Finalmente ieri e’ nato il nuovo governo libanese, guidato sempre da Fouad Siniora ma con 11 ministeri su 30 in mano all’ormai ex opposizione capeggiata da Hezbollah, che e’ il vero vincitore politico dell’ennesimo scontro interno iniziato due mesi fa con i pesanti combattimenti a Beirut, in particolar modo tra i sostenitori sunniti di Hariri e gli sciiti di Hezbollah, e un Paese sull’orlo di una devastante guerra civile.
Intanto nelle ultime 48 ore si e’ registrato anche un grande successo delle diplomazie siriane e libanesi.
I presidenti di Siria e Libano hanno avuto due colloqui ieri e oggi a Parigi. Bashar al Assad ha annunciato che presto il ministro degli Esteri siriano Walid al Mouallem si recherà a Beirut per preparare una visita a Damasco del presidente Michel Suleiman.
Ieri infatti, nel corso di una conferenza stampa congiunta a cui erano presenti i capi di Stato di Francia, Libano, Qatar e Siria, era stato annunciato un accordo tra i presidenti Assad e Suleiman sull'avvio di relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
Tutto cio’ per la somma gioia degli USA, tagliati completamente fuori da queste iniziative diplomatiche di grande successo.
Un altro segno dell’acclarata perdita d’influenza degli USA nell’area mediorentale.
Beirut, nasce il governo nel segno di Hezbollah
di Michele Giorgio – Il Manifesto – 12 Luglio 2008
«Questo è un governo che garantirà al Libano un brillante futuro e restituirà fiducia nella costituzione». Non aveva dubbi il premier Fuad Siniora ieri mentre presentava al capo dello stato Michel Suleiman il nuovo esecutivo di unità nazionale che guiderà fino al prossimo anno, quando in primavera i libanesi andranno alle urne, si spera con una nuova legge elettorale più equilibrata di quella in vigore. Certo Siniora, fedele esecutore delle direttive americane e del leader sunnita Saad Hariri, non può vantarsi di aver contribuito in questi ultimi due anni ad appianare le divergenze tra il fronte «14 marzo» filo-occidentale e anti-siriano e l'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah. Ma in queste sono ore in Libano in cui nessuno ha interesse e voglia di riaccendere le polemiche.
Un po' tutti si accontentano e ricordano che appena due mesi fa il paese è stato sull'orlo della guerra civile con i miliziani di Hezbollah e quelli di Hariri impegnati in scontri a fuoco a Beirut Ovest. Un confronto politico e militare ma anche religioso tra musulmani sunniti e sciiti che nel nord del paese, a Tripoli, non si è ancora spento ed appena tre giorni fa ha fatto altri cinque morti. Sbaglia però chi crede - a cominciare dalle principali tv satellitari arabe, Jazeera e Arabiya - che nell'accordo di governo appena raggiunto non ci siano «né vinti, né vincitori». Al contrario è evidente che l'opposizione («ex» a questo punto) guidata da Hezbollah, ha ottenuto risultati politici importanti, primo fra tutti ben 11 ministri su 30. Un numero di dicasteri che rappresenta anche un diritto di veto poiché le decisioni più rilevanti del governo saranno prese con una maggioranza di 2/3.
Il secondo governo Siniora sarà ricordato per la presenza di ben cinque ministri del partito cristiano dei Liberi Patrioti dell'ex generale Michel Aoun, alleato Hezbollah. Il blocco aounista ha ottenuto, oltre alla poltrona di vicepremier, assegnata al braccio destro dell'ex generale, Osama Abu Jamra, anche dicasteri strategici come l'energia, le telecomunicazioni, l'agricoltura e gli affari sociali. Hezbollah si è accontentato di un ministero, quello del lavoro, affidato a Muhammad Fneish, già all'energia nel passato governo, ma altri tre importanti ministeri (tra cui quello degli esteri) sono stati assegnati a uomini vicini a Nabih Berri, presidente sciita del Parlamento ed esponente di primo piano delle forze dell'opposizione. Hezbollah inoltre è riuscito a imporre la nomina a ministro dello sport di Talal Arslan, un nemico giurato del leader druso antisiriano Walid Junblat. Lo scorso maggio Arslan, con l'intervento armato dei suoi uomini, risultò determinante per la vittoria dell'opposizione nel Jabal Druso.
La maggioranza invece può vantare la nomina a ministro dell'istruzione di Bahia Hariri, sorella dell'ex premier Rafik Hariri ucciso in un attentato nel 2005 e zia del leader della maggioranza Saad Hariri. Al presidente della repubblica Michel Suleiman (non ostile ad Hezbollah) è stata riservata una quota di tre dicasteri. È evidente che il diritto di veto permetterà al movimento sciita e ai suoi alleati di bloccare qualsiasi iniziativa volta a disarmare la resistenza e rappresenterà un ostacolo per l'attuazione delle sentenze del Tribunale internazionale, chiamato nei prossimi mesi a giudicare i presunti responsabili dell'assassinio di Hariri, e che nei desideri degli Stati Uniti e dei suoi alleati in Libano, dovrà mettere sul banco degli imputati la Siria accusata da più parti di aver diretto l'attentato all'ex premier libanese.
Il nuovo governo, che giurerà mercoledì prossimo, è però figlio anche nel clima un po' più disteso che si respira nei rapporti tra Siria e Libano e nelle relazioni tra Europa e Damasco. Oggi i presidenti siriano Bashar Assad e libanese Suleiman si incontreranno all'Eliseo in presenza del loro omologo francese Nicolas Sarkozy e dell'emiro del Qatar Ahmad Ben Khalifa Al Thani. Al termine del faccia a faccia, Suleiman e Assad leggeranno un comunicato congiunto e non è escluso che possano annunciare uno storico scambio di ambasciatori. Assad che a Parigi avrà colloqui con il presidente Sarkozy a margine della conferenza Euromediterranea, parteciperà anche alla parata del 14 luglio.