, che è venuta per catturare e comprarsi l'Italia a basso prezzo con i soldi fittizi, inventati dagli Stati Uniti e usando le leve legislative che l'Europa ha offerto alla finanza mondiale.

Ci sono decine di prove che l'Europa legifera sulla base delle indicazioni dirette di questi centri: sono i consiglieri della Goldman Sachs che suggeriscono all'Europa le norme giuridiche con cui deve essere avvantaggiata la finanza internazionale.

Tutto questo discorso è interamente costruito sulla base di una pressione speculativa che va naturalmente contro i popoli, perché hanno da piazzare i loro soldi finti e dunque comprarsi l'Europa, l'Italia, la Grecia, la Spagna con quattro soldi, le terre, gli asset, gli edifici, le ricchezze artistiche, culturali etc...

Noi, di fatto, stiamo svendendo erroneamente le nostre ricchezze a un gruppo di speculatori che si può contare sulle punte delle dita di due mani, a una trentina di farabutti, che si gettano letteralmente come dei caimani sulle prede che vengono loro offerte dalla legislazione europea, perché l'Europa è responsabile direttamente di questo obbrobrio, così come la Commissione europea e anche il Parlamento europeo che hanno votato e approvato queste norme.

Siamo schiacciati in una trappola, il Signor Monti è l'esecutore di questi ordini, viene in Italia per eseguire questi ordini che mi auguro gli italiani non accetteranno.

Questo governo deve cadere prima ancora di essere nato e deve essere costruito un governo basato sulla volontà popolare di risanare questo Paese, che ne ha senz'altro bisogno.

Dei quasi 2 mila miliardi del nostro debito pubblico, una parte rilevante deriva dal fatto che i ricchi non hanno pagato le tasse in Italia negli ultimi 30, 40 anni, violando la Costituzione e c'è un accumulo- i dati sono di Bankitalia- di almeno 9 mila miliardi, 9 trilioni di Euro di patrimoni che sono nella disponibilità di pochissime persone che non hanno pagato le tasse.

Ci sono in Italia decine di leggi che sono state specificatamente scritte nell'interesse degli evasori fiscali e che consentono alle banche italiane e agli evasori di evadere le tasse.

Quindi noi sostanzialmente siamo in una situazione del tutto illegittima che dovrà essere ovviamente regolata in diverso modo.



"Con Monti e Draghi l'Italia è in mano è in mano a poteri esterni che ci porteranno alla catastrofe
di Ignazio Dessi - http://notizie.tiscali.it - 16 Novembre 2011

Inserisci linkMario Monti, il presidente del governo tecnico, incaricato di salvare l’Italia dai colpi dello spread, dagli scricchiolii della Borsa e dall’incedere del debito pubblico, insomma dalla crisi, ha annunciato agli italiani che occorreranno molti sacrifici per rivedere il sereno e tornare a crescere.

E’ giusto dunque dare con fiducia un contributo nell’interesse generale o bisogna preoccuparsi? Ne abbiamo parlato con Giulietto Chiesa, il noto giornalista, scrittore e politico, che più volte ha puntato il dito contro i giochi speculativi dei potentati finanziari internazionali.

Giulietto Chiesa, gli italiani devono gioire perché i loro guai stanno per finire o devono preoccuparsi?
“C’è molto di cui preoccuparsi perché Mario Monti è la sintesi e l’emblema di un nuovo governo esterno alla democrazia italiana. Forse è la prima volta che il nostro Paese è governato formalmente da un gruppo di persone espressione di un potere esterno”.

A quale potere si riferisce?
“E’ difficile definirlo in termini sintetici. Formalmente è un potere europeo, sostanzialmente è un potere finanziario che interviene direttamente sulle sorti del nostro Paese attraverso due persone che si chiamano Mario Monti e Mario Draghi. L’uno è il banchiere centrale europeo, l’altro il nuovo capo del governo di questo Paese.

Entrambi sono uomini della Goldman Sachs e, per meglio dire, uomini che hanno partecipato alla guida di una delle più importanti banche d’investimento mondiale. Il primo come vice presidente per l’Europa (2002-2005), l’altro come consigliere internazionale (2005). Ora assumono la guida dell’Italia e la lettera Draghi-Trichet, inviata questa estate al nostro governo, di fatto indica ciò che Monti si appresta ad eseguire”.

In poche parole l'unica cosa certa è che i cittadini devono aspettarsi ancora di versare lacrime e sangue. Del resto la Bce ce la sta mettendo tutta per farci capire che il nostro debito è un pericolo per l’economia europea e dobbiamo estinguerlo. E’ giusto che ci dissanguiamo per pagare questo debito?
“No, è assolutamente ingiusto. Questo debito è iniquo e illegale e per questa ragione ritengo che l’Italia non debba pagarlo. Lo dico basandomi su molti dati probanti.

L’Italia è uno dei Paesi più sani d’Europa dal punto di vista del debito privato, corrispondente al 42% del Pil, mentre Paesi come la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e altri sono in condizioni di gran lunga peggiori.

Basti pensare alla Gran Bretagna, che è fuori dall’euro, ma con un debito privato del 103% del Pil, praticamente più del doppio dell’Italia. Addirittura, se facciamo la somma del debito pubblico più il debito privato, scopriamo che l’Italia si trova al secondo posto come stabilità finanziaria dopo la Germania”.

Perciò dipingere l’Italia come una nazione sull’orlo del fallimento non è corretto?
“Presentare l’Italia come una nazione sull’orlo del fallimento è una evidente forzatura. Gli italiani hanno seguito molto meno di altri le favole della globalizzazione, non si sono indebitati, e hanno continuato a lavorare sulla base delle proprie risorse.

Lo Stato italiano ha inoltre tra i 300 e i 400 miliardi di debito verso i propri cittadini (che dunque gli hanno prestato i soldi), cosa molto diversa dall’essere indebitati completamente verso l’esterno. Grosso modo abbiamo 750 miliardi del nostro debito imputabili all’intervento di grandi banche d’investimento che hanno acquistato Buoni del Tesoro italiani.

Cifra enorme frutto della speculazione. Poi ci sono circa 900 miliardi frutto degli investitori istituzionali italiani sul mercato dei Bot, in parte dovuti alle banche italiane che hanno comprato questi bond e in parte al fatto che, per esempio, tutti i fondi pensione si sono buttati in attività speculative accumulando prodotti tossici.

In sostanza siamo di fronte a un debito che va disaggregato. Una parte va ripianata ed un’altra no. La parte da ripagare è quella derivante dal fatto che lo Stato ha speso più del dovuto, e l’ha fatto perché le classi dirigenti hanno consentito ai ricchi di non pagare le tasse. Questa parte del debito va ripianata ma la domanda è chi la deve ripianare?”


Già, chi la deve ripianare?

“La devono ripianare quelli che non hanno pagato le tasse, non il popolo italiano nel suo complesso”.


Chiedere agli italiani grandi sacrifici è quindi ingiusto? Siamo nel pieno di un contrasto tra interessi della finanza e interessi dei cittadini?

“Dicendo che l’Italia è sull’orlo della bancarotta si raccontano un sacco di balle, e chiedendo agli italiani grandi sacrifici per uscire dalla crisi si crea una situazione gravissima di scontro tra le esigenze finanziarie del mercato mondiale e le esigenze della vita di 60 milioni di persone. E io metto in testa le esigenze della vita, dello studio, della salute e del lavoro di 60 milioni di persone”.


Sta forse parlando della crisi di questo capitalismo essenzialmente finanziario, di un modello economico irrimediabilmente logoro?
“Tutti i dati ci dicono che siamo arrivati a un punto di non ritorno. Questa finanza sta creando da 30 anni una gigantesca massa di debito basata su una speculazione forsennata per tenere alti i tassi di crescita della finanza stessa. Non c’è invero nessun rapporto tra questa crescita e l’economia reale, l’attività produttiva, il lavoro e la vita della gente.

C’è una massa monetaria, il debito, che cresce su se stessa e tramite se stessa. Questa massa produce un disastro generalizzato e molte banche occidentali ed europee sono fallite tra il 2007 e il 2010, ma sono state ricapitalizzate con denaro fittizio fornito dalla banca centrale del pianeta, cioè dalla Federal Reserve.

Nessuno ha fatto azioni contro di loro per farle fallire: sono fallite da sole. Il crollo del sistema finanziario mondiale è già avvenuto per ragioni endogene, secondo le leggi del mercato, cosa per cui quelle banche dovevano essere lasciate al loro destino. Ma in virtù della legge Too big to fail (troppo grandi per fallire) sono state salvate con denaro pubblico e denaro fasullo, cioè inesistente".


E ora, a 5 anni dall’inizio della crisi, siamo di nuovo da capo ed anche il Belpaese rischia.
“Esatto. Tutte queste banche, dopo avere speculato sui mutui facili degli Usa e aver arricchito per 6 anni Wall Street con una gigantesca massa di denaro che arrivava da tutto il mondo, hanno scoperto di essere in fallimento perché quegli asset erano inesigibili.

Abbiamo creato un debito superiore a qualsiasi possibilità di chiunque di pagarlo, compresi gli Stati Uniti d’America. Quindi le grandi banche d’investimento americane ed europee cosa hanno fatto? Si sono gettate sui Bot europei perché pensavano che questi sarebbero stati esenti da ogni rischio in quanto coperti dalla Banca Centrale Europea, ed hanno cominciato a comprare a man bassa con fini speculativi i bond europei, scegliendo i paesi più deboli perché i loro Buoni del tesoro offrivano tassi di interesse più alti.

Si sono precipitati sulla Grecia, sull’Italia, sulla Spagna, sul Portogallo comprando il debito pubblico di questi stati e mettendoli in circolazione attraverso i derivati, cioè ingigantendoli ulteriormente e portando questi Paesi al disastro. Il disastro greco è stato organizzato dalle banche di investimento internazionali, protette dall’Europa, e con lo stesso meccanismo stanno cercando di creare il disastro italiano”.

Lei ha affermato che siamo commissariati dalla Bce, dal Fmi, ed ha parlato di una sorta di Matrix, un mondo in cui la democrazia è virtuale e non ci sono punti di riferimento per i cittadini i quali, per giunta, spesso non se ne rendono conto. Qual è la pillola da assumere come nel film per rompere il meccanismo? Forse prendere coscienza e mobilitarsi?
“Mi ha tirato fuori le parole di bocca. Stiamo andando verso la catastrofe, una crisi più grande di quella del ‘29. Le banche internazionali si sono scavate la fossa ed ora, per salvarsi, la vogliono scavare a noi. Quindi per sfuggire al disastro bisogna rompere questo meccanismo”.


Come?

“Prima di tutto non pagando il debito, denunciandolo, poi aprendo una discussione in Europa per modificare le regole che l’hanno retta finora. Le prime regole da cambiare sono gli accordi di Maastricht, che costringono gli stati europei a fare ricorso per finanziarsi al mercato speculativo internazionale.

Un mercato drogato e impazzito, per cui gli stati diventano drogati e impazziti a loro volta. Inoltre, per rompere questo meccanismo perverso, bisogna creare un movimento internazionale popolare di opposizione che respinga questa linea e dica che questa Europa così com’è va riformata radicalmente, ridiscutendone la costituzione e le regole per andare a un’Europa che tenga conto degli interessi dei popoli".


E se non ci riuscissimo?

"O andiamo in questa direzione dove ci possiamo salvare o andiamo nella direzione che ci propone il signor Mario Monti, quella della catastrofe. Quando Monti e altri ci ribadiscono infatti che adesso dobbiamo sacrificarci perché poi ricominceremo a crescere mentono. Non possono non sapere che questa prospettiva non esiste. Noi andiamo semplicemente verso una recessione di proporzioni anch’esse gigantesche. E questo dimostra che queste persone sono in cattivissima fede”.





Governo Monti: la quadratura dei centri di potere più marci
da www.dagospia.com - 16 Novembre 2011

1- Intorno alla culla sorridono in molti perché il governo Monti è la quadratura del cerchio che mette d’accordo i centri di potere più marci d’Italia -

2- Napolitano piazza alla Difesa il suo Di Paola - il PD si accontenta di Barca e Fornero - Sprizza gioia Fini per Terzi di Sant’Agata - Sorride anche Rutelli per Francesco Profumo - Tre pedine per il Vaticano: Riccardi, Ornaghi e Balduzzi (nel cuore di Rosy Bindi) - Giubilo di Prodi e Casini per Piero Gnudi (ma che c’entra col turismo e lo sport?) - ben più importante è l’entrée alla Giustizia di Paola Severino che nel corso degli anni ha difeso gli interessi di Prodi, Caltariccone, Geronzi, oltre ad aziende come Fininvest, Telecom, Eni -

Anche per la Cancellieri Pierfurby gode - Si scrive Catricalà ma legge Gianni Letta –

3- Ma il vero trionfatore è Corradino Passera. Dal convegno di Todi in poi, il suo affiancamento al potere vero, quello che ha l’epicentro in Vaticano e consentirà di far dimenticare il salvataggio dell’Alitalia, il fallimento dell’operazione Parmalat e l’intreccio di interessi con i compagni di merenda Montezemolo & Della Valle (titolari di quella Ntv dove Banca Intesa ha messo i soldi).

È stato un parto lungo e sofferto, ma alla fine il bambino del nuovo governo è venuto alla luce con un taglio cesareo che ha messo fine al travaglio dei partiti e delle prime donne impegnati nel gioco dei incrociati e nella rivendicazione dei meriti professionali.

In genere per il cesareo l'anestesia dura 20 minuti, ma nella sala parto del Quirinale ci sono volute quasi due ore e mezzo per chiudere l'organigramma di un governo tecnico che più tecnico non si può.

A prolungare l'attesa dei giornalisti e delle televisioni di mezzo mondo pare che sia stata tra le altre cause l'impuntatura di Piero Giarda, l'uomo dalle orecchie a sventola che è stato sottosegretario al Tesoro dal '95 al 2001, e che in nome di questa esperienza ha rivendicato a tutti i costi la nomina a ministro.

Alla fine il longilineo Giarda l'ha spuntata, e il tandem Napolitano-Monti l'ha infilato tra i ministri senza portafoglio insieme a Enzo Moavero Milanesi, al super prodiano-casiniano di Bologna, Piero Gnudi, al "comunista" Fabrizio Barca, e al pio Andrea Riccardi, il patron della Comunità di Sant'Egidio.


Intorno alla culla dove il bambino comincia a vagire sorridono in molti perché la combinazione che nasce sembra la quadratura del cerchio, un'operazione geometrica che riesce a mettere d'accordo i centri di potere più forti d'Italia.


Un sorriso a labbra strette ce l'ha anche Giorgio Napolitano che è riuscito a piazzare alla Difesa Giampaolo Di Paola, un ammiraglio di 67 anni nato a Torre Annunziata che ha avuto ruoli importanti alla Nato ed è stato Capo di Stato Maggiore della Difesa dal 2004 al 2008.


Bisognerebbe entrare nelle segrete faide delle istituzioni militari per capire la ragione che ha sacrificato all'ultimo momento l'addetto militare del Presidente, Mosca Moschini. Ma se Napolitano ha dato il suo benestare è evidente che le spade sono rimaste nel fodero.


Tra i parenti che sostano davanti alla sala di chirurgia del Quirinale sprizza gioia Gianfranco Fini. La nomina dell'ambasciatore d'Italia a Washington, Giulio Terzi di Sant'Agata, rappresenta una sua vittoria anche se fa storcere il naso a quei diplomatici della Farnesina che fino a ieri sera tifavano per Salleo e Castellaneta.

Il diplomatico neoeletto è un bergamasco con una lunga carriera alle spalle che si è guadagnato la stima degli ambienti del Dipartimento Americano anche per il tratto aristocratico e per il lignaggio di famiglia.

Nemmeno la vicenda complicata del suo divorzio, che ha visto l'ex-moglie andare in giro per i salotti di Washington sostenendo di essere la vera ambasciatrice, ha compromesso il profilo di questo 65enne bergamasco che per sei anni ha rappresentato l'Italia alle Nazioni Unite.

A sorridere è anche Rutelli che è riuscito a mettere un chip sulla nomina di Francesco Profumo, l'ingegnere e professore di Savona che a metà agosto è stato nominato presidente del Consiglio Nazionale della Ricerca.

Stiamo parlando di un tecnico che ha cominciato la sua carriera all'Ansaldo di Genova, poi si è trasferito al Politecnico di Torino diventando Rettore, e vibra per la politica al punto tale che nella battaglia per la successione al sindaco Chiamparino aveva messo il suo nome sul piatto pensando di raccogliere i consensi del Pd.

Da Bologna arrivano alla clinica del Quirinale grandi mazzi di fiori. Li ha ordinati di gran corsa Flavia Prodi, la moglie del Professore che piazza due pedine di diverso valore: la prima è quella di Piero Gnudi, l'ex-presidente dell'Enel che entra nel governo con la delega per il Turismo e lo Sport, una pratica per lui (eternamente pallido) assolutamente sconosciuta. Ben più importante e significativo è l'entreè di Paola Severino, uno dei più noti penalisti italiani.

Questa avvocatessa napoletana dall'aria simpatica dieci anni fa è riuscita a entrare addirittura nella classifica dei manager pubblici più ricchi. Già nel '98 dichiarava al fisco ben 3,3 miliardi di lire, frutto di un lavoro intenso che l'ha portata a difendere nel corso degli anni Romano Prodi nel processo Cirio e altri personaggi importanti come Francesco Gaetano Caltariccone, Cesarone Geronzi, oltre ad aziende come Fininvest, Telecom, Eni.

La neo-ministra insegna alla Scuola dei Carabinieri e fino al 2007 è stata preside della Facoltà di Giurisprudenza della Luiss dove ancora adesso ricopre l'incarico di pro-rettore.

Nel suo curriculum c'è anche una curiosa performance da attrice perché nel 2003 ha recitato al Festival dei Due Mondi di Spoleto insieme a Tonino Di Pietro che impersonava l'accusa nei confronti di Marat mentre la Severino faceva la parte dell'assassina Charlotte Corday.

E negli anni successivi si è ripetuta sul palcoscenico prendendo le difese di Galeazzo Ciano e di Galileo Galilei. Adesso l'aspetta il teatro più grande e drammatico del ministero della Giustizia con le luci accese sulle sorti e sui processi dell'ex-Presidente Patonza.

Un'altra donna salirà ai piani alti del ministero dell'Interno e metterà la sua mole (piuttosto massiccia) sulla poltrona di Roberto Maroni. È Anna Maria Cancellieri, la nonna e madre con la vocazione del commissario che è stata spedita a Parma per mettere ordine dopo aver percorso le prefetture di mezza Italia.

Dicono che sia vicina all'Udc e a Pierfurby Casini, un altro dei parenti che nella sala d'attesa della clinica del Quirinale si frega le mani per averle messe su uno dei centri di potere nevralgici.

Godono anche alla Banca d'Italia, dove non hanno mai creduto alla nomina di Fabrizio Saccomanni e tanto meno a quella dell'incazzoso Lorenzo Bini Smaghi, e si felicitano per l'inserimento nella lista di Fabrizio Barca, un economista apprezzato per le sue ricerche sul capitalismo italiano che ha lavorato nel servizio studi di via Nazionale senza essere mai bollato dal pedigree di famiglia "comunista".

Mentre le infermiere con l'aiuto dei corazzieri del Quirinale stanno vestendo il governo neonato prima del giuramento delle ore 17, dal Colle si sentono le campane di San Pietro.

Il Vaticano ha ben ragione per godere di questa operazione geometrica che è riuscita a infilare tre personaggi di suo gradimento. Scontata era la nomina del rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi, anche se le Guardie Svizzere avevano puntato qualche euro sul dicastero dell'Istruzione mentre la scelta finale è andata sulla Cultura.

Meno sicura è stata fino all'ultimo momento la designazione di Renato Balduzzi alla Salute; comunque per Bagnasco e per le porpore d'Oltretevere va bene così perché questo Balduzzi, sconosciuto ai più, è un bel cattolicone nato a Voghera nel '55, nel cuore di Rosy Bindi, sposato con tre figli, che oltre a una cultura giuridica ha una forte attenzione per l'Azione Cattolica e per i movimenti ecclesiali che avranno il compito di difendere la vita.

La terza pedina piazzata dal Vaticano è Andrea Riccardi, il patron di Sant'Egidio con la sua aria da fratacchione che è stato uno dei protagonisti del famoso convegno di Todi. E qui bisogna fermarsi perché forse la data di nascita da mettere sulla carta di identità del bambino nato oggi al Quirinale alle ore 13,25 non è la giornata di oggi bensì quel 17 ottobre che ha visto il cardinal Bagnasco raccogliere in un convento un centinaio di persone che hanno deciso la fine del governo.


Quello è il giorno in cui Santa Madre Chiesa ha scoperto le sue carte e come nel film di Moretti ha fatto una partita di pallavolo con una schiacciata memorabile sulla testa di Berlusconi che ha spalancato le porte alla "svolta".


Lasciamo perdere il Bilderberg, la Trilateral e la famigerata Goldman Sachs perché nel convento umbro i fratacchioni hanno messo una croce su 17 anni di governo inconcludente e libertino. E quella croce è stata l'ipoteca più seria e definitiva sulla lunga stagione berlusconiana.

Che fosse la sede giusta l'ha capito prima di tutti Corradino Passera, il 57enne banchiere comasco che esce dalla sala parto del Quirinale come il vero trionfatore.

Il carico di incarichi che gli è stato messo sulle spalle attraverso la gestione del ministero dello Sviluppo e delle Infrastrutture, è stato sottolineato giustamente da Monti con parole che mettono l'ex-amministratore di IntesaSanPaolo al centro dell'attività di governo.

Per quello che si è capito nelle ultime ore pare che Corradino si fosse dimostrato disponibile a occupare la poltrona di Giulietto Tremonti e avesse messo come condizione di non spacchettare il ministero dell'Economia per poter controllare tutte le leve del potere economico e finanziario.

Monti ha tenuto per sé questo incarico e ci metterà la faccia per dialogare in prima persona con Draghi, Bruxelles, il Fondo Monetario e le altre sedi internazionali dove si deve decidere la sorte dell'Eurozona.

A Passera si attribuiscono deleghe imponenti che pesano tanto quanto il ministero dell'Economia e faranno diventare sicuramente un pallido ricordo le sterili gestioni di Paolo Romani e del suo predecessore con vista al Colosseo, Sciaboletta Scajola.

Quella del banchiere è stata una marcia d'avvicinamento che è cominciata probabilmente a Pechino durante il viaggio di nozze compiuto a giugno con la moglie Giovanna Salza.

Da quel momento Corradino ha iniziato il suo affiancamento al potere vero, quello che ha l'epicentro in Vaticano e consentirà di far dimenticare il salvataggio dell'Alitalia, il fallimento dell'operazione Parmalat e l'intreccio di interessi con il compagno di merenda, Luchino di Montezemolo (titolare di quella Ntv dove IntesaSanPaolo ha messo i soldi).

Alte grida di gioia si sono alzate dalla cordata degli amici che lega il banchiere al presidente della Ferrari e ad altri personaggi come Malagò, Paolino Mieli e Flebuccio De Bortoli, il direttore del "Corriere della Sera", che esce da tutta la vicenda come il generale Patton dell'informazione.

A piangere e a dolersi saranno probabilmente in queste ore Ezio Mauro l'altro Mauro di cognome Moretti che si ritroverà a dover fare i conti con Passera, e quell'Alessandro Profumo che con la sua precipitosa adesione al Pd e le multe a Unicredit si è tagliato i coglioni come Origene.

A questo punto Dagospia pagherebbe un milione di dollari per vedere la faccia di Abramo-Bazoli, il padre-padrone di IntesaSanPaolo che dopo aver messo in orbita Romano Prodi, adesso dovrà scendere a Roma per dialogare con il suo bracciodestro da impari a pari.

Già corrono le voci che l'arzillo vecchietto vorrebbe sostituire Corradino con Gaetano Miccichè, ma questa è una storia che interessa domani e forse dopodomani.

Sull'asse Monti-Passera si riscatta infine l'immagine della Bocconi, la madre di tutti i sapientoni, che secondo osservatori troppo precipitosi sembrava dovesse occupare le poltrone dell'intero governo.

In questo asse c'è posto anche per Tonino Catricalà, il magistrato calabrese che con le sue fornicazioni e frequentazioni nel Palazzo, diventa il Gianni Letta della situazione.


Il bambino è nato, la messa è finita, e i 12 apostoli del governo del Presidente adesso devono dimostrare che i tecnici non sono un equivoco.



Silvio e Mario, dai poteri marci ai poteri forti
di Peter Gomez - Il Fatto Quotidiano - 16 Novembre 2011

Se qualche anno fa ci fossimo trovati di fronte a un governo come questo, le critiche di un pezzo importante di opinione pubblica si sarebbero sprecate sin dal primo istante. I legami con il Vaticano sono evidenti, quelli con le banche e la grande industria addirittura dichiarati.

Gli intrecci con il mondo dell’editoria, dal Corriere della Sera fino a La Repubblica, indiscutibili. L’età media dei ministri poi è così alta (63 anni) che la maggior parte di loro sarebbe costretta ad andare in pensione non dalle leggi presenti, ma persino da quelle future.

Nell’esecutivo c’è gente (non tutta) che ha gattopardescamente preso posizione contro lo scempio etico, politico ed economico dei lustri recenti solo all’ultimo, o al penultimo, minuto. E vi è pure chi non ha mai detto una parola.

Il governo dei professori (11 su 18) di Mario Monti però piace. E anche chi lo guarda con diffidenza in queste ore spesso si limita con ragionevolezza a dire: lo giudicheremo dai fatti.

Ovviamente nessuno sa quanto durerà la luna di miele. Finirà quando verranno imposti i primi sacrifici? O per conservare il consenso sarà sufficiente riuscire a far tirare la cinghia ai privilegiati, come promesso da Monti? E quanto conteranno le pensioni, la giustizia e il mercato del lavoro?

Inutile arrovellarsi intorno a queste domande. Ci penserà la cronaca, sopratutto quella economico-finanziaria, a rispondere.

Quella politica, invece, ci ha già spiegato perché gli italiani appaiono oggi felici di ritrovarsi nelle braccia di quelli che una volta si sarebbero chiamati i poteri forti.

A spingerli senza se, e pochi ma, in questa direzione non è stata tanto la quasi certa prospettiva di default per il nostro Paese. Il rischio Grecia c’è ancora. E, per come sono ormai messe le cose, è tutto da dimostrare che il nuovo esecutivo sia davvero in grado di allontanarlo.

A convertire i cittadini sono stati invece i poteri marci. Ovvero quelli, sempre presenti in Italia, che negli ultimi anni hanno trovato nel Cavaliere e nella sua corte i loro migliori campioni.

Così la compostezza e il rigore apparente di Monti e dei suoi ministri tecnici all’improvviso rasserenano gli animi. Le poche e misurate parole del neo-premier diventano sagge per antonomasia agli orecchi di chi fino a due giorni fa era costretto ad ascoltare ogni sera un vociare confuso, intercalato da insulti, barzellette più o meno spinte e pernacchie.

I volti anziani degli uomini e delle donne dell’esecutivo appaiono nuovi per il solo fatto di non essere conosciuti dai cittadini. Le loro storie professionali (generalmente eccellenti) sembrano giganteggiare se confrontate alle carriere politiche di chi a sinistra, a destra e al centro, li ha preceduti.

Bene, da oggi però per davvero contano solo i fatti.

Il compito del nuovo governo è gravoso. Mario Monti parlando della storia del super-ministro Corrado Passera che, come altri suoi colleghi, durante la sua carriera si è trovato ad affiancare più o meno tutti i protagonisti politici ed economici degli ultimi 15 anni (da De Benedetti a Berlusconi, per essere chiari), ha detto di considerarla “una premessa e una promessa di un’attività proficua senza che vi siano nelle sue nuove funzioni possibili intralci legati alla sua attività passata”.

Insomma ci ha messo la faccia. E su questo, come su ogni altro punto, merita di essere preso in parola. Fino a prova contraria.


Da Prodi a Monti: agli ordini dei Padroni dell’Universo
di Giorgio Cattaneo - www.libreidee.org - 15 Novembre 2011

I “padroni dell’universo”. Un soprannome modesto per gli uomini di punta di Goldman Sachs (Gs). Una banca d’affari con 142 anni di vita, più volte sull’orlo del baratro, da sempre creatrice di conflitti di interesse terrificanti, da far impallidire – per dimensione e pervasività – quelli berlusconiani.

Famosa per “prestare” i propri uomini alle istituzioni, quasi dei civil servants con il pessimo difetto di passare spesso dalla banca privata ai posti di governo. Come peraltro i membri della Trilaterale o del Bilderberg Group. Mario Monti è uomo accorto: è presente in tutti e tre. Per Gs ha fatto finora l’international advisor, come anche Gianni Letta, dal 2007, nonostante il ruolo di governo.

Cos’è un advisor? Beh, è un consigliere; una persona in grado di indicare a una banca internazionale i migliori affari in circolazione. Specie quando uno

Stato deve privatizzate le società pubbliche. Sta nella buca del suggeritore, ma può diventare premier. E G&S ha comunicato ai mercati che in tal caso lo spread per i Btp italiani calerebbe a 350 punti in un lampo.

È la banca che ha inventato (subito copiata dalle altre) i prodotti derivati, quei 600.000 miliardi di dollari virtuali che stanno strangolando il mondo. Che ha aiutato i conservatori greci a nascondere lo stato reale dei conti pubblici davanti alla Ue. Che ha mandato l’amministratore delegato Henry Paulson, nel 2006, a fare il ministro del tesoro di Bush figlio.

Dopo il crack di Lehmann Brothers inventò il piano Tarp: 700 miliardi di dollari statali per salvare le banche private anche a costo di far esplodere il debito pubblico Usa. Gs riuscì in quel caso a intascare buona parte dei 180 miliardi destinati al salvataggio di Aig, gruppo assicurativo.

Prima di Paulson era stato su quella poltrona Robert Rubin, con Clinton presidente; c’era poi tornato molto vicino, con Obama, ma dovette lasciare quasi subito il team economico: troppo evidente il suo doppio ruolo. Robert Zoellick è

invece partito da G&S per coprire decine di ruoli per conto dei repubblicani, fino a diventare 11° presidente della Banca Mondiale.

Ma anche gli italiani si difendono bene. Romano Prodi era stato lui advisor, prima di tornare all’Iri per privatizzarla e spiccare quindi il volo verso la presidenza del Consiglio, per ben due volte. Al suo fianco, negli anni, Massimo Tononi, ex funzionario della sede di Londra e quindi sottosegretario all’economia tra il 2006 e il 2008.

Ma il più noto è certamente Mario Draghi. Dal 2002 al 2005 è stato vicepresidente e membro del management Committee Worldwide della Goldman Sachs; in pratica il responsabile per l’Europa.

Ha lasciato l’incarico per diventare governatore della Banca d’Italia e prendere la presidenza del Financial Stability Forum (ora rinominato Board), incaricato di trovare e mettere a punto nuove regole per il sistema finanziario globale.

Compito improbo, che ha partorito molte raccomandazioni ma nessun risultato operativo di rilievo (le regole di Basilea 3 sono tutto sommato a tutela della solidità delle banche, non certo limitative di certe “audacie” speculative).

Dall’inizio di questo mese siede alla presidenza della Banca Centrale Europea, ma prima ancora di entrarci aveva scritto e poi fatto co-firmare a Trichet la lettera segreta con cui il governo veniva messo alle strette: o le “riforme consigliate” in tempi stretti o niente acquisti di Btp.

Forse rimpiange di ver lasciato il Financial Stability Board. Ma non deve preoccuparsi: al suo posto Mark Carney, governatore della Banca centrale canadese. Anche lui, per 13 lunghi anni, al fianco dei “padroni dell’universo” targati Goldman Sachs.

(Francesco Piccioni, “Goldman Sachs, la banca d’affari vivaio dei padroni dell’universo”, da “Il Manifesto” del 14 novembre 2011).



Vi spiego perchè Monti fallirà
di Moreno Pasquinelli - http://sollevazione.blogspot.com - 15 Novembre 2011

Ritratto della borghesia italiana

Si osservi con attenzione la figura qui accanto (vedi più sotto). Balza agli occhi che Berlusconi è caduto per la seconda volta sullo spread. Salito al potere il 10 maggio del 1994 egli si dimise il 17 gennaio 1995. In sette mesi lo spread col bund tedesco sfiorò quasi il raddoppio. Non vogliamo stabilire una relazione meccanica causa-effetto.

Di sicuro il Cavaliere non cadde solo sotto l'attacco della procura di Milano, ma per l'offensiva congiunta coi cosiddetti "mercati" finanziari internazionali.

Lo stesso spartito si è ripetuto in questi mesi del 2011.

Una seconda cosa è evidente, che non c'è alcuna relazione causale tra aumento dello spread e crescita del debito pubblico.

Lo spread col bund tedesco è solo un indicatore, uno dei fattori che spinge all'in sù la curva del debito, importante perché codetermina il cosiddetto "servizio sul debito", ovvero gli interessi che il debitore paga sul denaro anticipato in cambio di titoli di stato.

Codetermina appunto, poiché l'oscillazione del tasso d'interesse non dipende solo dal differenziale col Bund. Si osservi lo spread dal 1995 al 1998: esso è sceso del 600% e passa, ma il debito è calato a sua volta meno del 10%.

Mentre dal 1998 al 2011 esso è schizzato del 560%, ma il debito è cresciuto meno del 20%.

Lo spauracchio del default

Lo spread con il Bund tedesco, al pari del default, non è solo uno spaventapasseri, è un piede di porco della finanza predatoria globale, carolingia in primo luogo, a sottolineare che quella europea non solo non è un'unità statuale ma, propriamente, nemmeno un'Unione, solo un mercato comune attorno alla Grande Germania —che Hitler, fallendo, tentò di costituire con gli eserciti e che si è ricostituita sotto mentite spoglie grazie al Mercato comune all'euro.

Monti ha ricevuto l'incarico, ci dicono, per "evitare il default dell'Italia". Vero, a patto di dire che questo default danneggerebbe, prima ancora che il popolo lavoratore italiano, i "mercati", leggi le potenti consorterie del capitalismo-casinò.

L'insolvenza sul debito sarebbe per l'Italia il male minore, mentre causerebbe la fine dell'euro, il funerale dell'unione europea e una vera e propria catastrofe per il mondo finanziario globale, quella tricolore compresa.

Lo stanno a dimostrare tutti i casi di default a grappolo recenti, da quelli delle tigri asiatiche negli anni '90, a quelli della Turchia, del Brasile e dell'Argentina. Tutti paesi che anche grazie ai default vedono da anni correre il Pil con percentuali anche più alte della Cina.

Per questo la campagna terroristica sulla minaccia di un'insolvenza non è nemmeno negli interessi del capitale industriale italiano, è orchestrata esclusivamente per nome e per conto della rendita finanziaria globale.

Per questo gli squali non demordono, continuano ad attaccare i titoli italiani. Malgrado Monti sia stato presentato in pompa magna come colui che "avrebbe riconsegnato credibilità all'Italia" la borza di Milano oggi [14 novembre] è crollata del 2% mentre lo spread risalito a 500 punti. Ancor più preoccupante il dato dell'asta odierna dei Btp a cinque anni. Scrivevamo il 7 novembre scorso:
«C’è un evento minaccioso alle porte che mette fretta alla letargica e bizantina casta politica italiana: lunedì 14 novembre. Che succede il 14 novembre è presto detto: c’è la prossima asta di titoli di stato. Il Ministero dell’Economia deve collocare una decina di miliardi. Saranno piazzati tutti? E a quale rendimento? Mentre scriviamo siamo già prossimi al 7%, la soglia considerata il limite oltre il quale il default è possibile». [ Berlusconi patatrac]
L'evento fatidico è giunto col risultato che sebbene il Ministero dell'economia abbia ridotto, per non sbattere il muso, la quantità di titoli in vendita, e malgrado la richiesta abbia superato l'offerta, gli interessi a cui i titoli sono stati piazzati hanno toccato il picco del 6,20%, un punto in più di un mese fa. Un segnale davvero minaccioso, non solo per Monti, ma per i partiti che recalcitrano e chiedono garanzie prima di dare la fiducia.

Chi scommetteva che gli avrebbero dato una cambiale in bianco evidentemente si sbagliava. La ragione non è che non si fidano del bocconiano, che è un loro uomo paladino liberista. La ragione è che essi non si fidano più di nessuno, nemmeno di se stessi, per la semplice ragione che la crisi non è venuta dall'Italia, che essa investe i fondamentali delle economie occidentali.

Per la semplice ragione che la questione decisiva non sono nemmeno i debiti pubblici in quanto tali, ma il fatto che siamo entrati in una nuova recessione, e come la storia insegna, in recessione si produce meno ricchezza, i tributi riscossi scendono e gli stati indebitati rischiano comunque di andare in default e il sistema bancario in bancarotta.

Quello che al massimo può fare Monti metterci una toppa, facendo si che non sia peggio del buco. E, come urlato da Il Sole 24 Ore, deve fare presto. E poi, si dirà Monti tra sé e sé, che Dio me la mandi buona.

Perché Monti non ce la farà

Abbiamo detto che il disegno-Monti è ambizioso: è non solo economico, ma sociale, politico e istituzionale. Non si tratta solo di sistemare i conti dello Stato. Le forze potenti che lo sorreggono chiedono una vera e propria rifondazione del sistema-Italia, ovvero: smantellamento dello stato sociale, deregolamentazione del mercato del lavoro, scardinamento delle corporazioni e del clientelismo politico, della corruzione degli apparati dello Stato, un sistema bipolare snello, più poteri all'esecutivo e uno svuotamento delle assemblee elettive.

In estrema sintesi un liberismo forte a scoppio ritardato, un'accelerazione dell'americanizzazione del paese, forse con qualche contrappeso alla tedesca. Non è un caso che Monti fu scelto dal primo Berlusconi come commissario europeo.

Non ce la farà perché deve vincere ostacoli e difficoltà insormontabili. Si dice che i greci non diventeranno mai tedeschi. Figuriamoci se gli italiani diventeranno anglosassoni. Un incubo che è un sogno solo per ristrettissime élite.

I popoli non sono come bastoni storti raddrizzabili da qualche avanguardia liberale di tecnocrati. Questo è tanto più vero dopo il periodo berlusconiano, che ha saputo diventare egemone nel paese proprio grazie a questa sua capacità di rappresentare quello che, nel bene e nel male, costituisce l'anomalia sociale e antropologica italiana.

Ma v'è un'altro ostacolo, ben meno metapolitico, che Monti ha davanti a se e su cui cadrà. Si chiama borghesia italiana. Una borghesia che altri definirono stracciona, per descrivere i suoi tratti costitutivi clientelari, nepotistici, truffaldini. una classe che non ha mai saputo davvero diventare egemone, se non attraverso l'ausilio di forze esterne a sé. Che non ha mai saputo incarnare, pur alla maniera liberale, il bene comune. Che mai si è fatta Principe della nazione.

Una classe che non solo non ha mai esitato a schiacciare le classi proletarie nei momenti cruciali, ma che ha sempre furbescamente fregato lo Stato stesso che la proteggeva. En passant: di qui, anche il mostro del debito pubblico.

La famigerata piccola borghesia gli è corsa sempre appresso, a fare da truppa cammellata. Berlusconi se ne va ma il berlusconismo resta: non è peccato rubare, arraffare, far man bassa, l'importante è non essere colti con le mani nel sacco!

Monti annuncia che la sua politica sarà equa. E' una balla. Per rientrare dal debito pubblico, per abbassarlo dal 120 al 70-80% del Pil, occorrono qualcosa come 300-400 miliardi nell'arco di cinque anni.

I settori "illuminati" della borghesia dicono che ci vuole una patrimoniale severa, essi sanno che la povera gente, già depauperata dai governi della seconda repubblica, ha ben poco oramai da dare.

E' qui che Monti si gioca tutto. Noi scommettiamo che non solo non ci riuscirà, che non ci proverà nemmeno, perché sa di doversi scontrare con la borghesia in questione, che considera una tale patrimoniale alla stregua di un esproprio bolscevico. Una borghesia che vuole le nozze coi fichi secchi, ovvero che a pagare i debiti con cui essa si è ingrassata sia la povera gente.

Infatti che voci circolano in queste ore? Che Monti farà una "patrimoniale leggera", e in questa rientrerà il balzello antipopolare dell'Ici. Molti italiani dovranno così pagare l'affitto della casa di loro proprietà, ad altri che ancora pagano il mutuo verrà sottratta dalle banche o da Equitalia.

Una patrimoniale sui poveri insomma, una nuova tassa sul grano. Senza considerare ciò che al popolo lavoratore verrà tolto coi tagli allo stato sociale e la privazione dei diritti democratici.

Ma la coperta è corta. Per non mettere le mani nelle tasche dei ricchi, appeso ai voti di parte della destra berlusconiana, Monti dovrà colpire il popolo lavoratore. Per evitare la rivolta populista della borghesia, rischia di aprire la strada alla sollevazione popolare e proletaria.

Ce lo auguriamo.