mercoledì 15 giugno 2011

Quel letame dalla sfumatura Brunetta...

E' inutile aggiungere altro all'ennesima figura che ben si confà al personaggio in questione...


Lavoro, il ministro Brunetta ai precari: “Siete l’Italia peggiore”. E scoppia il finimondo
da Il Fatto Quotidiano - 14 Giugno 2011

“Siete l’Italia peggiore”, questa la risposta del ministro per la Funzione Pubblica Renato Brunetta alla contestazione di un gruppo di precari, che durante la terza edizione della “Giornata Nazionale dell’Innovazione” (organizzato a Roma al Macro di Piazza Giustiniani), lo hanno accolto con uno striscione provocatorio: “Si scrive innovazione, si legge precarietà”.

Protagonisti della protesta, supportata dalla rete dei Punti San Precario di Roma, lavoratrici e lavoratori – tra cui una donna al settimo mese di gravidanza – che da anni collaborano con degli enti parastatali: Italia Lavoro, Formez e Sviluppo Lazio e che questo pomeriggio sono intervenuti al convegno per denunciare “l’abuso della flessibilità e la precarietà istituzionalizzata all’interno delle agenzie tecniche che lavorano per conto della Pubblica Amministrazione”.

Il convegno è stato aperto da Umberto Vattani, presidente dell’Istituto per il Commercio Estero, condannato in primo grado a due anni e otto mesi per peculato, quando era capo della diplomazia italiana all’Ue e segretario generale della Farnesina. L’ex diplomatico era stato accusato dalla procura di Roma di avere speso “venticinquemila euro in telefonate con il cellulare di servizio”.

Dopo un’ora di dibattito (cui hanno partecipato il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli e il giornalista del Sole 24 Ore Mario Platero), ha preso la parola il ministro Brunetta. Una volta concluso il suo intervento, due donne, precarie dell’agenzia tecnica del Ministero del Lavoro, dalla platea hanno chiesto di poter fare qualche domanda.

Il politico veneziano le ha invitate a salire sul palco e a presentarsi, ma appena hanno pronunciato la parola “precari”, l’onorevole Brunetta si è spazientito e senza nemmeno ascoltare quello che le due donne avevano da dire è sceso dal palco, dicendo: “Grazie, arrivederci. Questa è la peggiore Italia!”.

Dalla sala si è levato un coro di contestazioni contro la reazione del ministro, che ha fatto capire subito di non voler minimamente interloquire con i precari, ecco che allora i manifestanti lo hanno contestato: “Questa è la vostra innovazione, ministro? Sei un buffone, un pupazzo!”.

E ancora: “Siamo noi precari che produciamo il Pil di questo Paese, andate a lavorare!”. Brunetta si è affrettato ad abbandonare il convegno, e a strappare lo striscione che i precari avevano srotolato davanti all’uscita per impedire che se ne andasse.

E mentre le due donne che erano state invitate a salire sul palco hanno continuato ad esporre al microfono le ragioni della loro protesta alla gente seduta in sala, il ministro scortato dalle guardie del corpo è stato raggiunto da un’altra precaria della Pubblica Amministrazione, che ha cercato di sottoporgli le ragioni della contestazione, ma lui non si è voluto fermare ad ascoltarla.

Una volta fuori c’è stato un breve – ma duro – botta e risposta tra Brunetta e alcuni manifestanti, che ripetevano: “Ministro, la vera innovazione sono i precari della Pubblica Amministrazione, invece di ascoltare è andato via”.

Brunetta si è prima fermato qualche secondo e poi è salito sull’auto blu, dicendo di avere un altro impegno istituzionale. E’ a questo punto che alcuni precari si sono piazzati davanti al mezzo, minacciando di farsi investire se l’auto non si fosse fermata.

Le telecamere de ilfattoquotidiano.it riprendono tutto. L’autoveicolo parte, mentre uno dei precari viene strattonato, fino alla rottura della camicia, da uno degli organizzatori dell’evento che cercava di sgombrare il passaggio per far partire la vettura di rappresentanza del ministro.

La protesta, poi, è continuata ancora all’interno della sala, dove manifestanti e organizzatori del convegno si sono scontrati verbalmente e fisicamente.



Brunetta, l’uomo della finzione tecnologica
di Marco Lillo - Il Fatto Quotidiano - 11 Giugno 2011

Non è stato un caso la presenza di Renato Brunetta ad Annozero. Proprio il ministro della Funzione pubblica, secondo quello che dicono i collaboratori di Silvio Berlusconi, potrebbe essere il cavallo sul quale punta il Cavaliere per sostituire Giulio Tremonti. Brunetta si è impegnato al massimo per non deludere il premier ma l’esito non è stato dei migliori.

Inutilmente aggressivo, Brunetta è riuscito a trattare da fannulloni persino gli impiegati amministrativi del Palazzo di giustizia di Milano, i quali lo hanno serenamente ridicolizzato ricordandogli che non hanno nemmeno uno scanner e che un’ispezione ministeriale durata sei mesi ne aveva certificato l’efficienza fuori dal comune.

Annozero è stata l’occasione per riscoprire la “Scavolini del Governo”, come si autodefiniva ai tempi delle misure anti-fannulloni il presunto ministro più amato dagli italiani. L’eclissi era cominciata nel 2009 dopo la sua seconda solenne trombatura a Venezia.

Da ministro e deputato in carica si era candidato a sindaco della sua città. Già pregustava il triplo incarico dichiarando “non mi dimetterò da nessuno dei tre” quando la cittadinanza lo ha tolto dall’impaccio.

Poi sono usciti sull’Espresso i dati della Ragioneria Generale sulle presenze dei dipendenti della pubblica amministrazione che mettevano in dubbio i suoi dati trionfali sulla caccia ai fannulloni, basati su un campione di dubbio valore statistico.

Da ultimo, sempre l’Espresso nell’ultimo numero, ha raccontato il fallimento del ministro nella sua seconda delega: l’innovazione tecnologica.

Un rapporto della Commissione Europea pone gli italiani agli ultimi posti in Europa per l’accesso digitale alla pubblica amministrazione: solo il 22,7 per cento contro il 42 per cento della media Europea, il 59,2 per cento della Francia e il 49,8 per cento della Germania. Non è la prima volta che i fatti smentiscono le parole del ministro.

Il nemico dei fannulloni non brillava per presenza a Strasburgo dove si faceva vedere poco più di una seduta su due. Talvolta il nemico degli sprechi arrivava con il volo low cost. Non per far risparmiare i contribuenti ma per lucrare (in modo lecito ma davvero poco elegante) la differenza tra il rimborso forfetario e il prezzo reale.

L’aereo Ryanair atterrava purtroppo a Baden, in Germania, ma lui pretendeva – come a Strasburgo – l’auto pagata dal contribuente ad attenderlo. Non c’è da stupirsi.

Il nemico degli sprechi si è fatto assegnare in affitto da un ente previdenziale negli anni ottanta un appartamentino delizioso a pochi metri dal parco dell’Appia Antica a Roma ed è riuscito a comprarlo con lo sconto degli inquilini Inpdai per 113 mila euro nel novembre del 2005, quando valeva poco meno del triplo.

Il professor Brunetta è riuscito a dire (senza ironia) di avere rinunciato a una carriera da Nobel per la politica. In preda a questa sorta di delirio di onnipotenza l’alfiere della trasparenza che ha imposto la pubblicazione sul web dei curriculum altrui, è riuscito a pubblicare un dato falso sul suo curriculum.

Brunetta dichiarava sul sito della sua università di essere diventato professore ordinario nel 1996, (quando si era tenuto l’ultimo concorso nazionale, considerato più prestigioso e difficile di quelli locali introdotti successivamente) mentre quell’anno era stato bocciato ed era diventato idoneo invece nella piccola università di Teramo nel 1999.

Il posto in realtà fu assegnato a un altro ma – nonostante l’elezione all’europarlamento e l’aspettativa – l’alfiere del merito riuscì a non perdere l’idoneità grazie alla chiamata dell’università di Roma Tor Vergata.

Solo nel novembre del 2008, dopo la pubblicazione del nostro articolo (con Emiliano Fittipaldi sull’Espresso) dietro precisa richiesta del preside della facoltà di Economia, Michele Bagella, il ministro si decise a cambiare il suo curriculum.

Poco dopo, nel dicembre 2009, il nemico dei baby pensionati, è andato in pensione. A 59 anni il professor Brunetta ha ottenuto un assegno di 3000 euro.


Brunetta, l’insulto come metodo
di Bruno Gomez - Il Fatto Quotidiano - 14 Giugno 2011

Renato Brunetta è un piccolo uomo. E questo fatto non ha niente a che vedere con la sua statura fisica. Invitare sul palco di un convengo una ragazza, che vuole porre con educazione una domanda, e andarsene dicendo “voi siete l’Italia peggiore” non appena lei spiega di essere una lavoratrice della “Rete Precari”, dimostra non solo che il ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione è un prepotente maleducato. Ci dice pure tutto sull’assoluta inadeguatezza rispetto al ruolo che ricopre.

In tre anni anni di governo l’unica innovazione per cui Brunetta è stato in grado di farsi notare, è stata quella dell’insulto e della parolaccia.

Ha definito “elite di merda” quella parte dell’opposizione che non gli piaceva augurandole di “andare a morire ammazzata”.

Ha chiamato “panzoni” gli agenti di polizia che lavorano negli uffici e “fannulloni” i dipendenti del suo ministero.

Ha fatto così parlare di sé giornali e televisioni. Ha suscitato dibattiti e polemiche. Ma alla resa dei conti non è stato in grado d’introdurre nessun cambiamento di rilievo in favore dei cittadini.

L’Italia, ci ha raccontato un rapporto della Commissione Europea, è ancora agli ultimi posti per l’accesso digitale agli uffici pubblici. I dati da lui strombazzati sulla straordinaria diminuzione dell’assenteismo nelle pubbliche amministrazioni, si sono dimostrati quantomeno gonfiati alla luce di quelli della Ragioneria Generale.

Brunetta come ministro è, insomma, un fallito. E da ieri, con la sua codarda e precipitosa fuga, ha pure cominciato a diventarlo come uomo.