martedì 3 maggio 2011

La saga Bin Laden

Ritorniamo ancora sulla migliore barzelletta del 2011, l'uccisione di Osama Bin Laden...


La seconda morte di Osama
di Enrico Piovesana - Peacereporter - 3 Maggio 2011

Finora era prevalsa l'idea che bin Laden fosse morto per le sue precarie condizioni di salute nel dicembre 2001. Secondo altri è sopravvissuto fino al 26 agosto 2006

La fretta con cui gli Stati Uniti hanno fatto sparire il corpo di Osama bin Laden, gettato in mare meno di dodici ore dopo la sua uccisione in Pakistan, senza la possibilità di una conferma indipendente sulla sua identità, alimenta inevitabilmente dubbi e sospetti.

Anche perché, secondo numerose fonti attendibili, lo sceicco saudita era già morto nel dicembre del 2001 (secondo alcuni nell'agosto 2006).

Bin Laden soffriva di gravi problemi renali. Secondo il quotidiano francese Le Figarò nel 2000 si era fatto portare nel suo palazzo di Kandahar una macchina per la dialisi, e nel luglio 2001 le sue condizioni erano peggiorate al punto da richiedere il ricovero presso l'ospedale americano di Dubai - dove gli avrebbero fatto visita i suoi vecchi amici della Cia.

Un nuovo ricovero, secondo Cbs News, sarebbe avvenuto proprio alla vigilia dell'11 settembre nell'ospedale militare pachistano di Rawalpindi.

Secondo le dichiarazioni di un leader talebano, pubblicate a fine 2001 dal quotidiano Pakistan Observer, dopo l'attacco Usa all'Afghanistan le condizioni di Osama sono diventate molto critiche perché, costretto alla fuga, il leader di al Qaeda non ha più potuto ricevere il quotidiano trattamento di dialisi, fino alla morte a metà dicembre, mentre scappava da Tora Bora.

Questa versione fu poi confermata dal presidente pachistano, Pervez Musharraf, che nel gennaio 2002 dichiarò alla Cnn: ''Francamente penso che sia morto perché era molto malato di reni''.

L'ultimo video di bin Laden giudicato autentico dagli esperti, quello diffuso il 26 dicembre 2001 e girato nelle settimane precedenti, effettivamente mostrava lo sceicco in pessime condizioni fisiche: pallidissimo, molto dimagrito e con il braccio sinistro (era mancino) immobile.

Dopo quell'apparizione, Osama non si farà più vedere per anni. Il video di lui che passeggia in montagna con al Zawahiri (trasmesso nel 2003) risale probabilmente anch'esso al 2001 e i due filmati successivi (uno nel 2004 e uno nel 2007) sono stati giudicati falsi. Per il resto, solo messaggi audio di dubbia attendibilità.

Nell'aprile 2002 Steve R. Pieczenik, ex vice dei segretari di Stato Henry Kissinger, Cyrus Vance e James Baker, personaggio che con bin Laden ci aveva lavorato negli '80 in Afghanistan contro i sovietici, dichiarò al popolare conduttore radiofonico Alex Jones che Osama era "morto da mesi".

Nel luglio 2002 è lo stesso capo dell'antiterrorismo dell'Fbi, Dale Watson, a dichiarare: ''Penso che Osama bin Laden non sia più tra noi, anche se non ho le prove per dirlo''.

Pochi mesi dopo, ottobre 2002, è la volta del presidente afgano Hamid Karzai: ''E tanto tempo che non lo sentiamo: è probabile che sia morto''.

Negli stessi giorni, la morte di bin Laden nel dicembre 2001 viene accreditata anche da fonti dei servizi segreti israeliani.

Secondo i servizi segreti sauditi, invece, Osama sarebbe sopravvissuto fino al 23 agosto 2006: giorno in cui lo sceicco del terrore sarebbe deceduto in Pakistan a causa di una paralisi degli organi interni causata dal tifo. L'informazione, raccolta dai servizi segreti francesi, è stata diffusa nel settembre del 2006.

L'ex agente Cia Robert Bear, autore del libro che ha ispirato il film 'Syriana' ed editorialista d'intelligence per Time, Washington Post e Wall Street Journal, dichiarò senza esitazioni in un'intervista alla National Public Radio americana: "Certo che bin Laden è morto!".

''Non penso sia ancora vivo'', dichiarava nel 2009 alla Nbc News il presidente pachistano Asif Ali Zardari. ''Ho questa netta sensazione e ho ragione di crederlo dopo averne parlato con l'intelligence americana''.

Il cadavere che lunedì mattina è stato sbrigativamente gettato in pasto agli squali dell'Oceano Indiano dal ponte della portaerei USS Carl Vinson potrebbe anche essere quello di bin Laden, ma nessuno potrai mai verificare se era morto ore prima o anni prima.



Il cadavere di Bin Laden è stato nel ghiaccio per circa un decennio
di Paul Joseph Watson* - www.prisonplanet.com - 2 Maggio 2011
Traduzione per
www.comedonchisciotte.org a cura di Supervice

Una moltitudine di fonti diverse, sia pubbliche che private, incluse quella di un individuo che ha lavorato personalmente con Bin Laden, ci ha riferito in prima persona che il cadavere di Osama è rimasto nel ghiaccio per almeno un decennio e che la sua ‘morte’ sarebbe stata annunciata nel momento politico più propizio.

L’ora è scoccata con
la presentazione di una foto falsa vecchia di cinque anni come la sola prova della presunta uccisione avvenuta ieri, mentre il corpo di Bin Laden sarebbe stato precipitosamente buttato in mare per prevenire a chiunque di scoprire quando sarebbe effettivamente morto.

Nell’aprile del 2002, il membro del Consiglio delle Relazioni Estere, Steve R. Pieczenik, che ha ricoperto l’incarico di Assistente Segretario di Stato sotto Henry Kissinger, Cyrus Vance e James Bake, ha detto all’Alex Jones Show che Bin Laden era già “morto da mesi”.

Pieczenik è sicuramente nella posizione per conoscere queste informazioni, avendo lavorato direttamente con Bin Laden quando gli Stati Uniti stava armando e finanziando il supremo terrorista nel tentativo di espellere i Sovietici dall’Afghanistan alla fine degli anni ’70 e nei primi anni ’80 (un fatto storico documentato che i pappagalli nei media stanno negando oggi in vista degli ultimi sviluppi).

“Ho lavorato con Osama bin Laden nel ’78 e nell’81”, sono le parole di Pieczenik, che ha aggiunto che poi venne trasformato in un terrorista da cacciare nelle seguenti amministrazioni.

Pieczenik ha riferito a Jones durante l’intervista del 24 aprile del 2002: “Avevo scoperto attraverso le mie fonti che aveva una malattia ai reni. E, come medico, sapevo che aveva due macchine per la dialisi e che stava morendo.”

“E questo lo si può vedere nei filmati, queste foto truccate che ci vengono spedite non si sa da dove. Io dico che, improvvisamente, si potrebbe vedere un video di bin Laden che viene fuori dal nulla e ci diranno che ce l’hanno mandato in modo anonimo, di modo che qualcuno nel governo, nel nostro governo, riesca a tenere il morale alto, e dirci ancora che hanno rintracciato il tizio quando, in realtà, era morto da mesi ", aggiunse Pieczenik.

Pieczenik ha poi affermato che il videotape di un grasso Bin Laden, dove si prende la ‘responsabilità’ per l’11 settembre e che fu realizzato nel dicembre del 2001, era “un imbroglio assoluto”, realizzato per “manipolare” la gente nel periodo di grande emotività che seguì l’11 settembre.

La guerra successiva in Afghanistan che ha seguito l’11 settembre fu orchestrata “con l’accordo della famiglia di bin Laden, sapendo perfettamente che sarebbe comunque morto”, sono le parole di Pieczenik.

“E io credo che Musharraf, il Presidente del Pakistan, ha invontariamente spifferato il tutto tre mesi fa quando disse che Bin Laden era già morto perché le macchine che gli servivano per la dialisi furono distrutte nell’Est Afghanistan.”

In aggiunta a Pieczenik, così come riportato nell’agosto 2002, Alex Jones fu informato da una fonte di alto livello interna al Partito Repubblicano sul fatto che Bin Laden fosse morto e che il suo cadavere veniva tenuto ‘sotto ghiaccio’ fino al momento in cui la sua morte potesse essere annunciata al “momento politicamente più propizio”.

Quando Jones chiese alla sua fonte se questa dichiarazione fosse solo una speculazione o se fosse vera, la fonte stessa reiterò il fatto che era morto sul serio e che il corpo di Bin Laden era “fisicamente nel ghiaccio” in attesa di essere tirato fuori per il pubblico consumo al momento più opportuno.

Molti si aspettavano che il momento fosse prima delle elezioni del 2004, ma, dopo che i Democratici iniziarono a pensare a questa possibilità, i Repubblicani realizzarono un falso videotape di Osama che fu fatto uscire alla vigilia delle elezioni e, in base alle parole sia di George W. Bush che di John Kerry, fu il fattore decisivo per la lotta tanto ravvicinata che avvenne in quelle elezioni.

Il conduttore televisivo di lungo corso Walter Cronkite ha etichettato tutta questa farsa come un allestimento orchestrato da Karl Rove.

In aggiunta a ciò, c'è un profluvio di altre fonti, sia dell’amministrazione statale che di agenti professionisti d’intelligence registrate negli ultimi nove anni, che suggeriscono l'idea secondo la quale Bin Laden fosse molto probabilmente già morto e che era lampante che la salute del leader di Al-Qaeda fosse in rapido declino a causa della malattia ai reni già dalla fine del 2001. Tra questi possiamo includere:

- l’ex ufficiale della CIA, rispettatissimo esperto di intelligence e di politica estera, Robert Baer, che nel 2008 quando gli fu chiesto di Bin Laden da un conduttore radiofonico, rispose: “Ma certo che è morto”;

- il 26 dicembre del 2001, Fox News, citando una storia del Pakistan Observer, ha riportato che i Talegani afgani avevano dichiarato che Bin Laden era morto e che lo avevano sepolto in una fossa non segnalata;

- il 18 gennaio del 2002 il presidente pakistano Pervez Musharraf annunciò: “Io credo che, francamente, sia morto”;

- il 17 luglio del 2002 l’allora capo dell’antiterrorismo all’FBI, Dale Watson, riferì a una conferenza di funzionari per l’inasprimento delle leggi: “Personalmente credo che egli [Bin Laden] non è probabilmente più con noi”;

- nell’ottobre del 2002 il presidente afghano Hamid Karzai disse alla CNN: “Sono arrivato a credere che [Bin Laden] probabilmente è morto”;

- nel 2003 l’ex Segretario di Stato Madeleine Albright disse all’analista di Fox News Channel, Morton Kondracke, di sospettare che Bush sapeva dove si trovasse Osama Bin Laden e che stesse aspettando il momento politicamente più propizio per annunciarne la cattura;

- nel novembre del 2005 il Senatore Harry Reid rivelò che gli era stato riferito che Osama poteva esser deceduto nel terremoto avvenuto in Pakistan nell’ottobre di quell’anno;

-
nel febbraio del 2007 il professor Bruce Lawrence, direttore del programmi di Studi Religiosi alla Duke University, affermò che il video e i nastri che riprendevano Bin Laden erano falsi e che probabilmente era già morto.

- il 2 novembre del 2007, l’ex Primo Ministro pakistano Benazir Bhutto disse a David Frost di Al Jazeera che Omar Sheikh aveva ucciso Osama Bin Laden.

- nel marzo del 2009, l’ex dirigente dei servizi segreti esteri degli USA e professore di relazioni internazionali alla Boston University Angelo Codevilla affermò: “Tutte le prove suggeriscono che Elvis Presley sia più vivo di quanto non sia Osama Bin Laden.”

- nel maggio del 2009,
il presidente pakistano Asif Ali Zardari confermò che la sua ‘controparte’ nell’agenzia d’intelligence USA non aveva avuto alcuna notizia di Bin Laden negli ultimi sette anni e ripeté: “Non credo che sia vivo”.

In un certo modo, l’establishment era praticamente obbligato a annunciare la morte di qualcuno la cui fumosa esistenza si è rivelata molto utile per mantenere in uno stato di paura e di incertezza la popolazione statunitense e quella di tutto il mondo.

Il fatto è che il mito dietro Al Qaeda è stato completamente demolito visto che il gruppo, in base a una miriade di rivelazioni, tra cui quella della visita al Pentagono di Anwar Al-Alawki dopo l’11 settembre, è oramai considerato una creazione dell’intelligence USA e, ora che Al Qaeda verrà nascosta sottoil tappeto, sarà necessario inventarsi un nuovo nemico per legittimare il proseguimento del dominio delle forze armate USA su tutto il globo.

*Paul Joseph Watson è l’editore e scrive su Prison Planet.com. È l’autore di “Order Out Of Chaos”. Watson è un frequente ospite dell’Alex Jones Show.


In morte di un ologramma

di Marco Cedolin - Il Corrosivo - 2 Maggio 2011

Gli “eroici” Navy Seals americani hanno ucciso Osama Bin Ladin, l’inafferrabile icona del terrorismo olografico internazionale, l’ectoplasma più ricercato del pianeta, fin dai tempi dell’autoattentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, riguardo al quale lui stesso, quando ancora possedeva una dimensione corporea, aveva più volte ribadito la più completa estraneità.

La “sconvolgente” notizia campeggia in formato maxi lusso sulle prime pagine di tutti i media, con una tale ridda di foto, articoli, retrospettive, precognizioni, indiscrezioni e valutazioni dotte, da tenere impegnato il lettore almeno per qualche settimana, sempre che si legga di buona lena e senza troppe distrazioni.

Ci sono i racconti concernenti i risvolti dell’operazione militare di grande prestigio ed estrema difficoltà, perché ammazzare un ectoplasma non è una passeggiata che s’improvvisa così su due piedi.....

C’è la narrazione della sepoltura del “corpo” in mare, secondo le modalità del rito islamico, dal momento che quando si ammazza un ologramma non occorre attendere qualche giorno prima di fargli il funerale, anzi si può procedere perfino in anticipo rispetto all’assassinio.

Ci sono le dichiarazioni dell’onorevole del PDL Michaela Biancofiore che vede nell’uccisione di Osama un miracolo del nuovo santo Wojtyla, dando della vicenda una visione mistica ricca di suggestioni.

Ci sono i filmati delle manifestazioni di giubilo a Ground Zero, i timori che l’ologramma anche da morto possa istigare masse di pixel a diffondere il terrore in giro per il mondo come ritorsione.

L’esultanza di Karzai che nell’accaduto coglie una “lezione” per i talebani, condita dalla speranza che le truppe occidentali tornino presto a casa loro, risparmiando la vita di donne e bambini. Il rimprovero del Vaticano che ricorda come la morte non vada festeggiata, atteggiamento che potrebbe svilire l’entusiasmo della Biancofiore.

E poi tantissimi filmati, tante foto, tante dichiarazioni, tanto di tutto.

Andando oltre la facile ironia, senza dubbio anche la morte di un ologramma pone interrogativi reali, parte dei quali molto inquietanti e che meriteranno di venire sviscerati nel tempo.

La scomparsa ufficiale di Bin Ladin potrebbe essere indicativa della fine di un decennio in cui le guerre imperialiste americane sono state giustificate solo e sempre attraverso lo spettro del terrorismo olografico e dimostrare come ormai i tempi siano maturi, perché le rivoluzioni colorate che corrono su twitter e facebook si sostituiscano ai terroristi mascherati che correvano nelle videocassette del Pentagono.

Al contempo potrebbe rivelarsi prodromica di un progressivo disimpegno americano in Afghanistan e in Iraq, volto a privilegiare l’occupazione militare di altri territori più appetibili nel prossimo futuro, quali la Libia, la Siria, il Marocco, l’Egitto, ma anche quell’Iran che per la Casa Bianca rappresenta un’onta da lavare, ormai vecchia di oltre trent’anni.

Ma non è da escludere che, al contrario, il Pentagono intenda invece usare la scomparsa dell’ologramma, proprio per rianimare di fittizia vita il di lui esercito “del male” e riproporre in grande stile la lotta al terrorismo, fidando sugli ottimi risultati ottenuti durante l’ultimo decennio.

Nessuna ipotesi può essere sposata con certezza assoluta, così come molte ed indecifrabili potrebbero essere le vie che hanno portato all’assassinio virtuale che per lungo tempo catalizzerà l’attenzione dei media.

L’unica certezza è caratterizzata dal convincimento che nulla venga fatto mai accadere per caso. Chi ha spento i pixel di Osama Bin Ladin, aveva ottime ragioni per agire in questo senso e tutti noi non tarderemo a prendere coscienza delle stesse, sempre ammesso che nel futuro in preparazione ci sia ancora spazio per prendere coscienza di qualcosa.


Osama Bin Laden è morto. Un’altra volta?
di Miro Renzaglia - www.mirorenzaglia.com - 3 Maggio 2011

E vai col tango: di finzione in finzione, al peggio non c’è mai fine. Non bastava la sceneggiata dell’11 settembre. Non bastavano le armi di distruzione di massa per insanguinare l’Iraq. Non bastava la missione di pace per esportare la democrazia in Afghanistan.

Non bastava il giusto anelito a dirimere la guerra tribale fra cirenaici e tripolitani libici. Macché? Signore e signori, rullino i tamburi e fate un bell’applauso, ecco a voi nientepopodimenoche la morte annunciata del Nemico Pubblico Numero Uno: Osama Bin Laden.

Va bene tutto. Va bene che lo spettacolo nella “società dello spettacolo” (Guy Debord) debba essere continuo. Vanno bene le bugie. Vanno bene gli slogan utili a sostenere l’insostenibile. Però, via, a tutto deve pur esserci un limite. Mica per niente: ma così, i registi del “bene assoluto” si fanno male da soli.

Ma su. Di cosa stiamo parlando? Del signore che, ancora in vita, era socio d’affari con la nota compagnia petrolifera “Bush Father and Son”? Di quel signore morto probabilmente addirittura prima dell’11 Settembre, data dell’attentato alle Twin Tower, a cui fu accollata l’impresa terroristica?

L’uomo che riuscì ad eludere (in quanto morto) i sistemi di ricerca più sofisticati del mondo, ai quali non è in grado di sfuggire nemmeno un ago nel pagliaio? E beh? È di costui che adesso ci vengono a cantar che è stato finalmente ucciso?

Le avete viste le foto del presunto cadavere? Roba che farebbe ridere un dilettante ritoccatore d’immagini con Photoshop. E, se non bastasse il tarocco, pare che sia una foto già pubblicata nel 2006 per sostenere ipotesi di tortura (non si sa bene da parte di chi) al personaggio mefistofelico che Bin Laden rappresentava così bene. Ci sarebbe – è vero – l’incontestabile prova delle prove: quella del Dna.

Ma chi l’ha fatto questo esame? Sempre gli stessi taroccatori della foto, pare. Vi fidate, voi? Io, no.

E poi, perché il cadavere sarebbe stato così prontamente (dicono…) seppellito in mare? Da quando in qua i civilizzatori dell’Occidente si premurano – come hanno detto – di rispettare le usanze islamiche (a parte il fatto che a me non risulta che i mussulmani usino la sepoltura marina)?

Anche al più ingenuo degli sprovveduti la cosa appare, insomma, per quella che è: una bufala. Come tante altre che hanno preteso servirci a tavola senza nemmeno il marchio di garanzia delle mozzarelle campane. Ma, questa ultima, è talmente mal congegnata che le uniche domande che sorgono fatali sono: perché l’hanno fatto e perché ora?

Provare a rispondere è una sfida all’intelligenza. Potremmo ipotizzare la necessità di piazzare il colpo mediatico per sviare l’attenzione dalla macelleria aperta di recente in Libia, per esempio. Potrebbe essere un monito a Gheddafi che lo avverta sul tipo di fine che fanno i nemici dell’Impero del Bene (ma se gli hanno appena ammazzato il figlio, che bisogno c’era?).

Potrebbe essere un messaggio di ottimismo al mondo in trepida attesa che il “Bene Assoluto” vinca definitvamente (ancora una volta?) sul “Male Assoluto” (da chiunque incarnato). Però, diciamolo francamente: nessuna di queste ipotesi esaurisce le domande. E allora?

Bah! Così, ad occhio e croce, sorge il sospetto che stiano provando a verificare fino a dove è possibile tirare la corda in fatto di falsità. Un po’ come se si fossero detti: “Se si bevono pure questa, allora possiamo davvero fargli credere che Cristo è morto di freddo pur essendo il padrone della legna; che gli asini volano; che il sole gira intorno alla terra e che Barack Obama è il presidente degli Stati Uniti d’America e Premio Nobel per la pace”.

Come dite? Barack Obama è davvero il presidente degli Usa e Premio Nobel per la pace?

Ahahahhahhahhhah! Ma allora credete proprio a tutto, eh?


La morte di Osama Bin Laden
di Massimo Mazzucco- Luogocomune - 2 Maggio 2011

E’ morto un uomo che non è mai esistito.

Intendiamoci, un signore di nome Osama bin Laden su questa terra è esistito, per un certo periodo di tempo, ma la sua vita reale non ha avuto nulla a che fare con quello che crede la gente. Il vero Osama bin Laden, di professione sceicco, si è dedicato negli anni ’80 all’organizzazione della militanza islamica contro l’invasione russa in Afghanistan.

Per fare questo ha avuto l’appoggio, concreto e programmato, della CIA, che gli ha fornito non soltanto “armi e munizioni”, ma anche gli stessi uomini importati dai paesi arabi – i cosiddetti Mujaheddin – per combattere al suo fianco.

Da questa figura tridimensionale, già di per se sfuggevole ed ambigua, è nato il personaggio a due dimensioni ad uso strettamente mediatico, che tutti conoscono come Osama bin Laden. Naturalmente, per poter gestire con disinvoltura il personaggio a due dimensioni, è stato necessario uccidere quello reale.

Risale alla primavera del 2002 un articolo, in lingua pakistana, che riportava la notizia della morte dello sceicco saudita. Anche Benazir Bhutto ne diede - in modo apparentemente involontario - la conferma.

Ma questa notizia fu naturalmente ignorata dai media mainstream, che potevano così iniziare ad allevare il loro prezioso pargolo bi-dimensionale, che gli avrebbe fruttato centinaia di titoloni a nove colonne nel corso di quasi un decennio.

Sulla inconsistenza – ridicolaggine, anzi – di questo personaggio fittizio non ci dilungheremo di certo. Abbiamo già abbondantemente smentito la sua reale esistenza più volte, e lo abbiamo fatto in modo a nostro parere del tutto esaustivo.

Nè peraltro dobbiamo sforzarci più di tanto per dimostrare che anche questa notizia della sua uccisione non sia che un’ennesima, patetica messinscena: non solo la foto “ufficiale” del cadavere - messa in circolazione, a quanto pare, dalle autorità pakistane – è un falso plateale, ma anche se esistesse una foto genuina del cadavere di bin Laden nulla potrebbe garantire che sia stata scattata ieri, e non otto anni fa.

Di fatto erano nove anni che non vedevamo più una immagine credibile di bin Laden da vivo, e questo dovrebbe bastare a risolvere la questione sulla vera data della sua morte.

Ci resta ora da valutare perchè sia stato scelto proprio questo momento per dare questa (falsa) notizia-bomba alle agenzie di tutto il mondo.

Per prima cosa, salta all’occhio un dettaglio molto interessante: tutti sanno infatti che sia buona regola dare le “brutte notizie” (scandali presidenziali, crolli in borsa, ecc.) il venerdì sera, in modo da approfittare del week-end – notoriamente “morto”, da un punto di vista mediatico – per attenuarne in qualche modo gli effetti negativi.

Appare invece curioso che la notizia della morte di bin Laden sia comparsa sulle testate di tutti i giornali del mondo proprio il lunedì mattina, quasi si volesse ottenere l’effetto contrario: usare tutta la settimana per avere il massimo rimbombo su questa notizia, andando a coprirne eventualmente di altre meno accattivanti.

Si chiama “Wag the Dog” – dal titolo del famoso film – ed è un trucco che è stato usato spesso di recente dai presidenti americani (il più famoso di tutti è il caso di Clinton, che decise di far bombardare un impianto chimico in Sudan - creando una grande eco mediatica – proprio nel momento in cui stava per esplodere lo scandalo Lewinsky).

Ebbene, forse non tutti sanno che la scorsa settimana il presidente Obama ha rilasciato il suo “vero“ certificato di nascita. Lo ha fatto nel tentativo di placare una volta per tutte le polemiche sul suo reale luogo di nascita, che molti sostengono non essere stato quello delle Hawaii. Peccato per lui che il “vero“ certificato di nascita sia risultato essere un falso clamoroso.

Ci hanno messo dai 14 ai 18 minuti, gli esperti di Photoshop, per cogliere in quel documento una serie di manipolazioni talmente evidenti da non lasciare nessuna speranza a chi voglia sostenere che sia autentico.

Finora i media americani avevano finto di ignorare quello che in Intenet già tutti sanno, e cioè appunto che il certificato sia falso, ma sembra evidente che prima o poi qualcuno della destra avrebbe raccolto queste informazioni, e la Fox non avrebbe certo risparmiato il presidente da una figuraccia planetaria.

Figuraccia che gli costerebbe di certo la rielezione.

A questo si aggiunga il fatto che proprio la settimana scorsa il Pakistan ha apertamente invitato il governo dell’Afghanistan ad abbandonare la sua alleanza con gli Stati Uniti e ad appoggiarsi invece, come già stanno facendo loro, al nascente impero cinese.

Quale occasione migliore, si potrebbe pensare, perché la Casa Bianca tirasse fuori questo splendido asso nella manica? Ora che Osama non c’è più, infatti, cadranno molte delle motivazioni che trattengono i soldati americani in Afghanistan (non era per questo che ci eravamo andati, dopotutto?), e questo potrebbe evitare che il governo afghano arrivi all’esasperazione e scelga davvero di passare dalla parte dei cinesi.

Resta infine una considerazione da fare: il popolo americano in prima fila, ed in qualche modo anche buona parte del resto del mondo, sono stati presi in giro per ben tre volte con la stessa invenzione: sono stati presi in giro quando gli è stato detto che fosse Osama il responsabile degli attacchi dell’11 settembre.

Sono stati presi in giro quando gli è stato detto che eravamo in Afghanistan per cercare di catturarlo, e sono stati presi in giro ora che gli hanno detto che è stato ucciso soltanto ieri.

D’altronde, come dicono i saggi, “vulgus vult decipi”. Ergo decipiatur.


Osama Bin Laden e lo spettacolo virtuale
di Miguel Martinez - http://kelebeklerblog.com - 3 Maggio 2011

Come sapete, io ogni vengo criticato per le mie posizioni sull’ 11 settembre (quello di New York, non quello di Santiago).

In breve: so benissimo che la storia è fatta di inganni. E non mi piace il tono sprezzante di tanti anticomplottisti (ma nemmeno quello di certi complottisti, non tutti, che se non sei d’accordo con loro credono che tu ti sia “bevuto le balle della CIA”).

Semplicemente, penso che in una società complessa e competitiva come quella statunitense, dove infiniti poteri si scontrano quotidianamente, sarebbe stato impossibile mantenere il segreto su un autoattentato di quella portata, al centro di una città come New York.

Perché avrebbe richiesto il coinvolgimento informato di centinaia di persone, che a loro volta avrebbero avuto a che fare con migliaia di testimoni.

Cosa possibile in Russia ai tempi delle purghe staliniane, ma impossibile in una società “democratica”, cioè una società in cui innumerevoli ambiziosi si svegliano ogni mattina, pensando come possano ricattare o distruggere un proprio rivale.

“Ma allora come mi spieghi il fatto che…”

So per esperienza che qualunque evento che mettiamo sotto la lente di ingrandimento ci risulta pieno di incoerenze, di ricordi confusi e di piccole bugie che non nascondono grandi segreti, ma tutta la catena di difetti umani.

Immaginiamo che diventasse improvvisamente di enorme importanza scoprire cosa facevi due giorni fa. Avevi un lavoro da consegnare, ma eri in ritardo e quindi non rispondevi al telefono: così il tuo cliente testimonierà che non eri in ufficio, come invece affermi.

Dici che quando sei uscito di casa, sei passato davanti a un ristorante con l’insegna verde, e invece era rossa. Ti sei dimenticato il particolare che quel giorno pioveva. E l’unico testimone che hai dalla tua parte, dice di averti incontrato verso le 3 e non verso le 4 del pomeriggio, come invece dici tu…

Vuol dire che l’11 settembre non è stato un autoattentato? No. Vuol dire solo che lo ritengo altamente improbabile.

Il presunto assassinio di Osama bin Laden è questione assai diversa.

In pratica, un ufficio stampa negli Stati Uniti afferma che un gruppo di persone che probabilmente resteranno anonime a vita, avrebbe commesso un omicidio in un paese lontano, senza testimoni, buttando poi a mare le prove, tranne una fialetta (o qualcosa del genere) contenente un po’ di DNA, che non ci è data ovviamente esaminare.

L’affermazione potrebbe benissimo essere vera, perché no?

L’apparato spionistico-militare-omicida più potente del pianeta è certamente in grado di rintracciare e catturare chi vuole.

Se poi, invece di catturarlo, hanno deciso di ucciderlo, l’incompetenza esiste; oppure potrebbero aver agito così per chiudere un capitolo, evitando strascichi processuali. Non lo sappiamo.

Ma se si tratta di una semplice mistificazione, credo che si potrebbe portare a termine con la complicità cosciente, al massimo, di cinque o sei persone, chiuse in un ufficio senza testimoni.

Poi ci può essere un gran numero di persone in buona fede, che fanno i lavori di fatica, tipo convocare i giornalisti per una conferenza stampa.

Anche se per casi meno simbolici, esistono innumerevoli precedenti di questo tipo di operazione: Mirumir ha steso un fantastico catalogo di “bracci destri” di al-Qaida catturati, uccisi, risorti e riuccisi nei laboratori mediatici.

Lo spettacolo poi si autoriproduce, senza nemmeno bisogno di altri interventi. Un lettore che si firma Saku Hokkaido ci segnala questa significativa immagine, tratta dal Daily Mail (uno dei miei quotidiani preferiti), commentandola così:

“Praticamente in quella grafica c’è la perfetta descrizione della “visione del mondo” degli americani. I soldati che attaccano il “nascondiglio di Bin Laden”, l’elicottero che forse viene colpito ma non viene specificato, e poi la scena finale, da perfetto film di Hollywood con Bin Laden “vestito da terrorista” (anche quando dorme?) col turbante in testa, che “usa la moglie come scudo umano” (ma chi ci crede a sta baggianata?) e la moglie è vestita… col burqa! Anche in camera da letto, la notte, le “donne musulmane” per il modo di vedere “americano” sono sempre coperte dalla testa ai piedi. E la cosa triste è che questo finale da action film hollywoodiano verrà creduto dal 99% delle persone. Praticamente ha fatto la regia di un film di hollywood, con i personaggi tagliati con l’accetta (i “buoni” e il “cattivo”, sempre vestito da “cattivo”) e vorrebbero spacciarla come realtà.”



Flickr pare che non accetti immagini al di sopra di una certa dimensione, per cui potete cercare qui l’originale, molto più leggibile. Abbiamo comunque voluto mettere l’immagine sul nostro server, in caso venisse tolta in futuro dal server originale.