lunedì 13 dicembre 2010

Microfinanza = Macroinganno?

Una serie di articoli sulle cosiddette banche dei poveri, a partire dalla Grameen Bank fondata nel 1976 dall'economista bangladese Muhammad Yunus, l'inventore del microcredito insignito nel 2006 anche del Premio Nobel per la Pace.

Ma nel corso degli anni cosa sono diventate queste banche? Lo scopo originario è stato tradito? I derelitti del mondo sono diventati un mercato da conquistare?

Purtroppo i dubbi in merito stanno diventando certezze...


I beneficiari dei prestiti della microfinanza costretti al suicidio
di Devinder Sharma - http://devinder-sharma.blogspot.com - 19 Novembre 2010
Traduzione per ww.comedonchisciotte.org a cura di Federico Iocca

L’ Alta Corte di Allahabad ha definito ieri [il 9 novembre, ndt] il tasso d’interesse del 10% fatto pagare ai contadini inadempienti nello stato indiano dell’Uttar Pradesh come una “crudeltà” e l’ha paragonato al caso di “una persona moribonda che viene intanto fisicamente picchiata”.

Questa notizia arriva dopo che la nota SKS Microfinance [il maggior istituto indiano di microfinanza, ndt] ha abbassato il suo tasso d’interesse dal 24,55 al 24%. Questa è la seconda volta nel mese che, dopo grande scandalo, la SKS ha ridotto il proprio tasso d’interesse ufficiale.

Mi chiedo: come può il 10% d’interesse addebitato ad un contadino diventare una “crudeltà”, e il 24% addebitato a sua moglie in nome della microfinanza andare sotto la categoria di aiuto umanitario?

Risulta abbastanza ovvio che la microfinanza sia destinata a sfruttare i poveri e a succhiare ogni goccia del loro sangue a quei poveri disgraziati. E Vijay Mahajan, Amministratore delegato dell’altrettanto grande società di prestiti Basix, ha anche il coraggio di dire: “è necessario uno studio sui suicidi da parte di scienziati sociali indipendenti. Se verrà appurato che i suicidi sono dovuti alle attività degli MFI[1] , risarciremo le famiglie, e i dipendenti che hanno commesso errori verranno puniti.

Perché solo i dipendenti che hanno commesso errori? Perché non lei, signor Vijay Mahajan?

Tutto questo mi ricorda anche ciò che gli apatici funzionari di governo dicono invariabilmente quando escono fuori cronache sulle morti per fame. Ogni volta ricordo che loro contestano le cronache dicendo che queste morti non sono dovute alla fame, ma a qualche malattia cronica. Vijay Mahajan non è diverso.



Un servizo di TV5 News uno dei canali d’informazione che ha fatto una campagna mediatica contro il Micricredito nello stato del Andhra Pradesh in particolare contro la SKS una delle più importanti società di Microfinanza in India

Il Business Standard (10 novembre 2010) cita K. Venkatanarayana dell’Università Kakatiya, che ha studiato il settore degli MFI ad Andra Pradesh. Dice che i beneficiari dei prestiti vengono costretti al suicidio. “Durante le sessioni di formazione, gli MFI dicono che il risarcimento del prestito verrà derogato nel caso in cui la persona che ne ha usufruito muoia. Tutto questo potrebbe aver agito in una maniera negativa” spiega.

Non avevo ragione? Gli MFI sono progettati per uccidere. E in più, gli assassini girano liberi. Perché il governo di Andhra Pradesh non sta compilando i FIR[2] contro di loro? Date solo un’occhiata ai quattro casi studiati inseriti qui sotto. Perché queste vedove non dovrebbero avere giustizia? Perché gli MFI responsabili delle morti dei loro cari non dovrebbero essere incolpati di omicidio?

Intanto, ecco qui il reportage del Business Standard:

I SUICIDI DI ANDRA PRADESH SOLLEVANO QUESTIONI SUL MODELLO MFI

Warangal, 10 novembre

Il divieto di prestiti multipli, una maggiore trasparenza e taglio dei tassi di interesse. Solo quello può salvare il settore, dicono gli attivisti.

Non appena i palazzoni di Hyderabad si smorzano, una flora verdeggiante ed una brezza fresca li sostituiscono. È mattina presto, viaggiamo attraversando il bel terreno sulla via per Warangal. Una volta lì, tuttavia, la natura non è di conforto.

Una calma assordante ci accoglie a Venkatadripet, vicino alla stazione Ghanpur. Nei due mesi scorsi, diversi residenti di questo piccolo villaggio si sono scontrati con i presunti metodi coercitivi degli istituti di microfinanza (MFI) per inadempienze di pagamenti. Il loro unico ricorso: dargli le loro stesse vite.

Con il numero crescente delle morti, il governo alla fine doveva intervenire. Ma le strazianti storie dei familiari delle vittime aleggiano ancora nell’aria. Il distretto di Warangal è quello più duramente colpito, con 17 suicidi riportati nella sola zona. Le fonti parlano di 57 casi problematici, suicidi inclusi, ad Andra Pradesh.

R Subrahmanyam, segretario allo sviluppo rurale di Andhra Pradesh, parla senza mezzi termini: dice che gli MFI stanno intascando profitti altissimi a spese della povera gente. “Gli MFI stanno inoltre ricorrendo a prestiti multipli senza essere guidati dalla dovuta attenzione”

K Venkatanarayana dell’Università Kakatiya, che ha studiato da vicino il settore degli MFI nello stato, dice che i beneficiari di prestiti vengono costretti al suicidio. Durante le sessioni di formazione, gli MFI dicono che il risarcimento del prestito verrà derogato nel caso in cui la persona che ne ha usufruito muoia” spiega.

Gli MFI addebitano un tasso d’interesse che va dal 26 al 32%. “Esorbitante” dice Venkatanarayana. “Gli MFI hanno deviato dal percorso di aiuto ai poveri. Hanno semplicemente spinto i poveri in una trappola di debiti, fatta di prestiti multipli e prestiti che vanno oltre la capacità dei beneficiari. Ci sono diversi MFI che operano nella stessa zona e agiscono nella responsabilità legale della società. Il modello è basato sul puro profitto”

Tuttavia, gli MFI respingono le accuse di usura, dichiarando che gli interessi sui prestiti includono il costo di ritrovamento dei clienti in zone remote, la necessità di valutare e selezionare i meritevoli di credito, il pagamento dei soldi e la raccolta dei rimborsi per oltre 50 settimane, l’amministrazione e la raccolta fondi.

“Le banche non vanno sull’uscio di casa a offrire prestiti. Noi garantiamo che un beneficiario non perda un singolo giorno di guadagni” dice P Kishore Kumar, Amministratore delegato della Trident Micfrofinance, aggiungendo che nel tasso d’interesse è inclusa la copertura assicurativa. Ci sono circa cento MFI che operano ad Andra Pradesh, e tra queste solo diciotto sono registrate, aggiunge.

Venkatanarayana incolpa le banche commerciali della confusione creata dagli MFI. Le banche non vogliono investire nella povertà rurale. Aiutare i poveri vuol dire investire in infrastrutture, forza lavoro e altre attività, cosa che non sono disposti a fare.

Kishore Kumar dice che ora gli stessi prestasoldi stanno chiamando gli MFI. “È la ragione per cui noi abbiamo iniziato a prendere misure correttive. La rete degli istituti di microfinanza (MFIN), ente industriale, è stata formata con questo proposito”

Per indirizzare gli affari il governo di Andra Pradesh ha emesso il 15 ottobre un’ordinanza per proteggere i beneficiari dallo sfruttamento perpetrato dagli MFI. Ma il danno non è già fatto?
Il network degli MFI, nonostante sia d’accordo che ci può essere stata qualche aberrazione, ribatte che l’ordinanza si ripercuoterà sui piani di integrazione finanziaria del governo.

“È necessario uno studio sui suicidi da parte di scienziati sociali indipendenti. Se viene appurato che i suicidi sono dovuti alle attività degli MFI, risarciremo le famiglie e puniremo i dipendenti che hanno sbagliato. Se richiesto, ci saranno MFI che verranno espulsi dal network, dice Vijay Mahajan, fondatore del Basic e CEO del MFIN.

Il divieto di prestiti multipli, una maggiore trasparenza, il taglio dei tassi di interesse, e il monitoraggio dell’uso finale dei prestiti. Questi sono alcuni dei passi da introdurre per salvare il settore MFI e renderlo di successo, dicono gli attivisti. Ma tutto ciò non si sarebbe dovuto fare prima che gli MFI iniziassero ad operare? Le morti di Warangal sono un’ampia risposta a questa domanda.

CASO 1: RANJITHA

Tutti conoscevano K. Ramesh. Sua moglie Ranjitha ha preso in prestito 10,000 rupie da Spandana, un MFI, per comprare un bufalo. La famiglia ha pagato 15 rate settimanali da 225 rupie ciascuna. Ma poi non ce l’ha più fatta con i risarcimenti. Faceva parte di un gruppo di paesani che avevano preso un prestito. La prima volta che non ha pagato, gli altri membri del gruppo hanno fatto cassa comune e hanno pagato la sua rata.

Ma poco dopo insistevano con Ramesh perché pagasse il dovuto. Anche gli agenti di Spandana hanno iniziato a braccarli. Ranjitha si è cosparsa di kerosene e si è data fuoco. Il giorno seguente Ramesh si è impiccato. Ranjitha è stata ricoverata in ospedale con ustioni, ma è sopravvissuta. “Se prendi in prestito in gruppo, devi ripagare in gruppo. Questo era il diktat” ha detto.

CASO 2: KAUSAR

La ventiduenne Kausar, residente a Warangal, sta cedendo. Ha un figlio di due anni e un prestito di 10,000 rupie da ripagare. Ha pagato 25 rate in tempo. Ma poi il suo bambino è rimasto vittima di un incidente e i soldi sono stati spesi per le cure. Ha chiesto in prestito altri 12,000 rupie da Swayamkrushi e ne ha presi altri 12,000 attraverso un amico.

Con le spese mediche che aumentavano si è ritrovata incapace di ripagare. Membri del gruppo la minacciavano rimanendo davanti casa sua. Questo ha portato Akbar, suo marito, a fare un passo estremo: il suicidio. La copertura assicurativa si sarebbe occupata dei prestiti di Kausar, ma lei deve ancora ripagare il prestito preso per conto del suo amico.

CASO 3: ALIYA

“Gli MFI non fanno controlli incrociati se un prestito viene usato per un scopo preciso” dice Suresh, un amico di Baskaa Aliya del villaggio di Kadapikonda, vicino Kazipet. Aliya si è suicidato per essere stato incapace di rimborsare un MFI. Sua moglie Hyma ha preso in prestito 40,000 rupie da Sharemoolah e Spandana. Suresh paga 625 rupie a settimana per le 26.000 rupie che sua moglie ha preso in prestito.

Gli agenti evidenziano le logorroiche procedure che le banche seguono per autorizzare i prestiti. Questo impedisce ai poveri di avvicinarvisi. Credono anche che ricevere un prestito dalle banche è un affare troppo difficile per tipi come Aliya ed è la ragione principale per cui lo schema Paavala Vaddi del governo di Andhra (prestiti al 25% di interessi) non viene utilizzato

CASO 4: RAMA

I prestiti multipli hanno rovinato la vita di Rama. Sua figlia Mownika, un’adolescente, si è data fuoco dopo che chi le aveva prestato il denaro si è ripreso la sua macchina da cucire. È morta per le ferite riportate. Anche suo padre ha sofferto ustioni nel tentativo di salvarla. Rama, residente a Karimabad, ha preso prestiti da cinque MFI diversi. La famiglia deve ancora restituire 100,000 rupie, inclusi 50,000 a Pragati.

Erano soliti pagare 5,300 rupie ogni mese ma tre mesi fa sono iniziate le inadempienze. “Gli agenti ci dicevano di vendere la casa per ripagare”, ha affermato. Rama aveva preso un prestito per espandere i suoi affari. Suo marito gestisce un paan shop [una sorta bazar, ndt]. Dopo esser caduta nella trappola dei debiti, finì col chiederne di nuovi per ripagare quelli vecchi.


NdT

[1] [Gli MFI (Micro Finance Istitution) sono gli istituti di microfinanza, ndt]
[2] [I FIR (First Information Report) sono documenti che la polizia indiana compila quando quest’ultima riceve informazioni su un presunto reato. Sulla base dei FIR si inizia ad investigare. Ndt]


Yunus, il banchiere dei poveri che si intasca i soldi dei poveri
di Marcello Foa - www.ilgiornale.it - 3 Dicembre 2010

Ci sono notizie che non vorresti mai leggerle. Figuriamoci scriverle. E quando arrivi all’ultima riga ti aggrappi alla speranza che sia tutto falso e che i giornalisti abbiano sbagliato clamorosamente.

Vuoi continuare a credere a un uomo che è stato capace di unire anziché dividere, di offrire una chance di riscatto a chi non ha mai visto la luce nella sua vita, in nome di un altruismo autentico, senza connotazioni politiche; né di destra, né di sinistra, semplicemente migliore.

Ma la fonte è autorevole - la tv nazionale norvegese - e l’autore del servizio un giornalista danese pluripremiato, che ha indagato per mesi come fanno i reporter di razza, raccogliendo documenti, interviste, incrociando dati e cercando riscontri.

L’accusa è grave e circostanziata: il bengalese Muahmmad Yunus, vincitore del Premio Nobel per la Pace e inventore del sistema del microcredito, avrebbe sottratto 74,5 milioni di euro alla Grameen Bank.

Come un politicante qualsiasi, come un tangentaro. Con l’aggravante che quei soldi non sono stati dirottati dalle casse di un Paese ricco, ma in Bangladesh, da quelle della banca da lui stesso fondata e la cui missione é quella di dare una chance di riscatto ai più poveri tra i più poveri.

Tom Heinemann, questo il nome del giornalista, dimostra come nel 1996 Yunus abbia girato sette miliardi di taka bengalesi (circa 74,5 milioni di euro) alla Grameen Kalyan, una società di sua proprietà, che opera nel campo dell’assistenza sanitaria.

La somma era stata donata dal governo norvegese - e in misura minore da quelli di Svezia, Olanda e Germania - per finanziare microimprenditori.

Proprio seguendo le tracce di queste donazioni, l’inviato danese ha potuto scoprire quello che appare come un prelievo ingiustificato. «Per sei mesi ho chiesto di poter parlare con Yunus, il quale però si é sempre negato», ha dichiarato il giornalista.

Il banchiere dei poveri ha preferito il silenzio, verosimilmente nella speranza che il reporter si stancasse, che non trovando riscontri potesse lasciar cadere la sua inchiesta.

Invece i riscontri c’erano. E da tempo. Il governo norvegese, che, contrariamente ad altri verifica sempre come vengono impiegati i fondi donati all’estero, si accorse subito che quei milioni erano stati dirottati.

Iniziò a tempestarlo di lettere, pretendendo un chiarimento. Yunus disse che dovevano essere accantonati per pagare imposte future. Spiegazione plausibile, ma non esauriente. Perché non lasciarli semplicemente in banca?

Domanda, a cui Yunus fu incapace di dare una risposta pertinente, fino al primo aprile 1998 quando si giocò il tutto per tutto: «Se la gente, fuori e dentro il paese, ostile ai progetti della Grameen Bank si impossessasse della lettera, ci sarebbero stati gravissimi problemi in Bangladesh», scrisse al presidente del Norad, l’ente norvegese per l’Aiuto allo sviluppo; il quale temendo il peggio decise di tenere la bocca chiusa, d’intesa con l’ambasciata di Oslo a Dacca e dello stesso governo del Bangladesh.

Qualche mese dopo Yunus fece ricomparire 21 dei 74 milioni di euro, versandoli nelle casse della banca, ma non i rimanenti 53 che, a quanto pare, a distanza di anni, furono trasformati in un prestito della Grameen Kalyan alla Grameen Bank, con modalità ancora una volta anomale. Per quale ragione una società attiva nel volontariato medico dovrebbe prestare una cifra così ingente a una banca? E a quale tasso?

Da tempo alcuni economisti sostengono, in perfetta solitudine, che i tassi reali applicati dal banchiere altruista non siano affatto di favore. L’inchiesta della tv norvegese sembra avvalorare i dubbi sull’effettiva utilità del microcredito.

Heinemann non si è accontentato dei dati ufficiali, ma é andato a verificare di persona. «A Jobra abbiamo incontrato la figlia della prima che ottenne un microcredito, Sufiya Begun. Siamo poi stati nell’Hillary Village, dove la ex first lady americana dichiarò appoggio a Yunus e alla sua Banca. E abbiamo visto solo povera gente che dal microcredito non ha guadagnato nulla, se non altri debiti».

Un grande inganno, sotto gli occhi del mondo. Forse. Speriamo di no.


Ma il microcredito è una favola?
da www.banglanews24.com - 4 Dicembre 2010
Traduzione a cura di Silvio su http://blog.ilgiornale.it/foa/2010/12/03/ma-il-microcredito-e-davvero-un-toccasana/

Nota del traduttore:
Di seguito l’intervista concessa a Rana Raihan (editor di “banglanews24.com”) da Tom Heinemann (autore del documentario “Caught in Micro-debt?, vero atto d’accusa contro Muhammad Yunus ideatore e realizzatore del microcredito).

Le conclusioni che se ne potrebbero trarre sono molteplici.
Le più gettonate potrebbero essere queste:

1) Il microcredito è una favola inventata ad arte per illudere i poveri ed incatenarli maggiormente, in quanto non è obiettivamente praticabile in un sistema distorto ed ingiusto (come quello attuale) dominato dai padroni (creatori dal nulla) della moneta.

2) Il microcredito è il toccasana per le micro e piccole imprese escluse dal credito bancario ordinario, a condizione che regolamentato severamente e non contaminato dai capitali dei banksters internazionali.

A me è parso che Tom Heinemann propenda per la prima ipotesi, forse per il fatto di essersi imbattuto più e più volte in tristi e dolorosi scenari di povertà strumentalizzata e derisa.
Personalmente, propendo invece per la seconda ipotesi, a condizione che i politici la smettano di essere i servi dei banchieri e si interessino esclusivamente al bene comune.


B24- «Perché ha prodotto e diffuso il film “Caught in Micro-debt”?»

TH- «L’idea di realizzare questo film nacque nel dicembre 2007 quando incontrai una donna di nome Jahanara, che viveva in un piccolo villaggio nei pressi di Dhaka. Mi raccontò di avere ricevuto prestiti da almeno 4-6 banche di microcredito diverse (come Brac, Proshika e Grameen) e di essere stata costretta a vendere la sua povera casa di mattoni perché non poteva pagare le rate settimanali.

Dopo due anni e mezzo, tornai in Bangladesh e ritrovai Jahanara, la quale mi confermò che nulla era cambiato : la sua situazione era disperata come prima. L’obiettivo del mio film è quello di descrivere la reale situazione della povera gente che ha avuto esperienze di microcredito. Abbiamo girato in India, Messico e Bangladesh ; la cosa triste che devo dire è che i poveri del Bangladesh non sono stati i soli ad aver subito negative esperienze. Anzi, le abbiamo riscontrate ovunque.

Può darsi che vi siano state persone che abbiano beneficiato del microcredito, ma ciò non esclude il fatto che molti poveri non riescono a pagare i ratei perché strozzati da alti tassi d’interesse.

La mia domanda è questa: “E’ giusto che i poveri debbano pagare il doppio del tasso di interesse normalmente applicato a me o a te?”
La seconda parte del mio documentario è dedicata al premio Nobel Muhammad Yunus ed alla Grameen Bank. Ambedue icone del Microcredito per il mondo occidentale.

Il dovere di un giornalista investigativo è quello di fare domande e di criticare ed è quello che ho fatto.
Invece, il dottor Yunus non ha mai risposto alle moltissime mie mail. Quando lo incontrai in Spagna, mi disse che non aveva il tempo di rispondere alle domande».

B24- « Cosa pensa del lavoro fatto dalla Grameen Bank negli ultimi 30 anni?»

TH- « Io non mi vedo come un esperto di Grameen Bank. Tuttavia, avrei voluto che il dottor Yunus avesse incontrato la gente povera del Bangladesh nelle aree rurali. A me non piace chi utilizza la povertà per mettersi in mostra.

Nel 1990 l’UNDP ha detto che circa l’84% della popolazione del Bangladesh viveva sotto la soglia di povertà. Nel 2009 l’UNDP ha riferito che oltre l’80% della popolazione del Bangladesh viveva ancora con meno di 2 dollari al giorno. Dopo 35 anni di Microcredito, si dovrebbe pensare che il Bangladesh (patria del microcredito) dovesse star meglio.

B24- « Avete detto che il tasso di interesse applicato dalla Grameen Bank è circa il doppio quello normalmente applicato agli occidentali. Potete dimostrarlo?»

TH- « Nel mio film nessuno di noi afferma che la Grameen Bank applica tassi d’interesse del 100%.
Chi l’ha detto è un economista bengalese di tutto rispetto e cioè il signor QK Ahmad (oggi presidente del PKSF).

Uno studio del 2007 condotto su 2.500 mutuatari ha dimostrato che i tassi di interesse in Grameen Bank sono stati 26-30,5% mentre altre banche applicarono tassi di interesse più elevati)…. ».

B24- « Come puoi affermare che Muhammad Yunus abbia sottratto 7 miliardi di taka (100 m di dollari) destinati agli aiuti per i poveri mutuatari della Grameen Bank per trasferirli in un’altra delle sue imprese?»

TH- « Si può essere sicuri di questo, perché è depositato in una serie di documenti segreti che abbiamo ottenuto, e che è stato scritto dall’allora direttore della compagnia norvegese di aiuti (il Norad) dall’ambasciata norvegese a Dhaka…

Se vai a questo sito, sarai in grado di leggere tutti i documenti: http://www.nrk.no/programmer/tv/brennpunkt/1.7397163
Vai sul lato destro e troverai molti dei documenti in formato PDF che penso possano essere pubblicati… Ci concentriamo su questi documenti nel programma, perché non sono mai stati resi noti in precedenza».

B24- « Paesi diversi stanno replicando il modello Grameen Bank a causa del suo successo. Ed ora il tuo documentario racconta che i crediti forniti ai poveri non hanno né elevato il loro reddito, né li hanno liberati dalla povertà. Perché dici questo?»

TH- « Questo è ciò che i poveri ci hanno detto in Messico, India e Bangladesh e questo è ciò che i ricercatori di fama e scienziati hanno ribadito. Tutto ciò che facciamo è proteggerli. La cosa veramente interessante è che quasi tutti gli esperti concordano nell’affermare che non ci sono prove scientifiche che il microcredito sradichi la povertà.
Mi chiedo: perché nessuno li ha mai ascoltati?»

B24- « Muhammad Yunus ha detto una volta che il credito è un diritto fondamentale. Cosa ne pensi? »

TH- « Citerò l’opinione del ricercatore americano , Mr. Thomas Dichter, che fa parte del mio film: “Mohammad Yunus ha detto che il credito è un diritto umano, ma non ha mai detto che il debito è un diritto umano. Ma l’altro lato del credito è il debito. Ogni volta che si prende un credito si è in debito.”
Alla povera gente non piace il debito, come non piace né a me nè a te».

B24- « Alcune persone hanno detto che hai attaccato Yunus perché vuoi difendere gli interessi di qualcuno. Come rispondi a questo?»

TH- « La natura fondamentale del giornalismo investigativo è quello di porre domande, non importa a chi o su che cosa.
Dietro di me non c’è alcun interesse nascosto.
Ho fatto un film per la televisione nazionale norvegese, quella danese e quella svedese. I redattori della televisione nazionale norvegese hanno controllato e approvato il mio script.»

B24- « Perché indaghi sul micro-credito?»

TH- « Perché il microcredito è una delle iniziative più acclamate nel mondo nel tentativo di sradicare la povertà. Ogni giornalista dovrebbe sempre chiedersi se questo sia giusto o sbagliato. Lascerò che i lettori e i telespettatori se ne facciano un’opinione.
Tutto quello che ho fatto è stato quello di aver riferito una storia che doveva essere raccontata.
Fammi, ora, l’ ultima domanda»

B24- « In Norvegia il ministro per lo sviluppo internazionale Erik Solheim ha detto che stanno esaminando il recente fenomeno della Grameen Bank. Pensi che sia la soluzione giusta per la povera gente del Bangladesh? Sennò, quale sarebbe la soluzione, ammesso che esista?»

TH- « Io non sono uno scienziato, né un politico….ti rispondo con le parole di due nostri esperti che hanno collaborato alla realizzazione del nostro film: Thomas Dichter e Milford Bateman: -“La maggior parte delle persone nel mondo non appartiene alla categoria degli imprenditori.

Non tutti possono diventare Bill Gates. Perché ci aspettiamo che i poveri siano diversi? Se si chiede loro che cosa vogliono veramente, rispondono che vorrebbero un’economia stabile. Vorrebbero l’opportunità di ottenere un lavoro. Vorrebbero sicurezza.

Essi non vogliono andare fuori al sole caldo e vendere un sacco di riso in piedi accanto a una ventina di altre persone che vendono la stessa borsa di riso e fare 1 penny al giorno”.
- “Siamo ora intrappolati in quel modello di sviluppo ed è molto difficile per noi ammettere di aver fatto negli ultimi 30 anni continui errori…”

Un saluto a tutti da parte di Tom Heinemann».