giovedì 12 giugno 2008

L’eterno vittimismo israeliano

Finirà prima o poi il perenne vittimismo israeliano utilizzato ad arte per ricattare subdolamente le coscienze europee e occidentali più in generale? Finiranno le accuse di antisemitismo contro chiunque osi criticare le criminali politiche di guerra, di occupazione e di violazione dei diritti umani messe in atto dallo Stato di Israele?

Purtroppo non si intravede ancora un’uscita per questo tunnel senza fine che l’Europa in particolare ha imboccato da 60 anni per espiare il suo senso di colpa causato dall’Olocausto, una tragedia che comunque non potrà essere strumentalizzata in eterno per giustificare ogni scempio commesso da Israele e tappare la bocca a chi legittimamente denuncia i crimini impuniti che Israele continua a compiere contro i Paesi suoi vicini, Palestina in primis.

Nel frattempo quasi 500 palestinesi sono rimasti uccisi per gli attacchi israeliani dal novembre scorso, quando si è tenuta la ridicola e fallimentare conferenza di pace di Annapolis.

E la mattanza di Gaza continua senza sosta. Il vittimismo israeliano pure.


Perchè tutti ce l’hanno con l’Innocente?
di Maurizio Blondet – Effedieffe – 11 Giugno 2008

«La Gran Bretagna è diventata un ‘covo’ di estremismo anti-israeliano»: se n’è lamentato l’ambasciatore di Israele a Londra, Ron Prosor. Una volta l’Inghilterra era un campione di democrazia, ha detto. Ora non più.

«Israele vi è assoggettata a una intensa campagna di delegittimazione, demonizzazione e doppiopesismo. La Gran Bretagna è diventata un santuario per ipocriti appelli alla soluzione ‘uno Stato’ (ossia uno Stato con palestinesi ed ebrei), che non è che un eufemismo per il movimento che vuole la distruzione di Israele». Infatti coloro che premono per quella soluzione «negano il diritto all’esistenza di Israele come Stato ebreo-democratico (sic) liberale».

Le università inglesi soprattutto. Che avevano una «reputazione di libertà d’espressione e pluralismo delle idee», ora non più. Ora nelle università infuria «la licenza di molestare, umiliare e discriminare» gli studenti ebrei che vengono da Israele.

Bisogna ammetterlo: tutti ce l’hanno con Israele. Persino il Paese che si fece governare da Disraeli è divenuto antisemita. L’innocenza di Sion non viene più riconosciuta, tutti sono dalla parte dei palestinesi e non riconoscono le minacce che Israele affronta ogni giorno, sola al mondo, disarmata delle sue 300 testate nucleari, contro nemici potentissimi come Hamas. Finirà che Al Qaeda dovrà fare un altro attentato a Londra, per dare una lezione a questo covo di odio antisemita.

Anche l’ONU è diventata un covo di antisemitismo. Più precisamente; il Consiglio per i Diritti Umani, colpevole - ha denunciato Condoleezza Rice - di «aver accusato Israele di atrocità contro il popolo palestinese». La Rice ha annunciato perciò che gli USA si ritirano da tale organo. Il quale è nuovissimo: è nato nel 2006, dopo che gli USA avevano voluto liquidare il precedente Human Rights Council proprio perchè criticava Israele ed era poco atteno ai diritti umani di altri.

Ma anche il nuovo organo dell’ONU si è dimostrato «ripetutamente ingiusto contro Israele», secondo Israele. Il precedente inviato dell’ONU, il sudafricano John Dougard, dopo aver constatato sul campo il trattamento che l’Innocente fa subire ai palestinesi, ha denunciato «uno Stato di apartheid simile a quello sudafricano». Dougard non andava bene, ha voluto un altro inviato.

E’ arrivato Richard Falk, un celebre giurista americano, per di più (dato il cognome) probabilmente ebreo. Ebbene: ancor prima di essere nominato, Falk ha paragonato il trattamento inflitto ai palestinesi all’olocausto inflitto agli ebrei negli anni ‘40.

Si è arrivati al punto che l’Innocente ha dovuto negare il visto d’entrata nel Paese - lo «Stato ebreo-democratico liberale» - al Falk. Niente più inviati ONU, sono tutti pieni di pregiudizi, doppiopesisti e antisemiti. E anche negazionisti.

Un sito fa notare che anche la recente messa al bando delle cluster bombs (bombe a frammentazione) è un chiaro sintomo di antisemitismo mascherato da umanitarismo. Infatti, è Israele che usa di più queste bombe; dunque, il bando colpisce in modo sproporzionato gli ebrei.

Solo nell’attacco al Libano del 2006 (pardon, nella «difesa»), l’Innocente ha gettato sul Libano tante di queste cluster bombs, da totalizzare 4 milioni di «bomblets», ossia di ordigni piccoli e graziosi che paiono giocattoli, e sono pronti a scoppiare quando un bambino li prende in mano o un pastore ci inciampa sopra. Di questi 4 milioni, infatti, almeno un milione giacciono inesplosi tra campi e rocce libanesi, in attesa della loro occasione per affermare il diritto d’Israele all’esistenza, così continuamente negato. E dalla fine della guerra in Libano, hanno già ammazzato o mutilato e sfigurato 200 libanesi. «Highly useful battle devices», ossia «strumenti utilissimi sul campo di battaglia», dicono gli israeliani e gli americani che - a ragione - non hanno aderito alla messa al bando.

Chissà perchè tutti ce l’hanno con Israele. L’ambasciatore Ron Prosor dice bene: bisogna che «tutti quelli che credono nei valori britannici» di libertà e pluralismo «facciano tacere la frangia estremista che domina il dibattito su Israele». Questo è il pluralismo approvato: far tacere. E invece, raccontare di più le sofferenze del povero, inerme Innocente. Dov’è finito Magdi Allam?