Milano si è aggiudicata l’Expo. Bello, bellissimo…anzi, no.
In teoria, un cittadino milanese dovrebbe essere contento e rallegrarsi perché la sua città sarà riportata sotto i riflettori del mondo dopo anni e anni di declino inesorabile.
Purtroppo la decadenza e la tristezza di Milano, cresciute in maniera esponenziale negli ultimi 20 anni, hanno raggiunto un livello tale che non basteranno certo l’apertura di decine e decine di cantieri edili e la creazione di nuove infrastrutture per cancellarle.
Sempre se verranno effettivamente realizzate nei tempi e nei budget previsti. Si sa, Italia '90 docet…
Ma la tristezza di questa città si è vista anche il giorno fatidico della scelta tra Smirne e Milano. Il Comune aveva predisposto per l’attesa del verdetto soltanto un tendone all’interno della Fabbrica del Vapore riempito per l’occasione di bambini sventolanti bandierine con i colori della città donate dal Comune. Nel resto della città il nulla più assoluto, con i cittadini milanesi che camminavano per le strade totalmente indifferenti e incuranti di quello che stava per succedere al BIE di Parigi.
Quindi, nessun tipo di coinvolgimento della cittadinanza da parte dell’amministrazione comunale nel giorno del verdetto né tantomeno nei mesi scorsi. E ciò la dice già lunga su quello che attenderà i cittadini milanesi da qui al 2015, un evento calato dall’alto sulla testa degli abitanti per il prestigio e il profitto di pochi, grazie alle inevitabili speculazioni edilizie, senza quindi ricadute positive sulla città nel suo insieme ma con sicure conseguenze negative per quanto riguarda il traffico, già al limite della sopportazione, e la mobilità più in generale.
A Smirne invece erano in migliaia nella piazza principale della città, segno di un vero coinvolgimento della popolazione, la cui delusione per la sconfitta è stata grande a differenza di quello che sarebbe successo ai cittadini milanesi in caso di vittoria dei turchi.
Avrebbe prevalso infatti la solita indifferenza dei milanesi, così come del resto è avvenuto per la vittoria dell’altroieri.
Comunque il Comune per festeggiare la conquista dell’Expo ha organizzato una parata in stile americano domenica prossima in Corso Buenos Aires….mah….
Tutti hanno lodato il cosiddetto gioco di squadra tra Comune, Provincia, Regione e Governo nazionale per ottenere questo risultato. Inni al “fare sistema” da parte di tutti.
Tranne uno…Silvio, che con il suo tipico atteggiamento infantile di chi si è sentito messo in un angolo ha fatto la sua classica uscita per attirare l’attenzione e rompere le uova nel paniere, in particolar modo alla Moratti con cui non è mai scorso buon sangue. E infatti la Moratti ha continuato invece a lodare l’impegno importante messo in atto dal governo Prodi per aiutare Milano nelle attività di lobby in giro per il mondo. Parole ripetute anche da Formigoni.
Nessuno poi ricorda che l’anno scorso Prodi, unico leader occidentale, era stato invitato ad Addis Abeba per tenere un discorso durante il vertice dell’Unione Africana; e Prodi era arrivato in Etiopia con l’aereo della Presidenza del Consiglio insieme alla Moratti, che ha giustamente approfittato dell’occasione per cominciare a ricercare consensi tra i Paesi africani, fondamentali per il buon esito della candidatura, visto il tema proposto da Milano per l’Expo.
Acqua passata, comunque. L’Expo è andato a Milano ma ora comincia il difficile. Ed è d’obbligo un sano pessimismo/realismo sulle modalità con cui verranno realizzate tutte le opere in programma, sul loro utilizzo a lungo termine dopo la fine dei sei mesi di durata dell’Expo, e sulla quantità ma soprattutto qualità dei nuovi posti di lavoro previsti.
La Moratti intanto ieri ha dichiarato "Il segno di Milano 2015 non sarà un simbolo fisico come lo è stato la torre Eiffel nell'800, ma un centro per lo sviluppo sostenibile in tutti i Paesi del mondo. La torre è un simbolo dei secoli passati". Staremo a vedere.
Una cosa sembra certa però. Con la sua antipatica e rancorosa dichiarazione post-verdetto, ma non solo, Berlusconi sta facendo di tutto per convincere quantomeno i milanesi indecisi, che nel 2006 avevano votato per l’Unione, a turarsi di nuovo il naso e votare per il PD.