giovedì 5 novembre 2009

Afghanistan: l'Onu lascia, la NATO raddoppia...

Continuano ad arrivare belle notizie per l'Occidente dal fronte afghano, mentre il presidente USA Obama sta ancora "riflettendo" se inviare qualche altra decina di migliaia di soldati o meno.

Ecco in sintesi le ultime belle novelle dall'Afghanistan. La scorsa notte un ordigno è esploso al passaggio di una pattuglia di militari italiani nell'area della Zeerko Valley, a circa 20 chilometri a sud di Shindand, nell'ovest del Paese: quattro i paracadutisti della Folgore feriti, ma nessuno in gravi condizioni.

Altra positiva news della giornata - a ulteriore conferma di quanto la situazione sia "migliorata" con la farsa delle elezioni rivinte da Hamid Karzai grazie a massicci brogli - è quella che a partire da oggi le Nazioni Unite evacueranno 900 propri dipendenti stranieri dall'Afghanistan.
Una fonte Onu a Kabul ha precisato che "il numero del personale internazionale sarà ridotto da 1.300 a 400, con effetto immediato". Insomma, una fuga in fretta e furia a tutti gli effetti.
D'altronde solo una settimana fa in un attacco a una sede Onu di Kabul, i talebani avevano ucciso cinque dipendenti.

Un'altra news è quella dell'ex ministro degli Esteri britannico Kim Howells, ora responsabile di questioni di intelligence e sicurezza, che ha chiesto un ritiro in più fasi delle truppe britanniche dalla provincia di Helmand, nel sud dell'Afghanistan. "Sarebbe meglio riportare a casa la maggior parte dei nostri soldati e concentrarci, piuttosto, sull'utilizzo di denaro per mettere al sicuro i nostri confini e raccogliere informazioni di intelligence su attività terroristiche in Gran Bretagna. Sette anni di impegno militare e aiuti civili in Afghanistan hanno portato a una riduzione delle attività di al-Qaeda, ma non hanno distrutto l'organizzazione e il suo leader, Osama bin Laden, nè i talebani".
Parole pronunciate poche ore dopo l'uccisione di cinque soldati inglesi da parte di un "finto" poliziotto afghano nella provincia di Helmand.

Ma ovviamente il governo di Gordon Brown sembra invece intenzionato a inviare altri soldati in Afghanistan.

Perfetto, la logica non fa proprio una grinza...


Ci vuole una nuova Loya Jirga
di Enrico Piovesana - Peacereporter - 2 Novembre 2009

Grottesco. Non ci sono altri aggettivi per definire quel che è successo in Afghanistan.
La vittoria di Hamid Karzai al primo turno è stata annullata a causa di colossali brogli, prima coperti e poi certificati - seppur di mala voglia - dalle Nazioni Unite. A questo punto, invece di invalidare le elezioni e incriminare Karzai per frode elettorale, si è deciso di andare al ballottaggio come se nulla fosse. Lo sfidante di Karzai, Abdullah, non ci è stato e si è ritirato dalla contesa elettorale: il secondo turno è saltato e Karzai è stato proclamato vincitore. Con le congratulazioni dell'Onu, degli Stati Uniti e di tutti i loro alleati.

"Una Loya Jirga come nel 2002". L'annullamento del ballottaggio del 7 novembre e la proclamazione della vittoria di Karzai certificano il definitivo fallimento del sistema democratico-occidentale in Afghanistan, rendendo inevitabile il ritorno al sistema politico tradizionale afgano, quello basato non sul suffragio popolare ma sull'accordo tra leader tribali, militari e religiosi del paese.

"Vedrete - dice a Peacereporter Farid, un afgano di Kabul che conosce bene Abdullah Abdullah - se quei due non trovano subito un accordo su un governo di coalizione, si farà una bella Loya Jirga, come quella che nel 2002 decise come formare il Governo di Transizione. Una grande Jirga a cui parteciperanno non solo i sostenitori di Karzai e quelli di Abdullah, ma tutti i capi pashtun, tagichi, uzbechi e hazara".

Restituire l'Afghanstan agli afgani. Questa è una convinzione molto diffusa tra gli afgani, e anche tra molti analisti stranieri che intravedono in una Loya Jirga la possibilità per ridisegnare un nuovo assetto politico condiviso per l'Afghanistan e magari anche per gettare le basi di una qualche riconciliazione nazionale invitando i capi talebani a prendere parte al consiglio.

Anche se questo secondo aspetto sarà difficilmente realizzabile, una Loya Jirga consentirebbe comunque agli afgani di rimpossessarsi del loro paese e di darsi un governo secondo la loro tradizione.

Costringerli a scimmiottare riti politici a loro estranei, incompatibili con la loro cultura etnico-tribale, significa perpetuare logiche coloniali e a produrre errori grotteschi e spesso irreparabili.