Cio’ ha provocato pesanti critiche in tutto il Paese, che si sommano all'endemica crisi sociale, ai notevoli mutamenti in atto nel panorama politico indiano e alla ribellione armata dei maoisti che, partita dalle regioni orientali, si e’ ormai estesa a 22 dei 28 stati indiani.
Inoltre solo oggi ci sono state 7 esplosioni a Bangalore, con 3 morti e 20 feriti finora.
La democrazia indiana, oltre che da un grosso boom economico gia' in corso d'opera, e’ attesa anche da un futuro politico molto incerto e potenzialmente esplosivo.
L’India al bivio
di Enrico Piovesana – Peacereporter - 25 Luglio 2008
La democrazia indiana è giunta a un bivio storico. I nodi accumulatisi in sessant’anni di indipendenza sono arrivati al pettine. Da come verranno sciolti dipende il destino della terza potenza economica mondiale, e forse anche qualcosa di più.
Nasce un’alternativa popolare. La decisione del premier Manmohan Singh di stringere un’alleanza strategica con gli Stati Uniti in materia nucleare e militare ha posto fine alla tradizionale politica di non-allineamento di Delhi, facendo dell’India rispetto a Washington quello che la Cina e’ rispetto a Mosca: un alleato strategico nell’ambito di una contrapposizione tra potenze.
Questa svolta non è andata giù ai partiti comunisti indiani del Left Front, che giorni scorsi hanno deciso di ritirare il proprio sostegno al governo Singh e di dare vita a un fronte di opposizione assieme al Bahujan Samaj Party (Bsp), il partito dei dalit, gli ‘intoccabili’, guidato dalla nuova stella della politica indiana: Mayawati Kumari, detta la ‘regina dei dalit’, oggi a capo del governo statale dell’Uttar Pradesh. Idolatrata da 160 milioni di paria fuoricasta, che attorno a lei stanno costruendo un vero e proprio culto della personalità, e odiata dai potenti delle caste superiori, che contro di lei hanno scatenato una violenta campagna diffamatoria, ‘Maya’ aspira a guidare l’India fuori dal sistema delle caste, da lei denunciato come incompatibile con la moderna democrazia.
Ma per ora, la nuova alleanza tra Left Front e Bsp dichiara di volersi concentrare sui problemi dell’inflazione e dei contadini, oltre che sull’opposizione all’accordo nucleare con gli Usa.
Dilaga la ribellione maoista. Ma a sinistra di questa nuova forza di opposizione c’è un'altra realtà, sempre più forte, che persegue cambiamenti ben più radicali: la guerriglia maoista dei Naxaliti. Secondo rapporti d’intelligence resi pubblici la scorsa settimana dal ministero degli Interni di Delhi, l’insurrezione naxalita, originariamente radicata nelle regioni orientali, si è ormai estesa a ventidue dei ventotto stati indiani, arrivando ad essere attiva anche nell’ovest, comprese la regione di Delhi, il Punjab, il Guajarat, l’Uttarakhand e perfino Goa.
Ma per ora, la nuova alleanza tra Left Front e Bsp dichiara di volersi concentrare sui problemi dell’inflazione e dei contadini, oltre che sull’opposizione all’accordo nucleare con gli Usa.
Dilaga la ribellione maoista. Ma a sinistra di questa nuova forza di opposizione c’è un'altra realtà, sempre più forte, che persegue cambiamenti ben più radicali: la guerriglia maoista dei Naxaliti. Secondo rapporti d’intelligence resi pubblici la scorsa settimana dal ministero degli Interni di Delhi, l’insurrezione naxalita, originariamente radicata nelle regioni orientali, si è ormai estesa a ventidue dei ventotto stati indiani, arrivando ad essere attiva anche nell’ovest, comprese la regione di Delhi, il Punjab, il Guajarat, l’Uttarakhand e perfino Goa.
Secondo i servizi segreti indiani, i guerriglieri maoisti – forti di oltre 100mila uomini, principalmente contadini poveri e senza terra – si sono posti l’obiettivo di “liberare” e prendere il controllo di un terzo del territorio indiano entro la fine del 2009. Già da tempo il premier Singh, temendo il contagio del trionfo militare e politico dei ribelli maoisti nel vicino Nepal, va ripetendo che i Naxaliti “rappresentano la maggiore minaccia alla sicurezza nazionale”. Se lo sviluppo economico del gigante indiano continuerà a calpestare le masse contadine e a emarginare i senza casta, è facile prevedere che la ribellione continuerà a estendersi.
In molti, già vedono nell’alleanza Left Front e Bsp i possibili artefici di un nuovo corso politico potrebbe disinnescare la bomba sociale indiana. Ma, a giudicare dalle spietate politiche anti-contadine attuate dal Left Front negli stati dove sono al potere, l’alternativa rischia di essere assai simile al modello autoritario cinese. A meno che la ‘regina dei dalit’ non ci metta del suo.
In molti, già vedono nell’alleanza Left Front e Bsp i possibili artefici di un nuovo corso politico potrebbe disinnescare la bomba sociale indiana. Ma, a giudicare dalle spietate politiche anti-contadine attuate dal Left Front negli stati dove sono al potere, l’alternativa rischia di essere assai simile al modello autoritario cinese. A meno che la ‘regina dei dalit’ non ci metta del suo.