E’ arcinoto che Berlusconi e Fini non si sono mai sopportati, servendosi esclusivamente l’uno dell’altro. Il primo per scendere in politica e posizionarsi poi nell’area che ha occupato fino ad oggi, il secondo per ottenere incarichi politici di prestigio, per sé e i suoi fedeli dell’ex MSI, altrimenti destinato all’oblio della storia politica italiana.
Il percorso obbligatoriamente comune dei due finisce nella maniera peggiore soprattutto per chi dell’immagine ha fatto la sua essenza di vita. Berlusconi infatti con questo divorzio - che sancisce la morte definitiva del Pdl, ridotto ormai all’ex Forza Italia più qualche yesman dell’ex AN - si è forse messo definitivamente con le spalle al muro da solo.
Ha fatto male i conti, convinto che i parlamentari che avrebbero seguito Fini fossero solo “quattro gatti”, e invece i numeri dicono che con 34 deputati (incluso Fini) il nuovo gruppo Futuro e Libertà (FL) sarà determinante alla Camera per tenere in vita o meno il governo.
Per quanto riguarda invece il Senato si dovrà attendere ancora qualche giorno per sapere di quanti senatori potrà disporre Fini. Ma si parla di un numero compreso tra i 10 e 14.
Quindi il governo al Senato potrebbe in teoria avere ancora una maggioranza, ma risicata come quella che aveva l’ultimo governo Prodi. E si sa come è andata a finire…
Naturalmente Berlusconi sta già attivandosi con energia per fare campagna acquisti tra le fila dell’Udc in primis, ma non solo, onde porre rimedio a una situazione quasi disperata che, come unico sbocco a lui potenzialmente favorevole, dovrebbe in seguito dirigersi a tappe forzate verso nuove elezioni.
Elezioni però che non è affatto detto rivincerà, nonostante sia praticamente l’unica cosa che sa fare, vista la sua evidente incapacità di governare – se non per fare gli interessi suoi e dei suoi accoliti – e di guidare una coalizione così eterogenea.
Non gli sarà facile spiegare ai suoi elettori perché rivotarlo, dopo essere stato alla guida di un governo con la più ampia maggioranza della storia repubblicana. E una campagna elettorale basata sullo scaricare la colpa del suo fallimento esclusivamente su Fini potrebbe non bastare a convincere i suoi elettori a votare di nuovo per il Pdl.
Idem dicasi per la Lega che attraverso l’eloquente dito medio di Bossi ha già detto chiaramente che di elezioni anticipate non se ne parla proprio.
E quindi ora che succederà?
Gli scenari possibili sono tanti ma si può prevedere che, se la campagna acquisti di Berlusconi dovesse fallire, il governo cercherà di tirare a campare ancora per qualche settimana fino a quando, al primo provvedimento importante che non andrà bene a FL, finirà sotto alla Camera e quindi Berlusconi sarà costretto a salire al Quirinale da Napolitano che lo rispedirà in Parlamento per chiedere la fiducia nei due rami.
E se questa non gli verrà rinnovata, allora è prevedibile che Berlusconi comincerà a dispiegare le sue armate mediatiche per ritornare alle urne, con il solito tam tam usato contro Scalfaro nel 1994, il solito stantio bla bla bla sul fatto che è stato eletto dal popolo, che l’unica maggioranza voluta dagli elettori è venuta a mancare e che quindi bisogna rispettare la volontà popolare e ritornare al voto. Bla bla bla…
Ma l’Italia è ancora una Repubblica parlamentare. Solo in Parlamento si trovano le maggioranze. Solo in Parlamento nascono i governi. Solo in Parlamento muoiono i governi.
Quindi Napolitano, seguendo alla lettera la Costituzione, verificherà la possibilità di trovare una nuova maggioranza in Parlamento – e lo ha già implicitamente detto ieri quando ha accennato alla “continuità istituzionale” - e se così sarà, nascerà un nuovo governo con due/tre punti di programma da portare a termine, come ad esempio una nuova legge elettorale, provvedimenti di contrasto alla crisi economica e una nuova manovra finanziaria.
E la Lega, se dovesse dare il suo appoggio al nuovo governo, potrebbe anche raggiungere l’agognato obiettivo di quel federalismo fiscale che difficilmente otterrà con l’attuale governo. In questo caso il nuovo governo durerebbe più o meno fino alla scadenza naturale della legislatura.
Dopodichè si andrebbe al voto in un quadro politico piuttosto rivoluzionato, con nuovi soggetti politici, nuove alleanze e risultati imprevedibili.
Ma qui si è già entrati nella fantapolitica…