sabato 10 gennaio 2009

Israele batte Gaza 800 a 13

E' notizia di oggi che piu' di trecento container carichi di armi e munizioni viaggiano verso Israele. Gli Stati Uniti hanno affittato una nave che, secondo il Pentagono, trasporta armi destinate a un arsenale statunitense presente in Israele in base ad un accordo bilaterale del 1990.

Lo riporta il quotidiano israeliano Haaretz, secondo cui il Pentagono nega che gli aiuti siano legati all'offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza.
Ma guarda caso la richiesta per il carico era stata avanzata il 31 dicembre scorso, 4 giorni dopo l'inizio dell'offensiva su Gaza, e la nave dovrebbe arrivare non prima del 25 gennaio prossimo.

Intanto, nonostante la risoluzione approvata ieri da parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU per un immediato cessate il fuoco, i raid aerei israeliani sono proseguiti anche oggi e Tsahal e' ormai arrivato alla periferia di Gaza City.
Hamas invece ha affermato oggi di aver colpito con un razzo sparato dalla Striscia di Gaza una base militare israeliana a 27 chilometri da Tel Aviv, rivendicando di aver raggiunto con successo la base aerea di Tel Nof, l'obiettivo piu' distante colpito dal lancio di questi rudimentali razzi.

Comunque nella sola giornata di ieri 20 palestinesi sono stati uccisi, facendo salire il bilancio totale di due settimane di guerra a 800 morti, mentre sul fronte israeliano sono rimasti uccisi tre civili e una decina di soldati in tutto.

Ma tra gli 800 palestinesi uccisi circa 260 sono bambini. Secondo l'ONU il numero delle piccole vittime è aumentato del 250 per cento da quando è iniziata la fase due dell'aggressione, l'incursione di terra il 3 gennaio scorso. "Non c'è un luogo sicuro a Gaza", ha commentato Allegrea Pacheco, vice capo dell'ufficio Onu per il Coordinamento degli affari umanitari (Ocha), che ha aggiunto "Stiamo registrando il maggior numero di sfollati palestinesi dal 1967".
Sfollati dai campi profughi in cui erano stati rinchiusi quando erano stati sfollati in passato.

Un comunicato congiunto diffuso ieri sera dall'Unrwa, l'Agenzia per i Soccorsi ai Rifugiati Palestinesi, e dall'Unsco, il Coordinatore Speciale per il Processo di Pace in Medio Oriente ha invece annunciato l'imminente ripresa delle attività assistenziali e della distribuzione degli aiuti alla popolazione nella Striscia di Gaza, dopo aver ricevuto da Israele "garanzie credibili circa il pieno rispetto per la sicurezza del proprio personale, delle installazioni e delle operazioni umanitarie".

Mai fidarsi pero' delle garanzie israeliane...

Resta la carta franco-egiziana

di Angelo Miotto - Peacereporter - 10 Gennaio 2009

Il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) era ieri sera al Cairo per incontrare il presidente egiziano, Hosni Mubarak. Per stasera è invece annunciato l'arrivo nella capitale egiziana della delegazione di Hamas che dovrebbe, il giorno successivo, informare il governo egiziano della posizione ufficiale del movimento integralista sulla proposta di cessate il fuoco franco-egiziana. Numerose sono state finora le dichiarazioni fatte da esponenti di Hamas sul piano franco-egiziano, in molti casi negative, ma fino a questo momento non è stata diffusa una posizione ufficiale.

Resta solo l'Egitto e il piano di Mubarak-Sarkozy. Il raìs egiziano, ambiguo sull'operazione bellica fin dall'inizio, e il presidente francese che si è dato un gran da fare per avvalorare un protagonismo di primo piano della diplomazia francese.
Il piano in tre punti, esposto sommariamenmte il sei di gennaio dal presidente egiziano di fronte alla stampa, è rimasta l'unica carta diplomatica, almeno a oggi. La soddisfazione di chi riusciva a far approvare una risoluzione Onu - l'ennesima - contava sull'astensione degli Stati Uniti, che Condoleeza Rice si è affrettata a spiegare come un sostegno proprio al piano franco egiziano. L'amministrazione Bush ha contato sulla diplomazia del Cairo per dribblare, nei giorni scorsi, le proposte dei Paesi della Lega araba.

Il sei e il sette di gennaio sono giorni particolari, se li si osserva nello svolgersi dei passi diplomatici fra Egitto, Stati Uniti e Israele. Il sei è il giorno della strage nelle scuole delle Nazioni Unite. In serata l'annuncio del piano di Mubarak e l'annuncio del gabinetto Olmert di un corridoio umanitario. Tutto nel giro di poco più di un'ora. Ancora una manciata di minuti e l'avallo del presidente dell'Anp Abu Mazen e poi il via libera entusiasta di Condoleeza Rice all'Onu. Il giorno dopo, sette di gennaio, la tregua temporale di tre ore prima di Israele e poi di Hamas. Le parti studiavano già da alcuni giorni la sostanza del piano. Ma di fronte all'invito egiziano di recarsi al Cairo, il premier Ehud Olmert ha preferito abbozzare, inviando un consigliere della Difesa. Il cessate il fuoco e il piano per una soluzione duratura, sbandierato da Nicolas Sarkozy quasi come 'cosa fatta', in realtà è ancora in fase di lavorazione. E alcuni analisti vedono in tutto questo lavorio e tempistiche diplomatiche la possibilità per Israele di portare a termine la repressione su Gaza. Che, infatti, nemmeno la risoluzione Onu è riuscita a fermare.

Farid Adly è direttore di Anbamed."L'Egitto all'inizio dell'offensiva ha mantenuto una posizione attendista e, in un certo senso, aveva spento le speranze che si potesse giungere a una posizione unitaria dei Paesi arabi. Ha condannato l'aggressione di Israele ma poi, pubblicamente, non ha fatto nulla per bloccare l'entrata dell'esercito israeliano nella Striscia e i bombardamenti. La posizione egiziana è cambiata dopo la visita del presidente Sarkozy, quando ormai il bilancio delle vittime era già altissimo. A quel punto Mubarak ha fatto la sua proposta , in qualche modo parallela all'iniziativa della Lega Araba.
Bisogna tenere conto che fino a quel momento l'Egitto aveva tenuto un atteggiamento molto duro con i palestinesi sotto attacco, basti pensare al fatto che la sua frontiera con la Striscia era chiusa e che l'ha riaperta solo per il passaggio dei feriti. Tuttora, il Cairo impedisce a diversi medici di entrare nella Striscia di Gaza, sostenendo di non poterne garantire la sicurezza. Eppure essendo l'Egitto una potenza regionale, avrebbe potuto concordare con Israele l'incolumità di quella cinquantina di dottori che da giorni aspettavano alla frontiera di Rafah. Invece, costoro non sono mai arrivati negli ospedali della Striscia, dove ci sarebbe grande bisogno di aiuti, ma anche di medici".

"La politica egiziana - prosegue Farid Adly nella conversazione con PeaceReporter - è stata accusata da molte piazze dei Paesi arabi di essere complice, o quantomeno consenziente, con Israele. Accuse che sono state sapientemente incoraggiate dalla stampa israeliana, che ha diffuso sapientemente certe notizie (poi smentite), come i discorsi tra Mubarak, Sarkozy e Tzipi Livni, in cui il presidente egiziano avrebbe detto al ministro degli esteri israeliano che "con il cessate il fuoco non bisogna far vedere che Hamas ha vinto".Notizie come queste hanno contribuito a infiammare le piazze arabe, anche contro il governo del Cairo. Proteste ci sono state anche in Egitto, ma non sono state di massa perché sono proibite nel Paese. L'Egitto rimane tuttavia la nazione araba più grande e quella con il maggiore potere di negoziare. Infine, la proposta Mubarak-Sarkozy è giunta poco prima della riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, un fatto che ha creato spazio per la diplomazia statunitense, che ne ha approfittato per dribblare la proposta degli altri paesi arabi. Questi ultimi proponevano una bozza di risoluzione in cui si chiedeva il cessate il fuoco immediato, rimandando a dopo tutte le trattative. Gli Usa insistono infatti a dire che non vogliono si torni alla situazione precedente all'offensiva, e ora puntano molto sull'invio di osservatori internazionali, non tra Israele e Striscia di Gaza però, ma tra il territorio palestinese e l'Egitto. Di modo che possano occuparsi loro della lotta al contrabbando".

"La proposta franco-egiziana prevede tre punti: primo, la cessazione dei combattenti, secondo, trattative per garantire la sicurezza dei confini, terzo, la riconciliazione tra i partiti palestinesi. A quel punto la diplomazia israeliana ha detto ad Hamas che non c'era alternativa a quel piano se vuole salvare la popolazione della Striscia, e ha invitato il premier israeliano Olmert, che si era detto in linea di principio favorevole, per discutere. Oggi, però, Israele ha mandato in Egitto solo un consigliere del ministro della Difesa Barak. Un modo per guadagnare qualche giorno, il tempo di terminare il lavoro sporco sul terreno. Israele non ha detto ne sì ne no. I tempi della diplomazia non sono brevi, di fatto però i tempi della morte a Gaza non aspettano. I morti sono già quasi 800".



Reazioni negative di Hamas e Israele su risoluzione ONU
a cura di Peacereporter - 9 Gennaio 2009

Novità dai due fronti. Il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha detto che la risoluzione Onu è "impraticabile" e che "l'esercito israeliano continuerà a agire per difendere i civili e realizzerà gli obiettivi affidati in questa operazione". Inoltre, Olmert ha aggiunto: "Israele non ha mai permesso a nessuno di intervenire nelle politiche in difesa dei suoi cittadini". Anche uno dei portavoce di Hamas dal sud del Libano respinge con forza la risoluzione dell'Onu che chiede il cessate il fuoco immediato. Secondo il movimento la risoluzione non tiene conto delle esigenze e degli interessi del popolo palestinese. La risoluzione votata dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu nella notte (solo gli Usa si sono astenuti) dunque resterà inascoltata da entrambe le parti: così le violenze continueranno e le strategie militari di Hamas e dell'esercito israeliano non subiranno modifiche. Il documento Onu proponeva un immediato, duraturo e pienamente rispettato cessate il fuoco oltre alla richiesta di avvio senza ostacoli della fornitura di aiuti umanitari su tutto il territorio.

Questa mattina. Il portavoce di uno dei paesi che aderiscono alla Lega Araba ha fatto sapere che un'intesa di massima sul cessate il fuoco a Gaza sarebbe stata raggiunta tra paesi occidentali e arabi. Dopo ore di colloqui anche il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approva una risoluzione per il cessate il fuoco.L'approvazione della risoluzione Onu che chiede l'immediato cessate il fuoco fra Hamas e l'esercito israeliano e chiede inoltre l'aiuto alle due fazione per far giungere aiuti umanitari, sarebbe giunta dopo un lungo negoziato. Unici astenuti al voto gli Stati Uniti. L'accordo raggiunto in precedenza fra Lega Araba e paesi occidentali chiede che il cessate il fuoco sia duraturo, immediato e pienamente rispettato e che porti a un progressivo ma completo ritiro delle truppe israeliane da Gaza. "Anche gli Usa condividono la risoluzione del Consiglio di Sicurezza" ha detto Condoleeza Rice, nonostante gli Stati Uniti si siano astenuti dal votare per "attendere di vedere gli esiti degli sforzi della mediazione egiziana". Secondo il ministro degli Esteri britannico David Milibands il testo della risoluzione "permette all'Onu di parlare in modo chiaro e forte". Anche il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa si dice soddisfatto anche se attendeva l'approvazione unanime da parte dei Quindici. Il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Lvni nel frattempo ha commentato: "Israele ha agito e agirà sempre seguendo le esigenze della sicurezza dei suoi cittadini e secondo il diritto alla sua autodifesa".


I racconti dell'orrore
a cura di Peacereporter - 9 Gennaio 2009

Raccolti da Reuters, i racconti della tragedia di Gaza attraverso le parole degli uomini della Croce Rossa, di Awni Al-Jaru, uomo di Gaza e di Ahmed, 13 anni

9 gennaio

"Abu Salah è morto e anche sua moglie. Abu Tawfiq è morto, suo figlio è morto e anche sua moglie è morta. Mohammed Ibrahim è morto e sua moglie pure. Ishaq e Nasar sono morti e anche la moglie di Nael Samouni. Molte persone sono morte, più di 25. Dormivamo tutti in una stanza quando l'edificio è stato colpito. Siamo corsi in strada e abbiamo visto 15 soldati. Erano saltati giù da un elicottero atterrato sul tetto di un palazzo. Là non c'era acqua, non c'era pane. Niente da mangiare. Ho preso Yacoub e altri due fratellini e abbiamo cercato di nasconderci dai carri armati. Siamo arrivati dai vicini e ho urlato più che potevo. Mi hanno dato qualche litro di acqua. Yacoub voleva vedere sua madre, l'ha trovata a terra, morta. Altri suoi due fratelli erano morti, distesi al suo fianco, mentre il più piccolo era, anche lui morto, sul corpo della madre." Ahmed Ibrahim Samouni ha 13 anni e si trovava nell'edificio di Zeitun al momento del bombardamento.

8 gennaio

"I loro corpi puzzavano perché giacevano, là dove erano morti, da troppo tempo.
I bambini erano deboli, troppo deboli anche per stare in piedi, perché lasciati privi dell'assistenza delle loro madri morte.
Una donna, tagliata in due dal colpo di un carro armato.
Due donne uccise da un missile nel cortile della loro abitazione."

"Abbiamo tirato fuori dalle loro abitazioni più di 90 persone che erano rimaste intrappolate in casa. Il loro aspetto era orribile: sono rimasti senz'acqua e senza cibo per giorni e giorni. Lo spettacolo che si è presentato agli uomini della Croce Rossa era devastante. Abbiamo chiesto un passaggio sicuro all'esercito israeliano sin da sabato, ma il permesso ci è stato concesso solo oggi".

Il telefono alla radio locale squillava incessante. Richieste di aiuto e di cibo. Richieste di soccorso perché qualcuno li tirasse fuori dalle loro case che erano diventate della trappole.

Il carro armato che ha sparato sulla casa di Awni Al-Jaru era a soli 150 metri: "Ero seduto nella mia stanza quando ho sentito l'esplosione... Sono corso in soggiorno e ho visto mio figlio Abdel-Rahim. Gli ho chiesto dove fosse la madre e il fratellino Youssuf. Ho trovato mia moglie Albina spezzata in due parti e mio figlio Youssef sbalzato contro il muro. Albina aveva il passaporto ucraino, ma non ha voluto lasciare Gaza. Youssef aveva solo 18 mesi"...

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Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha diramato questo pomeriggio un comunicato molto duro contro l'eserciton israeliano. L'accusa è quella di non prendersi cura dei civili feriti sul campo e di ostacolare le operazioni di soccorso, in grave violazione delle convenzioni internazionali. Il portavoce Pierre Wettach ha raccontato che quindici morti sono stati ritrovati mercoledì nelle loro case nel quartiere di Zaytun, a Gaza, quando il permesso per il passaggio delle autoambulanze era stato rischiesto ben quattro giorni prima.

il Comitato internazionale della Croce Rossa ha qualificato come "inaccettabile" il ritardo imposto da Tsahal (l'esercito israeliano) per autorizzare l'intervento dei soccorsi.


Pillole di Israele da Gaza

di Marco M - www.pressante.com - 10 Gennaio 2009

Una breve raccolta di agenzie e "brevi", nascoste nei mezzi di informazione mainstream, delle ultime bestialità dell'esercito invasore di Israele nel lager di Gaza. Perchè, come ha scritto Marco Travaglio, "Israele non sta attaccando i civili palestinesi".

Onu accusa Israele: civili radunati in casa e sterminati
Le Nazioni Unite hanno accusato Israele di un gravissimo e deliberato massacro di civili nella Striscia di Gaza, sulla base delle denunce ricevute da "numerosi" testimoni oculari: stando dunque agli elementi in possesso dell'Ocha, l'Ufficio dell'Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari, il 4 gennaio scorso soldati dello Stato ebraico avrebbero costretto circa 110 palestinesi, "la metà dei quali erano bambini", a radunarsi in una casa monofamiliare a Zeitoun, un quartiere del capoluogo dell'enclave, ordinando loro di rimanere all'interno; ma 24 ore dopo la stessa abitazione sarebbe stata ripetutamente bombardata.

L'ufficio dell'Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) l'ha definito "uno degli episodi... piu' gravi dall'inizio dell'operazione "Piombo fuso" dell'esercito israeliano a Gaza il 27 dicembre. "Coloro che sono sopravvissuti ed erano in grado hanno camminato per due chilometri fino a via Salah Ed Din prima di essere trasportati in un ospedale su veicoli civili", aggiunge l'Ocha. "Tre bambini, il più giovane dei quali aveva appena cinque anni, sono morti al loro arrivo all'ospedale", afferma l'Ocha in un rapporto sulla situazione nel territorio palestinese.

Croce Rossa: "A Beit Lahiya cadaveri per le strade"
"Cadaveri, a decine e decine, giacciono sulle strade e i feriti muoiono davanti gli occhi dei soldati israeliani che a distanza di pochi metri non fanno niente per soccorrerli": è solo una delle frasi del drammatico racconto di Ayad Nasr, portavoce della croce rossa internazionale riuscito ad entrare a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza, dove infuriano da giorni i combattimenti tra le forze speciali israeliane e i miliziani palestinesi. In collegamento telefonico con la tv satellitare araba Al Jazeera, il rappresentante dell'organizzazione umanitaria ha lanciato "un pressante e urgente appello alle autorità israeliane per permettere alle nostre auto ambulanze di entrare nelle zone di Abraj Al Awda e Abraj Sheikh Zaid per raccogliere i feriti che molti di loro sono morti perchè nessuno ha prestato loro soccorso".

Israele colpisce convoglio Onu con aiuti, morto l'autista
L'aviazione israeliana ha colpito un mezzo delle Nazioni Unite impegnato nella consegna di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza: l'autista del mezzo è rimasto ucciso, secondo quanto confermato da fonti dell'Onu. Il portavoce dell'organizzazione internazionale, Adnan Abu Hasna ha detto che l'incidente ha avuto luogo durante la pausa di tre ore dei bombardamenti, dichiarata da Israele per consentire la consegna degli aiuti. Il mezzo colpito portava le insegne e la bandiera dell'Onu quando è stato colpito nel nord di Gaza.

Croce Rossa: Israele ha violato il diritto umanitario internazionale
La Croce Rossa internazionale (Cicr) ha oggi accusato le forze israeliane a di avere ritardato l'accesso ai feriti in un quartiere di Gaza, tra cui quattro bambini che per quattro giorni sono rimasti in casa senza cibo e acqua accanto al cadavere della madre. Il Cicr sostiene che le forze dello stato ebraico rallentano i soccorsi e impediscono alle ambulanze di evacuare i feriti dalle zone colpite. "Quanto è accaduto è semplicemente scioccante", ha detto il responsabile del Cicr in Israele, Pierre Wettach. Le aumbulanze, ha aggiunto, sono state autorizzate a intervenire solo mercoledi, ossia quattro giorni dopo l'inizio dell'offensiva terrestre. "I militari israeliani dovevano sapere bene qual era la situazione ma non hanno fatto niente per soccorrere i feriti", ha proseguito Wettach. In un duro comunicato diffuso oggi a Ginevra, il Cicr sostiene che "in questa circostanza gli israeliani non hanno fatto fronte ai loro obblighi in base al diritto umanitario internazionale".

La Cri: soccorsi ostacolati dai soldati israeliani
Durissime accuse della Croce Rossa Internazionale contro Israele. I soccorsi all'interno della striscia di Gaza, si legge in un comunicato dell'ICRC, sarebbero stati deliberatamente ostacolati dai soldati israeliani e viene riferito di episodi particolarmente agghiaccianti avvenuti nel quartiere di Zeitun, a Gaza City: quattro bambini, troppo deboli per rimanere in piedi, che giacevano abbracciati al cadavere della loro madre, un uomo ancora vivo sdraiato lungo la strada, nelle case e per le vie decine di cadaveri abbandonati. I soccorritori della Croce Rossa sono riusciti ad evacuare 18 feriti ed altre 12 persone in condizioni fisiche estremamente fragili, malgrado "i soldati israeliani che si trovavano ad una postazione militare a soli 80 metri di distanza" abbiano intimato loro di andarsene.

La Croce Rossa Internazionale ha accusato l'esercito d'occupazione d'aver impedito alle ambulanze d'intervenire per quattro giorni, così alcuni muoiono dissanguati, altri di spavento, specialmente bambini. Nel quartiere di Hayy Zaytûn sono stati trovati dei bambini accanto ai loro parenti morti, sfiniti dalla fame e dalla sete. «L'esercito israeliano sapeva che c'era della gente da evacuare, ma non ci ha aiutati in alcun modo», dice una rappresentante della CRI. L'infermiere palestinese intervistato racconta che sono entrati in una casa dove c'erano 18 cadaveri restati lì per giorni, tra cui sette donne e sei bambini.

Al Jazeera, in corso massiccio lancio bombe al fosforo
"Su Gaza City è in corso un massiccio lancio di bombe al fosforo bianco da parte dell'esercito di Israele", lo ha affermato uno degli inviati della tv satellitare araba che nel frattempo mostrava in diretta le immagini delle dense colonne di fumo provocate da queste bombe.

ONU, l’esercito israeliano ha ammesso che nessuno sparava dalla scuola bombardata
E’ una notizia importantissima ma bisogna cercarla tra le brevi dove la stanno imboscando i media mainstream. L’esercito israeliano ha dovuto ammettere che nella scuola dell’ONU di Jabaylia, dove hanno commesso una strage orribile martedì scorso, uccidendo almeno 40 persone delle quali oltre la metà bambini, nessuno stava sparando contro di loro. Non solo, per giustificare il massacro, hanno diffuso delle immagini che risalgono al 2007. Lo afferma il quotidiano Haaretz da dichiarazioni di Chris Gunness, portavoce dell’agenzia ONU per i rifugiati palestinesi, UNRWA.

I mostri
Un medico palestinese, ferito, intervistato in diretta, al tg della sera, che con una dignità ed una compostezza incredibile ha preso il microfono raccontando quel che è successo alla sua famiglia: alle 14.00 (nelle "tre ore di tregua"!), c'era un carroarmato a circa 200 metri dalla casa, che sapendo esservi una famiglia ha sparato quattro colpi distruggendola: la moglie ucraina e suo figlio Yûsuf sono stati ammazzati, ma sono ancora là in casa cadaveri ("a brandelli") perché nessuno riesce ad arrivarvi, mentre altri componenti della famiglia sono feriti. E ha concluso con l'unica cosa che si può pensare di questo cosiddetto "Stato d'Israele": «Sono senza coscienza, dei mostri, mostri». Poi, col microfono in mano, ha parlato 'dentro la telecamera', dicendo, dopo "al-hamdu li-Llàh Rabbi al-'Âlamîn, al-hamdu li-Llàh Rabbi al-'Âlamîn [E la lode spetta a Dio, Signore dei Mondi]: «Voglio parlare al mondo: cos'ha fatto la mia moglie ucraina? cos'ha fatto mio figlio, che aveva quattro mesi? Cos'ha fatto il popolo palestinese al mondo perché il mondo se ne stia immobile? Silenzio, silenzio, silenzio... Cosa vuole da noi? Siamo occupati... Cos'abbiamo fatto al mondo perché ci tratti in questo modo? Non lo sappiamo, non lo sappiamo... Perché questo silenzio... Perché?».

Questa vignetta (vedi all'inizio del post) è dedicata alle vittime innocenti delle orde di Tsahal delle ultime 24 ore: i genitori e i 5 bambini della famiglia Abu Aisha uccisi nel campo profughi di Shati, i 7 membri della famiglia Salmuni uccisi nel quartiere di Zeitun, la donna incinta e i suoi 4 figli uccisi da una cannonata che ha devastato la loro casa.

Alle decine e decine di bambini massacrati, storpiati, devastati dai missili e dalle cannonate dell’esercito israeliano mentre erano in strada, o andavano a buttare la spazzatura oppure dormivano tranquillamente nei loro letti, come le cinque ragazzine della famiglia Ba’lousha nel campo profughi di Jabalya.

Ai 15 Palestinesi (di cui 4 bambini) massacrati il 3 gennaio mentre pregavano nella moschea di Jabalya, uccisi da un missile israeliano che ha provocato anche 27 feriti.

Alla popolazione della Striscia di Gaza, senza luce né acqua corrente, senza medicine né possibilità di cure adeguate, senza più aiuti umanitari e senza quasi più cibo da mangiare.

In questi anni abbiamo assistito a crimini ed atrocità senza paragoni commessi da Israele, bambini e adolescenti uccisi mentre andavano a scuola, o addirittura seduti al loro banco, oppure mentre giocavano per strada, interi gruppi familiari massacrati da bombardamenti indiscriminati nelle loro case o su una spiaggia, oppure uccisi nel sonno da una bomba della Iaf, oppure ancora devastati nel corso di una delle tante esecuzioni “mirate”, donne e bambini uccisi perché si erano avvicinati troppo alla barriera “difensiva”, militanti palestinesi uccisi nel corso di operazioni di arresto che – come certificato da varie organizzazioni di tutela dei diritti umani – troppo spesso si sono trasformate in liquidazioni sommarie.

E ogni volta, e sempre più, si rimane sbalorditi e sgomenti di fronte alla disumanità, alla bestiale ferocia, allo sprezzo del valore della vita di tanti innocenti.
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Qui una raccolta di immagini dell'opera genocida di Israele. Attenzione: IMMAGINI FORTI.