Mentre gli USA affogano nel proprio insostenibile debito pubblico - anche se stanno cercando disperatamente di salvarsi aggrappandosi all'UE per farla affogare al loro posto - e nella marea nera al largo delle coste della Lousiana, "stranamente" nell'ultima settimana l'opinione pubblica americana è stata bombardata dalle seguenti notizie:
- autobomba a Times Square
- ordigno ritrovato su un pulman nel New Hampshire
- volo per Dubai bloccato per un'ora all'aereoporto JFK di New York perchè risultava essere a bordo un passeggero inserito nella cosiddetta "No Fly List"
- evacuazione di un'ora di Times Square in seguito al ritrovamento di un pacco sospetto, rivelatosi poi un frigorifero da campeggio all'interno del quale si trovavano alcune bottiglie di acqua. Si tratta dell'ottavo "pacco sospetto" segnalato a New York nell'ultima settimana.
Naturalmente tutto ciò si è risolto in un nulla di fatto, i consueti falsi allarmi molto utili però a ricordare alla gente che non bisogna mai dimenticarsi di aver paura del cosiddetto terrorismo islamico, mentre ci si può tranquillamente dimenticare che si è nella merda fino al collo in campo economico e ambientale. E infatti si è subito riscatenata la psicosi-attentato, in particolare a New York.
Ah dimenticavo...bisogna pure dimenticarsi che in Afghanistan i talebani stanno vincendo...
Proprio oggi poi i talebani hanno annunciato un'offensiva in tutto il territorio afghano contro le forze militari straniere e nazionali. Un'offensiva denominata proprio Alk Faath, e cioè Vittoria...
Il bombarolo di Times Square legato a terroristi legati alla CIA
di Paul Joseph Watson - www.prisonplanet.com - 7 Maggio 2010
Traduzione per Megachip di Manlio Caciopo
Un uomo arrestato in Pakistan in relazione al fallito attentato dell'autobomba di Times Square (che aveva viaggiato con l'accusato dell'attentato, Faisal Shahzad), è membro di un'organizzazione terroristica controllata dall'Agenzia di intelligence britannica MI6 e dalla CIA. Lo riferisce il «Los Angeles Times»:
Sheik Mohammed Rehan, che è stato arrestato martedì a Karachi, «presumibilmente viaggiava con Shahzad da Karachi a Peshawar il 7 luglio 2009, su un pickup, hanno detto le autorità. I due rientrarono a Karachi il 22 luglio. Non si sa perché sono andati a Peshawar né se lì abbiano incontrato qualcuno».
Rehan è un membro del gruppo militante Jaish-e-Muhammad, un'organizzazione terroristica venuta alla ribalta a metà degli anni Novanta, ed è stato coinvolto in attacchi nella regione di confine del Kashmir contesa tra India e Pakistan.
Il gruppo ha inoltre contribuito a realizzare, a dicembre del 2001, l'attacco contro il Parlamento indiano che ha portato l'India e il Pakistan sull'orlo della guerra nucleare, tensione che si è rivelata molto redditizia per i produttori di armi inglesi e americani che hanno venduto armi a entrambe le parti.
«Gli attacchi terroristici del dicembre 2001 al parlamento indiano - che hanno contribuito a spingere l'India e il Pakistan sull'orlo della guerra - sono stati condotti da due gruppi di ribelli con sede in Pakistan: Lashkar-e-Taiba e Jaish-e-Muhammad, entrambi segretamente sostenuti dall'ISI (Inter-Services Intelligence) pakistano» scrive Michel Chossudovsky.
«Inutile dire che questi attacchi terroristici supportati dall'ISI servono agli interessi geopolitici degli Stati Uniti. Non solo contribuiscono a indebolire e a spaccare l'Unione Indiana, ma anche a creare le condizioni che favoriscono lo scoppio di una guerra regionale tra Pakistan e India».
Jaish-e-Muhammad, il gruppo emerso ora in merito alla vicenda di Times Square, è stato fondato da Ahmed Omar Saeed Sheikh, “l'uomo con la valigetta dell'11/9” che consegnò 100mila dollari dagli Emirati Arabi Uniti a Mohammed Atta per volere del generale Mahmud Ahmed, allora capo dell'ISI. Mahmud Ahmed, l'uomo che ordinò ad Ahmed Omar Saeed Sheikh di finanziare gli attacchi al Pentagono e al World Trade Center, incontrò il parlamentare repubblicano Porter Goss e il senatore democratico Bob Graham a Washington DC la mattina del'11/9. Nei giorni prima e dopo l'attacco, Ahmed incontrò anche il capo della Cia George Tenet, nonché l'attuale vice-presidente Joe Biden, allora presidente della Commissione Esteri del Senato.
In un rapporto sul coinvolgimentodel gruppo Jaish-e-Muhammad nell'omicidio di Daniel Pearl, che stava indagando sull'ISI, il «Pittsburgh Tribune-Review» ha riferito che il governo pakistano, «ritiene che il potere di Saeed Sheikh provenga non dall'ISI, bensì dai suoi legami con la CIA».
L'ex Presidente del Pakistan Pervez Musharraf ha inoltre dichiarato che Sheikh fu assoldato dal MI6 mentre studiava a Londra per il tentativo di destabilizzare la Bosnia. Durante il conflitto in Bosnia del 1992-1995, la CIA ha aiutato Osama Bin Laden e Al-Qa‛ida ad addestrare e armare i musulmani bosniaci
Nel 2002, il «Times» di Londra ha riferito che Sheikh «non è un terrorista comune, ma un uomo che ha connessioni che arrivano in alto nelle élites militari e dell'intelligence del Pakistan e negli ambienti più vicini a Osama Bin Laden e all'organizzazione di al-Qaeda».
Nonostante il coinvolgimento intimo di Sheikh in numerosi atti di terrorismo e in sequestri politici, compreso il massacro di Mumbai del 2008, è stato sempre protetto sia dalla CIA sia dall’intelligence britannica.
Insomma, questo è l'uomo che ha fondato il gruppo che ora emerge in relazione con il pasticciato attentato di Times Square: una risorsa della CIA e del MI6.
«Gli esperti ritengono che il gruppo Jaish-e-Muhammad benefici tuttora dei legami con la potente cerchia dell'intelligence del governo del Pakistan. Alcuni esperti reputano che l'Inter-Services Intelligence (ISI) del Pakistan abbia facilitato la formazione del gruppo» afferma l’articolo del «Los Angeles Times» del 5 maggio 2010.
La maggior parte degli analisti geopolitici concorda sul fatto che l'ISI pakistano non è in realtà nient'altro che un avamposto della CIA. L'ISI non fa nulla che la CIA non abbia approvato.
Sin dall'11/9 la CIA ha versato milioni di dollari all'ISI, pari a non meno di un terzo dell'intero bilancio dell'ISI, a dispetto della nota storia dell'agenzia di spionaggio straniera che finanzia e arma gruppi terroristici come Jaish-e-Muhammad e a dispetto del fatto che finanziò i dirottatori dell'11/9.
Dal momento che le impronte digitali della CIA si trovano ovunque in quasi tutti i gruppi terroristici mediorientali, non sorprende che ora venga a galla un legame fra la CIA e l'attentatore di Times Square.
Non ci siamo ancora imbattuti in un terrorista che non sia stato addestrato, equipaggiato, radicalizzato, incastrato o provocato da una agenzia di intelligence occidentale o di un gruppo terroristico controllato da un agenzia di intelligence occidentale.
Obiettivo Nord Waziristan
di Enrico Piovesana - Peacereporter - 6 Maggio 2010
''La regione del Nord Waziristan è diventata una centrale terroristica più di quanto lo fosse l'Afghanistan prima del 2001''.
Così sentenziava ieri sulle colonne del Washington Post il noto esperto di terrorismo pachistano Ahmed Rashid, dopo la diffusione della notizia secondo la quale l'attentatore di Times Square, Faisal Shahzad, sarebbe stato addestrato all'uso di esplosivi proprio in questa remota area del Pakistan nord-occidentale.
Un assist prezioso ai commentatori e analisti statunitensi che in queste ore stanno alzando la voce per chiedere al governo di Islamabad di scatenare una nuova offensiva militare in questa roccaforte jihadista, regolarmente bombardata dai droni della Cia ma da due anni risparmiata dalle operazioni anti-terrorismo condotte dall'esercito pachistano.
Nel settembre del 2006, quando ancora era al potere il generale Musharraf, i vertici militari di Islamabad e quelli dei talebani del Nord Waziristan firmarono un accordo di non-belligeranza che mise fine a oltre due anni di guerra (costata migliaia di morti), ma che scatenò le ire di Washington.
La tregua resse fino all'estate del 2007, quando il sanguinoso assalto militare contro la 'Moschea Rossa' di Islamabad scatenò un'ondata di attentati contro l'esercito a cui il governo pachistano, su pressione Usa, rispose con una vasta offensiva in Nord Waziristan, che proseguì, scemando gradualmente, fino alla primavera del 2008.
Da allora, le operazioni militari pachistane si sono concentrate su altre aree tribali (Swat, Dir, Bannu, Bajaur, Sud Waziristan, Khyber e Orakzai), mentre il Nord Waziristan è rimasto tranquillo.
Questo, secondo la Cia, ha fatto sì che la regione diventasse in un rifugio sicuro per tutti i gruppi armati integralisti del Pakistan e non solo: dai talebani di Hakimullah Mehsud e Hafiz Gul Bahadur ai combattenti della rete di Sirajuddin Haqqani, dai guerriglieri uzbechi di Tahir Yuldashev ad altri gruppi stranieri della galassia di Al Qaeda.
Nonostante l'assenza di un formale accordo di pace, negli ultimi due anni i vertici militari pachistani hanno stabilito un tacito accordo di convivenza con questi gruppi del Nord Waziristan. Un patto che entrambe le parti, finora, hanno sostanzialmente rispettato e che, a quanto pare, il governo di Islamabad aveva intenzione di rendere più affidabile, così da scongiurare brutte sorprese.
A tale scopo, nella scorse settimane era stato inviato in zona un ex dirigente dei servizi segreti militari molto vicino ai talebani, Khalid Khwaja. Dopo aver incontrato a marzo tutti i capi dei movimenti del Nord Waziristan, a fine aprile l'uomo è tornato per nuovi contatti, ma è stato catturato e ucciso da uno sconosciuto gruppo armato, le Tigri Asiatiche: una copertura Cia secondo la moglie di Khwaja.
Pochi giorni dopo, ecco l'attentato sventato a New York, un video di rivendicazione dei talebani pachistani e la cattura di Faisal Shahzad seguita dalle notizie sui suoi legami con gruppi terroristici del Nord Waziristan. Legami sottolineati ed enfatizzati dai commentatori americani e dagli esperti mondiali di terrorismo islamico, che adesso auspicano un'azione definitiva nella regione da parte dell'esercito pachistano.
I generali di Islamabad per ora frenano, mettendo in dubbio la connessione tra l'episodio di Times Square e il Nord Waziristan. Ma Washington sa come ammorbidirli: nei giorni scorsi il dipartimento di Stato Usa ha sbloccato 600 milioni di dollari destinati a ''rimborsare'' le spese militari per le passate operazioni nelle aree tribali.
La guerra dei droni (4)
di Enrico Piovesana - Peacereporter - 4 Maggio 2010
Il capo dei talebani pachistani è scampato ai missili della Cia, che continuano a cadere senza sosta (42 raid dall'inizio dell'anno) e a sollevare dubbi sulla loro legittimità
La presunta uccisione a metà gennaio del leader dei talebani pachistani, Hakimullah Mehsud, era stata usata dagli Stati Uniti per giustificare l'efficacia dei bombardamenti missilistici americani sui villaggi pachistani del Waziristan.
Ora che il giovane emiro, con un video, ha dato prova di essere ancora vivo, il programma di omicidi mirati condotto dai droni della Cia in Pakistan torna al centro di aspre critiche. Critiche che in realtà non si sono mai sopite sia negli Stati Uniti che a livello internazionale.
Il 28 aprile il Congresso degli Stati Uniti ha tenuto un'audizione di esperti di diritto internazionale per approfondire i dubbi sulla legalità dell'uso dei droni in Pakistan.
David Glazier, docente della Scuola di legge di Loyola a Los Angeles, ha dichiarato davanti ai commissari che ''il personale Cia che controlla i droni corre il rischio di essere perseguito dalle leggi pachistane per crimini di guerra''.
Mary Ellen O'Connell, docente di diritto dell'Università di Notre Dame, ha detto al Congresso che ''i droni sono armi da guerra capaci di infliggere gravi perdite, quindi non sono legalmente utilizzabili al di fuori di teatri di combattimento''.
Lo stesso giorno, l'Unione americana per le libertà civili (Aclu) ha inviato una lettera al presidente Obama, chiedendogli di sospendere la sua autorizzazione a un programma su cui gravano ''pesanti dubbi di costituzionalità e di rispetto dei diritti umani'', in quanto ''omicidi lungamente predeterminati e burocratizzati e chiaramente non limitati a obiettivi che costituiscono una reale minaccia imminente per la sicurezza degli Stati Uniti''.
Il rappresentante speciale dell'Onu per le esecuzioni sommarie, Philip Alston, da mesi attende dal governo Usa una risposta ai suoi rilievi: ''La Cia conduce un'operazione che sta uccidendo un gran numero di persone senza la minima giustificazione dal punto di vista del diritto internazionale''.
Dall'inizio dell'anno, i 'Predatori' e i 'Mietitori' - questi i nomi dei velivoli telecomandati dagli operatori Cia in Virginia - hanno effettuato almeno 42 missioni di bombardamento sui villaggi montani del Pakistan nordoccidentale, in cui sono morte oltre 300 persone, in gran parte civili innocenti. Secondo il governo pachistano, oltre 120 civili sono morti nei raid missilistici Usa nel solo mese di gennaio: per marzo e aprile non ci sono ancora dati disponibili.
La guerra Usa dei droni in Pakistan, iniziata esattamente sei anni fa, nell'aprile 2004, ha provocato finora oltre mille morti, due terzi dei quali civili secondo il governo di Islamabad, un terzo secondo stime di centri studi statunitensi.
In ogni caso, parliamo di centinaia di bambini, donne e anziani uccisi dai missili americani 'Fuoco dell'Inferno' (più altre migliaia di feriti), considerati come accettabile 'effetto collaterale' di raid ritenuti dalla Cia ''eccezionalmente accurati, precisi ed efficaci'': in sei anni sono stati ''eliminati'' una dozzina di super-ricercati di Al Qaeda e ''decine'' di capi talebani.
Lungi dal prevedere la fine di questi raid aerei, l'amministrazione Obama sta aumentando il proprio impegno nella 'guerra segreta' pachistana anche sul terreno con l'invio di forze speciali, consiglieri militari e mercenari di aziende private come Xe Worldwide (ex Blackwater) e DynCorp.
Senza contare le offensive militari che Washington 'ordina' alle forze armate locali (la prossima in Nord Waziristan), che finora hanno causato centinaia di morti civili e decine di migliaia di sfollati, senza minimamente indebolire il movimento talebano. Anzi.