giovedì 24 dicembre 2009

Hugo Chavez tira dritto

Qualche articolo su alcuni recenti provvedimenti del presidente venezuelano Hugo Chavez che naturalmente non saranno apprezzati da chi sta cercando da tempo di estrometterlo dal potere con le buone e con le cattive.

Ieri per esempio si è scagliato contro le case automobilistiche occidentali presenti in Venezuela.
A Chrysler, Gm, Ford, Toyota, Mitsubishi, Fiat, Chavez ha fatto un ultimatum: o condividono le loro tecnologie con le aziende locali o saranno cacciate dal paese.

Aggiungendo che "Al loro posto faro' venire i russi, i bielorussi e i cinesi". E c'è da scommettere che manterrà la parola...


Caracas: nasce la banca socialista
di Alessia lai - www.rinascita.eu - 22 Dicembre 2009

Varato il Banco Bicentenario, istituto di credito nazionale formato dalla già statale Banfoandes e tre delle banche sottratte alla speculazione privata.

Nella marcia di riordino del sistema bancario venezuelano, Caracas ha inaugurato ieri la nascita del Banco Bicentenario, l’istituto di credito nato dalla fusione di Banfoandes e tre banche messe sotto amministrazione controllata lo scorso mese.

A fine novembre infatti, dopo una forte fuga di capitali, le autorità venezuelane avevano deciso di intervenire su sette istituti di credito privati tra i quali Confederado, Canarias, Banpro Vivienda e Bolívar Banco, tutti dell’imprenditore Ricardo Fernández, ora agli arresti. Canarias e BanproVivienda sono andate incontro a chiusura e liquidazione.

Confederado e Bolívar Banco, più Banca Central, hanno costituito, assieme alla già statale Banfoandes, la nuova istituzione bancaria nazionale nata con l’obiettivo di fortificare il sistema finanziario pubblico del Venezuela.

Da quando le autorità venezuelane hanno deciso di intervenire sugli istituti di credito privati rei di frodi e irregolarità nelle attività finanziarie e nell’amministrazione dei fondi, il settore finanziario è stato travolto da un vero e proprio terremoto.

In totale otto banchieri sono stati messi in carcere, mentre numerosi amministratori degli istituti posti sotto tutela statale hanno avuto l’ordine di non lasciare il Paese. Il 7 dicembre una corte ha ordinato l’arresto di 27 amministratori di banca per accuse di corruzione.

Nello stesso giorno il presidente Hugo Chávez assicurava che il futuro Banco Bicentenario sarebbe nato come un’entità molto solida volta a dare impulso allo sviluppo socio-produttivo della nazione, assieme al recentemente recuperato Banco de Venezuela. Nell’ambito delle inchieste sul settore creditizio privato, l’11 dicembre è stato poi incriminato l’ex presidente de la Comisión Nacional de Valores, Antonio Márquez.

All’esplosione del caso, il presidente Hugo Chávez – che senza mezzi termini ha minacciato di nazionalizzare gli istituti bancari che rifiutano il prestito ai poveri o che non aiutano sufficientemente lo sviluppo di Venezuela – aveva garantito ai correntisti delle banche liquidate il recupero dei loro depositi fino a 10.000 bolívares (4.651 dollari) per mezzo dei Fondo di garanzia dei depositi (Fogade), procedimento iniziato già qualche settimana fa attraverso lo statale Banco de Venezuela.

Il 16 dicembre scorso il governo venezuelano ha restituito 228 millioni di bolívares (106 milioni di dollari) a 141.981 risparmiatori delle banche incriminate e in quell’occasione il presidente Chávez ha lodato la modifica della Ley de Bancos, realizzata il giorno prima dal Parlamento, che stabilisce l’incremento della garanzia a tutela dei risparmiatori dai 10 mila bolívares inizialmente previsti a 30 mila bolívares (quasi 14 mila dollari) e l’aumento, dallo 0,5 al 1,5%, dei fondi che le banche devono cedere al Fogade.

Il neonato Banco Bicentenario, già ora il quarto istituto di credito del Paese per i suoi attivi e il quinto per l’entità dei depositi, sarà un modello di “banca socialista”. Lo si può leggere nel sito della banca, www.bicentenariobu.com, nel quale si afferma che “Bicentenario, Banco Universal riflette il nuovo modo di ‘fare banca’.

Una Banca con sentimento socialista che permetterà ai venezuelani che non hanno accesso ai servizi delle banche tradizionali di identificarsi con una istituzione con un forte senso di responsabilità e inclusione sociale”.

Il presidente della Sudeban (Superintendencia de Bancos y otras Instituciones Financieras), Édgar Hernández Behrens, ha reso noto ieri che il 70% del portafoglio creditizio del Banco Bicentenario verrà destinato al settore produttivo.

“Attualmente la banca in generale finanzia al 70% attività commerciali e di consumo (carte di credito e crediti personali); il restante de 30% è destinato a finanziare il settore produttivo. Abbiamo convenuto sulla necessità che la tendenza venga progressivamente invertita”.

Iroshima Bravo, membro de la Corporación de la Banca Pública de Venezuela, ha affermato che “la decisione di creare questa grande istituzione bancaria è determinata dalla volontà (del governo, ndr) di proteggere i risparmi dei venezuelani”.

“Con questa grande banca lo Stato avrà una partecipazione nel sistema finanziario venezuelano di approssimativamente il 25%”, ha aggiunto la deputata venezuelana mettendo in evidenza la forza e la sicurezza che questa nuova istituzione finanziaria darà ai correntisti precisando che, con 5 mila 878 impiegati, 387 filiali in tutto il Paese, 400 casse automatiche e 132 bancomat, “questo grande istituto garantisce che tutti correntisti abbiano accesso ai loro risparmi e la sicurezza che il loro capitale sia sorvegliato dalla nazione venezuelana attraverso il governo e le sue istituzioni”.


Chavez ordina: "Abbattete gli aerei spia"
di Alessandro Grandi - Peacereporter - 22 Dicembre 2009

Insolito l'argomento trattato dal presidente venezuelano Hugo Chavez durante il consueto appuntamento domenicale con Alò Presidente, la trasmissione televisiva da lui stesso condotta. Il leader bolivariano ha spiegato alla popolazione di aver dato ordine ai militari dell'esercito di abbattere qualsiasi aereo spia nemico sorpreso a invadere lo spazio aereo venezuelano.

Secondo alcuni testimoni oculari, infatti, nei giorni scorsi i cieli sopra lo stato di Zulia, regione occidentale del Paese al confine con la Colombia, sarebbero stati battuti da un drone, un velivolo senza pilota usato nella guerra in Afghanistan e per scovare talebani in Pakistan dall'esercito di Washington. Un aereo di ultima generazione dotato di una tecnologia tale da consentire anche il trasporto di bombe utilizzabili per abbattere siti strategicamente importanti.

Chavez non ha dubbi: il drone aveva lo scopo di spiare il territorio e potrebbe essere stato di proprietà colombiana o addirittura statunitense. Secca la replica di Bogotà che ironizzando ha fatto sapere che nei cieli i soldati venezuelani o i testimoni che hanno rilasciato le dichiarazioni, potrebbero aver visto solo "le slitte di Babbo Natale". Insomma, nuova benzina va a alimentare il o fuoco delle polemiche fra Chavez e Uribe.

Ma la questione spionaggio lascia aperti scenari molto strani. E' notizia di questi giorni infatti, che da palazzo Miraflores, sede della presidenza venezuelana a Caracas, sarebbero state avanzate una serie di ipotesi sulla presenza di agenti dei servizi segreti Usa nelle piccole e bellissime isole caraibiche che si trovano poco distanti dalla costa venezuelana e che sono sotto controllo olandese.

Secondo Chavez, che punta il dito anche contro l'amministrazione olandese, la presenza di agenti dell'intellegence sarebbe la conferma della volontà di attaccare il Venezuela.
Dalla Colombia, come detto, arrivano smentite. Il ministro della Difesa Padilla ha fatto sapere che gli aeri spia in dotazione all'esercito sono utilizzati unicamente nella lotta ai gruppi guerriglieri presenti nel Paese, Farc e Eln. Di sicuro la vicenda non si fermerà questo punto.

Cuba. Anche dall'Havana, capitale cubana, giungono notizie di spionaggio. Negli ultimi giorni infatti un cittadino Usa è stato fermato e arrestato dalle autorità dell'isola per essere entrato nel Paese come finto turista e aver lavorato con i dissidenti fornendo equipaggiamenti di primo ordine come telefoni satellitari e computer. L'uomo arrestato lavorerebbe infatti per Development Alternatives Inc. che lavora per "assicurare un governo giusto e democratico a Cuba".

Raul Castro durante un discorso al parlamento è stato chiaro e ha detto che gli Usa "mantengono intatti gli strumenti di politica di aggressione contro Cuba".

Non solo. Secondo Castro Washington avrebbe stanziato finanziamenti per oltre 50 milioni di dollari da destinare alla dissidenza per appoggiare un'ipotetica lotta per la democrazia.
"Ci aggrediscono e sperano che i cubani se ne stiano con le braccia incrociate - ha detto il presidente cubano - non sanno che a Cuba c'è un popolo disposto a proteggere a qualsiasi costo le conquiste della Rivoluzione".


Colombia, sale la tensione con il Venezuela. Caracas arresta tre "spie" del Das di Bogotà
da www.peacereporter.net - 10 Dicembre 2009

Negli ultimi giorni si è verificata una serie di conflitti e tensioni tra Colombia e Venezuela, i cui rapporti burrascosi si sono incrinati nel marzo 2008, dopo l'attacco colombiano in territorio ecuadoriano.

Il governo venezuelano ha catturato in questi giorni tre spie del Dipartimento amministrativo di sicurezza (Das) della Colombia, ossia il reparto di intelligence di Bogotà.

Con questa cattura è emerso che sono in atto diverse operazioni dirette a destabilizzare Cuba, Ecuador e, appunto, il paese di Hugo Chávez. Si tratta di tre operazioni distinte, la Fénix, la Salomón e la Falcón. A dirlo, i documenti in possesso dei tre esponenti del Das catturati in territorio venezuelano.

Un fatto, questo, che si ricollega ai dieci cadaveri trovati nello stato di Táchira, frontiera venezuelana con la Colombia. Dopo accurate indagini è emerso che quelli che sembravano dei semplici commercianti amanti del calcio (sono stati uccisi quando ancora indossavano la divisa di una squadra calcistica) in realtà erano paramilitari colombiani infiltrati in territorio straniero.

Una pericolosa infiltrazione paramilitare, governata dalla Colombia, è dunque in atto in Venezuela, e sembra faccia parte di un piano di destabilizzazione molto complesso. Sempre secondo fonti venezuelane, starebbero tentando di cerare un para-stato per indebolire il governo di Caracas.

Il tutto si iscrive in un periodo in cui gli Stati Uniti hanno rafforzato pesantemente la loro presenza militare in Colombia, grazie alle sette basi messe a disposizione da Bogotá, e alla totale disponibilità di movimento concessa agli uomini Usa.

I paesi della regioni sono tutti molto critici verso Alvaro Uribe, il presidente colombiano autore di quello che molti definiscono "un'annessione della Colombia agli Stati Uniti", per lo meno dal punto di vista militare.

La tensione nella regione, dunque, sale. A peggiorare le cose è quanto trapela in un documento della Forza aerea Usa, in cui è evidente che Washington non ha come obiettivo principale quello dichiarato anche davanti all'Unasur, ossia la lotta al narcotraffico, bensì il controllo dell'area e la possibilità di intervenire militarmente in ogni dove.


Cresce la tensione tra il Venezuela e l’asse Colombia-USA
da www.eurasia-rivista.org - 23 Dicembre 2009
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Le Isole delle Antille usate per spiare: Chavez

DutchNews.nl – 2009/12/18

Il leader venezuelano Hugo Chavez ha accusato l’Olanda di consentire agli Stati Uniti di utilizzare le isole delle Antille olandesi, al largo della costa caraibica del Venezuela, per preparare un possibile attacco militare contro il suo paese, secondo l’agenzia stampa AP. AP ha detto che Chavez sostiene che gli Stati Uniti hanno inviato agenti dei servizi segreti, navi da guerra e aerei spia presso le isole delle Antille di Aruba, Curacao e Bonaire. ‘Si tratta di tre isole in acque territoriali del Venezuela, ma sono ancora sotto un dominio imperialista: i Paesi Bassi’, avrebbe detto Chavez durante un discorso alla conferenza sui cambiamenti climatici in Danimarca. Ha invitato l’Unione europea a prendere una posizione. Chavez ha ripetutamente accusato gli Usa di aver cospirato con la Colombia per rovesciare il suo governo.

La Colombia costruisce una nuova base militare sulla frontiera venezuelana

Agence France-Presse – 2009/12/19

La Colombia ha annunciato che costruirà una nuova base militare vicino al confine con il Venezuela, con una mossa che probabilmente renderà ancora più tese le relazioni con il presidente venezuelano Hugo Chavez. Il ministro della Difesa, Gabriel Silva, ha detto che la base, che si trova sulla penisola di Guajira vicino alla città di Nazaret, avrà fino a 1.000 soldati. Due battaglioni aerei potrebbero essere attivata anche in altre zone di confine. “E’ un settore strategico dal punto di vista della difesa”, ha detto Silva.

L’impianto da 1,5 milioni di dollari, pagati con fondi fiscali colombiani, avrà anche una struttura di assistenza per gli indigeni Wayuu che vivono nella zona. Il comandante dell’esercito, generale Oscar Gonzalez, ha intanto annunciato che sei battaglioni aerei erano stati attivati, di cui due al confine con il Venezuela.

Le tensioni tra Venezuela e Colombia sono state inasprite dall’accordo degli Stati Uniti con Bogotà, con cui le forze Usa eseguiranno operazioni anti-droga dalle basi colombiane.

Il Venezuela ha sospeso le relazioni diplomatiche con la Colombia il 28 luglio, in risposta all’accordo USA-Colombia per la base militare. L’accordo, firmato il 30 ottobre, coinvolge sette basi colombiane e ha suscitato costernazione in tutta la regione, in particolare a Caracas.

Il Venezuela condivide una frontiera di 2.000 km con la Colombia e ha denunciato l’accordo, dicendo che rappresenta una minaccia militare per la sovranità dei paesi latino-americani. A novembre, Chavez ha invitato i suoi concittadini a “prepararsi alla guerra” e il ministro colombiano della difesa ha detto che “per la prima volta da decenni, il ministero della Difesa deve studiare il modo di prepararsi ad affrontare una minaccia straniera”.

Chavez mette in guardia contro una possibile aggressione colombiana alla frontiera

Xinhua News Agency 21 dicembre 2009

Il presidente del Venezuela Hugo Chavez ha detto che il Venezuela è in allerta per una possibile azione militare colombiana alla frontiera.”Si stanno preparando per una aggressione … Se attaccano il Venezuela, che se ne pentiranno”, ha avvertito Chavez nel suo programma radio-televisivo settimanale. “Dobbiamo stare attenti”, ha detto, aggiungendo che il Venezuela è armato.

Tuttavia, ha sottolineato che il Venezuela non vuole una guerra con la Colombia. Ha accusato il governo colombiano di fare dichiarazioni e minacce frequenti contro il suo paese, compresa l’istituzione di truppe militari alla frontiera ed eventuali tentativi di catturare guerriglieri in territorio venezuelano. Ha anche accusato gli Stati Uniti d’inviare aerei nelle Antille olandesi, a nord del Venezuela.

Chavez ha congelato i rapporti con la Colombia nel mese di luglio, dopo che la Colombia è convenuta a una cooperazione militare che permette agli Stati Uniti di usare le sue basi militari. Il Venezuela, confinante con la Colombia, è l’avversario più deciso del piano, e come ha detto Chavez, le basi sono “una minaccia” al suo paese.

Crescente aggressione Militare degli USA contro il Venezuela

Eva Golinger Postcards from the Revolution – http://www.chavezcode.com/ 20 dicembre 2009

Caracas, 20 dicembre – Il presidente venezuelano Hugo Chávez ha rivelato oggi, nel suo programma televisivo di domenica, Aló Presidente, che i aerei senza equipaggio (UAV), noto anche come droni, sono entrati illegalmente nello spazio aereo del Venezuela nei giorni scorsi. “Pochi giorni fa, uno di questi aerei militari è penetrato in Venezuela, presso Fort Mara”, una base militare del Venezuela, nello Stato di Zulia, al confine con la Colombia. Il drone è stato visto da alcuni soldati venezuelani che hanno immediatamente segnalato la violazione aerea ai loro superiori.

Il presidente Chávez ha dato l’ordine, oggi, di abbattere qualsiasi drone rilevato sul territorio venezuelano. Chavez ha anche direttamente accusato Washington per quest’ultima minaccia alla stabilità regionale, confermando che i droni erano statunitensi.

Giovedì, il presidente Chavez ha denunciato le minacce militari contro il Venezuela provenienti dalle isole olandesi di Aruba e Curazao, situate a meno di 50 miglia al largo dalla costa nord-occidentale del Venezuela. Entrambe le piccole isole ospitano basi aeree degli Stati Uniti, grazie a un contratto del 1999 tra Washington e l’Olanda, che istituisce le sedi operative avanzate (CC) degli USA nelle colonie dei Caraibi. Originariamente, il contratto stipulava la presenza militare statunitense ad Aruba e Curazao esclusivamente per missioni antidroga. Tuttavia, dal settembre 2001, Washington utilizza tutte le sue installazioni militari per combattere presunte minacce terroristiche in tutto il mondo.

Le basi militari di Aruba e Curazao sono state utilizzati dall’intelligence, per missioni di sorveglianza e ricognizione contro il Venezuela, nel corso degli ultimi anni.

Nel 2006, Washington iniziò a condurre una serie di esercitazioni militari di alto livello, con Curazao come principale zona di operazioni. Centinaia tra portaerei, navi da guerra, aerei da combattimento, elicotteri Blackhawk, sottomarini nucleari degli Stati Uniti e migliaia di truppe militari statunitensi sono stati impegnati in diverse esercitazioni e missioni militari nella regione dei Carabi, per tre anni e mezzo, provocando notevole allarme e preoccupazione nelle nazioni della regione, in particolare in Venezuela, che è stato anche oggetto di azioni ostili e della diplomazia aggressiva di Washington.

Nel 2008, il Pentagono ha riattivato la IV Flotta della Marina, incaricata di difendere gli interessi statunitensi nella regione latino-americana. La Quarta Flotta è stata disattivata nel 1950, dopo aver adempiuto alla sua missione originaria difensiva durante la seconda guerra mondiale.

La riattivazione della flotta, quasi 60 anni dopo, è stata percepita dalla maggioranza delle nazioni dell’America Latina come una diretta minaccia alla sovranità regionale e ha spinto i paesi del Sud America ad istituire un Consiglio di Difesa per far fronte alle minacce esterne.

Il Pentagono ha risposto con orgoglio, ammettendo che la riattivazione della IV Flotta è una “dimostrazione di forza e del potere degli Stati Uniti nella regione”, e una dimostrazione che gli Stati Uniti “difenderanno i loro alleati regionali”. Ciò è stato percepito come un sostegno diretto alla Colombia, e un tentativo di intimidire il Venezuela.

Il 30 ottobre, la Colombia e gli Stati Uniti hanno firmato un accordo di cooperazione militare che autorizza l’uso, da parte degli Stati Uniti, di sette basi militari in territorio colombiano e di tutti gli altri impianti, se richiesto. L’accordo è visto come la più grande espansione militare degli Stati Uniti nella storia dell’America Latina.

Anche se i due governi hanno pubblicamente giustificato l’accordo come maggiore sforzo per combattere il traffico di droga e il terrorismo, i documenti ufficiali dell’US Air Force hanno rivelato che gli Stati Uniti avrebbero condotto dalle basi colombiane, “delle operazioni militari a spettro intero” in tutto il Sud America. I documenti dell’US Air Force giustificano anche la sproporzionata espansione militare, come necessaria per combattere “la minaccia costante … dei governi anti-Usa nella regione”.

I documenti, inoltre, rivelano che la presenza degli Stati Uniti in Colombia aumenteranno il successo delle operazioni di “intelligence, sorveglianza e ricognizione”, e miglioreranno la capacità del Pentagono nel condurre una “spedizione di guerra” in America Latina.

Dal 2006, Washington ha classificato il Venezuela come paese “non pienamente collaborativo nella guerra contro il terrore”. Nel 2005, il Venezuela è stato etichettato, dal Dipartimento di Stato, come una nazione “non cooperante nelle operazioni anti-droga”. Nonostante nessuna prova concreta dimostri tali pericolose accuse, gli Stati Uniti hanno utilizzato queste classificazioni per giustificare un aumento dell’aggressività nei confronti del governo venezuelano.

Nel 2008, l’amministrazione Bush ha tentato di inserire il Venezuela nella lista degli stati sponsor del terrorismo. L’iniziativa non ebbe successo, soprattutto perché il Venezuela è ancora un importante fornitore di petrolio degli Stati Uniti. Se Washington volesse prendere in considerazione il Venezuela come stato terrorista, tutte le relazioni sarebbero interrotte, compresa la fornitura di petrolio.

Tuttavia, Washington vede tuttora il Venezuela come una grave minaccia agli interessi degli Usa nella regione. Gli Stati Uniti sono particolarmente preoccupati per l’avvio di relazioni commerciali delle nazioni latino-americane con paesi come Cina, Russia e Iran, percepite come una minaccia economica al controllo e al dominio degli Stati Uniti nella regione.

La settimana scorsa, il segretario di Stato statunitense Hillary Clinton, ha lanciato un avvertimento ai paesi dell’America Latina che hanno recentemente avviato relazioni con l’Iran, come Bolivia, Brasile, Nicaragua e Venezuela. “… Io credo che se la gente vuole flirtare con l’Iran, dovrebbe dare un’occhiata a quali conseguenze potrebbero esserci per loro, e speriamo che ci penseranno due volte …”, ha dichiarato la Clinton, nelle osservazioni in merito alla politica latino-americana del Dipartimento di Stato.

Il governo colombiano ha annunciato ieri, che una nuova base militare sarà costruita proprio vicino al confine con il Venezuela, con finanziamenti e attrezzature provenienti dagli Stati Uniti. Il ministro della Difesa della Colombia, Gabriel Silva, ha anche annunciato l’attivazione di due battaglioni aerei in altre zone di confine, vicino Venezuela.

La nuova base militare, situata nella penisola di Guajira, che confina con lo Stato venezuelano di Zulia, avrà fino a 1.000 militari e consentirò anche la presenza delle forze armate statunitensi e di appaltatori militari privati. Questo annuncio, chiaramente, aumenta le tensioni con il Venezuela.

Le dichiarazioni di oggi del Presidente Chávez, per quanto riguarda i droni militari statunitensi scoperti mentre violavano il territorio venezuelano, pochi giorni fa, hanno ulteriormente aumentare le crescenti tensioni tra Venezuela e Colombia.

Il drone MQ-1 Predator, un tipo di drone da combattimento, è stato utilizzato lo scorso anno in Afghanistan e in Pakistan per assassinare dei sospetti terroristi. I droni sono equipaggiati con missili Hellfire e sono in grado di colpire bersagli a terra in zone sensibili.

Il Venezuela è in allerta di fronte a questa minaccia pericolosa. Chávez ha reso le dichiarazioni relative alla rilevazione dei droni, durante la presentazione della nuova Forza di Polizia Nazionale, una polizia comunale recentemente creata, e diretta alle operazioni preventive di sicurezza e ai servizi di base nelle comunità.


Se il clima fosse una banca l'avrebbero già salvato
di Hugo Chavez - http://selvasorg.blogspot.com - 16 Dicembre 2009
Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di Marina Gerenzani

Il discorso del presidente venezuelano al vertice climatico di Copenhagen

Signor Presidente, signori, signore, amici e amiche, prometto che non parlerò più di quanto sia già stato fatto questo pomeriggio, ma permettetemi un commento iniziale che avrei voluto facesse parte del punto precedente discusso da Brasile, Cina, India e Bolivia. Chiedevamo la parola, ma non è stato possibile prenderla.

Ha parlato la rappresentante della Bolivia, e porgo un saluto al compagno Presidente Evo Morales qui presente, Presidente della Bolivia.

Tra varie cose ha detto, ho preso nota: il testo che è stato presentato non è democratico, non è rappresentativo di tutti i paesi. Ero appena arrivato e mentre ci sedevamo abbiamo sentito il Presidente della sessione precedente, la signora Ministra, dire che c'era un documento da queste parti, che però nessuno conosce: ho chiesto il documento, ancora non l'abbiamo. Credo che nessuno sappia di questo documento top secret.

Certo, la collega boliviana l'ha detto, non è democratico, non è rappresentativo, ma signori e signore: siamo forse in un mondo democratico? Per caso il sistema mondiale è rappresentativo? Possiamo aspettarci qualcosa di democratico e rappresentativo nel sistema mondiale attuale? Su questo pianeta stiamo vivendo una dittatura imperiale e lo denunciamo ancora da questa tribuna: abbasso la dittatura imperiale! E che su questo pianeta vivano i popoli, la democrazia e l'uguaglianza!

E quello che vediamo qui è proprio il riflesso di tutto ciò: esclusione. C'è un gruppo di paesi che si credono superiori a noi del sud, a noi del terzo mondo, a noi sottosviluppati, o come dice il nostro grande amico Eduardo Galeano: noi paesi avvolti come da un treno che ci ha avvolti nella storia [sorta di gioco di parole tra desarrollados = sviluppati e arrollados = avviluppati NdT].

Quindi non dobbiamo stupirci di quello che succede, non stupiamoci, non c'è democrazia nel mondo e qui ci troviamo di fronte all'ennesima evidenza della dittatura imperiale mondiale.

Poco fa sono saliti due giovani, per fortuna le forze dell'ordine sono state decenti, qualche spintone qua e là, e i due hanno cooperato, no? Qui fuori c'è molta gente, sapete? Certo, non ci entrano tutti in questa sala, sono troppi; ho letto sulla stampa che ci sono stati alcuni arresti, qualche protesta intensa, qui per le strade di Copenaghen, e voglio salutare tutte quelle persone qui fuori, la maggior parte delle quali sono giovani.

Non ci sono dubbi che siano giovani preoccupati, e credo abbiano una ragione più di noi per essere preoccupati del futuro del mondo; noi abbiamo - la maggior parte dei presenti - già il sole dietro le spalle, ma loro hanno il sole in fronte e sono davvero preoccupati.

Qualcuno potrebbe dire, Signor Presidente, che un fantasma infesta Copenaghen, parafrasando Karl Marx, il grande Karl Marx, un fantasma infesta le strade di Copenaghen e credo che questo fantasma vaga per questa sala in silenzio, gira in quest'aula, tra di noi, attraversa i corridoi, esce dal basso, sale, è un fantasma spaventoso che quasi nessuno vuole nominare: il capitalismo è il fantasma, quasi nessuno vuole nominarlo.

È il capitalismo, sentiamo ruggire qui fuori i popoli. Stavo leggendo qualcuna delle frasi scritte per strada, e di questi slogan (alcuni dei quali li ho sentiti anche dai due giovani che sono entrati), me ne sono scritti due. Il primo è Non cambiate il clima, cambiate il sistema.

E io lo riprendo qui per noi. Non cambiamo il clima, cambiamo il sistema! E di conseguenza cominceremo a salvare il pianeta. Il capitalismo, il modello di sviluppo distruttivo sta mettendo fine alla vita, minaccia di metter fine alla specie umana.

E il secondo slogan spinge alla riflessione. In linea con la crisi bancaria che ha colpito, e continua a colpire, il mondo, e con il modo con cui i paesi del ricco Nord sono corsi in soccorso dei bancari e delle grandi banche (degli Stati Uniti si è persa la somma, da quanto è astronomica). Ecco cosa dicono per le strade: se il clima fosse una banca, l'avrebbero già salvato.

E credo che sia la verità. Se il clima fosse una delle grandi banche, i governi ricchi l'avrebbero già salvato. Credo che Obama non sia arrivato, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace quasi nello stesso giorno in cui mandava altri 30mila soldati ad uccidere innocenti in Afghanistan, e ora viene qui a presentarsi con il Premio Nobel per la Pace, il Presidente degli Stati Uniti. Gli USA però hanno la macchinetta per fare le banconote, per fare i dollari, e hanno salvato, vabbè, credono di aver salvato, le banche e il sistema capitalista.

Bene, lasciando da parte questo commento, dicevo che alzavamo la mano per unirci a Brasile, India, Bolivia e Cina nella loro interessante posizione, che il Venezuela e i paesi dell'Alleanza Bolivariana condividono fermamente; però non ci è stata data la parola, per cui, Signor Presidente, non mi conteggi questi minuti, la prego.

Ho conosciuto, ho avuto il piacere di conoscere Hervé Kempf - è qui in giro -, di cui consiglio vivamente il libro "Perché i mega-ricchi stanno distruggendo il pianeta", in francese, ma potete trovarlo anche in spagnolo e sicuramente in inglese. Hervé Kempf: Perché i mega-ricchi stanno distruggendo il pianeta. Per questo Cristo ha detto: E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio. Questo l'ha detto Cristo nostro Signore.

....... Bene, Signor Presidente, il cambiamento climatico è senza dubbio il problema ambientale più devastante di questo secolo, inondazioni, siccità, tormente, uragani, disgeli, innalzamento del livello del mare, acidificazione degli oceani e ondate di calore, tutto questo acuisce l'impatto delle crisi globali che si abbattono su di noi. L'attività umana d'oggi supera i limiti della sostenibilità, mettendo in pericolo la vita del pianeta, ma anche in questo siamo profondamente disuguali.

Voglio ricordarlo: le 500 milioni di persone più ricche del pianeta, 500 milioni, sono il sette per cento, sette per cento, seven per cento della popolazione mondiale. Questo sette per cento è responsabile, queste cinquecento milioni di persone più ricche sono responsabili del cinquanta per cento delle emissioni inquinanti, mentre il 50 per cento più povero è responsabile solo del sette per cento delle emissioni inquinanti.

Per questo mi sembra strano mettere qui sullo stesso piano Stati Uniti e Cina. Gli Stati Uniti hanno appena 300 milioni di abitanti. La Cina ha una popolazione quasi 5 volte più grande di quella degli USA.

Gli Stati Uniti consumano più di 20 milioni di barili di petrolio al giorno, la Cina arriva appena ai 5,6 milioni di barili al giorno, non possiamo chiedere le stesse cose agli Stati Uniti e alla Cina. Ci sono questioni da discutere, almeno potessimo noi Capi di Stato e di Governo sederci a discutere davvero di questi argomenti.

Inoltre, Signor Presidente, il 60% degli ecosistemi del pianeta hanno subito danni e il 20% della crosta terrestre è degradata; siamo stati testimoni impassibili della deforestazione, della conversione di terre, della desertificazione e delle alterazioni dei sistemi d'acqua dolce, dello sovrasfruttamento del patrimonio ittico, della contaminazione e della perdita della diversità biologica. Lo sfruttamento esagerato della terra supera del 30% la sua capacità di rigenerazione.

Il pianeta sta perdendo ciò che i tecnici chiamano la capacità di autoregolarsi, il pianeta la sta perdendo, ogni giorno si buttano più rifiuti di quanti possano essere smaltiti. La sopravvivenza della nostra specie assilla la coscienza dell'umanità. Malgrado l'urgenza, sono passati due anni dalle negoziazioni volte a concludere un secondo periodo di compromessi voluto dal Protocollo di Kyoto, e ci presentiamo a quest'appuntamento senza un accordo reale e significativo.

E voglio dire che riguardo al testo creato dal nulla, come qualcuno l'ha definito (il rappresentante cinese), il Venezuela e i paesi dell'Alleanza Bolivariana per le Americhe, noi non accettiamo nessun altro testo che non derivi dai gruppi di lavoro del Protocollo di Kyoto e della Convenzione: sono i testi legittimi su cui si sta discutendo intensamente da anni.

E in queste ultime ore credo che non abbiate dormito: oltre a non aver pranzato, non avete dormito. Non mi sembra logico che ora si produca un testo dal niente, come dite voi. L'obiettivo scientificamente sostenuto di ridurre le emissioni di gas inquinanti e raggiungere un accordo chiaro di cooperazione a lungo termine, oggi a quest'ora, sembra aver fallito. Almeno per il momento. Qual è il motivo? Non abbiamo dubbi. Il motivo è l'atteggiamento irresponsabile e la mancanza di volontà politica delle nazioni più potenti del pianeta...

Il conservatorismo politico e l'egoismo dei grandi consumatori, dei paesi più ricchi testimoniano di una grande insensibilità e della mancanza di solidarietà con i più poveri, con gli affamati, con coloro più soggetti alle malattie, ai disastri naturali, Signor Presidente, è chiaramente un nuovo ed unico accordo applicabile a parti assolutamente disuguali, per la grandezza delle sue contribuzioni e capacità economiche, finanziarie e tecnologiche, ed è evidente che si basa sul rispetto assoluto dei principi contenuti nella Convenzione.

I paesi sviluppati dovrebbero stabilire dei compromessi vincolanti, chiari e concreti per la diminuzione sostanziale delle loro emissioni e assumere degli obblighi di assistenza finanziaria e tecnologica ai paesi poveri per far fronte ai pericoli distruttivi del cambiamento climatico. In questo senso, la peculiarità degli stati insulari e dei paesi meno sviluppati dovrebbe essere pienamente riconosciuta.

.... Le entrate totali delie 500 persone più ricche del mondo sono superiore alle entrate delle 416 milioni di persone più povere, le 2800 milioni di persone che vivono nella povertà, con meno di 2 dollari al giorno e che rappresentano il 40 per cento della popolazione mondiale, ricevono solo il 5 per cento delle entrate mondiale...

Ci sono 1100 milioni di persone che non hanno accesso all'acqua potabile, 2600 milioni prive di servizio di sanità, più di 800 milioni di analfabeti e 1020 milioni di persone affamate: ecco lo scenario mondiale.

E ora, la causa, qual è la causa? Parliamo della causa, non evitiamo le responsabilità, non evitiamo la profondità del problema, la causa senza dubbio, torno all'argomento di questo disastroso scenario, è il sistema metabolico distruttivo del capitale e della sua incarnazione: il capitalismo.

Ho qui una citazione di quel gran teologo della liberazione che è Leonardo Boff, come sappiamo, brasiliano, che dice: Qual è la causa? Ah, la causa è il sogno di cercare la felicità con l'accumulazione materiale e il progresso senza fine, usando, per fare ciò, la scienza e la tecnica con cui si possono sfruttare in modo illimitato le risorse della terra.

Può una terra finita sopportare un progetto infinito? La tesi del capitalismo, lo sviluppo infinito, è un modello distruttivo, accettiamolo.

..... Noi popoli del mondo chiediamo agli imperi, a quelli che pretendono di continuare a dominare il mondo e noi, chiediamo loro che finiscano le aggressioni e le guerre. Niente più basi militari imperiali, né colpi di Stato, costruiamo un ordine economico e sociale più giusto e equitativo, sradichiamo la povertà, freniamo subito gli alti livelli di emissioni, arrestiamo il deterioramento ambientale ed evitiamo la grande catastrofe del cambiamento climatico, integriamoci nel nobile obiettivo di essere tutti più liberi e solidari.

.... Questo pianeta è vissuto migliaia di milioni di anni, e questo pianeta è vissuto per migliaia di milioni di anni senza di noi, la specie umana: non ha bisogno di noi per esistere. Bene, noi senza la Terra non viviamo, e stiamo distruggendo il Pachanama*, come dice Evo e come dicono i nostri fratelli aborigeni del Sudamerica...

Nota:

*Pachanama = Madre Terra