venerdì 4 luglio 2008

Il provocatore Saakashvili

Con il bombardamento sull’Ossezia del Sud deciso ieri dal presidente georgiano Mikheil Saakashvili la vecchia tensione con la Russia, gia’ alta per la questione dell’Abkhazia, sicuramente aumentera’ presto di grado ed intensita’, con conseguenze potenzialmente esplosive.

Una situazione “borderline” ormai da 15 anni e sempre sul punto di sfuggire di mano, ma i tempi per la stretta finale sembrano arrivati.
Ora la NATO ha fretta.


Georgia, nuovi venti di Guerra
di Enrico Piovesana – Peacereporter – 4 Luglio 2008

Le autorità della repubblica separatista dell’Ossezia del Sud hanno dichiarato questa mattina la mobilitazione generale delle proprie milizie dopo i bombardamenti dell’artiglieria georgiana che la notte scorsa hanno provocato tre morti e undici feriti.

Il solito scambio di accuse e minacce. Attorno alle undici di ieri sera, i mortai e i lanciagranate georgiani hanno iniziato a sparare dal villaggio di Nikozi sulla capitale separatista Tskhinvali. Il bombardamento è durato per circa un’ora. Anche i vicini villaggi di Ubiat e Dmenis sono finiti sotto il fuoco georgiano. Pare che le vittime siano tutti miliziani, ma tra i feriti ci sono anche dei civili. I separatisti hanno risposto al fuoco solo con armi leggere.

“Abbiamo individuato le postazioni di tiro nemiche”, ha dichiarato il presidente sud-osseto Eduard Kokoity. “Se riapriranno il fuoco, muoveremo i nostri mezzi militari e le elimineremo in un momento”.
Il governo di Tbilisi ha dichiarato che le sue forze sono state “costrette a rispondere al fuoco per proteggere la popolazione georgiana” dopo che i separatisti sud-osseti avevano sparato contro i villaggi georgiani di Eredvi, Nikozi, Ergneti e Prisi, senza però provocare vittime.

Ieri, attentati da una parte e dall’altra. La giornata di ieri era iniziata sotto i peggiori auspici.
All’alba una bomba esplosa nel villaggio osseto di Dmenis ha ucciso un comandante delle milizie separatiste, Nodar Bibilov. I sud-osseti hanno accusato dell’attentato i corpi speciali dell’esercito georgiano.

Poche ore dopo, per rappresaglia, una bomba è esplosa al passaggio del convoglio di auto su cui viaggiava Dimitri Sanakoev, il capo della Amministrazione provvisoria dell’Ossezia del Sud fedele al governo centrale georgiano. Lui è scampato all’agguato, ma tre delle sue guardie di sicurezza sono rimaste gravemente ferite.

Un conflitto ‘congelato’, sempre sul punto di riesplodere. Non è la prima volta in Ossezia del Sud si torna a sparare. Il cessate il fuoco del 1992 è stato violato centinaia di volte da entrambe le parti, con sparatorie e spesso con scambi di artiglieria, morti e feriti.

Ma la tensione tra il governo di Tbilisi e i separatisti, sostenuti dalla Russia, è salita in maniera preoccupante con l’entrata in scena nel 2005 del presidente georgiano Mikheil Saakashvili, nazionalista e filo-occidentale, deciso a riprendere il controllo delle regioni separatiste di Sud Ossezia e Abkhazia, con le buone o con le cattive. E soprattutto con la benedizione degli Stati Uniti e della Nato, desiderosi di rimuovere ogni traccia d’influenza russa dalla strategica regione del Caucaso meridionale, porta d’ingresso del petrolio e del gas naturale che l’Occidente pompa e sempre di più pomperà dal bacino del Mar Caspio.