lunedì 30 maggio 2011

Libia update

Un aggiornamento sulla guerra in Libia.


Adesso Cameron e Sarkozy preparano lo sbarco in Libia
di Manlio Dinucci - www.ilmanifesto.it - 28 Maggio 2011

Al termine del G8, il presidente francese Sarkozy ha annunciato che si recherà a Bengasi insieme al premier britannico Cameron, dato che «abbiamo le stesse idee». Essenzialmente una: «Mediare con Gheddafi non è possibile».

La stessa idea l'ha espressa il presidente Obama: «Non allenteremo finché il popolo libico non sia protetto e l'ombra della tirannia scomparsa». In parole povere, si stanno preparando a occupare la Libia.

E mentre il G8 chiede a Tripoli «l'immediata cessazione dell'uso della forza», la Nato intensifica le incursioni aeree che, in meno di otto settimane, hanno superato le 8.500.

Partono per la maggior parte dalle basi nel meridione d'Italia, rifornite dalle altre. Pisa è di continuo sorvolata da C-130J che, dall'aeroporto militare, trasportano alle basi meridionali bombe e missili della base Usa di Camp Darby (prefigurando cosa avverrà quando entrerà in funzione l'Hub aereo nazionale, da cui transiteranno tutti i militari e i materiali verso teatri operativi).

Che gli attacchi aerei preparino lo sbarco, lo conferma l'entrata in azione di elicotteri francesi Tigre, probabilmente affiancati da Apache britannici.

Ancora più significativo l'arrivo nel Mediterraneo di un imponente gruppo navale da attacco, guidato dalla più moderna e potente portaerei nucleare della classe Nimitz, battezzata George H.W. Bush, in onore del presidente che nel 1991 fece nel Golfo la prima guerra del dopo guerra fredda (oggi siamo alla quinta).

Lunga 333 m e larga 40, ha a bordo 6mila uomini, 56 aerei (che possono decollare a 20 secondi l'uno dall'altro) e 15 elicotteri, ed è dotata dei più sofisticati sistemi di guerra elettronica.

È una grande base militare mobile. E anche una centrale nucleare mobile: ha due reattori ad acqua pressurizzata PWR A4W/A1G, il cui vapore aziona le turbine delle quattro eliche. Una centrale nucleare che, pur avendo a bordo reattori più pericolosi di quelli di Fukushima, entrerà nella baia di Napoli e in altri porti.

La portaerei George H.W. Bush è affiancata da un gruppo di battaglia formato dai cacciatorpediniere lanciamissili Truxtun e Mitscher, dagli incrociatori lanciamissili Gettysburg e Anzio e da otto squadriglie aeree.

Va a rafforzare la Sesta flotta, il cui comando è a Napoli, affiancandosi ad altre unità, tra cui i sottomarini nucleari Providence, Florida e Scranton.

Si è aggiunto alla Sesta flotta anche uno dei più potenti gruppi da attacco anfibio, guidato dalla Uss Bataan, che da sola può sbarcare oltre 2mila marines, dotati di elicotteri e aerei a decollo veriticale, artiglieria e carrarmati.

È affiancata da altre due navi da assalto anfibio, la Mesa Verde e la Whidbey Island, che ha effettuato il 13-18 maggio una visita a Taranto.

Ha quattro enormi mezzi da sbarco a cuscino d'aria che, avendo un raggio d'azione di 300 miglia, possono trasportare velocemente fin sopra la costa 200 uomini alla volta, senza che la nave sia in vista.

Tutto è pronto, dunque, per lo sbarco «umanitario» in Libia. Agli europei l'onore di sbarcare per primi, sotto le ali protettrici della portaerei Bush.


Libia, Berlino non partecipa

di Emanuela Pessina - Altrenotizie - 29 Maggio 2011

La Germania riconosce la necessità di bloccare le ingiustizie del dittatore Muammar Gheddafi, ma non ha nessuna intenzione di partecipare alla guerra armata targata NATO contro il Colonnello. È quanto ha ribadito la Cancelliera Angela Merkel (CDU) durante il G8 di Deauville (Nord- Ovest della Francia), suscitando questa volta un certo imbarazzo tra gli alleati.

E ancora non è chiaro in che modo le forze occidentali schierate contro Tripoli, in particolare Stati Uniti, Francia e Inghilterra, siano pronte ad accettare il compromesso proposto da Berlino: da atteggiamento di estrema cautela quale si era annunciato, quello della Germania sembra ormai diventato una posizione vera e propria.

Perché, in effetti, a Deauville è successo qualcosa di curioso: Angela Merkel non ha partecipato a un incontro informale che prevedeva la discussione dei dettagli dell’attacco aereo in Libia. O meglio: nel momento in cui Barack Obama, Nikolas Sarkozy e David Cameron, insieme ai capi di governo di Italia e Canada, hanno introdotto l’analisi della strategia del conflitto in essere, a quel punto la Cancelliera avrebbe lasciato la riunione per partecipare a una conferenza stampa di importanza minore.

Una sorta di consiglio di guerra a cinque, quindi, che la Merkel stessa ha riconosciuto il giorno seguente come ufficiale ma riguardo cui ha eluso ogni ulteriore domanda. Il Governo tedesco ha giustificato la questione con parole vaghe: seppur invitata, la Cancelliera non ha preso parte al consiglio perché relativo a una guerra con cui la Germania non ha nulla a che spartire.

Risolute ma vaghe, le spiegazioni offerte dal Governo tedesco non hanno fugato i dubbi sulle ragioni dell’assenza della Merkel dal consiglio. E se la Cancelliera non fosse stata convocata al consiglio di guerra?

Fatto sta che le forze occidentali promotrici dell’attacco militare in Libia si sono trovate a margine del G8, in questo mini-vertice a cinque, per discorrere concretamente della strategia d’impiego degli elicotteri da guerra francesi e britannici in Libia.

E forse, per quest’occasione, i premier Cameron e Sarkozy hanno preferito tralasciare la Cancelliera tedesca e la sua idea di inasprimento delle sanzioni e del sostegno pacifico delle rivoluzioni in Nord Africa.

In realtà, Angela Merkel non ha fatto altro che ribadire un’astensione - quella di Berlino dalla guerra al dittatore libico - già annunciata a metà marzo dal suo ministro degli Esteri, Guido Westerwelle (FDP). Due mesi fa la Germania aveva dichiarato di non voler impiegare soldati tedeschi nell’operazione militare in Libia, pur appoggiando pienamente gli alleati contro il rais.

Allora la prudenza del Governo CDU- FDP era stata interpretata come una mossa di pacifismo costruito ad hoc per riguadagnare popolarità in vista degli appuntamenti elettorali che attendevano la Germania: quali siano state le motivazioni, ora ci si rende conto che Berlino è intenzionata a continuare il proprio cammino solitario.

Ma non è tutto. La Merkel ha espresso un parere contrario alla maggioranza degli alleati anche per quel che riguarda il ruolo della Russia nella crisi libica. Durante il G8 di Deauville, la Russia si è detta per la prima volta d’accordo con l’intervento delle forze occidentali contro Tripoli.

Gli Stati Uniti avevano richiesto fin dall’inizio un intervento di Medvedev a mediazione nei rapporti tra Occidente e Gheddafi, e ora il capo del Cremlino ha accettato il ruolo, ammettendo anche la necessità di porre fine alla violenza del regime di Gheddafi. La Merkel, da parte sua, ha badato a ricordare che la Russia non dovrebbe esporsi troppo in questo senso.

Forse il rischio che la Germania si isoli nel panorama delle forze occidentali proprio causa della crisi libica c’è, ma tale probabilità rimane comunque relativamente bassa. L’Europa ha bisogno della Germania per assicurarsi una via d’uscita dalla crisi dell’euro e per i sostegni economici da devolvere al Nord Africa del post- rivoluzione, tra cui ci sono in primis la Tunisia e l’Egitto, così come la Merkel ha bisogno dell’Europa per dare un respiro più ampio alla seppur forte economia del proprio Paese.

L’unica certezza è che una rapida risoluzione della crisi libica toglierebbe parecchio imbarazzo a tutti: contrari o d’accordo con l’intervento militare, probabilmente ciò che tutti si auspicano tutti capi di Stato è una conclusione veloce a una questione spinosa in cui è difficile distinguere giustizia e interessi.



Il bombardamento di Misurata con le bombe cluster è stato compiuto dalle forze navali Usa e non da Gheddafi
di Human Right Investigation - http://globalresearch.ca - 27 Maggio 2011
Traduzione per
www.comedonchisciotte.org a cura di Supervice

L’indagine in corso dall’HRI sui bombardamenti dell’11 aprile su Misurata con le bombe a grappolo ha trovato prove convincenti del fatto che il bombardamento è stato compiuto dalle forze navali USA.

Il bombardamento di Misurata

Il 15 aprile del 2011, durante il giorno, a Misurata sono state mostrate agli uomini di Human Rights Watch (HRW) e a C.J. Chivers, un giornalista del New York Times, alcune sotto-munizioni di una bomba a grappolo MAT-120.

In quel pomeriggio, durante gli scontri tra i ribelli e le forze lealiste, il personale di Human Rights Watch ha assistito all’atterraggio di un gruppo di 3 o 4 ordigni nelle aree residenziali di Misurata. HRW ha assistito agli effetti di quei bombardamenti.

In questi attacchi sono stati uccisi dei civili e l’Alto Commissario per i Diritti Umani, Navi Pillay, ha condannato “il ripetuto utilizzo delle bombe a grappolo e degli armamenti pesanti da parte delle forze del governo libico nel loro tentativo di riguadagnare il controllo della città assediata di Misurata.”

Ha anche riportato che una bomba a grappolo potrebbe essere esplosa a un centinaio di metri dall’ospedale di Misurata dove altri due pazienti sembravano essere stati colpiti da proiettili di mortaio o dal fuoco dei cecchini: “Usare armamenti imprecisi come sono le bombe a grappolo, i lanciarazzi multipli, i mortai e altri tipi di armamento pesante nelle aree urbane affollate ha come conseguenza inevitabile il ferimento dei civili.”

La corsa nel giudicare

Sia HRW che C.J. Chivers hanno subito attribuito questi attacchi al regime di Gheddafi e la notizia è andata su tutte le prime pagine dei giornali e dei notiziari televisivi in tutto il mondo.

Ecco la copertura della notizia data da HRW e del New York Times:

Il report di Human Rights Watch del 15 aprile durante il quale le forze di Gheddafi hanno sparato armamenti a grappolo è stato verificato

Il report di CJ Chivers del 15 aprile, ‘Le truppe di Gheddafi sparano le bombe a grappolo nelle zone abitate’

Fred Abrahams sul programma della BBC, Radio 4 Today, del 16 Aprile del 2011

In risposta alla domanda del perché quelle munizioni, che fanno parte dell’arsenale NATO, fossero state sparate dai libici invece che dalle forze NATO, Fred Abrahams ha detto: "Perché il MAT-120 è sparato dal mortaio e la NATO non ha truppe sul terreno."

Quando è stata informata del fatto che le bombe a grappolo erano state rinvenute a Misurata, la reazione di Hillary Clinton è stata: “È una notizia preoccupante. Ed è uno dei motivi per cui la battaglia di Misurata è così impegnativa, perché è uno scontro ravvicinato, si svolge in un’area urbana e ciò crea molti problemi alla NATO e all’opposizione.”



La bomba a grappolo MAT-120 può essere sparata dalle forze navali

L’armamento MAT-120 viene in effetti lanciato da un mortaio, ma è un armamento pesante di un tipo che può essere usato anche in specifici sistemi d’arma che sono montati su una torretta.

Ecco un sistema AMOS su un CB-90 in azione:


Armi scelte per le Operazioni Speciali

La combinazione del munizionamento del MAT-120 col Combat Boat 90H viene considerato ideale per il sostegno del fuoco negli ambienti urbani e l’unico tra i sistemi d’armamento in dotazione alla coalizione che può essere usato in queste operazioni.

Come ha riferito nel giugno del 2007 il capitano Evin H. Thompson, Comandante del Gruppo Speciale Navale da Combattimento Four, in relazione alla specifica domanda sull’utilizzo della marina USA dei sistemi d’armamento CB90-H e AMOS (che sparano il MAT-120), “gli Amos o armamenti simili – installati nelle mie imbarcazioni a segnale ridotto - offrono alle operazioni speciali e alla nostra marina la possibilità di essere clandestinamente in un luogo offrendo la capacità di agire se le circostanze lo permettono.”

La Squadra Speciale di Soldati da Combattimento del Gruppo Speciale della Marina USA è specificamente addestrata alle scorrerie notturne e al supporto ravvicinato per le unità SEALS nelle acque costiere e inoltre possiede una flotta di CB-90.

La NATO ammette il bombardamento di Misurata

Nel periodo in cui questi ordigni sono state utilizzati era in corso un aspro combattimento tra le forze ribelli e quelle lealiste, mentre le forze della coalizione stavano fornendo il fuoco di sostegno e altri servizi speciali ai ribelli per prevenire che i lealisti riprendessero il controllo della città, cosa che veniva considerata come la fine dell’ultimo caposaldo dei ribelli nella Libia occidentale.

Il nostro aggiornamento sul bombardamento di Misurata ci mostra che la NATO ha ammesso di aver bombardato usando “alcuni armamenti” all’interno della città di Misurata.

Le informazioni scorrette della vendita dei MAT-120 alla Libia da parte della Spagna

Abbiamo scoperto che l’informativa secondo cui Instalaza, il produttore spagnolo del MAT-120, avrebbe ammesso di aver venduto queste armi alla Libia era priva di fondamento. Infatti Instalaza ha negato di averle vendute alla Libia.

Le munizioni rinvenute a Misurata erano datate 2007 (lotti 02/07 e 03/07) e il governo spagnolo ha interrotto le concessioni per le esportazioni di armi l’11 giugno del 2008.

I falsi report secondo cui queste munizioni erano state vendute alla Libia sono sbagliati a causa di un errore di lettura dei dati delle esportazioni che sono elencate nel documento emesso dal governo spagnolo, e questo errore è stato riportato dai media fino alla pubblicazione di un articolo apparso su Solidaridad il 15 settembre del 2008. È probabile che gli organizzatori del bombardamento di Misurata conoscessero questi report e hanno così creduto che la Libia possedesse i MAT-120.

I documenti del governo spagnolo mostrano le licenze concesse dalla Spagna nel 2007 per l’esportazione in Libia di armi della categoria 4, che comprende bombe e missili, e un’esportazione fu in effetti conclusa per questa categoria nel 2008. L’ammontare del valore delle tre licenze del 2007 era di 3,823,500 euro e le effettive esportazioni hanno riguardato due licenze per 3,839,210 euro nel 2008.

Non ci sono dettagli in questi report su queste spedizioni e da cosa erano composte o su quali fossero le compagnie (anche se i dettagli sono stati forniti separatamente per gli equipaggiamenti bi-uso nel 2008, radar e materiale di laboratorio).

Delle nazioni a cui la Spagna ha venduto munizioni di categoria 4 nel 2007 e nel 2008, solamente tre sono coinvolte nel conflitto libico e non hanno aderito al trattato sulle bombe a grappolo: queste nazioni sono la Libia, il Qatar e gli Stati Uniti. Ma tutti si sono precipitati ad incolpare la Libia in base agli errori di lettura di questo report.

Comunque, l’analisi dei documenti ufficiali del governo spagnolo dimostra che la compagnia spagnola Instalaza non ha esportato armamenti a grappolo in Libia nel 2007/08.

Infatti il MAT-120, essendo un proiettile di un mortaio, è un armamento di categoria 3 (munizione), non una categoria 4 (bomba) e la Spagna non ha esportato armamenti di categoria 3 in Libia nel 2007 o nel 2008.

Quindi le bombe esportate dalla Spagna in Libia nel 2008 non erano i MAT-120 ma qualcos’altro. La Spagna ha invece esportato armamenti di categoria 3 negli Stati Uniti.

Qui sotto abbiamo un estratto da un Documento Ufficiale del Ministero spagnolo sulle esportazioni del 2007 che mostra come siano suddivisi i vari articoli:

DESCRIZIONE DEI 22 ARTICOLI PRESENTI NELLA LISTA DEL MATERIALE PER LA DIFESA (DECRETO REALE 1782/2004 DEL 30 LUGLIO)

2 Armi leggere senza elica in canna con un calibro di 20 mm o superiore:
Armi da fuoco (inclusi pezzi d’artiglieria), fucili,
howitzers, cannoni, mortai, armi anti-carro, lancia proiettili, lanciafiamme, fucili senza rinculo, attrezzature per la riduzione dei segnali, fumo militare, proiettori o generatori di gas o pirotecnici e strumenti per la visibilità.

3 Armamenti, ordigni e componenti
Munizioni per le armi soggette al controllo degli articoli 1, 2 o 12. Congegni per la regolazione delle micce che includono custodie, collegamenti, bandelle, erogatori di potenza dalla forte uscita, sensori, sottomunizioni.

4 Bombe, siluri, razzi, missili
Bombe, siluri, granate, candelotti fumogeni, razzi, mine, missili, bombe anti-sommergibili, cariche per le demolizioni, ordigni “pirotecnici”, cartucce e simulatori, granate fumogene, bombe incendiarie, ugelli per i missili, ogive per i veicoli da rientro.

Queste categorie, usate nello documento ministeriale sono in linea con quelle elencate nell'Elenco Comune delle Attrezzature Militari dell’Unione Europea.

Questo significa che l’affermazione secondo cui il MAT-120, l’armamento sparato dal mortaio, era stato esportato in Libia dalla Spagna si è basata su un errore di lettura del documento. Infatti, seguendo il Report, la Libia non poteva essere fornita di MAT-120.

Dei paesi a cui sono stati effettivamente esportati armamenti di categoria 3 nel 2007 e nel 2008 (dopo la data di produzione delle bombe rinvenute a Misurata e prima che il governo spagnolo non vietasse l’esportazione) solo il seguente paese non ha firmato la Convenzione contro le Bombe a Grappolo ed è coinvolto nel conflitto in Libia: gli Stati Uniti d’America.

Le tracce dei sistemi d’armamento

Un numero limitato di sistemi d’arma può essere utilizzato per sparare il MAT-120 e tra questi c’è il Combat Boat 90H (CB-90), costruito negli USA, con il sistema AMOS a bordo che è prodotto su licenza negli Stati Uniti da AAI Corp.

La leadership degli Stati Uniti approva in pieno gli armamenti a grappolo

Gli USA si sono rifiutati di firmare la Convenzione contro gli Armamenti a Grappolo e queste armi fanno solitamente parte del loro arsenale in cui è presente una dotazione veramente consistente di queste bombe.

Il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Robert Gates, ha detto che le bombe a grappolo sono considerate dagli USA “armi legittime con un’evidente utilità militare.”

Infatti, il Segretario Gates ha firmato il 9 luglio del 2008 la specifica secondo cui tutte le bombe a grappolo nell’arsenale USA devono essere del tipo simile alle M-120 entro il 2018.

Mentre Richard Kidd, Direttore dell’Ufficio per la Diminuzione e la Rimozione degli Armamenti del Dipartimento di Stato, ha scritto il 28 aprile del 2008 in “Is There a Strategy for Responsible U.S. Engagement on Cluster Munitions?”:

“Gli armamenti a grappolo sono presenti nell’inventario degli USA per essere a disposizione per l’utilizzo di tutti i velivoli da combattimento, fanno parte integrante di ogni elemento di manovra della Marina o dell’Esercito e in qualche caso costituiscono più del 50 per cento di sostegno al fuoco tattico indiretto.”

E ancora, il presunto crimine di guerra del bombardamento di Misurata è stato anche usato dal Segretario di Stato Hillary Clinton e da altre autorità per giustificare l’escalation del conflitto in Libia.

Le operazioni della coalizione a Misurata

Il 14 aprile, il Segretario Generale della NATO, Rasmussen, ha confermato che l’Ammiraglio Stavridis aveva riferito ai ministri degli esteri che le forze di Gheddafi erano all’interno dei aree abitate e che “per evitare il ferimento dei civili c’era bisogno di equipaggiamento molto sofisticato.”

Il Combat Boat 90 degli Stati Uniti o qualcosa di simile può essere velocemente traslato usando un velivolo da trasporto USA in qualsiasi parte del mondo o nelle regioni vicine usando un nave di supporto.

Le navi principali della Marina USA coinvolte – che ad esempio, il 14 e il 15 aprile nel “supportare l’Operazione Protettore Unificato al largo delle coste libiche” erano attaccate al Gruppo Anfibio Kearsarge, Kearsarge (LHD-3) - erano nel porto della baia di Augusta in Sicilia durante le notti in cui Misurata è stata oggetto di bombardamento con le cluster bomb.

La prima nave è la USS Barry (DG-52), un cacciatorpediniere e con tutta probabilità proprio quello segnalato da CJ Chivers al largo di Misurata.

Qui abbiamo un USS Barry che già prima aveva sparato missili Tomahawk nelle operazioni in Libia:


Da notare che l’ufficiale al comando dell’USS Barry è di solito l’Ammiraglio James G Stavridis, particolarmente incline alla guerra informativa e al controllo di Internet.

L’USS Barry ha partecipato ad un’esercitazione (FLEETEX 2-94) che ha eseguito un’estrazione segreta da parte di una squadra dei SEAL nelle acque poco profonde al largo della costa della Carolina.
L’USS Barry ha la sua base alla Stazione Navale di Norfolk in Virginia, che è anche la base di Eva H. Thompson, il comandante dell’Unità Speciale da Combattimento Four, che abbiamo già citato prima nell’apprezzamento dell’utilità del Combat Boat 90 e del sistema AMOS.

La seconda nave che ci interessa è il USS Ponce (LPD-15), una nave anfibia da trasporto Austin-class. Una nave anfibia da trasporto è un natante di guerra che imbarca, trasporta e sbarca sul terreno elementi delle forze armate per missioni e spedizioni di guerra. Quest’imbarcazione ha a bordo 851 uomini di servizio arruolati e 72 ufficiali.

Poco dopo l’operazione di Misurata, sia lo skipper che l’ufficiale al comando del USS Ponce, il Comandante Etta Jones e il Tenente Comandante Kurt Boenisch, sono stati sollevati dall’incarico.


La terza nave d’interesse è la USS Carter Hall (LSD-50), una
landing ship dock che ha attraversato il canale di Suez il 13 aprile, per unirsi alle altre, il giorno prima del bombardamento di Misurata.

Una landing ship dock è un tipo di imbarcazione anfibia progettata per supportare operazioni di questo tipo. Trasportano e lanciano natanti anfibi e veicoli con i loro equipaggi e il personale imbarcato. Generalmente questo personale è composto da marines e/o da forze speciali.

C’erano alcune unità che erano imbarcate su questi natanti, tra cui il 26th Marine Expeditionary Unit (Special Operations Capable) (26MEU) e il Naval Beach Group Two (NBG2), TACRON 21, Four and Helicopter Sea Combat Squadron TWO TWO (HSC-22).

Il comandante della task force era il Capitano Dan Shaffer, che era anche comandante della Task Force 65 (CTF-65) e del Destroyer Squadron 60 (DESRON60). È sotto il comando dell’Ammiraglio Stavridis.

Operando da un’imbarcazione anfibia per il trasporto, le forze coinvolte nelle operazioni notturne possono avere la sicurezza di non essere scoperte nell’usare queste armi.

Le forze che avrebbero confidato sull’uso di queste armi hanno incolpato il regime di Gheddafi, mentre la ricerca di chi ha organizzato quest’operazione ha dimostrato (in modo sbagliato) che il MAT-120 era un’arma posseduta dalla Libia.

Human Rights Investigations richiede:

1) una piena indagine sul possesso e l’uso di tutti gli armamenti a grappolo di tutte le forze coinvolte nel conflitto libico senza impunità per nessuno;

2) la sospensione del personale militare coinvolto durante le investigazioni e il procedimento per crimini di guerra;

3) una piena indagine delle autorità statunitensi;

4) che vengano svolte indagini anche dalle Nazioni Unite e da tutte le nazioni che partecipano alla coalizione dato che l’uso di queste armi nelle zone residenziali è una chiara violazione della Risoluzione 1973 delle Nazioni Unite e che“le persone che ritenute responsabili o complici degli attacchi contro la popolazione civile, anche con attacchi aerei e navali, dovranno risponderne”;

5) che tutti i membri della coalizione, inclusi gli USA, il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti dichiarino l’utilizzo delle munizioni a grappolo e devono firmare la Convenzione sulle Munizioni a Grappolo;

6) la fine della "guerra delle informazioni" e della distorsione militare nel dibattito pubblico;

7) la fine dei continui bombardamenti in Libia che sono contrari allo spirito e agli intenti della Risoluzione 1973 delle Nazioni Unite che aveva lo scopo di proteggere i civili e non quello di giustificare il bombardamento di aree residenziali, tanto meno quello di giustificare i crimini di guerra e il bombardamento con le bombe a grappolo delle città libiche.


Dalla Libia con amorefurore

di Fulvio Grimaldi - http://fulviogrimaldi.blogspot.com - 28 Maggio 2011

Torno da Tripoli, Libia, con nelle orecchie ancora lo schianto delle bombe che hanno incenerito, secondo la Nato, “otto navi da guerra di Gheddafi che sparavano sui civili di Misurata” che poi, quanto a quelle che ho visto esplodere e incenerirsi nel porto commerciale di Tripoli, erano due motoscafi della Guardia Costiera, fermi lì causa blocco navale Nato fin da quando li vedevo dal vicino albergo a metà aprile, e un cargo da trasporto pieno di rifornimenti per un popolo che si vuole gaza-izzare.

Basta vedere le file chilometriche delle auto ai distributori di benzina, nel paese più ricco di petrolio di tutta l’Africa, per capire che paralisi e agonia tipo Gaza o Iraq è nei piani di chi dall’ONU era stato autorizzato soltanto a inibire voli e uccisione di civili. Le raffinerie erano già poche e ora sono in massima parte sotto controllo dei mercenari Nato di Bengasi.

Si incomincia a non riuscire più a raggiungere la scuola, l’ospedale, il mercato, gli uffici, i parenti, il lavoro. E da fuori la grande armata Nato, che fa affogare i migranti in fuga dalla Libia perché l’aggressione gli ha fatto perdere lavoro, casa, scuola, sanità, dignità, blocca perfino la benzina per i trasporti privati (i mezzi armati corrono su nafta), come anche farmaci e soccorsi di ogni genere. Hanno imparato dall’assedio di Gerusalemme. Poi Goffredo da Buglione è entrato e ha ammazzato i morti di fame e di sete. Tutti.

E pensare che Gheddafi stava realizzando l’Ottava Meraviglia del Mondo, come la chiamavano i tecnici, pescando dal mare fossile sotterraneo di acqua dolce, con seimila chilometri di acquedotti a ragnatela su tutto il territorio, acqua d’irrigazione e potabile per sei milioni di libici e per mille anni.

Già, sei milioni da decimare alla maniera di Graziani che, a forza di veleni nelle acque e iprite in testa, fece fuori un terzo della popolazione libica.

Da decimare oggi quasi tutti, giacchè cinque milioni insistono a riconoscersi nel governo sovrano della Jamahiriya, repubblica popolare socialista delle masse, mentre solo un milione è sotto dominio dei tagliagole monarco-integralisti bengasiani che ogni due per tre, non avanzando di un metro causa deficienza di consenso popolare, invocano più bombe Nato sul proprio popolo.

E di questo milione vai a sapere quanti di cuore e cervello e non per terrore da pogrom sostengono i vendipatria assoldati dai predatori planetari. Se è vero, come nessun organo d’informazione si è peritato di riportare, ma come abbiamo visto alla tv libica (voce da sopprimere), che a Bengasi è in corso una rivolta contro i “giovani rivoluzionari” del “manifesto” e che in tanti quartieri risventolano le bandiere verdi della libertà.

Non è bastato, agli sgherri di Sarkozy e ai fantocci di Obama far fuggire 70mila persone dalla città, eliminare centinaia di famiglie che non condividevano una “rivoluzione” nel nome della Sharìa e di Bill Gates e sgozzare tutti i lavoratori neri incontrati per strada.

Viaggio verso casa e mi circondano gli spettri dei 19 morti ammazzati nel sonno la sera dopo il glorioso assalto alle barchette. “Colpito il compound di Gheddafi” con 15 incursioni in mezz’ora. Sarà.

In quel caso hanno massacrato qualcuno delle migliaia di ragazzi, donne, patrioti, che ogni notte stanno lì a cantare e a sfidare nei luoghi-simbolo del loro leader, dove ovviamente non c’è più alcun bunker (quelli stanno tutti a Washington) e che è già stato sbriciolato ripetutamente, alla faccia di quegli impertinenti scudi umani.

Ma, visto che il famoso compound, già bombardato dal pirata Reagan nel 1986, sta in mezzo alla città, magari hanno mirato proprio all’attraente agglomerato di case e di vite civili che lo circondano.

Me lo fa immaginare, e nemmeno tanto a pene di segugio, quel palazzo polverizzato tra le cui macerie e disegni di bambini per terra e sugli alberi, tra le ultime mura sbrecciate ancora perpendicolari, avevo incontrato i resistenti Ali Mohamed Mansur, Nuri Ben Otman e Leila Salah Ashur.

Il primo presidente del’Associazione di Amicizia Libia-Palestina, il secondo segretario dell’Associazione di Amicizia Italia-Libia (!), la terza presidente dell’Associazione delle Donne Libiche (“Con Gheddafi le donne di Libia sono diventate donne vere, da fantasmi che erano, sono diventate la componente di maggior peso della società”).

Già, quell’edificio, a due passi dal mio albergo, sulla passeggiata del lungoporto e in pieno nuovo quartiere residenziale, scaturito dal piano “650mila nuove case popolari” del governo Gheddafi, ora interrotto dalla missione umanitaria “protezione dei civili”, era frequentato da gente così.

Era il palazzo che ospitava alcune delle organizzazioni che da noi si chiamano della “società civile”. Ovvio obiettivo per chi punta a “strutture militari e governative”. Bersaglio da privilegiare per quel gaglioffo britannico, comandante in capo, che annuncia “e ora diamoci dentro contro le infrastrutture di Gheddafi”.

Quali infrastrutture più strategiche che dei bambini, magari orfani, magari down, magari disabili? C’erano quelli della Palestina (e si capisce l’accanimento della Nato, braccio armato anche di Sion), quelli delle amicizie con altri paesi (compresi i paesi che gli stanno infilando pugnalate nella schiena a protezione degli amici in zona che tagliano gole), quelle delle donne, quelli degli orfani, disabili e down da assistere e istruire.

Ho una ripresa che fa la panoramica dall’insegna “Istituto per l’avanzamento dei bambini con sindrome down” al fondo del corridoio nel quale si rovesciano le macerie dei tetti sfondati e dal quale si intravvede il giardino dei giochi, ora frequentato da palme spezzate e ferraglia contorta. Civili da salvare.

Sento dire: “I nostri bambini non sono più qui, si sono dispersi, chissà come faranno ora. Ma noi restiamo qui, tra mobili sfasciati e mura pericolanti, nelle polvere delle macerie. Siamo legati a questo posto, non diamo a nessuno la soddisfazione di lasciarlo, anche se ci scagliano altre bombe in testa. I bambini presto o tardi torneranno”. Così si parla dalla parte di Gheddafi.

Appunto, c’è società civile e società civile. Quella nostrana è melma collaborazionista, quella loro sono 2000 capitribù, in rappresentanza di tutte le tribù libiche, che a Tripoli hanno confermato la loro fedeltà al governo legittimo, smascherato l’ipocrisia dei salvatori di civili, denunciato gli ascari del nuovo colonialismo.

Quella loro sono le migliaia di donne riunite in assemblea per respingere ricatti e divisioni, resistere in difesa del loro paese e delle conquiste realizzate, e che poi sono marciate sul fortino della sparuta stampa internazionale presente (stanno tutti a Bengasi), l’Hotel Rixos, per esigere che la si smetta con le menzogne, le falsità, gli occultamenti.

Rintanati tra i cristalli e gli stucchi del loro dorato e ben protetto rifugio, i peripatetici dell’informazione a la carte colonialista, non hanno scritto un rigo o emesso un fiato.

In testa alla marcia delle donne libiche un’intemerata italiana, Tiziana Gamannossi, unica imprenditrice che non si è fatta coniglio, o traffichina vorace alle porte di Bengasi. Uno straccetto di bandiera italiana da non sfregiare.

Qualcuno è sfuggito all’operazione “Civili da salvare” lanciata dalla risoluzione ONU 1973. Li incontro nel modernissimo ospedale “Al Khadra”, anch’esso in pieno centro: c’è un giovane con le gambe tagliate al ginocchio, la foto di Gheddafi sopra il letto e le dita degli arti residui levati a V; una bambina, Leila, di due anni, intubata e rotta dallo stomaco alla gola, un ragazzo in coma, più bende che pelle, attaccato a una macchina che fa bip-bip lentamente. E proprio allora un altro schianto, vicino, un altro ancora, corriamo sul balcone, filmo a mezzo chilometro, tra case e alberi una gigantesca nuvola di fumo nero.

Altri missili a difesa dei civili. Accanto a me infermiere e pazienti, come sempre, inesorabilmente, sparano al cielo il grido della Libia: “Allah, Muammar, Libya u bas”. Dio, Muammar, Libia e nient’altro. Così è. Così sarà, che al “manifesto” dei “giovani rivoluzionari di Bengasi” piaccia o no.

Torno da Tripoli, dopo aver visitato alcune delle 70mila famiglie fuggite ai mercenari Nato e ora sistemate alla meglio nelle case degli operai stranieri fuggiti dopo la chiusura delle loro imprese. Ne hoincontrato uno, Nasser Ali Sajer Attagag, 29 anni, da Misurata, catturato il 18 marzo della forze lealiste del “Popolo in armi”.

Dead man walking, è un morto che cammina, ce l’ho ancora in pancia con la sua faccia spenta e i suoi racconti dell’orrore, dei soldati libici sgozzati, tagliati a fette, appesi davanti al palazzo di giustizia, chiusi nel congelatore di una macelleria, delle famiglie pro-Gheddafi pestate a morte, delle loro figlie sequestrate, consegnate ai “giovani rivoluzionari”, violentate, i seni tagliati, morte dissanguate nel corso della “festa della rivoluzione.

Ascolterete tutto, vedrete i documenti, nel prossimo documentario “Maledetta primavera – rivoluzioni, controrivoluzioni e guerre Nato nel mondo arabo”. Un omaggio particolare a Rossana Rossanda e affini.

Torno da Tripoli e, non potendo fare a meno di leggere di Fincantieri e oscenità berlusconiane, scivolo sulla pagina-vomito del “manifesto”, redatta tutta da Tommaso de Francesco, a celebrazione della cattura di Radko Mladic, con tanto di box dedicato all’escort di Clinton e parca manidiforbice di Milosevic e della Serbia, Carla del Ponte, magistrato integerrimo del Tribunale Nato dell’Aja. Mladic e ancora l’infame balla di Sebrenica, a dispetto di tutte le prove che la smentiscono, a dispetto delle migliaia di ricomparsi dei presunti 8mila trucidati.

Un soffietto di questo presunto difensore della Serbia a coloro che l’hanno sbranata, un gradino della scala al patibolo (lo faranno morire in carcere come Milosevic, incapaci di provare alcunché) per colui che, a differenza dei fascisti croati e bosniaci, cari alla marmaglia democratica sinistra-destra occidentale, non sterminava per accaparrarsi terre e beni altrui, ma difendeva l’unica vera autodeterminazione dei popoli di tutta la vicenda jugoslava.

Mancano la parole. Se non per dire che tout se tien, le brigate internazionali invocate da Rossanda a sostegno degli sgherri Nato bengasiani, gli orgasmi sulla vendetta colonialista contro i patrioti della Jugoslavia socialista e sovrana, Vendola, il Forum Palestina, l’intera cloaca finto-pacifista e finto-dirittoumanista e le grasse risate della cupola necrocrata sul capolavoro finale del nostro taffazzismo.


La guerra segreta della NATO in Libia
di Mahdi Darius Nazemroaya* - www.eurasia-rivista.org - 26 Maggio 2011

Il testo che segue esamina i piani di guerra e le operazioni di intelligence NATO-USA relativi alla Libia, prima dell’inizio della sollevazione, in Libia orientale, e dell’adozione della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Fin dall’inizio, il conflitto in Nord Africa era destinato a risolversi in una vera guerra della NATO. Il Pentagono e la NATO non solo hanno armato il Consiglio di transizione, in violazione del diritto internazionale, ma avevano anche forze sul campo fin dall’inizio.

Forze straniere erano sul terreno in Libia prima di una qualsiasi approvazione dell’ONU

Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato la risoluzione 1973 soltanto perché Mosca e Pechino si sono astenute. Questa è stata una mossa tattica destinato a limitare la guerra.

Se la risoluzione fosse stata bloccata dal veto di Russia e Cina, con ogni probabilità, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia (e i membri europeo-occidentali della NATO), avrebbero fatto ricorso ad “altri mezzi“, tra cui un’invasione vera e propria.

Con l’astensione e con le potenze della NATO che vocalmente si auto-investono della risoluzione ONU 1973 e si nascondono dietro di essa, Mosca e Pechino sono riuscite a limitare le scelte del Pentagono e della NATO.

Gli sforzi di Mosca e Pechino, tuttavia, non hanno ostacolato Washington e i suoi alleati della NATO dalla violazione del diritto internazionale o della risoluzione ONU 1973. Washington ha ammesso casualmente che la Central Intelligence Agency (CIA) è sul terreno a sostenere le forze ribelli. Secondo Washington, il coinvolgimento di agenti dei servizi segreti degli Stati Uniti in Libia, è iniziato prima che l’ambasciata USA a Tripoli fosse stata chiusa. [1]

Il 25 febbraio 2011 è la data in cui l’ambasciata USA a Tripoli è stata segnalata essere chiusa. [2] Si tratta di un’ammissione casuale che gli Stati Uniti abbiano violato il diritto internazionale, e che operano sul terreno in Libia da prima di qualsiasi approvazione dell’ONU.

Inoltre, l’Italia aveva aperto le sue basi militari all’utilizzo da parte di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia prima di qualsiasi approvazione dell’ONU, sconfessando il suo patto di non-aggressione con la Libia, il 27 febbraio 2011. [3] In altre parole, la guerra contro la Libia era già iniziata.

Funzionari anonimi degli Stati Uniti hanno anche detto alla Reuters che le operazioni di intelligence degli Stati Uniti erano in corso in Libia da prima che il presidente Obama avesse firmato un ordine segreto, nel marzo 2011, che autorizzava le azioni segrete degli Stati Uniti contro il governo libico. [4]

Gli Stati Uniti non era i soli ad operare in Libia. E’ stato riferito che anche decine di agenti inglesi e commando dell’MI6, e di unità del Special Air Services (SAS) e dello Special Boat Services (SBS), operavano all’interno di Libia. [5]

Queste forze straniere in Libia sono state inviate per preparare la guerra, selezionando gli obiettivi da bombardare. [6] Anche prima che gli attacchi fossero stati lanciati, sia la Gran Bretagna che la Francia avevano anche annunciato, nel novembre 2010, le esercitazioni che prevedevano di attaccare la Libia, sotto il nome in codice di esercitazione “Southland“. [7]

I mezzi militari francesi e inglesi mobilitati per queste esercitazioni sospese, sono stati usati per attaccare la Libia. [8] Nel novembre 2010, secondo il giornalista italiano Franco Bechis di Libero, è successo anche che Parigi, nel frattempo, ha cominciato a pianificare un cambio di regime in Libia.

Anche se i giochi di guerra del novembre 2010 e l’articolo italiano sui piani di cambiamento di regime vengono abbandonati, una guerra con la Libia era decisa fin dall’inizio della crisi. Prima che l’assalto alla Libia iniziasse, il Pentagono e i suoi alleati della NATO avevano mobilitato una quantità eccessiva di mezzi militari che andava ben oltre le esigenze di una qualsiasi operazione di evacuazione in Libia. Nelle parole del ministro britannico della difesa, Liam Fox:

Come abbiamo visto in Libia nelle ultime 96 ore [la Gran Bretagna] ha ancora la capacità militare per proteggere gli interessi britannici. In un momento in cui il settore commerciale non è stato in grado o non voleva andrsene, il Governo [britannico] ga utilizzato una serie di mezzi militari, tra cui le navi da guerra della Royal Navy, ciascuna con un distaccamento di Royal Marines, e dei C-130 Hercules per evacuare centinaia di britannici e cittadini di una dozzina di altri paesi. Infatti, la forze armate inglesi hanno aperto la strada con la HMS Cumberland, la prima unità militare di qualsiasi paese ad entrare e ad evacuare i cittadini dalla città libica di Bengasi.” [9]

Giorni dopo, il Ministero della Difesa britannico ha riconosciuto che le truppe britanniche erano in stand-by, in attesa di entrare nel territorio libico:

Il Black Watch [...] era stato posto in stato di prontezza elevata, pronto a schierarsi in Nord Africa con 24 ore di preavviso.

La unità di 600 fanti, tornata dall’Afghanistan a fine 2009, e con sede a Fort George vicino a Inverness. “Sono pronti, nel caso“, ha detto una fonte. [10] Sotto un pretesto umanitario, Londra ha anche inviato consiglieri militari al Consiglio di transizione.

La stampa britannica ha informato di ciò ai primi di marzo 2011: “si sta anche preparando ad inviare diplomatici e consulenti specializzati nella città di Bengasi della parte orientale, dove sono basate le disparate opposizione libici“. [11] Almeno uno di questi cosiddetti “consiglieri speciali” è stato successivamente fermato nei pressi di Bengasi.

In realtà, Londra ha spudoratamente mentito sull’invio di un diplomatico britannico e del suo gruppo di sicurezza a Bengasi. [12] In questo caso, le guardie di sicurezza erano una chiara copertura dei commando britannici.

Il gruppo britannico è stato arrestato dalle forze ribelli, quando il team di sicurezza aveva mentito dicendo di non essere armato. Le armi ed esplosivi nascosti sono stati trovati su di loro. [13] Perché il cosiddetto diplomatico britannico e il suo team di sicurezza non sono andati direttamente a Bengasi?

La storia britannica era molto dubbia e problematica fin dall’inizio. Ancora più significativo è stato il doppio dubbio linguaggio che la BBC utilizzava per segnalare l’incidente, ritraendolo come un semplice malinteso.

Si è scoperto che il gruppo armato, arrestato il 6 marzo 2011 vicino a Bengasi da parte delle forze ribelli, era in procinto di condurre una missione di intelligence britannico: il diplomatico era un agente segreto dell’MI6 e la squadra di sicurezza composta da sette commandos SAS britannici. [14]

All’incirca nello stesso tempo, anche tre marines olandesi sono stati catturati da parte delle forze libiche che operano all’interno di Sirte. [15] Il governo olandese ha insistito sul fatto che le truppe olandesi stavano semplicemente evacuando due lavoratori olandesi.

Il governo libico, però, non è stato informato o era consapevole dell’operazione olandese. I marines olandesi catturati sono stati successivamente consegnati dai libici ai Paesi Bassi, il 10 marzo 2011. [16] Saif Al-Islam Gheddafi ha colto l’occasione per avvertire la NATO di non intervenire in Libia: “Abbiamo detto loro [cioè agli olandesi], di non tornare ancora una volta senza il nostro permesso. Abbiamo catturato i primi soldati NATO, li stiamo rimandando a casa. Ma ci teniamo il loro elicottero.” [17]

I francesi hanno inoltre inviato aerei carichi di ciò che è stato segnalato essere aiuti medici a Bengasi. [18] A sua volta, le fonti pachistane hanno riportato, a fine febbraio, che Stati Uniti, Gran Bretagna e la Francia avevano inviato consiglieri militari a Bengasi [19].

Ciò che queste relazioni confermano è che c’era una presenza militare e di intelligence stranieri in Libia, prima che un qualsiasi mandato delle Nazioni Unite per una no-fly zone fosse concesso. A questo proposito, i governi coinvolti erano in palese violazione del diritto internazionale.

Un altro caso di doppio standard: i terroristi di ieri sono gli alleati di oggi

L’intervento straniero consisteva nell’incorporamento delle “attività di intelligence” statunitense, britanniche e saudite in Libia. Quest’ultimo consisteva in para-militari islamisti dall’Afghanistan e da altre zone di conflitto, che sono stati spediti in Libia. Tali attività di intelligence sono ciò che gli USA e i loro alleati definirebbero “elementi terroristici.”

Questa è ipocrisia assoluta. Come riconosciuto da numerose relazioni, gli Stati Uniti e i loro alleati vanno a letto con i cosiddetti loro nemici terroristi. Questo non dovrebbe essere una sorpresa. Washington e i suoi alleati hanno creato, controllato, nutrito e scatenato gruppi estremisti e criminali che combattono in Afghanistan, Bosnia-Erzegovina, Caucaso, Iraq, Siria, Iran e Libano.

Il Wall Street Journal riferisce dell’addestramento di ribelli nella città libica di Darnah (Derna/Darna) identificando il ruolo di terroristi supportati dagli USA all’interno della Libia:

Due ex mujahidin afghani e un detenuto a Guantanamo Bay hanno promosso l’intensificazione della campagna militare in questa città, con l’addestramento di nuove reclute per il fronte e per proteggere la città dagli infiltrati fedeli al colonnello Muammar Gheddafi. […] Abdel Hakim al-Hasady, un influente predicatore islamico e insegnante di scuola superiore che ha trascorso cinque anni in un campo di addestramento in Afghanistan orientale, sovrintende all’addestramento, reclutamento e dispiegamento di circa 300 combattenti ribelli provenienti da Darna.

Sulla linea del fronte vi è Salah al-Barrani, un ex combattente del Gruppo combattente islamico libico, o LIFG, che si è stato addestrato negli anni ’90 dai mujahidin libico che tornavano a casa dopo aver aiutato a cacciate i sovietici dall’Afghanistan e che si dedicavano a estromettere dal potere Gheddafi. Sufyan Ben Qumu, un veterano dell’esercito libico che ha lavorato per l’holding di Osama bin Laden in Sudan, e in un secondo momento per le attività caritatevoli legate ad al-Qaida in Afghanistan, addestra molte reclute ribelli della città. Sia Hasady che Ben Qumu sono stati presi dalle autorità pachistane dopo l’invasione USA dell’Afghanistan nel 2001, e hanno consegnato Hasady agli Stati Uniti, che è stato rilasciato alla custodia libica dopo due mesi. Ben Qumu ha trascorso sei anni a Guantanamo Bay prima che fosse consegnato alla custodia libica nel 2007”. [20]

Il Libyan Islamic Fighting Group (LIFG) è uno dei componenti delle forze del Consiglio di transizione. Secondo uno studio di West Point del Pentagono, la zona intorno a Bengasi e Darnah, nel Barqa, è il luogo noto per aver fornito il secondo gruppo di combattenti stranieri in Iraq; questi combattenti sono legati al LIFG, che attualmente è alleato degli Stati Uniti e della NATO. [21]

La NATO voleva una guerra in Nord Africa dall’inizio

Il New York Times (28 febbraio 2011) ha affermato che il governo francese si oppone alle azioni militari e che la NATO “non” dovrebbe essere usata contro i libici. [22] Questo è stato davvero un atto di politica del rischio calcolato, destinata a preparare la strada verso una più ampia guerra in Nord Africa. Steven Erlanger analizza la fasulla posizione dei francesi come segue:

[Il primo ministro] Fillon, come il signor Sarkozy, ha parlato con cautela dell’intervento militare in Libia, diplomatici occidentali hanno detto che la Francia si è opposta all’interno della NATO e delle Nazioni Unite. Il signor Fillon ha detto che la prospettiva di una zona di non volo sopra la Libia aveva bisogno di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, “oggi che è ben lungi dall’essere ottenuto”, e richiederebbe il coinvolgimento della NATO.” [23]

Tutto il preteso dibattito all’interno della NATO e la mancanza di entusiasmo per il ruolo dell’alleanza in Libia, è stata semplicemente una bravata e un atto teatrale ad uso del pubblico. A poco a poco la NATO si sarebbe presentata implicata solo attraverso un “ruolo tecnico” nella guerra. [24]

E’ a questo punto il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Roberts Gates, ha dichiarato: “Questa non è una missione della NATO. Questa è una missione in cui i mezzi della NATO possono essere utilizzati per il comando e controllo [contro la Libia].” [25] In realtà, il progetto era un piano della NATO fin dall’inizio della mobilitazione delle forze militari che circondano la Libia.

La NATO ha avuto anche il controllo dello spazio aereo libico, prima che la Libia fosse attaccata. [26] Nei franchi termini il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, l’Amministrazione Obama, il N°10 di Downing Street e l’UE hanno fuorviato l’opinione pubblica.

E’ interessante notare, inoltre, che Anders Fogh Rasmussen è stato scelto come segretario generale della NATO, come ricompensa per il suo sostegno come primo ministro danese alle guerre in Afghanistan e in Iraq.

Perché l’Operazione Odyssey Dawn è stata consegnata alla NATO?

La NATO è un organismo non democratico e non è responsabile verso alcun collegio elettorale. E’ attraverso la NATO e le organizzazioni internazionali che il voto pubblico viene bypassato. Il comando della guerra contro la Libia ha deliberatamente stato riassegnato dal Pentagono alla NATO come un mezzo ingegnoso per aggirare il controllo e la responsabilità pubblico, da parte del governo degli Stati Uniti e tutti gli altri governi coinvolti in questa guerra.

Anche i cosiddetti reticenti della NATO, la Germania e la Turchia, sono favorevoli alla guerra. Berlino ha inviato più risorse militari nell’Afghanistan presidiato dalla NATO, in modo che le forze militari degli alleati potessero essere liberate per attaccare la Libia.

Inoltre, Ankara non ha impedito alla NATO di assumere formalmente le operazioni militari contro la Libia. Mentre il sentimento del popolo turco è contro la guerra, il governo turco è bordo con l’UE e gli Stati Uniti nella guerra contro la Libia. Vale anche la pena di citare il presidente Obama per quanto riguarda la posizione della Turchia sulla Libia:

In questo sforzo, gli Stati Uniti non hanno agito da solo. Invece, siamo assieme a una coalizione forte e crescente. Questa include i nostri più stretti alleati – nazioni come Regno Unito, Francia, Canada, Danimarca, Norvegia, Italia, Spagna, Grecia e Turchia – i quali hanno combattuto al nostro fianco per decenni.” [27]

Washington sta semplicemente cercando di nascondersi dietro i suoi alleati europei occidentali. [28] Gli Stati Uniti sono i leader delle operazioni della NATO, così come stavano lavorando dietro le quinte con i loro alleati per lanciare la guerra, imponendo una no-fly zone. Gli Stati Uniti hanno solo finto di essere contrari alla no-fly zone.

Il governo degli Stati Uniti, in realtà, ha fortemente sostenuto una no-fly zone, quando fu presentata al Consiglio di sicurezza dell’ONU, e il Pentagono aveva già mobilitato le risorse militari necessarie per attaccare la Libia. [29]

Inoltre, è un ufficiale degli Stati Uniti che ricopre la carica di Comandante supremo alleato in Europa. L’Ammiraglio James G. Stravridis è il comandante supremo delle operazioni militari della NATO. L’Ammiraglio Stravridis non ha bisogno di avere l’approvazione di nessuno della NATO per molte delle decisioni operative che prende.

Come questione pubblica, questo è stato deliberatamente chiarito dal senatore Joseph Lieberman e dall’ammiraglio Stravridis all’udienza del Comitato Forze Armate del Senato degli Stati Unitiin, secondo cui le operazioni militari degli Stati Uniti in Europa e Libia sono state discusse. [30] Va anche notato, che mentre l’ammiraglio Stravridis può operare in modo indipendente dal controllo del resto dei membri della NATO, è totalmente subordinato all’amministrazione Obama e al Pentagono.

Turchia: un cavallo di Troia?

Ankara è stato dipinta come raccordata al regime libico. In realtà, Ankara sostiene il Consiglio di transizione e la guerra della Nato contro la Libia. E’ stato affermato che la Turchia ha consigliato il Colonnello Gheddafi e il suo regime, ma questo è fuorviante. Ankara ha svolto il ruolo di negoziatore e intermediario, ma non in modo imparziale.

La Turchia gestisce l’aeroporto di Bengasi da cui inglesi, francesi, la NATO, il Qatar e gli Stati Uniti, hanno dato assistenza segrete ed illegali in supporto ai combattenti del Consiglio di transizione. [31]

E’ la NATO che ha assegnato ad Ankara il ruolo di autorità aeroportuale attraverso un accordo della NATO con il Consiglio di transizione. [32] Inoltre, una delle sedi operative della NATO per la guerra contro la Libia, si trova in Turchia e le forze navali di Ankara stanno partecipando alle operazioni navali e all’embargo contro la Libia. La Turchia è anche un combattente di fatto, attraverso il suo ruolo di supporto alla guerra.

La NATO funziona su base consensuale e se paesi come la Turchia e la Germania fossero stati davvero contro la guerra, allora avrebbero potuto bloccare la NATO dal farsi coinvolgere in Libia. La NATO nel suo complesso è militarmente impegnata in Libia e, pertanto, tutti i membri della NATO devono essere, per estensione, considerati dei combattenti.

Quando al generale Carter Ham è stato chiesto dal senatore Sessions se la Turchia ha ostacolato o bloccato la campagna militare degli attacchi della NATO, come veniva affermato, ha confermato che la Turchia era favorevole alla guerra. [33]

Il Generale Ham è il comandante di US Africa Command (AFRICOM) e l’ufficiale che ha inizialmente condotto la guerra contro la Libia, fino a quando le operazioni sono state trasferite alla NATO.

Prima della campagna della NATO contro la Libia, Ankara aveva approfondito il suoi legamo con Tripoli e aveva lavorato per stabilire un accordo di libero scambio tra la Turchia e la Libia. Come i suoi legami con la Libia, il governo turco ha anche approfondito i suoi legami con Iran, Siria, Libano, Palestina (Hamas), Russia e diverse ex repubbliche sovietiche. Questo è stato presentato come parte della rinascita politica estera turca, che a volte viene etichettata come neo-ottomanismo.

Questo, tuttavia, sembra essere anche un mezzo per portare questi giocatori nell’orbita di Washington e dell’Unione europea. A tale riguardo la Turchia potrebbe essere visto come un cavallo di Troia che lavora per l’integrazione di questi giocatori nella rete imperiale dell’impero di Washington. Il ruolo della Turchia in Siria, Libano e Gaza, sembra essere parte di uno sforzo coordinato per separarli dall’Iran.

Armare i ribelli: La Coalizione in violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite e dell’ATT

Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno violato il diritto internazionale e le risoluzioni ONU 1970 e il 1973, con l’invio di armi al Consiglio di transizione. La Risoluzione ONU 1970 afferma specificamente che le armi non devono essere spedite in Libia.

Il primo ministro del Qatar, Al-Thani, ha detto anche che i ribelli saranno armati all’inizio del conflitto. [34] Il primo ministro Al-Thani non ha fatto queste affermazioni isolatamente, ha fatto queste dichiarazioni durante la conferenza di Londra sulla Libia e in collaborazione con i suoi incontri con gli USA, l’UE e la NATO.

Giorni dopo, il generale Abdel Fattah Al-Yunis (Al-Younis), e il Consiglio di transizione, hanno detto al network di proprietà saudita Al-Arabiya che avevano preso in consegna le armi che erano state spedite in Libia dall’estero. [35]

Pochi giorni dopo, l’emiro del Qatar, Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani, ha detto alla CNN che il Qatar forniva armi al Consiglio di transizione di Bengasi. [36] In seguito, Al Jazeera del Qatar ha continuato l’offensiva per proteggere l’emiro Al-Thani e legittimare le sue azioni.

Mentre intervistava il segretario generale della NATO, Al-Jazeera ha riferito apertamente che il Qatar stava armando il Consiglio di transizione. [37] Questo faceva parte del più ampio sforzo per normalizzare le violazioni della risoluzione 1970 e del diritto internazionale.

In una intervista notevolmente teso, la conduttrice Ghida Fakhry ha chiesto al Segretario Generale Rasmussen se i membri della NATO armassero i ribelli o li aiutassero con intelligence, come il Qatar stava apertamente facendo, ma Ramussen ha rifiutato di rispondere alla domanda di Fakhry. [38]

Ciò che cosa Rasmussen ha fatto è stato evitare di toccare l’argomento eludendolo egli stesso ripetendo che la NATO stava semplicemente facendo rispettare la risoluzione ONU 1973. [39] La domanda è stata posta sulla base della risoluzione ONU 1970, ma Ramussen ha mantenuto il riferimento alla risoluzione Onu 1973 e ha ripetuto che la NATO la stava eseguendo. [40] Prima che l’intervista fosse finita, a Rasmussen è stata posta la domanda non meno di quattro volte da Ghida Fakhry. [41]

La logica era che la NATO e i suoi alleati stessero cercando di giustificare l’armamento del Consiglio di transizione, dicendo che inviavano le armi in Libia per la “protezione dei civili.” Le armi, comunque, sono destinate ad essere utilizzate per combattere i militari libici e per un’offensiva verso Tripoli. In questo contesto, le azioni del Qatar non sono isolate dalla più ampia campagna bellica guidata da Washington contro la Libia.

Il Trattato sul commercio delle armi (ATT) vieta anche di armare i ribelli, perché non sono il governo legale della Libia. I governi che armano i ribelli hanno tentato di aggirare questa disposizione legale, riconoscendo il Consiglio di transizione come il governo legale della Libia. [42]

Il Governo degli Stati Uniti ridefinisce il diritto internazionale e la realtà per giustificare i suoi crimini

Il governo statunitense è il partito che ha spianato la strada all’armamento del Consiglio di transizione e ha indiscutibilmente violato la risoluzione 1970 del Consiglio di sicurezza dell’ONU e la ATT. La direttiva per armare il Consiglio di transizione con le armi è stata trasmessa da Hillary Clinton a tutti i funzionari riuniti alla Conferenza di Londra sulla Libia. [43]

Se non fosse stato del tutto un atto, questo avrebbe costituito un cambiamento radicale per un funzionario degli Stati Uniti che, in precedenza, sosteneva che un intervento statunitensi e straniero sarebbe stato controproducente. [44]

Hillary Clinton ha cercato di giustificare l’armamento dei ribelli libici attraverso una interpretazione creativa della risoluzione ONU 1973: “‘E’ nostra interpretazione che (risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite) 1973 ha modificato o sovrascritto il divieto assoluto di armare chiunque in Libia, in modo che ci possa essere un trasferimento legittimo di armi, se un paese dovesse decidere di farlo’, ha detto la Clinton.“[45]

La posizione degli Stati Uniti è diventato pubblica, allo stesso tempo della notizia che la CIA stava per armare il Consiglio di transizione. [46] Il Washington Post ha riferito che un anonimo funzionario degli Stati Uniti ha detto, il 30 marzo 2011, che “il Presidente Obama ha rilasciato una constatazione segreta che avrebbe autorizzato la CIA ad effettuare uno sforzo clandestino per fornire armi e altre forme di sostegno, ai gruppi dell’opposizione libica.”[47]

Inoltre, sarebbe diventato pubblico il fatto che Washington inviava armi in Libia attraverso i suoi clienti arabi.

Il ruolo arabo nell’armamento del Consiglio di transizione

Mentre Hillary Clinton stava dicendo alla comunità internazionale che le andava bene violare le risoluzioni dell’ONU, il Pentagono stava coordinando una violazione delle embargo sulle armi libiche, dando il via libera alla giunta militare egiziana nell’armare il Consiglio di transizione. [48] Ci sono stati anche dei rapporti che l’Egitto fornisse armi ai ribelli:

Sappiamo che il Consiglio militare egiziano ci sta aiutando, ma non possono essere così visibili“, ha detto Hani Souflakis, un uomo d’affari libico al Cairo, che ha agito come collegamento dei ribelli con il governo egiziano, da quando è cominciata la rivolta, secondo il giornale.

Le armi vengono spedite“, ha detto Souflakis. “Gli americani hanno dato il via libera agli egiziani per aiutarci. Gli americani non vogliono essere coinvolti a livello diretto, ma gli egiziani non lo farebbero se non avessero ottenuto [dagli USA] via libero“.

Un portavoce del governo ribelle di Bengasi ha detto che le spedizioni di armi aveva cominciato ad arrivare ai ribelli, ma ha rifiutato di specificare [ai giornalisti] da dove provenissero. [49]

In seguito, Mustafa Gheriani, un portavoce del Consiglio di transizione, ha dichiarato alla stampa internazionale riunita a Bengasi, che il Consiglio di transizione ha aperto centri per l’”addestramento professionale” in combattimento.

Il New York Times ha appena citato la risposta di Ghoga a una domanda che chiede se ci sono consiglieri militari e istruttori militari stranieri in queste strutture di combattimento:. Il New York Times ha riferito la risposta di Ghoga come segue “Alla domanda se egli [cioè Gheriani] intende che consiglieri o addestratori stranieri erano presenti, ha rifiutato di rispondere, ma strizzò l’occhio apertamente, due volte. ‘Abbiamo un sacco di persone che si addestrano, l’addestramento professionale vero e proprio, di cui non parliamo al mondo’, ha detto.”[50]

Va notato che tutto questo è accaduto ben prima che Francia e Gran Bretagna pubblicamente riconoscessero di aver inviato unità militari per contribuire all’addestramento del Consiglio di transizione nelle operazioni per combattere contro i militari libici.

Questo è in contrasto con quello che il governo britannico ha dichiarato pubblicamente prima, quando ha annunciato che non aveva intenzione di inviare nessun personale militare per assistere il Consiglio di transizione. [51]

In seguito, gli Stati Uniti e l’Italia, anche a livello bilaterale, hanno tenuto incontri di alto livello a Washington circa l’armamento delle le forze del Consiglio di transizione. [52]

Altri doppi standard: Chi invia mercenari in Libia?

Londra ha presentato un piano alle dittature arabe, in particolare agli Emirati Arabi Uniti e al Qatar, per inviare unità militari e addestratori militari a Bengasi e in Libia. [53] la Giordania, che è stato anch’essa coinvolta nella guerra in Libia e nell’oppressione di Bahrein, sarà con ogni probabilità coinvolta. [54]

Il piano britannico avrebbe visto Qatar e Emirati sbarcare truppe a Bengasi o, in alternativa, l’assunzione di ex membri delle forze armate britanniche come appaltatori militari privati. [55] Questi ultimi non sono solo mercenari, ma sono anche soldati inglesi che sono in congedo straordinario dal servizio militare, per combattere in veste non ufficiale.

Il Daily Telegraph ha avuto questo da dire, in merito al piano di inviare mercenari inglesi:

I capi militari occidentali stanno guardando all’esempio dell’Alleanza del Nord dell’Afghanistan, che nel 2001 avevano aiutato a cacciare i talebani, con il sostegno e la leadership militare di squadre della CIA e delle forze speciali britanniche. Un altro esempio [sono] le guerre balcaniche degli anni ’90, quando una società statunitense di mercenari ha addestrato e guidato l’esercito croato verso vittorie importanti contro le forze serbe, in un intervento tranquillamente sostenuto da Washington.

[...]

Tuttavia, si ritiene che gli ex militari britannici potrebbero essere utilizzati come addestratori e “moltiplicatori di forza”. Ex membri di Special Air Service, Special Boat Servire e altri reggimenti speciali britannici sono spesso impiegati da società private militari e dai regimi del Medio Oriente come “consulenti” per le loro forze armate. Per le operazioni in cui il governo britannico non è ufficialmente coinvolto, il personale delle forze speciali ha spesso il permesso di dimettersi temporaneamente o di mettersi in congedo, al fine di combattere per altri.

Negli anni ’70, gli ex membri del SAS hanno combattuto per il sultano dell’Oman con il tacito appoggio della Gran Bretagna. Molti dei soldati SAS sono stati autorizzati a dimettersi temporaneamente dall’esercito britannico per la campagna Oman, poi sono tornati in servizio. Ufficiali britannici stimano che ci sarebbe voluto circa un mese per addestrare i ribelli, al punto in cui si può montare una offensiva di terra coordinato contro [i militari libici].” [56]

Eppure, prima che il governo britannico presentasse anche un piano del genere ci sono state segnalazioni che Londra, insieme a Qatar, Egitto, Arabia Saudita e Stati Uniti, stava armando i combattenti del Consiglio di transizione contro i militari libici. [57] Questo dovrebbe includere l’addestramento tramite ditte o forze militari straniere.

Fase Due delle operazioni in Libia: Intervento Diretto sul terreno?

Il ruolo della NATO e della coalizione militare contro la Libia non si limita all’aria e al mare. Nel corso di una audizione presso commissione del Senato degli Stati Uniti sulle forze armate, l’ammiraglio Stravridis è stato obbligato dal senatore John McCain a riconoscere che alla fine le forze della NATO si sarebbero mosse verso Tripoli. [58]

Oana Lungescu, la portavoce della NATO, ha negato che la NATO prevede di inviare truppe sul terreno in Libia, ma questo è in aperta contraddizione con le dichiarazioni del comando operativo.

McCain ha anche ripetutamente chiesto che i vicini della Libia finanziassero la guerra della Nato contro la Libia. [59] Assieme al senatore Lieberman, McCain aveva ripetutamente sollecitato l’armamento delle forze di Bengasi dall’inizio del conflitto.

Sia McCain che Lieberman hanno iniziato a fare queste richieste e a chiedere una no-fly zone durante la visita in Israele e la consultazione dei leader israeliani. [60] Entrambi vogliono una invasione della Libia.

Una presenza militare straniera di una qualche forma è sul tavolo. Non sarà come le precedenti occupazioni militari della NATO. Mentre il presidente Obama ha dichiarato che truppe da combattimento degli Usa non atterreranno in Libia, il Comitato sulle Forze Armate degli Stati Uniti e l’ammiraglio Stravridis hanno chiarito che la NATO sta valutando l’invio di soldati in Libia, come parte di un “regime di stabilizzazione.” [61]

In altre parole, una forza internazionale verrà inviata per la cosiddetta missione di “pace” o “stabilizzazione” simile a quelle nella ex Jugoslavia e in Afghanistan. Questa è un’altra forma e un altro nome dell’occupazione. Il Pentagono e la NATO stanno cercando dei metodi per schivare d’informare le Nazioni Unite, al fine di invadere la Libia.

Sia Cairo che Tunisi sono candidati a giocare un ruolo in una invasione di terra sponsorizzata dalla NATO. Ai primi di marzo 2011, Hillary Clinton ha tenuto consultazioni in Tunisia e in Egitto con l’opposizione libica e i governi di Egitto e Tunisia. [62] In realtà stava coordinando la guerra in Libia con la Tunisia e l’Egitto.

I governi di Tunisia ed Egitto sono continuazioni dei vecchi regimi di questi paesi. Nessun autentico processo di democratizzazione ha avuto luogo. I regimi “contro-rivoluzionari” hanno aperto la Tunisia e l’Egitto all’ulteriore controllo economico degli Stati Uniti dell’UE sotto le cosiddette “riforme democratiche” e nuovi “investimenti stranieri.” [63]

Con il lancio della guerra, Tunisi avrebbe apertamente dato il suo appoggio alla guerra, mentre la giunta militare egiziana avrebbe fornito un sostegno segreto. E’ stato rivelato, di conseguenza, a Londra, che vi erano piani per inviare forze di terra britanniche al confine libico con la Tunisia. [64] Il governo britannico ha giustificato ciò con il pretesto di aiutare i rifugiati in fuga dalla Libia. [65]

La presenza di truppe straniere, in particolare sotto l’UE e la NATO, sarebbe orientato alla divisione della Libia in un protettorato o mandato fiduciario. Ciò probabilmente prenderà forma sotto due amministrazioni separate, con sede rispettivamente a Tripoli e a Bengasi.

Se l’occupazione dovesse esserci, verrebbe concordata da parte di almeno uno, o di entrambi, i governi di una Libia divisa, con capitali rispettivamente Tripoli e Bengasi.

La giustificazione della guerra si trasforma: si consolida la missione dell’inganno

Il presidente Obama e i suoi alleati, hanno inizialmente detto che la guerra non era volta a un cambio di regime, ma hanno fatto marcia indietro. Mentre Obama ancora negava che un qualsiasi cambio di regime avrebbe avuto luogo, il senatore McCain lo contraddiceva dicendo: “Cerchiamo di essere onesti con noi stessi e il popolo americano. Il nostro obiettivo in Libia è il cambiamento di regime, se l’Amministrazione [Obama] vuole chiamarlo così o no.”[66] Allo stesso modo in Canada, il primo ministro Stephen Harper e il suo ministro della difesa hanno confermato che il cambio di regime è un obiettivo. [67]

Tutti i marchi di garanzia dell’inganno sono presenti. Gli obiettivi non dichiarati in Libia sono sempre stati gli stessi, ma come in Iraq, gli obiettivi dichiarati pubblicamente sono cambiati. Obama, il presidente Sarkozy, e il primo ministro Cameron hanno ormai ammesso in una lettera congiunta, che la missione in Libia non sarà finita fino a quando Gheddafi sarà rimosso. [68]

Questo significa un cambiamento di regime. Può anche essere parte di una strategia per spingere Gheddafi ad accettare la partizione Libia, per salvare se stesso e il suo regime.

Andando avanti, il senatore John McCain e l’ammiraglio Stravridis hanno affermato che una situazione di stallo strategico tra Gheddafi e il Consiglio di transizione in Libia è inaccettabile per Washington o per gli interessi degli Stati Uniti, mentre ironicamente e senza volerlo, hanno ricordato che le no-fly zone e le sanzioni delle Nazioni Unite “non hanno avuto successo.” [69]

Se le no-fly zone e le sanzioni delle Nazioni Unite non funzionano nella protezione dei civili, perché sono imposte alla Libia, in primo luogo? Le no-fly zone e le sanzioni imposte alla Libia non sono destinate a proteggere i civili o a fermare i combattimenti, ma sono destinati ad indebolire le difese della Libia.

Le no-fly zone coprono l’intera Libia e non esclusivamente le zone controllate dal Consiglio di transizione. Se la logica della zone no-fly è quella di proteggere i civili, le no-fly zone sarebbero stato applicato alla zona intorno a Bengasi e Tripoli e non nella parte occidentale della Libia. Ciò significa che la Casa Bianca e l’Unione europea hanno utilizzato le no-fly zone come pretesto per scatenare una guerra di aggressione militare contro la Libia.

Mentre il presidente Obama ha dichiarato, in un discorso televisivo del 28 marzo 2011, che gli Stati Uniti stanno aiutando il Consiglio di transizione di Bengasi perché è nell’interesse del governo degli Stati Uniti. [70]

Il cambio di regime, piuttosto che proteggere i civili, è l’obiettivo dichiarato della guerra. Gli Stati Uniti e l’Unione europea l’hanno originariamente negato, ma con il tempo hanno dato libero sfogo parlando di cambiamento di regime e contemporaneamente smentito un cambio di regime a Tripoli.

Obama ha anche dichiarato questo obiettivo: “Qui non c’è il dubbio che la Libia – e il mondo – starebbe meglio con Gheddafi fuori dal potere. Io, insieme a molti altri leader mondiali, ho abbracciato tale obiettivo, e la perseguiamo attivamente con mezzi non militari”. [71]

Altri inganni: il mantenimento della pace dell’Unione europea e della NATO

L’Unione europea ha anche fatto i preparativi per schierare una forza militare europea in Libia chiamata EUFOR-Libia. [72] Il governo tedesco è stato il sostenitore principale, ma defilato, di ciò. [73] Questo è presentato sotto le mentite spoglie di una missione di pace in Libia. È essenzialmente la stessa cosa con i peacekeepers della NATO, ma sotto un nome diverso.

La NATO si sta muovendo nel colmare i cosiddetti vuoti “post-conflitto” nei luoghi in cui il Pentagono e le sue coorti portano la guerra. Questo è successo dall’ex Jugoslavia all’Afghanistan e al Libano. Si tratta di una nuova strategia di moderna colonizzazione.

L’uso della NATO può avvenire in modo formale o informale. In Libano, la NATO ha voluto inviare truppe, ma quando i campanelli di allarme hanno cominciato a suonare tra i popoli libanese e arabo, il nome della NATO è stato formalmente rimosso. Invece i membri della NATO hanno inviato le loro truppe in Libano, ma non sotto il nome di NATO. L’operazione è diventata informale.

Il ruolo della NATO in Libano non è stata elaborata nello spirito di pace. In realtà, il generale Alain Pellegrini, l’ex comandante militare delle United Nation Interim Force in Lebanon (UNIFIL), in un’intervista al quotidiano libanese Safir, ha confermato che il Pentagono aveva previsto di lanciare un’invasione NATO del Libano, per aiutare Israele e utilizzare la NATO per occupare il Libano, nel 2006.

Il Pentagono e la NATO prolungano la guerra per approfondire il loro controllo

Più di un mese dopo le sue affermazioni sui tentativi di Gheddafi di usare armi chimiche contro i civili, il generale Abdul Fatah Al-Yunis ha anche detto che la NATO è stata lenta ad agire a sostegno del Consiglio di transizione di Bengasi. La sua precedente dichiarazione sulle armi chimiche era finalizzata a rafforzare il supporto all’intervento militare straniero, era una bugia.

La sua ultima affermazione, tuttavia, potrebbe essere sia uno sforzo coordinato di propaganda che mira a consolidare le sempre maggiori richieste di intervento militare della NATO, o un chiaro segno che la NATO ha volutamente utilizzare le risposte adeguate per fare diventare il Consiglio di transizione più dipendente dal sostegno straniero e per prolungare gli scontri interni in Libia. [74] Può essere entrambe le cose.

Al-Jazeera ha riferito queste dichiarazioni alla sua conferenza stampa:

Purtroppo, e mi dispiace dirlo, la NATO ci ha deluso. I miei collaboratori sono stati in contatto con funzionari della NATO per orientarla verso gli obiettivi che dovrebbero proteggere i civili, ma fino ad ora, la NATO non ci ha dato quello che ci serve”, ha detto. […] I civili muoiono ogni giorno a causa della mancanza di cibo o di latte, anche i bambini stanno morendo. Anche per i bombardamenti. Se la NATO attende un’altra settimana, sarà un crimine che la NATO dovrà sopportare. Cosa sta facendo la NATO? Sta bombardando solo alcune aree definite“, aveva detto.

Quando una grande forza di carri armati e anche di artiglieria, è in rotta per Bengasi, Ajdabiya o Brega, informiamo sempre subito la NATO. Perché noi non abbiamo tali armi. La reazione della NATO è molto lenta. Con il tempo che l’informazione impiega per arrivare da un funzionario all’altro, fino a raggiungere il comandante sul campo, ci vogliono ore. [Sic].

Queste forze aspetteranno ore e ore per essere bombardate? No, andranno in città e la bruceranno. Questo è il motivo per cui voglio che la NATO stia con noi e ci sostenga, in caso contrario chiederò al Consiglio nazionale [dell'opposizione] di affrontare la questione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.”[75]

Il Generale Al-Yunis ha inoltre affermato: “Se la NATO voleva rimuovere l’assedio di Misurata, l’avrebbe fatto giorni fa [durante i suoi attacchi contro i militari libici]“. [76] A questo proposito, Al-Yunis ha ragione.

Gli Stati Uniti e la NATO stanno deliberatamente prolungando la guerra e, per il momento, stanno cercando di mantenere una situazione di stallo strategico in Libia, nel loro sforzo di controllare l’intero paese.

Questo fa parte dei loro piani per indebolire la Libia sia attraverso la partizione che attraverso una balcanizzazione morbida. sotto un nuovo sistema federale.


*Mahdi Darius Nazemroaya è specialista in Medio Oriente e Asia Centrale. É Ricercatore Associato del Centre for Research on Globalization (CRG).

NOTE

1 Ken Dilanian, “CIA officers in Libya re aiding rebels, US officials say,” Chicago Tribune, 30 Marzo 2011.

2 Howard LaFranchi, “Libya: US closes embassy in Tripoli, sanctions loom,” Christian Science Monitor, 25 Febbraio 2011; Embassy of the United States in Libya, “US Embassy Tripoli Warden Message – US Government Suspension of Operations,” 25 Febbraio 2011:

3 Nicolas Squires, “Libya: Italy repudiates friendship treaty, paving way for future military action,” The Daily Telegraph (UK), 28 Febbraio 2011.

4 Mark Hosenball, “US agents were in Libya before secret Obama order,” Reuters, 31 Marzo 2011.

5 Ibid.

6 Ibid.

7 Michel Chossudovsky, “When War Games Go Live: ‘Staging’ a ‘Humanitarian War’ against ‘SOUTHLAND,’” Global Research, 16 Aprile 2011.

8 Air Defence and Air Operation Command, Southern Mistral 11: Assets Deployed, 15 Febbraio 2011: .

9 Liam Fox, “Liam Fox: Libya crisis shows why we’re right on defence reform,” The Sunday Telegraph (UK), 26 Febbraio 2011

10 James Kirkup e Richard Spencer, “Libya: British Army ready for mission at 24 hours’ notice,” The Daily Telegraph (UK), 4 Marzo 2011.

11 Ibid.

12 Martin Chulov, Polly Curtis and Amy Fallon, “’SAS unit’ captured in Libya.” The Guardian (UK), 6 Marzo 2011.

13 Caroline Gammell, Nick Meo, and James Kirkup, “Libya: SAS mission that began and ended in error,” The Daily Telegraph (UK) 6 Marzo 2011.

14 Ibid .; Dilanian, “CIA officers,” Op.cit.; Il Chicago Tribune ha detto questo riguardo alla missioni di intelligence inglese: “gli agenti della CIA in Libia fanno parte di un contingente operativo occidentale. Il pubblico è tenuto all’oscuro delle attività fino al 6 Marzo, quando un gruppo delle special force inglese, e un membro dell’intelligence service, sono catturati dai ribelli e rilasciati.”

15 Michael Georgy and Maria Golovina, “Libya to hand over captured Dutch marines – Gaddafi son,” Reuters, ed. Philippa Fletcher, 10 Marzo 2011; Associated Press (AP), “Gaddafi’s forces capture Dutch marines on rescue mission,” 3 Marzo 2011.

16 Ibid.

17 Ibid.

18 Steven Erlanger, “French Aid Bolsters Libyan Revolt,” The New York Times, 28 Febbraio 2011.

19 Akhtar Jamal, “US, UK, French forces land in Libya,” Pakistan Observer, 28 Febbraio 2011.

20 Charles Levinson, Ex-Mujahedeen Help Lead Libyan Rebels, The Wall Street Journal (WSJ), 2 Aprile 2011.

21 Joseph Felter e Brian Fishman, Al-Qa’ida’s Foreign Fighters in Iraq: A First Look at the Sinjar Records (West Point, NY: West Point US Military Academy, 2007), pp.7-12.

22 Erlanger, “French Aid Bolsters,” Op. cit.

23 Ibid.

24 David Brunnstrom, “NATO meets to decide alliance in Libya,” Reuters, 23 marzo 2011.

25 David Brunnstrom et al., “NATO to enforce Libya embargo, stuck on no-fly,” Reuters , ed. Paul Taylor, 22 Marzo 2011.

26 Jamey Keaten e Slobodan Lekic, “World Leaders Meet in Paris for Critical Libya Talks,” Associated Press (AP) 19 Marzo 2011.

27 Barack Hussein Obama, Remarks of the President in Address to the Nation on Libya (Address, National Defense University, Washington, DC: 28 Marzo 2011).

28 Terri Judd, “French jets enforce no-fly zone as America plays done its role,” The Independent (UK), 21 Marzo 2011.

29 Omar Karmi, “US deploys naval and air forces near Libya,” The National (UAE), 1 Marzo 2011; Ian Black et al., “Libya crisis: Britain, France and US prepare for air strikes against Gaddafi,” The Guardian (UK), 17 Marzo 2011.

30 United States Senate Armed Services Committee, US European Command and US Strategic Command in review of the Defense Authorization Request for Fiscal Year 2012 and the Future Years Defense Program, 112th Congress, 2011, 1st Session, 29 Marzo 2011.

31 Today’s Zaman, “Turkey will run Benghazi airport,” 29 Marzo 2011.

32 Ibid.

33 US Senate Armed Services Committee, Testimony on US Transportation Command and US Africa Command in review of the Defense Authorization Request for Fiscal Year 2012 and the Future Years Defense Program, 112th Congress, 2011, 1st Session, 7 Aprile 2011.

34 David Stringer, “Top envoys agree Libya’s Moammar Gadhafi must step down but don’t discuss arming rebels,” Associated Press (AP), 29 Marzo 2011.

35 Rod Nordland, “Libyan Rebels Say They’re Being Sent Weapons,” The New York Times, 16 Aprile 2011.

36 Ibid.

37 Anders Fogh Rasmussen, “Battle for Libya,” intervista di Ghida Fakhry, Al Jazeera, 8 Aprile 2011.

38 Ibid.

39 Ibid.

40 Ibid.

41 Ibid.

42 Mahdi Darius Nazemroaya “’Operation Libya’ – Recognizing the Opposition Government Constitutes a Pretext for Military Intervention,” Global Research, 13 Marzo 2011.

43 Nigel Morris and Oliver Wright, “Clinton: UN resolution gives us authority to arm Libyan rebels,” The Independent (UK), 30 Marzo 2011.

44 Julian Borger and Ewen MacAskill, “No-fly zone plan goes nowhere as US, Russia and Nato urge caution,” The Guardian (UK), 1 Marzo 2011.

45 Stringer, “Top envoys agree,” Op. cit .

46 Dilanian, “CIA officers,” Op. cit .

47 Karen DeYoung and Greg Miller, “In Libya, CIA is gathering intelligence on rebels,” The Washington Post, 30 Marzo 2011.

48 Giles Elgood, “Egypt arming Libyan rebels Wall Street Journal reports,” Reuters , ed. Andrew Roche, 18 Marzo 2011.

49 Ibid.

50 Nordland, “Libyan Rebels,” Op. cit.; L’Emiro del Qatar lo conferma dicendo a Wolf Blitzer della CNN, che ci dovrebbe essere un programma per inviare armi al Consiglio di Transizione da fuori della Libia.

51 James Kirkup, “Libya: Arab states urged to train and lead rebels,” The Daily Telegraph (UK), 22 aprile 2011; A questo proposito, James Kirkup scrive: “Il governo britannico ha reso chiaro che non parteciperà pubblicamente a nessuna azione di addestramento in Libia, credendo che ogni livello di intervento di terra deve essere fatto degli stati arabi“.

52 Atul Aneja, “Opposition allies mull ‘political solution’ in Libya,” The Hindu, 8 aprile 2011; citando Bloomberg, Aneja riferisce: “Non sorprende che gli Stati Uniti e l’Italia stanno seriamente pensando di armare le forze di opposizione libica, in seguito ai colloqui a porte chiuse a Washington tra il segretario di Stato Usa Hillary Clinton e il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, ha riferito Bloomberg.”

53 Kirkup, “Libya: Arab states,” op. cit.

54 Jordan Times, “’Jordanian fighters protect aid mission’” 2 aprile 2011.

55 Kirkup, “Libya: Arab states,” Op. cit.

56 Ibid.

57 Scott Peterson, “Italy rejects Qaddafi, recognizes Libyan rebel government,” Christian Science Monitor, 4 Aprile 2011; Elgood, “Egypt arming Libyan,” Op. cit.

58 US Senate Armed Services Committee, US European Command, Op. cit.

59 US Senate Armed Services Committee, US Transportation Command, Op. cit.

60 Jackson Diehl, “McCain: US ‘making up reasons’ to avoid action on Libya,” The Washington Post, 1 marzo 2011.

61 US Senate Armed Services Committee, US European Command, op. cit.; L’ammiraglio Stravridis ha anche detto alla Commissione Forze Armate degli Stati Uniti che dovrebbe rendersi conto che la NATO ha una tradizione di stazionamento delle truppe nella ex Jugoslavia e in Afghanistan, come un precedente per la Libia.

62 Nicole Gaoutte e Viola Ginger, “Clinton will Travel to Egypt, Tunisia, Meet With Libyan Opposition Leaders,” Bloomberg, 10 marzo 2011.

63 Ibid.

64 Nigel Morris, “British troops could be deployed to Tunisia,” The Independent (UK), 28 aprile 2011.

65 Ibid.

66 US Senate Armed Services Committee, US Transportation Command, Op. cit.

67 Mark Kennedy, “Canada joins UN coalition aerial mission on Libya,” Edmonton Journal, 19 marzo 2011; Agence-France Presse (AFP), “Canada wants Kadhafi out but will keep to UN mandate,” 22 marzo 2011.

68 The Daily Mail (UK), “MPs rebel over Libya mission creep as Cameron, Obama and Sarkozy prom