venerdì 25 luglio 2008

Futuro incerto per l’India

Negli ultimi due anni l’India ha posto fine alla sua tradizionale politica di non allineamento, decidendo invece di stringere un’alleanza strategica con gli USA.

Cio’ ha provocato pesanti critiche in tutto il Paese, che si sommano all'endemica crisi sociale, ai notevoli mutamenti in atto nel panorama politico indiano e alla ribellione armata dei maoisti che, partita dalle regioni orientali, si e’ ormai estesa a 22 dei 28 stati indiani.

Inoltre solo oggi ci sono state 7 esplosioni a Bangalore, con 3 morti e 20 feriti finora.

La democrazia indiana, oltre che da un grosso boom economico gia' in corso d'opera, e’ attesa anche da un futuro politico molto incerto e potenzialmente esplosivo.


L’India al bivio
di Enrico Piovesana – Peacereporter - 25 Luglio 2008

La democrazia indiana è giunta a un bivio storico. I nodi accumulatisi in sessant’anni di indipendenza sono arrivati al pettine. Da come verranno sciolti dipende il destino della terza potenza economica mondiale, e forse anche qualcosa di più.

Nasce un’alternativa popolare. La decisione del premier Manmohan Singh di stringere un’alleanza strategica con gli Stati Uniti in materia nucleare e militare ha posto fine alla tradizionale politica di non-allineamento di Delhi, facendo dell’India rispetto a Washington quello che la Cina e’ rispetto a Mosca: un alleato strategico nell’ambito di una contrapposizione tra potenze.

Questa svolta non è andata giù ai partiti comunisti indiani del Left Front, che giorni scorsi hanno deciso di ritirare il proprio sostegno al governo Singh e di dare vita a un fronte di opposizione assieme al Bahujan Samaj Party (Bsp), il partito dei dalit, gli ‘intoccabili’, guidato dalla nuova stella della politica indiana: Mayawati Kumari, detta la ‘regina dei dalit’, oggi a capo del governo statale dell’Uttar Pradesh. Idolatrata da 160 milioni di paria fuoricasta, che attorno a lei stanno costruendo un vero e proprio culto della personalità, e odiata dai potenti delle caste superiori, che contro di lei hanno scatenato una violenta campagna diffamatoria, ‘Maya’ aspira a guidare l’India fuori dal sistema delle caste, da lei denunciato come incompatibile con la moderna democrazia.
Ma per ora, la nuova alleanza tra Left Front e Bsp dichiara di volersi concentrare sui problemi dell’inflazione e dei contadini, oltre che sull’opposizione all’accordo nucleare con gli Usa.

Dilaga la ribellione maoista. Ma a sinistra di questa nuova forza di opposizione c’è un'altra realtà, sempre più forte, che persegue cambiamenti ben più radicali: la guerriglia maoista dei Naxaliti. Secondo rapporti d’intelligence resi pubblici la scorsa settimana dal ministero degli Interni di Delhi, l’insurrezione naxalita, originariamente radicata nelle regioni orientali, si è ormai estesa a ventidue dei ventotto stati indiani, arrivando ad essere attiva anche nell’ovest, comprese la regione di Delhi, il Punjab, il Guajarat, l’Uttarakhand e perfino Goa.

Secondo i servizi segreti indiani, i guerriglieri maoisti – forti di oltre 100mila uomini, principalmente contadini poveri e senza terra – si sono posti l’obiettivo di “liberare” e prendere il controllo di un terzo del territorio indiano entro la fine del 2009. Già da tempo il premier Singh, temendo il contagio del trionfo militare e politico dei ribelli maoisti nel vicino Nepal, va ripetendo che i Naxaliti “rappresentano la maggiore minaccia alla sicurezza nazionale”. Se lo sviluppo economico del gigante indiano continuerà a calpestare le masse contadine e a emarginare i senza casta, è facile prevedere che la ribellione continuerà a estendersi.

In molti, già vedono nell’alleanza Left Front e Bsp i possibili artefici di un nuovo corso politico potrebbe disinnescare la bomba sociale indiana. Ma, a giudicare dalle spietate politiche anti-contadine attuate dal Left Front negli stati dove sono al potere, l’alternativa rischia di essere assai simile al modello autoritario cinese. A meno che la ‘regina dei dalit’ non ci metta del suo.