giovedì 4 novembre 2010

Nella merda

Il titolo del post rispecchia perfettamente lo stato in cui versa attualmente il malato mentale che occupa le stanze di Palazzo Chigi credendo di essere presidente del Consiglio.

Ma rende bene l'idea anche delle condizioni di un Paese allo sbando e senza futuro.


Controlli e scorte sotto osservazione
di Fiorenza Sarzanini - Il Corriere della Sera - 4 Novembre 2010

L'obiettivo della convocazione: rivedere i criteri di accesso alle residenze

Controllo degli accessi nelle residenze presidenziali, avvicendamento degli uomini che si occupano della tutela del premier, rapporti internazionali: si muove su tre direzioni l'iniziativa del Copasir per ottenere l'audizione del capo del governo.

Tra i membri del Comitato si dà per scontato che Silvio Berlusconi deciderà di non rispondere alla convocazione. Tuttavia sono questi i temi che attengono alla sua sicurezza, ma soprattutto a quella del Paese, sui quali si è aperto il dibattito politico.

E dunque la scelta di rinnovare la richiesta di ascoltarlo, comunicata dal presidente Massimo D'Alema e alla fine accettata anche dei membri del Pdl, è la mossa che serve ad aprire l'istruttoria su tali aspetti. E così a fornire anche una «copertura» ai servizi segreti per ribadire che la credibilità dell'intelligence non può essere messa in discussione. In particolare a livello internazionale.

L'eco del «caso Ruby» rimbalza sui media di tutto il mondo, con un'attenzione specifica in Egitto. Tanto che non viene smentita una nota ufficiale giunta dal Cairo proprio per manifestare «disappunto» riguardo alla scelta di spacciare la giovane marocchina come nipote del presidente Hosni Mubarak pur di farla uscire dalla questura di Milano dove era stata portata con l'accusa del furto di 3.000 euro.

E allora è di questo che si dovrà parlare, partendo dai criteri di accesso a Palazzo Grazioli, a Villa Certosa e nella dimora di Arcore e tenendo conto che le prime due sono «sedi alternative di governo in situazioni di emergenza», dunque come tali devono essere tutelate.

Il problema si era già posto nella primavera del 2009 quando si scoprì che il fotografo Antonello Zappadu era riuscito a immortalare decine di ragazze ospiti nella residenza in Sardegna e quelle immagini fecero il giro del mondo, pure per la presenza del premier ceco Mirek Topolanek ritratto nudo a bordo piscina.

Emerse con maggiore forza quando si seppe che Patrizia D'Addario era riuscita a registrare quanto era avvenuto durante la sua permanenza a Palazzo Grazioli, compresa la notte trascorsa con Berlusconi, mentre altre due ragazze chiuse nel bagno scattavano foto con un telefonino.

Fu infatti accertato che nessuna misura era stata predisposta per i controlli agli ingressi. E adesso, nonostante le raccomandazioni dei direttori dei Servizi, nulla è cambiato. Anzi. Tra le giovani che frequentano le feste del premier ci sarebbero numerose ragazze straniere, alcune anche senza permesso di soggiorno, che varcano i cancelli accompagnate da alcuni amici del premier o addirittura su pulmini, ma senza che nessuno verifichi che cosa hanno addosso o nella borsetta.

A giugno uno degli addetti alla sicurezza del premier, certamente tra i più esperti, ha chiesto e ottenuto di essere destinato ad altro incarico. Proveniva dal Comsubin, il Comando subacquei e incursori della Marina Militare, ma era stato con lui dai tempi della Standa.

La sua istanza è arrivata pochi giorni dopo le due telefonate del caposcorta alla questura di Milano per chiedere il rilascio di Ruby. Nessuno ipotizza che ci sia un nesso diretto tra le due vicende, però si vogliono verificare i motivi che hanno convinto lo 007 ad abbandonare un incarico così prestigioso.

Ma anche stabilire come mai il caposcorta abbia accettato di chiamare la questura e mentire sulla reale identità della ragazza marocchina.

E lo abbia fatto per ben due volte, su sollecitazione dello stesso Berlusconi che durante la prima chiamata chiese di poter parlare direttamente con il capo di gabinetto Pietro Ostuni proprio per caldeggiare che la giovane fosse subito affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti, ex soubrette e attuale igienista dentale del premier, che poi la lasciò andare a casa di un'amica brasiliana.

Sono numerose le giovani che ammettono di aver preso soldi per partecipare a queste feste organizzate dal premier e poi candidamente raccontano di poter telefonare direttamente al presidente oppure agli uomini della sua scorta in caso di emergenza.

Un'ulteriore «falla» sulla quale saranno chiesti chiarimenti, visto che tutti gli appartenenti al dispositivo di tutela del capo del governo sono 007 inseriti negli organici dell'Aisi, il servizio segreto civile.

Non a caso al Copasir si dà per scontato che - di fronte al prevedibile rifiuto del premier a rispondere - dovranno farlo il sottosegretario delegato Gianni Letta e il direttore Giorgio Piccirillo proprio per chiarire come davvero funziona l'apparato di sicurezza e quali compiti sono chiamati a svolgere gli oltre cinquanta uomini che ne fanno parte.


“Ci fa vergognare”
di Gianni Barbacetto - www.ilfattoquotidiano.it - 3 Novembre 2010

Lo sfogo della scorta: non siamo Carabinieri per fare la guardia alle escort del premier. Ci fanno fare i tassisti per i festini, quando nostri colleghi sono morti per magistrati o politici

“Non ne possiamo più. Non siamo diventati carabinieri per fare la guardia alle escort del premier. Molti nostri colleghi sono morti mentre facevano la scorta a magistrati o politici che difendevano lo Stato. E noi, invece… È mai possibile essere ridotti cosi?”.

A parlare sono alcuni “ragazzi” dei servizi di scorta. Carabinieri allenati a difendere le “personalità” loro affidate fino a mettere a rischio la propria vita. “Ma qui ci fanno fare i tassisti dei festini. Per questo, dopo essere stati tanto zitti e obbedienti, ora vogliamo, a nostro rischio, far sentire la nostra voce”. Cominciano i racconti, che si incrociano, si intrecciano e si sommano.

“Le feste ad Arcore si tengono nei giorni del fine settimana, dal venerdì al lunedì. Molte sono proprio di lunedì. Nell’estate si moltiplicano. Noi accompagniamo le personalità fino alla villa e poi aspettiamo fuori. Vediamo un giro di ragazze pazzesco. Arrivano con vari mezzi. Moltissimi Ncc, le auto a noleggio con conducente. Alcuni pulmini, di quelli da 10-15 posti. Una volta abbiamo visto alcune ragazze scendere da due fuoristrada di quelli massicci. Alcune ragazze le porta direttamente Emilio Fede nella sua auto, altre scendono dalla macchina di Lele Mora con targa del Canton Ticino”.

“L’estate scorsa abbiamo visto molte feste alla villa di Arcore. Altre volte abbiamo accompagnato le nostre personalità in ristoranti di Milano, come ‘da Giannino’, in via Vittor Pisani, zona stazione Centrale. O in una casa privata di zona Venezia. Che ne sappiamo noi di che cosa succede là dentro? Ce li immaginiamo, magari fanno uso di droghe o infrangono la legge e ridono di noi, dicendo: noi siamo qua al sicuro, abbiamo anche i carabinieri che ci proteggono. E che gente c’è a quelle feste? Noi per arruolarci nell’Arma dobbiamo dimostrare di essere puliti per due generazioni, i nostri padri e i nostri nonni, e finiamo a far la guardia a gente che magari pulita non è”.

“Sì, la scorsa estate ad Arcore c’era un gran via vai. Ruby? No, non me la ricordo, ma sa, sono tante, tutte uguali, tutte giovani… Abbiamo riconosciuto una giornalista. E Flo, quella che ha partecipato alla ‘Pupa e il secchione’. Poi una bionda che era stata al Grande Fratello… Molte si capisce che sono straniere, tante hanno la cadenza napoletana. Poi alcune escono a fine festa, altre si fermano lì per la notte, ma è difficile tenere la contabilità, c’è un tale via vai…”.

“Ci è capitato di fare missioni all’estero e di incontrare colleghi stranieri che fanno il nostro stesso lavoro: ci sfottono per questa storia delle feste, delle ragazze. Ma è mai possibile che dobbiamo vergognarci, noi che vorremmo lavorare per le istituzioni e difendere lo Stato? Abbiamo orari massacranti, turni di otto ore al giorno che spesso diventano dodici. Facciamo anche 120 ore di straordinario, ma ce ne pagano al massimo trenta, a 6 euro e mezzo all’ora, più un buono pasto da 7 euro. Va bene, non ci lamentiamo, è il nostro lavoro. Ma lo vorremmo fare per lo Stato, non per questa vergogna. Vorremmo proteggere le personalità delle istituzioni, non gente che ci fa vergognare davanti al mondo”.

“Comunque non ci lamentiamo del nostro stipendio. Solo ci chiediamo se è giusto che una ragazza giovane e carina senz’altra esperienza politica prenda 15 mila euro al mese, perché è stata fatta diventare consigliere regionale. Il presidente? Con noi è gentile. Qualche volta è venuto a salutarci, a raccontaci qualche barzelletta. Una volta ci ha fatto, ammiccando, una battuta: ‘Eh, beati voi che adesso andate a casa a dormire, a me invece tocca trombare’. Un’altra volta ci ha portato qualche ragazza e ce l’ha presentata. Una notte ci ha mandato una ragazza che ci ha fatto la danza del ventre…”.

“A fine serata riportiamo le personalità a casa. Vediamo alcune ragazze uscire e tornare verso Milano, altre restano nella villa per la notte. Capita che dobbiamo scortare personalità che fanno il giro a riaccompagnare le ragazze nei residence milanesi, alla Torre Velasca o in corso Italia. L’ultima magari se la portano a casa. E noi dobbiamo accompagnare la nostra personalità fino alla porta dell’appartamento: è imbarazzante salire in ascensore con un signore anziano e una ragazzina. Pensiamo alle nostre figlie e diciamo che non ci piace questo mondo. Sarà moralismo, ma non ci piace”.


Berlusconi: un pericolo per la nostra sicurezza
di Luigi De Magistris - www.ilfattoquotidiano.it - 4 Novembre 2010

Proviamo a sintetizzare. Un premier riceve nelle sue residenze private una variegata umanità femminile, composta anche da donne che non disdegnano la pratica della prostituzione (come ammesso direttamente da loro).

Il cellulare del capo-scorta di questo stesso premier compare nelle rubriche telefoniche di queste stesse donne, che sono autorizzate a disporne in base al bisogno del caso (chiamano, chiedono del capo, il capo-scorta fa da filtro e si occupa di loro).

Un giorno di fine maggio, il premier alza il telefono e chiama la Questura di Milano, interessandosi al destino di una minorenne fermata dalla polizia per furto, una minorenne che in passato è stata sua ospite in uno dei tanti party organizzati per distrarsi e che viene spacciata, nel filo diretto con la Questura, come parente di un capo di Stato straniero affinchè non finisca in una comunità (come richiesto dal pm minorile), ma sia consegnata in affido ad un consigliere regionale del partito di riferimento del premier.

Ecco se accade tutto questo, è legittimo chiedersi se proprio tutto questo sia o meno materia di interesse pubblico. E la risposta è certamente sì. Il premier in questione è infatti potenzialmente ricattabile, ponendo così il tema della sicurezza del Paese, oltre a determinare un danno per la credibilità estera del medesimo Paese, inaccettabile soprattutto in passaggi economici di crisi, quando la speculazione finanziaria esterna è una minaccia concreta. Non solo.

I fatti sintetizzati testimoniano l’esistenza di un cortocircuito democratico importante, quello fra due poteri dello Stato: il potere giudiziario e il potere esecutivo. Cortocircuito che dovrebbe far sobbalzare sulla sedia tanto il ministro della Giustizia (che purtroppo è l’avvocato in parlamento del premier quindi, ovviamente, privo di tale sensibilità in materia) quanto il ministro degli Interni, dal quale ci si aspetterebbe la protezione massima verso l’operato autonomo della magistratura rispetto al potere, non certo la difesa d’ufficio del premier escortiere e dal telefono spregiudicato.

Se poi, a condire tale quadro, si aggiunge l’elemento che la sicurezza del presidente del Consiglio è gestita dai servizi segreti (anche per quello che concerne le sue abitazioni), allora si comprende perché l’allarme sicurezza appare ancora più inquietante e deve essere oggetto dell’attenzione del Copasir (davanti al quale il medesimo capo del governo non si è mai presentato, contravvenendo ad una prassi consolidata dai predecessori).

Del resto in passato presenze alquanto ‘scomode’ non sono mancate nelle dimore presidenziali, come hanno dimostrato le protagoniste interessate filmando le regie abitazioni oppure raccontando le notti trascorse in esse.

Insomma, che la casa del presidente del Consiglio sia accessibile a chiunque per qualunque attività rappresenta un motivo di preoccupazione per la sicurezza nazionale, così come la sua ricattabilità è fonte di ansia sociale.

Un uomo pubblico, un uomo di Stato non può essere considerato un normale cittadino, se non di fronte alla legge. Perché è tenuto a rivestire in modo degno e decoroso la sua carica per mezzo della quale rappresenta il Paese intero, senza esporlo al ludibrio internazionale che ha ripercussioni diplomatiche ed economiche negative che pesano sulle spalle di tutti noi. Perché dal suo comportamento privato dipende la sicurezza della nazione.

Veniamo ai nomi dunque. Berlusconi non può più governare per il braccio di ferro con Fini, ma anche perché la sua condotta personale, come detto, espone al pericolo e al ridicolo l’Italia.

Maroni
deve rendere conto della telefonata alla Questura di Milano fatta da Berlusconi. Frattini, ministro degli Esteri, dovrebbe spiegarci come ha reagito l’Egitto, sapendo che Berlusconi ha spacciato la giovane marocchina per una parente di Mubarack.

E se anche il responsabile della Difesa La Russa dicesse qualcosa non sarebbe uno sgarbo istituzionale, anzi. Su cosa? Per esempio in merito agli articoli di stampa che riportano il malessere dei membri della scorta presidenziale, costretti a commissioni e impegni imbarazzanti e degradanti per la loro professione.

Mentre alla società civile spetta il dovere di continuare ad indignarsi ma anche di mobilitarsi per affermare il principio che un’altra Italia è possibile. All’opposizione, invece, il dovere di unirsi e dare una definitiva spallata politica a questo regime morente, sempre rinnovando a Fini un altro dovere: quello della coerenza.


La bava istituzionale
di Flavia Amabile - La Stampa - 4 Novembre 2010

Essere donne in Italia dopo 15 anni di governi Berlusconi

Non so più dove vivo. Non so più che cosa sia l’Italia e nemmeno se esista ancora. Più cattolici di noi sono solo portoghesi, spagnoli e polacchi se guardiamo al numero di battezzati.

Più imbevuti di leggi d’impronta cattolica forse nessun altro popolo: lo dimostrano le fughe all’estero per la legge sulla fecondazione assistita, il proliferare di obiettori di coscienza nelle corsie d’ospedale, l’attesa di due anni prima di veder introdurre solo in parte la pillola Ru 486.

Un paese rigorosamente cattolico, dunque, e l’abbiamo sempre saputo. Ma anche un Paese di fervidi credenti che non riescono a non essere grandi e incalliti sciupafemmine. Ogni donna ne ha conosciuti, di potenti e meno potenti, pronti a fare il segno della croce in chiesa la domenica e un’ora dopo a portarsi a letto la prima che capitava a tiro.

Ogni governo ne ha avuti, tra ministri, sottosegretari e politicanti di vario genere. Li abbiamo tollerati come elementi di folclore, soggetti imbarazzanti ma ancora innocui tutto sommato, casi singoli che non rappresentavano altro che sé stessi.

Ora è diverso. Ora abbiamo un presidente del Consiglio che compra le donne a colpi di 5mila euro a sera, e sono anche più di una ogni sera. Le denunce e le indagini hanno messo a nudo il suo gioco, e lui non si pente né si nasconde. Ammette tutto e rilancia. E’ orgoglioso del suo stile di vita, fiero di trascorrere le sue serate a guardare (e forse non solo) donne a pagamento. Non specifica le età ma quelle che lui chiama donne spesso sono minorenni.

Non solo è un peccato per la morale cattolica, è soprattutto un reato e un enorme problema di immagine per un premier e il suo Paese. Lui fa finta di nulla, va avanti, si sente sicuro. E’ uno che si aggira intorno al 60% di consensi, che cosa possono fargli?

E’ questa la differenza tra gli sciupafemmine del passato e i baccanali del premier: il consenso quasi plebiscitario, di sicuro il più elevato dai tempi di Mussolini. E’ la sua forza e purtroppo per noi donne italiane si basa proprio su un messaggio semplice semplice: posso tutto, sono onnipotente, e ve lo dimostro comprando tutte le donne che voglio. Le platee di fedelissimi ridono di gusto e applaudono. Gli uomini che leggono i giornali o ascoltano la tv fanno l’occhiolino e approvano.

Il presidente del Consiglio è libero di riempire le sue ville di donne a pagamento, se questo è il suo credo. Ma a questo punto davvero non so più in che paese vivo. Perché la libertà dell’uomo politico di portarsi a letto ogni donna che respiri è diventata un sogno collettivo.

E' un martellamento continuo di barzellette, pubblicità, programmi tv ammiccanti. E' un continuo darsi di gomito e ormai la bava collettiva è cosa buona e giusta. Se si è premier è anche un diritto, il diritto alla bava istituzionale.

E a questo punto tutto è normale, tutto si tollera. Che cosa volete che siano le battute da caserma contro donne di ogni levatura, dalle deputate alle immigrate albanesi? E figurarsi se si può prendere sul serio la velinizzazione del giornalismo e della politica, o lo svilimento di ogni figura femminile in circolazione in Italia di questi tempi?

Persino il baccanale assurto a modello di vita di un presidente del Consiglio non è più motivo di scandalo, solo di un sorrisetto abbozzato come se ci trovassimo di fronte ai giochini innocenti di un settantenne qualsiasi.

E allora non posso che chiedermi
c
hi siano gli italiani: fra i più battezzati al mondo, cresciuti a pane e catechismo, e poi? Dov’è che la religione cattolica diventa bieco machismo? E che razza di uomini stiamo allevando? I sudditi della Libera Repubblica Cattolica del Bunga Bunga?


Fermentazioni preagoniche
di Marco Della Luna - http://marcodellaluna.info - 1 Novembre 2010

La classe politica italiana sa solo farsi i propri interessi e non sa amministrare il paese né si interessa a farlo. Siccome lo gestisce malissimo, gli appoggi e i consensi per restare al potere se li può procurare solo col sistematico clientelismo corruttivo – il che la spinge a peggiorare vieppiù la sua gestione, l’insoddisfazione popolare per tale gestione, quindi radicalizza il suo bisogno di usare il clientelismo corruttivo per restare al potere.

Stanno lì a guardare il paese che va in malora – tanto a loro i soldi delle tasse, per arricchirsi e per comperare i consensi, arrivano comunque.

E’ una spirale, che porta alla distruzione dell’Italia. La classe politica non può, per le predette ragioni, risanare il paese né correggere se stessa, ma solo peggiorare: lo ha sempre fatto e lo sta ancora facendo, e si perpetua così nelle sue nuove leve, generazione dopo generazione.

Una classe politica siffatta è un cancro, nuoce alla popolazione, non rappresenta nessuno, e andrebbe sostituita in blocco, materialmente, affinché non continui a riprodursi. Solo che nessuno può eliminarla e nessuno può creare dal nulla una classe politica sostitutiva, che non esiste.

Intanto, niente più funziona in Italia, tutto si lacera e va a pezzi: il territorio nazionale (ad alto rischio idrogeologico al 90%), il partito di maggioranza, il governo, l’opposizione, la funzione giudiziaria, l’occupazione, l’innovazione, le infrastrutture.

Se anche si andasse presto a votare, i più recenti sondaggi indicano che dalle urne non uscirebbe una maggioranza parlamentare, nemmeno se si adottasse il sistema elettorale tedesco.

L’intera classe politica non affronta i problemi, per quanto urgenti, ma si occupa solo di depredare, accusare, ricattare, delegittimare, difendersi da delegittimazioni.

Il premier fa un passo falso dopo l’altro, soprattutto con minorenni e donne di facili costumi, e adesso si parla anche di droga. La cosa in sé non è anormale, in un paese in cui, per esempio, sistematicamente, ai parlamentari si offrono escort e droga, per renderli gestibili, affidabili.

Il problema con B è si altra natura: la sua conclamata incapacità di imparare dai suoi ripetuti errori e la sua rivendicazione di questo suo stile di vita, la sua evidente perdita del senso del “limite”, sono seri indizi di possibili problemi psichici (ipercompensazione dell’ablazione della prostata) o, più probabilmente neurofisiologici, ossia dovuti a un deficit di interconnessione tra aree corticali della cognizione e della volizione da una parte, e nuclei profondi dell’emotività e della libido dall’altra.

Un tale deficit spiegherebbe la paradossale incapacità del premier di apprendere e correggere i propri comportamenti inadeguati per effetto delle frustrazioni emotive che questi gli cagionano.

Il deficit è grave, come dimostra il fatto che B ha fatto l’improvvida battuta contro i gay proprio mentre era sotto accusa per il caso Ruby; ciò dimostra che non è in grado di percepire l’inopportunità per suoi atti per la sua immagine nemmeno mentre sta pagando le loro conseguenze ed è biasimato da mezzo mondo.

Il deficit potrebbe essere causato sia da un processo degenerativo, che dagli effetti collaterali di farmaci per il sostegno dell’umore e della capacità lavorativa. Nella seconda ipotesi, sarebbe relativamente facile intervenire correttivamente, da parte di un medico competente.

E bisognerebbe farlo con urgenza, perché una persona con le sue importanti funzioni recuperi l’efficienza mentale. Anche perché può darsi che B sia ancora premier l’anno prossimo, quando il governo che sarà in carica dovrà compiere scelte impopolari: il calo dell’occupazione e del gettito fiscale, congiunto alle prescrizioni europee (ossia: tedesche) di ridurre il debito pubblico a tappe forzate predeterminate, si tradurrà in ulteriori tagli alla spesa sociosanitaria, all’azzeramento degli investimenti pubblici, e soprattutto a un maggiore prelievo fiscale. La ricetta della recessione senza uscita, insomma. Ma voluta dall’”Europa”, ossia dalla maschera del mago di Oz, dietro cui si nasconde il decisore finanziario.

In tale contesto, il 31 Ottobre, rivolgendosi al livello mentale medio, reale o presunto, del loro pubblico, molti Tg aprono con lunghi servizi sulla supervincita al lotto del sistemone “Mamma”. Solo come terza o quarta notizia arriva quella importante: le dichiarazioni del Presidente di Confindustria.

Prevedendo la vicina caduta del governo Berlusquater, quindi l’opportunità di dare ad esso la colpa del dissesto e delle nuove tasse (tassa patrimoniale in primavera) per curare il paese onde tornare a poter sperare (carota virtuale), la Marcegaglia ha detto un primo pezzo di verità scomoda: l’Italia è bloccata e va a fondo, nel suo debito, nel suo vecchiume, nel marcio delle sue istituzioni e nell’inerzia del suo governo.

Ma non ha detto il secondo e più importante pezzo, ossia che nessun governo occidentale, nemmeno il governo Obama, riesce a riformare l’economia, per la semplice ragione che non dispone più delle leve dell’economia, le quali oggi sono in mano al cartello bancario mondiale della moneta e del credito.

La realtà è che le analisi, i giudizi e le proposte di Confindustria non considerano la dimensione e la dinamica macroeconomiche, quindi sono fuori della realtà – analogamente a quelli del governo e dell’opposizione.

Nella storia, i debiti pubblici degli stati che non riescono a pagarli si estinguono quando questi stati muoiono, quando si sciolgono. L’Italia è un paese malnato e fallito, degradato e ingessato, che non si riesce più a governare e a tenere insieme (impedendo l’indipendenza del Nord) se non cambiando metodo, ossia usando la forza di una mafia che non solo condizioni le maggioranze parlamentari e regionali, ma abbia in mano forze dell’ordine, fisco, mass media; e che si faccia legittimare raggiungendo accordi col Vaticano e cogli USA (134 basi militari in Italia).

La funzione di un governo tecnico potrebbe esser quella di preparare questa svolta, rinviando le elezioni politiche a quando essa sarà consolidata e irreversibile, e avrà fatto cassa con le nuove tasse.

Per queste ragioni sarebbe preferibile che qualcuno, magari lo stesso B, staccasse la spina, però non solo a questo o quel governo (si somigliano tutti), ma proprio a questo balordo e disastroso esperimento di Italia “unita”, prima che la sua agonia e il suo degrado ci trascinino tutti in un inferno di mafia, polizia, tasse e corruzione a livello africano.

Fini si è mosso quando gli hanno detto di farlo perché l’abbattimento di B era già predisposto e a lui si poteva dare un ruolo prestigioso nella svolta e dopo. Però non si faccia illusioni di poter poi continuare a smarcarsi, nel nuovo incarico, come ha fatto sempre, con Almirante in principio e ora con B.

Infatti da oggi avrà sempre bisogno di protezione, dato che gli hanno messo scheletri pesanti nell’armadio (non importa se veri o falsi): l’appartamento già proprietà del suo partito e venduto a 1/3 del valore a suo cognato; il lucroso appalto Rai a sua suocera, che non aveva esperienze televisive.

Fini adesso si goda la gloria di silurare B, si goda gli allori di un Bruto alle idi di Marzo (se sono queste le sue fantasie), resti tranquillo alla presidenza della Camera come se non avesse solennemente promesso di dimettersi qualora fosse risultato che la casa di Montecarlo era di suo cognato; e usi pure di quella presidenza per fare ostruzionismo al governo: tutto gli è consentito – ma sappia che, se lo metteranno su, è perché ha il collare elettrico che lo rende affidabile; e che, dal giorno dopo, dovrà rigar dritto, perché il regime, quello che “piscia in testa” ai politici, può darlo in pasto ai pm e ai giornalisti quando e come vuole.