mercoledì 5 ottobre 2011

Comma 29: i bastardi vanno Rettoficcati...

Una serie di articoli contro il Comma 29 inserito proditoriamente nel ddl intercettazioni in discussione in questi giorni alla Camera. Il cosiddetto Diritto di Rettifica.

C'hanno già provato in passato, invano. Ci riprovano ora, dimostrando ancora una volta di essere solo un manipolo di beceri ignoranti e bastardi.



Wikipedia: “Il servizio in Italia è a rischio”. Sito fermo contro il ddl intercettazioni
da Il Fatto Quotidiano - 4 Ottobre 2011

La pagina di apertura di Wikipedia (enciclopedia libera consultabile sul web), ora ha una nuova schemata.

Una lettera su sfondo verde accoglie gli utenti: “Cara lettrice, caro lettore, in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c’è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero”.

Il motivo dell’iniziativa si legge poche righe più in basso: il comma 29 del ddl Intercettazioni.

Secondo questa norma, si legge nel comunicato “chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto, indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive, di chiederne non solo la rimozione, ma anche la sostituzione con una sua “rettifica”, volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti”.

Il meccanismo di funzionamento del sito prevede che qualsiasi utente possa aggiungere contenuti e modificare quelli postati da altri, se li ritengono inesatti.

Per gli utenti di Wikipedia, firmatari della lettera “l’obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce un’ inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza”.

Da qui la decisione di bloccare il sito: qualunque parola digitata nel motore di ricerca rimanda esclusivamente alla lettera di protesta.


30 milioni di euro di multa per ogni blog grazie al Diritto di Rettifica
di Claudio Messora - www.byoblu.com - 4 Ottobre 2011

Oggi alla Camera si discuterà il DDL Intercettazioni. Con il Comma 29 dentro. Se non verrà stralciato, sarà un piede di porco del sistema che potrà scardinare a suo piacimento l'informazione libera e indipendente.

Non ci credete? Facciamo qualche esempio. Se il Comma 29 diventerà legge, chiunque sarà autorizzato a inviare richieste di rettifica via email da pubblicare, senza commento, entro 48 ore. Pena 12500 € di multa.

Quarantotto ore possono essere sufficienti per una redazione che lavora full time, ma possono essere un battito d'ali di farfalla per un blogger. Basta ammalarsi e non accendere il computer per due o tre giorni.

Basta avere la casella di posta elettronica piena. Basta andare in ospedale per stare vicino a tua moglie che sta partorendo. Basta avere il computer rotto. Basta avere la adsl guasta. Basta andare in vacanza. Basta il gatto che sta male, tuo nonno che ha bisogno di essere portato a fare due giorni di esami clinici, tuo figlio che inizia la scuola e devi comprargli i quaderni.

Basta la cantina da svuotare, un lavoro da fare, un viaggio da preparare... Basta essere depressi un paio di giorni e non avere voglia di far niente. Insomma, basta la vita quotidiana di un qualsiasi comune mortale, in tutta la sua ordinarietà, per essere multati con 12500 euro e chiudere baracca e burattini, pagandone le conseguenze per anni.

Ma c'è un modo anche peggiore per condannare perfino i blogger più irriducibili alla chiusura forzata. Se ti sacrifichi, garantendo la tua disponibilità 24 ore al giorno (pur senza alcuno stipendio a giustificare un simile impegno), probabilmente puoi fronteggiare una richiesta di rettifica qua e là, vero.

Ma fate attenzione: questo blog ha pubblicato fino ad oggi mille sessantanove post. Di questi, in 391 articoli si parlava di Berlusconi, 109 menzionavano la Rai, 88 il Pdl, 86 Emilio Fede, 77 Mediaset, 71 la polizia, 67 Di Pietro, 64 Fini, in 58 articoli a testa si parlava di mafia, di Chiesa e del ministro Romani, 50 post menzionavano Angelino Alfano, 49 la Lega Nord, 44 il ministro Maroni e 44 Vittorio Feltri, 41 La Russa e altri 41 la Endemol, 40 Licio Gelli, 38 Guido Bertolaso, 37 Marcello Dell'Utri e 37 il Pd, 35 Niccolò Ghedini, 34 il Papa, altrettanti Umberto Bossi e Romano Prodi, 33 Giorgio Napolitano, 30 Augusto Minzolini e altri 30 Maurizio Belpietro... e così via, solo per alcune chiavi di ricerca che mi è venuto in mente di verificare.

Il totale parziale è di 2354 (duemilatrecentocinquantaquattro!) possibili richieste di rettifica, a cui ne vanno aggiunte tantissime altre che non ho preso in considerazione. Basta mettersi d'accordo e mandarmele a mazzette di 50 al giorno, al costo di una semplice email, per paralizzare qualsiasi attività del blog e comminare sanzioni per almeno 30 milioni di euro.

E' per questo che dovete condividere, copiare e incollare questo post sulle vostre bacheche, sui vostri spazi sociali, sui vostri blog, nel corpo delle vostre email, ovunque. Perché oltre alla mia libertà di tenere un blog, ad essere in gioco c'è il vostro diritto a non essere tagliati fuori dal mondo, dove una simile sciocchezza applicata ai blog non esiste.

Dobbiamo ricordare a tutti coloro che ancora non l'hanno capito che il reato di diffamazione esiste già e si applica a chiunque, in rete come fuori dalla rete. Se proprio vogliamo aggiungere una rettifica a un articolo online, basta sedersi intorno a un tavolo e studiare la maniera migliore di usare la tecnologia.

Se volutamente ignorano questa possibilità, significa appunto che sono ignoranti. O, più probabilmente, che sono in malafede.


Qualche link da includere:
30 milioni di euro di multa per ogni blog grazie al Diritto di Rettifica (Byoblu)
Lo sapevate che potranno rettificare? (Metilparaben)
Scateno i miei avvocati contro Capriccioli (Piovono rane)
Comma ammazza-blog: un post a Rete unificata (Valigia Blu)
In principio furono i blog. Poi venne il Diritto di Rettifica (Byoblu)


Wikipedia, un capolavoro comunicativo
di Dino Amenduni - Il Fatto Quotidiano - 5 Ottobre 2011

Wikipedia Italia si ferma.Ed è una mossa straordinaria, che può risultare decisiva per il raggiungimento dell’obiettivo minimo (cancellare il comma ammazza-blog) e potrebbe anche condizionare pesantemente il cammino del Governo verso la riduzione della libertà di stampa, di pensiero e di informazione.

Una sola azione può infatti causare numerosi effetti collaterali per il legislatore.
A. La protesta è internazionale e autorevole, come Wikipedia

Il blocco riguarda solo Wikipedia in lingua italiana (la homepage inglese è consultabile liberamente, anche adesso, così come tutte le altre lingue) ma nessuno potrebbe mai sostenere che questa mobilitazione riguarda solo un territorio e che Wikipedia tutta, da Jimmy Wales agli utenti di tutto il mondo, non condivida le ragioni della protesta. Ragioni, peraltro, che riguardano diritti universali.

L’enciclopedia partecipativa, inoltre, è più che un servizio ed è molto più che un prodotto. Wikipedia non è solo il nome di un’enciclopedia, è l’enciclopedia online in sé, esattamente come la Coca-Cola riassume tutta la varianza dei prodotti a base di cola presenti sul mercato (per cui, talvolta, chiamiamo Coca-Cola persino la Pepsi).

E questo è il frutto di anni di lavoro gratuito, spontaneo ed entusiasta di decine di milioni di utenti che ha portato alla creazione di uno strumento di consultazione con quasi la stessa autorevolezza della Britannica, la migliore enciclopedia cartacea al mondo secondo uno studio di Nature che già nel 2005 confrontò la qualità dei due strumenti.

La forza comunicativa e l’autorevolezza internazionale di Wikipedia sono traslati su scala nazionale. Per intenderci, è come se Facebook o Google avessero organizzato una campagna contro una proposta di legge del Governo.

Il movimento d’opinione è però valido anche nel senso opposto. Ed è questo, secondo me, l’elemento che farà la differenza. La protesta nasce in Italia ma è all’interno di un sito a diffusione mondiale, dunque tutto il mondo conoscerà la nostra situazione, le proposte di Berlusconi e gli effetti sull’opinione pubblica italiana del disegno di legge sulle intercettazioni e sui blog.

L’opinione pubblica internazionale potrà dunque esercitare forme più o meno esplicite di pressione, in un momento storico in cui l’Italia dipende dagli umori di banche centrali, Stati europei e alleanze globali.

Se la Comunità Europea o un leader mondiale dirà la sua, l’Italia dovrà ritirare il provvedimento quasi certamente.

B. La protesta non è colorata politicamente e riguarda tutti

Wikipedia è un bene di consumo. L’enciclopedia è usata da tutti: ricchi e poveri, di destra e di sinistra, giovani e meno giovani. La neutralità dello strumento è, prima di tutto, nel tipo di utenza che lo utilizza.

A differenza di molte altre battaglie d’opinione in Italia, che il Governo ha rinchiuso sistematicamente dentro il recinto dell’ideologia (diritti delle donne, diritto all’istruzione, difesa dei beni comuni, persino la mobilitazione degli imprenditori), questa mossa è inattuabile.

Dire che Wikipedia, o chi usa Wikipedia, è di sinistra porterebbe a grasse risate da parte dell’elettorato progressista e uno sdegno rabbioso da parte degli elettori di centrodestra. Oltre a minare ulteriormente la nostra credibilità internazionale.

C. La protesta è di massa

Avete consultato la vostra homepage di Facebook nelle ultime ore? Decine di vostri amici hanno pubblicato il comunicato stampa di Wikipedia. Quando gli utenti della Rete si mobilitano all’unisono per lo stesso obiettivo si può parlare di un meccanismo di autocomunicazione di massa, come lo ha definito Manuel Castells.

Lo abbiamo già visto con il referendum: quando su Facebook si parla di un argomento, tutti insieme, si raggiunge un ‘audience’ superiore a qualsiasi programma televisivo. Quale format raggiungerebbe 15, 20 milioni di spettatori (gli iscritti a Facebook in Italia)?

Ai vantaggi della comunicazione di massa si aggiunge però un elemento spiccato di personalizzazione: ogni utente può commentare la notizia, può condividerla come crede, può coinvolgere emotivamente o razionalmente il suo ‘pubblico’, che siano i suoi amici o i suoi elettori.

Complimenti a Wikipedia e alla sua protesta macro-micro, che riguarda le abitudini di ogni individuo e allo stesso tempo riguarda il mondo intero. Ora tocca a noi: facciamo girare la notizia il più possibile, e portiamola fuori dalla Rete.