giovedì 8 aprile 2010

USA-Russia: un vero nuovo Start?

Oggi verrà firmato a Praga dal presidente Usa Obama e dal suo omologo russo Medvedev il nuovo trattato Start che avrà una durata di 10 anni e limiterà a 1.550 le testate nucleari a disposizione delle due superpotenze e a 800 i vettori per lanciarle.

Se ne parla più approfonditamente qui di seguito.


Nuovo Start e vecchia politica di potenza
di Tommaso Di Francesco e Manlio Dinucci - Il Manifesto - 6 Aprile 2010

Con il nuovo trattato Start, che verrà firmato l'8 aprile a Praga, Stati uniti e Russia, le due maggiori potenze nucleari, lanciano «un chiaro messaggio»: vogliono «guidare» la lotta contro la proliferazione delle armi nucleari.

Lo ha detto il presidente Barack Obama che, dopo aver siglato l'accordo, interverrà il 12 aprile al summit del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla non-proliferazione e il disarmo nucleare. Qui, dice un portavoce della Casa bianca, Obama «potrà esibire fatti e non solo parole». Quali sono i fatti?

Per il Bulletin of the Atomic Scientists, gli Stati uniti posseggono 5.200 testate nucleari operative, ossia sempre utilizzabili; la Russia, 4.850. Oltre a queste, le due potenze posseggono complessivamente 12.350 testate non operative (ma non ancora smantellate).

Il nuovo Start non limita il numero delle testate nucleari operative contenute negli arsenali. Stabilisce solo un limite per le «testate nucleari dispiegate», ossia quelle pronte al lancio, installate su vettori strategici con gittata superiore ai 5.500 km: missili balistici intercontinentali con base a terra, missili balistici lanciati da sottomarini, bombardieri pesanti.

L'incredibile conta...

Ma, mentre le testate missilistiche sono contate singolarmente, ciascun bombardiere pesante viene contato come una singola testata anche se ne trasporta molte di più. Un B-52, ricordava ieri il New York Times - trasporta infatti 14 missili da crociera e sei bombe nucleari.

Così, in base a tale parziale conteggio, stima il Dipartimento di Stato, gli Usa hanno attualmente 1.762 testate nucleari dispiegate su 798 vettori; la Russia, 1.741 su 566 vettori. Ora il nuovo Start permette a ciascuna delle due parti di mantenere 1.550 testate nucleari dispiegate, ossia un numero di poco inferiore (il 10%) a quello attuale, e un numero di vettori sostanzialmente invariato: 800 per parte, di cui 700 pronti al lancio in ogni momento. Un potenziale distruttivo tale da cancellare la specie umana e le forme di vita dalla faccia della Terra.

Inoltre il nuovo trattato non stabilisce alcun limite effettivo al potenziamento qualitativo delle forze nucleari. Negli Stati uniti, i responsabili dei laboratori nucleari hanno già avvertito il Congresso che il programma federale per «estendere la vita dell'arsenale nucleare» è insufficiente a garantirne l'affidabilità nei prossimi decenni.

Premono quindi per creare una «costosa nuova generazione di testate nucleari» (The New York Times, 26 marzo) e il vice-presidente Joseph Biden ha promesso loro a tale scopo altri 5 miliardi di dollari.

Si stanno sviluppando allo stesso tempo nuovi vettori, come il «missile globale ipersonico» della Boeing che potrebbe divenire operativo tra meno di tre anni, permettendo al Pentagono di colpire nello spazio di un'ora qualsiasi obiettivo in qualsiasi parte della Terra.

Resta fuori dal trattato anche la questione delle armi nucleari «tattiche», che gli Usa continuano a mantenere in cinque paesi «non-nucleari» della Nato (Belgio, Germania, Italia, Olanda e Turchia) e in altri, violando in tal modo il Trattato di non-proliferazione.

Lo Scudo senza freni...

Allo stesso tempo il nuovo Start non pone alcun limite al nuovo progetto di «scudo» antimissili, che gli Usa vogliono estendere all'Europa, a ridosso del territorio russo: un sistema non di difesa ma di offesa che, una volta messo a punto, permetterebbe loro di lanciare un first strike, fidando sulla capacità dello «scudo» di neutralizzare gli effetti di una rappresaglia.

A Washington assicurano che lo «scudo» non è diretto contro la Russia, ma contro la minaccia dei missili iraniani. A Mosca lo considerano invece un tentativo di acquisire un decisivo vantaggio strategico sulla Russia.

Il generale russo Nikolai Makarov ha avvertito in questi giorni che, se gli Usa continueranno a sviluppare lo «scudo», ciò «porterà inevitabilmente a una nuova fase della corsa agli armamenti, minando l'essenza stessa del trattato sulla riduzione della armi nucleari».

Intanto Mosca non sta a guardare: in maggio sarà varato il nuovo sottomarino multiruolo Yasen a propulsione nucleare, armato di 24 missili da crociera a lungo raggio, anche a testata nucleare. Del resto era stato il premier Putin a fine dicembre 2009 a dettare l'agenda di Mosca: «La Russia - aveva dichiarato inugurando un terminale petrolifero presso Vladivostok - deve sviluppare armi offensive per far fronte allo scudo antimissile americano. E se vogliamo salvaguardare l'equilibrio, dobbiamo stabilire lo scambio di informazioni».

Sembra, come si confermerà a Praga l'8 aprile, un tacito, benevolo accordo, in realtà questo scambio d'informazioni rilancia la sfida russa, con l'instaurazione di quello che Putin chiama «nuova strategia offensiva» di Mosca «per mantenere l'equilibrio».

Fatto singolare, nell'occasione Putin osservava: «Con ua sorta di "ombrello", i nostri partner si sentiranno sicuri e faranno tutto ciò che vorranno, l'equilibrio sarà infranto e ci sarà una maggiore aggressività sia in politica che in economia».

La simbolica Praga

Che lo Scudo antimissile Usa ritorna con forza è testimoniato sia dalle parole di Robert Gates, il ministro della difesa (lo stesso di Bush) che ha raccomandato a Obama di scartare il piano Bush ma per sostituirlo con uno «più adatto», perché «stiamo rafforzando - ha dichiarato - non cancellando la difesa missilistica in Europa».

Con la prima fase, completata nel 2011, gli Usa dislocheranno in Europa missili intercettori Sm-3 a bordo di navi da guerra dislocate nel Mar Baltico e nella seconda, operativa nel 2015, installeranno una versione potenziata del missile, con base a terra, nell'Europa centrale - Romania e Bulgaria già sono coinvolte - e meridionale (in Italia?).

E nell'ottobre 2009 Joe Biden, il vicepresidente Usa, il democratico della lobby militare e fautore dell'allargamento della Nato a Est, è corso a Praga e a Varsavia - impegnate nel dislocamento di una megabase radar e di una batteria di missili intercettori - a rassicurare che «l'impegno per un sistema missilistico non era abbandonato».

Con questi fatti il presidente Barack Obama si presenterà l'8 aprile con il russo Medvedev nella simbolica Praga - quella della Primavera '68 - dove annunciò un anno fa la volontà di ridurre gli armamenti atomici.

E il 12 aprile sarà al Consiglio di sicurezza dell'Onu, esibendo il nuovo Start che conferisce alle due maggiori potenze nucleari, detentrici del 95% delle oltre 23mila armi nucleari esistenti al mondo, il diritto di «guidare» la lotta contro la proliferazione delle armi nucleari.

Il dito accusatorio - come in questi giorni con il rilancio delle sanzioni contro Tehran del vertice alla Casa bianca con Sarkozy - sarà puntato solo sull'Iran, accusato di voler fabbricare la bomba atomica.

Mentre sicuramente resterà in ombra il fatto che Israele possiede già un «indiscutibile» arsenale di centinaia di armi nucleari, puntate su altri paesi della regione.


Start-2, primavera di Praga

di Carlo Benedetti - Altrenotizie - 7 Aprile 2010

E' tensione tra Washington e Mosca per le invasioni di campo del Cremlino nel continente americano, ma è primavera sul piano generale in riferimento alla trattativa sulla riduzione delle armi offensive strategiche. La stagione distensiva - dopo un anno di negoziati tra le due parti - è alle porte.

La data è l'8 aprile, a Praga, dove il russo Medvedev e l'americano Obama siglano il nuovo trattato Start-2 che riflette l’equilibrio degli interessi di entrambi i Paesi riaffermando, nello stesso tempo, la leadership dell’America e della Russia in favore della sicurezza nucleare e della non proliferazione globale.

L'accordo nucleare di Praga - che dovrà essere ratificato dal Senato americano e dalla Duma russa - avrà una durata di dieci anni e potrà essere esteso successivamente per altri cinque anni.

Il nuovo Start prevede la riduzione, che dovrà avvenire entro i prossimi sette anni, delle testate montate su missili strategici a un numero inferiore a 1.550 per Paese. La riduzione prevista è equivalente al 30 per cento degli arsenali attualmente in funzione.

I missili, da terra e da sottomarino, così come i bombardieri, saranno ridotti della metà, da 1.600 a 800. Sarà inoltre introdotto un nuovo regime d’ispezioni, in sostituzione di quello scaduto insieme allo Start-1 lo scorso 5 dicembre.

Successo, quindi, per le diplomazie dei due paesi. Pur se la scelta della capitale mitteleuropea per la firma del trattato può essere considerata come una sconfitta tattica di Mosca che aveva proposto per questo scopo Kiev, nell’intento di conferire maggiore autorità al nuovo governo di Viktor Janukovich in Ucraina.

A sua volta Obama ha rilevato: “Lo Start è una pietra miliare. Abbiamo fatto un altro passo in avanti oltre il XX secolo; abbiamo garantito un futuro più sicuro per i nostri figli; abbiamo trasformato le parole in azione e abbiamo dimostrato l’importanza della leadership americana in fatto di sicurezza”.

Quanto ai dettagli della trattativa c'è da rilevare che ora, proprio nel momento in cui si avvia il vertice di Praga, si ha notizia che gli ispettori americani non saranno più basati in modo permanente presso l’impianto per la produzione di missili di Votkinsk, come era invece previsto dal precedente trattato, giudicato troppo invasivo da parte russa.

E' stato questo uno dei punti più difficili da negoziare insieme alla richiesta di Mosca di inserire nel testo un riferimento alle armi di difesa antimissile (lo scudo spaziale).

Sui lavori di Praga pesa comunque un documento relativo alla nuova strategia nucleare americana per i prossimi cinque-dieci anni che dovrebbe contenere delle limitazioni alle condizioni di impiego delle armi nucleari. Lo scrive il New York Times che alla vigilia della pubblicazione della “Nuclear Posture Review”, ha intervistato Obama nello studio Ovale della Casa Bianca.

Assicurando di voler "mantenere tutti gli strumenti necessari per garantire che il popolo americano sia salvo e sicuro", Obama ha detto che rappresenteranno un'eccezione per le nuove strategie Usa "gli stati fuori norma come l'Iran o la Corea del Nord" che hanno violato o rinunciato al Tnp, il trattato di non proliferazione nucleare.

Per la prima volta, sottolinea il quotidiano, gli Stati Uniti si impegnano esplicitamente a non usare armi nucleari contro paesi che non ne possiedono e che rispettano il Tnp, anche se attaccano gli Usa con armi biologiche o chimiche o lanciano dannosi cyberattacchi.

La presentazione della “Nuclear Posture Review” apre ora giorni intensi di "diplomazia nucleare" tesa a ridurre gli armamenti. Se tutto andrà come previsto, il nuovo patto anticiperà la conferenza sulla sicurezza nucleare, in programma a livello di capi di stato e di governo (Usa e Russia ovviamente compresi) a Washington il 12 e il 13 aprile.

All'incontro sarà presente anche il primo ministro indiano Manmohan Sing, che porterà al tavolo della conferenza le "preoccupazioni" di Delhi relative alla possibile acquisizione di ordigni nucleari e del relativo materiale da parte di gruppi terroristici. Dal 2002, infatti, l'India sta pilotando una risoluzione delle Nazioni Unite per impedire ai terroristi di acquisire armi di distruzione di massa.

Ora la parola passa al vertice di Washington il cui risultato è stato già negoziato nel corso degli ultimi sei mesi da "sherpa" provenienti da 44 paesi e rappresentanti dell'Unione europea e dell'AIEA. Inizia, forse, un periodo di meditata collaborazione alla ricerca di nuovi equilibri a livello mondiale.


I pericoli della guerra nucleare: l'accordo nucleare Usa-Russia non è una cura per la vera minaccia
di Wei Guoan - http://globaltimes.cn - 2 Aprile 2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di P.P.

Pechino, 2 Aprile –Dopo quasi un anno di negoziati i governi di Stati Uniti e Russia hanno finalmente raggiunto un accordo sulla successiva riduzione e limitazione delle armi nucleari.

L’accordo verrà firmato l’8 Aprile, limitando il numero totale di testate a meno di 1.550. Ad ogni modo è una buona cosa per la pace e la stabilità mondiale così come per la prevenzione della proliferazione nucleare, ma non dovremmo essere troppo ottimisti riguardo al trattato.

Le motivazioni che stanno dietro al trattato sono chiare. La Russia si oppone al sistema di difesa missilistico americano e al suo dispiegamento in Europa Orientale. Gli USA continuano ad espandere gli obiettivi del sistema di difesa missilistico, che costituisce un’effettiva minaccia per la Russia in Europa Orientale.

Con il 95% delle testate nucleari del mondo, gli USA e la Russia sono le due più grandi potenze nucleari del mondo. La Russia ha più di 14.000 missili e gli USA più di 9.000. Questa rimane una delle poche aree dove il vecchio potere nazionale degli USA rimane grande come sempre, quindi gli USA si sono attivati lavorando per un compromesso in questo campo.

Il trattato ha già i suoi problemi. Per gli accordi esistenti, il numero di testate nucleari era limitato tra 1.500 e 2.000. Questo nuovo accordo non ha nuovi spunti e non è andato incontro alle aspettative della comunità internazionale. Sei mesi fa venne proposto il limite di 1.500, ma alla fine è diventato 1.550, non un grande cambiamento.

Il problema fondamentale è che le disposizioni non eliminano le armi nucleari ma invece cambiano il loro livello di prontezza. Le armi nucleari hanno tre livelli di prontezza : totalmente equipaggiate e pronte a essere lanciate, pronte ma con testata e corpo separati, ed infine in condizione di immagazzinamento con la testata rimossa.

Il trattato riduce il numero di armi nucleari totalmente equipaggiate a meno di 1.550, ma i missili in eccesso non saranno distrutti, solo spostati ad un differente livello di prontezza. Potrebbero essere attivati e ri-armati in un tempo brevissimo.

Nonostante l’accordo gli USA continuano anche a lavorare sullo sviluppo di nuove armi nucleari. Mentre alcune sono state spostate dalle linee del fronte, armi più leggere ed accurate vengono sviluppate, così come le cosiddette ‘bunker-buster’ concepite per penetrare profondamente sotto terra.

L’accordo USA-Russia limita soltanto lo sviluppo bilaterale, ma la vera preoccupazione è la diffusione nel mondo. Gli USA stanno programmando di tenere un summit sulla sicurezza nucleare il 13 Aprile nel quale l’argomento principale sarà la non proliferazione nucleare.

Una volta che la tecnologia nucleare si sia diffusa, e specialmente se delle organizzazioni terroristiche dovessero mettere le mani su materiale nucleare, le conseguenze sarebbero imprevedibili, ed è nell’interesse di ogni paese prevenire ciò.

Gli standard USA sulla proliferazione nucleare sono anch’essi inesistenti. Dà una tacita approvazione al programma di armi nucleari di Israele, e non fa alcuno sforzo per scoraggiare il Giappone dall’accumulare materiale grezzo che potrebbe, in teoria, produrre migliaia di armi nucleari.

All'opposto gli USA sono stati particolarmente sensibili verso l’Iran e la Corea del Nord. L’Iran non ha testato armi nucleari, ma dichiara di star sviluppando strutture per il nucleare civile. Comunque gli USA hanno lavorato molto per sanzioni contro di esso in conseguenza di questo fatto e considerano anche azioni militari.

Al di fuori delle considerazioni politiche gli USA hanno adottato due standard completamente differenti sull’uso della tecnologia nucleare da parte di diverse nazioni.

Per creare una convincente possibilità per la non proliferazione gli USA dovrebbero applicare lo stesso standard a tutte le nazioni.