venerdì 7 maggio 2010

America Latina in piena movida

Mentre l'Europa sta pericolosamente annaspando nell'affrontare unita la crisi economica in corso, l'America Latina si sta invece rivelando un continente in pieno movimento nella ricerca di quell'unità in campo economico e soprattutto politico che per l'appunto nell'UE sono in questi giorni vistosamente assenti, dal momento che ognuno sembra andare per conto proprio.

Qui di seguito una serie di articoli su ciò che sta ribollendo nella pentola latinoamericana.


In nome della Patria Grande
di Stella Spinelli - Peacereporter - 5 Maggio 2010

Unasur, l'Unione dei paesi del Sudamerica, ha il suo segretario generale. Nestor Kirchner è stato scelto per far compiere a questa istituzione nuova di zecca i primi passi verso la maturità

L'Unione delle nazioni sudamericane (Unasur), ieri, in seduta straordinaria a Campana, cittadina situata a 60 chilometri a nord di Buenos Aires, ha portato a termine la sua prima missione urgente: eleggere il suo primo segretario generale, colui il quale dovrà prenderla per mano e portarla a una maturità da tutti auspicata e fortemente voluta. Il prescelto, Nestor Kirchner, eletto all'unanimità.

L'obiettivo dell'Unione resta unico e a ribadirlo è stato l'ecuadoriano Rafael Correa al suo arrivo a Buenos Aires: "Siamo qui per fare un passo avanti, veloce, verso l'integrazione. Non possiamo perdere altro tempo, non possiamo permetterci ulteriori rinvii per raggiungere questo obiettivo. Che dio e la fortuna ci accompagnino in questo nostro cammino verso l'unione dei nostri popoli, delle nostre nazioni, verso la costruzione di quella patria grande che sognarono i nostri liberatori".

In agenda erano cinque le principali tematiche: riorganizzare gli aiuti post-terremoto per Haiti e Cile; rifiutare in forma corale la nuova Legge sull'immigrazione varata dall'Arizona, che equipara il migrante a un delinquente; capire e accettare l'accordo militare Brasile-Usa e ribadire il rifiuto verso l'attuale governo honduregno, considerato illegittimo perché frutto di elezioni indette da golpisti.

Ma a tutti premeva ribadire l'importanza di questa elezione: il primo vero passo avanti formale dell'Unasur. Avere un segretario generale a tempo pieno che si muova per far rispettare accordi e compromessi era fondamentale per dare vita a un'istituzione che potrebbe veramente incidere pesantemente sui destini del mondo.

Ed è su questo concetto, infatti, che il nuovo segretario generale ha giurato di fronte ai capi di stato di Ecuador, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Uruguay e Venezuela, e ai ministri degli esteri degli altri 4 stati Unasur, Suriname, Guyana, Colombia e Perù: "Io Nestor Carlos Kirchner giuro di esercitare con lealtà il compito a cui sono stato chiamato, mirando agli obiettivi proposti e assicurando il processo di integrazione latinoamericana".

Concetti ripresi sia da Fernando Lugo, Paraguay, che ha basato tutto il suo intervento sull'importanza di isituzionalizzare Unasur, che da Hugo Chavez, che ha mosso il suo discorso sui due cardini: l'unità fra paesi fratelli e il dialogo per risolvere ogni tipo di conflitto: "Soltanto così - ha dichiarato il leader venezuelano - il Sudamerica diventerà una potenza economica, sociale, culturale, politica e geopolítica".

Tanti i temi affrontati nell'assemblea e poco il tempo a disposizione per approfondirli, anche se ogni singolo argomento era già stato preventivamente affrontato, in seduta preliminare, dai ministri degli esteri riunitisi lunedì (erano assenti solo i ministri di Brasile e Paraguay per precedenti impegni), che avevano però concentrato la loro attenzione perlopiù sul caso Honduras.

A ribadire il rifiuto dell'Unione verso il governo Lobo è stato infatti il canciller venezuelano Nicolás Maduro, che ha precisato come Unasur rigetti la sua amministrazione in quanto frutto di "elezioni incostituzionali, prodotto di un colpo di stato".

A stare su posizioni differenti restano soltanto Colombia e Perù, che hanno da tempo ufficialmente riconosciuto il successore del regime di fatto. "Fino a che continueranno a morire ammazzati giornalisti e leader sociali, il caso dell'Honduras resterà un caso speciale", ha concluso Maduro.

A rinforzare questa posizione, l'intervento di Luiz Inacio Lula da Silva, presidente del Brasile, il quale ha messo in guardia i colleghi sul pericoloso precedente che si verrebbe a creare accettando l'amministrazione Lobo, esempio sbagliato per eventuali e futuri regimi che Unasur non può permettere che si crei.

Quindi fuori da Unasur e fuori dall'Osa, Organizzazione stati americani, nonostante pressioni e petizioni Usa. Fuori anche dai crediti della Banca centroamericana di integrazione economica, in quanto sospeso dal Sistema di integrazione centroamericano, e stop ai 500milioni di dollari stanziati dalla Banca interamericana di sviluppo in tempi non sospetti.

Fra gli argomenti affrontati c'è stato anche lo "stato di emergenza nazionale" che il Paraguay ha indetto in cinque dipartimenti del paese per far fronte all'escalation di violenza registrata per mano di bande criminali, alcune delle quali si definiscono appartenere al gruppo guerrigliero Esercito del popolo paraguaiano.

Quindi è arrivata la spiegazione di Lula del contestato accordo di cooperazione militare stretto con gli Stati Uniti lo scorso 12 di apirle a Washington. Nessuna base militare a stelle e strisce in territorio brasiliano, né l'ombra di un soldato Usa. Ripercorrendolo riga dopo riga, il capo di stato brasiliano ha voluto ricordare di averne consegnato una copia a ogni singolo capo di stato una settimana dopo averlo firmato.

Nel totale rispetto del patto di trasparenza e fiducia, che garantisce i principi di integrità, inviolabilità territoriale e non intervento negli affari interni dei singoli Stati, fondamenta dell'Unione sudamericana e volute con forza proprio dallo stesso Lula dopo il caso delle sette basi Usa in Colombia.


L'agenda di Nesto Kirchner, presidente di UNASUR: al primo posto l'Honduras

di Gennaro Carotenuto - www.giannimina-latinoamerica.it - 6 Maggio 2010

L’ex-presidente argentino Néstor Kirchner è stato eletto presidente di Unasur, l’organizzazione della quale fanno parte le dodici nazioni sudamericane, e si trova subito sul tavolo una spinosa agenda.

Al primo posto vi è la protervia con la quale Stati Uniti e Unione Europea pretendono di far accettare all’America latina il regime honduregno di Porfirio Lobo uscito dalle elezioni farsa organizzate dai golpisti. Al secondo posto vi è il ripudio delle legge sull’immigrazione approvato dallo stato statunitense dell’Arizona, apertamente razzista e persecutoria verso i migranti.

Quindi vi sono i passaggi di un processo d’integrazione che parte dall’energia e la gestione di 100 milioni di dollari di aiuti ad Haiti (anche i latinoamericani fanno fatica a versare aiuti contanti e spesso si limitano agli annunci) e il fermo appoggio alla sovranità argentina sulle isole Malvinas occupate dalla Gran Bretagna.

Se il dirigente peronista Nestor Kirchner è stato nominato presidente di Unasur lo deve non solo al proprio prestigio internazionale ma anche alla caduta del veto della sorella Repubblica Orientale dell’Uruguay alla sua candidatura.

L’annoso conflitto sulle cartiere, che aveva diviso Kirchner stesso dall’ex-presidente orientale Tabaré Vázquez, pur non completamente risolto, le cartiere ci sono ancora e gli ambientalisti argentini non smettono di protestare, è stato risolto a livello di politica regionale da Pepe Mujica.

Il neopresidente montevideano ha votato per Kirchner contro tutte le attese della vigilia che parlavano al massimo di una astensione: “la causa dell’unità latinoamericana non ammette il minimo ritardo” ha dichiarato l’anziano ex-guerrigliero tupamaro.

La simbolicità della scelta di Nestor Kirchner va però ben oltre l’avvio della soluzione del conflitto rioplatense. Scegliere Don Nestor ha significato ricollegare il vertice Unasur con quello di cinque anni fa a Mar del Plata quando l’America latina tutta respinse l’ALCA, lo strumento di ricolonizzazione dell’America latina che George Bush pretendeva di imporre al continente. La nascita di Unasur si lega a questi eventi ed ha già prodotti in pochi anni risultati fausti per l’America latina.

Si va dalla ferma difesa dell’unità boliviana di fronte al separatismo fomentato e finanziato dagli Stati Uniti alla difesa del territorio ecuadoriano di fronte all’invasione colombiana nella strage di Sucumbíos, alla risposta congiunta alla minaccia rappresentata dalla quarta flotta gringa, all’opposizione fermissima alle basi militari nordamericane in pieno territorio colombiano, fino all’azione dignitosa di opposizione, capitanata dal Brasile, contro il colpo di Stato in Honduras del 28 giugno.

Se questioni come la legge razzista in Arizona sta provocando la fermissima reazione latinoamericana proprio la questione honduregna appare essere la più spinosa. Nonostante le previsioni di un rapido accomodamento da parte dei media mainstream, che continuano con disprezzo a considerare i dirigenti politici di grandi paesi come il Brasile o l’Argentina o il Venezuela come delle marionette manovrabili, a quasi un anno dal golpe appena due nazioni sudamericane, Colombia e Perù, hanno finora riconosciuto il governo di Porfirio Lobo, il successore del golpista Micheletti in elezioni farsa.

La questione è che il prossimo 18 maggio è in programma un vertice a Madrid tra America latina e Unione Europea dove gli europei hanno imposto l’invito all’illegittimo presidente honduregno che la maggior parte dei paesi latinoamericani non riconoscono.

Almeno Brasile, Bolivia, Ecuador e Venezuela sembrano decisi a non partecipare al vertice se sarà confermata la presenza di Lobo ed hanno imposto tale linea come ufficiale di UNASUR nel rispetto di una pregiudiziale democratica che, evidentemente, nel XXI secolo sta molto più a cuore all’America latina che all’Europa.

Al momento della chiusura di questo articolo è lo stesso Lobo a sembrar disposto a tirarsi indietro: “se la mia presenza è un problema, rinuncerò”.


Ultimissime dal Sud America in grande movimento
di Paolo Maccioni - E Polis - 5 Maggio 2010

Alcune notizie da quel grande laboratorio dinamico e complesso che è il continente latinoamericano, spesso compreso con difficoltà in Europa e in Italia.

La prima è che Néstor Kirchner, già presidente argentino nonché consorte dell’attuale “presidenta”, è stato eletto segretario generale della Unasur, l’unione delle 12 nazioni sudamericane.

L’Unasur nel suo insieme dispone di idrocarburi per i prossimi cento anni, è al primo posto al mondo per produzione ed esportazione di alimenti ed è la quinta potenza mondiale per PIL.

La seconda notizia è che quasi tutti i paesi dell’Unasur non hanno riconosciuto il governo honduregno di Porfirio Lobo, vincitore alle elezioni convocate dal golpista Roberto Micheletti che nel giugno scorso rovesciò manu militari il presidente in carica Manuel Zelaya.

Uniche eccezioni Perù e Colombia che, in linea con gli USA, riconoscono, pur con riserve, il presidente Lobo.

L’ultima notizia è che in Colombia in testa ai sondaggi per le imminenti elezioni c’è il candidato verde Antanas Mockus, filosofo, già rettore dell’università di Bogotà ed ex sindaco della stessa città.

«Legge, morale e cultura» le sue parole d’ordine. Mockus è di poco avanti al candidato uribista, l’editore di destra Juan Manuel Santos. Ma la sinistra tradizionale diffida di Mockus. Diffida di un candidato che piace, che rompe gli schemi, che non proviene dal suo apparato e che soprattutto rischia di vincere. Forse questo è l’unico aspetto che dalle nostre parti riusciamo a comprendere senza difficoltà.


Colombia, verde speranza
di Sandro Bozzolo e Alessandro Ingaria - Peacereporter - 27 Aprile 2010

La campagna elettorale 2010 sarà ricordata per il "fenomeno Mockus", un movimento nato dal basso e sviluppato su Facebook, che ha saputo riportare la politica alla sua dimensione più pura, più vicina alla gente.
"Ho cinquantasette anni e non ho mai votato, eppure il 30 maggio, per la prima volta, andrò alle urne convinto di votare per Mockus", sono le parole di Roberto, musicista e intellettuale di Barranquilla.

Da troppo tempo la sfrontata volgarità dei dirigenti che hanno governato la Colombia mal si intonava con i principi di una buona parte della popolazione - quasi il 50 percento - che puntualmente disertava le urne.

La campagna elettorale 2010 sarà ricordata per il "fenomeno Mockus", un movimento nato dal basso e sviluppato su Facebook, che ha saputo riportare la politica alla sua dimensione più pura, più vicina alla gente. Ed anche Roberto ha indossato la maglia verde con il girasole per cambiare il suo Paese.

L'onda verde. Stretti intorno al professore, filosofo e matematico, centinaia di migliaia di giovani, in tutta la Colombia, lanciano un messaggio forte all'establishment. "Mockus non vuole combattere solamente le Farc, Mockus vuole combattere la stupida guerra che da cinquant'anni portiamo avanti contro noi stessi", spiega Maria, studentessa. "E' l'ultima possibilità che diamo ai nostri genitori per rimediare al disastro che ci hanno lasciato in eredità", assicura con convinzione Manuel. "Io ero uno di quelli che diceva che questo Paese non lo cambia nessuno, adesso scrivo ogni sera su Facebook che uniti lo cambiamo tutti insieme".

L'onda verde, come è stata battezzata dai mezzi di comunicazione, colora di speranza le piazze, con un'idea chiara; la politica del machete ha fallito e la maggior parte dei giovani sa come ricostruire l'intero Paese, partendo da quella Cultura Ciudadana (Cultura Cittadina) proposta con successo da Mockus a Bogotà. Con un'attenzione non banale, come ricorda Camilo "Più che ammirazione, Mockus e i suoi alleati mi producono una grande ispirazione come professionisti, come persone, come Colombiani"

Facebook è stato l'elemento chiave. In un sistema mediatico tradizionalmente fedele alla linea di governo, i social network si sono rivelati il nuovo terreno per un dibattito politico alternativo. In poche settimane, il numero dei sostenitori di Mockus ha superato i 450 mila , crescendo di 15 mila persone al giorno.

La fantasia e la creatività hanno caratterizzato un impegno in prima persona da parte degli utenti. Proprio la spinta "dal basso" ha chiesto ed ottenuto l'unione con l'altro candidato indipendente Sergio Fajardo, ora candidato vicepresidente per il Partido Verde.

L'evoluzione del politico. Antanas Mockus, figlio di immigrati lituani, è un politico atipico. Ex sindaco di Bogotà, filosofo, pedagogo, sociologo, artista, i suoi metodi sono l'evoluzione pratica delle teorie scientifiche. Colpisce la gente con idee razionali e trasparenti, e non aggredisce gli avversari.

I suoi comizi sono un esercizio continuo di pedagogia collettiva, dove migliaia di persone ripetono con lui slogan quali "se mi vuoi uccidere, colpiscimi. Se mi vuoi colpire, insultami. Se mi vuoi insultare, gridami. Se mi vuoi gridare, parlami. Se mi vuoi parlare, parliamo". Mockus, che si è sposato in un circo e ha cambiato la sua città sostituendo i vigili urbani con un esercito di mimi, sogna di cambiare la Colombia armonizzando la morale personale dei singoli e la cultura collettiva con i dettami della legge.

Il sorpasso. Secondo i sondaggi, per la prima volta, Antanas Mockus ha superato Juan Manuel Santos, delfino dell'attuale presidente Uribe e favorito sino a poche settimane fa. Intervistato dai giornalisti colombiani su un risultato quasi impensabile, gli argomenti utilizzati da Santos restano tuttavia piuttosto vaghi: "Ci sono molti interessi interni ed esterni che spingono verso un nostro ritorno al passato...gli elettori mi conoscono e sanno che io, al contrario di Mockus, mi sono tagliato la barba, credo in Dio e credo nel ruolo dell'esercito".

Mai come oggi la Colombia si è trovata di fronte ad un bivio cruciale per i suoi prossimi decenni.


Bolivia, elettricità di Stato
di Alessandro Grandi - Peacereporter - 4 Maggio 2010

Evo Morales nazionalizza l'industra relativa all'energia elettrica. La Bolivia è più ricca e meno schiava dell'energia estera

L'aveva promesso e lo sta mantenendo: la Bolivia ai boliviani. Il presidente Evo Morales accantona le polemiche che lo hanno investito dopo le dichiarazioni sui polli Ogn, omosessualità e calvizie, e ritorna a dire e fare cose sensate.

Il primo maggio scorso, infatti, l'amministrazione boliviana ha deciso la nazionalizzazione di alcune importanti industrie elettriche. Elfec (Empresa de Luz y Fuerza de Cochabamba), azienda del settore dell'elettricità che rifornisce la regione centrale di Cochabamba, Corani (controllata da un'azienda francese) al 50 percento già di proprietà della Iversiones Ecoenergy Bolivia S.A e Valle Hermoso, gestita dalla privata boliviana Pan American Investments e infine della Guaracachi (della britannica Ruelec).

Dunque, il progetto presidenziale di accentramento statale delle aziende del settore dell'energia iniziato nel 2006 all'indomani dell'elezione di Morales, sta avendo i suoi effetti.

Attenzione, però. Chi ha paura che le nazionalizzazioni abbiano avuto il solo scopo di espropriare posti di comando alle dirigenze si sbaglia. Ed è stato proprio Morales a dirlo a voce alta: nessun esproprio ma la maggioranza delle azioni devono giungere nelle mani della macchina statale.

Proprio per queste ragioni il 7 gennaio scorso l'amministrazione boliviana ha stanziato 117 milioni di bolivianos (pari a circa 17 milioni di dollari) per l'attuazione del progetto.

Ovviamente la decisione di nazionalizzare in sostanza tutto il settore dell'energia elettrica non è una follia del presidente. L'esecutivo, infatti, trovatosi davanti a una situazione particolare come il non mantenimento degli impegni da parte delle aziende e l'assoluta mancanza di investimenti, non ha potuto fare altro che prendere questa via. Dunque, oggi la Bolivia è un paese più ricco e sicuro dal punto di vista energetico.

Il primo maggio scorso può essere considerata come una data emblematica. Anche il presidente venezuelano Hugo Chavez, ricorse alla nazionalizzazione dei pozzi petroliferi della Faja del Orinoco proprio nel giorno della festa dei lavoratori del 2007.
Comunque, da oggi la Bolivia sarà in grado di di soddisfare la domanda interna di energia elettrica e di studiare nuovi progetti che consentano lo sviluppo delle aziende del settore.

I primi atti benefici si vedranno nell'immediato. Per quanto riguarda i clienti della Elfec, ad esempio, il ministero ha già fatto sapere che ci saranno diminuzioni di oltre il 20 percento nelle tariffe dell'80 percento degli utenti, soprattutto consumatori privati e residenziali.

L'amministrazione boliviana ha anche fatto sapere che dopo aver ottenuto il controllo delle imprese del settore energia elettrica si è aggiudicata la tutela dell'80 percento dell'elettricità generata che si aggira intorno ai 1.000 megawatts.