martedì 10 novembre 2009

Strage di Fort Hood: ci mancava pure Al-Qaeda adesso...

Qui di seguito una serie di articoli molto diversi tra loro che trattano però la medesima notizia: la strage di Fort Hood compiuta dal 39enne psichiatra dell'US Army, il maggiore Nidal Malik Hassan.

Nato in Virginia, originario della Giordania, era un musulmano osservante che per legittima paura non voleva assolutamente partire per il fronte iracheno o quello afghano.

Ciò gli provocò un periodo di forte instabilità psichica, sfociato infine nella strage.
Questo in sintesi il quadro che ci hanno descritto i media nei giorni successivi al massacro.

Ma adesso, dopo le prime cautele degli inquirenti e della stessa Casa Bianca, sia le indagini dell'Fbi sul suo conto così come alcuni articoli sui media mainstream cominciano a dipingerlo come un estremista musulmano vicino alla fantomatica Al-Qaeda.

E te pareva...


L'omicida di Fort Hood sotto farmaci psicotropi?
di Paul Joseph Watson - www.prisonplanet.com - 6 Novembre 2009
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Carlo Martini

Nonostante un chiaro legame tra anti-depressivi e sparatoie stragiste, i media non si chiedono se Hasan era sotto SSRI

Nonostante il fatto che l'omicida Nidal Malik Hasan fosse uno psichiatra, i media non hanno nemmeno sollevato la domanda se stesse prendendo farmaci psicotropi prima che freddasse oltre una dozzina di suoi colleghi durante la tragica violenza di ieri: una grave colpa dell'establishment, che si precita ad accusare la politica, la religione, il diritto al possesso di armi, o qualunque altro fattore per le sparatoie stragiste in modo da nascondere il collegamento diretto tra tali massacri e l'uso di farmaci anti-depressivi.

E' stato confermato che Hasan era uno psichiatra dell'esercito a Fort Hood. Gli psichiatri hanno tutta una storia di "auto-cure" per via della facilità con cui possono accedere a farmaci psicotropi.

In quasi ogni maggiore sparatoia stragista degli ultimi due decenni, ossia da quando i farmaci anti-depressivi sono diventati popolari, l'omicida era sotto SSRI - inibitori della ricaptazione della serotonina.

I media dell'establishment, strettamente alleati come sono all'industria farmaceutica, mancano uniformemente di sottolineare questo comune fattore, preferendo invece accussare il secondo emendamento o, come nel caso di Hasan, motivazioni politiche.

Comunque, ogni studio onesto su questo fenomeno non può giustificabilmente giungere a qualsiasi altra conclusione se non che gli SSRI giocano un ruolo centrale nell'indurre uno stato di furia omicida nell'assassino e a spingerlo verso quel tipo di carnefifica che la persona media fatica a comprendere.

Subito dopo aver saputo del massacro al Virginia Tech, la maggior sparatoia nella storia degli Stati Uniti ad opera di una sola persona, predicemmo che l'assassino si sarebbe rivelato sotto farmaci psicotropi, e fu esattamente così.

Eric Harris e Dylan Klebold della Columbine, come anche il 15enne Kip Kinkel, l'omicida dell'Oregon che assassinò i suoi genitori e compagni di classe, erano tutti sotto farmaci psicotropi.

Robert Hawkins, il 19enne che uccise sè stesso e altre otto persone con un fucile d'assalto ad Omaha (Nebraska) nel dicembre 2007 aveva tutta una storia di trattamenti con farmaci psichiatrici per la depressione e l'ADHD (Sindrome da deficit di attenzione e iperattività), oltre ad essere sotto Prozac.

Jeff Weise, l'omicida della Red Lake High School era sotto Prozac, “Unabomber” Ted Kaczinski, Michael McDermott, John Hinckley, Jr., Byran Uyesugi, Mark David Chapman e Charles Carl Roberts IV, l'assassino nella scuola Amish, erano tutti sotto farmaci psichiatrici SSRI.

Steven Kazmierczak della Northern Illinois University prendeva il Prozac.

Poichè questi farmaci mortali prevalgono in quasi tutti gli incidenti di questo tipo, dove sono gli appelli per bandire il Prozac? Perchè c'è sempre la stessa prona reazione, che attacca il diritto all'auto-difesa sancito dal secondo emendamento? Il fatto che la sparatoia di ieri sia avvenuta in una base dell'esercito è l'unica ragione per cui i media dell'establishment sono stati incapaci di attribuire al secondo emendamento la carneficina. Invece, hanno sfruttato la religione di Hasan per suscitare ancora più odio verso i Musulmani in un volgare tenattivo di rinvigorire il calante sostegno dell'opinione pubblica per la guerra al terrore.

Gli studi scientifici che rovano come il Prozac incoraggiale tendenze suicide sono voluminosi e coprono un arco di almeno un decennio.

Nel 2005, è stato rivelato che Eli Lilly aveva piena conoscenza di un aumento del 1200 % del rischio suicidio per quanti assumono il Prozac. Questa scoperta si è avuta sulla scia dei dati pubblicati nel British Medical Journal un anno prima.

Nel 2006 fu pubblicato un rapporto che portava a conoscenza il fatto che il farmaco anti-depressivo Paxil raddoppia il rischio di comportamento violento. Un altro studio pubblicato negli Archivi di Psichiatria Generale rivelava che gli adolescenti che predono farmaci anti-depressivi sono più propensi a commettere il suicidio.

E' un fatto ben noto tra i produttori che questi farmaci sono direttamente connessi a disturbi del comportamento, tra cui agitazione, attacchi di panico ed aggressività estrema, ma il loro uso è così comune che tra poco li troveremo anche nell'acqua corrente.

I media, nelle mani nel complesso militar-industriale statunitense, continueranno a sfruttare gratuitamente e senza vergogna la tragedia di ieri caratterizzando le credenze religiose e politiche di Hasan come la principale motivazione dietro al massacro, senza nemmeno indagare se stesse prendendo o meno farmaci psicotropi e quale ruolo questi hanno giocato nel perchè sia improvviamente cambiato, con un rispetto a come la famiglia ne ha descritto la personalità.

I video sottostanti mettono in evidenza la correlazione tra farmaci psicotropi e violenza.




Il massacro di Forth Hood: breve storia della violenza americana
di Marc Ames - http://exiledonline.com - 6 Novembre 2009
Traduzione a cura di Manuela Vittorelli membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica (http://mirumir.altervista.org)

È difficile decidere quale sia l'aspetto più sconvolgente del massacro compiuto dal Maggiore Malik Nadal Hasan a Fort Hood, Texas. Comincerò con questo: non c'è niente di assolutamente nuovo, in quel massacro. Succede di continuo, è solo che il nostro paese soffre di amnesia: dimentichiamo le cose sgradevoli e ci rifiutiamo di imparare le lezioni preziose. [Proprio stamane c'è stato un altro raptus omicida in un ufficio di Orlando, che ha fatto almeno due morti e 17 feriti. In base alle prime notizie l'omicida era un dipendente.]

Tanto per cominciare, Fort Hood si trova a Killeen, Texas – teatro nel 1991 di uno dei peggiori raptus omicidi, quando un disoccupato già arruolato nella Marina, George Hennard Jr., entrò con il suo pickup in un popolare ristorante self-service, tirò fuori due pistole (anche Hasan ne ha usate due), e assassinò 23 persone prima di togliersi la vita. Il giorno prima del massacro Hennard stava mangiando un hamburger in un ristorante seguendo alla tv la nomina del giudice Clarence Thomas e, secondo il gestore, “Quando trasmisero un'intervista con Anita Hill diede in escandescenze. Cominciò a urlare ‘Brutta troia! Bastardi, avete aperto la porta a tutte le donne!’”

Così la sparatoria di Fort Hood non è il peggiore o più folle omicidio di massa della storia di Killeen. Niente affatto. I media a grande diffusione incoraggiano il clamore sui traditori musulmani che vivono in mezzo a noi, ma Hasan ha ucciso meno americani del bianco e razzista Hennard. Ed entrambi sono stati battuti dal governo federale nella vicina Waco, Texas, dove nel 1993 i federali massacrarono ben 74 tra uomini, donne e bambini nel ranch dei davidiani.

Ma in quella che appare come una strana coincidenza, il Maggiore Hasan e Killeen sono legati a un altro massacro americano. Killeen ha detenuto il record del peggiore massacro degli Stati Uniti fino al 2007, quando lo studente del Virginia Tech Seung-Hui Cho si è messo a sparare contro gli altri studenti uccidendone 33. Malik Nadal Hasan si era diplomato proprio al Virginia Tech nel 1997.

Sia Hasan che Cho erano vittime di prepotenze e persecuzioni – il cugino di Hasan ha raccontato ai giornalisti che dopo l'11 settembre i suoi commilitoni lo tormentavano regolarmente, chiamandolo “cavalca-cammelli”. Ma il cugino insiste che l'opposizione di Hasan alla guerra non era tanto una conseguenza di quelle prevaricazioni, quanto dei racconti che aveva ascoltato durante il tirocinio come counselor psichiatrico dei reduci delle guerre in Iraq e in Afghanistan.

Hasan aveva perfino assoldato un avvocato per cercare di giungere a un accomodamento con il governo degli Stati Uniti e lasciare il servizio, ma l'accordo non c'è stato e Hasan è stato destinato in Iraq. Pare che si sia opposto a questa decisione fino al giorno prima della partenza: e invece di andare in guerra ha portato la guerra nell'esercito americano.

Come spesso capita, sono state tratte le lezioni sbagliate: la soluzione è stata più armi e una maggiore militarizzazione della società. Dopo la strage del Virginia Tech, nel 2007, è nato un nuovo gruppo studentesco favorevole alle armi, che chiede che gli studenti possano girare armati negli atenei. Il gruppo si chiama Students for Concealed Carry on Campus e conta oggi più di 40.000 membri in più di 363 atenei.

Analogamente, nel 1991, dopo la sparatoria di Killeen, lo Stato del Texas rispose adottando una legge che consentiva l'omissione di denuncia per il possesso d'armi. Fu il Presidente Bush a firmarla quando era governatore del Texas nel 1995, e fu sempre Bush che nel 2008, dopo il massacro al Virginia Tech, firmò la prima legge federale per il controllo delle armi in 13 anni.

(In questo caso sta già accadendo: ecco per esempio un articolo appena pubblicato, “Fort Hood: Death By Gun Control ”, in una cosa chiamata Austin Gun Examiner.)

Dunque Hasan, i cui genitori giunsero negli Stati Uniti dalla Palestina, aveva molti legami personali con la violenza e i massacri “Made in the USA”; eppure si tenta fanaticamente di ritrarlo come un folle mostro musulmano deciso ad uccidere americani a tutti i costi. Ma perché cercare altre fonti di ispirazione, quando gli americani avevano già dimostrato con tanti eccellenti esempi come si fa una strage di connazionali?

Anche Fort Hood, la più grande base militare in territorio statunitense, ha avuto la sua dose di violenza. Innanzitutto detiene il record di soldati uccisi in Iraq e Afghanistan – 685 fino a oggi – e anche se non si conoscono le cifre è ragionevole supporre che Fort Hood sia responsabile di un'alta percentuale delle decine o centinaia di migliaia di persone uccise in quei paesi in seguito all'invasione americana.

Nello stesso periodo a Fort Hood si sono suicidati 75 soldati, dieci nel solo 2009; più che in qualsiasi altra base. In un solo fine settimana del 2005 si sono uccisi, in due episodi distinti, due soldati rientrati dall'Iraq. Lo scorso anno, in un caso che sembra uscito direttamente da Full Metal Jacket, lo Specialista Jody Michael Wirawan, 21 anni, della 1ª Divisione di Cavalleria, ha ucciso il suo tenente per poi suicidarsi all'arrivo della polizia.

E Killeen non se la cava meglio: ha uno dei redditi mediani più bassi del paese e un tasso di criminalità tra i più alti. Quest'anno un soldato ventenne di Fort Hood è stato ucciso da un poliziotto di Killeen che ha detto di avergli sparato dopo essere stato investito dal suo SUV; la madre del soldato morto ha fatto causa affermando che il poliziotto era noto per essere un individuo violento e incontrollabile, e che l'auto di suo figlio era accostata quando è stato ucciso.

Tutta questa violenza e disperazione ha portato il comandante di Fort Hood, il Tenente Generale Rick Lynch, a creare un centro per il recupero dalla sindrome da stress post-traumatico: si chiama Resiliency Campus e comprende un Centro Benessere Spirituale per la meditazione e un Centro di Aiuto per il Potenziamento Cognitivo. Come se l'allenamento spirituale potesse risolvere le cause che hanno portato a creare un Resiliency Campus.

Ma se il governo fosse veramente preoccupato per tutti i casi di suicidio e di sindrome da stress post-traumatico, avrebbe potuto evitare la missione suicida e omicida del Maggiore Hasan. Sarebbe stato facile: Hasan aveva chiesto ai suoi superiori di non essere mandato in Iraq, dove era stato destinato, ma le sue richieste furono respinte.

I blogger di destra come Michelle Malkin e alcuni media hanno cavalcato le notizie secondo cui Hasan avrebbe espresso simpatia per gli attentatori suicidi. Ma se avesse fatto parte di una cellula dormiente di Al Qaeda non si spiegherebbe perché a) avesse detto ai commilitoni che le guerre sono sbagliate e che avremmo dovuto ritirarci; e b) che stava cercando di evitare di essere mandato in Iraq.

I terroristi dell'11 settembre fecero del loro meglio per “mimetizzarsi” e fingere di essere americani quanto una torta di mele, perché quando sei un terrorista che pianifica un attentato suicida in una base militare devi cercare di non attirare l'attenzione. Inoltre la scelta dei tempi per il massacro, il giorno prima di partire, dimostra che la sua disperazione era giunta al limite. Questo suggerisce che se le obiezioni del Maggiore Hasan fossero state prese in considerazione il massacro avrebbe potuto essere evitato .

L'opposizione del Maggiore Hasan alle guerre in Iraq e in Afghanistan lo colloca dove si trova oggi la maggioranza degli americani. E non è il primo soldato di Fort Hood a contestare la guerra. Dall'invasione dell'Iraq la percentuale di diserzioni è salita, e quest'anno hanno fatto notizia alcuni obiettori di alto profilo di Fort Hood, come lo specialista Victor Agosto, processato questa estate dalla corte marziale dopo essersi rifiutato di partire per l'Afghanistan, e il Sergente Travis Bishop, che ha chiesto lo status di obiettore di coscienza dopo essere stato in Iraq per 14 mesi.

Ai tempi della guerra del Vietnam Fort Hood divenne famosa per una delle prime proteste pacifiste, nel 1965, quando i cosiddetti “tre di Fort Hood” si rifiutarono di partire dicendo che la guerra era ingiusta e illegale. Tre anni dopo il movimento si estese: centinaia di soldati semplici afro-americani destinati in Vietnam manifestarono la propria opposizione durante la Convention democratica del 1968, e finirono sotto corte marziale.

Fu un gesto eroico: soldati e poliziotti statunitensi misero in scena una delle repressioni di massa più sanguinarie della storia moderna. Nel 1971 il Fronte Unito di Fort Hood, composto da soldati della base, marciò a Killeen, malgrado la città gli avesse rifiutato il permesso. I manifestanti furono arrestati a centinaia.

Oggi, se si va a leggere nei forum le reazioni al massacro di Fort Hood, emerge che il sentimento pacifista è forte e che costituisce chiaramente un problema per le autorità. Dunque si farà il possibile per ritrarre il Maggiore Hasan come un musulmano matto. Da anni la destra ha cercato di identificare l'opposizione alle guerre con il filo-terrorismo e l'anti-americanismo: se così fosse, in base ai sondaggi la maggioranza degli americani sarebbe costituita da terroristi anti-americani.

È già possibile vedere la fetida, cupa essenza dell'Animo Americano nei messaggi anonimi postati in siti di destra come Free Republic. Eccone alcuni:

Perché alcuni si sorprendono?

Abbiamo già uno SPORCO TRADITORE MUSULMANO nello Studio Ovale.

Altra immondizia musulmana, che sarà mai?

* * * [Citando un post precedente] **Se sei islamico, non puoi entrare nel nostro esercito. Punto.**

Mi sto avvicinando a:

Se sei islamico, non puoi entrare nel nostro esercito vivere in questo paese.

Punto.

* * *

Mi sto avvicinando a:

Se sei islamico, non puoi vivere.

* * *

La storia è ancora fresca e ci sono molte cose che non conosciamo, e molte notizie contrastanti e confuse. Dato che Hasan verrà giudicato da un tribunale militare, noi americani sapremo solo quello che l'esercito vorrà farci sapere. E in una nazione che sta scivolando ulteriormente nelle nebbie della sua amnesia, l'ultima cosa che vogliamo conoscere sono le verità minacciose e dolorose.


Negli USA torna lo spettro del Vietnam
di Ennio Caretto - Il Corriere della Sera - 6 Novembre 2009

Con la strage di Fort Hood si leva sulla presidenza Obama lo spettro della guerra del Vietnam di 40 anni fa. Uno spettro con una caratteristica angosciante per l’America: che nei soldati può esplodere una follia omicida contro i propri compagni. Nella guerra del Vietnam, scrive il Wall Street Journal, i casi di militari che uccisero dei commilitoni «furono molto più frequenti che nelle guerre dell’Iraq e dell’Afganistan».

Ma queste tragedie rischiano adesso di aumentare, insieme con i suicidi. Con un esercito di soli volontari, senza più la chiamata di leva, i soldati in prevalenza giovanissimi non fanno un turno al fronte, ma ne fanno due, tre, forse quattro. E i ripetuti orrori del conflitto distruggono il loro equilibrio mentale. Come in Vietnam, così oggi in Iraq e in Afganistan molti militari vengono sottoposti a stress che li spingono o alla droga e alla violenza.

MOVENTE RELIGIOSO - Oltre che per questa sindrome, il maggiore Nidal Malik Hassan
ha compiuto la strage di Fort Hood per un movente religioso e politico: figlio di palestinesi, musulmano, ha finito per identificare nell’America il nemico, una forza occupante nell’Islam. Era già accaduto a un altro musulmano il sergente Hasan Kabar in Kuwait nel 2003: Kabar lanciò una granata in una tenda uccidendo due compagni e ferendone quattordici.

Ma un’altra strage, quella compiuta sei mesi fa a Bagdad dal sergente John Russell, un veterano della guerra dei Balcani, con cinque vittime, fu il prodotto esclusivo della follia in lui indotta dal conflitto. E proprio a Fort Hood, per le stesse cause, nel settembre del 2008, un soldato di 21 anni, Jody Wivaran, assassinò un tenente di 24, Robert Flecher, e si suicidò. Un campanello d’allarme inascoltato.

IL FRONTE INTERNO - Fort Hood è una base enorme, una città militarizzata di 50 mila persone. In otto anni di guerra, ha registrato ben settantacinque suicidi, di cui dieci dall’inizio del 2009, sei di meno che a Fort Campbell nel Kentucky, che detiene il triste record, una base egualmente tormentata. Si tratta di tragedie che, assieme alla sempre più palese mancanza di una strategia vincente, potrebbero spingere l’America ad opporsi ai conflitti in Iraq e Afganistan come si oppose al conflitto in Vietnam. Obama è alle prese con la situazione in cui si trovò Nixon nel '69, al suo primo anno alla Casa bianca.

I due conflitti hanno un fronte interno oltre che esterno e il primo minaccia di diventare più importante del secondo: l’età media dei caduti è di 23 anni, l’America piange i figli persi. Nixon adottò la exit strategy di una falsa pace in cambio della ritirata. Sinora, Obama non ha segnalato che cosa voglia fare.


Massacro di Fort Hood: "Un atto di jihad improvvisa"
di Guido Olimpio - Il Corriere della Sera - 10 Novembre 2009

Hanno coniato un nuovo termine per spiegare il gesto di Malik Hasan, l’autore del massacro di Fort Hood: «un atto di Jihad improvvisa». Chi crede a questa tesi ritiene che il maggiore di fede musulmana abbia sparato sui commilitoni perché mosso da motivazioni politiche. Le autorità militari, invece, invitano alla cautela. E alcuni esperti ricordano quanto avvenne nell’immediatezza della strage di Columbine con ricostruzioni e versioni che si sono poi rivelate fasulle.

NUOVI ELEMENTI - Gli elementi che sosterebbero la teoria dell’attacco terroristico sono diversi. Alcuni noti, altri emersi in queste ore.
1 - Hasan aveva espresso ammirazione per gli attentatori suicidi: è stato trovato un testo su Internet, ma non è sicuro che sia stato il maggiore a scriverlo.
2 - Il killer ha frequentato nel 2001 una moschea in Virginia che era guidata Anwar Al Awlaki, un imam estremista che oggi vive nello Yemen. In questo stesso tempio avevano pregato due terroristi dell’11 settembre.
3 - Il maggiore avrebbe cercato di entrare in contatto con esponenti di Al Qaeda attraverso il web. Un tentativo che sarebbe stato scoperto dall’intelligence, ma non è chiaro se poi l’informazione è stata passata all’Us Army.
4 - Al Awlaki e i suoi seguaci hanno diffuso messaggi per celebrare l’azione di Hasan, considerato un esempio per altri soldati americani di fede musulmana. Potrebbero, però, essere semplici dichiarazioni di appoggio morale.

ISOLATO Per ora gli investigatori sono stati piuttosto prudenti sulle motivazioni della strage costata la vita a 13 persone. Hasan – sostengono – avrebbe agito da solo e non sarebbero state trovate prove di un complotto. Ma al tempo stesso Fbi e militari stanno scavando nel passato dell’ufficiale in quanto non escludono a priori che possa spuntare un risvolto eversivo.

Dalle testimonianze raccolte emerge un profilo parziale di Hasan: solitario, senza amici, con difficoltà a trovare una moglie perché la voleva «molto religiosa», si considerava discriminato e non voleva partire per il fronte. Era molto devoto all’islam ma in alcune occasioni avrebbe frequentato locali di lap dance vicino alla base. Nell’ultimo mese Hasan si è recato almeno tre volte allo Starz Strip rimanendovi dalle «sei alle sette ore». Ed ha anche pagato per uno «spettacolino privato» offrendo birre alle ragazze.

Comportamento inusuale per chi vuol fare la Jihad, anche se bisogna ricordare che alcuni dei kamikaze dell’11 settembre avevano cercato la compagnia di prostitute alla vigilia della missione. Infine non mancano le polemiche nei confronti dell’esercito. Le molte segnalazioni di colleghi e ufficiali sui comportamenti anomali avrebbero dovuto indurre l’Us Army a mettere sotto osservazione Hasan. Non solo non è avvenuto, ma lo hanno mandato a Fort Hood, la base meno indicata per un uomo con seri problemi e che aveva espresso l’intenzione di lasciare la divisa.