Come previsto Silvio ha vinto le elezioni ma con un tale margine, grazie al botto della Lega Nord, che invece nessun sondaggio pre-elettorale aveva indicato.
La sinistra è sparita dal Parlamento e molti suoi ex elettori hanno preferito questa volta votare proprio per la Lega Nord.
In teoria tutto sembrerebbe suggerire che Silvio governerà tranquillamente per 5 anni, ma non è affatto scontato.
La Lega infatti con i suoi 60 deputati e 25 senatori sarà determinante per consentire o meno un tranquilla legislatura a Silvio. E ovviamente la Lega sta già alzando la posta delle sue richieste, come la presidenza della Lombardia e Veneto. AN però chiede invece che si facciano le primarie nel caso che Formigoni accetti l’incarico di ministro o di presidente del Senato dimettendosi quindi da Presidente della Regione. Quindi alcuni segnali di turbolenze già ci sono e sono passate solo 24 ore dal verdetto elettorale.
Inoltre è ancora tutto da verificare il percorso che Forza Italia e AN faranno per sciogliersi e fondersi nel nuovo partito unico, visto che il PDL a tutt’oggi è solo un cartello elettorale. E non è affatto scontato che tale iter sarà senza ostacoli.
La dice lunga anche il volto terreo e distrutto con cui Fini si è presentato alle telecamere dopo la vittoria di ieri. Era il volto di un perdente, non certo quello di una persona che aveva appena vinto le elezioni.
D’altronde i motivi ci sono visto che solo pochi minuti prima Berlusconi aveva dichiarato pubblicamente, senza avvertirlo prima, che Fini sarebbe diventato Presidente della Camera e Frattini il prossimo Ministro degli Esteri.
Il che significa relegare Fini in un angolo, estrometterlo dal governo e allontanarlo da AN proprio nel momento topico di un partito che dovrà sciogliersi senza un leader a tempo pieno, dato il ruolo istituzionale che lo attende.
Lo spettro di ciò che è successo a Bertinotti ora, e a Casini prima, aleggia sulla testa di un Fini ben consapevole di cosa comporta accettare la Presidenza della Camera in termini di controllo diretto e quotidiano delle dinamiche del proprio partito.
A tutto questo si aggiunga poi l’umiliazione a fuoco lento che Berlusconi gli sta infliggendo per le sue dichiarazioni del novembre scorso contrarie a qualsiasi scioglimento di AN in un partito creato sul predellino di un auto, l’asse strategico prioritario con la Lega e la prossima fagocitazione di AN nel futuro partito unico. Fini è praticamente in un vicolo cieco e ci si è infilato di sua sponte.
Insomma che il prossimo governo duri 5 anni di fila è poco probabile, anche se ciò non comporterà automaticamente la fine della legislatura. Dalla sicura stretta collaborazione tra il prossimo esecutivo e il governo-ombra del PD ad un governo PDL-PD il passo non è infatti così lungo.