Sembra una barzelletta, ma è tutto vero. L'ambasciatore degli Stati Uniti a Tel Aviv, Richard Jones, ha accusato Israele di acquistare tramite una triangolazione con la Turchia pistacchi iraniani per quasi 20 milioni di dollari preferendoli a quelli americani.
In questo modo gli israeliani, i più grandi consumatori di pistacchi del mondo, forniscono valuta pregiata a Teheran e finanziano proprio i loro peggiori nemici, i Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione che controllano il commercio dei pistacchi nella Repubblica islamica.
Tutto ciò in violazione sia delle leggi israeliane (Trading with Enemy Act), che vietano qualsiasi rapporto commerciale con l'Iran, che delle sanzioni ONU contro il programma nucleare di Teheran, approvate in difesa della sicurezza di Israele.
L'ambasciatore americano Jones ha infatti inviato alcuni giorni fa una lettera al ministro delle finanze israeliano Ronnie Bar-On e per conoscenza al premier Olmert, in cui ha sostenuto che "la maggior parte, se non tutti i pistacchi che entrano in Israele sono in realtà prodotti in Iran", sottolineando come malgrado gli ottimi rapporti con Israele solo il 5% della loro frutta secca raggiunga lo Stato ebraico.
Inoltre il diplomatico nella lettera ha anche smontato la difesa d'ufficio israeliana secondo la quale l'83% dei pistacchi consumati dagli israeliani vengono dalla Turchia, in quanto il ministero americano dell'Agricoltura ha dimostrato che la quasi totalità della produzione di Ankara viene consumata all'interno del Paese.
Jones ha infine concluso la sua missiva invitando il governo israeliano a riflettere sul fatto che ogni pistacchio importato dall'Iran avvicina Teheran alla bomba atomica.
Insomma, siamo veramente alle comiche.
Ma forse magari un giorno si scoprirà che oggetto dello scambio commerciale tra Israele e Iran non erano i pistacchi ma ben altro.
D’altronde l’affaire Iran-Contras docet…