venerdì 15 agosto 2008

Per la Georgia aiuti umanitari o armi made in USA?

Continuano ad arrivare aerei militari cargo USA a Tbilisi, ufficialmente per portare aiuti umanitari. Ma i russi cominciano a dubitare sul reale contenuto di questi “aiuti”.

Il vice capo di Stato maggiore russo, generale Anatoli Nogovitsin, ha reso noto durante una conferenza stampa a Mosca che vicino alla città georgiana di Senaki è stato sequestrato un grande deposito di armi di fabbricazione USA aggiungendo di non avere ancora certezza se gli USA stanno consegnando in queste ore alla Georgia carichi di natura umanitaria o materiale militare.

Infatti oltre all'aiuto umanitario il Pentagono ha dichiarato che "rivaluterà" la situazione delle forze militari georgiane e la loro accresciuta necessità di assistenza, all'indomani delle perdite sofferte a causa della controffensiva russa.

Ma a rendere ulteriormente tesi i rapporti tra USA e Russia e’ stata ieri la decisione del governo polacco di firmare l'accordo con gli USA sullo scudo antimissili. Infatti oggi il presidente russo Medvedev ha dichiarato "Il fine del sistema antimissile Usa in Europa orientale è quello di colpire la Federazione russa".

Questo accordo, in cambio dell'ok di Varsavia all'installazione di dieci missili intercettori sul suo territorio, prevede da parte americana la creazione in territorio polacco di una base permanente di missili anti balistici Patriot e la promessa di cooperazione in caso di minacce militari alla Polonia.

E mentre Condoleeza Rice e’ volata oggi a Tbilisi, Bush ha continuato a ripetere che “La Russia deve ritirarsi. Non abbandoneremo la Georgia”.
La situazione e’ quindi sempre piu’ fluida e tutte le opzioni sono ancora sul tavolo, nessuna esclusa.


Bush prepara un false flag in Georgia?
di Maurizio Blondet - Effedieffe - 15 Agosto 2008

Il presidente Bush ha ordinato alle forze armate USA una «vigorosa missione umanitaria» (1) in Georgia: tanto per cominciare, aerei da carico dell’US Air Force sono già atterrati di Tbilisi con «aiuti». Aver usato aerei dell’aviazione militare USA è una chiara provocazione, e fa pensare alla volontà di provocare un «incidente russo-americano».

Ma non solo: chi sa che tipo di «aiuti» stanno portando quegli aerei militari, coperti da segreto militare? La cosa è tanto più strana in quanto, pochi giorni fa, per portare armi e munizioni in Georgia, gli americani non hanno usato i loro Hercules targati USAF, ma quelli di una compagnia privata, la UTI Worlwide Inc.: una oscura multinazionale con sede alle Isole Vergini britanniche ma molti uffici a Tel aviv; la quale ha usato per la consegna apparecchi sovietici, ed anche questo dà da pensare.

Perchè usare una compagnia civile per aiuti militari a Saakashvili, e i cargo della USAF per «aiuti e soccorsi» ai civili? Ancora una volta: che cosa ci sarà in quegli aerei, oltre alle tende e alle scatolette di carne? E perchè la missione di cui sono incaricati è «vigorosa»?Di fronte a questi sviluppi, assume significato un allarme lanciato sul sito Iraq-war.ru: «Medvedev ha scongiurato in extremis una atrocità nucleare americana falseflag?» (2).

Ai tempi dell’invasione dell’Iraq, il sito Iraq-war.ru, ovviamente russo, aveva precisissime informazioni dal campo, come se esperti militari fossero in grado di vedere e valutare ciò che facevano le forze armate USA; allora trassi la convinzione che erano consiglieri militari russi, o che il sito fosse una emanazione dei servizi militari russi. Oggi, appare come un blog.

Ma sentiamo cosa scrive il bloggista che si firma “Terrahertz”: «Lunedì 11 agosto ore 17.05: un corrispondente del nostro forum sostiene che le truppe georgiane a Kutaisi stanno preparando un’azione ‘false flag’, fingendo di essere truppe russe. Effettivamente, qualcuno che si definisce un turista tedesco di origini russe e che dice di trovarsi nella cittadina di Kutaisi, via SMS, ha mandato quel giorno il seguente messaggio: ‘...Gruppo di combattenti si forma nella città georgiana di Kutaisi. Consiste di mercenari trans-baltici ed ucraini forniti di armi e di uniformi russe. Anche varie persone con foto e telecamere sono sul posto. Forse si prepara una grossa provocazione!’».

Martedì 12 agosto, tardi: aerei da trasporto USAF provenienti dall’Iraq atterrano in Georgia (dove?) portando 800 soldati georgiani (la metà del corpo impiegato in Iraq, ndr). Non c’è modo di dire cos’altro hanno trasportato. Certo gli USA hanno stock di bombe nucleari tattiche e altri armamenti vietati, come gas nervini in Iraq, come precauzione per un attacco iraniano.

Martedì 12 agosto, a Pechino, sera: in una conferenza-stampa a Pechino, l’ambasciatore USA Jim Jeffrey (che è anche membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale) pubblicamente accusa i russi di aver portato in Georgia, venerdì, due missili nucleari tattici SS-21; dice che Bush ne è informato e ne ha discusso con Putin alla cerimonia olimpica.

Terrahertz si stupisce: «Venerdì»? L’8 agosto? In quel giorno, i russi non avevano ancora organizzato la risposta all’attacco georgiano in Sud-Ossezia. I georgiani erano all’avanzata (dalla sera del 7), sorprendendo e massacrando i soldati russi della forza «di pace», e alcune migliaia di civili. Il contrattacco di Mosca comincerà molte ore dopo. Persino la 79 Brigata aerotrasportata dell’Armata russa - apparentemente la più rapida - arriverà il 9 agosto, ossia sabato, e persino Putin sarà in Nord Ossezia il 9.

Come erano riusciti a farsi precedere da due missili nucleari tattici? I tempi non coincidono. Che bisogno ne avevano? Magari per precauzione contro gli USA, dice Terrahertz. Ma «qui abbiamo solo il governo USA ad affermare questo fatto... e il tempo dell’annuncio americano è parimenti sospetto. Perchè non hanno denunciato questo fatto prima?». E’ vero: se gli SS-21 erano in Georgia venerdì 8 come dicono loro, perchè hanno aspettato a dirlo martedì 12, ben quattro giorni dopo?

Fatto è che lo stesso 12 agosto, nel pomeriggio, «le forze georgiane fuggono dalla città di Gori, molto prima dell’arrivo delle truppe russe, senza sparare un colpo. Mah... Forse pensavano che la città stava per diventare molto insalubre, e non solo per via dei tank russi?». Lo stesso 12 agosto, di sera, Bush dichiara che la Russia «sta danneggiando la sua reputazione nel mondo». Secondo Terrahertz, Bush sapeva che i russi stavano per passare come i bastardi della situazione.

12 agosto sera: dopo tutti questi fatti, il presidente Medvedev annuncia di colpo la sospensione delle operazioni militari in Russia. Giusta e cauta decisione, giudica Terrahertz, «per rendere questa inscenata ‘atrocità russa’ meno credibile al mondo». Ma la propaganda occidentale insiste a dire che i russi hanno violato il cessate-il-fuoco (anche i georgiani), e che hanno affondato sei navi da guerra georgiane nel porto di Poti, cosa che Mosca nega (azione militarmente giusta: distruggere più possibile dell’armamento israeliano di Saakashvili); si parla di russi che continuano a tenere sotto il terrore il Paese (ma la BP ha riaperto il gasdotto Baku-Ceyhan); André Glucksmann e Bernard-Henri Lévy, i due katz-à-penser, proclamano sui giornali, Corriere compreso: «Ora difendiamo Tbilisi, Non sia un’altra Sarajevo» (Vogliono che difendiamo gli investimenti isrealiani...). E Bush continua a mandare «aiuti» su aerei militari, con decine di specialisti americani in uniforme per gestire «l’intervento umanitario», che per di più ha da essere «vigoroso».

La possibilità di un attentato false flag continua. Medvedev ha chiesto alle truppe di restare in «costante allerta»: di non abbassare la guardia. Tanto più che Saakashvili, che ebbe un momento di paura giorni fa al rombo del Sukhoi (non è un cuor di leone), oggi - con il Paese a suo dire devastato, invaso e ridotto in cenere dai russi - sorride, rilascia interviste, con strana e totale sicurezza di sè. Ha persino voglia di scherzare.

Ad Haaretz ha detto: «Le armi israeliane si sono dimostrate molto efficaci». Alla domanda se le armi israeliane avevano davvero avuto un ruolo nei suoi proclamati successi, ha replicato: «Me lo sta chiedendo come rappresentante della Elbit e delle Israel Aerospace Industries?», ossia le due fabbriche che gli hanno venduto gli armamenti (3).

L’inviato del New York Times scrive che Saakashvili «mercoledì (13 agosto) sembrava un uomo rinvigorito in modo quasi preternaturale (sic), ancora una volta invocando i legami speciali con la democrazia americana... Un attimo dopo che il presidente Bush è apparso al Rose Garden a dire che il Pentagono stava per cominciare una missione umanitaria a sostegno della Georgia, Saakashvili era al telefono con un giornalista occidentale, e diceva: ‘Questo è un punto di svolta’; poi è apparso alla TV nazionale, ben pettinato coi capelli all’indietro e con un abito appena stirato, ad assicurare il suo paese che il peggio era passato» (4). Ciò benchè i russi siano a 30 miglia dalla capitale.Che cos’ha da essere tanto allegro? Prevede - o sa - che qualcosa rovescerà la sua situazione? Sa che c’è in preparazione «il punto di svolta»?

La questione è sempre la prima: quale tipi di aiuto umanitario («vigoroso») ha mandato Bush in quegli aerei targati USAF gestiti da specialisti militari. Bombe al fosforo?

Gli americani le hanno usate a Falluja: producono belle foto di cadaveri gonfi e deformati dalle ustioni chimiche, una «atrocità» che «persone con foto e telecamere sul posto» saranno pronte a documentare e a diffondere al mondo, come dimostrazione della brutalità russa. Gas nervini? Piccoli ordigni nucleari tattici, di cui il Pentagono s’è dotato?

Magari è solo un eccesso di sospetto. Ma con Bush, dopo l’11 settembre, meglio diffondere un allarme di troppo. Proprio questi allarmi, se ampiamente diffusi, possono scongiurare un false flag in preparazione: fanno svanire l’effetto-sorpresa. Occhio al Ferragosto.

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1) Andrew Ward, «Bush sends US forces on Georgia aid mission», Financial Times, 13 agosto 2008.
2) «Did Medvedev narrowly avert a US nuclear false flag atrocity?», http://www.iraq-war.ru/article/171884, 13 agosto 2008.
3) Anshel Pfeffer, «Georgia president denies Israel halted military aid due to war», Haaretz, 14 agosto 2008.
4) C.J. Chivers, «Rejuvenated Georgian President Cites U.S. Ties as ‘Turning Point’ in Conflict», New York Times, 13 agosto 2008. «By Wednesday he seemed an almost preternaturally reinvigorated man, once again raising the temperature in Georgia’s bitter disagreements with Russia, and invoking special ties with American democracy and freedom. Moments after President Bush appeared at the Rose Garden to say that the Pentagon would begin a humanitarian aid mission to support Georgia, Mr. Saakashvili was on the phone with a Western reporter, talking fast.’This is a turning point,’ he said. Soon he appeared on national television, his tousled hair combed back flat and wearing a freshly pressed suit, assuring his country that the worst had passed. (…) ‘We already saw U.S. Air Force landing in Georgia despite Russians controlling the airspace’, he said, after a C-17 had touched down. ‘And we will see U.S. military ships entering Georgian ports despite Russians blocking it. That we will see’. He added, ‘These will be serious military ships’ ».