giovedì 9 settembre 2010

Pierluigi Diaco, un ignorante paraculo

Oggi è andata in onda una penosa intervista di Pierluigi Diaco all'ambasciatore iraniano in Italia, Seyed Mohammad Ali Hosseini.

Un altro esempio di disinformazione italiota, di propaganda spicciola e dell'atavica ignoranza di Diaco, soprattutto in tema di separazione tra potere esecutivo e giudiziario. Una separazione dei poteri che esiste in Italia, come in Iran.

Ma questo Diaco lo ignora o finge d'ignorarlo. Così come ignora che ogni Paese ha le sue leggi che, se infrante, portano a determinate conseguenze e relative sentenze.
In Italia, in Iran, negli Stati Uniti, Arabia Saudita ecc. ecc.

Restiamo quindi in attesa di un'analoga intervista di Diaco agli ambasciatori USA e dell'Arabia Saudita sul tema della pena di morte e dei diritti delle donne.

Ma tanto non la farà mai. Non metterebbe mai a rischio il prossimo contratto per condurre un'altra insulsa e inutile trasmissione televisiva come Uno Mattina...


Il perfetto para-guru guida Uno Mattina
di Aldo Grasso - Il Corriere della Sera - 18 Giugno 2010

«La sveglia delle 4.30 del mattino mi ha regalato un privilegio senza pari: il silenzio della preghiera. Anche la statua di Pasquino, che mi guarda dalla piazza omonima quando apro le finestre, mi saluta con la sobrietà che meritano i primi istanti dell'alba. La vita è una meraviglia e Dio è sempre più rock. Grazie a Uno Mattina».

Sono queste le parole più sincere che Pierluigi Diaco abbia mai pronunciato in vita sua, anche se è difficile capacitarsi della sua presenza sul Foglio. Ringraziare Dio per aver finalmente coronato un suo sogno: condurre un programma su Raiuno.

La storia di Diaco è la storia esemplare di una resistibile ascesa sociale nel demi-monde della tv romana, cominciata prestissimo con una raccolta devozionale degli interventi di Sandro Curzi (non è il solo danno combinato da quel vanitosone, pace all'anima sua) e proseguita poi con serrati corteggiamenti ai Veltroni e ai Fassino ma anche ai Belpietro, ai Costanzo, alle De Filippi.

Il ritratto più riuscito di questo blando avventuriero del piccolo schermo lo si deve a Filippo Facci: «Pierluigi Diaco, professione giovane e dj, creativo, nientologo del tutto, tuttologo del niente».

Assolutamente privo di ironia, corteggia spudoratamente la banalità e programma con pignoleria la sua carriera: cerca di entrare nelle grazie di chiunque detenga un potere senza mai dispiacere l'interlocutore, inondandolo anzi di melassa e di condiscendenze.

Le doti principali di Diaco sembrano essere appunto l'adulazione e l'opportunismo: è di sinistra ma anche di destra (lavora per la radio «giovane» del ministro Giorgia Meloni), dice di amare le donne ma anche gli uomini, parla da orecchiante ma anche da cultore di idées reçues, espresse preferibilmente in un italiano incerto.

È giovane ma anche vecchio. Non ha un pensiero, ma finge di averlo, come tutti i cosiddetti opinionisti tv, insomma è un perfetto para-guru. Il conduttore ideale di questa Rai.