lunedì 5 gennaio 2009

11 Settembre 2001: un caso da manuale sul terrorismo di Stato

Qui di seguito qualche articolo su uno dei piu' "spettacolari" esempi di terrorismo di Stato.


I negazionisti dell'11 Settembre 2001

di Elias Davidsson - Aldeilis - 9 Settembre 2008
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANGELO S.

Oggigiorno va di moda diffamare i Negazionisti, cioè coloro che cercano di negare l’uso delle camere a gas per lo sterminio degli ebrei o di minimizzare la colpevolezza del regime nazista nei confronti degli ebrei. Checché se ne pensi, occorre comunque ammettere che le teorie negazioniste non hanno praticamente alcuna influenza sulle decisioni politiche contemporanee, sulla vita quotidiana della gente, o sulle guerre che l’Occidente conduce contro popoli del Terzo Mondo. Quindi è più su un terreno simbolico che su quello dei fatti che occorre cercare le origini di questa moda.

Comunque, dall’anno 2001, è apparsa una nuova categoria di negazionisti, pericolosi nei fatti. Si tratta dei negazionisti dell’11 Settembre, i quali non sono delle persone marginali. Questa corrente molto influente comprende dirigenti politici, giornalisti in vista e universitari che appaiono regolarmente in televisione. Ciò che lega tra loro questi negazionisti è il loro accanimento nel dissimulare la verità sul massacro dell’11 settembre e a promuovere delle insinuazioni e delle accuse mostruose contro i “nuovi ebrei”, intendo parlare stavolta dei musulmani. Questi negazionisti si sforzano – nascondendo la verità – di proteggere gli autori di tale massacro.

Quali verità nascondono i Negazionisti dell’11 Settembre? Ne ho rilevate cinque di primaria importanza.

1° verità nascosta: Il governo americano non ha mai prodotto una sola prova che dei legami esistessero tra Osama Bin Laden e il massacro dell’11 settembre 2001. Coloro che hanno “fatto il loro dovere” avranno senza dubbio scoperto che nessun dirigente americano ha affermato la colpevolezza di Osama Bin Laden nell’affare dell’11 settembre. Tutte le dichiarazioni ufficiali sono rimaste al livello di insinuazioni. Nel giugno 2006 la polizia federale americana (FBI) ha infine riconosciuto di non possedere alcuna prova affidabile che permettesse di collegare Osama Bin Laden al massacro dell’11 settembre. Un giornalista del Muckraker Report telefonò all’FBI [1] per domandare come mai la pagina web dell’FBI sulle azioni di Osama Bin Laden [2], non menzionasse il suo ruolo nel massacro dell’11 settembre. Rex Tomb dell’FBI gli rispose che l’FBI non possedeva prove sufficienti per menzionare la sua partecipazione. Punto e basta. I Negazionisti dell’11 settembre, tra cui i direttori e redattori a capo dei grandi giornali mondiali, hanno nascosto questa notizia al pubblico per far sì che perdurasse il mito fondatore e per proteggere i veri autori del massacro.

2° verità nascosta: Il governo americano non ha mai prodotto prove che dei musulmani abbiano dirottato aerei l’11 settembre. Ciò potrebbe sembrare incredibile al lettore non informato. E ciononostante è una verità ineluttabile. L’FBI ha pubblicato i nomi di 19 persone sospettate di aver dirottato quattro aerei commerciali l’11 settembre. Ma l’FBI stessa non si sente in grado di affermare la loro responsabilità [3]. Nel suo comunicato stampa del 27 settembre 2001 (e che da allora non è stato modificato) l’FBI dichiara che l’identità di suddetti kamikaze resta in sospeso. Infatti non esiste la minima prova che le persone menzionate dall’FBI siano salite sugli aerei in questione. Questi nomi non appaiono sulle liste passeggeri originali; le loro carte d’imbarco non sono state trovate; nessuno li ha visti salire a bordo; non esiste alcuna videoripresa del loro imbarco; e i loro resti umani non sono stati identificati [4]. Si tratta quindi di fantasmi che hanno servito la propaganda americana. I Negazionisti dell’11 settembre hanno nascosto questo elemento importante per mantenere nello spirito del pubblico il mito fondatore di terroristi musulmani che nessuno ha visto salire sugli aerei.

3° verità nascosta: Il governo americano ha fatto tutto il possibile per impedire un’inchiesta giudiziaria e un’inchiesta pubblica sul massacro dell’11 settembre. Che interesse avrebbe un governo qualunque a impedire un’inchiesta su un massacro perpetrato sul suo stesso territorio? I Negazionisti dell’11 settembre hanno fatto tutto il possibile affinché l’opinione pubblica non prenda conoscenza degli sforzi fatti dal governo americano per soffocare la verità su questo massacro.

4° verità nascosta: Il governo americano non ha consegnato alla giustizia le persone che hanno deliberatamente distrutto le prove che avrebbero facilitato l’inchiesta sul massacro dell’11 settembre. Per esempio l’acciaio delle Torri Gemelle è stato rapidamente venduto all’estero, prima che uno studio tecnico sulla causa del loro crollo venisse avviato. Delle testimonianze registrate su banda magnetica il mattino dell’11 Settembre da alcuni controllori dei trasporti aerei sono state ridotte a brandelli dal loro superiore. Una quantità enorme di cartelle del progetto Able Danger, provanti che la CIA sorvegliava da molto prima dell’11 Settembre alcuni futuri “terroristi”, è stata distrutta. Mentre alcuni giornali americani hanno menzionato qua e là queste distruzioni di prove, i Negazionisti dell’11 settembre hanno fatto tutto il possibile perché l’opinione pubblica non ponesse alcuna domanda sullo scopo di tali distruzioni.

5° verità nascosta: Quando ha luogo un omicidio civile, i giornali cominciano normalmente a porre domande se, dopo qualche mese, nessuno è condannato. Per quanto riguarda il massacro di 3.000 persone l’11 settembre, i nuovi Negazionisti non hanno posto la minima domanda sul fatto che il governo americano non aveva ancora condannato, né consegnato alla giustizia una sola persona per complicità o supporto a questo massacro monumentale, e ciò per più di sei anni!

I Negazionisti dell’11 settembre non sono degli esseri marginali perseguitati dinanzi ai tribunali perché mettono in discussione un evento storico. Essi sono delle persone che dirigono dei paesi manipolando l’opinione pubblica. Sono loro che hanno giustificato il bombardamento dei villaggi in Afghanistan – il paese più povero del pianeta – che ha causato migliaia di morti innocenti dei quali nessuno era responsabile del crimine dell’11 Settembre. Sono loro che hanno preparato il pubblico per la guerra d’aggressione contro l’Iraq e la morte di più di un milione di persone in questo paese già sfinito dall’embargo. Sono loro che incitano la popolazione del mondo occidentale a considerare ogni islamico come un potenziale terrorista, copiando in questo gli ideologi nazisti che incitavano il loro popolo a sospettare gli ebrei di crimini contro il popolo tedesco. I Negazionisti dell’11 settembre sono i veri ereditieri del regime nazista il cui scopo finale sarà quello di criminalizzare ogni opposizione politica nel nome della guerra contro il terrorismo.

È tempo di levarsi contro questa corrente negazionista pericolosa, e di isolarla intellettualmente e politicamente prima che essa ci porti alla barbarie.

Note:

[1] http://www.muckrakerreport.com/id267.html
[2] http://www.fbi.gov/wanted/topten/fugitives/laden.htm
[3] http://www.fbi.gov/pressrel/pressrel01/092701hjpic.htm
[4] http://www.aldeilis.net/france/index.php?option=com_content&task=view&id=50&Itemid=28



Gli avvocati: Cheney e Rumsfeld in tribunale per l’11/9? Difficile ma non impossibile
di
Stephen C. Webster – www.rawstory.com - 20 Dicembre 2008
Traduzione di Massimo Spiga - Megachip

Quando ricevette una medaglia al valore per le lesioni subite durante l’attacco al Pentagono dell’undici settembre 2001, April Gallop fu definita una "eroina" dall’agenzia di stampa dell’esercito USA. Ma è improbabile che gli organi di stampa del governo le riservino un entusiasmo del genere per la seconda volta.

Lunedì scorso (15 dicembre 2008, ndt), April Gallop, che ha prestato servizio militare presso il NISA (Network Infrastructure Services Agency) come specialista amministrativa, ed il suo avvocato William Veale hanno intentato una causa civile contro l’ex-ministro della Difesa Donald Rumsfield, il vicepresidente Dick Cheney e l’ex-generale dell’Aeronautica statunitense Richard Myers, capo degli Stati Maggiori Riuniti durante gli attentati del 9/11.

La Gallop accusa i tre imputati di aver partecipato ad un’associazione a delinquere con lo scopo di facilitare gli attacchi e di aver occultato il pericolo al personale del Pentagono, contribuendo fattivamente alle lesioni che lei e suo figlio di due mesi hanno riportato durante l’attentato. Nel testo della causa si citano anche altri anonimi che sarebbero stati a conoscenza degli attentati.
Questa storia è stata rivelata in esclusiva da RAW STORY.
Il testo integrale delle dichiarazioni è reperibile a questo link.

«Tutto è accaduto molto rapidamente. Pensavo che ci stessero bombardando» ha dichiarato la Gallop in un rapporto pubblicato nell’ottobre del 2001.
Dopo aver soccorso un suo collega, la donna ha iniziato a setacciare le macerie fumanti del suo ufficio alla ricerca della figlia, Elisha. Dopo averla estratta dai detriti, ha attraversato i corridoi invasi dal fumo fino a raggiungere il prato esteriore, in cui è crollata.
Nonostante la gioia di essere sopravvissuta, la Gallop è «ancora inferocita con il nemico: me la pagheranno». Sono passati molti anni ed ora si aspetta che questo pagamento arrivi tramite una causa civile.

«Ero molto seccata dalla frequenza delle esercitazioni anti-incendio e dalle evacuazioni simulate» dichiarò la Gallop al George Washington Blog in un’intervista del 2006. «Capitavano sempre quando avevo altro da fare. Ciononostante l’undici settembre, proprio il giorno in cui tutte le nostre vite erano in pericolo, non è suonato un solo allarme.»
April ha subito un lieve lesione cerebrale, ma ancora lotta con la sindrome post-traumatica e la perdita di udito. Anche sua figlia ha subito una lieve lesione cerebrale che è degenerata in un deficit dell’apprendimento.

Per ciò che riguarda la ricostruzione dell’attentato, i ricordi della Gallop si discostano dalla versione ufficiale. «Le mie dichiarazioni sono state travisate in molte occasioni. Questo accade quando si hanno secondi fini. Per la cronaca, ecco la mia versione dei fatti: mi trovavo nell’anello E. Dall’interno dell’edificio, e senza alcun indizio su cosa fosse successo all’esterno, mi parve che fosse stata detonata una bomba. Siamo stati costretti a fuggire dalla struttura prima che ci cascasse addosso. E non ricordo di aver visto alcun rottame aereo. Ovviamente non ho idea di che aspetto abbia un aereo dopo l’impatto con un edificio. Ma penso che avrei notato almeno qualche frammento inusuale, qualcosa che almeno somigliasse ad un pezzo di aereo».

«Non vogliono si avvii un’indagine conoscitiva», ha dichiarato l’avvocato Veale. «Se riuscissimo a superare la loro mozione iniziale, tesa a stralciare le dichiarazioni della mia cliente, otterremo un’incriminazione. In questo caso, avremmo ottime probabilità di arrivare fino in fondo a questa faccenda. La legge è dalla nostra parte.»

La causa ha qualche possibilità?

RAW STORY ha chiesto il proprio parere ad avvocati esperti in cause civili contro il governo federale. «Le quindici pagine del reclamo sembrano il prodotto di un’indagine approfondita, che dimostra con dovizia di particolari l’esistenza di un’associazione a delinquere che coinvolge gli imputati. Questo sodalizio mirava a causare gli attentati o permettere che avessero luogo e ci colpissero mentre eravamo totalmente impreparati» ha dichiarato Gerald A. Sterns, dello studio legale Sterns & Walker di San Francisco. «Abbiamo già svolto processi per associazione a delinquere e permane un fondo di dubbio su cosa sia successo quel giorno e soprattutto sul perché. È stato un punto di svolta positivo per la presidenza Bush, che fino ad allora si era dimostrata tutt’altro che notevole, sopratutto a causa della sua controversa ascesa alla carica pochi mesi prima.»

Secondo ciò che afferma il sito di Sterns & Walker, lo studio rappresenta i sopravvissuti di incidenti aerei o altri disastri di una certa entità. Lo studio «è stato coinvolto in quasi tutte le principali cause seguite a incidenti aerei, e centinaia di altri processi civili con accuse ad imputati eccellenti», compresi gli Stati Uniti d’America.

«La causa della Gallop ha un precedente simile. Sfortunatamente per la parte lesa, può essere un indizio del suo destino. Si tratta del caso di Valerie Plame, un ex-agente della CIA la cui copertura è stata fatta saltare di proposito da Dick Cheney e, probabilmente, altri funzionari della Casa Bianca. La rivelazione è stata una rappresaglia per alcune affermazioni poco gentili fatte dal marito della Plame, il quale stava indagando sulle affermazioni di Bush riguardo all’ipotetico acquisto, da parte di Saddam Hussein, di materie prime per armi di distruzione di massa da uno stato africano» dice Sterns. «La Plame ha intentato una causa contro Cheney ed altri per averle distrutto la carriera.»

Ed aggiunge: «A prescindere dalla nostra disposizione verso questi individui ed il loro impatto sugli Stati Uniti, temiamo che la signora Gallop rimarrà molto delusa da questo suo tentativo di ottenere risposte per via giudiziaria.»

La profezia pessimista di Sterns è stata sdrammatizzata da Phillip L. Marcus, un avvocato del Maryland, specializzato in proprietà intellettuale e leggi sul copyright. Marcus ha discusso con RAW STORY del caso Bivens vs. Six Unknown Federal Narcotics Agents, un processo in cui la Corte Suprema ha decretato che il governo può essere oggetto di cause civili se si prefigura la violazione di un diritto costituzionale, anche se non esiste alcuno statuto federale a supporto di un’azione legale di questo tipo.

«La giurisdizione è un grosso ostacolo alla parte lesa, ma ci sono due strade per aggirarla» ha affermato Marcus, «la prima è la Dottrina Bivens (per cui, se i fatti dimostrano una grave trasgressione da parte di agenti federali, esiste una sorta di giurisdizione del diritto federale; senza di essa, le violazioni del Bill of Rights non potrebbero oggetto di causa civile) e la seconda è la 28 USC sec. 1331, ovvero il Federal Tort Claims Act (FTCA). Veale ha lanciato accuse straordinarie. Normalmente, se ci si limita a segnalare un quantitativo sufficiente di fatti significativi, la corte non accetta una linea difensiva basata sulla giurisdizione.

Ma con accadimenti così singolari, il giudice vorrà stabilire se esistono le prove necessarie per applicare la giurisdizione Bivens o il FTCA, prima di lasciare che Veale proceda con quella che sarà un’indagine conoscitiva colossale – tonnellate di documenti, deposizioni sotto giuramento di Cheney, Rummy e molti altri, sia imputati che semplici testimoni. Scommetto che questa faccenda proseguirà per altri quattro o cinque anni. Ci sarà materiale per molti altri articoli.»

Segue il testo integrale dei pareri di entrambi gli avvocati sulla causa di April Gallop.

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In che circostanze gli Stati Uniti o qualcuno dei suoi funzionari, agenti o impiegati possono essere ritenuti civilmente responsabili in un tribunale? Può il potere giudiziario ricompensare i danni in un processo civile che mira a dimostrare non tanto l’erroneità dei comportamenti, ma l’attività criminale di membri del governo? Le risposte a queste domande possono rivelarsi complesse, ma è chiaro che la causa della Gallop non ha molte chance di successo. Questo processo, che si svolgerà nel Distretto Orientale di New York, riflette le frustrazioni di moltissimi americani. La donna, infatti, chiede i danni al vicepresidente in carica Dick Cheney, al ministro della Difesa Donald Rumsfeld e ad altri, in relazione agli eventi dell’undici settembre 2001. Le quindici pagine del reclamo sembrano il prodotto di un’indagine approfondita, che dimostra con dovizia di particolari l’esistenza di un’associazione a delinquere che coinvolge gli imputati. Questo sodalizio mirava a causare gli attentati o permettere che avessero luogo e ci colpissero mentre eravamo totalmente impreparati. Abbiamo già svolto processi per associazione a delinquere e permane un fondo di dubbio su cosa sia successo quel giorno e soprattutto sul perché.

È stato un punto di svolta positivo per la presidenza Bush, che fino ad allora si era dimostrata tutt’altro che notevole, sopratutto a causa della sua controversa ascesa alla carica pochi mesi prima.
Comunque, anche se si sottoscrivono alcune delle critiche e delle accuse mosse a Cheney, Rumsfeld e gli altri (curiosamente, Bush non viene citato in causa) per le loro attività in questi ultimi otto anni, e a prescindere dalla nostra disposizione verso questi individui ed il loro impatto sugli Stati Uniti, temiamo che la signora Gallop rimarrà molto delusa dal suo tentativo di ottenere risposte per via giudiziaria. La causa della Gallop ha un precedente simile.

Sfortunatamente per la parte lesa, può essere un indizio del suo destino. Si tratta del caso di Valerie Plame, un ex-agente della CIA la cui copertura è stata fatta saltare di proposito da Dick Cheney e, probabilmente, altri funzionari della Casa Bianca. La rivelazione è stata una rappresaglia per alcune affermazioni poco gentili fatte dal marito della Plame, il quale stava indagando sulle affermazioni di Bush riguardo all’ipotetico acquisto, da parte di Saddam Hussein, di materie prime per armi di distruzione di massa da uno stato africano. La Plame ha intentato una causa contro Cheney ed altri per averle distrutto la carriera.
La corte ha sbrigativamente decretato che la causa non aveva alcun fondamento: le questioni politiche di questo tipo non fanno parte della routine processuale. La corte ha inoltre decretato che il vicepresidente è immune a tutti i livelli per le attività che ha svolto o che ha omesso di svolgere nell’esercizio delle sue funzioni pubbliche.

Un discorso analogo vale, ovviamente, anche per Bush sia durante che dopo il suo mandato.
Mi sembra chiaro che nel caso della Gallop valgano le medesime considerazioni e si otterranno gli stessi risultati. La corte, in seguito alla mozione degli imputati, stralcerà la causa con le medesime argomentazioni. A prescindere dall’opinione che ciascuno di noi può avere di Dick Cheney, - a cui taluni si riferiscono con l’appellativo di "Principe delle Tenebre" o peggio - le sue azioni nell’esercizio delle funzioni di vicepresidente degli Stati Uniti sono protette dallo scrutinio del potere giudiziario.

L’unica misura per punire i funzionari indegni che la Costituzione ci offre è l’impeachment.
Però questo non vuol dire che la causa non possa essere intentata contro il governo. Si può fare e viene fatto ogni giorno per un’ampia casistica. Il nostro studio legale ne ha condotte molte con successo. I tribunali hanno decretato che gli Stati Uniti godono di un’immunità generalizzata, ma i giudici possono non tenerne conto e permettere le cause, in conformità alle decisioni del Congresso. Un esempio classico è il Federal Tort Claims Act del 1946, che autorizza le cause civili contro gli Stati Uniti per i danni causati da atti o omissioni da parte del governo, attraverso i suoi agenti o le sue agenzie, se tale condotta non è permessa dallo stato in cui l’atto o l’omissione ha avuto luogo. Esistono alcune eccezioni ed alcune difese speciali a disposizione del governo: principalmente la linea di difesa basata sulla Funzione Discrezionale, che protegge gli impiegati del governo, presidente compreso. Può essere applicata quando l’esercizio della discrezionalità ha avuto ripercussioni che in seguito si sono rivelate negative.

Per esempio, questa linea di difesa ha protetto gli Stati Uniti da ogni responsabilità sugli attentati alle ambasciate americane in Kenya e Tanzania del 1998. Ma la lotta continua.
Gerald A. Sterns, Esq. Sterns & Walker www.Trial-Law.com ** Questa non è una semplice accusa di negligenza. Veale fa a brandelli l’argomentazione giurisdizionale nel paragrafo 8 del reclamo. Dovreste leggere qualcosa sul caso Bivens. La giurisdizione è un grosso ostacolo alla parte lesa, ma ci sono due strade per aggirarla: la prima è la Dottrina Bivens (per cui, se i fatti dimostrano una grave trasgressione da parte di agenti federali, esiste una sorta di giurisdizione del diritto federale; senza di essa, le violazioni del Bill of Rights non potrebbero oggetto di causa civile) e la seconda è la 28 USC sec. 1331, ovvero il Federal Tort Claims Act. Veale ha lanciato accuse straordinarie. Di solito, se ci si limita a segnalare un quantitativo sufficiente di fatti significativi, la corte non accetta una linea difensiva basata sulla giurisdizione.

Ma con accadimenti così singolari, il giudice vorrà stabilire se esistono le prove necessarie per applicare la giurisdizione Bivens o la FTCA, prima di lasciare che Veale proceda con quella che sarà un’indagine conoscitiva colossale – tonnellate di documenti, deposizioni sotto giuramento di Cheney, Rummy e molti altri, sia imputati che semplici testimoni.
Questo processo mi ricorda il caso Hatfill, il tizio che era "d’interesse" nella faccenda delle buste all’antrace e poi non lo era più. Ma stiamo parlando di un altro distretto. Veale svolge la sua causa nel distretto meridionale di New York, mentre Hatfill era da tutt’altra parte. Scommetto che questa causa proseguirà per altri quattro o cinque anni. Ci sarà materiale per molti altri articoli.

--Philip L. Marcus, Esq.
Business Negotiations & Agreements & Intellectual Property
www.negotiationpro.com

Fonte: http://rawstory.com/news/2008/Legal_minds_respond_to_landmark_911_1218.html



Che cosa rivelano le trascirizioni delle chat NORAD dell’11/9?
da www.blogger911.com - 17 Dicembre 2008
Traduzione di Paolo Maccioni - Megachip

Nell’aprile del 2006, il giornalista Michael Bronner ricevette nella sua cassetta della posta 30 ore di registrazione che aveva richiesto al Pentagono. Tali registrazioni, che consistevano in una serie di file audio masterizzati in 3 cd, contenevano gli eventi del reparto operativo del Settore di Difesa Aerea Nordest del NORAD durante tutta la giornata dell’11 settembre 2001 (1).

Il NORAD (Comando di Difesa Aerospaziale del Nord America) è l’organizzazione militare responsabile del monitoraggio e della difesa dello spazio aereo nordamericano. Il suo Settore di Difesa Aerea Nordest (NEADS), con sede in Rome, nello stato di New York, è responsabile del monitoraggio e della protezione di 500mila miglia quadrate di spazio aereo sopra il nordest degli Stati Uniti, inclusi gli spazi aerei sopra New York City e Washington DC (2). È in questo spazio aereo che gli attacchi dell’11 settembre hanno avuto luogo, ed è dal reparto operativo del NEADS che ha avuto origine la risposta militare USA. Le prove su ciò che accadde quel giorno sono chiaramente di interesse pubblico e sono di ovvia importanza nel tentativo di spiegare come siano potuti andare a segno gli attentati.

In un articolo di «Vanity Fair» dell’agosto del 2006 basato sulle registrazioni, Bronner fa dunque riferimento a tali "nastri NEADS" come "l’autentica storia militare dell’11/9" (3).

Tuttavia i nastri NORAD non sono l’unico reperto delle azioni del NORAD e del suo Settore di Difesa Aerea Nordest dell’11 settembre. In un recente libro (Touching History: The Untold Story of the Drama that Unfolded in the Skies Over America on 9/11), il suo autore, il pilota commerciale Lynn Spencer, rivela l’esistenza di un’altra cruciale documentazione. Eppure, a più di sette anni dall’11 settembre, questo materiale rimane indisponibile per il pubblico e i suoi contenuti sono quasi completamente sconosciuti.

Spencer descrive cil fatto che, intorno alle 9.25 di mattina dell’11 settembre, il Sergente Joe McCain, il comandante tecnico della squadra assegnata al NEADS, ricevette una chiamata dal quartier generale CONR (Continental US NORAD Region) della Base delle Forze Aeree di Tyndall in Florida. Il Generale Larry Arnold col suo staff a Tyndall stava cercando di raccogliere informazioni sulla crisi in corso, e voleva conoscere i codici dei trasponder dei due jet da combattimento che erano stati fatti decollare in risposta al primo dirottamento. L’ufficiale del CONR che fece la chiamata disse a McCain di "inviare [i codici trasponder] via chat". Per "via chat" intendeva il sistema di chat su computer del NORAD (4).

IL SISTEMA DI CHAT DELLA NORAD

Secondo Spencer, il sistema di chat usato dal NORAD quel giorno era "simile alle chat room della maggior parte dei server Intenet, ma riservato". C’erano tre chat room che potevano essere usate da chiunque avesse un accesso adeguato. Una chat room era specifica per il NEADS e connetteva i suoi ID, controllo e tecnici di armi alle sue squadre di combattimento in allerta, e fu dove il NEADS ricevette i report sulle unità da combattimento e i loro apparecchi. Un’altra chat room era per il CONR: lì i suoi tre settori (NEADS, WADS, Settore di difesa aerea ovest, e SEADS, settore di difesa aerea sudest) comunicavano l’uno con l’altro e potevano "far scalare su" le informazioni al quartier generale del CONR. La terza chat room era il Centro di Guerra Aerea (AWC), dove i comandanti di rango NORAD dalle tre regioni NORAD (CONR, Canada e Alaska) comunicavano fra loro. Al NEADS era permesso di vedere questa chat room, ma non di parteciparvi(5).

Inoltre, quando una esercitazione aveva luogo, una o più finestre di chat addizionali sarebbero state aperte specificamente per comunicare informazioni sulle esercitazioni, così da poter evitare di essere confuse con le informazioni relative al mondo reale (6). Questo fatto è di particolare importanza, giacché l’intero NORAD, incluso lo staff al NEADS, era coinvolto in almeno una delle maggiori esercitazioni la mattina dell’11 settembre. L’esercitazione annuale "Vigilant Guardian" è stata descritta come «un’esercitazione di difesa aerea che simula un attacco agli Stati Uniti», ed era programamta per includere un dirottamento simulato nel corso di quel giorno (7). Secondo Larry Arnold, che era il generale al comando del NORAD Regione Continentale USA (CONR) questa esercitazione fu cancellata soltanto dopo che la seconda torre del World Trade Center fu colpita alle 9.03. (8).

TRASCRIZIONI CARTACEE DELLE COMUNICAZIONI

Il NORAD ha tenuto trascrizioni cartacee delle comunicazioni che ebbero luogo nelle sue chat room. Come descrive Spencer, al NEADS era responsabilità di Joe McCain «monitorare le chat e conservare memoria cartacea di tutto ciò che stava succedendo... Le trascrizioni cartacee delle chat aiutavano a tenere tutti sulla stessa pagina, ma in una situazione come quella che si sviluppò [l’11/9] dovevano essere aggiornate quasi istantaneamente per raggiungere quello scopo» (9). A questi diari in effetti si fa riferimento nelle note sul retro del Rapporto della Commissione sull’11/9. Tuttavia solo in relazione ad una singola comunicazione effettuata sul sistema di chat. Come riferisce il Rapporto: «Alle 10.31 il Generale Larry Arnold istruisce il suo staff affinché trasmetta quanto segue al sistema di messaggio istantaneo del NORAD: “10.31 il Vice presidente ha disposto di intercettare tracce di interesse e di abbatterle se non rispondono [al Generale Arnold]”»(10). Questo dettaglio rende chiaro che le informazioni cruciali venivano comunicate nelle chat room del NORAD. Eppure finora non sappiamo praticamente nulla di cos’altro sia stato discusso in quelle chat.

Chiaramente i dettagli dei diari trascritti del NORAD della giornata dell’11 settembre devono essere resi pubblici e devono essere esaminati attentamente. Potranno non dirci l’intera storia della risposta militare USA agli attacchi, né darci tutte le risposte sul perché l’apparato militare abbia fallito in modo così catastrofico nel proteggere la nazione. Ma di certo riempirebbero un buco enorme nel puzzle.


NOTE:

[1] Michael Bronner, “9/11 Live: The NORAD Tapes.” «Vanity Fair», agosto 2006.
[2] Leslie Filson, Sovereign Skies: Air National Guard Takes Command of 1st Air Force. Panama City, FL: 1st Air Force, 1999, p. 51; Michael Bronner, “9/11 Live: The NORAD Tapes.”
[3] Michael Bronner, “9/11 Live: The NORAD Tapes.” Le registrazioni del NORAD furono precedentemente portati con atti di citazione dalla Commissione sull’11/9 nel novembre 2003. (si veda Philip Shenon, “9/11 Panel Issues Subpoena to Pentagon.” «New York Times», 8 novembre 2003; Thomas Kean e Lee Hamilton, Without Precedent: The Inside Story of the 9/11 Commission. New York: Knopf, 2006, pp. 85-88). Tuttavia, la Commissione riprodusse solo pochi brevi estratti delle registrazioni, nel corso della sua audizione pubblica finale, il 17 giugno 2004. Nell’agosto 2007, i produttori del famoso film documentario sull’11/9 Loose Change hanno ricevuto i file audio deelle registrazioni NORAD, che hanno reso pienamente disponibili al pubblico di internet. (si veda “NORAD Live and Uncut.” Blog ufficiale di Loose Change, 30 agosto 2007.)
[4] Lynn Spencer, Touching History: The Untold Story of the Drama That Unfolded in the Skies Over America on 9/11. New York: Free Press, 2008, p. 139.
[5] Ibid. p. 139.
[6] Ibid. pp. 139-140.
[7] Hart Seely, “Amid Crisis Simulation, ‘We Were Suddenly No-Kidding Under Attack.’” Newhouse News Service, 25 gennaio 2008; Leslie Filson, Air War Over America: Sept. 11 Alters Face of Air Defense Mission. Tyndall Air Force Base, FL: 1st Air Force, 2003, pp. 41 e 122; Michael Bronner, “9/11 Live: The NORAD Tapes.”
[8] Leslie Filson, Air War Over America, p. 59.
[9] Lynn Spencer, Touching History, p. 140.
[10] 9/11 Commission, The 9/11 Commission Report: Final Report of the National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States (Authorized Edition). New York: W. W. Norton & Company, 2004, pp. 42 e 465-466.



11/9, la paralisi delle difese aeree
di Pino Cabras - Megachip - 14 Dicembre 2008

Un ritornello delle versioni ufficiali sull’11 settembre (a partire dal sempre meno rispettato rapporto della Commissione d’inchiesta sull’11/9) recita che compito del NORAD (il Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America) era soltanto quello di attivare le difese nei confronti di attacchi dall’esterno.

Secondo tale versione, il sistema era un residuato della Guerra Fredda, e la difesa aerea aveva solo pochi caccia disposti a pattugliare il perimetro contro quel che restava della “minaccia sovietica”. Siccome Atta e soci attaccavano dall’interno e spegnevano i transponder, trovare gli aerei dirottati in mezzo al caos del traffico aereo era impossibile, poiché i velivoli non erano più distinguibili sui radar.

Non è proprio così. Il NORAD non aveva mai ridotto a quei termini i propri compiti di difesa, ossia badare agli attacchi da fuori e disinteressarsi degli attacchi dall’interno. Se si legge il Capitolo 3 di una direttiva del I aprile 2000 (e non è un pesce d’aprile) troviamo una di quelle formule concentrate, piene di sigle in cui si fissano certe procedure militari.

Che dice questo documento?

La 13-1AD, volume 3, sul comando e le operazioni di controllo nella difesa aerea, stabilisce che «il Primo Comandante della Air Force, in veste di comandante della regione continentale degli USA del NORAD, al Comandante in capo del NORAD fornisce il TW/AA (l’allarme tattico/ valutazione attacchi, ndt), la sorveglianza e controllo dello spazio aereo degli Stati Uniti nonché adeguate risposte nei confronti di un attacco aereo».

Tutte e tre le importanti funzioni attribuite al NORAD nel 1958 erano pienamente operative alla data dell’11 settembre 2001. La direttiva prima menzionata del I aprile 2000 al Capitolo 3.2.4. cita «il controllo operativo dei tre SAOC (Centri delle operazioni del settore aereo, ndt) e tutte le forze a disposizione per la sovranità aerea, la difesa aerea e l’allarme per attacco atmosferico»
Tra le altre disposizioni da seguire, la direttiva dell’Air Force delineava le procedure da seguire da parte delle unità ed elementi dell’ Air Combat Command (ACC) Air Defense System (ADS) degli Stati Uniti, ed era pienamente in vigore l’11 settembre 2001.

Lo stesso Rapporto della Commissione sull’11/9 cita il fatto che «la missione del NORAD è tracciata in una serie di accordi rinnovabili tra gli Stati Uniti e il Canada. In base agli accordi vigenti alla data dell’11/9, la “missione primaria” del NORAD era “l’allarme aerospaziale” e il “controllo aerospaziale” per il Nord America. L’allarme aerospaziale era definito come “la sorveglianza di oggetti costruiti dall’Uomo nello spazio e l’identificazione, la validazione e l’allerta di attacchi contro il Nord America provenienti da aeroplani, missili o veicoli spaziali”. Il controllo aerospaziale era un compito caratterizzato dal “fornire la sorveglianza e il controllo dello spazio aereo del Canada e degli Stati Uniti”».Altro che attenzione concentrata sul perimetro. Tutta l’immensa superficie continentale del Nord America era chiamata alla stessa attenzione riservata ai confini. In tempo di guerra e in tempo di pace, 24 ore su 24.

Per giustificare l’impreparazione della Difesa americana di fronte agli attentati dell’11 settembre, i commentatori ben accreditati presso i mass media a larga diffusione e i governi, hanno parlato di eventi ‘imprevedibili’.

Ma era davvero così?

Facciamo un passo indietro. Andiamo a vedere da vicino un’organizzazione molto attenta e influente, la Rand Corporation. Con un bilancio annuale di 160 milioni di dollari, la Rand Corporation è il più importante centro privato di ricerche in materia di strategia e d’organizzazione militare nel mondo. È l’espressione autorevole della lobby dell’industria a produzione militare statunitense. Presieduta da James Thomson. In passato ha avuto tra i suoi amministratori anche Ann McLaughin Korologos (ex presidente dell’istituto Aspen, quello di cui si fanno portavoce Lucia Annunziata e Gianni Riotta) nonché Frank Carlucci (presidente del Carlyle Group). La Rand è stata a lungo presieduta da Donald Rumsfeld.

In una conferenza pubblicata dall’Accademia dell’aviazione militare statunitense nel marzo 2001 (gli attentati sarebbero avvenuti sei mesi dopo), l’allora Vice Presidente della Rand, Bruce Hoffman, aveva in qualche modo anticipato l’‘imprevedibile’ scenario dell’11 settembre 2001, caratterizzato da un salto di qualità aeronautica dei mezzi non convenzionali utilizzati dal terrorismo, con un preciso target.

Nel rivolgersi a un pubblico di ufficiali superiori dell’aviazione militare USA, Hoffman metteva in risalto che «noi siamo intenti a preparare le nostre armi contro Al-Qā‘ida, l’organizzazione – o forse il movimento – associato a bin Lāden […] Pensate un momento a ciò che fu l’attentato-bomba contro il World Trade Center, nel 1993. Ora rendetevi conto che è possibile far cascare la Torre Nord sulla Torre Sud e uccidere 60mila persone […] Troveranno altre armi, altre tattiche e altri mezzi per raggiungere i loro obiettivi. Hanno una scelta ovvia di armi, fra cui gli UAV (ossia aerei telecomandati, ndt)».

Solo un analista visionario? Hoffman erudiva le forze aeree americane circa un canovaccio grandioso, con decine di migliaia di morti in un colpo solo.

Dopo l’11/9 risulta alquanto curioso che Hoffman abbia dichiarato invece – durante la sua audizione in qualità di esperto presso la Camera dei Rappresentanti – che, per via della loro ampiezza, gli attentati erano inimmaginabili. Fantastico, no?

Ma ci sono altri fatti che, lungi dall’accreditare imprevedibilità, sembrano eccezionali precognizioni.
Esercitazioni simili allo scenario verificatosi erano già state effettuate. Come si è potuto leggere su «USA Today», nei due anni che hanno preceduto gli attentati dell’11 settembre «il NORAD ha condotto esercitazioni che simulavano quel che la Casa Bianca ha in seguito qualificato inimmaginabile […]: l’utilizzazione di aerei dirottati come arma nel farli schiantare su degli obiettivi».

La CNN trasmise un servizio di tenore simile il giorno dopo l’articolo di «USA Today». Vi si raccontava che uno dei bersagli immaginari era il World Trade Center. In merito a queste esercitazioni, il NORAD spiegava che fanno uso di «numerosi tipi di aerei civili e militari» per giocare il ruolo di aerei dirottati e testare «l’individuazione delle traiettorie e l’identificazione [degli aerei], il decollo d’emergenza e l’intercettamento, le procedure da seguire in caso di dirottamento, il coordinamento interno ed esterno dell’agenzia, così come le procedure di sicurezza operativa e di sicurezza delle comunicazioni.»

E il portavoce del NORAD ammetteva: «Noi organizziamo quattro esercitazioni all’anno che coinvolgono tutta l’area nordamericana, e la maggioranza comprendono scenari di dirottamento aereo».
Come minimo dunque «tutta l’area nordamericana» era stata da anni accompagnata alla dimestichezza con una procedura rivolta a emergenze non poi così impensabili.

Ma c’è di più, a conti fatti. Esisteva l’ombrello di una routine in grado di togliere aloni di sospetto alle azioni che vi si riparavano. Chi prepara un attentato può includere le operazioni all’interno di tante azioni parcellizzate che fanno parte delle esercitazioni.

In corrispondenza dei fatti dell’11 settembre, anche soltanto usando le notizie di pubblico dominio siamo in grado di individuare una concentrazione abnorme di esercitazioni militari, simulazioni su vasta scala e di manovre. Possiamo annoverare tra le 15 e le 20 esercitazioni collegate a ogni elemento rilevante dell’11/9.

Nonostante la mimetizzazione nelle routine delle attività militari, altri casi ci rivelano che diverse basi militari nell’area di Washington avevano programmato esercitazioni ‘anti-terroristiche’ con stato d’allerta massimo nel periodo immediatamente precedente l’11 settembre.

Mettendoci nei panni dei soggetti golpisti in grado di manovrare un’operazione di una tale portata, questa era una misura essenziale per esercitare un ferreo controllo delle basi nel corso del ‘pronunciamiento’ che avrebbe provocato la più grande scossa mai vista al sistema di comando degli Stati Uniti.

L'ipotesi di lavoro per un'inchiesta che abbia memoria di come funziona il "terrorismo di Stato" dovrebbe partire dall'ipotesi che gli attacchi dell’11/9 vennero eseguiti, portati avanti e mascherati per mezzo di tali esercitazioni. Diventerebbe così più produttivo indagare davvero sulle cause effettive che hanno determinato la paralisi della Difesa aerea. La questione è sempre in piedi.