lunedì 6 settembre 2010

La svolta di Mirabello: e ora?


Fini ieri ha parlato a Mirabello confermando quanto si era già detto un mese fa: il Pdl non esiste più.

D’ora in poi ogni legge che il governo presenterà dovrà avere anche la preventiva approvazione di Futuro e Libertà (Fli), destinato a diventare presto un partito vero e proprio.


Quindi resta solo da aspettare il momento esatto in cui avverrà il primo incidente parlamentare, con le conseguenti dimissioni di Berlusconi, e capire se si voterà tra 2-3 mesi o in primavera.


Sempre naturalmente che non si riesca a trovare in Parlamento una maggioranza alternativa, dopo la doverosa verifica che farà il presidente Napolitano. Un’eventualità però ridotta al lumicino, oggi.


Molto più probabile invece che si andrà a votare in primavera, accorpando le elezioni amministrative già in programma con quelle politiche e risparmiando così anche qualche milione di euro.


Questa è la situazione che costringe Berlusconi e Bossi ad avere fretta di andare al voto già a novembre/dicembre, con l’auspicio di un’altra vittoria basata sull’idea che Fli non avrà il tempo necessario per organizzarsi strutturalmente a livello nazionale e confidando ancora una volta nell’armata mediatica che verrà dispiegata al massimo per battere sul ferro del “tradimento” di Fini e della sua responsabilità per la caduta del governo.


Trattasi comunque di un salto nel buio per entrambi perché la vittoria non è affatto sicura. E’ risaputo che, con questa legge elettorale e con le opposizioni in ordine sparso, molto probabilmente i partiti di Berlusconi e Bossi riusciranno al massimo a ripetere il risultato dell’Unione nel 2006, passando quindi dalla padella alla brace. Oppure a conquistare solo la Camera.


Ma se si formerà veramente un fronte emergenziale da Fini a Vendola, per Berlusoni e Bossi si prospetterà un certo futuro all’opposizione. E lo dicono già i sondaggi, numeri alla mano.


Però Berlusconi, nei momenti più difficili, ha sempre sfoderato il suo carattere da giocatore di poker ed è quindi prevedibile che non si lascerà cucinare a fuoco lento da Fini ma tenterà ugualmente il tutto per tutto, l’azzardo delle elezioni, anche conscio di poterle perdere.


D’altronde è l’unica cosa che può fare se vuole ancora inseguire il suo sogno di succedere a Napolitano al Quirinale, facendosi eleggere a maggioranza semplice da un Parlamento di coscritti.