venerdì 11 novembre 2011

Il Vero Potere vuole Monti a tutti i costi

Il neo senatore Mario Monti entro 48 ore sarà incaricato dal presidente Napolitano di formare il nuovo governo, altrimenti lunedì si assisterà in Borsa a una replica di quanto avvenuto l'altroieri, con lo spread Btp-Bund schizzato in poche ore di quasi 80 punti. Un fatto senza precedenti.

Berlusconi ormai, dopo aver visto crollare due giorni fa il titolo Mediaset di oltre il 12 %, s'è definitivamente messo l'anima in pace rinunciando obtorto collo all'ennesimo suo trucchetto con cui pensava di tirare a campare altre 3 settimane circa prima di dimettersi, pressando poi Napolitano per lo scioglimento delle Camere e conseguenti elezioni in un paio di mesi.

Il Vero Potere si fa un baffo di un Silvio qualunque...


Vaciago: “Il governo Monti? Deve piacere al resto del mondo più che agli italiani”
di Mario Portanova - Il Fatto Quotidiano - 10 Novembre 2011

L'economista vicino al professore racconta che la scelta di Napolitano è maturata negli ultimi quattro mesi: "E' l'unico nome che può farci recuperare credibilità sui mercati internazionali". Non sarà un esecutivo soltanto tecnico, e già circolano i nomi a garanzia dei partiti. Ma c'è anche il serbatoio dei bocconiani pronti ad affiancare il loro ex rettore. Il ritorno di Bini Smaghi e l'incognita Giuliano Amato

Il governo di Mario Monti “dovrà piacere più al resto del mondo che agli italiani”. E’ la sintesi fulminante di Giacomo Vaciago, economista vicino al professore che lunedì dovrebbe ricevere l’incarico di formare l’esecutivo del dopo Berlusconi.

Perché la soluzione parorita dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è studiata da tempo, da almeno quattro mesi, dice Vaciago a ilfattoquotidiano.it, con l’obiettivo preciso di “ricostruire la credibilità del nostro paese di fornte ai mercati internazionali”.

E’ stata quasi una gara a eliminazione, scandita dalle tappe dello spread impazzito e degli allarmi europei sulla tenuta della nostra economia. “Sei mesi fa si poteva prendere in considerazione un governo Tremonti”, ragiona Vaciago, “tre mesi fa si poteva discutere fra Schifani e Monti, da un mese a questa parte l’unica opzione è Monti”.

Il nome dell’ex rettore dell’Università Bocconi è circolato a ripetizione in epoche diverse, ma è da quest’estate, quando la crisi degli indici finanziari italiani si è aggravata, che si lavora concretamente alla svolta emersa in questi giorni.

“Era necessario un nome stimato a Bruxelles, quindi la scelta è diventata obbligata. Un gruppo di persone ha cominciato a ragionare su un programma. E non si crederà che la nomina di Monti a senatore a vita sia stata decisa in un giorno. Il Quirinale non improvvisa mai, fa scelte meditate”.

Quindi anche i ministri dovranno essere all’altezza delle aspettative europee, ma “i governi tecnici non esistono”, afferma ancora Vaciago. “I nomi che andranno a comporlo rappresentaranno i partiti del Parlamento”.

Uno scenario ben illustrato dai “totoministri” che circolano in queste ore, con due possibili sottosegretari alla presidenza del Consiglio: Gianni Letta, a garanzia di Silvio Berlusconi e del Pdl, ed Enrico Letta, a garanzia del Pd.

Un tecnico di cui si parla per il ministero dell’Economia è il direttore generale della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni (un mese fa è stato nominato “alunno bocconiano dell’anno”), che nell’entourage montiano è giudicato “persona di grandissima competenza e integrità morale”.

Intanto, però, sono da registrare le dimissioni di Lorenzo Bini Smaghi dal Board della Banca centrale europea. Dimissioni attese, e pretese, da tempo, che arrivano al momento giusto per dar corpo a una sua investitura ministeriale, sempre all’Economia o alle Attività produttive.

E se il professor Monti decidesse di portarsi dietro dei bocconiani (“Ma ha la tendenza a penalizzare gli amici per evitare accuse di favoritismo”, ironizza chi lo conosce bene), la scelta potrebbe cadere sull’attuale rettore Guido Tabellini e/o su Francesco Giavazzi, docente dell’ateneo milanese ed editorialista del Corriere della Sera.

I nomi che circolano sul fronte politico sono molti e forse prematuri. Il più consistente di provenienza centrodestra è, oltre a Gianni Letta, Franco Frattini, che conserverebbe gli Esteri. Ma ritorna anche il nome di Roberto Maroni all’Interno, nel caso (al momento escluso) che la Lega appoggi Monti.

Il Pd sarebbe intenzionato a pescare nel serbatoio dei tecnici, o meglio dei politici competenti, come il giuslavorista Piero Ichino e il giurista Franco Bassanini, ora presidente della Cassa depositi e prestiti.

Un discorso a parte merita Giuliano Amato. Di un posto autorevole per lui si parla con insistenza. Ma qualcuno, tra le persone vicine a Monti, evoca uno scenario che al momento pare del tutto fuori clima: “Amato primo ministro, Monti all’Economia”.


Italia, un 'regime change' senza armi
di Enrico Piovesana - Peacereporter - 10 Novembre 2011

Il bombardamento speculativo, l'ultimatum di Draghi e Trichet, l'invasione delle truppe in doppio petto di Bce e Fmi che occupano i ministeri e l'imposizione di un governo-fantoccio

La soluzione ai nostri guai sarebbe quindi Mario Monti, tecnocrate che gode della piena fiducia dei mercati. Non stupisce, visto che l'ex commissario europeo è anche consulente di Goldman Sachs (la superbanca che ha causato il collasso greco e l'affossamento dei Btp italiani) e della Coca Cola, presidente europeo della Commissione Trilaterale di David Rockefeller e membro direttivo del potente club Bilderberg.

Ma come si è arrivati a questo?

Lo scorso luglio i mercati internazionali, soprattutto statunitensi (grandi banche d'affari, fondi d'investimento, agenzie di rating, multinazionali e compagnie assicurative) hanno scatenato il loro attacco speculativo contro l'Italia: non perché le condizioni economiche del nostro Paese fossero improvvisamente peggiorate, ma per la definitiva perdita di credibilità e di fiducia del governo Berlusconi.

Inizialmente sostenuto dai mercati internazionali per le sue promesse di 'rivoluzione liberale', ultimamente il Cavaliere, sempre più invischiato nei suoi scandali sessuali e concentrato a difendere i suoi interessi personali, veniva giudicato dai mercati irrimediabilmente inadeguato a portare avanti le riforme e le politiche economiche da essi richieste.

La crescente apprensione dei mercati si è tramutata in paura a giugno, con la vittoria del referendum contro la privatizzazione dell'acqua: un campanello d'allarme sulla pericolosa piega democratica che rischiava di prendere l'Italia nel vuoto di potere creato da Berlusconi.

In un Paese inaffidabile e indisciplinato come l'Italia, i mercati non potevano certo affidare il cambio di regime al popolo bue, rischiando di vedersi rieletto Berlusconi o di vederlo sostituito da un governo troppo sbilanciato a sinistra. Hanno giudicato più sicuro prendere direttamente il controllo dell'Italia con il pretesto dell'emergenza.

Da qui l'attacco speculativo di luglio con borse e spread impazziti, traduzione economica della dottrina militare Shock and Awe, colpisci e intimorisci. Insomma, terrorismo finanziario. Il Paese, messo in ginocchio e gettato nel panico, è pronto ad accettare qualsiasi cosa.

L'ultimatum è arrivato ad agosto nella lettera dei banchieri Trichet e Draghi, che dettavano al governo Berlusconi le condizioni per la fine dei bombardamenti speculativi: in sostanza una resa incondizionata alle politiche dettate da banche, finanza e grandi imprese: privatizzazioni, deregulation del mercato del lavoro, taglio a salari, pensioni e servizi sociali.

La confusa e tentennante risposta del governo Berlusconi ha scatenato l'offensiva finale dei mercati, che in poche settimane hanno portato l'Italia sull'orlo del default.

Il Cavaliere, con la pistola puntata alle tempia, è stato costretto a farsi da parte, mentre a Roma sbarcavano le truppe in doppio petto di Bce e Fmi, che occupavano i ministeri-chiave prendendo di fatto in mano le redini del Paese.

Nel frattempo si mette in piedi un governo-fantoccio guidato dal consulente di Goldman Sachs che, almeno a giudicare dai nomi che circolano sui probabili ministri, sarà formato in gran parte da banchieri e da personaggi strettamente legati alle banche: Giuliano Amato, consulente di Deutsche Bank ed esperto in manovre lacrime e sangue, Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d'Italia, Lorenzo Bini Smaghi, appena uscito dal comitato esecutivo della Banca centrale europea, Domenico Siniscalco, vicepresidente di Morgan Stanley, Piero Gnudi, consigliere d'amministrazione di Unicredit.

"Missione compiuta!" disse Bush sulla portaerei dopo la caduta di Saddam.
Altrettanto potranno dire nei prossimi giorni i grandi banchieri internazionali, brindando a champagne sui loro yacht alla salute del governo Monti. Alla faccia del '99 per cento' degli italiani, inconsapevolmente caduti dalla padella alla brace.

Nulla di nuovo sotto il sole. Per imporre le proprie regole e tutelare i propri interessi, i poteri forti economici e finanziari (statunitensi ma non solo) hanno organizzato golpe in Africa e in America Latina, invasioni militari in Asia, Medio Oriente e Nordafrica, rivoluzioni colorate nell'ex blocco comunista. Per i Paesi europei basta un massiccio attacco speculativo e il gioco è fatto. All'Italia è già capitato nel 1992, e oggi la storia si ripete.



Il governo dei banchieri
di Angelo Miotto - Peacereporter - 10 Novembre 2011

Borsa e spread salutano positivamente l'ipotesi Monti. Ma qualcuno ancora non si fida. Italia e grecia in mano ai banchieri, governance politica planetaria incapace di spuntare le armi dei mercati

Il governo dei banchieri. Italia e Grecia danno il messaggio più chiaro della crisi della zona euro: la politica internazionale è tenuta sotto scacco, incapace di arginare con regole certe il sistema finanziario.

Monti piace ai mercati. Ma il dubbio è l'ultimo a morire e così lo spread, la differenza fra il rendimento dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, cala vistosamente, per poi avere un sussulto sulle parole di Angelino Alfano (Pdl) quando dice ancora elezioni, ma decida il Colle, per poi tornare a scendere, poco.

Quello dello spread è un indicatore che dice chiaramente che nella testa di alcuni operatori rimane una qualche possibilità che la soluzione Monti possa avere qualche - remoto - problema.

Niccolò Mancini ci informa da Piazza Affari. Il trader, firma della rubrica 'Il capitale' su E il Mensile, racconta di una giornata in cui si sono viste oscillazioni nello spread, ma anche diversi rimbalzi in positivo, con sospensioni per alcuni titoli per eccesso di rialzo.

Tutti contenti, viva Mario Monti?

Monti piace, ma c'è chi sta ancora sul chi va là.

Segnali?

Alfano che esce dal vertice e con una dichiarazione sulle elezioni anticipate - tutta tattica si capisce - fa oscillare in su lo spread che subito dopo torna ad abbassarsi, ma non sotto i 500 punti, quindi qualche cautela ancora si registra.

Mediaset?

Oggi meglio. Ma dopo le parole di Alfano è tornata sotto. Di poco.

Rumors sul prossimo probabile governo Monti?

Mercati entusiasti delle indiscrezioni: Saccomanni, Amato e altri. Su Monti si dice che era pronto da quattro mesi e che ha già pronto il programma di governo.

Punti principali?

Sempre indiscrezioni: possibile patrimoniale, tagli ai costi della politica, pensioni da allungare.

Prima casa?

Pare che ci siano idee diverse, non certo una patrimoniale, forse un provvedimento simile all' Ici.

Alla fine governo dei banchieri?

Certo. Grecia in particolare. Papademos dice che riuscirà a trovare soluzioni alternative al fallimento.

Governi imposti da entità fuori controllo?

Il dato vero è che non c'è stato un intervento di regolamentazione dei mercati per tenerli sotto scacco. È come se i governanti del mondo avessero accettato di non poter togliere le armi a chi li sta mettendo con le spalle al muro. Se non si fa presto con l'Italia c'è già chi indica come prossimo bersaglio la Francia.

C'è molta pressione. Nel caso italiano Berlusconi sapeva da luglio che i mercati avevano bocciato le sue ricette. Ha tirato la corda fino a mettere a rischio la sua stessa azienda, che ieri è arrivata a -12 percento. E c'è chi dice che solo a quel punto abbia dato il via libera all'operazione Monti.



Quando la democrazia si arrende alle Borse
di Marcello Veneziani - Il Giornale - 11 Novembre 2011

La politica esce a mani alzate dal Parlamento e si consegna alla Signoria del Mercato. La democrazia si è arresa alla borsa. Il Popolo Sovrano, tramite i suoi rappresentanti, abdica e lascia il regno nelle mani dei tecnici eurocrati.

E la cosa più triste è che la sottomissione dell’Italia,della sua sovranità nazionale, popolare e democratica allo spread ci sembra logica, naturale, inevitabile, indiscutibile.

È inutile menarsela, la democrazia si è arresa e la politica finisce con lei. In giro non lo dicono, anzi ieri il pittoresco Galli della Loggia è arrivato a sostenere che ha vinto la politica. Ma come, professor Ernesto, la politica alza bandiera bianca, si arrende a una soluzione tecnica, si ritira sui Monti, e sarebbe la rivincita della politica?

Dite piuttosto che la politica tutta ha fallito, dite che si è mostrata inadeguata e ha tradito gli elettori. Dite questo semmai, ma per favore non raccontateci che la resa della politica all’economia sia una vittoria della stessa politica.

Qui non perde solo Berlusconi e non cade solo un governo, decade il valore della democrazia e il verdetto delle urne. Pensate che Parlamento uscì dal voto, con che maggioranza, e pensate cos’è oggi.

Una sconfitta della politica, per tutti. Ma non solo: la politica si è mostrata incapace di gestire pure il vuoto che ha propiziato, non ha proposto programmi alternativi e spaventata dal tracollo dell’economia, ha invocato il Tennico.

Una democrazia commissariata, anche se i nuovi Generali non vengono dalla Scuola di guerra ma dalla Bocconi.



Il golpe bianco - il Gauleiter della Terza Repubblica
da http://sollevazione.blogspot.com - 10 Novembre 2011

La montagna questa volta ha partorito il mostro. Mario Monti si appresta a diventare Primo ministro e a formare un governo di emergenza. Con una retromarcia impensabile fino a pochi giorni fa, anche Berlusconi ha dato il via libera.

Si vede che l'avviso che gli hanno mandato ieri i "mercati" (il crollo delle azioni Mediaset) ha centrato il bersaglio. La grande finanza globale, così, non ha solo fatto cadere un governo, sta imponendo il suo proprio.

Avremo un governo che coniugherà liberismo e rigore dei conti pubblici, che applicherà politiche di lacrime e sangue per salvare l'euro e l'Unione europea, quindi, in ultima istanza, il blocco imperialista occidentale.

Mario Monti non è stato scelto a caso. Bocconiano, uomo di fiducia dell'eurocrazia, liberista, egli è anche presidente europeo della Commissione Trilaterale, membro del comitato direttivo del Gruppo Bilderberg, Advisor per Goldman Sachs. Un uomo, un programma.

Monti sarà il gauleiter per conto della finanza predatoria, delle potenze imperialiste dominanti. Lo è diventato con un vero e proprio golpe bianco, imposto dall'esterno. Anche agli imbecilli dovrebbe ora essere chiaro che che l'Italia è oramai un protettorato. Neanche in Grecia si era giunti a tanto.

Ne andranno valutate tutte le pesantissime conseguenze. Se sul piano sociale si preparano misure draconiane pur di onorare il debito. Su quello politico assisteremo ad un profondo rimescolamento: non solo al riposizionamento di tutti i partiti, ma ad una loro metamorfosi.

Ciò riguarderà il Pdl, il Pd, il Terzo polo, ma anche le forze di una sinistra imbelle che restavano attaccate alla sottana del Pd. Sul piano istituzionale il disegno dei "poteri forti" non è meno ambizioso: seppellire la "seconda repubblica" e dal suo grembo farne uscire una nuova, dopo un'inseminazione artificiale pilotata.

Dentro la crisi sistemica globale, si apre in Italia una fase nuova. Ognuno dovrà attrezzarsi.

Il principale fatto nuovo è che la questione sociale, quella della sovranità nazionale, e quella democratica si intrecciano in maniera indissolubile. Senza sovranità nazionale non v'è alcuna sovranità popolare possibile. Senza sovranità popolare non c'è democrazia, e senza democrazia le lotte sociali non possono che prendere forme radicali e fin'anche sovversive.

Che con il Golpe bianco si uscirà dalla crisi ne dubitiamo. L'Italia sprofonderà nella recessione e l'Unione europea non diventerà una solida costruzione solo perché al popolo italiano verranno imposti sacrifici inauditi. Né l'euro riuscirà a venir fuori dal marasma.

Ai lati del governo di emergenza sorgeranno nuove forze sociali e politiche. A destra, dalle ceneri del berlusconismo, verrà fuori un populismo aggressivo, che forse impugnerà in maniera reazionaria la questione della sovranità nazionale.

Dal lato opposto si creano le condizioni per la formazione di un fronte ampio del popolo lavoratore. Sorgerà nel suo seno una forza politica che saldi assieme difesa dei più deboli, l'uscita dall'Unione e dall'euro, il ripudio del debito, la primazia della politica e dello Stato sul mercato, la riconquista della sovranità nazionale e con essa della democrazia?


Grecia, un collasso targato Goldman Sachs
da www.gregpalast.com - 6 Novembre 2011
Traduzione a cura di Peacereporter

Lo scrittore e giornalista investigativo americano Greg Palast, collaboratore di Bbc, Observer e Guardian, è un esperto di frodi commerciali e scandali finanziari.
Per la rivista americana di sinistra In These Times ha scritto un interessante articolo sui veri responsabili del collasso economico della Grecia, intitolato "Pigri tracanna-ouzo e sputa-olive. O, come Goldman Sachs ha saccheggiato la Grecia".

Ecco cosa ci hanno raccontato: l'economia della Grecia è esplosa perché una banda di greci sputa-olive, trangugia-ouzo e culi pigri si rifiuta di lavorare per una giornata intera, se ne va in pensione di lusso anticipata e si gode costosissimi servizi sociali finanziati con l'indebitamento.

Ora che il conto è arrivato e i greci devono pagarlo con tasse più alte e tagli al welfare, loro corrono a ribellarsi urlando per strada, sfasciando vetrine e bruciando banche.

Io questa storia non me la bevo, perché il documento che ho in mano è marcato come 'Riservato'.

Vado al dunque: la Grecia è la scena di un crimine. I greci sono vittima di una frode, di una truffa, di una fregatura, di una fandonia. E, tappate le orecchie ai bambini, l'arma fumante del delitto è in mano a una banca di nome Goldman Sachs.

Nel 2002 Goldman Sachs ha segretamente acquistato 2,3 miliardi di euro di debito pubblico greco, convertedoli tutti in yen e dollari, e rivendendoli immediatamente alla Grecia. Un affare con cui Goldman ha perso un sacco di soldi. Sono stati stupidi? Come una volpe: l'operazione era un imbroglio basato su un falso tasso di cambio fissato dalla banca.

Goldman aveva siglato un accordo segreto con il governo greco dell'epoca per nascondere l'enorme disavanzo statale: la falsa perdita di Goldman Sachs era il falso guadagno dello Stato greco. Il governo liberista di centro-destra di Atene avrebbe poi rimborsato la 'perdita' della banca a un tasso usuraio, ma con questo folle escamotage avrebbe camuffato il suo deficit facendolo rimanere sotto la soglia del 3 per cento del Pil. Fico! Fraudolento ma fico.

Ma i trucchi costano cari di questi tempi: oltre al pagamento di interessi assassini, Goldman ha chiesto alla Grecia anche una parcella da oltre un quarto di miliardo di dollari.

Quando nel 2009 il nuovo governo socialista di Gheorghios Papandreou è entrato in carica, ha aperto i libri contabili e i pipistrelli di Goldman sono volati fuori. Gli investitori sono andati su tutte le furie, chiedendo interessi mostruosi per prestare altro denaro necessario a ripagare questo debito.

I detentori di titoli di Stato greci, colti dal panico, sono corsi ad assicurarsi contro la bancarotta dello Stato. Quindi sono schizzati in alto anche i prezzi delle polizze contro il fiasco dei bond, in gergo Credit default swap (Cds). E indovinate chi ha fatto un sacco di soldi vendendo questi Cds? Goldman Sachs.

Goldman e le altre banche sapevano benissimo che stavano vendendo ai loro clineti prodotti in putrefazione, merda dipinta d'oro. Questa è la loro specialità. Nel 2007, mentre le banche vendevano Cds e mutui subprime, Goldman teneva una 'posizione corta' scommettendo sul fatto che i suoi prodotti finanziari sarebbero finiti nel cesso. Con quest'altra truffa, Goldman ha guadagnato un altro mezzo miliardo di dollari.

Alla fine di tutto questo, invece di arrestare l'amministratore delegato di Goldman, Lloyd Blankfein, facendolo sfilare in una gabbia per le strade di Atene, viene messa sotto accusa la vittima della frode: il popolo greco.