sabato 30 ottobre 2010

Se non un TSO, almeno un bunga bunga tutto per Silvio

Torniamo ancora sulle ultime gesta del cosiddetto premier che, meritevole già da anni di un energico Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), ha dichiarato ieri: "Sono orgoglioso del mio stile di vita".

Ok, nessuna obiezione a queste sue parole.
Ma sarebbe ora che l'Italia la smettesse una volta per tutte di subire quotidiani bunga bunga e lasciasse che sia esclusivamente Silvio a provarne gli effetti...


L'ira di Bossi: pronti all'esecutivo tecnico, "Il governo non può telefonare alla polizia"
di Claudio Tito - La Repubblica - 30 Ottobre 2010

«Dobbiamo prepararci. Il governo tecnico è alle porte. E noi andremo all'opposizione. Per certi versi è pure un bene». La sua analisi è spietata. E non lascia spazio a vie di fuga. Fini valuta la rottura col Pdl, ma vuole arrivarci sulla giustizia e non sul Rubygate

Eppure il quadro dipinto ieri da Umberto Bossi ha colto di sorpresa pochi dei membri della segreteria della Lega riunita d'emergenza ieri a Via Bellerio. Il braccio di ferro ininterrotto con Gianfranco Fini, gli esodi che stanno travagliando il Pdl e ora lo shock del «Rubygate» stanno facendo crollare le azioni del quarto esecutivo Berlusconi.

Tutti fattori che l'istinto politico del Senatur ha captato con nettezza. Infatti, davanti ad un centrodestra che un "colonnello" berlusconiano definisce «sfinito e depresso», si sta facendo sempre più largo la tentazione del blitz, della spallata al governo.

Nelle ultime 48 ore, i contatti tra il segretario del Pd Bersani, il leader Udc Casini, il presidente della Camera Fini e il capogruppo democratico Franceschini si sono via via intensificati.

Soprattutto si è accelerato il pressing sul capo di Futuro e Libertà. Che mai come in questo momento ha iniziato concretamente a valutare l'idea di «rompere». Nei colloqui che Fini ha avuto con i vertici del suo movimento e con i rappresentanti dell'opposizione, ha fatto capire che stavolta «qualcosa è cambiato».

«Ma il campo su cui far cadere il governo - è il suo ragionamento - non può essere quello delle compagnie femminili del premier». Il «Rubygate», insomma, non può essere l'appiglio per disarcionare il Cavaliere. I finiani, semmai, ora alzeranno il tiro su due fronti: la giustizia (lo stesso Fini ha dato il primo segnale ieri), e su «l'abuso di potere».

Il percorso, dunque, non è più quello fissato fino alla scorsa settimana. Non si tratta di aspettare le amministrative di primavera per «cuocere» il presidente del consiglio. Perché, come Casini ha fatto notare ai suoi interlocutori prima di partire per gli Stati uniti, «Berlusconi non sarà mai più così debole».

Una debolezza non solo politica ma connessa al «malessere» dei vertici dell'Amministrazione pubblica, alla «freddezza» di ampi settori della Confindustria e alla distanza che le gerarchie ecclesiastiche hanno frapposto tra Palazzo Chigi e Oltretevere. Una considerazione che ha colpito non poco il presidente della Camera. E che sta corroborando le riflessioni di Bersani e Franceschini.

Non a caso l'opzione di presentare nei prossimi giorni una mozione di sfiducia sul caso «Ruby» per coinvolgere subito i finiani è stata accantonata. Sia il segretario Pd che il capogruppo hanno recepito il messaggio dei finiani: «non potete pretendere di farci votare la sfiducia su una cosa del genere». Ma sul resto la tensione verrà subito alzata. Nel Pdl poi è ormai scattata la sindrome del «si salvi chi può».

Molti dei «maggiorenti» del Popolo delle libertà hanno cominciato a parlare con franchezza persino con gli uomini del centrosinistra: «Così non si va avanti, non abbiamo più un leader. Forse è addirittura meglio che facciate un governo tecnico».

L'esodo verso Fli e Udc è senza sosta, in modo particolare a livello locale. E intanto il presidente del consiglio si sente sempre più «accerchiato» e sospetta l'esistenza di un piano per «screditarmi a livello internazionale».

Per non parlare della crudezza con cui ieri Bossi ha parlato di Berlusconi e della sua coalizione. Con i big lumbard è stato pesantissimo nei confronti dell'inquilino di Palazzo Chigi anche in riferimento alla vicenda «Ruby». «Ma come gli viene in mente di chiamare la Questura. Un uomo del governo non può farlo, è a dir poco inopportuno. Questa è una cosa che danneggia noi. Ci fa perdere voti, soprattutto a Milano. Come lo spieghiamo?».

E ancora: «Il redde rationem sarà a gennaio. Prepariamoci, Silvio cadrà e noi andremo all'opposizione. E ci resteremo. Qualcuno mi dice di un governo Tremonti, ma non esiste. Noi stiamo con Silvio. Tanto il governo tecnico dura comunque poco. Poi si torna al voto. E tutto sommato, prima delle urne, se stiamo un po' all'opposizione ci fa bene. Ci rigenererà».

L'obiettivo leghista è far arrivare la legislatura almeno fino a febbraio, quando scadranno i termini per i pareri da formulare ai decreti sul federalismo. Scaduti quei termini, i decreti entreranno in vigore. «A noi basta», ha ripetuto il Senatur. Che nel frattempo ha aperto di fatto la campagna elettorale. Il prossimo 20 novembre, infatti, si riunirà il «Parlamento del nord» che giaceva in sonno da anni: «Lì inizieremo a rullare i tamburi».

Una situazione senza vie di fuga di cui il Cavaliere ora inizia a preoccuparsi. «Al consiglio europeo - si è sfogato ieri con i fedelissimi - si parlava solo di quella Ruby. Avevano tutti in mano il New York Times. Ma se arriviamo a dicembre, il governo tecnico se lo scordano».

Con l'ultimo scandalo, però, si è riaperto anche il fronte della Chiesa. Gianni Letta è dovuto correre ai ripari. Ha obbligato il premier a partecipare lunedì prossimo ad un meeting sulla famiglia organizzato da Carlo Giovanardi e a prevedere una manovrina a dicembre per finanziarie le scuole cattoliche. Il tutto mentre giovedì scorso si verificava un'assoluta novità per il centrosinistra.

Quasi l'intero stato maggiore democratico (ad eccezione di Bersani) è stato ricevuto da Mons. Fisichella e da Josè Martins, ex prefetto della Congregazione per la santificazione. D'Alema, Franceschini, Finocchiaro hanno conversato per quasi un'ora con i due prelati. Segno che davvero nelle sale ovattate del Vaticano qualcosa è cambiato.


"Basta crisi, l'Italia si dà al bunga bunga". Il caso Ruby sulla stampa estera
da www.repubblica.it - 29 Ottobre 2010

Il nuovo scandalo sulle pagine dei giornali e sui siti stranieri. "Le rivelazioni della minorenne minacciano di travolgere Berlusconi"

"Come al cinema", scrive Libération. Del caso Ruby, delle rivelazioni della minorenne ai magistrati sui festini a casa di Silvio Berlusconi, bunga-bunga incluso, si occupa anche la stampa estera fra quotidiani e siti di informazione fra cui Le Monde. che parla di "un nuovo scandalo a carattere sessuale che coinvolge una minorenne".

"Silvio Berlusconi e le donne, capitolo secondo": in Francia, Rue 89 descrive il nuovo scandalo sessuale raccontato dalla ragazza, le serate a casa del premier e il rito sessuale "copiato" da Gheddafi.

Sul sito francese si ripercorrono le frequentazioni del premier a partire da Noemi Letizia, il divorzio da Veronica Lario e le accuse della moglie a Berlusconi, "uomo malato che frequenta minori". E poi Patrizia d'Addario, per arrivare alla novità del bunga bunga: "Fino a ieri era sconosciuto alla maggioranza degli italiani, oggi si scopre che nel giro ristretto del premier vuol dire sesso anale di gruppo". E il Wall Street Journal in un titolo ironizza: "Stanca della crisi sul debito l'Italia si dà al bunga bunga".

Il quotidiano Libération si chiede se "Berlusconi e la piccola ladra" si trasformerà in un nuovo scandalo sessuale. Di certo, il resoconto è tra il farsesco e il grottesco. "In Italia la politica è come il cinema", si conclude. Mentre il Courrier International titola: "La vita privata di Berlusconi di nuovo in prima pagina".

Mentre Le Monde non ha dubbi: "Nuovo scandalo per Silvio Berlusconi". Il quotidiano si limita a ricostruire la vicenda e scrive che il premier "ha riconosciuto la telefonata alla questura" per far liberare la ragazza.

Del nuovo "scandalo legato alla prostituzione che investe Berlusconi" scrive anche l'influente blog americano Huffington Post, ricostruendo la vicenda dai giornali italiani. In Gran Bretagna, il Guardian dà conto dei "legami del presidente del Consiglio con la minorenne marocchina" e delle reazioni furiose di Silvio Berlusconi alla "spazzatura mediatica".

"Soldi in cambio di sesso con una teenager", riporta il Telegraph. La ragazza racconta di essere stata alcune volte ospite nella residenza di Berlusconi quando cercava di entrare nel mondo della moda, scrive il corrispondente da Roma Nick Squires, legando Ruby al caso D'Addario e agli altri festini del premier. Sul sito del giornale britannico c'è anche una foto-gallery dedicata alle donne di Berlusconi.

Di Ruby e bunga-bunga si occupa anche l'Hindustan Times: per il quotidiano asiatico il presidente del Consiglio è minacciato da un altro scandalo sessuale. Si precisa che Berlusconi minimizza il caso, ma si ricorda il divorzio da Veronica Lario e le accuse della moglie sulle frequentazioni di minorenni. E si legge: "Berlusconi dice di non essere un santo, ma nega di aver mai pagato per prestazioni sessuali".


Berlusconi di nuovo nello scandalo
di Giorgio Vecchiato - www.famigliacristiana.it - 29 Ottobre 2010

La moglie, Veronica Lario, lo aveva già segnalato: uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile. Incredibile che un uomo di simile livello non abbia il necessario autocontrollo.

L’ultima bufera su Berlusconi e la sua corte di ragazze sta provocando ondate di reazioni, una diversa dall’altra. C’è chi, con linguaggio sprezzante, lo esorta a dimettersi.

Chi già apertamente lo insulta nelle rubriche tv, con termini da trivio. Chi vede solo l’aspetto etico e chi tenta analisi politiche a freddo, interrogandosi sule conseguenze. Chi tende a ingigantire e chi tenta di arginare: però nel secondo caso, vedi stampa di destra, con titoloni su tutta la prima pagina.

Per una vicenda che si voleva sopire, strana tecnica
. E siamo solo all’inizio. Come sa chi ha un minimo di esperienza sul gossip e le sue diramazioni, aspettiamoci il peggio.

Fra tutte queste reazioni ne manca una che faticheremmo a definire, qualcosa che sta fra la tristezza civile e la pietà umana. Non assistiamo soltanto a una tegola sulla testa del Berlusconi politico, primo ministro in carica e aspirante al Quirinale.

Né stavolta si può parlare di complotto giudiziario, o tanto meno poliziesco. Semmai, fino a ieri, prevaleva la circospezione. Il fatto è che esistono testimonianze, alcune opinabili ma altre, ahimè, documentate, che creano un duplice ordine di problemi.

Uno, ovviamente, è politico: la credibilità, meglio ancora la dignità, dell’uomo che governa il Paese; i riflessi sulla vita nazionale e sui rapporti con l’estero; l’esempio che dall’alto viene trasmesso ai normali cittadini. I quali non si sognano né trasgressioni né festini, ma da oggi dovranno abituarsi alle variazioni pecorecce sul “bunga bunga”.

L’altro problema, da valutare come se Berlusconi fosse un tizio qualunque, è la condizione che già la moglie, Veronica Lario, aveva pubblicamente segnalato. Uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile anche perchè consentito, anzi incoraggiato, dal potere e da enormi disponibilità di denaro.

Si sa che Berlusconi è un generoso, non lesina su aiuti e ricompense. Ma quale tipo di aiuti, e ricompense per che cosa? Incredibile che un uomo di simile livello e responsabilità non disponga del necessario autocrontrollo. E che il suo entourage stia a guardare.

E’ vero che in passato abbiamo avuto personaggi di primo piano che, oggi, non l’avrebbero passata liscia. Altri tempi, però. Altro comportamento di giornali e tv. Altre cautele. O forse allora si taceva o si sminuiva un po’ per prudenza, un po’ per tristezza e un po’, nessuno sghignazzi, per pietà.


L'autunno del governo
di Massimo Franco - Il Corriere della Sera - 30 Ottobre 2010

Verrebbe spontaneo usare le ultime, imbarazzanti rivelazioni sulla vita privata del premier per sancire il tramonto della sua leadership. In realtà, si tratta di vicende da maneggiare con molta cautela, sebbene non con reticenza; e da affrontare sapendo che forse sono la metafora di una crisi politica, prima che morale.

Quanto sta venendo fuori sembra non dire molto di nuovo rispetto a quello che si intuiva o si sapeva, purtroppo. A rendere tutto più grave è la saldatura con una paralisi governativa che dura ormai da mesi; e che sta facendo danni all’Italia, oscurando quel poco o tanto di buono ottenuto ad esempio nella lotta al crimine.

Il «caso Ruby» diventa dunque una sorta di certificazione sul versante privato della crisi del centrodestra. Sottolinea l’inverecondia della guerra interna che si sta combattendo da tempo nel Pdl. Aggiunge simbolismi deteriori all’immondizia vera di Napoli.

Esalta l’impotenza del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rispetto ai suoi alleati; e l’incapacità di riprendere in mano le redini di una maggioranza che avrebbe il dovere di concentrarsi soltanto sul governo.

Il conflitto, le scissioni, le rese dei conti consumano energie e disperdono il senso di responsabilità verso gli elettori, ed il senso dello Stato. Di questa deriva Berlusconi è il principale, non l’unico responsabile.

Ma colpiscono le parole dure nei confronti del premier pronunciate dal suo amico e sodale Fedele Confalonieri; e l’invito quasi brutale a cambiare registro e ad imparare dagli errori.

Significa che perfino il «primo cerchio» berlusconiano intuisce di essere ad un passo dal baratro. Nonostante il capo del governo ripeta di non voler modificare stile di vita e di lavoro, solo una metamorfosi in extremis potrebbe salvare la situazione.

Non si tratta semplicemente di aggiustare l’immagine di chi appena due anni e mezzo fa era stato portato a Palazzo Chigi da una messe di voti; né di «fare pace» con Gianfranco Fini in modo da fermare il logoramento anche istituzionale di entrambi.

L’estetica a dir poco discutibile del potere attuale è un problema. Ma lo è molto di più il contraccolpo che provoca a livello internazionale l’agonia inspiegabile di una coalizione ancora radicata nel Paese, eppure afflitta da un malessere che la sta sfibrando, senza offrire altre soluzioni.

Al punto che cresce il sospetto di un governo deciso a resistere ed a sopravvivere solo per un po’: non però per rilanciare la propria azione ma per arrivare alle urne quasi per forza di inerzia, bruciando alternative che comunque appaiono studiate a tavolino e difficili da spiegare all’opinione pubblica. L’immobilismo governativo, tuttavia, può produrre effetti perversi.

Sottolineato ed aggravato da scandali come quello che sta emergendo dalla sfera privata di Berlusconi, rischia di inquinare e consumare anche quei margini di manovra che il Paese si aspetta vengano sfruttati al meglio, senza esporlo alle mire della speculazione finanziaria; e senza rassegnarsi ad elezioni dalla genesi confusa, e dagli esiti potenzialmente traumatici.


Bungagiorno
di Massimo Gramellini - La Stampa - 29 Ottobre 2010

Gli americani sono dei quaccheri. Lì un presidente può fare bunga bunga con Marilyn Monroe o una stagista della Casa Bianca, ma se telefonasse all’Fbi per far rilasciare una minorenne arrestata per furto, oltretutto spacciandola per nipotina di Mubarak, sarebbe costretto a dimettersi alla velocità della luce.

E se dicesse di averlo fatto perché è un uomo di buon cuore? Peggiorerebbe soltanto la situazione. L’abuso di potere, la sacralità della carica, bla-bla.

Che perbenismo triste, che formalismo ipocrita. E la Francia giacobina? Neanche a parlarne.
Lì un presidente può tenere nascosta una figlia tutta la vita come Mitterrand o sposare una modella col birignao più appuntito delle caviglie, ma se telefonasse alla Gendarmerie per far rilasciare una minorenne arrestata per furto, oltretutto spacciandola per nipotina di Mubarak, sarebbe costretto a ritirarsi a vita privata.

I francesi non hanno una storia alle spalle che consenta loro di apprezzare certi slanci liberali. Sapranno cucinare le omelette, ma la democrazia non gli è mai riuscita bene.

I tedeschi, poi: luterani, gente fanatica. Lì un cancelliere non telefonerebbe al Polizeipräsidium neanche per far rilasciare la propria, di nipotina, altro che quella di Mubarak.

Ecco, forse solo in Egitto, dove la democrazia affonda nei millenni (i famosi Faraoni della Libertà), il presidente telefonerebbe alla polizia per far rilasciare una minorenne arrestata per furto. Ma non la spaccerebbe per nipotina di Mubarak, essendo lui Mubarak. Semmai per nipotina di Berlusconi: esisterà, al riguardo, un accordo bilaterale?


Lodo Al Bunga
di Marco Travaglio - www.ilfattoquotidiano.it - 29 Ottobre 2010

E’ venuto il momento di fondare un comitato di solidarietà per Angelino Al Fano e Niccolò Ghedini. Due giorni fa, già molto provati dalle ottanta versioni del processo breve e dalle novantacinque della legge bavaglio (peraltro finite nel cesso), erano usciti esausti ma felici dalle segrete di Palazzo Grazioli, dopo mesi di duro lavoro, con l’ultima formula magica del cosiddetto Lodo: un algoritmo complicatissimo che non si capiva bene se fosse reiterabile ma non retroattivo, o retroattivo ma non reiterabile, o reiattivo e retroterabile, tenendo presenti la variante Mills, l’equazione Mediaset, la prescrizione Mediatrade, la radice quadra di Fini costruita sull’ipotenusa di Napolitano che produce una spinta dal basso verso Casini diviso Cuffaro moltiplicato Bersani fratto Di Pietro meno Bossi. I due poveracci stavano per esultare con il classico “eureka!”, ma l’urlo liberatorio gli s’è strozzato in gola.

Mentre quelli lavoravano, l’Utilizzatore Finale ci era ricascato con una minorenne, riuscendo a infilarsi in una storia di prostituzione e abusi di potere (vedi telefonata alla questura per far rilasciare la ragazza fermata per furto senza documenti).

Tutto da rifare. Ogni volta che gli fabbricano uno scudo su misura e glielo provano addosso, quello si sposta di lato e ne combina un’altra delle sue.

Provate voi a scudare un nano in movimento. Aveva ragione B.: non è lui a volere lo scudo, sono Alfano e Ghedini che, non potendone più, sono disposti a tutto pur di tornare a uno straccio di vita normale.

Che so, rivedere ogni tanto la luce del sole, riabbracciare i familiari un paio di volte l’anno e soprattutto evitare che mogli e figli li guardino con due occhi così: “Caro, ma davvero hai detto che la storia di Ruby è assolutamente infondata, quando l’ha confermata persino Fede? Sicuro di star bene?”.

Ora Angelino Jolie e Niccolò Pitagorico sono ripiombati in laboratorio per apportare alcuni emendamenti al Lodo Al Nano: la maggiore età è abbassata retroattivamente a 12 anni; proibito ex post trattenere in questura le ladre carine nel raggio di 100 km da Arcore; depenalizzato lo sfruttamento della prostituzione quando appaia chiaro, come nel caso B., che non è lui a sfruttare la prostituzione: è la prostituzione a sfruttare lui. L’importante è che lui si cucia la bocca, altrimenti poi persino Minzolini capisce che non è perseguitato.

Ieri invece lo sventurato ha spiegato la telefonata in questura con un meraviglioso “lo sanno tutti che sono una persona di cuore e mi muovo sempre per aiutare chi ne ha bisogno”. Ecco, è fatto così: come possono testimoniare migliaia di ladri, non appena ne finisce uno in questura, B. chiama da Palazzo Chigi per farlo rilasciare.

Soprattutto se è di origini marocchine e balla sul cubo. E’ un uomo di cuore e farebbe di tutto pur di agevolare l’integrazione degli immigrati: li inviterebbe persino in una sua villa per un Bunga Bunga, li coprirebbe d’oro e li spaccerebbe per nipoti di Mubarak perchè nessuno li infastidisca più.

Massima solidarietà anche agli agenti delle scorte di Fede e B.: forse, quando entrarono in polizia o nei carabinieri, non immaginavano che sarebbero finiti a reggere il moccolo a un anziano latrin lover.

Massima solidarietà soprattutto al ministro degli Esteri Frattini Dry, impegnatissimo in queste ore a rassicurare le ambasciate egiziana e libica sul fatto che quella storia della nipote di Mubarak era solo una battuta, così come quella sui bunga bunga di gruppo attribuiti all’amico Gheddafi.

Ieri, per alcune ore, si è temuta la terza guerra mondiale: non bastando gli elogi del Foglio ai vignettisti anti-Islam e le magliette di Calderoli con insulti a Maometto, si rischiavano nuovi assalti ai consolati italiani in tutto il Nordafrica, con rappresaglie Nato ed escalation militari in tutto il Mediterraneo.

Solidarietà anche a Bruno Vespa che, sempre sulla notizia, sta precipitosamente allestendo il plastico della piscina coperta di Arcore con dentro le donnine nude, per una puntata speciale di “Porta a Bunga”.