martedì 24 maggio 2011

Crisi economica update

Alcuni articoli sull'ennesimo "salvataggio" della Grecia - obbligata ormai a svendere tutto ciò che l'è ancora rimasto, solo per ritardare ancora un po' il sicuro default - e video sui movimenti di rivolta contro questo fallimentare sistema economico neoliberista e quello dei partiti politici, entrambi in crisi strutturale.

Movimenti di protesta che stanno prendendo sempre più piede in Europa (Grecia e Spagna in primis) e sono destinati ad espandersi a macchia d'olio nel prossimo futuro, Italia compresa.

Ieri infatti l’Istat ha dichiarato che un italiano su quattro è povero e che nel biennio 2009-2010 si sono persi 532.000 posti di lavoro, di cui 501.000 tra coloro che hanno meno di 30 anni.

Oggi invece la Corte dei Conti ha sentenziato che la crisi economica ci costerà 160 miliardi di euro in termini di Pil e che quindi l’Italia dovrà ridurre il debito pubblico di circa 46 miliardi di euro all’anno.

D'altronde solo pochi mesi fa l'Ue ha inasprito i vincoli, soprattutto con quella nuova regola secondo cui i Paesi che registrano un rapporto tra debito pubblico e Pil superiore al 60% dovranno ridurre lo scarto fra il dato effettivo e questo valore soglia di un ventesimo all’anno, che per l’Italia corrisponde al 3% l’anno, cioè appunto 46 miliardi circa.

Inoltre, sempre secondo la Corte dei Conti, a causa di queste pesanti manovre economiche da adottare almeno fino al 2014, sarà "impraticabile la riduzione delle tasse”.

Lacrime e sangue all'orizzonte...


Cosa succede se la Grecia va in default
di Andrew Lilico - http://blogs.telegraph.co.uk - 20 Maggio 2011

È quando, non se. I mercati finanziari semplicemente non sono sicuri se sarà domani, fra un mese, un anno o due anni (non più a lungo di così). Dopo che la BCE ha giocato la “carta finale”, questo comporta di esercitare il bailout sugli irlandesi, minacciando la bancarotta del settore bancario del paese, e presumibilmente vedremo un altro bailout greco o un default nel giro di qualche giorno.

Cosa succede se la Grecia va in default. Ecco un po’ di cose:

- Tutte le banche greche saranno insolventi.

- Il governo greco nazionalizzerà tutte le banche greche. - Il governo greco vieterà i prelievi dalle banche greche.

- Per prevenire la rivolta dei risparmiatori, come successo in Argentina nel 2002 (quando il presidente argentino dovette scappare in elicottero dal tetto del palazzo presidenziale per evitarsi un assalto), il governo greco dichiarerà un coprifuoco, forse addirittura le legge marziale.

- La Grecia ridenominerà tutti i suoi debiti in “Nuove Dracme” o in qualsiasi altro modo si chiami la nuova divisa (è lo stratagemma classico dei paesi insolventi).

- La Nuova Dracma si svaluterà dal 30 al 70 per cento (probabilmente intorno al 50 per cento, forse di più), facendo abbassare del 50 per cento o più dei debiti della Grecia denominati in euro.

- Gli irlandesi, nel giro di pochi giorni, fuggiranno dai debiti del loro sistema bancario.

- Il governo portoghese aspetterà di vedere il livello del caos raggiunto in Grecia prima di decidere se andare anche lui in default.

- Un numero di banche francesi e tedesche dovranno affrontare una quantità di perdite tali da non poter più avere i requisiti di capitalizzazione richiesti.

- La Banca Centrale Europea diventerà insolvente a causa dell’alta esposizione dovuta al debito del governo greco e ai debiti del settore bancario greco e di quello irlandese.

- I governi di Francia e Germania si incontreranno per decidere se (a) ricapitalizzare la BCE o (b) consentire alla BCE di stampare moneta per ripristinare la solvibilità. (Siccome la BCE ha una relativamente piccola esposizione denominata in divise extra-UE, potrebbe in linea di principio stampare per risolvere la situazione, ma questo è proibito dai suoi principi fondativi. A dire il vero, il Trattato dell’Unione vieta esplicitamente la forma di salvataggio usata per Grecia, Portogallo e Irlanda, ma anche se la cosa è così palesemente illegale non ha impedito che accadesse, e allora non è così ovvio che un’altra illegalità, attuata con la stampa di moneta, sia poi un grosso ostacolo.)

- Si ricapitalizzeranno e ricapitalizzeranno le loro banche, ma porranno fine a tutti i salvataggi.

- Ci sarà una strage nel mercato delle obbligazioni bancarie spagnole, quando i possessori di obbligazioni richiederanno la permuta del valore in azioni.

- Quest’affermazione potrebbe avere una ragione se gli spagnoli sceglieranno di scavalcare la struttura dei contratti in essere delle obbligazioni del settore bancario spagnolo, ricapitalizzando un numero di banche con i debt-equity swaps.

- I possessori di obbligazioni porteranno il settore bancario spagnolo di fronte alla Corte Europea dei Diritti Umani (e anche in altri tribunali), denunciando la violazione dei diritti di proprietà. Questi casi non andranno in giudizio per anni. Quando alla fine ci arriveranno, non ci sarà più nessuno che si preoccuperà.

- L’attenzione verrà rivolta alle banche britanniche. Poi si vedrà.…


Chiudere la "bad bank" dell'UE
da www.movisol.org - 20 maggio 2011

I popoli di Grecia, Irlanda e Portogallo non saranno stati colti di sorpresa dal fatto che qualcuno che aveva mostrato la propria bancarotta morale ordinando lo stupro di intere nazioni sia stato arrestato per tentata violenza carnale su una cameriera in una suite d'hotel a 3.000 dollari a notte.

I leaders dell'Unione Europea, sedendosi al tavolo della conferenza di Bruxelles questa settimana, hanno sicuramente contemplato la "sedia vuota" del direttore del FMI Dominique Strauss-Kahn, deliberando in segreto sul cupo futuro dell'Eurozona.

Resta da vedere se l'imbarazzante vicenda di Strauss-Kahn ritarderà o bloccherà il crimine perpetrato dalla Giunta composta dalla Commissione Europea, dalla BCE e dal FMI.

In un gesto di sacrificio inutile, Atene ha accettato di mettere all'asta i gioielli della corona, e cioè le telecomunicazioni e gli acquedotti, per poter ottenere un prestito aggiuntivo di 30 miliardi.

Il fatto è che questi soldi potrebbero rimandare, ma non evitare l'insolvenza. La questione non è nemmeno quando ci sarà l'insolvenza greca, ma quando crollerà l'intero edificio della "bad bank" europea, la BCE.

La definizione di Wikipedia per Bad Bank è "un istituto finanziario creato per rilevare attivi non esigibili in mano a una banca garantita dallo stato". Questa definizione si applica perfettamente all'Eurozona.

Alla fine dello scorso anno, la BCE aveva accettato 2010 miliardi di euro di collaterale dalle banche; di questo, il 25% (500 miliardi) sono cartolarizzazioni ABS, invendibili.

Un altro 21% è costituito da obbligazioni bancarie non garantite, mentre il 18% sono attivi non negoziabili, e cioè sofferenze bancarie. Last but not least, i titoli di stato rappresentano il 13%.

Complessivamente, la BCE detiene 66 miliardi di debito greco. Il FMI e altri governi europei ne detengono 36 miliardi, mentre le stesse banche greche detengono 91 miliardi.

Esse li hanno usato come collaterale per ottenere liquidità dalla BCE, tanto che la BCE è esposta per un valore nozionale di 200 miliardi di euro in crediti verso le banche di Atene.

Nel caso di una ristrutturazione del debito con "sfumatura", i perdenti non sono solo le banche creditrici francesi, inglesi e tedesche, ma la stessa BCE.

La BCE non ha ascritto questo debito in bilancio, altrimenti avrebbe dovuto già dichiarare insolvenza, dato che il capitale è solo di 5 miliardi (solo all'inizio dell'anno raddoppiato).

Invece, ha spalmato il rischio sui bilanci di tutte le banche centrali dell'Eurosistema. Così, TUTTI i paesi membri della BCE sono esposti, attraverso le banche centrali, al debito-spazzatura della Grecia e altri simili. L'intera UE è diventata una bad bank.


Grecia: maxi-tagli per coprire un buco da 6,5 miliardi
di Vittorio Da Rold - Il Sole 24 Ore - 23 Maggio 2011

Vi segnaliamo questo articolo sulla Grecia, che descrive bene il modo in cui le misure imposte per evitare il default saranno durissime. Per accelerare le privatizzazioni si parla anche della "creazione di un'agenzia indipendente dal governo, in cui far sedere esperti stranieri". Una sorta di commissariamento dello Stato. Per leggere il futuro non occorre la sfera di vetro: va osservata una vasta sperimentazione in corpore vivo, oggi in Grecia, domani chissà.

Il governo greco vara un programma di tagli per coprire il buco di 6,5 miliardi nel bilancio 2011. Inizia così una corsa contro il tempo per ottenere il via libera alla concessione della quinta tranche dell'aiuto di 110 miliardi concesso alla Grecia un anno fa per uscire dalla crisi del debito.

Tranche senza la quale «per la Grecia potrebbe probabilmente significare il fallimento», ha affermato il premier in un'intervista al giornale ateniese Ethnos.

Il Consiglio dei ministri previsto per oggi pomeriggio dovrà approvare il primo pacchetto delle imprese a partecipazione statale da privatizzare per cercare di allentare almeno in parte le pressioni dei rappresentanti della «troika» - Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea - che domani tornano ad Atene per riprendere gli incontri con i funzionari dei ministeri per verificare appunto lo stato di attuazione del piano da 110 miliardi di euro.

Si tratta del punto più difficile del programma economico a medio termine viste le reazioni di alcuni ministri che spesso si sono dichiarati contrari alla privatizzazione, almeno delle società di carattere strategico come la Deh, l'azienda dell'energia elettrica.

I nuovi interventi, decisi su pressione della troika di esperti Ue-Fmi-Bce in questi giorni ad Atene, serviranno a centrare l'obiettivo di ridurre il deficit 2011 al 7,4% del Pil dopo lo sforamento al 10,5% nel 2010, rispetto al 9,6% previsto dal piano di rientro.

Il ministro delle Finanze, George Papaconstantinou, presenterà una lista parziale di beni da privatizzare ma non ancora l'elenco completo di asset da mettere sul mercato per un valore di 50 miliardi di euro entro il 2015 sui 280 miliardi di beni che lo Stato possiede in totale, così da poter accedere al prestito supplementare Ue-Fmi che gli permetterebbe di pagare i 60 miliardi di debiti previsti nel 2012 e 2013.

E per accelerare sulle privatizzazioni, strada ormai inevitabile per evitare il default, Atene potrebbe pensare alla creazione di un'apposita agenzia indipendente sull'esempio della Treuhandanstalt tedesca, nata in Germania dopo la caduta del muro.

Il plauso all'idea arriva dal presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, intervistato da Der Spiegel. «Apprezzerei la creazione da parte dei nostri amici greci di un'agenzia indipendente dal governo, in cui far sedere esperti stranieri», ha detto Juncker.

Oltre alle privatizzazioni ci sono i tagli e aumenti d'imposta. Nella manovra si parlerebbe anche di aumento delle tasse per i proprietari di immobili con un patrimonio di valore superiore a 400mila euro (la cui esenzione sarebbe ridotta a 300mila retroattivamente a gennaio 2010), della riduzione delle indennità pagate ai dipendenti pubblici e della nuova tassa sulle bevande analcoliche.

La troika Ue-Fmi-Bce venerdì si è lamentata pesantemente dei ritardi con cui il Governo Papandreou sta mettendo a punto la manovra-bis visto che Atene ha bisogno di altri aiuti in aggiunta ai 110 miliardi di euro di prestiti già decisi un anno fa: si parla di 60 miliardi in due anni, anche se la somma sarà decisa solo dopo l'esito della missione Ue, Bce ed Fmi nella capitale.

Il Governo dovrebbe presentare nuovi tagli a stipendi, pensioni e sussidi sociali, oltre alla chiusura di enti statali, al congelamento delle assunzioni nel settore pubblico e a massicce privatizzazioni a partire da Ote, il principale operatore telefonico del Paese.

«La Grecia deve tornare in carreggiata sui conti. Per questo deve privatizzare di più di quanto previsto nel 2011, deve procedere con le riforme strutturali, deve assicurarsi che vi sia un accordo bipartisan tra i partiti per le riforme», ha detto ieri sempre Juncker, a margine di un conferenza a Stoccarda. «Solo quando queste condizioni saranno soddisfatte si potranno fare passi successivi», ha concluso.

Intanto non si attenua la polemica che vede contrapposta la Bce ai politici come Juncker stesso, che ipotizzano una ristrutturazione "soft" del debito greco con allungamento delle scadenze.

Juergen Stark, membro tedesco del comitato esecutivo della Bce, ha detto che in caso di ristrutturazione «sarebbe impossibile continuare a fornire liquidità» alle banche greche, cioè non verrebbero più accettati come collaterali i bond greci.

L'Eurotower ha comprato 40 miliardi di titoli di Stato greci e ha prestato oltre 91 miliardi alle banche greche a fronte di circa 144 miliardi di garanzie, in parte bond governativi ellenici.