lunedì 12 dicembre 2011

News Shake

Ritorna News Shake, notizie a caso ma non per caso...



Il premier libico è uomo della BP
da www.globalist.it - 5 Dicembre 2011

El-Keib vicino alle compagnie petrolifere anglo-francesi. In passato le sue attività furono finanziate da agenzie Usa. La democrazia in vendita alla pompa del carburante.

La Libia Liberata puzza sempre più di petrolio occidentale. Come aveva rivelato Globalist, era stata l'Italia a fare il colpo più appariscente con l’ex “executive manager” dell’Eni, Abdulrahman Ben Yezza, nominato ministro nel ruolo chiave di titolare del Petrolio.

In realtà, nella singolare disattenzione della stampa internazionale, il colpo gobbo negli interessi petroliferi è targato British Petroleum e Total francese. Riconoscimento dovuto ai veri promotori dell'intervento armato occidentale contro la Libia di Gheddafi?

Certo è che Abdurrahim El-Keib è considerato nel mondo un “Big Oil-Goon”. Traduzione letterale impossibile con quel “Goon” che varia da gorilla a sicario.

Abdurrahim El-Keib, neo primo ministro ad interim della Libia è un ex professore di ingegneria all'università dell'Alabama. Un esule filo occidentale dal regime di Gheddafi con forti vincoli di studi e di amicizia nel settore energetico.

Ha lasciato gli Stati Uniti nel 2005, scelto, non a caso, per presiedere l'Istituto per il petrolio (Eau) di Abu Dhabi, sponsorizzato appunto da British Petroleum (Bp), Shell, la francese Total, la compagnia petrolifera giapponese per lo sviluppo e la Abu Dhabi National Oil Company.

El-Keib, nel suo profilo del Petroleum Institute viene citato per le sue ricerche finanziate da varie agenzie governative statunitensi e dipartimenti nel corso degli anni.

Altre notizie sussurrate, se non letteralmente nascoste dalla Libia raccontano dell'arresto dell'ormai ex governatore militare di Tripoli, Abdelhakim Belhadj, vicino ad al Qaida e protetto dal Qatar, mentre stava cercando di lasciare con documenti falsi il Paese.

Il governatore militare di Tripoli -secondo fonti algerine- voleva imbarcarsi per la Turchia e aveva con se una borsa di denaro contante. Belhadj veniva indicato come candidato a qualche ministero come rappresentante delle milizie islamiste che avevano sostenuto la rivolta contro Gheddafi.

E' dovuto intervenire il presidente del Cnt Jalil per far rilasciare Abdelhakim Belhadj e permettergli di lasciare il Paese.

Ad arrestare Belhadj sono stati i ribelli di Zenten, la stessa kabila che a tutt’ora detiene Seif al Islam Gheddafi. In pessime condizioni di salute dopo l'amputazione delle tre dita della mano destra, come già raccontato da Globalist. Un episodio nella guerra interna alla Libia post-Gheddafi.

Un conflitto esploso pubblicamente qualche mese fa, quando è stato ucciso il generale Abdel Fattah Yunis, il comandante dell’esercito ribelle che prima di essere torturato e ucciso, a fine luglio, stava cercando di negoziare una tregua con Gheddafi.

Le fonti in questo caso sono israeliane e indicano come mandante dell'omicidio il leader del Cnt Jalil. Resta la forte puzza di petrolio di cui sopra.


Siria, le responsabilità dell'ONU e quelle dei media

di Marinella Correggia - www.cadoinpiedi.it - 11 Dicembre 2011

Le Nazioni Unite non sono in grado di verificare in modo indipendente quello che accade nel Paese e utilizzano le stesse fonti dei media. Non ci sono informazioni certe su vittime e colpevoli, né riscontri sulle testimonianze. E a morire sono anche i bambini

Vola lo spettro di una "guerra civile indotta" con manifestazioni che si concentrano nelle città roccaforti del sunnismo militante (Hama, Homs), e armati che lanciano attacchi contro siriani in divisa, esercito e forze di sicurezza.

Il governo denuncia 1.159 vittime fra soldati e forze dell'ordine, e parlano di bande armate "terroriste e islamiste" che farebbero anche vittime civili e sarebbero sostenute da interessi esteri.

Il giornalista investigativo statunitense Webster Tarpley, dopo aver visitato la Libia con una delegazione e parlato con molte persone, ha denunciato: "In Siria sono al lavoro squadroni della morte, composti da libici, ceceni, iracheni, afghani, gente senza scrupoli che semina terrore». Dietro ci sarebbero paesi interessati alla destabilizzazione della Siria, come Arabia Saudita, Emirati, Qatar e la Libia del dopo-Gheddafi.

Il cosiddetto "Esercito libero siriano" basato in Turchia chiede all'Occidente sostegno militare, no-fly zone e azioni militari aeree "mirate". Del resto da maggio - ma lo si sa ora - secondo fonti Usa e turche, truppe americane e della Nato stanno addestrando le milizie dell'opposizione nella città di Hakkari nel Sud della Turchia.

Le fonti nella conta dei morti e torturati e nella denuncia dei colpevoli?

Le ultime cifre fornite dalla Commissaria per i diritti umani dell'Onu, Navi Pillay, stimano i morti in Siria dall'inizio delle proteste in 4mila. Non è chiaro se ci riferisca solo a persone non armate.

Ma quali sono le fonti per le cifre dell'Onu (e quelle dei media e delle stesse organizzazioni per i diritti umani)? Fonte quasi unica dei media è il Syrian Observatory for Human Rights (SOhr) con sede a Londra.

Il suo presidente Rami Abdel Ramane, pare avere rapporti stretti con i Fratelli musulmani siriani. Ogni giorno il Sohr pubblica il numero dei morti, in genere senza indicare i nomi né se si tratti di disarmati, armati, forse dell'ordine.

Nel rapporto della Commissaria Pillay del 15 settembre scorso (United Nations, Report of the United Nations High Commissioner for Human Rights on the situation of human rights in the Syrian Arab Republic - A/HRC/18/53) appare chiaro che anche le Nazioni Unite si basano sulle stesse fonti dei media, fra cui gli Lcc (Local Coordination Committees), ovvero i Comitati di coordinamento locale.

"Al momento in cui scriviamo, la missione aveva ricevuto 1.900 nomi e dettagli di persone uccise in Siria da metà marzo; tutti dichiarati come civili. (...) Questa informazione è stata fornita dai Comitati di coordinamento locale attivi in Siria. La missione Onu non è in grado di verificare in modo indipendente". (corsivo nostro)

Chi sono gli Lcc? Secondo il Christian Science Monitor, fanno parte dell'autoproclamatosi Syrian National Council, già riconosciuto come "legittimo rappresentante del popolo siriano" dagli omologhi del National Transitional Council della Libia, portato al potere a Tripoli dalla guerra della Nato.

Le fonti dell'ultimo rapporto dei "tre esperti" che è valso la condanna della Siria al Consiglio dei diritti umani Onu.

Il 2 dicembre il Consiglio dei diritti umani dell'Onu - convocato all'uopo da Unione Europea, Usa e paesi della Lega Araba - con 37 sì, 6 astensioni e i 4 no di Cuba, Ecuador, Cina e Russia ha condannato le "violazioni estese, sistematiche e flagranti dei diritti umani in Siria".

La decisione, che "sostiene gli sforzi per proteggere la popolazione siriana" e chiede agli organismi dell'Onu di intraprendere "azioni appropriate", si basa sul rapporto rilasciato giorni fa da un gruppo di "tre esperti indipendenti" ("Report of the Independent International Commission of Inquiry on Syria").

Essi hanno concluso che le forze armate e le forze di sicurezza siriane sono coinvolte in diversi crimini contro l'umanità per la repressione "di una popolazione in gran parte civile (corsivo nostro) nel contesto di proteste pacifiche"; e per le detenzioni arbitrarie, la tortura sui prigionieri, uccisione di minori e altre violenze.

Il governo siriano non ha permesso alla Commissione di lavorare sul terreno spiegando che sta lavorando una commissione di inchiesta indipendente su ogni tipo di crimine commesso nel paese e quindi occorre prima attendere gli esiti. Una mossa sbagliata che ha permesso alla Commissione dei tre esperti di affidarsi interamente a fonti esterne.

Una degli esperti indipendenti, Karen Koning AbuZayd, è "interessante". Ha avuto sì diversi incarichi all'Onu ma è tuttora nel board dei direttori del think-thank washingtoniano - ma molto finanziato dall'Arabia Saudita - Middle East Policy Council. Non proprio indipendente...

La "missione investigativa" ha intervistato a Ginevra 223 persone, "vittime o testimoni" della repressione. Chi sia stato intervistato e dove rimane un mistero sul quale i "tre esperti" non hanno voluto rivelare nulla sottolineando la "coerenza delle informazioni" ricevute da "una serie di fonti da diversi luoghi della Siria".
I tre hanno anche detto che se avessero potuto entrare in Siria avrebbero intervistato le famiglie dei militari uccisi.

E le prove della veridicità dei racconti dei testimoni? "Lo standard di prova adottato è stato quello del 'sospetto ragionevole', su ogni particolare evento o incidente. E' uno standard più debole di quello richiesto in un processo penale".

Sulla parte angosciante relativa alle morti dei bambini, un commentatore osserva: "Certamente ne sono stati uccisi dalle forze dell'ordine, ma molto spesso perché queste sono state provocate da armati estremisti che hanno fatto degenerare le manifestazioni civili"; altri bambini e adolescenti sono rimasti vittime di armati non governativi.


La Nato sospende i suoi progetti militari e rafforza la guerra economica contro la Siria

di Thierry Meyssan - www.voltairenet.org - 9 Dicembre 2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Supervice

Se finora pensava di applicare lo scenario dell'Intervento militare umanitario, già provato in Yugoslavia e recentemente in Libia, l'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico deve rivedere in Siria la sua strategia. Oramai si tratterà di applicare quella utilizzata in Iraq: mettere sotto assedio la nazione con totale disprezzo delle popolazioni per indebolirla a sufficienza prima dell’assalto seguente.

La NATO sta rivedendo la sua strategia in Siria. Dopo otto mesi di guerra a bassa intensità e nonostante l'infiltrazione di numerosi combattenti arabi e pashtun, la società siriana non si è ancora fratturata.

Certo, si sono avuti alcuni scontri confessionali a Deraa, Banyas e Homs, ma non si sono diffusi e non hanno avuto una lunga durata.

Per l'alleanza, è illusorio pensare di poter fomentare rapidamente una guerra civile che possa giustificare un’"operazione umanitaria internazionale". Questa constatazione si fa largo proprio quando la coalizione militare istituita ad hoc è in crisi.

All'epoca della guerra contro la Libia, l'iniziativa era stata assunta dalla Francia e dal Regno Unito. Ma i due pesi massimi europei si sono poi rivelati incapaci di mobilitare la forza necessaria. In effetti, i tre quarti delle attrezzature belliche sono state fornite o finanziate dal Pentagono.

Soprattutto, il dispiegamento di dispositivi incompleti avrebbe potuto portare al disastro se la Libia avesse deciso di attaccare le imbarcazioni e gli elicotteri dell'alleanza [1].

Il problema è molto più grave con la Siria la cui popolazione è quattro volte più numerosa di quella libica, il cui l'esercito è già addestrato dai precedenti conflitti regionali.

Era stato quindi utile rafforzare il tandem franco-britannico con l’aggiunta della Germania. Il 2 dicembre si sarebbe dovuto negoziare un accordo trilaterale in occasione dell’anniversario del Trattato di Lancaster House [2] che fissò l'organizzazione delle forze congiunte franco-britanniche e sancì la sorte della Libia [3].

Ma questa riunione è stata annullata. In piena crisi economica occidentale, Berlino non se la sente di destinare spese al conflitto senza una garanzia di ritorni sugli investimenti.

La razionalità di bilancio tedesca rafforza i sogni epici del complesso militare-industriale israeliano-statunitense. La partenza di Robert Gates e la comparsa di Hillary Clinton hanno illustrato il ritorno sulla scena mondiale del progetto di "rimodellamento del grande Medio Oriente" e la sua estensione in Africa settentrionale.

Questa dottrina, derivata del pensiero imperialista di Leo Strauss, si presenta come una continua fuga in avanti, una guerra che non ha altri obiettivi che la sua continuazione. È sicuramente positiva per l'economia di guerra degli Stati Uniti, ma non per l'economia industriale pacifica tedesca.

Il progetto di guerra convenzionale contro la Siria mette in campo numerose questioni economiche. Alcune nazioni europei non avranno alcun interesse a breve o medio termine, mentre hanno molto da perdere.

Nel caso libico, alcuni uomini d’affari britannici e francesi hanno potuto incassare dividendi immediati rinegoziando in maniera vantaggiosa le loro concessioni petrolifere, mentre i turchi e gli italiani hanno fatto la figura degli scemi del villaggio, perdendo quasi tutti i loro mercati nella vecchia colonia.

In attesa che venga formata una coalizione militare ad hoc, la NATO si è provvisoriamente fermata alla guerra economica. Vuole assediare la Siria, tagliarle ogni possibilità commerciale sia per l'import che per l'export e sabotare i mezzi di produzione.

Sotto l’egida benpensante delle "sanzioni", gli Stati dell'alleanza e i loro vassalli della Lega araba hanno già introdotto un congelamento bancario che vieta il commercio delle materie prime.

Ora si stanno concentrando sulla chiusura delle vie di comunicazione, particolarmente le linee aeree, e sul ritiro delle multinazionali, principalmente le compagnie petrolifere.

Così, dopo Shell e Total, PetroCanada ha fatto marcia indietro, chiudendo la centrale che fornisce elettricità alla città di Homs. Soprattutto, la prima azione di sabotaggio ha esordito contro le tubazioni che approvvigionano proprio questa centrale elettrica, affinché non sia possibile farla funzionare in assenza degli ingegneri canadesi.

Questa azione è stata rivendicata dall'Esercito Siriano libero, senza sapere chi ci sia realmente dietro questa iniziativa: disertori, mercenari di Al Qaida o i comandi atlantici.

Per il momento non si vedono carenze di alcun genere in Siria, se non per nafta ed elettricità. Per rimediare allo shock dell’assedio, Damasco ha concluso nuovi scambi con Pechino.

L'embargo bancario fa sì che debbano avvenire sotto forma di baratto, come la Cina già sta facendo con l'Iran. Questo sistema dovrebbe permettere alla Siria di salvare la propria economia, a parte il settore turistico duramente colpito.

Comunque sia, l’assedio della Siria ha già lasciato sul campo molte vittime economiche in Turchia. L'annullamento del trattato di libero scambio e l'instaurazione di dazi doganali proibitivi hanno rovinato le zone di frontiera.

E se i siriani accettano di subire alcune privazioni per salvare la patria, i turchi non sono pronti a subire la stessa sorte per le ambizioni della NATO.

Inoltre, questo cambiamento di strategia mette il Consiglio nazionale siriano in una posizione difficile. I politici che rivendicavano una forma di azione non violenta, ispirata delle rivoluzioni arancioni di Gene Sharp [4], sono costretti ad accettare i sabotaggi rivendicati dai combattenti dell'esercito siriano libero.

Il conflitto è sempre più acceso dato che gli uni e gli altri hanno come base a Istanbul e sono chiamati a sostenersi a vicenda.

La sospensione del piano di intervento militare internazionale è stata confermata dal ritorno a Damasco degli ambasciatori di Stati Uniti, Francia e Germania. Ciò comporta un'inflessione della campagna mediatica.

Già ora i media anglosassoni stanno abbandonando i riferimenti alle accuse più forti e meno credibili che vengono lanciate contro Bachar el-Assad, come quella di far torturare i bambini.

Anche il Dipartimento di Stato non descrive più il presidente siriano come un mostro, ma come un uomo "scollegato dalla realtà" (sic) [5]. Quindi il suo caso non necessita più un trattamento urgente.

Del resto, la descrizione della realtà siriana riportata da vari giornalisti, a mille miglia di distanza dalle immagini di propaganda veicolate da otto mesi [6], rende indispensabile un momento di silenzio.

Note:


[1] « La guerre de Libye aurait pu mal tourner pour les Alliés », Réseau Voltaire, 9 novembre 2011.

[2] « Déclaration franco-britannique sur la coopération de défense et de sécurité », Réseau Voltaire, 2 novembre 2010.

[3] « Washington regarde se lever "l’aube de l’odyssée" africaine » di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 19 marzo 2011.

[4] « L’ALBERT EINSTEIN INSTITUTION: LA VERSIONE CIA DELLA NONVIOLENZA» di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 4 giugno 2007.

[5] « Daily Press Briefing , Dipartimento di Stato, 6 dicembre 2011.



Là dove i nazisti hanno fallito (cosa è stato deciso l'8/12 da Merkel, Draghi, BCE e ERT sulla nostra pelle. Come reagire)
di Paolo Barnard - www.paolobarnard.info - 11 Dicembre 2011

La necessaria parte tecnica (semplificata per tutti) più sotto, ma ora una premessa che non posso trattenere. Non c’è stato un summit della UE giovedì notte, o meglio, quella farsa era solo farsa. Giovedì notte abbiamo visto la Germania finalizzare, con la piena complicità del criminale internazionale Mario Draghi, il suo terzo tentativo di distruggere l’Europa in un secolo. Ci provò due volte con le armi, e fu sconfitta.

Al terzo tentativo ha usato l’economia, la Banca Centrale Europea, i Trattati sovranazionali capestro, e questa volta ce la sta facendo. Là dove i nazisti fallirono, i tedeschi democratici sono riusciti. Ce l’hanno nel DNA l’egemonia. E come nel 1939, l’Inghilterra si tira fuori, per poi combattere più tardi.

Nella gravità di quanto sta accadendo, è da registrare la giurassica stupidità di Sarkozy, che non ha capito che la Merkel si sta portando la Francia a braccetto come un cagnolino solo per affondarla.

Il rapporto fra Berlino e Parigi assomiglia in tutto al rapporto fra gli Evangelisti fanatici americani e gli Israeliani. I primi sostengono a spada tratta le ambizioni espansioniste d’Israele in Palestina solo perché, secondo la profezia biblica evangelica, una volta realizzate tali ambizioni il Cristo tornerà sulla terra e incenerirà ogni singolo ebreo che non si sarà prima convertito al cristianesimo.

Il crollo dell’Europa voluto scientemente dalla Germania getterà la Francia nel baratro assieme a noi ‘untermenschen’ del sud. Questa per i francesi è una nemesi ben meritata: furono loro che ricattarono la Germania dicendole “o ci fai fare la BCE e l’unione monetaria come vogliamo noi, oppure ti scordi i prestiti per l’unificazione con la Germania dell’Est”. Berlino accettò, ma i tedeschi sono micidiali e ora Parigi la pagherà cara. Fine premessa.

Ecco una guida al testo fuoriuscito dal summit europeo dell’8 Dicembre scorso. Il testo UE in corsivo, i miei commenti per la comprensione semplificata a seguire. Ecco come la Germania ci fa a pezzi.

Nota: ricordate che la necessità predicata fino all'isterismo di eliminare ogni deficit di bilancio degli Stati (che sono la ricchezza dei cittadini se fatti con moneta sovrana) deriva INTERAMENTE dal fatto che un deficit contratto con l'Euro non sovrano è veramente un peso insostenibile per lo Stato. Basterebbe eliminare l'Euro, tornare a monete sovrane e i deficit cesserebbero di essere un problema. Ma l'Euro è mantenuto SOLO per costringerci a impoverirci e divenire servi di Germania e mercati - si legga Il Più Grande Crimine per tutte le prove documentali.

La stabilità e l'integrità dell'unione economica e monetaria dell'Unione europea (…) Per conseguire tale obiettivo, ci baseremo sui risultati conseguiti negli ultimi 18 mesi, potenziandoli: il patto di stabilità e crescita rafforzato, l'attuazione del Semestre europeo che comincia questo mese, la nuova procedura per gli squilibri macroeconomici e il Patto euro plus (…) Se la Commissione individua un'inosservanza particolarmente grave del Patto di stabilità e crescita, richiederà un documento programmatico di bilancio riveduto.

-- l'attuazione del Semestre europeo Il Semestre Europeo significa che i parlamenti nazionali potranno esaminare le rispettive finanziarie solo dopo che esse saranno state esaminate e approvate dalla Commissione Europea di tecnocrati neoliberisti non eletti, e che rispondono direttamente alle lobby finanziarie internazionali. Infatti il Semestre Europeo fu chiesto alla Commissione nel 2002 dalla lobby European Roundtable of Industrialists nel seguente memorandum: ERT, EU Governance, ERT Discussion Paper, May 30, 2002. Cioè: quelle che a voi dicono essere state decisioni prese da Monti, Zapatero, Sarkozy e soci oggi, sono invece ordini impartiti da lobby private neoliberiste tempo fa. I politici eseguono, la Merkel al timone.

-- Se la Commissione individua un'inosservanza particolarmente grave del Patto di stabilità e crescita, richiederà un documento programmatico di bilancio riveduto. Se, dopo aver esaminato le nostre finanziarie prima che lo possano fare i nostri parlamenti, la Commissione decide che non sono sufficientemente di suo gradimento (cioè sufficientemente neoliberiste o di gradimento alle lobby sopraccitate), i nostri governi saranno costretti a rivederle e correggerle. Alla faccia delle sovranità del governo eletto, che è letteralmente cancellata.

-- la nuova procedura per gli squilibri macroeconomici La nuova procedura per gli squilibri macroeconomici contiene le sanzioni pecuniarie per gli Stati disobbedienti, è cioè il bastone della UE dei tecnocrati non eletti contro di noi. Tale bastone fu preteso dalla lobby finanziaria Business Europe nel 2010 in questo memorandum: Business Europe, The Madrid Declaration, June 11, 2010.

Un anno e mezzo dopo, ci ritroviamo quel diktat sul tavolo dei capi di governo della UE, e di nuovo abbiamo i desiderata di pochi speculatori miliardari che condizioneranno le vite e sopravvivenze di milioni di famiglie e aziende europee, ovviamente nel senso di strangolare ancor più la già strangolata capacità dei governi di spendere a deficit per arricchire le proprie economie.

-- il Patto euro plus Il Patto Euro plus, che contiene le misure neoliberiste anti lavoratori, le misure di allungamento dell’età pensionabile, i tagli agli stipendi pubblici e ai servizi essenziali, e l’obbligo di trasposizione del divieto di spesa a deficit nelle Costituzioni nazionali, è il risultato di una serie di richieste specifiche sempre di Business Europe datate dal giugno 2010 al 4 marzo 2011, consegnate alla Commissione UE, e consultabili in: Corporate Europe Observatory, Business against Europe: Business Europe Celebrates social onslaught in Europe. March 23, 2011. Idem come sopra.

I bilanci generali delle amministrazioni pubbliche devono essere in pareggio o in avanzo (…) Questa regola verrà inserita anche negli ordinamenti giuridici nazionali degli Stati membri a livello costituzionale o equivalente (…) Riconosciamo la competenza della Corte di giustizia a verificare il recepimento di questa regola a livello nazionale.

-- Viene stabilito l’obbligo degli Stati aderenti di avere pareggio di bilancio - cioè lo Stato ci deve tassare tanto quanto spende per noi, e così ci lascia in tasca zero soldi; o ancor meglio di avere il surplus (avanzo) di bilancio – cioè lo Stato ci tassa di più di quanto spende per noi e così ci impoverisce.

Questi impoverimenti automatici dei cittadini devono essere resi obbligatori per legge costituzionale, come scritto nel paragrafo sopra, secondo le pretese della lobby Business Europe. La Corte Europea di Giustizia, che secondo il Trattato di Lisbona ha già supremazia sulle nostre Costituzioni (di fatto esautorate), ha il potere di vigilare che tutto ciò accada, anche se non è eletta da nessun europeo.

Gli Stati membri sottoposti alla procedura per i disavanzi eccessivi presentano alla Commissione e al Consiglio, per approvazione, un programma di partenariato economico che indica in dettaglio le riforme strutturali necessarie per assicurare una correzione realmente duratura dei disavanzi eccessivi. L'attuazione del programma, e dei documenti programmatici di bilancio annuali coerenti con esso, sarà monitorata dalla Commissione e dal Consiglio. Sarà istituito un meccanismo per la relazione ex ante degli Stati membri sui rispettivi piani annuali di emissione di debito.

-- Se uno Stato membro viene considerato negligente, dovrà fare i compiti a casa, dove s’impegna in penitenze di spesa pubblica, coi tagli a pensioni e servizi, le ulteriori tasse, la deflazione degli stipendi, ecc. (riforme strutturali), e che dovranno essere applicati sotto sorveglianza di tecnocrati europei o capi di governo esteri che nessun italiano ha eletto, fra cui svetta Monti che è parte del Consiglio UE, e che infatti nessuno qui ha eletto.

Ma peggio: da ora in poi, persino le emissioni dei nostri titoli di Stato saranno prima giudicate da questi tecnocrati, e solo dopo permesse. Cioè: neppure più la basilare operazione di spesa sovrana ci sarà permessa, in una perdita di sovranità inaudita dal 1948 a oggi.

Non appena alla Commissione risulti che uno Stato membro ha superato la soglia del 3%, scatteranno conseguenze automatiche a meno la maggioranza qualificata di Stati membri della zona euro sia contraria.Verranno adottate le misure e sanzioni proposte o raccomandate dalla Commissione a meno che la maggioranza qualificata degli Stati membri della zona euro sia contraria.

-- Se uno Stato aderente osa tentare di spendere a deficit per i suoi cittadini – cioè dargli più soldi di quanto gliene tolga in tasse – oltre il limite già asfittico del 3% del PIL, scatteranno automaticamente sanzioni anche economiche decise dalla Commissione UE, che potranno essere bloccate solo se gli Stati aderenti riusciranno a trovarsi d’accordo in maggioranza qualificata.

Questo è il paradosso anti-democratico dove per bloccare le bastonate di impoverimento anti-sociali sancite da tecnocrati non eletti della Commissione, interi Stati dovranno faticare per mettersi d’accordo. Interi Stati sovrani (!) per bloccare pochi burocrati nelle mani di lobby finanziarie.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, conveniamo sui seguenti punti: (…) riesamineremo l'adeguatezza del massimale globale del FESF/MES di 500 miliardi di EURO nel marzo 2012 (…) Attendiamo con interesse contributi paralleli da parte della comunità internazionale.

Qui si arriva al disastro dell’Euro come moneta insostenibile che i mercati stanno rifiutando al punto da far fallire interi Stati. Occorre una spiegazione per i meno ferrati. Cosa sono queste sigle FESF/MES? In sostanza questo: sono fondi di denaro che l’Eurozona sta disperatamente mettendo assieme per salvare dalla bancarotta gli Stati più in crisi, come Grecia, Portogallo, Italia e altri.

Perché vanno salvati quegli Stati? Perché hanno adottato l’Euro, che nessuno Stato può emettere e che tutti gli Stati dell’Eurozona devono prendere in prestito da gruppi di privati investitori.

Ma questi investitori non si fidano a finanziare gli Stati dell’Euro, specialmente quelli meno forti, precisamente perché un investitore presta a uno Stato badando a una sola cosa: che quello Stato possa pagare puntuale le scadenze del debito.

E siccome nessuno Stato dell’Eurozona può emettere Euro liberamente e devono trovarseli facendo prestiti a destra e a manca, gli investitori hanno paura di non essere più puntualmente rimborsati, e allora per prestarci Euro ci chiedono tassi d’interesse altissimi, insostenibili. Grecia, Italia, Portogallo e altri di conseguenza non possono finanziarsi a quei tassi usurai, e scivolano verso il fallimento (default).

Allora la stupidissima UE (ma la criminale Germania che invece questo vuole) cosa fa? Fa altri debiti, persino elemosinando i “contributi paralleli da parte della comunità internazionale”, e mette assieme quei fondi di salvataggio FESF/MES credendo di infinocchiare gli investitori.

A parte il fatto che un gruzzolo di 500 o anche 1000 miliardi di Euro sono un salvagente pari a un sughero da pesca se pensiamo che le cifre richieste per salvare gli Stati in crisi sarebbero quattro o cinque volte superiori, il problema è ben altro e in ordine:

1) Ma perché diavolo dobbiamo stare in questa situazione orrenda (moneta Euro) dove per vivere uno Stato deve elemosinare ogni singolo Euro da banche, assicurazioni, fondi sovrani arabi, speculatori squali ecc.?

2) Ma perché sti politici non ascoltano ciò che i mercati gli stanno gridando da mesi, su tutte le pagine dei quotidiani finanziari più autorevoli del mondo?

E cioè, solo per fare un esempio “L’accordo su regole di bilancio più severe del summit di giovedì, che è stato definito come un ultimo disperato tentativo di salvare l’Euro, si concentra su tutti i temi sbagliati, come appunto l’austerità. E’ stato sbandierato come un successo dalla Merkel, ma viene ignorato dagli investitori che rimangono convinti the solo la BCE può salvare la moneta unica” (Financial Times.com Markets, 9 Dicembre 2011).

Cioè: serve (come minimo, anche se non è la soluzione migliore) una banca centrale che si comporti come tutte le banche centrali che hanno un senso, e che monetizzi le spese dei nostri Stati senza limiti, soprattutto in queste emergenze. Leggete qui di seguito e badate bene a queste parole, perché introducono al golpe di Merkel/Draghi:

Affinché i mercati si calmino dal panico, devono potersi fidare del fatto che non subiranno fallimenti statali o perdite enormi, e solo la BCE, che ha il potere di emettere Euro illimitatamente, può fornire quella rassicurazione. Ma i mercati sanno che non lo farà” (sempre FT). Capito?

La BCE può e deve salvare gli Stati come noi dal disastro di collasso economico e di impoverimento di milioni di famiglie, ma NON lo fa, per cui i mercati continueranno a infierire. Draghi sta facendo mosse di una oculatezza diabolica, perché lavora in tandem con la Germania che cerca ostinatamente il collasso dell’Europa, e sfrutta il panico dei mercati che alla fine causeranno precisamente quel collasso.

Leggete qui: “E’ improbabile che Draghi cambierà le sue politiche, e questo rende molto probabile che le agenzie di rating declasseranno alcuni Stati membri dell’Euro” (Jens Larsen, chief European strategist at RBC Capital Markets). Il balletto è coordinato, tutto deve funzionare verso il collasso europeo. Ora il riassunto facilitato:

- Il summit è stato una farsa inutile che i mercati, i veri padroni del nostro destino, ignorano come una buffonata.

- La parte stupida dei leader UE soffia sul fondo salva Stati che fa ugualmente ridere i mercati, che continueranno a sfiduciarci e a mandarci verso il fallimento. La parte consapevole della UE (Merkel/Draghi) sa questo benissimo.

- E’ chiaro al mondo e alla Luna che è la BCE che deve intervenire per fermare il collasso dell’Europa dell’Euro (ma anche del resto), ma Draghi si rifiuta categoricamente. Il suo rifiuto scatena la bocciature delle agenzie di rating, che scatenano altro panico dei mercati che ci affosseranno sempre più velocemente. Il rifiuto di Draghi è voluto e oculatamente servito proprio nei momenti cruciali.

- L’Europa collassata, l’esplosione del sistema Euro, il crollo di tutte le economie più deboli come Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda, Grecia, Francia, Belgio, riporteranno il Vecchio Continente alla situazione precedente il 1999, ma a condizioni da sogno per la Germania. Essa, con un Euro a due velocità o anche col suo ritorno al Marco, sarà vista dai mercati come l’unica scialuppa di salvezza su cui saltare con tutti i suoi soldi, mentre noi rimarremo a secco e agonizzanti.

In più, i veri manovratori della Merkel, e cioè le mega industrie dell’export Neomercantile della Germania, si troveranno con decine di milioni di lavoratori europei a due passi da casa disposti a lavorare a ritmi da lager e a stipendi da Cina per loro.

E l’impero germanico dell’export si presenterà al mondo dei grandi mercati del domani, Brasile, Cina, India, Est asiatico, con prodotti a prezzi competitivi. Egemonia teutonica in trionfo. Là dove Hitler fallì.

Ma c’è una mina che può essere inserita nei cingoli del Panzer tedesco, e che lo farebbe saltare in pezzi, sfasciando orribilmente la progressione criminale delle politiche dei golpisti sopraccitati. Si chiama MMT, Modern Money Theory, cioè l’impianto di economia che prescrive il ritorno dell’Italia alla sua sovranità monetaria, la decisione del futuro governo di spendere la nuova Lira sovrana a deficit (più soldi per i cittadini che tasse prelevate dai cittadini) per creare piena occupazione, pieno Stato Sociale, piena istruzione, pieni alloggi, piena produzione delle aziende e piene infrastrutture.

La MMT ha permesso all’Argentina fallita di inserire quella mina nei cingoli di una macchina da guerra ben più micidiale della Germania, gli Stati Uniti del Washington Consensus Neoliberista. E gli americani sono saltati. L’Argentina oggi sta bene, informatevi.

Modern Money Theory, su http://neweconomicperspectives.blogspot.com/ oppure http://www.economonitor.com/lrwray/ - Email umkc.economists@gmail.com.

Gli economisti accademici di riferimento sono: i Prof. L. Randall Wray, Stephanie Kelton, Warren Mosler, Marshall Auerback, William Black, Michael Hudson.

Datevi da fare, salvatevi la pelle. Piantatela di scrivermi. Muovetevi!



Passeraset
di Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano - 11 Dicembre 2011

Il ministro di Intesa e Sviluppo Corrado Passera, bontà sua, garantisce che le frequenze tv sono “un tema molto rilevante che, alla luce dei sacrifici chiesti agli italiani, è ancora più giusto affrontare.

Se ci sono da raccogliere suggerimenti, questa è l’occasione che ci aiuterà a raggiungere ipotesi e posizioni ancor più approfondite”.

E bravo il tecnico: al confronto Forlani, in fatto di politichese, era un dilettante.

In realtà qui c’è poco da affrontare, suggerire, approfondire.

Siccome le frequenze da assegnare valgono 16 miliardi e, assegnandole a pagamento con un’asta pubblica anziché gratis col beauty contest truccato, se ne incassano 4 o 5, un ministro che abbia una nozione del libero mercato da prima elementare dovrebbe semplicemente dire: care tv, se volete le frequenze in affitto dallo Stato che le possiede, le pagate; altrimenti lo Stato le tiene per sé, in attesa che qualche editore, italiano o straniero, faccia un’offerta. Punto.

B. ha fatto sapere che un’asta non porterebbe un euro allo Stato perché “andrebbe deserta”. Benissimo: anche se così fosse, lo Stato deve bandirla lo stesso; se poi va deserta, almeno si tiene le frequenze.

Se invece le regala, oltre a non incassare un euro, si impoverisce perché perde un bene pubblico fino al 2031 e addirittura concede all’assegnatario il diritto di rivenderlo o riaffittarlo ad altri, intascando un sacco di soldi nostri. E questo si chiama peculato, punito fino a 10 anni di carcere.

Dunque non si vede cosa ci sia da affrontare, approfondire, suggerire. A meno che, si capisce, chi dispone del bene pubblico – il ministro dello Sviluppo e Telecomunicazioni, Passera – non debba qualcosa a chi vuole fregarsi quel bene.

Cosa che è lecito sospettare, dopo che il Passera ha nominato il suo predecessore Paolo Romani, già inventore di “Colpo grosso” e poi del beauty contest pro Mediaset, suo “personale rappresentante in Iraq e Afghanistan” per costruire un aeroporto e una diga, in nome di un’esigenza di “continuità” che può essere soddisfatta dal solo Romani, indispensabile perché – udite udite – è stato tre volte a Kabul e a Baghdad.

Il sospetto è che la vera “continuità” che Romani deve assicurare nel ministero sfuggito dalle mani di B. non attenga tanto alle dighe afghane, quanto alle tv italiane.

Infatti ieri, con apposita intervista al Giornale della ditta, Romani ha avvertito Passera che annullando il beauty contest si rischia “una procedura di infrazione europea”: in realtà la procedura pende da anni come spada di Damocle sull’Italia in attesa di vedere se il mercato tv sarà aperto alla concorrenza.

Quindi è proprio il beauty contest riservato ai più belli, cioè al duopolio Raiset, a farci rischiare la multa europea.

Comunque, per fugare i sospetti, Passera ha un sistema semplicissimo: annullare il beauty contest e bandire un’asta pubblica a pagamento. Tanto, se B. assicura che l’asta andrà deserta, vuol dire che Mediaset non è interessata alle frequenze, dunque nessuno potrà parlare di norma anti-B.

Resta però da avvertire tempestivamente Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, che l’altroieri ha fatto sapere: “Se il governo prende decisioni provocatorie come questa (l’asta a pagamento, ndr), il governo se ne va a casa”.

Ma come, non ha saputo che B. non è interessato all’asta delle frequenze? Molti, e giustamente, si sono indignati per il fuorionda trasmesso da “Gli intoccabili” in cui un deputato mette all’asta il suo seggio al miglior offerente: possibile che nessuno s’indigni per Cicchitto che mette in vendita l’appoggio al governo del partito di maggioranza in cambio del regalo delle frequenze all’azienda del suo leader?

L’altroieri l’ex governatore dell’Illinois Rod Blagojevich è stato condannato a 14 anni di galera e arrestato per aver tentato di vendere il seggio senatoriale liberato da Obama. Chissà qual è la pena prevista in Italia per chi mette all’asta un intero partito. A parte, si capisce, la rielezione e la promozione assicurata.


Cosa è davvero successo durante le elezioni in Russia
di Israel Shamir - www.counterpunch.org - 7 Dicembre 2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Reio

Mosca è insolitamente calda: le temperature si rifiutano di scendere sotto gli zero gradi, il punto di congelamento. Invece è umido e buio. Il sole sorge tardi e tramonta presto.

A peggiorare le cose, il Presidente Medvedev ha deciso di mantenere per la Russia l'ora legale durante l’inverno. Per compensare questa stupida decisione, le illuminazioni natalizie sono state accese un mese prima del solito, per rallegrare gli elettori. Ora illuminano la strada ai furgoni blindati della polizia mandati a pacificare l’allegro elettorato.

Le elezioni parlamentari sono state ritenute in anticipo come un esercizio inutile senza importanza pratica. Gli esperti hanno detto: "Non importa come votate, quello che importa è come contano i voti. Ma i risultati sono stati abbastanza impressionanti e puntano a grandi cambiamenti futuri. I russi hanno detto al comunismo: "Torna, è tutto perdonato."

Hanno effettivamente votato per la restaurazione dell’Unione Sovietica, in un modo o nell’altro. Forse questo voto non avrà un seguito, ma ora lo sappiamo: la gente è delusa dal capitalismo, con la Russia post-sovietica in una posizione di scarso rilievo a livello mondiale e il matrimonio fra il big business e governo.

Se i comunisti hanno dimostrato la fallacia dei loro ideali in settant’anni, ai capitalisti ne sono bastati solo venti per arrivare allo stesso risultato, ha detto scherzando Maxim Kantor, importante scrittore, pensatore e pittore moderno russo. Il ventesimo anniversario della restaurazione del capitalismo che la Russia ha commemorato quest’anno non è stato un motivo per festeggiare, piuttosto un triste ripensamento.

I russi sono fortemente pentiti del corso intrapreso dal loro paese nel 1991; il fallito colpo di stato di agosto del 1991, quest’ultimo tentativo di mantenere il comunismo, è stato riesaminato sotto una luce positiva, mentre i coraggiosi ragazzi di Harvard di ieri che hanno dato il via alle riforme sono visti come criminali. Yeltsin e Gorbaciov sono out, Stalin è in.

Nonostante i brogli elettorali (discussi sotto), i comunisti (CPRF e la sua corrente Solo Russia, o SR) hanno incrementato le loro percentuali e possono essere considerati i veri vincitori.

Il partito di governo Russia Unita (ER) ha subito grosse perdite. Un’alleanza di individui in cerca di potere può crollare facilmente. C’è una possibilità concreta che i comunisti possano formare il governo; nel caso in cui glielo chieda il Presidente.

I partiti di destra e filo-capitalisti sono stati decimati dagli elettori. Il neoliberista Giusta Causa (PD), il partito di chi crede nel mercato, ha preso meno dell’1% dei voti.

Il liberale pro-occidentale Partito della Mela (scherzosamente definito come il "partito di Steve Jobs") non ha passato lo sbarramento elettorale. Molti russi credono che, senza i brogli, avrebbero raggiunto "realmente" oltre il 50%, mentre ER avrebbe preso meno voti, molti meno.

Data l’opportunità, la gente ha votato per i comunisti, come predetto mesi fa da V.T. Tretyakov, importante giornalista russo e redattore, in un discorso a un think tank di Washington DC.

Disse, correttamente, che in elezioni abbastanza oneste, i comunisti avrebbero vinto e i liberali avrebbero perso, e aveva ragione. Se questo cambiamento nel cuore delle persone non trova la sua espressione nell’azione politica, la gente si sentirà presa in giro.

Questa svolta verso il comunismo ha avuto luogo in una Russia che sta ripristinando la sua eredità perduta:

Il gasdotto North Stream collega direttamente il gas russo con i consumatori europei, lasciando la Polonia (sotto delega degli Stati Uniti) priva di influenza. Gasdotti e oleodotti sono in costruzione verso la Cina, promettendo alla Russia una scelta di clienti.

L’idea di Putin di un’Unione Euroasiatica comincia a prendere forma. L’Ucraina ha compiuto passi di avvicinamento, la crisi bielorussa è finita, il Kazakistan ne fa saldamente parte.

Una portaerei russa è andata fino alle coste della Siria, in una rara dimostrazione di potenza, mentre l’ambasciatore del Qatar a Mosca è stato cacciato, dato che questo piccolo ma ricco emirato sta apparentemente guidando la campagna anti-siriana.

Il mese scorso, il favoloso teatro Bolshoi, con cura e molti soldi, è stato restaurato, riportandolo ai colori gloriosi: viola ed oro. Per la delusione degli spettatori conservatori, l’opera “Ruslan e Ludmilla” di Glinka (con il fantastico cantante americano Charles Workman) è stato diretta in maniera avant-gardista, dimostrando che il teatro non è solo un pezzo da museo, ma produrrà arte moderna.

Sochi sta per diventare il resort mare-e-monti più lussuoso di sempre in preparazione delle Olimpiadi Invernali; Mosca è stata abbellita; elaborati alberi di Natale di dieci metri sono stati collocati nei luoghi più importanti della città, rendendo sopportabile il buio delle notti nordiche.

Ai parchi cittadini sono stati concessi fondi enormi per le migliorie; sono state preparate alcune piste di pattinaggio. Addirittura le fontane crollate venti anni fa sono state ricostruite.

Ma il segno più importante della recente risurrezione della Russia c'è stato questo mese: una sacra reliquia, la cintura della Vergine Maria, è stata portata a Mosca dal suo deposito sul sacro monte Athos. Tre milioni di moscoviti l’hanno venerata, in fila per 24 ore con temperature bassissime. Questa è stata la risposta asimmetrica della Russia alle file per le compere del Black Friday statunitense.

La Russia è anche piena di problemi. Ha perso venti milioni di vite nella transizione verso il capitalismo con poco da mostrare; i suoi villaggi sono vuoti, c'è stata una fuga dei cervelli migliori e più brillanti oltremare.

I capitali in fuga hanno lasciato la Russia a secco; ogni ricerca dei proprietari di aziende porta a consociate offshore registrate a Cipro.

Tangenti ed estorsioni erano ovunque; le infrastrutture sono logore, la de-industrializzazione ha minato la classe lavoratrice; le terre agricole sono state prese dagli speculatori.
L’esercito è demoralizzato, gli armamenti sono vecchi e la formazione in Russia è pessima.

I ricchi sono troppo ricchi e l’1% della popolazione possiede la maggior parte della ricchezza. Questa ricchezza non è considerata legittima dalla gente: la causa in corso fra Berezovsky e Abramovich ha offerto le prove che le fantastiche ricchezze dei Nuovi Russi furono ottenute appropriandosi indebitamente delle ricchezze nazionali.

E quel che è peggio, il big business è totalmente integrato dal governo, oligarchi e funzionari governativi si sono uniti e vivono separati dalla plebe.

La gente è abbastanza infelice di quella che vede come una dittatura o addirittura un regime di "occupazione". Mentre Putin viene considerato un dirigente ostile all’Occidente, i russi credono che sia troppo accomodante verso l’Occidente, un elemento centrale del regime installato negli anni ‘90. Preferirebbero una forte e perenne posizione anti-imperialista.

Le elezioni possono avere poche conseguenze dirette: la costituzione russa è stata scritta da Boris Yeltsin dopo aver bombardato il parlamento nel 1993 e aver imposto il suo dominio (con l’ovazione dei media occidentali).

Questa costituzione permette al presidente di ignorare il Parlamento. Ma i risultati delle elezioni mostrano un cambiamento nello stato d’animo delle persone.

E se questo non bastasse, una grande dimostrazione di decine di migliaia di cittadini ha sfilato nel centro di Mosca, un qualcosa di inaudito dal 1993. I dimostranti hanno protestato contro i brogli elettorali.

Trecento persone sono stati arrestate, tra loro il famoso blogger Alexei Navalny, creatore del nomignolo "Partito dei Ladri e dei Furbi" per Russia Unita. Il giorno successivo, la polizia ha disperso un’altra manifestazione in centro.

Con la Primavera Araba in sottofondo, le autorità sono preoccupate. A Mosca sono state mandate le truppe. Sebbene non ci sia una prospettiva immediata di sommosse, le autorità russe, tradizionalmente dalla mano pesante, non useranno pochi agenti di polizia se possono inviare una brigata, e così hanno dispiegato le temibili forze speciali Dzerzhinsky.

Le elezioni sono state falsificate? Osservatori indipendenti hanno riportato molte irregolarità a Mosca; probabilmente le cose sono andate anche peggio altrove. Sembra che gli attivisti del partito di maggioranza ER abbiano inserito molte schede elettorali false, e probabilmente hanno distorto i risultati a loro favore.

Un sondaggio della ONG Golos, che ha scrutinato un paio di seggi elettorali senza trovare irregolarità, ci mostra che i comunisti hanno vinto alla grande, mentre ER è quasi crollata.

Sul web ci sono dichiarazioni di grandi aggiustamenti nel conteggio dei voti. È difficile estrapolare i risultati dell’intera nazione da quelli di Mosca, ma i russi credono che ci siano stati dei brogli. Sono anche stanchi dei loro governanti di teflon.


ER SR CPFR LDPR
Risultati ufficiali 49% 13% 19% 11%
Sensazione degli elettori 32% 17% 35% 11%

Questo dovrebbe fornire un pretesto per una rivoluzione, ma i dirigenti comunisti di oggi non sono duri come i loro leggendari predecessori. Non richiedono un nuovo conteggio e generalmente accettano il loro destino senza dubitare. Nel 1996 i comunisti vinsero le elezioni, ma accettarono la sconfitta spaventata dai sicari di Yeltsin guidati dallo spietato oligarca Boris Berezovsky.

Sono fermamente convinti di dover evitare una guerra civile, e dubitano che i super-ricchi possano cedere la loro ricchezza e le posizioni di privilegio solo perché la gente normale ha votato in un modo o in un altro. Molte persone credono che i leader comunisti siano solo parte dello stesso sistema di potere, una specie di opposizione lealista.

È l’opposizione di destra quella che più persiste nel denunciare i brogli elettorali, anche se non ci sono sondaggi - indipendenti o meno - che indichino che i loro partiti siano i vincitori. Inoltre, questa opposizione non è famosa per il suo amore per la democrazia.

La signora Yulia Latynina, nota giornalista di destra, ha già chiesto la cessazione della "farsa della democrazia": la popolazione russa è troppo povera, dice, per avere il diritto di voto, probabilmente votano contro i loro stessi interessi. Questa opinione è stata pubblicata nel noto giornale di opposizione Novaya Gazeta (dell’oligarca Lebedev, padrone anche dell’inglese Independent). Per la destra, questa è l’occasione per attaccare Putin e il suo regime.

La destra è fortemente anti-Putin; non i comunisti, che sarebbero pronti a lavorare con Putin in qualsiasi momento. Putin riuscirà a cambiare e diventare Putin 2, un presidente filo-comunista che ripristinerà l’Unione Sovietica e romperà il potere degli oligarchi?

Certamente potrebbe adottare una retorica comunista e usarne il supporto. A giudicare dalle recenti affermazioni al forum di Valdai, è probabile una svolta a sinistra della Russia, con o senza i comunisti.

Ma la stabilità del suo regime non è certa. Putin dovrebbe agire velocemente se vuole cavalcare l’ondata popolare, invece di esserne travolto. I furgoni blindati sono l’ultima cosa di cui ha bisogno.



Deve cambiare musica
di Giulietto Chiesa - Megachip - 11 Dicembre 2011

A tre mesi dalla elezione presidenziale che fu disegnata per dargli la possibilità di rimanere al potere, indisturbato, per i prossimi 16 anni almeno, Vladimir Putin ha fatto una mossa sbagliata. Probabilmente la prima da quando è andato al potere, undici anni fa.

A Mosca tutti sanno, e sapevano, che le elezioni erano "pilotate" . E' un eufemismo, ma descriveva bene lo stato delle cose, quando tutto il potere della conta dei voti era in mano a chi deteneva il potere. Ma questo pilotaggio morbido ha funzionato fino a che ritoccare le cifre era cosa marginale, sopportabile, non tale da modificare radicalmente il risultato del voto.

Diciamo che, tra il potere e i suoi oppositori leali, vigeva una tacito patto di sopportazione delle violazioni.

Ma il tempo scorre per tutti, le generazioni si susseguono e il livello di subordinazione muta.
Questa volta si è esagerato.

Non è dato sapere, per ora, se siano stati i servi sciocchi del Cremlino, sparsi nelle periferie dove avevano potuto fare quello che volevano, a farla più grossa, falsificando i dati, o se sia stato il Cremlino a fidarsi di loro, lasciandoli fare peggio di prima, in una situazione che non consentiva più di fare nemmeno come prima.

Sembra, a tratti, di assistere a un potere che, essendo stato troppo sicuro di sé, non ha curato minimamente di leggere i feed back che arrivavano dalla gente. Senza dialettica politica, senza una vera informazione, alla lunga anche il potere diventa cieco e sordo.
A prima vista questo è accaduto nelle elezioni della Duma.

La risposta popolare è stata così vasta che il potere non ha potuto nemmeno reprimerla. E' un doppio buon segno: perché c'è stata e perché non è stata repressa.

Che sia un segno di ripensamento serio è ancora da vedere, ma è comunque un segno che dice una cosa chiara a tutte le parti in Russia: Vladimir Putin deve decidere, in questi tre mesi, se vuole continuare a guidare il paese come un principe dotato di tutti i poteri, che finge di rispettare la democrazia, oppure se comincia a rispettare sul serio la democrazia e smette di pretendere di fare il principe senza una accettabile legalità conferitagli da una maggioranza verificabile.

Decisione non facile.
Un errore potrebbe essere fatale.

Quello che è certo, ormai, è l'impossibilità di ripetere il dicembre 2011 a marzo 2012. La campagna presidenziale di Vladimir Putin sarà tutta in salita.