martedì 15 aprile 2008

Vince Silvio ma perde Fini

Come previsto Silvio ha vinto le elezioni ma con un tale margine, grazie al botto della Lega Nord, che invece nessun sondaggio pre-elettorale aveva indicato.
La sinistra è sparita dal Parlamento e molti suoi ex elettori hanno preferito questa volta votare proprio per la Lega Nord.
In teoria tutto sembrerebbe suggerire che Silvio governerà tranquillamente per 5 anni, ma non è affatto scontato.

La Lega infatti con i suoi 60 deputati e 25 senatori sarà determinante per consentire o meno un tranquilla legislatura a Silvio. E ovviamente la Lega sta già alzando la posta delle sue richieste, come la presidenza della Lombardia e Veneto. AN però chiede invece che si facciano le primarie nel caso che Formigoni accetti l’incarico di ministro o di presidente del Senato dimettendosi quindi da Presidente della Regione. Quindi alcuni segnali di turbolenze già ci sono e sono passate solo 24 ore dal verdetto elettorale.

Inoltre è ancora tutto da verificare il percorso che Forza Italia e AN faranno per sciogliersi e fondersi nel nuovo partito unico, visto che il PDL a tutt’oggi è solo un cartello elettorale. E non è affatto scontato che tale iter sarà senza ostacoli.
La dice lunga anche il volto terreo e distrutto con cui Fini si è presentato alle telecamere dopo la vittoria di ieri. Era il volto di un perdente, non certo quello di una persona che aveva appena vinto le elezioni.

D’altronde i motivi ci sono visto che solo pochi minuti prima Berlusconi aveva dichiarato pubblicamente, senza avvertirlo prima, che Fini sarebbe diventato Presidente della Camera e Frattini il prossimo Ministro degli Esteri.
Il che significa relegare Fini in un angolo, estrometterlo dal governo e allontanarlo da AN proprio nel momento topico di un partito che dovrà sciogliersi senza un leader a tempo pieno, dato il ruolo istituzionale che lo attende.

Lo spettro di ciò che è successo a Bertinotti ora, e a Casini prima, aleggia sulla testa di un Fini ben consapevole di cosa comporta accettare la Presidenza della Camera in termini di controllo diretto e quotidiano delle dinamiche del proprio partito.

A tutto questo si aggiunga poi l’umiliazione a fuoco lento che Berlusconi gli sta infliggendo per le sue dichiarazioni del novembre scorso contrarie a qualsiasi scioglimento di AN in un partito creato sul predellino di un auto, l’asse strategico prioritario con la Lega e la prossima fagocitazione di AN nel futuro partito unico. Fini è praticamente in un vicolo cieco e ci si è infilato di sua sponte.

Insomma che il prossimo governo duri 5 anni di fila è poco probabile, anche se ciò non comporterà automaticamente la fine della legislatura. Dalla sicura stretta collaborazione tra il prossimo esecutivo e il governo-ombra del PD ad un governo PDL-PD il passo non è infatti così lungo.